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Autore: milla4    16/09/2016    4 recensioni
Viola ama le fragole, il freddo dell'Inverno sulla pelle e il caldo sulle labbra, Amalia adora l'amaro del polpelmo, i caldi raggi del sole sulla pelle ed il freddo del gelato.
Sono due sorelle, due anime distinte, un solo corpo... una delle due deve rinunciare ad essere se stessa, ad essere una vincente almeno per una volta nella vita.
Questa storia partecipa al contest “Award for best one-shot” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pompelmo e le fragole

 
 

 

L’enorme porta intarsiata si chiuse alle sue spalle, ora era sola, con lei.
Amalia, sua sorella, giaceva sul freddo marmo nella camera della Scelta, compostamente; le punte dei suoi graziosi piedi rivolti verso l’alto, le mani che attorniavano il suo esile corpo fasciato con morbida seta come un delicato fiore.
Viola si avvicinò lentamente, ogni passo era una sfida verso ciò che provava e ciò che avrebbe dovuto provare.
Sapeva che, avvicinandosi ancor di più, avrebbe scoperto che quel sentimento era vero, reale… che il sollievo che provava era più grande del dolore che doveva sentire per quella perdita, per sua sorella.

Era entrata nella stanza con un destino e ne sarebbe uscita con un altro, ora ne era certa: non avrebbe taciuto, non questa volta.

Toccò con le sue lunghe dita il freddo marmo... amava il freddo, rendeva il caldo di una coperta, il bollente bruciore di un the sulle labbra, la dolcezza delle fragole sulla lingua piacere unico.
Durante l’inverno, quei piccoli momenti di solitudine oziosa erano diventati indispensabili, soffi di vita in una famiglia soffocante.
Avvicinò il viso paffuto a quello di Amalia e ne osservo le piccole labbra chiuse nel formare un cuore: quelle labbra adoravano il freddo del gelato, la crema protettiva per il sole e l’amaro del pompelmo.
Amalia amava l’estate come Viola amava l’inverno; erano due mondi opposti, che avevano condiviso una casa, una famiglia, un mondo ma non si erano mai veramente incontrate.
Sorrise, aveva creduto per lungo tempo che non le sarebbe importato di perdere ciò che amava, delle sue passioni, ma era stata solo un’illusione: avrebbe voluto essere la figlia giusta per una volta, avere ciò che Amalia aveva avuto per tutta la sua breve vita, ma si era accorta che non le bastava.

28 Giugno.... era un martedì mattina il giorno in cui Marguerite e Tommaso Lisciani avevano comunicato le loro speranze alla figlia minore: volevano che donasse il suo corpo per ospitare l’anima di Amalia una volta che la sua malattia avesse vinto, uccidendola.
Viola poteva ancora ricordare il profumo di vaniglia delle candele posizionate sopra il camino, quell’odore le sarebbe rimasto impresso per sempre.

Le stavano chiedendo di effettuare la Scelta, di donare il suo corpo a sua sorella; le avevano assicurato che la sua anima non sarebbe svanita, che avevano disposto tutto in modo tale che le generazioni future la venerassero, la ricordassero nelle loro preghiere facendola sopravvivere sospesa in un limbo e, come di consueto, passati mille anni, sarebbe divenuta una dea con tutti i suoi privilegi tra cui l’immortalità.
Le stavano dicendo che avrebbero preferito che fosse morta lei, che anche se era risaputo che già dopo due generazioni delle anime sospese nessuno si interessava, a loro non importava... le stavano dichiarando apertamente che non l'amavano abbastanza eppure aveva accettato, come sempre.

Ed ora era lì, con la loro fiducia pesante come un masso sulle schiena, sola con la consapevolezza che, per una volta, non si sarebbe sentita in colpa per averli delusi, come non si sentiva in colpa per quel sentimento così cupo che le oscurava il cuore.
No, non era sollievo, era odio; lei odiava sua sorella per tutto ciò che a causa sua le era stato tolto, per tutti i meriti che non le erano mai stai riconosciuti, per tutto ciò che non aveva potuto vivere.
Perché in ogni famiglia c’è un cavallo vincente, il figlio su cui puntare e che sicuramente darà soddisfazioni; Viola aveva accettato da tempo il fatto che il campione di casa Lisciani non fosse lei, quello che la irritava era il sapere che sua sorella meritasse quel ruolo.
Amalia era l’essere più puro e leale che esistesse in natura, la sua onestà mista ad ingenuità erano ciò che, oltre alla sua bellezza, le permettevano di spiccare su tutto ciò che la circondava; Viola vedeva la sua intera esistenza essere solo una brutta copia di quella dell’altra, tutto era in funzione dei suoi studi, delle sue lezioni di musica...
Nessun merito le era concesso, erano stati già tutti assegnati a qualcun altro anche quando aveva conosciuto Charlie e sembrava che la sua strada potesse cambiare.

Charlie, diminutivo di Charles Richard Montgomery Buron, era il primogenito di una delle più riccese e influenti famiglie inglesi, Viola lo aveva conosciuto durante una cena a cui era stata invitata con rappresentante della sua famiglia.
Era così bello con il suo maglioncino color lavanda i suoi capelli chiari e ondulati, ed un timido sorriso riservato a pochi: Viola quella sera non si era preoccupata dei vestiti, del trucco o altro, non era lei l’affascinate in famiglia.
Eppure lo aveva colpito con grande intensità.
Ma lei era una medaglia d’argento e, anche se qualcosa stava nascendo tra loro, era stato fermato sul nascere dalla conoscenza tra il rampollo e la Lisciani migliore.

Viola si era sentita derubata, i suoi genitori saputa la frequentazione, avevano appurato che non potevano sprecare quell’occasione, imparentare due famiglie di così alto prestigio economico e sociale era una grande trovata.
Tutto era stato deciso, Charlie non avrebbe avuto vie di scampo, una volta conosciuta Amalia: la sua bellezza, la sua intelligenza e la sua genuinità lo avevano semplicemente conquistato. Da qui al matrimonio il passo fu breve.
Ella si innamorò del ragazzo che le era stato proposto quasi immediatamente, in lei non vi era rivalità o cattiveria, forse nemmeno era a conoscenza di ciò che aveva distrutto.

C’era però qualcosa che i suoi genitori non potevano prevedere, impossibile solo da pensare e cioè che Charlie non era di Amalia, era di Viola.
I suoi occhi erano incentrati sulla sua adorabile moglie, ma di tanto in tanto ricercavano impazienti quelli di Viola, mentre lei tentava di rendersi invisibile come le era stato insegnato a fare, senza però riuscirci.
Quando ormai la malattia era in uno stato avanzato, le occhiaie incorniciavano il volto spento, quei timidi sentimenti nascosti dalle necessità erano riaffiorati, anche se non furono mai concretizzati.
Ed ora lei era là, a strusciare le dita sul letto di morte; la sentiva, l’anima della sorella, come una falena attirata dalla luce lei era attirata dal suo corpo vivo.

Una lacrima scese solitaria, sapeva di star facendo qualcosa che le avrebbe rovinato la vita, sapeva che stava uccidendo di nuovo sua sorella, sapeva che sarebbe stata sola: se anche il rito era basato su una propria volontà di sacrificarsi e non poteva essere imposto, era certo che sarebbe stata allontanata dalla sua famiglia, dal suo mondo.
Le sarebbe rimasto solo Charlie, il suo Charlie… le aveva detto che non se sarebbe andato, voleva lei la medaglia d’argento, si sarebbe sentito un vincitore solo con lei.

Sapeva che probabilmente, anzi sicuramente, Amalia meritava di vivere più di lei, ma non poteva perdere ancora.
Il dono della vita non può essere dato via come nulla fosse.
Afferrò il lembo di seta verde acqua e lo posizionò sul volto di sua sorella.
Non lo avrebbe indossato, sarebbe uscita con il proprio corpo con i propri pensieri, odiando il pompelmo, il caldo sulla pelle, pensando e amando ciò che voleva lei.

Sarebbe stata sola, ma almeno avrebbe avuto se stessa.





Note:
Buondì, se siete arrivati a leggere le note vuol dire che non avete cestinato subito questa storia e già solo questo mi fa tirare un sospiro di sollievo: lo so, è una storia non di eccezionale bellezza artistica anzi, forse è orrenda, ma avevo questa idea in mente e dopo la trentesima volta che l'ho riscritta, mi è uscita "lei".
Ci sono cose da migliorare? Assolutamente sì e con il tempo lo farò, ma una grande mano potrebbe venire anche da parte vostra semplicemente recensendo, dandomi un'opinione, anche solo un "fa schifo", riscrivila da capo" mi sarà d'aiuto su come migliorarla e migliorarmi.
 
RIngrazio comunque in ogni caso chiunque si sia soofermato a leggere la mia "creatura" e nulla, a presto (si spera)


milla4
   
 
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