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Autore: Marianna 73    16/09/2016    16 recensioni
Scelte che uniscono, trascinano, separano e ricongiungono. Scelte che condizionano un'esistenza ma che spesso poco possono contro l'amore.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi, con la seconda parte, anche se non con la celerità che mi ero ripromessa. 
Un altro piccolo tassello, sulla via che ci porterà alla scelta definitiva… ed il mio solito immenso “grazie” a tutti coloro che ancora hanno voglia di dedicarmi qualche minuto. 



È  ferma ai piedi del grande scalone, i guanti bianchi stretti in una mano, la spada ancora cinta alla vita, in attesa del ritorno del domestico.
Si era domandata per tutto il tragitto cosa avrebbe provato rientrando a Palazzo, dopo esservi stata lontana per così tanto tempo e non aveva saputo darsi una risposta. Non riesce a farlo nemmeno ora, mentre attende il ritorno del servitore a cui si è appena annunciata, chiedendo di essere ricevuta dal Generale suo padre.
Ogni cosa le è famigliare, in quel luogo, ma tutto le appare sfocato, messo in secondo piano dalla portata del cambiamento che le è  stato ordinato di affrontare.
Lo sgomento provato la sera precedente, via via che il Generale Bouillet le esponeva il motivo della sua convocazione non l’ha ancora abbandonata, malgrado la notte insonne che ha appena trascorso.
Sgomento e incredulità accresciuti a dismisura dall’avvallo di suo padre a quella disposizione a dir poco sorprendente.
Era stato diretto, il Generale Bouillet, com’era sua abitudine. Nessun giro di parole, nessun tergiversare.
Un ordine come un altro, breve e conciso.
“Sua maestà  ordina che costituiate una scorta per la partenza del Conte di Peynard,(1) il nuovo ambasciatore designato a rappresentare la Francia a Madrid.
Tale scorta al vostro comando è da considerarsi permanente, sino a nuove disposizioni del sovrano.
La partenza è stata fissata per il primo di ottobre, quindi  vi consiglio di mettervi immediatamente al lavoro per studiare un itinerario sicuro, tenendo conto che il conte vuole tassativamente toccare Montpellier, dove risiede sua madre, per salutarla.” Aveva allungato il braccio per consegnarle l’ordine controfirmato dal sovrano e l’aveva salutata. “Questo è tutto, Colonnello.”
Un gesto secco del capo aveva chiuso la conversazione e lei si era ritrovata nell’anticamera dell’ufficio senza riuscire a proferire parola, se non il saluto militare e, soprattutto, senza riuscire a capire nella sua interezza quell’ordine così sconvolgente.
In Spagna. Una scorta permanente alla persona dell’ambasciatore. Ai suoi ordini.
Permanente. In Spagna. Ai suoi ordini.
Aveva compreso nella sua completezza il significato di quelle parole qualche minuto dopo, raggiunta l’uscita, e quella consapevolezza, via via che si faceva concreta l’aveva sferzata  quasi quanto la brezza notturna che l’aveva accolta.
Sua Maestà  il Re le chiedeva di lasciare la Corte, per trasferirsi in Spagna, in modo definitivo.
E suo padre aveva caldeggiato quella proposta.
Per un istante ogni cosa aveva perduto contorno e spessore ed il buio che la circondava le era parso foriero di un futuro ignoto e terribile, che non sarebbe mai stata in grado di affrontare.
Si era sentita smarrita e confusa, di fronte a quell’opportunità e tutto le era risuonato intorno in un vortice greve, lo stesso dei primi terribili giorni senza André, quelli che l'avevano quasi condotta alla follia. 
André… ogni parte del suo essere aveva anelato a lui, immediatamente, in un richiamo muto che le era risuonato dentro, più forte di ogni volontà e risolutezza.
Il primo pensiero coerente che era si era resa conto di aver formulato lo riguardava “se te ne andrai via dalla Francia non lo rivedrai più”  le aveva urlato il suo cuore, “lo avrai perduto davvero, per sempre”.
Ricordava di aver serrato forte i pugni sulla balaustra di pietra, lo sguardo perduto nel buio davanti a sé, a perdersi nel parco della reggia che neppure vedeva.
E quella verità  che aveva provato a negarsi in tutti quei mesi era tornata prepotente ed inoppugnabile.
Aveva dovuto ammettere cosa davvero le aveva dato la forza di vivere giorno dopo giorno, in quel lunghissimo anno senza di lui, senza lasciarsi sopraffare dalla desolazione.
Qualcosa, nel profondo del suo animo, aveva continuato a credere con fede incrollabile che un giorno lo avrebbe rivisto, che le sarebbe stata concessa la possibilità di abbracciarlo e piangere sulla sua pelle sino a perdere il fiato, fino a trovare le parole giuste per implorarlo di perdonarla, per sussurrargli, cercando il verde dei suoi occhi, che finalmente aveva capito. 
Che aveva compreso di essere stata egoista e meschina e che, relegando il loro amore nella clandestinità,  quello stesso amore lo aveva svilito e mortificato, ricoprendolo di squallore sino a soffocarlo.
Che dei suoi sentimenti aveva abusato nel peggiore dei modi, spogliandoli di quella profondità che li rendeva sacri per mutarli, dalla luce purissima che avrebbero potuto essere, in niente altro che ombra… 
Le si erano riempiti gli occhi di lacrime in quella notte di agosto, profumata di sogni infranti e non aveva voluto ricacciarle via.
Le era mancato così tanto…
C'erano stati momenti in cui impedirsi di correre a cercarlo, mandando al diavolo ogni altra cosa era stato difficilissimo, il bisogno di lui divenuto una fitta costante di dolore quasi fisico, sempre più intensa, giorno dopo giorno.
E non erano stati l’attaccamento al dovere o il timore di disonorare la famiglia a trattenerla…non questa volta.
Semplicemente aveva deciso di rispettare la volontà di André. 
Di dimostrare a sé  stessa che lo amava davvero, facendo di quella rinuncia a lui il tributo più grande al loro amore. 
Lo aveva denigrato e calpestato troppo a lungo quell’amore, non sapendo coglierlo né farlo sbocciare, quando ne aveva avuto l’opportunità.
Aveva costretto André  a vivere per anni una vita che lo disgustava blandendolo con promesse che non aveva mai pensato di mantenere sino a spingerlo ad andarsene, prima di perdersi nel rancore che ormai lo stava avvelenando.
Non lo avrebbe rincorso, non gli avrebbe precluso la possibilità di vivere la vita che voleva, non ne aveva più il diritto.
André era un uomo meraviglioso e meritava di più  di una donna che non era disposta ad esserlo fino in fondo, se non nell’ombra di un alcova clandestina. Meritava sorrisi alla luce del sole e mani intrecciate, e voci di bimbi che lo chiamavano…aveva rinunciato a provare a ritrovarlo, per regalargli quella possibilità, anche se, al solo pensiero delle sue dita abbronzate  strette alle dita  di un’altra, la gelosia l’aveva squartata.
Era stato per quello, per non soccombere al desiderio di reclamarlo egoisticamente nuovamente per sé, che  aveva chiuso il suo cuore ad ogni emozione, determinata a vivere quella vita per la quale  sacrificato così  tanto e che di fatto era tutto ciò che le era rimasto.
C’era riuscita, fino a quel momento, fino alla prospettiva di andarsene oltre il mare, a condurre un’esistenza nuova davvero, lontana da ogni cosa per la quale aveva lottato, senza comprenderne le motivazioni.
Per questo era venuta a Palazzo, quella mattina, per affrontare suo padre e pretendere delle spiegazioni… se doveva lasciare ogni cosa, anche il ricordo del suo amore, anche quell’assurda, incontrastabile speranza di rivederlo, prima o poi, voleva almeno capirne il motivo.

“Vostro padre vi attende, Colonnello."
La voce del domestico risuona compita alle sue spalle, strappandola a quel flusso di pensieri.
"Potete raggiungerlo nella biblioteca”
È  già  in movimento mentre il domestico si defila, quella nuova anomalia nel comportamento del Generale a renderla sempre più inquieta.
Mai, in tanti anni, suo padre l’ha ricevuta se non nel suo studio.
Mai ha voluto che i loro colloqui fossero nulla di più  che un formale scambio di saluti, o una serie infinita di regole da rispettare o di ordini da eseguire senza discutere.
Mentre la biblioteca, da sempre considerato luogo di svago e di riposo, suggeriva un colloquio di tipo decisamente diverso.
La porta è stata lasciata aperta dal domestico e suo padre è in piedi di fronte ad uno degli scaffali, quando lo raggiunge.
Si volta non appena la sente arrivare e la accoglie con un piccolo sorriso “Sapevo che saresti venuta, Oscar,” dice mentre la saluta con un cenno del capo. “ Entra ti prego..”
Oscar gli si avvicina, il passo ancor più  rigido del solito per la tensione, contraccambiando appena lo scabro saluto.
“Credo che possiate immaginare perché  sono qui,” dice, ancor prima di accettare l’invito a sedersi su uno dei divanetti cremisi che costituiscono il  salottino, lo sguardo fisso su di lui che si siede con calma, prima di risponderle.
“Si, Oscar, penso di saperlo” la voce di suo padre è  calma, priva di quell’inflessione rigida che ben gli conosce.
“Vuoi sapere cosa mi ha spinto ad appoggiare la tua candidatura per questo nuovo incarico, che ti condurrebbe lontana da Parigi, per un tempo molto lungo…” 
“Si, padre, è così “
È  talmente alta la tensione in lei che non può evitare di protendersi in avanti col busto, la voce resa veemente dalla stanchezza di quella notte insonne e dall’ira che quell’ordine incomprensibile ha suscitato nel suo animo.
“Voglio sapere perché dopo aver realizzato ogni vostra aspettativa e dopo una vita intera passata al servizio della corona, voi mi chiedete di allontanarmi da tutto, di abbandonare la Corte quasi fossi meritevole di una punizione! “
La mano destra le si è  serrata in un pugno, mentre parla e non riesce a trattenere un lieve ansimare, mentre attende una risposta.
“Ti prego, siediti…” ancora quel tono pacato, così  distante dalla sua furia da farla innervosire ancora di più.
Trattiene a fatica un moto di stizza mentre si accomoda, gli occhi fiammeggianti fissi in quelli del padre, in attesa.
“Hai ragione,” esordisce finalmente questi   “ad essere perplessa. Nemmeno  io capirei…”
Prende un respiro, predisponendosi, pare ad Oscar, ad un lungo discorso “ Tu, figlia mia sei stata l’erede migliore che io potessi desiderare. Non hai disatteso nessuna delle speranze che avevo riposto in te. Hai onorato il nome della tua famiglia come forse nemmeno io stesso ho saputo fare.” C’è una piega stana intorno alla sua bocca ed una ruga profonda sulla sua fronte, nota Oscar, che non ricorda di avergli mai visto. E la sua voce rassomiglia sempre più alla voce di un uomo che ha smesso da tempo di pretendere,  man mano che prosegue “Hai rinunciato a molto in questi anni e hai affrontato molti rischi, vivendo la vita a cui io ti ho destinata, ed è proprio perché conosco il tuo valore, Oscar, che mi permetto di chiederti, tanto, ancora una volta “
Anche lo sguardo ha perduto l’arroganza di un tempo, e le appare stanco, gravato da un peso difficile da sopportare “La Francia è sull’orlo del baratro, temo. I miei reparti si trovano sempre più spesso a dover intervenire per salvare esponenti della nobiltà attaccati per strada, o derubati dei loro averi all’interno delle loro dimore.
Uno dei mei sottufficiali è stato quasi ucciso, la scorsa settimana, in un agguato mentre rientrava a casa da Versailles. Quando ne sono venuto a conoscenza il mio pensiero è  corso a te, immediatamente…”
La rabbia è scomparsa dal suo animo, sostituita da uno stupore sincero, al sentire quelle parole.
Anche lei aveva  avuto sentore di un’insoddisfazione popolare crescente nel corso dell’ultimo anno ma, chiusa com'era stata nel suo personalissimo guscio di sofferenza, non aveva dato la giusta importanza alla cosa.
La voce di suo padre riprende, strappandola alle sue riflessioni.
“Ecco perché  ti ho proposto a sua Maestà come ufficiale di scorta al nuovo ambasciatore. Innanzitutto perché tu saresti da subito al sicuro a Madrid. 
E poi perché qualora, Dio non voglia, ce ne fosse la necessità in futuro, potresti aiutarmi a mettere in salvo tua madre e il resto della famiglia, accogliendole presso di te."
Non le riesce di rispondere, le parole di suo padre sul futuro incerto della Francia e sul timore per la sua famiglia che si sommano alla paura che l’attanaglia dalla sera prima, di perdere ogni speranza di rivedere André.
E, sopra a tutto questo, la certezza assoluta di non poter pensare solo a sé stessa, nel decidere che fare.

Quasi non sente la voce di suo padre, quando prosegue. “Ora sai tutto, Oscar. E sono certo che non mi deluderai, nemmeno questa volta…”

(1)    Personaggio riconducibile solo ed esclusivamente alla mia fantasia.

Continua….
   
 
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