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Autore: Kokky    04/05/2009    7 recensioni
Un mondo parallelo e antico, popolato da vampiri che si muovono nell'ombra e umani troppo ciechi sui nemici succhiasangue. L'esercito, i positivi e gli alchimisti sono gli unici che possono proteggere l'umanità da ciò che stanno bramando i vampiri...
Un'umana insicura. Due piccoli gemelli. Un vampiro infiltrato. Una squadra di soldati. Una signora gentile e un professore lunatico. Una bella vampira e il capo. Due Dannati. L'Imperatore e i suoi figli. Una dura vampira. E chi più ne ha più ne metta!
Di carne sul fuoco ce n'è abbastanza :)
Provare per credere!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Positive Blood' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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78 – Il rapimento

 

Eve sbarrò gli occhi dal terrore, stupita dall’arrivo di quel… vampiro. Eppure, ne era affascinata fino allo stremo: ogni singola particella di quell’essere richiamava la bellezza della perfezione.

Più che altro era l’aura che emanava, così possente, piena. Sarà stata la situazione, la penombra della stanza, poiché era da poco passato il tramonto; sarà stata proprio il carisma prepotente del vampiro, ma in qualche modo Eve rimase stregata.

Lo stupore fu presto dimenticato, e l’urlo che aveva pronto in gola rimase ingabbiato nella bocca.

Hassan mosse qualche passo verso di lei, studiandola attentamente. «La tipica bellezza nobiliare, esatto?» ironizzò, squadrandola. La donna aveva un buon profumo, non troppo intenso, che riempiva la stanza con calma e freschezza.

Eve si spostò incerta, indietreggiando un po’ verso la sua camera. “E’ un vampiro, non si trova Julia, io…”, pensò con insicurezza.

«Anche il fisico longilineo che hai, e la pelle liscia e pulita. Sei proprio una nobile che non ha visto null’altro se non il proprio palazzo.» continuò Hassan, facendo scattare il braccio verso di lei, velocissimo. Ma semplicemente, con estrema lentezza studiata, le afferrò una ciocca di capelli ricci, neri come la notte senza stelle.

«Violet? C’è qualcuno che sta guardando la finestra, adesso?» disse poi, lasciando cadere il ciuffo e spostandosi un po’ verso l’apertura che dava sul balcone. Una voce che l’umana non poteva sentire gli rispose.

Eve, intanto, lanciò un’occhiata alla sua camera, con il grande letto a baldacchino. La guardia più vicino era all’entrata delle sue stanze, troppi metri in là per poter sperare di farcela.

Hassan le si avvicinò di nuovo, tendendo la mano verso di lei. «E’ ora di andare.»

Eve lo fissò sconcertata. «Ma… dove? Perché, poi?» sbottò, facendo qualche passo verso la propria camera da letto, inutilmente. Lui le afferrò il braccio, senza stringere, eppure con una forza tale da farla fermare.

«Per beffa, no? Prendere la figlia dell’Imperatore mentre lui ce l’ha sotto il naso! Creerà il terrore generale, non trovi?»

Eve cercò di divincolarsi dalla sua stretta di acciaio; tentò di aprirgli le dita serrate, graffiandole, ma non ottenne nessun risultato. Era proprio insensibile al minimo dolore.

«Violet dice che ha sistemato le guardie, perciò sbrighiamoci, prima che qualcun altro venga a ficcare il naso. Se ci seguirai non ti torceremo un capello, stanne certa, non è nostra intenzione servirci del tuo sangue. Se opponi resistenza, però, e provi ad urlare, posso sempre rompere questo tuo bel braccio.» celiò Hassan, socchiudendo gli occhi scarlatti.

Eve avrebbe voluto gridare, però non avrebbero avuto il tempo di salvarla; Eve avrebbe voluto essere abbastanza forte da sconfiggere il vampiro, che era arguto nelle sue parole e non una bestia senza cervello, eppure era impossibile. «Davvero non mi farete del male?» domandò impaurita, spostando la testa a sinistra e a destra, alla ricerca di qualunque cosa che l’aiutasse.

«Davvero. E, al massimo, fra qualche tempo qualunque umano sarà in pericolo; sarai uguale agli altri, per una volta nella vita.» Il vampiro la trascinò fino alla finestra, insieme uscirono sul balconcino, nel buio successivo al crepuscolo di Alesia. Il Parco era immerso nella quiete, con i suoi grandi alberi attraversati appena da una leggera brezza.

«Io… non capisco. Ma va bene, non c’è nessun’altra scelta da fare.» sussurrò Eve, provando un’ultima volta a sfuggire da quelle dita di metallo.

Hassan annuì. «E’ che abbiamo un gran senso dell’umorismo, noi vampiri. Brava bimba, è l’ora di andare, mentre nessuno guarda.»

Le cinse la vita e, celere, le mise un braccio dietro le gambe, facendole piegare; poi la sollevò senza sforzo, lasciandole sfuggire un’espressione di stupore, e scattò in un balzo, atterrando fra i cespugli.

Violet era lì, con le labbra piegate in una smorfia di noia. I suoi capelli viola erano raccolti in una coda di cavallo e nascosti sotto un cappello nero.

Hassan non lasciò la presa e Eve rimase in braccio al freddo, al ghiaccio. Quell’abbraccio sapeva gelare qualunque cuore.

«Le imbavaglio la bocca, non si sa mai. Sei stato molto convincente.» borbottò Violet sottovoce, stringendo un fazzoletto fra le labbra di Eve, che non provò neanche a ribellarsi – non avrebbe vinto mai.

Chissà cosa avrebbe provato suo padre, si sarebbe alterato sicuramente, con la solita ferocia che dominava la sua rabbia, e suo fratello avrebbe cercato di farlo ragionare, tentando di trovare una soluzione. E le sue cugine avrebbero pianto, e i suoi cugini avrebbero desiderato vendetta.

«Andiamo… ci stanno aspettando con la carrozza nelle scuderie, distanti solo qualche centinaio di metri. Basta correre il più veloce possibile.» ordinò Violet quasi con stizza. Fece un cenno e scomparì nella sua corsa, invisibile a Eve.

«Ti consiglio solamente una cosa: non guardare. Chiudi gli occhi, durerà pochi secondi.» le disse Hassan, e Eve obbedì.

Sentì qualcosa alla pancia, una sensazione mai provata prima, come se l’aria – che in realtà le sferzava il volto in maniera violenta – non ci fosse più, e lei stesse galleggiando nel niente. Si aggrappò al freddo corpo del vampiro, portando la testa sul suo petto.

Si fermarono qualche istante dopo. Erano all’interno della scuderia, dove i cavalli riposavano nei propri box. Da una parte, passando da un corridoio, si arrivava in uno spiazzo dove sostavano le varie carrozze degli ospiti: lì ce n’era una dove sedeva Violet, sporta dall’apertura della finestrella.

«Hassan, poggiala qui accanto a me. Dobbiamo aspettare ‘Lia.» ordinò la bimba.

“Allora lui si chiama così.” Pensò Eve scioccamente. Fu lasciata sul sedile, vicina a quella ragazzina che aveva qualcosa d’inquietante, probabilmente il viso pallido e duro, o gli occhi di ametista.

Il silenzio d’attesa pressante calò su loro tre. Solo Violet spezzò l’aria spessa e densa di quella carrozza, per un istante: «Dicono in giro che il tuo nome porta sfortuna. Se ti rapiamo, la disgrazia si abbatterà sulla famiglia imperiale.»

Poi ridacchiò cinicamente.

Hassan non disse nulla e Eve non ribatté.

La coltre pesante del silenzio ripiombò sulla loro pelle.

 

 

L’Imperatore non fu sorpreso di vedere Armelia, il capo del S.S.E.V., al suo cospetto: sicuramente voleva discutere su come organizzare il mese successivo, dove appostarsi, cosa fare. Era proprio capitata a fagiolo.

Il servitore richiuse la porta alle spalle della donna dal volto duro e spigoloso, lasciandoli soli. Il Segretario era seduto su una delle seggiole, l’Imperatore Achille stava sulla propria poltrona; Armelia fece un piccolo inchino ai due presenti e si accomodò di fronte al Segretario.

«Il suo arrivo qui è una perfetta casualità, signorina Liddell. Mancano solamente i generali dell’esercito, che sono già in viaggio e giungeranno ad Alesia al più breve. Dobbiamo discutere del nostro piano di guerra.» esplicò l’Imperatore.

Armelia annuì, sogghignando flebilmente con la bocca carnosa e sanguigna.

Si fece spiegare in grandi linee il progetto dell’Imperatore e del Segretario, e riconobbe che era abbastanza buono, anche se sapeva che i vampiri non avrebbero mai fatto ritirata da Ilshabar fino alla Piana del Fuoco. Almeno, se così volevano gli umani: la loro specie era abbastanza potente da sconfiggerli.

Però sarebbe stato divertente distrarsi con quella lotta, e fare finta di star perdendo sarebbe stato un ottimo bluff per raggiungere la meta agognata: la sconfitta degli umani, dell’esercito che li aspettava proprio alla Piana. Sì, giocare quella partita, dando la sensazione di un’imminente vittoria all’avversario, era divertente, soprattutto se si sapeva di avere la vittoria in mano.

Armelia concluse i convenevoli, annunciò di andare a riposare nella sua proprietà vicino ad Alesia, salutò l’Imperatore e il Segretario, sorrise e se ne andò via.

Alla carrozza l’aspettavano.

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Pensavo. Con 51 preferiti – essì, siamo arrivati a questo numero esorbitante – e ben 8 seguiti, perché solo 2 recensioni? (Evviva le lamentele dell’autrice XD).

Cioè… con così tante persone che seguono, come mai solo 2 recensiscono? Io non chiedo una recensione lunga 20 righe, ma un piccolo commentino mi farebbe molto piacere. Anche solo per dire “Mi piace, questo pg mi sta simpatico, questo mi sta sulle balle XD, la storia è carina, scrivi bene, scrivi male…”, cose del genere ò_ò Non mi sembra di pretendere poi così tanto!

Non vi chiedo una recensione da giornale, un commento da giornalista serio che vive di recensioni, bensì una piccola traccia del vostro passaggio, della vostra lettura. E non è una pretesa esagerata.

Anche per chi pensa “Ma non ho niente da dire”… invece ce l’ha. Potete anche solo dirmi cosa vi ha fatto provare la lettura del capitolo nuovo! Non siete robot senza sentimenti, ma persone pensanti con un minimo di opinione.

Le recensioni sono un regalo all’autore. Come esso regala la propria storia al pubblico, le recensioni sono delle piccole chicche che lo scrittore riceve. Scambio equo.

Detto questo, spero di avervi leggermente sensibilizzato. Non mi aspetto 59 recensioni, è ovvio, ma… che ne so, 5? 10, magari? Siete così tanti, qualcuno almeno mi ascolterà. Spero.

 

Ringrazio chi ha recensito, artemis5 e Gaiotta89. A presto, Kò.

   
 
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