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Autore: Wynn    17/09/2016    0 recensioni
La storia si svolge diciannove anni dopo la battaglia di Hogwarts, ricollegandosi all'Epilogo de I Doni della Morte, e segue le vicende dei giovani maghi della celebre scuola.
Protagonista della storia è Albus Severus Potter, secondogenito del famoso Harry. La storia tuttavia non ruoterà solo attorno al giovane Potter: durante il corso della storia ci saranno pause e digressioni, per conoscere meglio altri personaggi o narrare eventi che si svolgono in altri luoghi. L'anno si prospetta insolito e indubbiamente pieno di sorprese, tra nuovo preside e nuovi studenti. E, sicuramente, nuovi misteri. Perché, sebbene diciannove anni sono estremamente lunghi, non significa che le cose siano necessariamente cambiate... Chi è che sta sferrando degli attacchi ai maghi nel mondo Babbano? Cosa nasconde Walter Davis, enigmatico nuovo preside di Hogwarts? Che sia in arrivo... una nuova minaccia?
Nota: Alcuni personaggi (Roxanne, Molly, Louis, ecc...) fanno realmente parte del mondo creato da J.K. Rowling (anche se quest'ultima non ha mai specificato la loro data di nascita), altri invece (come, per esempio, Lin e quasi tutto il corpo docenti) sono completamente inventati dalla sottoscritta
Genere: Azione, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo IV - Questioni di Famiglia

Nubi temporalesche coprivano il cielo di fine Settembre. Alzando lo sguardo verso le gocce che andavano accumulandosi sul vetro della finestra, la gatta dal pelo fulvo miagolò.
- Sì, sì, adesso ti do da mangiare - disse l'assonata voce della padrona dall'altra stanza.
Dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, la ragazza sbatté gli occhi e, osservando il mondo distorto al di là del vetro, commentò: - Piove proprio forte, eh? -
La gatta in segno di risposta scese dalla bassa sedia e si avvicinò al piattino che giaceva in un angolo.
Mentre il ticchettio della pioggia si faceva via via più intenso e il suono delle auto cominciava ad intasare l'aria del piccolo appartamento, Hope lasciò che la sua gatta si gustasse la sua scatoletta, gettando, di tanto in tanto, occhiate al bollitore.
Ci vollero un paio di minuti prima che il tè fosse pronto da gustare.
Sorseggiando a tratti la fragranza lieve del tè Oolong, lesse le ultime novità sul giornale. Niente di particolarmente significativo.
Sospirò, guardando l'orologio.
- Sono solo le otto. L'appuntamento con Nina è alle undici, quindi direi che faccio in tempo a fermarmi dal vecchio Amos. Tu che ne dici, Enki? -.
La gatta miagolò, mentre la ragazza si chiese se quel tenero ammasso di peli avesse capito quanto le aveva appena detto. E cosa avesse risposto.




La prima cosa che Al sentì, dopo aver aperto gli occhi fu il rumore della pioggia. E capì che quella giornata non poteva iniziare peggio.
Non solo si sarebbe inzuppato per raggiungere la serra, ma nel primo pomeriggio aveva appuntamento con il resto della squadra. Sarebbe stato il primo incontro ufficiale con gli altri giocatori di Quidditch di Grifondoro e, sebbene già conoscesse Derek e Victorie, aveva i brividi per l'emozione. Infine, lui e Rose avevano promesso ad Hagrid di fare un salto a trovarlo quel pomeriggio. E non voleva infrangere una promessa solo perché temeva di beccarsi un raffreddore.
Perciò sospirò e, scendendo lentamente dal letto, si preparò ad affrontare una nuova giornata.




- Ahahahah! Come mai da queste parti... professor Paciock? Ahahah! -
- Niente che ti riguardi, Pix - rispose l'insegnante, sospirando. La risata del poltergeist si diffuse sonora nell'ampio corridoio che conduceva all'Ufficio del Preside. Per qualche ragione a Neville, quella risata ricordò quella di Walter Davis. Insensata e con un eccessivo quantitativo di follia dentro.
- Ahahah! Allora... com'è il nuovo Preside? Ahahah! -
Il professore abbozzò un sorriso. - Questo speravo me lo sapessi dire tu... non sei forse quello che, più di ogni altro, prova gioia a spiare le persone e carpirne i segreti, così da poterli poi sventolare ai quattro venti? -
- Nossignore. Il nobile Pix non ha mai fatto nulla del genere... anche per me ci sono delle barriere etiche e morali -
Neville quasi scoppiò a ridere. - E quali, per esempio... nobile Pix? -
- Il bagno delle ragazze, nobile Paciocco -.
- Quello si chiama “non essere pervertiti”, nobile Pixie -
- Ahahahah! -
Con la risata di Pix alle proprie spalle, il docente bussò alla porta del Preside.
Sentì due voci all'interno. E nessuna di esse era di Walter Davis.
La persona che aprì la porta era Jasmine Deghres. L'altra voce apparteneva a Artemisia Eiswindell.
- Oh, professor Paciock! Se desidera vedere il Preside, sappia che non è qui al momento -. Nella voce della collega di Trasfigurazione era presente una vena di perplessità.
- Davvero? Ha idea di quando sarà nuovamente, diciamo, disponibile e in ufficio? -
- No - rispose fredda l'altra donna. - E non sappiamo dove si trovi al momento - aggiunse, prevedendo un'eventuale domanda.
- Professoressa Eiswindell! Cioè, professor Paciock, non è che lo volessimo nascondere, è solo che... -
- ... Se si sapesse che il Preside è assente da una settimana scoppierebbe il panico tra gli studenti, non trova? -. Il tono con cui l'insegnante di Pozioni pronunciò quelle parole sembrava essere carico di un misto di allegria, malizia e, Neville rabbrividì, sadismo.
Era evidente che tali informazioni erano top secret, ma ciò sembrava non contare per quella fredda presenza che sorrideva al centro della sala, comodamente appoggiata al tavolo dell'Ufficio.
Sono io che sono matto o è il mondo che mi circonda che sta impazzendo?... Neville Paciock non avrebbe saputo dirlo con precisione.
Al confronto, il viso paonazzo e i capelli in disordine della collega di Trasfigurazione assunsero quasi una nota comica.
- In ogni caso, credo che toglierò il disturbo, allora. Non dirò a nessuno della scomparsa del Preside, quindi può stare tranquilla Professoressa Deghres - la rassicurò il docente di Erbologia. - Arrivederci -.




- Sei stato incredibile! -. La voce di Rose riecheggiò negli ampi sotterranei.
- Grazie, ma... non capisco... non mi sembra di aver fatto niente di così straordinario... - mormorò imbarazzato Al.
- … intendi a parte il fatto di aver preparato la migliore Pozione Dilatante della classe? -. La ragazza dai ricci rossi lo guardava emozionata.
- Rose, non ho idea di come io abbia fatto, credimi... si è trattato solo di fortuna... - le ripeté il ragazzo.
- Sì, certo, solo fortuna, dice il tipo... -. Una voce acida raggiunse i due Grifondoro, qualche metro più in alto.
I due ragazzi alzarono lo sguardo. - Ma certo, perché lo sappiamo entrambi quanto siano fortunati i Potter e i Weasley, non è vero, Denise? - rispose una roca voce maschile.
In cima alla rampa di scale, vi erano fermi due Serpeverde, il volto deformato dal disprezzo.
- Così fortunati da poter saltare le lezioni di Volo - commentò la ragazza, i capelli ricci lunghi fino alla vita, con una risatina acuta.
Rose s'irrigidì.
- O da essere ammessi nella squadra all'istante - aggiunse il ragazzo.
Al strinse i pugni. Ignorali, si disse ti stanno importunando perché sperano che tu ti arrabbi. La cosa migliore in questi casi è non dargliela vinta e mantenere la calma.
- Ah, ma vedo che i V.I.P. girano in branco! Anche quelli che dovrebbero vergognarsi... - continuò il Serpeverde.
Al corrugò la fronte. Rose si voltò indietro e si sorprese di trovare una chioma bionda, con gli occhi azzurri piantati sul proprio paio di scarpe, alle loro spalle.
- Oh, scusate, non volevamo offendervi! - esclamò sarcastica Denise.
Il Serpeverde fece una finta espressione sorpresa. - Non sapevamo che foste ancora qui... ditemi i figli di persone famose possono permettersi di arrivare in ritardo a lezione e passarla liscia? -
Una doppia risata costrinse Scorpius a mordersi il labbro.
Perché non si fanno i fatti loro?, pensò Rose.
Una voce decisa interruppe il discorso. - E tu Jeff? Perché sei ancora qui? O pensi di poter saltare la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure? Perché se è così sappi che non credo che il professor Red sarà felice di saperlo -
Con sguardi truci i due bulletti si voltarono alle loro spalle.
- Tsk. E chi ti credi di essere tu? -. Nonostante si rivolgesse ad un'alunna della sua stessa Casa, nel tono di Denise vi era un disprezzo pari a quello mostrato per i tre Grifondoro.
- Io? Proprio nessuno. Io non sono nessuno. E non cerco di essere qualcuno, prendendomi gioco di altri. E tu, invece? Cosa credi che ti dia il diritto di criticare qualcuno? -. L'espressione con cui pronunciò quelle parole era determinata e seria.
- Bla, bla, bla - starnazzò Denise.
- Cerchi problemi? - replicò invece Jeff.
- Affatto -. Un sorriso sbucò sul volto della ragazza. - Non sono io quella che infastidisce dei compagni... -
- Compagni!? Forse ti sei persa un particolare, ciccia: questi qui sono Grifondoro - l'interruppe il ragazzo.
- E allora? -. La voce ferma della Serpeverde dai capelli corti riecheggiò, forte e austera.
Le risate dei due Serpeverde ruppero il breve silenzio. - Pff... non so chi tu sia, ma di certo hai uno strano senso dell'umorismo... oppure Cioccorane al posto del cervello! -
- Credo di non avere né uno né l'altro... ritentate, magari sarete più fortunati. Ma attenti: vi rimane solo un altro tentativo -
- E se sbaglio ancora una volta cosa succede? -. Al dì sotto del pesante strato di sicurezza di Jeff cominciava ad aprirsi una crepa, Rose poteva sentirlo.
- Preferiresti non saperlo - rispose la ragazza. - Ora però fareste meglio ad andare. Dopotutto - aggiunse. - voi non siete molto veloci quando si tratta di andare a lezione, o sbaglio? -
- Questa me la lego al dito - mormorò il Serpeverde, mentre si allontanava dalle scale dei Sotterranei. - Scoprirò il tuo nome e lo inserirò nella mia lista nera! - aggiunse Denise, seguendo l'amico.
- Non serve che tu lo scopra. Il mio nome è Emi Ghess - replicò la voce alle loro spalle. - Se ti va, inseriscilo pure – e così dicendo, sorpassò veloce l'altra ragazza.




- Ehi! -
Ron sospirò. Doveva aspettarselo. Voltandosi cercò di mostrarsi il più indifferente possibile. - Cosa c'è, Perce? -
Percy sembrava tutt'altro che tranquillo, anzi, ancora più irrequieto di Bill, che stava mordendosi il labbro alle sue spalle. - Questo dovrei essere io a chiederlo! Senti, sappiamo esattamente che, sebbene agli occhi della stampa, ti sia dimesso sei anni fa, stai ancora lavorando come Auror. Non conosco i dettagli, però so che non ha mai smesso di aiutare quelli del Dipartimento. Detto questo, mi sembra chiaro che tu sappia cosa sia successo -
- Ed è qui che ti sbagli. - Il mago scosse la testa. Far finta che non sapesse cosa volessero, avrebbe solo fatto perdere tempo, a loro come a lui. - Nessuno di noi ha esattamente idea di cosa stia succedendo. Quindi se sperate che vi dia delle risposte, beh, sorpresa! Non ho niente da darvi! Solo qualche Gelatina Tutti i Gusti +1 e... -.
- Ronald -. La voce roca di Bill causò una fitta a suo fratello. - Non pretendiamo che tu abbia tutte le risposte solo... se hai solo anche un briciolo di idee a riguardo, qualche congettura... ti prego... -
- Sappiamo entrambi che, anche volendo, Harry non può rivelarci niente, essendo Capo del Dipartimento... ma tu... -.
Evitando gli sguardi degli altri due, Ron sospirò nuovamente. - Questa è solo una teoria: non ci sono prove certe a suo favore, né tanto meno ci sono dei sospettati, ciò nonostante devo chiedervi il massimo riserbo per quanto vi sto per dire, chiaro? -
I due uomini dai capelli grigio-rossi annuirono.
- Innanzitutto... quanto è successo a Fleur non è un caso isolato. Non è né il primo né l'ultimo degli attacchi a maghi mentre questi si trovavano nel Mondo Babbano. Il numero di maghi attaccati supera ormai la ventina e non ho idea di quanto tempo ci vorrà prima che qualche giornalista lo scopra e lo sbandieri ai quattro venti. Le vittime hanno un'unica caratteristica in comune: non sono pienamente umane -.
- Ma Fleur... - iniziò Bill, perplesso, ma il fratello gli fece segno di tacere.
Ron si affrettò a spiegare. - La nonna di Fleur era una Veela. Sangue di Veela scorre nelle sue vene. La maggior parte delle vittime erano mezzi-giganti, licantropi, vampiri o metamorphomagus. E - aggiunse, non senza una nota di disgusto. - anche qualche mezza-megera -.
- Aspetta un attimo, ma se così fosse perché richiamare i Mangiamorte? Cioè voglio dire... alcuni di loro non erano umani al 100%! -.
Ron aveva previsto la domanda di Percy, in parte perché se l'era posta egli stesso. - Ed è qui che arriva la parte dove le certezze lascian posto alle ipotesi. Fin ora si sono fatte quattro congetture.
La prima teoria è che l'artefice degli attacchi ignori la natura semi-umana di molti Mangiamorte. Altamente improbabile, visto che in pochi ignorano la fama licantropa di Fenrir Greyback.
La seconda ipotesi è che il colpevole non esiti a schierare creature semi-umane contro le sue vittime. Plausibile, per quanto suoni strano a dirsi.
La terza è quella che i due incidenti non siano collegati. La maggior parte dei miei colleghi è favorevole a questa ipotesi... -
E la quarta? - La voce di Percy suonava tremula, nel silenzio della cucina della Tana.
- La quarta è un idea che è venuta in mente a Do Suk... è la più improbabile di tutte e, di certo, la più pessimistica... -
- Qual è? -
- Gli attacchi e il richiamo dei Mangiamorte sono opera di una stessa persona. Ma non sono il suo scopo principale. Potrebbero essere solo campanelli d'allarme... o, peggio ancora, nient'altro che meri diversivi... -




- Ben arrivati! Vedo che nonostante il brutto tempo siete riusciti a venire tutti e ve ne sono grata - la voce di Victorie Weasley era sincera e ottimista. - Purtroppo però non potremmo fare alcun allenamento: sarebbe troppo pericoloso. Perciò useremo il tempo a nostra disposizione per presentarci al nuovo compagno, per spiegarli qualche tecnica e per elaborare nuovi piani e strategie. Se qualcuno ha qualche dubbio in proposito o si trova in disaccordo, non esiti a dirlo, sono stata chiara? -. Al osservò con ammirazione la cugina. Sin da piccola, aveva avuto il temperamento adatto ad una leader e la determinazione e la fierezza che esprimeva, nella sua divisa da Portiere, confermavano le ipotesi in proposito: Victorie aveva la stoffa del comandante.
Intimorito il giovane Grifondoro, si presentò. - M-Mi chiamo Albus Severus Potter e, a partire da oggi, sarò il nuovo cercatore di Grifondoro... piacere di conoscervi! -
- Stai tranquillo, Sev - lo rassicurò Derek, agitando la sua mazza da Battitore. - Qui non si pratica alcuna forma di cannibalismo. Vero, ragazzi? -
L'altro Battitore, che Al scoprì essere al sesto anno, annuì. - Mi chiamo Dick, molto piacere – disse tranquillo.
- Io sono Greg, cacciatore - esclamò, con un po' troppo impeto, il ragazzo al suo fianco.
- Di Pluffe come di fanciulle... - commentò Derek.
- Osi forse accusarmi di essere uno sciupafemmine, Derek? - replicò l'altro.
- No, solo un pervertito - replicò un'altra figura. Ci volle un po', prima che Al capisse che quella voce apparteneva alla persona dai capelli corti e lo sguardo determinato, dietro di lui. Persona che aveva erroneamente scambiato per un ragazzo.
- Io sono Nyl e la ragazza che non spiccica una parola qui accanto è Taira. Siamo al secondo anno, mentre quell'idiota pervertito è, in qualche modo a me ignoto, riuscito ad arrivare al quinto anno. Se ignori il fatto che ha la tendenza ad adescare ogni ragazza che si avvicina, può essere considerato un buon compagno di squadra - si presentò la Grifondoro, mentre l'amica dai capelli neri e i grandi occhi faceva un piccolo sorriso in direzione di Al.
- Ha parlato l'elemento più ambiguo della squadra – rispose irritato Greg, squadrando Nyl.
Mentre i due cacciatori iniziavano un vivace battibecco, Victorie spiego ad Al che, sebbene quei due litigassero così fin dal primo giorno in cui si erano incontrati, quando si trattava di passarsi la Pluffa erano un'accoppiata vincente. - Non appena potremo fare un po' di pratica, capirai cosa intendo – sottolineò la ragazza. Al sperò, dentro di sé, che smettesse di piovere il prima possibile.




- Signor Amos? Sono Hope, come sta? -
Mentre la donna dai capelli castani appoggiava l'ombrello fradicio, il vecchio proprietario della casa stava rileggendo quelle che avevano tutto l'aspetto di essere delle vecchie lettere.
I vecchi occhi stanchi dell'uomo erano arrossati.
- Signor Amos! Cosa le è successo? Se posso fare qualcosa per aiu... -
- Oh, non c'è nulla che tu possa fare, cara. Sono vecchio e i vecchi non possono fare nulla eccetto rivangare il passato. Sebbene esso sia spesso doloroso -. L'uomo tossì.
- Signor Amos! - Hope tirò fuori dalla borsa una bottiglia di acqua naturale e, dopo averla aperta, la porse velocemente al padrone di casa. - Non deve stancarsi troppo. Nelle sue condizioni, non dovrebbe sforzarsi di parlare più del necessario. -
Amos scosse la testa, rifiutando la bottiglia. - Non è niente, Hope. Non è niente... -
La ragazza richiuse la bottiglia, ma non si tranquillizzò. Gettò di sfuggita un'occhiata ai fogli sul tavolo. Erano piuttosto vecchi e la calligrafia minuta era resa quasi illeggibile a causa delle innumerevoli lacrime cadute su quei fogli così particolari che sembravano fatti di pergamena.
Hope sapeva che il signor Amos aveva perso sia la moglie che l'unico figlio molti anni prima che si incontrassero.
Quando quindici anni prima, si era trasferita nella casetta di fronte ad Amos, quel vecchio signore l'aveva aiutata ad abituarsi alla vita di città. Per una ragazza proveniente dalla campagna ed insicura come lei, l'aiuto del vicino era stato di grande appoggio. Per questo, anche dopo essersi trasferita, non appena aveva un attimo libero, passava dal suo ex-vicino a fargli un saluto. Col passare degli anni, la salute del signor Amos era andata peggiorando, così come erano aumentate le sue crisi depressive. Sempre più spesso Hope sorprendeva quel vecchio e stanco uomo intento a guardare vecchie fotografie o strani abiti impolverati. A volte la curiosità l'aveva spinta a chiedere spiegazioni a quell'uomo che aveva vissuto solo e isolato per così tanto tempo, ma si era sempre rimangiata le domande, per paura di ferire il suo vicino. Dopotutto, non erano cose che la riguardavano.
- Dimmi Hope... - chiese ad un certo punto l'uomo. - Tu credi alla magia? -
La giovane si stupì della domanda. Come mai mi fa una domanda tanto insolita?
Nel dubbio decise di assecondarlo. - Dipende da cosa intende...voglio dire... con il termine magia intende trucchi di prestigio e robe del genere? -
Amos grugnì. - Quelle sono solo frottole. Intendo la magia, quella vera... sai tipo quella delle favole babbane e robe del genere... -
Hope corrugò la fronte. Cosa vuol dire babbane?. Sempre più spesso aveva sentito pronunciare parole del genere: babbano, purosangue, mezzosangue... all'iniziò pensava che il signor Amos avesse una passione per i cavalli, ma col passare del tempo cominciò a capire che non era di equini che stava parlando.
- Se si tratta di fiabe... beh, allora penso proprio che la mia risposta sia no. Ho smesso di credere alle fiabe molto in fretta -
Il vecchio corrugò la fronte. - E come mai? -
- Perché le fiabe finiscono sempre con un lieto fine, no? “E vissero per sempre tutti felici e contenti”, fine della faccenda... ma dopo? Cosa succede dopo la parola fine? Davvero vissero per sempre? Ed erano tutti contenti veramente? La verità è che favole e realtà sono due mondi talmente diversi che confonderli non può portare a nient'altro che delusioni -
Amos annuì. - Su questo sono d'accordo con te. Nessuno può vivere per sempre. Ed è impossibile che tutti siano felici... tuttavia, talvolta trovo piacevole rifugiarmi nelle fiabe. Può suonare ridicolo, ma l'illusione data dalla felicità altrui, può farci sentire un po' meno soli, non credi anche tu? -
Mentre la pioggia continuava a distorcere il mondo al di là del vetro della finestra, la ragazza annuì.

   
 
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