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Autore: HayleKowalski    16/09/2016    2 recensioni
Steve Rogers aspetta con ansia la sua lettera per Hogwarts. Sa di essere un mago, sua madre era una strega ma suo padre, babbano, gli mette in testa mille dubbi.
Il suo amico di sempre, Bucky che frequenterà il suo secondo anno invece è convinto che arriverà ed infatti eccola, la tanto attesa lettera che porterà Steve nel mondo magico pieno di nuove avventure, amicizie ed amori.
Ma conoscerà una persona che gli cambierà la vita, rendendola magica. Si tratta di
Tony Stark.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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III
 
“Non è possibile che siano già passati così tanti anni da quando vi ho conosciuti per la prima volta! Proprio non riesco a capacitarmene.” Disse Clint Barton quando vide entrare Steve Roger e Tony Stark nel solito scompartimento dell’Espresso per Hogwarts che ormai condividevano da quattro anni.
“Mi dispiace dirtelo Barton, ma stai proprio diventando vecchio” sghignazzò Tony.
“Si può sapere che cose ti è successo, Rogers? Quando ci siamo salutati a Londra tre mesi fa non eri così muscoloso.” Tirò su col naso Clint.
“E’ tutta l’estate che mi alleno con Bucky a Quidditch! Vuole che entri nella squadra di Tassorosso perché è stanco di veder vincere i Grifondoro.”
“Chi non è stanco?” sospirò il ragazzo dai capelli lunghi e corvini alle loro spalle.
“Ciao Bucky! Anche a voi di Serpeverde la McGranitt ha sommerso di esercizi di trasfigurazione come compiti estivi? Secondo me sta diventando pazza! Non ho neanche avuto il tempo di riposarmi.”
“Ha fatto bene.” Si intromise Natasha tutta fiera della sua spilla da prefetto puntata sul petto. “E’ naturale che ci abbia riempito di compiti, no? Abbiamo i G.U.F.O. quest’anno!”
“Non solo i G.U.F.O.” rise Barton. “C’è anche il Ballo Del Ceppo quest’anno!”
Bucky che stava bevendo del succo di zucca che aveva comprato poco prima dal carretto del treno, quasi non si strozzò.
“Cosa c’è, James? Hai forse paura ad uscire con una ragazza?”
Il poveretto avvampò.
“No di certo, semplicemente non me lo ricordavo.”
“Cosa sarebbe il ballo del ceppo?” chiese Steve.
“E’ la festa che si tiene sotto le feste di Natale a scuola ma è un avvenimento che avviene in contemporanea con il Torneo Tre Maghi!” sorrise Barton.
“E cosa sarebbe?” chiese ancora perplesso Steve.
“Beh, si tratta di un torneo che vede fronteggiarsi tre campioni che vengono sorteggiati da un calice al cui interno non vi è una bevanda ma ben si un fuoco blu! Gli studenti mettono il loro nome all’interno della coppa e poi vengono prescelti in base alle loro capacità.
Ma solo gli studenti del settimo anno possono gareggiarvi quindi possiamo starcene tranquilli e studiare per questi benedetti esami.” Brontolò infine Clint.
“Beh, io e Tony non abbiamo gli esami, tiferemo al vostro posto potete stare tranquilli.” Rise il biondo.
“Piuttosto, si sanno già quali altre scuole parteciperanno?” Chiese Tony
“Ho sentito dire,” si intromise Natasha “che ci saranno gli studenti della Scuola di Magia di Mahoutokoro e quelli della scuola di Ilvermony. Ed ora scusatemi, devo raggiungere la cima del treno, come avrete notato… sono diventata la prefetta di Serpeverde.”
 
 
La sala grande era imbandita delle più gustose leccornie. Gli elfi della cucina avevano fatto un ottimo lavoro a preparare tutte quelle gustose cose.
Prima che Steve poté afferrare una gustosa ala di pollo, ci fù un tintinnio di calice che sovrastava tutto il resto e com’era prevedibile l’intera studentesca si girò verso il tavolo dei professori.
In piedi, vi era il preside Albus Silente che con i suoi occhiali a mezza luna puntellati sul naso, si prestava a fare un annuncio.
“Buona sera ai vecchi ed ai nuovi studenti! Spero che abbiate passato una felice estate piena di avventure e amore.”
“mica tanto” borbottò Clint sorreggendosela testa con un braccio.
“Sono tempi bui questi, ragazzi miei. Molto bui! Ed è mio dovere avvertirvi come preside di Hogwarts del pericolo che sta per arrivare. Molto bui, ragazzi, molto.
Ma bando alle chance, la prossima settimana come ben sapete tutti, verranno ospitati gli studenti delle scuola di stregoneria si Mahoutokoro e Ilvermony e sarò lieto di sapere che i miei studenti si sono comportati bene con i nostri ospiti e che siano stati accoglienti.
Il Torneo Tre Maghi non è cosa da poco, per questo il Ministero – e credo di essere per la prima volta d’accordo con il Ministro – ha imposto la minima età dei 17 anni compiuti.
Per questa serà è tutto. Bon Apett!”
Battè le mani e tutti cominciarono a riempirsi la pancia.
 
 
 
 
 
 
Una settimana dopo l’inizio dell’anno scolastico, in un pomeriggio che minacciava pioggia comparvero da sopra ne nuvole delle grù di carta tutte colorate che danzavano trasportate dal vento. Si muovevano a coppie di sette, e se viste da lontano sembravano formare un arcobaleno.
Quando le gru furono a terra, da esse scesero studenti e professori dagli occhi a mandorla, quasi tutti con i capelli neri e la pelle olivastra.
“Konnichiwa!” sorrise Silente chinandosi in avanti per salutare il preside tutto stretto in un mantello nero che era appena sceso dall’origami grù color viola.
“Buonasera, Professor Silente. Come sta?” chiese chinandosi a sua volta.
E i due si persero a chiacchierare, o meglio, era il preside dagli occhiali a mezzaluna che parlava per lo più, mentre l’altro si limitava a guardarlo un po’ accigliato.
Dopo un’oretta circa, erano apparsi quasi dal nulla gli studenti di Ilvermony. Inizialmente Steve si chiese se non si fossero smaterializzati ma, poi gli venne in mente che è vietato smaterializzarsi dentro le mura di Hogwarts.
Ad ogni modo, gli studenti della scuola Americana erano davvero gentili, si era subito trovato a suo agio con un ragazzo alto dagli occhi azzurro cenere e i capelli corvini. Clark Kent era il suo nome, e in cuor suo pensò che se fosse stato estratto dal calice di fuoco avrebbe fatto il tifo sicuramente per lui.
 
 
E come volevasi dimostrare, un mese dopo, durante la serata dell’estrazione dei tre campioni, Clark Kent era vicino ai professori con in mano il bigliettino bruciacchiato con il suo nome, affianco vi era una ragazza di nome Makoto Morinaga e per Hogwarts lo studente di Grifondoro Nicholas Joseph Fury detto ‘ Nick Fury’.
Vi fu un grande applauso quando venne chiamato dalla voce profonda del preside perché era uno di quegli studenti modello e –scusate il francesismo- cazzuti allo stesso tempo.
 
Le lezioni si svolgevano tranquille mentre la prima prova era ai preparativi.
Tony e Steve non facevano altro che passare il loro tempo libero insieme scommettendo sulle varie prove e sperando che i loro favoriti vincessero.
In un primo tempo Tony teneva per la giapponese perché ‘aveva un gran potenziale’ ma Steve sapeva che si stava riferendo al suo seno prominente. Dopo un mesetto però aveva cambiato idea tifando per Fury.
Steve invece, teneva il tifo per Kent.
“Dicono che sia gay.” Pronunciò Tony mentre si sdraiava sull’erba coperta di brina di un pomeriggio di novembre.
“Gay?” chiese Steve.
“Gli piacciono gli uomini.”
“Lo so cosa vuol dire, Tony.”
“E allora perché lo hai detto con quel tono?”
“Essere gay non è normale.”
Tony si era alzato talmente in fretta che gli venne un capogiro.
“E’ normale invece. Basta amarsi, è quello l’importante.”
“Va contro natura.” Ma era davvero Steven a parlare? Mentre pronunciava quelle parole dispregiative sentiva quasi che quelle parole non erano le sue, che qualcuno gliele avesse inculcate dentro pronte ad usarle… ma lui in raltà, quelle cose… non le pensava davvero.
“Senti un po’ Rogers. Ti fa davvero così schifo il pensiero che due uomini o due donne possano amarsi?”
“Si.”
“Ho chiuso con te.” Il giovane corvonero raccolse il suo zaino e se ne andò dandogli le spalle.
Non voleva dirlo, non era quello che voleva dire veramente. Ma le parole sembravano uscire senza volerlo. Pensò persino che qualcuno gli avesse fatto un incantesimo, ma sicuramente era dovuto ad altro.
Si abbracciò le ginocchia e sprofondò la testa arrossendo e maledicendosi contemporaneamente. Quelle cose, davvero… non le pensava sul serio. Ed ora, per la sua stupidità aveva perso Tony.
 
 
I giorni si succedevano quasi al rallentatore. Andava a lezione e gli sembrava quasi che i suoi compagni lo evitassero, si recava in dormitorio dove per non pensare nascondeva la testa tra i libri di testo riempiendo pergamene e pergamene però in realtà non sapeva bene cosa stesse studiando perché la sua mente tornava sempre a quel pomeriggio e allo sguardo ferito di Tony.
Anche i suoi sogni erano tormentati e non ne poteva più di incontrarlo nei corridoi e di non poterlo salutare e abbracciare.
Così decide di studiare il castello e provare a scarabocchiare una mappa dei passaggi segreti che lo aiutassero a raggiungere le aule dall’altra parte delle mura senza incrociare nessuno.
Ne aveva scoperti quattro nelle tre settimane seguenti.
Si rifugiava li dentro a mangiare i panini che riusciva a portare via da colazione alla quale aveva imparato ad andare molto presto così che fosse praticamente vuota se non per qualche studente alle prese con lo studio degli esami e il guardiano Argus Gazza che imprecava contro di loro e al loro ‘essere mattutini’.
Era riuscito a evitare tutti, anche chi non ce l’aveva con lui. Non sapeva il perché ma sentiva che quella specie di punizione che si stava auto-infliggendo era necessaria per la sua stupidità e il suo bigottismo.
Ma soprattutto voleva capire perché era successo tutto quello, perché quelle parole che non voleva dire erano uscite così facilmente dalle sue labbra.
 
Era passato un mese e mezzo e non vedeva Tony da più di quattro settimane, il che a dire il vero lo aveva reso abbastanza depresso.
Passava il pomeriggio con Bucky in biblioteca a studiare e poche volte gli rivolgeva la parola fingendo che fosse tutto a posto.
 
“Che cosa ne pensi?” chiese il ragazzo dei Serpeverde.
Steve non stava prestando attenzione alla conversazione e quindi trasalì quando si sentì chiamato in causa.
“Scusami, riguardo cosa?”
“Rogie, cosa ti passa per la testa? E’ già la seconda volta che te lo ripeto. Voglio invitare Natasha al Ballo Del Ceppo.”
“Formate una bella coppia, ma ti consiglio di sbrigarti prima che quel tizio della Ilvermony lo faccia al posto tuo.” E indicò un ragazzo dai capelli biondi in piedi vicino ad uno scaffale intento a cercare chissa che libro.
“Dici che quell’Arthur Curry abbia una cotta per lei?” chiese il moro inghiottendo un bel po’ di saliva al pensiero di scontrarsi con quel energumeno bello grosso.
“Nah, penso che lo faccia perché ultimamente Nat sta diventando popolare… probabilmente vuole anche lui il suo momento di notorietà.”
“E tu Stevie, con chi pensi di andarci?”
A quella domanda, nella mente del biondo comparve nuovamente il volto di Tony, ma questa volta non aveva l’espressione di delusione dell’ultima volta ma ben si sorrideva felice.
A quel sorriso, Steve sorrise a sua volta.
Gli mancava da morire vederlo così felice, gli mancava anche quando battibeccavano per cose stupide e facevano subito pace.
Avrebbe voluto invitare lui al ballo? Il suo cuore ebbe un tuffo. Si immaginò il momento in cui avrebbero ballato insieme con un sottofondo lento e arrossendo nascose la testa tra le sue braccia appoggiando la fronte al tavolo freddo.
“Non lo so ancora.”
“Non fare il finto tonto! Ho visto che sei appena arrossito! A chi pensavi—“ ma prima che Buck poté finire la frase fu interrotto da una voce femminile alla sua destra.
“Steven, posso parlarti un minuto?” Peggy Carter, nella sua divisa da Grifondoro era in piedi a guardare Steve con gli zigomi appena rossi.
“Certo.” Fece Steve alzandosi per guardarla negli occhi.
“Ecco… mi chiedevo se volevi venire al ballo con me.”
Steve incredulo sbattè le palpebre due o tre volte. Gli ricomparve il volto d Tony deluso alla mente ma come prima, le lettere gli uscirono da sole dalle labbra come se un vento forte le spingesse da dentro per farle uscire.
“Certo.” Disse senza volerlo.
“Perfetto! Grazie mille!” esclamò felice Peggy. Era davvero una bella ragazza e Steve pensò che quando era così felice fosse ancora più bella.
Quando la ragazza corse via e Steve si sedette nuovamente, Bucky cercando di tenere il tono di voce basso (non riuscendoci molto) urlò “Allora è a lei che pensavi! L’ho sempre pensato che sareste stati benissimo insieme! Mi avete fatto venire voglia di provarci con Natasha, sta sera glielo chiederò!”
 
 
Il giorno dopo, per colpa dei pensieri della notte precedente si svegliò tardi e si vide costretto ad andare in sala grande insieme agli altri e quindi, con molte probabilità avrebbe rivisto Tony dopo tanto tempo. Il che gli metteva una certa ansia.
Varcò la soglia e ad attenderlo Bucky con un’espressione ebete stampata in faccia.
“Ce l’ho fatta.” Gli sorrise. “Natasha ha detto si.”
“Sono davvero felice, Bucky.” Sorrise il biondo.
Ai tavoli specialmente la mattina, vi erano dei miscugli di tutte le case. Al tavoo dei tassorosso, si potevano vedere le casacche rosse dei grifondoro, o quelle blu dei corvonero e anche i serpeverde, cos’ come negli altri tavoli.
Steve era abituato ad andare dall’altra parte della sala e sedersi al tavolo delle serpi che era quello con meno gente ‘fuori posto’. Infatti c’erano alcuni tassorosso e alcuni corvonero e nessun grifondoro.
Tony era seduto vicino a Clint a quest’ultimo tavolo e sorseggiava del caffè nero leggendo un articolo della Gazzetta Del Profeta. Quando Steve lo vide gli venne quasi un malore.
“C-ciao ragazzi.” Salutò il biondo cercando di essere cordiale con tutti ma quando Tony gli puntò i suoi occhi ambrati addosso la sua voce si incrinò drasticamente.
“Ciao.” Salutò il ragazzo voltandosi di nuovo verso l’articolo.
Anche se non era stato un saluto caloroso, il biondo era davvero felice di vederlo dopo tutto quel tempo, ed aveva come l’impressione che si stesse per mettere a piangere dalla felicità.
“Lo sappiamo, Bucky. Non osare ripetercelo di nuovo.” Proferì Clint mentre addentava un croissant vedendo che il moro aveva aperto bocca.
“Tu con chi ci vai, Clint?” chiese Steve sedendosi affianco a lui.
“Da solo. Il mio motto è ‘meglio soli che male accompagnati’ anche se in realtà ci vado con il gruppo single si Tassorosso. Puoi unirti se vuoi.”
“Cosa dici, Barton?” rise Bucky “Non te lo ha detto? Lui va con Peggy!”
Avvampò talmente tanto che poteva mimetizzarsi con i Grifondoro senza troppo sforzo. Con la cosa dell’occhio cercò Tony che non si era mosso dal suo articolo ma sembrava comunque essersi congelato sul posto.
Gli tornò alla mente lo sguardo di delusione e il suo stomaco si chiuse in un nodo stretto.
“Non è come sembra.” Si affrettò a precisare lui. “Non gliel’ho chiesto io.”
Ma prima che potesse esporre la sua difesa, Bucky si era rivolto a Tony
“Tu con chi ci vai?”
In tutta risposta Stark chiuse il giornale, alzò lo sguardo e disse: “Dopo una serie di richieste da parte di un bel po’ di ragazze ho deciso di andare con Pepper.”
“La nostra Pepper??” chiese Clint sorpreso.
“Quante Pepper conosci?”
Questa volta era Steve quello ad essersi congelato su posto. Non riusciva a parlare ne a muoversi e gli mancava il respiro. Non capiva bene cosa gli stesse succedendo ma sapere che Tony aveva avuto un sacco di richieste e che aveva una partner gli aveva fatto venire un forte giramento di testa e quello che all’inizio gli sembrava il più buon Krapen del mondo, si stava rivelando essere un boccone amaro da buttar giù.
 
A pranzo non si fece vedere, e Bucky era un po’ preoccupato. Era da qualche tempo che il suo migliore amico sembrava strano e sapeva perfettamente che c’era qualcosa che non andava.
E sapeva anche che riguardava Tony perché, quando stava con lui mostrava lo stesso mal umore del biondo.
 
Intanto, Steve, al settimo piano (e neanche lui sapeva bene come ci fosse arrivato) se ne stava seduto poggiando la schiena contro il muro freddo di sassi rigirandosi tra le mani qualche dolcetto preso la settimana precedente a Mielandia ma più cercava di mangiarne almeno un boccone, più sentiva che avrebbe potuto vomitare da un momento all’altro.
 Chiuse gli occhi e si nascose il volto fra le ginocchia com’era solito fare da qualche mese. Sospirò più volte e ripensò al ghigno beffardo di Tony quando aveva detto di avere una ragazza.
Dio, si era sentito così male, così triste, e quella voglia di piangere di felicità si era trasformata tutta in tristezza.
Ma non poteva scoppiare in lacrime lì, qualche studente lo avrebbe potuto vedere e sarebbe potuto diventare lo zimbello di qualcuno, ma le parole che continuava a ripetersi non servivano a granché dato che i suoi occhi ormai erano diventati umidi e che più cercava di trattenersi più le lacrime gli ricavano il viso.
Alzò lo sguardo e, se prima di fronte a lui non vi erano che arazzi ora vi era comparsa una porta.
Non l’aveva mia vista ed era convinto che non c’era mai stata perché tutte le volte che aveva riaccompagnato Tony al suo dormitorio non l’aveva mai notata.
Asciugandosi gli occhi con il mantello, si alzò e abbassò la maniglia.
All’interno di quella stanza vi erano tantissime cose, dalla più banale alla più pregiata.
Trovò libri lasciati li da studenti di tanti anni prima, vecchie casacche, un materasso a molla tutto a macchie verdi, armadi, credenze, piatti, vecchi manici di scopa, insomma chi più ne ha più ne metta.
Vagò in quella stanza finché non trovò una poltrona a righe il cui bracciolo era stato trasformato in un cuscino dalle piume che fuoriuscivano e quello, pensò era un ottimo posto per non farsi vedere e poter soffocare le proprie emozioni in pace.
Per questo si sedette, poggiò la testa sul cuscino e guardando il soffitto lasciò che le lacrime gli rigassero il viso.
 
 
 
 
 
Era arrivato il tanto famigerato giorno del ballo del ceppo. La prima prova tre maghi era finita con la vittoria di Fury che per pochissimo aveva battuto Kent.
La prova si era tenuta ai confini della Foresta Proibita e i tre sfidanti dovevano riuscire a prendere il piccolo calderone che i folletti d’Irlanda proteggevano con i trabocchetti più astuti.
(La povera ragazza della scuola giapponese fu trattenuta dal Tranello Del Diavolo dal quale non riusciva a liberarsi).
 
Steve Rogers, nel dormitorio maschile dei Tassorosso continuava a sistemarsi il vestito che suo padre gli aveva spedito ‘E’ con questo che ho sposato tua madre, abbine cura’ diceva il biglietto che gli aveva scritto.
Ma al biondo sentiva come se stesse tradendo la fiducia di suo padre indossando quel vestito con una ragazza, che per quanto gli potesse piacere, sentiva di nona vere quel feeling che hanno le persone innamorate… anche perché lui, non era proprio innamorato! Non di lei almeno…
Si sistemò il cravattino ancora e ancora finché sovrappensiero quasi non si strozzò, al che decise di scendere e di andare verso la Sala Grande ad aspettare Peggy.
Quando uscì dalla botte di vino che faceva da porta al dormitorio di Tassorosso si ritrovò di fronte una bellissima Peggy Carter avvolta in un tubino anni cinquanta rosso fuoco. I capelli avvolti in una capigliatura retrò gli stavano davvero bene e per l’occasione si era tinta le labbra di un rosso uguale a quello del vestito.
“Stai benissimo” sorrise Steve sorpreso più di trovarsela nei sotterranei.
“Anche tu.” Sorrise Peggy mostrando trentadue denti.
Si presero a braccetto e salirono i gradini di pietra.
 
Una volta davanti alla sala Grande, Steve senza rendersene conto voltò lo sguardo verso i gradini che portavano ai piani superiori e lo vide.
Tony in un elegantissimo vestito nero scendeva le scale tenendo per mano Pepper che era avvolta in un vestito lungo color turchese.
Lui le sorrideva e lei rideva felice.
Di nuovo quel nodo allo stomaco.
Voleva bene a Pepper, ma la prima cosa che pensò e che non ci stava bene mano nella mano con lui.
“Tutto bene, Steve?” chiese Peggy preoccupata notando che il biondo si era fermato in mezzo all’atrio senza apparente motivo.
“Si, tutto bene. Andiamo.”
La sala grande era stata addobbata con colori che richiamavano la neve che ormai da qualche settimana ricopriva il parco del castello.
I 12 abeti che erano soliti essere in mezzo alla sala questa volta si trovavano un po’ più al margine ma ancora ben in vista e invece, i tavoli erano scoparsi lasciando il posto a qualche panca ai bordi della sala e lasciando spazio alla pista da ballo.
Il preside Albus Silente, elegantissimo avvolto nel suo mantello porpora con ricamate sui bordi delle stelle argentee fece il suo ingresso tenendo per mano la Professoressa McGranitt che aveva le gote rosse.
Si sedettero vicini e poi, Silente si alzò nuovamente per accogliere i tre campioni che dovevano dare il via alle danze.
 
Makoto Morinaga era in testa accompagnata da un ragazzo di Grifondoro che Steve non conosceva.
Fury si presentò con una ragazza di Corvonero dai capelli corti nero corvino, gli occhi contornati da folte ciglia e avvolta in un morbido vestito color senape.
“Guarda!” sorrise Peggy “E’ Mary Hill! Non l’ho mai vista così femminile! Sta molto bene.”
Steve si ricordò di averla vista insieme a Natasha uscire dal bagno dei prefetti. Doveva esserlo anche lei, pensò.
Poi fu il turno di Clark Kent. Quando entrò piombò il silenzio e tutti rimasero esterrefatti.
“Allora è vero quel che si dice.”
“Allora è davvero gay.”
In effetti, Kent si era presentato con un ragazzo dallo sguardo truce, con le orecchie appena arrossate. Era muscoloso e di bell’aspetto e non seppe neanche lui come ma, a Steve venne in mente Tony che cercò subito con lo sguardo. Stava sorridendo vedendo la coppia felice tenersi per mano.
E in effetti, ora che ci pensava, a Steve non faceva per niente schifo, anzi provava ammirazione per entrambi i ragazzi e per il loro coraggio.
E dato che la sala era ancora nel silenzio più totale, non riuscì neanche lui a spiegarselo ma cominciò a battere le mani con un sorriso felice sul volto al chè, anche tutti gli altri lo seguirono.
E la festa ebbe inizio.
 
Mentre beveva del succo di zucca, vide Bucky salutarlo da lontano mentre danzava un lento con Natasha che lo abbracciava stretto poggiando la testa sulla sua spalla.
Ricambiò il saluto con un cenno del capo, poi guardò ancora la folla e vi trovò la sorella di Maximoff ballare con il ragazzo Corvonero che era conosciuto con il nome di ‘Visione’ per la sua spiccata capacità in Divinazione.
Vide anche Pietro lanciare occhiate cattive al povero mal capitato.
Trovò Clint che parlava con una ragazza dai lunghi capelli castani che non aveva mai visto,
e poi vi era Tony.
Stava ballando quel lento con la persona sbagliata.
Ed ogni volta che lo pensava si malediceva e si mandava a quel paese senza troppe cerimonie.
Voleva essere lui al posto di Pepper.
Davvero?
Voleva guardarlo negli occhi mentre si lasciavano trasportare dalla musica.
Davvero voleva questo?
Voleva appoggiare la sua fronte alla sua.
Voleva abbracciarlo.
Davvero?
Il suo sguardò andò a posarsi su Kent e il suo compagno che passavano di la.
Erano davvero belli insieme e anche da quella distanza si poteva vedere l’amore che li univa.
Gli invidiava?
Davvero?
 
“Allora? Andiamo a ballare o no?”
“Non ora Peggy.” E bevve un lungo sorso.
 
Non ci riusciva. Peggy era una bellissima ragazza ed era gentile non si meritava di ballare con qualcuno che non l’amava davvero.
Non si meritava un insulto del genere.
Cominciò a vagare per il salone cercando di non guardare Tony.
O meglio, lo guardava quando era di schiena, e quando si girava, Steve girava lo sguardo.
Era tutto un gioco strano, quasi sadico, eppure in quel modo gli sembrava quasi i ballare con lui.
 
Erano quasi le undici di sera quando, Steve vide Pepper lasciare Tony in pista indignata e quasi in lacrime. Il moro la rincorse per qualche passo ma poi la lasciò andare, fermandosi a prendere da bere.
Steve non sapeva cosa fare. Voleva avvicinarsi a Tony ma gli sembrava quasi di essere uno sbruffone a presentarsi subito dopo che Pepper lo aveva mollato così.
Bella feccenda, nuovamente i pensieri erano troppo lenti rispetto alle sue razioni e in men che non si dica si trovò a fianco di Tony dall’altra parte della sala.
Ma non riuscì neanche a dire ciao.
Era bloccato perché Tony stava piangendo silenziosamente dando le spalle a tutti senza lasciare intravedere a nessuno il suo stato vulnerabile.
“Che vuoi, Rogers?”
“Tony, ho visto Pepper che-“
“La cosa non ti riguarda.”
“Lo so, ma lascia che…” aveva avvicinato una mano alla guancia del moro per asciugarli una lacrima ma Tony più veloce di un lampo gliel’aveva schiaffeggiata via.
“Lasciami stare! Se vuoi proprio saperlo è tutta colpa tua!” Aveva urlato nel bel mezzo della sala attirando l’attenzione di alcuni studenti. E subito dopo era corso via.
Peggy, che era una di quelle persone, era accorsa non appena Tony aveva lasciato al sala.
“Cosa è successo?” aveva chiesto.
“Ho combianto un gran casino, temo.”
E così l’aveva portata fuori, sugli scalini l’aveva fatta sedere e le aveva raccontato tutto. Di quello che provava, di quello che voleva, e si era scusato con lei, per aver abusato dei suoi sentimenti. Si sentiva tremendamente in colpa.
“Ho capito.” Sorrise Peggy. “Lo sapevo già, ma non volevo ammetterlo a me stessa, non ci volevo credere perché io ho sempre avuto una cotta per te. Ma ora è tutto a posto, Steve.”
“Ne sei sicura?”
“Si.” Sorrise di nuovo con le lacrime che gli umidivano gli occhi. “Cosa stai aspettando? Va da lui e digli tutto quello che hai detto a me. Vedrai, che le cose andranno per il meglio.”
“Grazie Peggy, grazie davvero.”
“Ma ricordati, Rogers. Mi devi un ballo.”
 
 
 
Aveva fatto i sette piani talmente in fretta che non poteva credere di riuscire ancora a respirare.
Sperava davvero che Tony non si trovasse già nel suo dormitorio, anche se lo avrebbe aspettato fino all’indomani e per tutto il tempo necessario.
Lo aveva capito, quel sentimenti che aveva paura di provare, ora era tutto più chiaro. Era innamorato di un ragazzo, e questo non lo disgustava, affatto! Anzi lo rendeva felice perché finalmente sapeva che sarebbe potuto stare bene con la persona più importante per lui.
E aveva anche capito perché aveva detto quelle frasi. Suo padre, creciuto con una mentalità per lo più bigotta, e religiosa era contro queste cose e lo aveva costretto ad essere contro anche lui, ma non puoi andare contro te stesso, quando sei fatto così, non c’è niente da fare.
Corse per tutto il corridoio quando si fermò davanti ad un’aula con la porta socchiusa.
Conosceva quella voce soffusa che piangeva piano.
E quindi bussò.
“Tony.”
“Che vuoi? Vattene.” Tirò su col naso, il moro.
“No che non me ne vado.” Disse entrando. Stark era accovacciato in un angolo, con la testa fra le ginocchia, e a Steve gli ricodava tanto se stesso.
“Ascoltami.” Gli prese una mano. “Sono stato così stupido. Mi dispiace così tanto. C’è una cosa che volevo dirti ancora da mesi e non sono mai riuscito a dirti… perché avevo paura. Paura di questi sentimenti nuovi, che non ho mai provato, che non riesco ancora a capire e stavo scappando più da me stesso…. Ma ora voglio che tu lo sappia. Quel pomerggio, ho detto quelle cose perché sono stato abituato a sentire mio padre che è un essere tanto bigotto, e quindi penavo che quelle risposte fossero la normalità, ma mi sbagliavo. Non c’è niente di normale a dire cose tanto cattive. Mi dispiace! Più ti stavo lontano più sentivo la tua mancanza… ho bisogno di te. Dei nostri battibecchi, le nostre risate… Tony, vorrai mai perdonarmi? Ti prego.”
Anche Steve ora aveva cominciato a piangere.
Ma Tony, senza dire una parola si era alzato, gli porse la mano e lo aiutò ad alzarsi.
Poi lo abbracciò e senza che nessuno dei due dicesse niente cominciarono a ballare su quelle note che lontane rimbalzavano sulle mura del castello arrivando soffuse alle loro orecchie.
 
And I found love where it wasn't supposed to be
Right in front of me
Talk some sense to me.

 
 
 
Quando sentirono le ultime note, come per completare la canzone, le loro labbra si sfiorarono e sprofondarono entrambi in un dolce bacio che nel suo silenzio sovrannaturale richiudeva tutti queli ‘ti perdono’ che le parole non erano in grado di esprimere.



{Ciao a tuttiiiii!! Scusatemi vi prego per l'enorme ritardo di questo capitolo ma sono presa con l'iscrizione all'università e tutto il empo che questa richiede, ad ogni modo cercherò di farcela prima la prossima volta!
Scusatemi anche per gli errori! Non ho asolutamente il tempo per rileggerla ;_;
Ala prossima! E grazie a tutti di aver letto fin qui <3 }
   
 
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