Capitolo
3
Faceva un caldo bestiale fuori
nel cortile, ma
dentro la fortezza non sarebbe cambiato poi molto.
Mi guardai intorno e
sbuffai: l’ “arena” non mi era mai
piaciuta come posto, ma quando ti sfidavano
non potevi fare altro che accettare, a meno che non volessi essere
considerato
un vigliacco...
Ah, non immaginatevi cose
grandiose: l’arena era un piccolo recinto nel cortile della
fortezza, dove si
sfidavano i vari assassini ed ogni tanto vi si organizzavano veri e
propri tornei.
All’improvviso mi
riconnessi al mondo reale e cercai di non distrarmi nuovamente. Davanti
a me mi
ritrovavo un ragazzo, doveva avere all’incirca la mia stessa
età. Aveva un
sorriso beffardo sul volto e già prima che parlasse, sapevo
perchè mi aveva sfidato:
voleva dimostrare che l’assassina, cioè io, non
era affatto imbattibile, che
avevo vinto fino ad allora perchè avevo combattuto contro
delle schiappe.
Pensatela come volete, ma almeno la prima parte era vera: nessuno mi
aveva
ancora battuta.
-Non vincerai questa
volta...
-Mmm? Ah, si certo...
-Però sei pur sempre una
donna, anche se molto particolare. Cercherò di non farti
troppo male.
-Idem.
Mi si avvicinò e mi
sussurrò all’orecchio.
-Se vuoi dopo potrai
rivendicarti della sconfitta...magari in camera mia.
Mi avvicinai ancora e gli
sussurrai flebilmente con fare provocatorio
-Prima battimi. Poi
vedremo chi si dovrà rivendicare.
Quell’idiota rimase sul
posto, con un’espressione sul volto davvero adirata ma anche
divertita mentre
mi guardava fare il giro dell’arena e mettermi in posizione
per la sfida.
L’assassino che fungeva da
arbitro allora fece un fischio, era l’inizio.
Il ragazzo impugnò la sua
spada e mi fece segno di colpire per prima...mmm, non mi era mai
piaciuto
cominciare. Quindi presi un coltellino dalla cintura e mirai al suo
volto,
però, prima di lanciarlo, vidi fra la folla che si era
riunita Salim che
cominciò a urlare.
-Dai, ce la puoi fare
Ko...
Allora lanciai il coltello
che sfiorò la guancia del mio avversario ed andò
dritta verso Salim: volò ad un
centimetro dalla sua testa ed il moccioso interruppe immediatamente la
sua
incitazione quando sentì l’arma sibilare accanto a
sé e conficcarsi nel muro
alle sue spalle.
Maledetto
ragazzino...non sa mai stare con la bocca
chiusa?
-Ah ah, hai sbagliato
mira, eh? Allora comincio io, se ne hai tanta voglia.
Gli sorrisi mentre alzava
la spada corta e cominciava a correre.
-Non desideravo altro...
Quando arrivò cercò di
ferirmi al fianco, ma io girai su me stessa evitandolo e presi la mia
spada appoggiata
alla recinzione. Allora cercai l’arma del mio avversario e,
quando la trovai,
mi ci accanii contro. Non usavo neanche la metà della mia
forza, in quel caso
cercavo solo di confonderlo con una stoccata e dopo mi spostavo
velocemente
alle sue spalle. Questo giochino andò avanti per qualche
minuto, fino a quando
non si vide che il ragazzo era entrato nel pallone.
E’
il momento di farla finita...
Mi leccai le labbra
cominciai ad attaccarlo un pò più violentemente e
dopo qualche colpo ben
assestato, e parato malamente da lui, mi spostai con leggerezza alle
sue spalle
e con un piede lo feci cadere a testa in giù nel terreno.
-Allora, chi vuole adesso
la rivincita?- Gli chiesi con sarcasmo sfiorandogli il collo con la
punta della
spada.
Dopo che l’arbitro fischiò
la fine del duello, misi la spada nella cinta e mi avviai verso Salim.
La folla cominciò ad
andarsene, ma si fermò all’improvviso, peccato che
io non me ne accorsi, dato
che avevo gli occhi chiusi. Poi sentii un urlo alle mie spalle e feci
appena in
tempo a girarmi per vedere il mio avversario che urlava con la spada
alzata e
che correva verso di me.
Cercai la spada nella mia
cinta, ma si era incastrata. Allora la presi con tutte e due le mani,
in modo
da poterla sbloccare e poter combattere: era la mia unica arma efficace
in un
combattimento corpo a corpo.
Ero nel panico assoluto
quando quell’idiota si accasciò al suolo.
Mi girai di colpo e vidi
un Salim un pò arrabbiato che si avviava verso di me. Poi
vidi che l’idiota
perdeva sangue: aveva il mio coltello piantato fin in
profondità nella spalla.
Mi chinai su di lui e
guardai un attimo la ferita, poi estrassi con tutta la violenza
possibile il
mio coltello dal suo corpo, sorridendo mentre urlava.
-Questo è mio...e Salim...
Mi voltai verso di lui che
ormai era fermo alle mie spalle.
Sussurrai un timido
grazie, ma poi mi accanii anche su di lui.
-Ce l’avrei fatta lo
stesso!
-Eh, si è visto!
-E poi chi ti ha dato il
permesso di usare le mie armi? Usa le tue!
-Ma se mi stavi per bucare
la testa con quella prima! Che permesso ti dovevo chiedere? Ah, la
gratitudine
di questi tempi non esiste più...
-Gratitudine un corno!- E
nel frattempo stavamo uscendo dall’arena, dimentichi del
ferito.
-Per fa...vore,
aiutatemi!- disse con voce flebile.
Io mi girai e lo guardai
di sbieco: prima di quella mattina era considerato come uno dei
più promettenti
assassini, o almeno così mi avevano detto. Adesso non era
altro che un verme
strisciante...si, lo so, gli assassini agiscono per natura
nell’ombra e
attaccano quasi sempre alle spalle, ma la setta ha conservato sempre un
suo
codice d’onore: in un duello mai agire in modo da essere
considerati dei
vigliacchi, specialmente se si sta duellando con un proprio collega.
-Non meriti nessuna pietà,
vigliacco.
Fosse stato per me, lo
avrei davvero lasciato marcire lì, ma Salim aveva
già detto ad un ragazzino lì
vicino di chiamare qualcuno e portarlo in infermeria.
-Secondo te, cosa gli
succederà?- Mi disse Salim appena lo raggiunsi.
-Boh, come minimo il
Maestro lo relegherà al più basso livello dei
novizi...
-Uh, che bello! Potrò dare
ordini ad un mio ex-superiore!- Scherzò il moccioso mentre
riprendevamo a
camminare.
-Calmati e ricordati che
anche tu sei un novellino.
-Uffa, con te mai un
momento di gioia per un povero, piccolo e indifeso assassino.
Povero, piccolo e indifeso
assassino? Sorrisi quando sentii quelle parole. Piccolo lo era, eccome,
ma
indifeso...? Non credevo proprio.
-E’ così perchè è quello
che ti meriti.
Presi la mira del
fantoccio che distava circa
Mi rilassai un attimo ed esaminai
il mio operato: i coltellini avevano formato una linea verticale
perfetta e la
potenza era abbastanza anche per farli penetrare in
profondità in un uomo
adulto. Per non parlare poi della mira.
Insomma, tutto secondo i
calcoli.
Allora cominciai a camminare
per recuperare le piccole armi e appena le raggiunsi le raccolsi
immediatamente.
Dopo il combattimento di quella mattina avevo avuto una gran voglia di
allenarmi con i coltelli da lancio ed inoltre avevo bisogno di starmene
un pò
da sola. E quale migliore occasione di quella? Come dire: due piccioni
con una
fava! Quindi andai avanti con l’allenamento per almeno
un’ora fino a quando non
sentii una voce che mi distrasse a tal punto da non mandare a segno
nessuna
arma.
-EHIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!
Era Salim, la sua voce era
riconoscibilissima, ed ero altrettanto sicura che stesse cercando me,
però...
-Ehi cretino.
Dissi poggiandogli una
mano sulla spalla e lui si girò immediatamente con la faccia
di uno che aveva
appena visto un fantasma.
-ARGH! MA SEI IMPAZZITA?
MI VUOI FARE MORIRE DI INFARTO?
-Ehm...perchè non la
smetti di gridare? Così magari diamo meno spettacolo...
-Non ci vede nessuno
tanto...
-Ma non credo che sia
difficile sentirti...
Salim allora poggiò le
mani sulle ginocchia e si curvò un attimo per riprendersi
dallo spavento e in
quel momento notai che aveva il cappuccio calato sul volto.
-Salim, quello si deve
mettere solo in missione.
Il moccioso si rialzò e mi
guardò stranito.
-Ah, ma perchè sei così
bagnato?
Salim a questo punto mi
guardò come se fossi una pazza.
-Ehm...Kores...guarda che
sta piovendo e credo che se continui a stare qui fuori ti beccherai la
polmonite.
A circa metà frase mi
toccai il volto e notai solo in quel momento che ero anche
più fradicia del
moccioso e che tutto intorno a me pioveva a dirotto.
-Ah, non me ne ero
accorta.
Risposi alla sua
espressione preoccupata con una voce atona.
-Ehi, Kores, ma che ti
prende? Come hai fatto a non accorgertene? E’ da almeno due
ore che sei qui
fuori.
-Mmh, quando mi concentro
potrebbe esserci il diluvio universale ma non me ne accorgerei.
Lo dissi con un piccolo
sorriso, tanto per rassicurarlo che la mia salute mentale era apposto.
-Kores...
-No, dai non è niente!
Anzi entriamo che sennò mi viene un raffreddore!
-Kores.
Questa volta è come se me
lo avesse imposto: aveva un’espressione seria in volto e il
suo perenne sorriso
era scomparso.
-Faccio tanto schifo a
dire bugie?- chiesi con sarcasmo.
-Oppure io sono
eccezionale!
-Va bene, ho capito,
faccio schifo!
-Ma...! Comunque, lasciamo
perdere...e adesso mi devi delle spiegazioni.
Sbuffai voltandomi a
guardare la fortezza in modo da dare le spalle al giovane assassino.
Non volevo
che mi guardasse in volto, non sapevo come avrebbe reagito il mio viso
a quel
discorso...
-Niente, sono solo un pò
depressa, forse anche delusa...
Aspettai in silenzio un
pò, sperando magari che Salim rinunciasse in questo intento
e che mi lasciasse
da sola con i miei pensieri. E nel mentre mi avvicinai di qualche passo
alle
mura della costruzione per esaminare attentamente anche le
più piccole crepe.
Non ci avevo mai fatto caso, ma solo in quel momento capii quanto
fossero
vecchie quelle mura...
-Abbiamo fatto qualche
passo avanti ma ancora non ci siamo.
Mai
che capisca quando è il momento di stare zitto?
-Una
persona...è partita
un pò di tempo fa e mi aveva promesso che sarebbe ritornata,
ma ormai...dubito
che sia ancora viva...
La mia voce si fece sempre
più melanconica fino a quando non sentii il naso pizzicarmi
per le lacrime che
volevano uscire dagli occhi contro la mia volontà. Quindi
gli occhi
cominciarono a diventarmi umidi e forse un pò rossi, ma mi
imposi un pò di
autocontrollo e quei sintomi di pianto scomparvero.
Mentre parlavo avevo
continuato ad esaminare minuziosamente il muro, ma adesso mi voltai a
guardare
il ragazzo in faccia e mi sorpresi rendendomi conto di una cosa.
Io
sono una sua superiore, perchè gli sto ancora
dietro?
Scossi la testa
agitata:
no, non dovevo pensarci.
-Ehi, Kores...ma
cos’hai...?
E nel mentre starnutii.
-Ecco, visto cosa succede
se stai tutto questo tempo fuori sotto la pioggia?
Lo guardai un attimo:
dalla serietà fatta persona si era tramutato di nuovo nel
buffone che mi faceva
ridere così tanto...e quindi feci una breve risata.
-Oh mio Dio...
Salim adesso era davvero
preoccupato, mentre mi veniva incontro di corsa e mentre mi poggiava
una mano
sulla fronte.
-Kores stai delirando! Non
mi dire che adesso hai anche la febbre?!?
Io continuai a ridere
ancora più forte, aumentando le sue preoccupazioni.
Allora Salim tolse la sua
mano dalla mia fronte e mi alzò sul capo il cappuccio e me
lo mise in modo da
coprire completamente il mio volto per proteggermi meglio dalla pioggia.
Mi calmai un attimo
ritornando seria, anche se mi fu molto difficile.
-Ehi, moccioso.
-Mmm? Cosa c’è?
-Non chiamarmi mai più con
il mio nome.
Anche se il cappuccio mi
ricopriva completamente il volto, non avrebbe dovuto un grande sforzo
di
immaginazione per capire quanto la mia faccia fosse seria.
-Sembra quasi una
minaccia...
-Infatti lo è.
-Eh,eh,eh...ma dai...non
fare così, sarà sicuramente la febbre!
-Credilo, ma a tuo rischio
e pericolo.
Intanto cominciai ad
avviarmi verso l’ingresso della fortezza e Salim mi seguiva
pochi metri dietro.
-Mi fai paura!
-Bene. Comunque ti ho
avvertito, poi non piagnucolare se...
-Eddai! Non fare così!
Allora mi fermai e mi
voltai verso di lui improvvisamente.
-Tu fallo ancora e ti
renderò la vita impossibile.
Salim quasi balzò e
cominciò a ridere un pò istericamente, aveva
imparato cosa significava farmi
arrabbiare.
-E allora come ti chiamo?
-Semplice, non chiamarmi.
Ti complichi la vita per così poco?
-Eh? No, no...ah! Ti darò
un soprannome! Mmm...quale potrei darti? Vediamo...
Sospirai quando mi girai e
ricominciai a camminare lasciandolo solo con le sue considerazioni.
-Allora...ehm...lo sai che
è difficile? Che ne dici di coniglietta?
Vuole
morire...
Appena sentii la sua
prima
proposta smisi di ascoltarlo e rinunciai ad ogni minaccia che mi era
venuta in
testa.
Ormai avevo raggiunto il
cancello che divideva la fortezza degli assassini dalla piuttosto breve
strada
che portava al villaggio di Masyaf.
Strano
però che è aperto a quest’ora...ormai
il
tramonto è quasi calato! Dovrebbe essere chiuso da un
pezzo...
Iniziai un
pò a correre
per chiedere spiegazioni agli assassini che facevano la guardia quel
giorno fino
a quando vidi tre cavalli che camminavano beatamente in direzione della
stalla.
Rallentai il passo. Ah, assassini di ritorno
da una missione,
certo...
Quel pensiero mi ricordò
il motivo della mia piccola depressione e mi persi nei miei pensieri
quando
notai che il cavallo che era dinanzi agli altri mi era stranamente
familiare.
Quel
manto bianco ed immacolato...
E poi quel profilo,
quel
portamento...non c’erano dubbi, era lui.
Mi fermai completamente
non sapendo cosa fare, essendo stata presa alla sprovvista. Alle mie
spalle
c’era Salim che continuava con le sue considerazioni,
evidentemente non si era
accorto del mio comportamento.
-...no, quello no, è
troppo sdolcinato! Allora che ne dici di coniglietta, eh? Non
è carino?
Se me lo avesse detto in
un altro momento gli avrei chiesto cosa c’è di
più sdolcinato e idiota di
“coniglietta” come soprannome per
un’assassina, ma al momento nemmeno lo
sentivo.
Alla fine il moccioso
sbattè contro le mie spalle facendomi fare qualche passo in
avanti a causa
della spinta.
-Ehi, cosa succede?
-E’...è qui.
Ciao a tutti!!!
Allora...devo un
ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno recensito il capitolo
precedente e che non hanno tolto questa piccola storia dai preferiti!
(Grazie!!!!!!) Scusate ma non ho tempo di rispondere alle
recensioni...mi farò perdonare(spero!XD).
Comunque, scusatemi
per questo capitolo che sinceramente non mi è piaciuto
molto, ma per me è stato importante perchè
è il primissimo duello a cui ho anche solamente pensato! Mi
raccomadno ditemi come è andato quello! *_*
Vabbè, ci
vediamo! Al prossimo capitolo!
Un bacio dalla vostra
Phantom G! XD