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Autore: MikaMika    17/09/2016    2 recensioni
Louis conosce il mondo del Sovrannaturale, Harry ne fa parte.
Louis lotta per distruggere il Male, Harry ne fa parte.
E' una Larry ispirata all'universo di Supernatural, dove una profezia incombe e il male è radicato ovunque e le alternative sembrano essere infelicità o morte. Ma davvero le cose andranno così?
Louis !Hunter; Harry !Vampire;
L'obiettivo è azione, mistero, pericolo e un po' di movimento!
Genere: Angst, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chapter XVII – The surrender


La prima volta che aveva visto il mare era appena scappato di casa.

Ricordava esattamente la sensazione di libertà che aveva provato. Era stato spaesato e spaventato. Era sceso dall’autobus tremante, con lo zaino in spalla e la pelle sudata. Stremato e solo, aveva preso il primo notturno possibile, senza neanche guardare dove fosse diretto, perché non aveva nessun posto dove andare e nessuno da raggiungere. 

Era finito dritto in una cittadina di mare dimenticata da Dio. La prima cosa che lo aveva colpito, una volta arrivato,  era stato l’odore nell’aria, subito dopo la sensazione della pelle appiccicosa ed umida.

Ricordava nitidamente come non appena aveva raggiunto la spiaggia, qualsiasi sensazione negativa lo aveva abbandonato. Per la prima volta, da quando aveva lasciato casa sua e la sua famiglia, l’ansia ed il panico non lo stavano soffocando e aveva provato una sensazione di benessere assoluta e prevaricante. Continuava a guardare il mare con gli occhi sbarrati nel bambinesco tentativo di scorgerne la fine da qualche parte, mentre si toglieva le scarpe con gesti automatici. E fu quello il momento. Quando avvertì la sensazione della sabbia sotto i piedi si sentì per la prima volta nella sua vita libero e padrone del suo destino.  In quel momento aveva realizzato che stava stringendo la sua vita tra le mani e avrebbe potuto mandarla ovunque volesse. Capì che non sarebbe mai più riuscito a fare a meno di quella sensazione, che non avrebbe permesso mai più a nessuno di dirgli cosa fare.

Per questo amava il mare.

Per questo ogni volta che una caccia lo portava vicino all’oceano, improvvisamente, gli tornava il buon umore, e continuava a promettersi una lunga vacanza.
In quel momento, però, si guardò intorno spaesato.

Nel retro del suo cervello si domandò come ci fosse finito all’improvviso sulla spiaggia di quella prima volta ma, per qualche ragione, non gli sembrava una cosa importante.  Riconosceva ogni angolo come se lo avesse stampato a fuoco nella mente. Le torrette dei guardaspiaggia, i pochi ombrelloni colorati, e la staccionata in mattone che divideva il lido dalla strada. Era tutto identico, come se non fosse passato un solo giorno.

Intorno a lui non c’era nessuno. Il silenzio perfetto era rotto solo dal rimbombo delle onde e il gracchiare dei gabbiani. Gettò la testa all’indietro lasciando che il sole timido del tramonto gli baciasse la pelle già imbrunita.

Non si stupì quando finì con l’appoggiare la nuca su un petto alle sue spalle. Socchiuse gli occhi quando quelle labbra calde gli sfiorarono la tempia e sorrise per il solletico che gli provocavano i riccioli che gli cadevano sul volto.

Era strano. Ma era normale. E una volta tanto, normale suonava come una parola meravigliosa. Dolce come una promessa. Straordinaria come una sorpresa. Rassicurante come il tonfo sordo della porta di casa che si chiude al ritorno da un lungo viaggio. Era una sensazione accogliente.

“Come stai?”

Louis sospirò beato, voltandosi appena per incrociare gli occhi verdi puliti di Harry “bene” . Quello lo ricompensò con un sorriso enorme contornato da fossette.

“Quanto possiamo restare?” riportò gli occhi verso l’orizzonte calmo, dove il blu sfumava nell’arancio del tramonto.

“Quanto vuoi” Louis si beò per un momento di quella bugia. Non che si rendesse davvero conto, ma qualcosa dentro di lui gli impediva di non essere cosciente della precarietà di quel momento. C’era qualcosa che doveva fare, anche se in quel momento non ricordava cosa e non gli sembrava importante.

“Stai mentendo, love”

Il vampiro sollevò il sopracciglio divertito “Love?”

Louis scosse le spalle. Non gli interessare stare ad analizzare ogni singola parola dicesse. Gli era uscita così, e l’aveva detta. La colpa non era neanche la sua, era di Harry che all’improvviso aveva deciso di sembrare incredibilmente più giovane e spensierato, e se ne stava lì a guardarlo con quegli occhioni come se gli importasse davvero. Non aiutava neanche il fatto che, in quel momento, non avrebbe mai messo in dubbio i suoi sentimenti. Era certo che a lui importasse, certo come non era mai stato.  Gli sembrava che in qualche modo, con un linguaggio sconosciuto, Harry fosse entrato nella parte più intima di lui e stesse toccando fisicamente la sua anima.   

Restarono in silenzio a lungo. Uno di quei silenzi senza imbarazzo. Harry gli accarezzava l’avambraccio lasciandogli di tanto in tanto un bacio sui capelli, o sulla guancia. Era completamente diverso dalle solite dinamiche tra di loro. Niente tensione. Non si sentiva in bilico tra la voglia di ucciderlo e quella di strappargli tutti i vestiti. Non che non lo desiderasse, ovviamente lo faceva, voglio dire era bellissimo come sempre e forse di più.

La differenza stava proprio in quella normalità ed in quella quiete. Per la prima volta non aveva bisogno di correre o di affannarsi a prendere ciò che voleva prima di riuscire a convincersi di non volerlo davvero. Per una volta si sentiva già appagato di quello che stava vivendo. Qualsiasi altra cosa avesse voluto avrebbe potuto prenderla, con calma. L’ingordigia lasciava il posto al gusto di assaporare ogni singola nota di quegli attimi.

“Sai cosa renderebbe tutto perfetto ora?” chiese pigro stiracchiando le gambe.

“Cosa?” il riccio lo guardò come se da quell’informazione dipendesse la sua vita.

“Un waffle cioccolato e lamponi” Louis si leccò i baffi ed Harry rise.
 
***

 
Louis aprì gli occhi e la prima cosa che avvertì fu un dolore lancinante all’addome.

Cane di merda” bofonchiò mentre la sensazione di benessere che aveva provato nel sogno svaniva velocemente lasciando il posto ad una piuttosto vasta gamma di sensazioni negative che andavano dall’insofferenza per il fatto di essere costretto a letto, al dolore per la ferita.

Aveva sognato qualcosa di bello ma non riusciva proprio a ricordare cosa, il che lo innervosiva perché avrebbe tanto voluto sprofondare nuovamente tra le coperte morbide e concedersi di sentirsi bene per ore. Magari provare a riprendere il sogno che stava facendo da dove lo aveva interrotto. Era una cosa che gli riusciva qualche volta da bambino.

Cercò di tirarsi un po’ a sedere ormai convinto che niente al mondo avrebbe potuto migliorare quella giornata.  Poi però un odore decisamente invitate lo investì in pieno. Si voltò verso il comodino e quasi pianse di gioia quando scoprì il vassoio della colazione con un enorme waffle  cioccolato e lamponi. Dio solo sa quanto ne avesse voglia, e non aveva neanche dovuto chiedere. In effetti, non si era neanche reso conto di desiderarlo davvero finché non lo aveva visto.

Di tanto in tanto la fortuna sorrideva anche a lui.

 
***

 
Erano circa le cinque quando qualcuno bussò alla porta della sua camera.

Rispetto a quella stessa mattina, Louis si sentiva già molto meglio. Aveva sonnecchiato quasi tutti il giorno e la sua già rapida guarigione era evidentemente velocizzata ulteriormente dal fatto che si stesse avvicinando la luna piena e il morso del lupo stesse facendo effetto risvegliando qualcosa dentro di lui.

“Avanti”  si aspettava di veder entrare Gemma, i due avevano stretto una specie di rapporto amichevole nelle settimane che Louis aveva trascorso lì. In pratica funzionava che parlavano molto, fingendo reciprocamente di mal sopportarsi. Entrambi avevano una reputazione da mantenere, dopotutto.  Invece di Gemma, però,  Harry entrò nella stanza, con un vassoio in mano. Portava i capelli raccolti ed una maglietta bianca completamente anonima che non aveva nessunissima scusante per stargli così bene addosso.  Louis si impose di non fare gli occhi dolci davanti al sorriso preoccupato del vampiro “Sono venuto a vedere come stai”

“Bene” rispose freddo. Se pensava che avrebbe ripreso a parlargli solo perché aveva rischiato di morire allora, decisamente, non ci aveva capito niente.

“Come va la ferita?” entrò nella stanza lasciando la porta socchiusa, Louis gliene fu segretamente grato. L’idea di stare chiuso in una camera da letto insieme ad Harry era decisamente troppo da affrontare per il suo attuale stato di salute.

Il riccio si avvicinò lentamente, quasi a voler testare come l’altro rispondesse alla sua presenza.  Posò il vassoio sul letto cercando di capire dall’aspetto come si sentisse. Era frastornato e spettinato ma le guance stavano riprendendo colore, il che era un buon segno.  

“Quasi del tutto guarita”

“Bene” Harry occhieggiò curioso verso la benda “Abbiamo bisogno di allenarci. Devi rimetterti in piedi”

Louis lo ignorò testardo. Voleva continuare a riservargli il suo ormai celebre trattamento del silenzio, ma lo stomaco cominciava a reclamare cibo e non riuscì a negarsi di sbirciare nel vassoio. C’era una tazza di tea fumante e dei biscotti. Alzò gli occhi verso il vampiro indeciso se formulare o meno la domanda successiva, ma prima che potesse dignitosamente capitolare e dimostrarsi disposto a fare conversazione anche a solo titolo informativo, Harry lo interruppe.

“Latte, niente zucchero …”  e quello era davvero subdolo da parte di Harry, sapere come prendesse il tea. Subdolo e paraculo. Il cacciatore si arrese alla sconfitta,  si lasciò andare ad un sorriso compiaciuto e portò la tazza alle labbra dando una sorsata generosa. Improvvisamente si accorse che non era appetito il suo. Stava letteralmente morendo di fame.

Afferrò un biscotto e lo portò alla bocca con una voracità inaudita e subito dopo un secondo. Il sapore zuccherino lo stava facendo impazzire, proiettandolo in un istantaneo paradiso di benessere.

“Non c’è bisogno che ti strozzi”

Lo fo ma fono troffo fuoni” farfugliò con la bocca ancora piena mentre ne afferrava un altro.

“Felice che ti piacciano.  Non ero sicuro di esserne ancora capace” ammise Harry soddisfatto. Li aveva cucinati lui seguendo una ricetta che gli era stata tramandata dalla sua famiglia umana secoli prima. C’era stato un periodo in cui cucinare cibo umano lo aveva fatto sentire bene. Lo faceva sempre per Gemma. Passavano pomeriggi interi a mangiare, fingendo di trarne la stessa soddisfazione che provavano da bambini. Ma era stato tanto tempo prima, quando ancora quella vita non li aveva portati nei più remoti angoli di orrore che avevano visto e le loro mani non erano così sporche di sangue.

Louis sbarrò gli occhi incredulo. Lasciò andare il biscotto e si portò la mano alla bocca per spazzolare via le briciole con il dorso della mano.

Successivamente si convinse che “prendere un uomo per la gola” fosse il consiglio migliore che si potesse dare, perché davvero non aveva idea da dove fosse uscito lo sguardo ammiccante che lanciò al vampiro. Si passò la lingua sulle labbra sottili, sentendo ancora il sapore di limone e vaniglia del biscotto.

“C’è qualcosa che non sai fare?”


 
***


 
Ci erano voluti un paio di giorni perché Louis tornasse in piedi. Harry dovette reprimersi almeno un centinaio di volte per consentirgli l’intensa attività fisica di allenamento senza dare di matto.

Lo aveva osservato molto mentre si allenava. Era evidente che il morso di Malik cominciasse a fare effetto. Era più forte e più veloce.  Si muoveva in modo incantevole. Non che fosse propriamente elegante nel farlo.  Era più qualcosa nello sguardo deciso, negli spostamenti studiati, rapidi e potenti. Era fiero, concentrato e aveva negli occhi una luce brillante. Il vampiro riusciva a sentire l’odore dell’adrenalina che gli scorreva nel sangue zuccherino, mentre continuava quasi ossessionato dall’ottenere esattamente il movimento che voleva. Vedeva i muscoli tendersi e il sudore impregnargli la maglietta. La fatica sembrava non scalfirlo minimamente, al contrario era come se lo drogasse, come se lo caricasse a spingere di più, a fare meglio. Niente di meno. Harry non riusciva a non sorridere mentre lo guardava perché Louis combatteva allo stesso modo in cui faceva l’amore.

Come se non esistesse altro.

In quel momento Louis stava sparando ad un bersaglio che avevano sistemato nel giardino. Harry si avvicinò, sedendosi lì accanto a guardarlo. La preoccupazione per quello che era accaduto con i lupi, per la ferita e per il rischio che aveva corso, aveva decisamente fiaccato il suo proposito di stargli alla larga. Sapeva di dover mantenere una certa distanza, di dover resistere a un certo tipo di desideri, ma non riusciva ad impedirsi di cercarlo in continuazione con lo sguardo, di osservarlo come se volesse rubare ogni frammento di Louis. Cercava di trovarsi delle scuse ma la verità, lo sapeva anche lui, era che era fottuto.

Confidava più che altro nell’atteggiamento di lui. Gli aveva rivolto qualche battuta ma per lo più aveva continuato a non parlargli, lanciandogli sguardi esasperati quando lo scopriva a fissarlo. E finché le cose stavano così, Harry era al sicuro. Poteva continuare liberamente a comportarsi da maniaco senza rischiare che accadesse niente.

Era tranquillo.
Ma che fine fece “tranquillo” è cosa risaputa da detto popolare.

Louis continuò a sparare fino a che non esaurì i proiettili, solo quando si voltò per ricaricare l’arma si accorse di Harry seduto lì vicino fermo a fissarlo. Alzò gli occhi al cielo perché, seriamente, la situazione stava iniziando ad inquietarlo e a dargli sui nervi. Ma come aveva ormai imparato, chiedergli “gentilmente” di andarsene a fanculo non era una tattica vincente e non gli avrebbe portato alcun vantaggio se non fargli perdere tempo prezioso. Dunque lo ignorò continuando a armeggiare con la pistola.

Harry lo vide muovere le mani piccole veloci e precise. Osservò il modo in cui toccava l’arma, smontandola per riempire di nuovo il caricatore. Lo faceva con venerazione ma non erano gesti studiati. Era automatico, come se fosse qualcosa alla quale non dovesse neanche pensare.  Come se fosse nato per farlo.

Deglutì, gli occhi fissi sulle dita dell’altro.

“Per essere uno che ha vissuto secoli menti una schifezza” la voce annoiata dell’altro lo strappò dalla contemplazione nella quale stava beatamente galleggiando.

“Cosa?”

“Dico sul serio, amico. Pensavo che Edward Cullen fosse il peggior vampiro attore di sempre ma tu lo batti..”

Harry batté le palpebre un paio di volte ancora confuso “Come?” chiese di nuovo facendo sbuffare il liscio.

Da quando era stato ferito Louis non aveva potuto fare a meno di notare il comportamento dell’altro nei suoi confronti. Lo guardava costantemente come se fosse fondamentale per lui sapere sempre dove Louis fosse e cosa stesse facendo e questo, vedi sopra, lo irritava e lo faceva sentire a disagio. In una situazione diversa, probabilmente, si sarebbe lamentato fino a perdere la voce, ma Harry ogni volta lo guardava con un’emozione diversa negli occhi e lui avrebbe davvero voluto ignorarle se solo non fossero state sempre così schifosamente evidenti. La preoccupazione, l’ammirazione, la tenerezza, il desiderio …

Per un po’ si era sforzato di mantenere un atteggiamento algido ed indifferente. Aveva castrato qualsiasi tipo di sentimento minacciasse di sorgere in lui, soprattutto l’infida speranza. Ma era difficile. Era una fottuta tortura continuare a ripetersi che già una volta era stato respinto  quando ogni singola cosa facesse Harry continuava ad urlare il contrario. Gli aveva cucinato dei biscotti. Dei fottuti biscotti! Cos’era nonna papera?

Louis gli si avvicinò mantenendo il tono indifferente e casuale con cui gli stava parlando. Come se fosse una conversazione qualsiasi.

“Se vuoi convincermi che non provi nulla per me devi impegnarti di più”  si sedette al suo fianco “tipo potresti cominciare smettendo di sbavare” il vampiro si incantò a guardare il sorriso compiaciuto dipinto sulle labbra di Louis “o di guardarmi come se volessi baciarmi …” Harry alzò lo sguardo incontrando gli occhi blu del cacciatore. Per quanto la voce fosse ancora ferma le pupille allargate non potevano nascondere quello che davvero stava provando. Harry sentiva il suo cuore martellare nel petto, l’eccitazione che gli scorreva nelle vene. Avvertiva distintamente  in quel momento, proprio mentre lo accusava di dimostrare il suo desiderio in maniera troppo palese, quanto Louis lo volesse. Nessuno lo aveva mai voluto in quel modo. Ne era certo. Sarebbe stato impossibile scrollarsi di dosso la sensazione di essere desiderati in maniera tanto palese. Ed il fatto che venisse da Louis rendeva il tutto ancora peggiore.

Erano attratti l’uno dall’altro come due calamite. Ma di più, erano drogati delle sensazioni che si scatenavano a vicenda. Era disarmante il modo in cui lucidamente si rendessero conto di incatenare la volontà dell’altro. Era inebriante la sensazione di onnipotenza nel poter prendere l’altro tra le mani, solo toccarlo, e vederlo andare in frantumi, diventare cieco ed incapace di pensare a qualsiasi cosa. Incapace di anche solo processare il fatto che esistesse un mondo lì fuori, da qualche parte oltre loro due.

“Guardati ..” continuò Louis, la voce meno ferma stavolta “sembri un adolescente davan..” ma prima che potesse finire la frase le labbra piene di Harry raggiunsero la sua bocca per farlo tacere.

Louis non ci pensò neanche ad opporsi. Forse, una parte remota del suo cervello lo stava facendo, ma in quel momento era praticamente impossibile che le prestasse ascolto.  Si lasciò trascinare a terra da Harry, con la schiena sul prato mentre quello teneva una mano dietro la sua nuca per non farlo sbattere e continuava a baciarlo affamato.

Si allontanò quando cominciò a rendersi conto che Louis avrebbe dovuto prima o poi riprendere a respirare e lo fece stringendo delicatamente il labbro inferiore di lui tra i denti affilati. Gli baciò gli zigomi appuntiti, la mascella e scese sul collo dove lasciò che la punta della lingua scorresse sulla pelle salata e sudata del cacciatore che intanto boccheggiava nel tentativo di riprendere aria. Gli sfilò la maglietta prima di continuare a scendere fino al petto dove prese a stuzzicargli i capezzoli. Louis gettò la testa all’indietro con la bocca semiaperta. Portò la mano a raggiungere i ricci dell’altro, incastrandoci le dita mentre si godeva ogni singolo momento di quella tortura lenta.

“Spogliati” gli ordinò. Voleva sentire la pelle fredda su di lui. Voleva graffiarla. Voleva scoprire se fosse possibile lasciargli dei segni. Harry si staccò di malavoglia dal suo corpo, prima che potesse provare a togliersi qualsiasi cosa, Louis si era già completamente svestito e lo raggiunse muovendo le dita febbricitanti sulla camicia nel tentativo di sbottonarla il più velocemente possibile.

Harry alzò il sopracciglio sorridendo “Chi sembra un adolescente adesso?”

Non sprecò neanche un momento a rispondergli, troppo concentrato su ciò che stava facendo. Si tirò su e prese a far scivolare la camicia di seta sulle sue spalle larghe, mentre lo sguardo scivolava languido sul petto ampio e glabro  “Stai zitto”  sussurrò un secondo prima di sfiorargli le labbra con le sue.
Passò poi a liberarlo dei pantaloni.  Harry lo lasciò fare mentre quello solleticava con la bocca, la lingua e i denti ogni singolo centimetro delle sue gambe.
Quando arrivò pericolosamente vicino alla sua erezione, Harry abbassò gli occhi. Louis lo stava guardando, con la bocca piegata in un sorriso compiaciuto ad una distanza infinitesima da dove lo desiderava di più. Sentiva il suo respiro addosso.

“Louis!”

“Dillo” gli ordinò iniziando poi a scorrere con la lingua sulla lunghezza.

“Co .. Oddio!” gettò la testa all’indietro portando una mano tra i capelli dell’altro che però, immediatamente, smise di fare quello che stava facendo.

“Se vuoi che continui, dillo Harold” aveva ceduto, non poteva negarlo. Ma non avrebbe permesso che quello che stava facendo avesse il sapore di una sconfitta. Non gli avrebbe permesso di nascondersi nuovamente dietro la scusa del sesso sportivo. Era reale. Lo sapeva. Lo sentiva. Ed era gloriosamente consapevole del fatto che lui pensasse lo stesso.

“Cosa?”  la voce del vampiro era rotta mentre Louis parlava, le labbra si muovevano a contatto con la sua pelle, le parole gli accarezzavano l’intimità in un modo che non era giusto “Che vuoi che sia io a fare questo” la lingua scivolò di nuovo sulla sua punta, poi lo avvolse nella sua bocca succhiando qualche secondo prima di allontanarsi di nuovo “Dillo che non è una bocca che vuoi, è la mia bocca” di nuovo lasciò che Harry affondasse fino a sentirlo nel retro della gola. Il vampiro emise un gemito sordo, gutturale. Le dita scivolarono ancora tra i capelli dell’altro, li tirò appena, guardò verso di lui e dovette concentrarsi con tutto se stesso per non venire alla vista degli occhi blu lucidi per lo sforzo  inondati di puro e sconvolgente desiderio.

“Voglio… voglio la tua bocca” gemette perché davvero, come avrebbe potuto negargli quella verità?

Louis succhiò più forte facendolo grugnire di nuovo. Poi lo lasciò andare, si alzò in piedi raggiungendogli la bocca e baciandolo, accarezzandogli il palato con la lingua.

Harry si beò di quel sapore. Quello di Louis, buono, dolce di cui riconosceva ogni nota, mischiato con il suo. E un’ondata di folle possessività glielo fece trovare addirittura migliore. Più giusto. Più suo.

“Dillo che tu non vuoi scopare. Vuoi scopare me” glielo ordinò sulle labbra, mentre ancora Harry era stordito dall’intensità di quel bacio. Esitò un solo attimo poi lo stese a terra.

“Te” sussurrò sulle labbra delicate ma gonfie, prima di tuffarsi tra le sue gambe. 

A cospetto con l’entrata di Louis, Harry si sentì morire. Gli fece leccare le sue dita prima di infilarle dentro di lui iniziando a sforbiciare piano. Louis boccheggiò, e finì con l’urlare il suo nome quando Harry aggiunse la lingua. E, cristo, voleva morire ascoltandolo mentre lo chiamava in quel modo disperato.

“Buono” soffiò e il cacciatore sentì nitidamente le parole rimbalzare sulla sua parte più intima mandandogli una scossa al cervello. Aveva la pelle d’oca.

 Scattò invertendo le loro posizioni e ritrovandosi sopra di lui. Afferrò l’erezione dell’altro guidandola verso di sé mentre si sistemava a cavalcioni. Quando si calò su di lui, Harry emise un ringhio cupo e raggiunse con le mani enormi i suoi glutei stringendoli al punto che Louis era sicuro sarebbero rimasti i segni violacei delle dita. Non che gli importasse. Non in quel momento almeno.

“Parlami” ordinò prepotente mentre continuava a muoversi sopra di lui. Il vampiro lo guardò confuso. “Parlami! Voglio sentire la tua voce” Harry si tirò su facendo scontrare i loro petti. Tirò i capelli lisci per costringerlo a mostrare il collo e parlò sulla sua pelle.
Parole senza senso. Era più un susseguirsi di suoni e sospiri e ansimi. Ma a Louis bastava. Il timbro roco e caldo dettava il ritmo dei suoi fianchi. Le parole, scandivano le sue stesse contrazioni. “Mio” il calore gli esplodeva nello stomaco in una maniera che non avrebbe mai imparato a conoscere, alla quale non si sarebbe mai abituato.

Quando vennero entrambi si lasciarono cadere sul prato, Louis cercando di calmare il respiro affannato. Era così stremato da non avere neanche la forza per dire qualcosa di sagace. Sentiva la sensazione elettrizzante dell’orgasmo di poco prima farsi più densa e lenta e avvolgente, trasformandosi in una bolla di rilassatezza e benessere. Era certo che si sarebbe addormentato di lì a pochissimo.

Se non fosse …

“Harry! Ho sentito dei rumori strani, tutto be … OH CIELO CI SONO DICIOTTO STANZE IN CASA, SERIAMENTE?!”  entrambi si voltarono con gli occhi sbarrati. Louis fece del suo meglio per nascondere qualsiasi parte di sé, il che era praticamente impossibile considerando che non aveva la minima idea di dove fossero i suoi vestiti. La sua nudità, però, non sembrava turbare abbastanza  Gemma che continuava ad inveirgli contro, con le mani stampate sugli occhi. Andò avanti per una manciata di minuti.
“La prossima volta, vi avviso, per me potete morire! Non verrò mai più a salvarvi. MAI PIU’”  la bionda gli diede le spalle e marciò verso la villa ancora irritata.

Ci fu un momento di silenzio quando rimasero soli.

Poi si voltarono, l’uno verso l’altro. Si guardarono per un secondo. Fu Louis il primo a cedere. Scoppiò a ridere. Era una risata piena, onesta, di quelle che ti trascinano e non ti fanno smettere, non importa quanto duramente ci provi. Ed Harry rise con lui. Entrambi, avevano passato tanto tempo a cercare libertà e soddisfazione. Le avevano cercate  in talmente tante azioni ed emozioni da essersi dimenticati quanto potesse essere liberatoria, leggera e meravigliosa una risata.   

Andarono avanti per minuti interi. Louis tenendosi lo stomaco ed asciugandosi le lacrime che sfuggivano dagli occhi. Entrambi piegati su se stessi.

Piano piano le risa si smorzarono. Harry lo guardava sorridendo rapito mentre l’altro ancora faticava a non lasciarci sfuggire un risolino dopo l’altro, ogni volta che l’espressione sul volto della vampira gli tornava in mente. Quando anche lui smise e lo guardò era bellissimo. La risata ancora negli occhi, il sorriso pulito, sincero. Sembrava tanto, tanto più giovane. Se avesse saputo come fare Harry avrebbe pianto davanti a tanta dolorosa perfezione.

 Louis lo sentiva quello sguardo così caldo. Così carico di emozioni. Trasbordante di adorazione. Era quasi troppo da sopportare.  Strinse le labbra per trattenere un ulteriore sorriso, di imbarazzata emozione quella volta.

Cosa fosse preso ad entrambi nessuno aveva voglia di domandarselo. Sembrò semplicemente giusto quando Harry si chinò su di lui e lasciò che le loro labbra si incontrassero.

Per la prima vera volta fu un bacio diverso. Louis avvertiva la calma, la lentezza, la volontà di godersi ogni singolo momento per quello che era senza la necessità di rincorrere ciò che sarebbe venuto dopo. Era anche diverso da quella volta che aveva lasciato che Harry gli amasse via la disperazione, perché non c’era traccia di bisogno o impellenza in quello che stava facendo. Era semplicemente giusto. Improvvisamente si ricordò del sogno e sorrise sulle sue labbra mentre schiudeva la bocca prendendosi tutto il tempo del mondo solo per scoprire quanto quella bocca fosse morbida.

Forse era in quel modo che baciavano gli immortali.

Quando si staccarono cominciava ad imbrunire. Harry lo abbracciò, stringendoselo addosso.

Louis glielo lasciò fare .


 
***


 
 
“Credete che dovremmo preparargli … non so … qualcosa da mangiare?”

“Dillo un’altra volta, Niall e ti sparo”

“Sono serio” insistette  “Il cibo è un ottimo modo per fare squadra!”

“Ti stai offrendo come volontario?” il biondo tacque e si imbronciò stringendo la braccia al petto.

Harry e Louis stavano per arrivare. Finalmente, il vampiro aveva risposto alle chiamate di Liam. Dopo l’incidente capitato a Louis era stato particolarmente intrattabile e decisamente poco disposto a collaborare. Liam era piuttosto irritato dalla cosa, se non aveva piantato grane era solo perché in effetti si sentiva in colpa lui per primo. Ma ora le cose erano cambiate. Mancavano due giorni alla grande battaglia e, alla fine, il vampiro aveva deciso di condividere tutti i dettagli del  piano. Sapevano solo che avrebbero dovuto irrompere in una battaglia sanguinosa e che per avere qualche speranza di non morire, Louis si sarebbe dovuto trasformare in una bomba ad orologeria.

“Stanno insieme ora?” chiese Iola sporgendosi sul tavolo mentre Milly spiava per l’ennesima volta dalla finestra.

“Non credo questa informazione ci sia utile per sopravvivere” il cacciatore era davvero frustrato. Voleva Louis indietro e lo voleva subito. Gli sembrava di essere l’unico a vedere le cose per quello che realmente erano: un casino di dimensioni bibliche. Tutti gli altri si comportavano come fossero comodamente seduti in poltrona a guardare una saop opera argentina. Come se andasse bene fare comunella con un assassino. Era talmente disperato che, sporadicamente, aveva ammesso con se stesso che avrebbe preferito la compagnia di Harold Styles a quella di quel manipolo di folli, almeno lui non giocava a santificarsi. Certo, c’era Lottie. Almeno lei non sembrava tesserata al “Larry fan club” come lo chiamavano loro, ma la ragazza diventava più taciturna ogni giorno che passava. Più volte aveva chiesto di parlare con il fratello, soprattutto dopo che la verità sugli esperimenti ai quali lo aveva sottoposto il padre era venuta fuori,  e quando Liam le aveva detto che era fuori discussione si era chiusa ancora più a riccio.

Passò un altro quarto d’ora prima che il campanello suonasse. Liam  fece cenno agli altri di restare ai loro posti e ringraziò la sua buona stella quando lo ascoltarono. Temeva sul serio che da un momento all’altro avrebbero tirato fuori l’annuario per farselo firmare dal re e dalla reginetta del ballo.

“Ciao Payno!” lo salutò Louis abbracciandolo. Liam fu sollevato di trovarlo così in forma. Louis sorrideva, stava in piedi e sembrava scoppiare di salute. Aveva gli occhi luminosi.

“Mi sei mancato, amico” gli disse prima raggiungere la cucina.

Ovviamente, appena entrarono l’entusiasmo esplose. Mary strinse Louis talmente forte che il ragazzo temette volesse stritolarlo, anche Lottie finalmente sorrise e faticò a trattenere le lacrime quando il fratello la strinse a sé. Ad essere proprio onesti, Louis stesso era parecchio emozionato. Gli erano mancati quegli idioti. Gli erano mancati al punto tale che non prese neanche in giro Niall quando indegnamente scoppiò a piangere.

Dopo i saluti presero posto al tavolo.

“Come stai Lou?” chiese Lottie.

“Bene, la ferita è guarita ed il dolore è andato. Sono come nuovo”

Prese la tazza di tea che Mary gli stava passando, Dio quanto gli era mancato il tea di Mary! Si girò alla ricerca del bricco di latte tiepido, solo lei riusciva sempre a beccare la temperatura perfetta. Harry glielo passò senza neanche bisogno che chiedesse.

“Grazie” il vampiro gli sorrise. In quel momento una bolla di silenzio inquietante li avvolse. Un silenzio talmente assordante da costringerli a sentirsi in imbarazzo.

Si guardarono intorno e tutto quello che trovarono furono quattro paia di occhi fissi su di loro in un’espressione folle. Lottie che si guardava le unghie e Liam che sembrava più che altro arreso al comportamento degli altri quattro.

“Perché ci fissano come pazzi?”

“Non chiedere … e non dar loro confidenza” bofonchiò in risposta il liscio prima di voltarsi verso Liam .

“Allora, pronti per la battaglia?”

Tutti intorno mormorarono. Harry li guardò  uno ad uno. Quelle persone erano la sua migliore speranza per vincere. La sua unica speranza per vincere. Ed altro non erano che una stramba brigata di ragazzini. Si costrinse a cambiare direzione ai suoi pensieri, non era quello il momento per i dubbi e per i ripensamenti. E poi, non che avesse alternative.

“Cosa dobbiamo fare?”

Ed Harry spiegò tutto. Ribadì che i mostri avrebbero attaccato la sede degli uomini di lettere con la luna piena. Diverse streghe avevano profetizzato l’allineamento celeste come il momento più favorevole per vincere, perché gli eventi celesti avevano sempre avuto qualche sorta di influenza sulle capacità delle creature e quello in particolare li avrebbe resi più forti, senza contare il fatto che mai nella storia cacciatori e letterati erano stati più sguarniti. Disse loro che, senza nessun intervento, le creature avrebbero vinto. Non c’erano dubbi. Erano più numerosi, più organizzati, forti e determinati. Gli descrisse nel dettagli il nuovo ordine che volevano imporre, soffermandosi sulla sorte che sarebbe toccata agli umani.

“E noi perché dovremmo credere che tu non stia facendo il doppio gioco?” fu Liam a fare quella domanda, incrociando le braccia al petto, ma era piuttosto evidente che avesse appena dato voce a una domanda comune. Lo capiva da come, improvvisamente, nessuno più incrociasse il suo sguardo.

Harry si limitò a ridacchiare e scrollare le spalle “Ve li immaginate poi ad andare d’accordo?” chiese “Sarebbe solo l’inizio della fine! Non hanno ancora vinto la guerra e già stanno complottando l’uno alle spalle dell’altro. Sarà la guerra civile e i primi a rimetterci sarebbero di nuovo gli umani, in maniera addirittura peggiore considerato che non sarà rimasto un solo cacciatore a difenderli” spiegò.

 “Come li fermiamo?” chiese Liam mentre Mary, senza neanche accorgersene gli strinse la mano più forte.

Harry sorrise, voltando lo sguardo verso l’uomo al suo fianco “Louis”.

Nessuno era stupito della risposta. In quelle settimane Niall e Mary avevano recuperato tutto il materiale possibile. Avevano letto qualsiasi cosa fosse mai stata scritta sugli alfa naturali ed avevano imparato molto. Sapevano che era potente. Più potente di qualsiasi altra cosa, ma ancora guardandolo gli veniva difficile immaginarlo trasformarsi all’improvviso in una macchina da guerra.

“Già” fece Niall sorridendo all’amico. L’orgoglio particolarmente evidente negli occhi “Ce la farà, no?”

 “Esattamente” Harry sorrise guardandolo ancora, mentre l’altro lo fissava immobile. Cercava di mantenere l’espressione neutra e lo sguardo deciso, ma il vampiro lo aveva studiato, lo aveva guardato abbastanza a lungo da riconoscere un velo di insicurezza dietro tutto quel giocare a fare il duro. Strizzò le labbra nel tentativo di arginare l’improvvisa ondata di tenerezza che lo investì. Avrebbe voluto stringerlo in quel momento. Accarezzarlo e sussurrargli che sarebbe andato tutto bene, che avrebbe brillato, sarebbe stato così luminoso da accecare chiunque. Ma sapeva bene che se si fosse azzardato a fare una cosa del genere, Louis lo avrebbe accoltellato. Dunque scosse la testa e si costrinse a guardare Niall che ancora aspettava che continuasse.

“Sapete già che Louis non è esattamente come voi. Dentro di  lui dormono nature di ogni creatura possibile. Gli esperimenti a cui è stato sottoposto lo hanno trasformato in un essere unico e potente. Per questo è sempre guarito così in fretta. Per questo la sua pelle si irritava con l’argento. E per questo con la luna piena non gli spunteranno peli e zanne nonostante il patetico tentativo di quel cane” la voce si fece più dura sulle ultime parole, strinse le nocche forte, tentando di contenere la rabbia. Louis spostò lo sguardo dalla mano chiusa poggiata sul ginocchio al volto teso. Impercettibilmente, spostò il ginocchio sfiorando quello del riccio che come risvegliato sollevò lo sguardo riprendendo a parlare.

“Louis è più potente di qualsiasi altra creatura. E nel nostro mondo” si indicò “il più forte comanda. Quando Louis libererà la sua natura, tutti l’avvertiranno.
Gli basterà fare un po’ di scena ed ordinargli di andarsene, fino a quel momento cercate di tenervi  fuori dalla mischia. Io non posso badare a voi, dovrò fingere di combattere con la mia gente..” Louis aprì la bocca per protestare ma si trattenne all’ultimo minuto. Non avevano parlato di questo, mentre andavano lì.  E, onestamente, capiva che il suo restare vivo fosse fondamentale nel loro grande piano, ma come poteva pretendere che combattesse come un codardo mentre lui invece se ne stava nell’occhio del ciclone a godersi la festa? Senza contare quanta gente avrebbe dovuto veder morire senza poter fare niente. E okay, in quel momento non era proprio un grande fan di quelle persone, ma non era un argomento sufficiente per restare inerte a guardarli morire.

Per mano di Harry. Gli ricordò una voce nella sua testa.

“E cosa dovrebbe impedirci di sterminare i mostri a quel punto” Louis si mosse a disagio sulla sedia. Cosa glielo impediva? Non aveva mai neanche considerato l’idea. Spostò lo sguardo da Liam a Harry. Il vampiro sorrideva , il sopracciglio alzato e lo sguardo fisso sul cacciatore “E come credi che chiamerebbero Louis gli uomini di lettere e i cacciatori? Cosa farete dopo?”  Liam non rispose, torturandosi le mani “Quanto sei disposto a sacrificare per la tua sete di giustizia, Liam Payne?”  lui fece per rispondere, il pugno già a mezz’aria pronto a sbattere sul legno duro del tavolo, ma Mary gli strinse il braccio attirando la sua attenzione. Poi scosse la testa. “L’incantesimo libererà questa cosa?” chiese avvicinandosi di più a Liam al suo fianco. Nessuno aveva intenzione di tirare fuori la vera domanda: cosa sarebbe successo se Louis avesse perso la testa.  Era abbastanza scontato che non avessero una soluzione per quell’evenienza. Dovevano fidarsi di Louis. Era l’unica soluzione. L’unica possibile.

“Esatto, è qui entrate in gioco voi” Harry indicò le streghe.

“Che tipo di gioco?” chiese Iola spalmata sul tavolo rimediando una gomitata dalla sorella.

Harry le sorrise malizioso, per niente infastidito dall’atteggiamento bizzarro della strega. Era più che altro divertito “Come procede?”

“Difficile. Faticoso. Ma ne verremo a capo” Harry annuì “Mi raccomando. E’ fondamentale!” sottolineò “Louis prenderà la pozione prima di andare, e a mezzanotte in punto voi reciterete l’incantesimo e lui si trasformerà in un cavalier splendente!”

“Non preoccuparti! Niall and the bitches witches sono sul pezzo!” il biondo incrociò le braccia al petto stile Xman, e le streghe si misero in posizione al suo fianco annuendo convinte lasciando il resto dei presenti piuttosto interdetti.

Louis sospirò.

“La cosa peggiore è che non sono sicuro di chi abbia reso imbecille chi”
 
 
***


 
Louis era sotto il portico a fumare seduto sulle scale di legno, mentre dentro le streghe mostravano ad Harry i progressi della pozione che avrebbe dovuto bere.  La testa gli stava esplodendo. Conosceva già i dettagli del piano. Harry li aveva condivisi con lui la notte prima, tranne per il piccolo particolare che avrebbe combattuto da solo. Nonostante ciò, sentirglielo ripetere alla luce del sole, fuori dalle lenzuola, senza le dita lunghe di lui tra i capelli, lo faceva sembrare terribilmente più reale e gli dava la possibilità di riflettere sull’enormità di quello che stava per succedere e di quello che avrebbe dovuto fare.

Stava per scatenare un mostro.

Stava per diventare un abominio mille volte peggiore di quelli a cui aveva giurato di dare la caccia.

Aspirò profondamente, strizzando gli occhi per il fastidio del fumo che saliva.

Quando Liam si sedette al suo fianco non si voltò neanche a guardarlo.

“Mi dispiace per l’altro giorno” Louis scosse la testa. Non era colpa sua ed era assurdo che ancora se ne facesse un problema. Era solo entrato nel momento sbagliato e se proprio avessero dovuto trovare un responsabile, allora era Louis stesso che si era distratto nel bel mezzo di uno scontro. Gli passò la sigaretta in segno di pace ma quello scosse la testa “Mary non vuole” lui alzò gli occhi al cielo “Zerbino” tossicchiò rimediando un pugno sulla spalla.

“Insomma ci siamo”

“Già” convenne  e fece passare qualche secondo prima di continuare “Ho paura Liam” l’altro lo guardò. Non era una cosa che Louis faceva di solito mostrare le sue debolezze.

“Ce la faremo, Lou” lo rassicurò “Riuscirai a fermarli”

“Non è quello che mi preoccupa” gettò il mozzicone e lo guardò “Cosa sto per diventare?”

“Louis …”

“Dobbiamo parlarne, Lì” lo interruppe “non credere che non sappia che ve lo siate domandato tutti! Non sappiamo come sarò dopo”

“Harry ha detto …”

“Neanche Harry sa cosa diventerò” gli disse “non sa cosa potrei fare. Potrei diventare un assassino, Liam, e lo sappiamo entrambi, ad Harry non importerebbe. Potrei sterminare un villaggio e lui probabilmente si ecciterebbe all’idea di scopare sui cadaveri”

Liam alzò le mani nel gesto di fermarlo chiudendo gli occhi e storcendo la faccia “Per favore! Non voglio sapere”

“Sai cosa intendo…” insistette.

Il ragazzo lo guardò. Sorrise, poggiando una mano sul suo ginocchio e quando parlò di nuovo la voce era incredibilmente seria nel tentativo di comunicare quanto credesse in quello che stava per dire “Io lo so che puoi farcela Tommo”

Louis distolse lo sguardo, puntandolo davanti a sé. Tutta quella fiducia lo faceva sentire quasi peggio. Tutti si stavano affidando a lui. Stavano riponendo le loro speranze e le loro vite in capacità che il cacciatore non era neanche sicuro di avere “Ma se non dovessi essere più io…”

“Lo sarai!”

“Ascoltami Liam” Liam socchiuse gli occhi. Sapeva cosa stava per arrivare, lo sapeva da quando la prima volta aveva scoperto cosa Louis davvero fosse.

Aveva voluto ignorarlo ma, era solo questione di tempo  e quel momento sarebbe arrivato,  Louis glielo avrebbe chiesto “Se non fossi più io, Liam, devi farlo”
“Io…” era letteralmente spaccato a metà. Conosceva la risposta a quella domanda. Sapeva cosa avrebbe dovuto dire. Cosa avrebbe detto alla fine. Ma pronunciarlo era tutta un’altra storia.

“Ti prego”

Liam incrociò gli occhi con quelli azzurri di lui, deglutì ed annuì. “Se dovesse succedere lo farò … ma non succederà” Louis sorrise di un sorriso talmente triste che gli fece male “Grazie”

“E vedi di non farlo succedere perché l’ultima cosa che voglio è un vampiro incazzato che cerca di farmi fuori”




ANGOLO DI MIKA

Salve a tutti :)
Siamo a ridosso della battaglia.
Cosa dire? E' evidente che la precarietà del momento che stanno vivendo abbia del tutto fiaccato ogni tipo di resistenza. Credo che né Louis né Harry ci stiano capendo molto attualmente!
Per quel che riguarda la promessa di Liam, suppongo fosse abbastanza ovvio che sarebbe arrivata questa richiesta e che la risposta sarebbe stata quella. Con questo non voglio dire che Liam lo farebbe sul serio ma, siamo onesti, non avrebbe potuto rispondere in altro modo e entrambi credono fermamente che quella sia la risposta giusta.
Nessuno ha il coraggio di considerare seriamente l'ipotesi che Louis possa fallire, ma la possibilità c'è, e almeno lui deve farci i conti.
Voglio che sia chiaro che il linguaggio di Louis ed Harry (in particolare di Louis), intendo tutto quello "scopare" etc è esattamente l'ultimo barlume di autopresaperilculo. Ma credo sia chiaro.
A presto, Mika!

 
  
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