Capitolo 4- “Una giornata un po’ movimentata”
Agosto
e le vacanze estive erano ormai alle porte e gli studenti
dell’Accademia, dopo aver sostenuto i tanto temuti esami di
fine
trimestre, si stavano godendo gli ultimi giorni di scuola
sull’isola,
prima di poter tornare a casa dalle famiglie. Le giornate si erano
allungate parecchio e anche il clima si era fatto ancora più
torrido, tanto che gli studenti preferivano trascorrere il loro tempo
in spiaggia, piuttosto che all’interno del campus.
Quel
giorno Yomi era stata chiamata dal cancelliere. Al telefono
l’uomo
non aveva detto granché, eccetto che doveva vederla
urgentemente, e
la ragazza non aveva fatto domande. Sebbene non avesse la
più
pallida idea del motivo che si celava dietro quella chiamata, non si
preoccupava più di tanto. Sapeva che non aveva fatto niente
di grave
e, dopo essere stata rimproverata da Zane qualche mese prima, aveva
anche smesso di gironzolare intorno al dormitorio abbandonato. Per
quanto riguardava Alexis, la ragazza aveva promesso che non ne
avrebbe fatto parola con nessuno e Yomi le aveva creduto.
Così,
quella mattina del 31 luglio, la studentessa del secondo anno si
stava dirigendo verso l’ufficio di Sheppard, senza sapere del
perché l’uomo volesse vederla.
Una
volta giunta di fronte alla porta della stanza, bussò
leggermente ed
entrò, senza nemmeno attendere una risposta da parte del
cancelliere.
-Volevate
vedermi?-fece, una volta entrata.
L’uomo
pelato era in piedi, accanto alla poltrona, con le spalle rivolte
alla porta e lo sguardo fisso sulla vetrata che si trovava dietro
alla scrivania. Stava osservando interessato un puntino blu e rosa
che si trovava proprio di fronte all’ingresso della scuola e
non si
era ancora accorto che la giovane era appena entrata.
-Dovrei
comprarle un furgoncino nuovo…-mormorò, tra
sé e sé, continuando
a guardare fuori dalla finestra.
-Cancelliere?-fece
Yomi, cercando di attirare l’attenzione dell’uomo.
Ci riuscì,
tanto che Sheppard sussultò leggermente, girandosi di scatto
verso
la sua studentessa.
-Yomi!
Da quanto tempo sei qui?
-Sono
appena entrata… Piuttosto, volevate dirmi qualcosa?
-Ah,
sì! Menomale che sei venuta subito! Ho bisogno che tu mi
faccia un
favore…-disse l’uomo, mentre si avvicinava alla
scrivania.
-Un
favore?-chiese Yomi, tirando inconsciamente un sospiro di sollievo.
Era abbastanza sicura che nessuno avesse scoperto della sua
incursione notturna al dormitorio abbandonato, ma, in fondo, non ne
era certa e il dubbio che qualcuno avesse potuto vederla aveva
continuato a tormentarla per tutto il tempo.
-Si
tratta di Chumley…-continuò l’altro.
-Chumley?
Cos’è successo?
-Non
si è mai presentato a lezione e non ha sostenuto il test di
fine
trimestre. Probabilmente non ha digerito il fatto di essere stato
bocciato l’anno scorso, nonostante tutto il suo
impegno…
-In
effetti, da quando ha saputo di essere stato bocciato, ha iniziato a
chiudersi in camera sua, cercando di evitare tutti gli altri
studenti. E so anche che non è mai andato a
lezione…
-Se
continua così sarò costretto a bocciarlo di nuovo
e questa volta
non potrà più ripetere l’anno qui. Per
questo vorrei che ci
parlassi tu. Sei sua amica; sono sicuro che sapresti come aiutarlo!
-Non
vedo come potrei aiutarlo… Da quando è riniziato
l’anno, non
l’ho ancora visto, né l’ho mai chiamato.
L’ho praticamente
abbandonato, perciò non vedo come potrei essere
d’aiuto.
Probabilmente mi odia pure…
-Finché
non ci provi, non puoi saperlo! Se è veramente tuo amico,
sono
sicuro che capirà.
-Non
sarebbe meglio se ci parlaste voi professori?
-Non
credo che questo sia un problema che noi professori possiamo
risolvere. Se si rifiuta di venire a lezione è
perché non si fida
di noi e, in questo momento, lui ha bisogno di parlare con una
persona di cui si fidi. E’ per questo motivo che ho chiesto a
te…
-E
se non si fidasse nemmeno di me?
-Allora
non saprei proprio cosa fare…
-Io
non sono la persona più
adatta…-continuò, imperterrita, la
ragazza. Era certa di non essere la persona più adatta per
quell’incarico delicato.
-Sei
la nostra unica speranza! L’ultima cosa che voglio
è cacciare un
bravo ragazzo come Chumley… Ti prego, Yomi!-insistette il
cancelliere.
-Va
bene, ho capito. Cercherò di fare del mio meglio, ma non le
posso
assicurare niente.
Detto
questo, la ragazza fece per uscire dall’ufficio, quando
l’uomo la
fermò e disse:
-Ho
saputo che tuo fratello si è segnato per l’esame
di ammissione che
si terrà fra qualche settimana.
-Jaden
non è una testa calda come me, non si preoccupi!
-Lo
so bene; i tuoi genitori me lo hanno già detto…
-Davvero?-chiese
l’altra, sorpresa.
-E’
un ragazzo interessante…
-Può
darsi… Comunque sia, non è detto che
sarà ammesso in Accademia;
lo studio non è mai stato il suo forte. Adesso devo
andare… Con
permesso!-fece la ragazza, inchinandosi leggermente. Poi
uscì dalla
stanza. Sheppard sorrise leggermente, poi ritornò ad
osservare il
puntino rosa e blu che, nel frattempo, continuava a fare la spola tra
il magazzino e il furgoncino, trasportando faticosamente scatoloni e
casse ricolme di cibo in scatola.
Yomi,
nel frattempo, aveva appena finito di svoltare l’angolo alla
fine
del corridoio e stava per scendere le scale, quando si sentì
chiamare per nome. In fondo alla rampa, appoggiato con le spalle al
muro e le braccia conserte, c’era il Kaiser. La stava
fissando,
talmente accigliato che la ragazza iniziò a domandarsi cosa
avesse
combinato di grave.
-Eri
da Sheppard?-chiese Zane, continuando a rimanere appoggiato al muro.
-Sì,
perché?-fece, a sua volta, la Obelisk, mentre scendeva le
scale.
-Non
ti sarai mica fatta beccare?
-No,
non preoccuparti… Mi ha solo chiesto un favore.
-Yomi-
-Zane,
ti ho già detto che ho abbandonato quelle ricerche. Dovresti
fidarti…-lo interruppe l’altra, fermandosi di
scatto a pochi
gradini di distanza da lui. Il giovane distolse lo sguardo, senza
aggiungere altro.
-Riguarda
Chumley…-continuò poi, mentre finiva di scendere
i restanti
scalini.
-Chumley?-chiese,
sorpreso, l’altro studente.-Perché?
-Vogliono
che lo convinca a frequentare di nuovo le lezioni. Dopo che
è stato
bocciato, si è praticamente rinchiuso in camera ed esce
giusto per
mangiare. I professori e il cancelliere sono preoccupati, ma non
hanno intenzione di intervenire, perciò hanno chiesto a me.
Ma
nemmeno io so cosa fare…
-Dubito
che tu possa convincerlo…
-E’
quello che penso anch’io. Tra le altre cose, ho la sensazione
che
mi detesti…
-Non
essere ridicola! Non credo proprio che ti odi; probabilmente ha solo
bisogno di rimanere da solo per un po’.
-Ma
io l’ho abbandonato! Ero talmente concentrata sulla ricerca
degli
studenti scomparsi che mi sono dimenticata di lui. E di te…
-Non
dovresti continuare a pensarci. Per quel che mi riguarda, ti sei
già
fatta perdonare…
Detto
questo, il ragazzo accennò un sorriso e si scostò
dalla parete,
facendo qualche passo in avanti.
-C’è
una cosa che vorrei darti…-fece, poi.
-Una
cosa?
-Ne
riparliamo dopo…
-Perché?!
Non è giusto, mi hai incuriosita!-protestò
l’altra, alzando
leggermente la voce.
-Per
qualche ora non sarà la fine del mondo; cerca di portare
pazienza
una volta ogni tanto.
Zane
si chinò e le baciò la fronte, poi le
scompigliò i capelli e si
allontanò dalla Obelisk, lasciandola in mezzo al corridoio,
curiosa
di sapere di cosa parlasse il Kaiser e indispettita per essere stata
lasciata sulle spine.
-Che
antipatico…-mormorò Yomi, mentre lo guardava
allontanarsi. Poi
sospirò e, cercando di dimenticarsi del ragazzo, si
allontanò dalla
parte opposta, per dirigersi verso il dormitorio rosso.
Scese
fino al piano terra e attraversò tutto l’atrio,
uscendo
dall’edificio principale. Si incamminò sul
vialetto sterrato che
portava all’edificio degli Slifer e, in una decina di minuti,
fu
davanti alla vecchia catapecchia. Il dormitorio era sempre lo stesso;
la struttura era talmente malandata che sembrava dovesse cadere da un
momento all’altro. Alcune tegole del tetto erano saltate ed
erano
cadute sul terreno sottostante, mentre un pezzo della gronda si era
staccato dalle fascette in rame che lo reggevano e penzolava su un
lato. Yomi fece un sospiro profondo, poi decise di andare a bussare
alla camera dell’amico, sperando di riuscire a parlarci e a
convincerlo a tornare a lezione. Salì la scala esterna che
portava
al piano superiore dell’edificio, facendo attenzione ad
evitare i
gradini marci, e si diresse alla stanza da letto. La ragazza
ricordava benissimo quale era e, una volta giunta di fronte, diede
qualche colpo alla porta, senza tanti convenevoli. Da dietro, una
voce debole e piagnucolosa biascicò qualcosa sul fatto che
non ci
fosse nessuno.
-Chumley,
sono Yomi. Aprimi!-esclamò la Obelisk, ignorando
completamente le
lamentele dell’altro.
-Yomi?-chiese,
sorpreso, l’altro. La voce si era fatta più forte
e chiara, segno
che il ragazzo si era avvicinato un po’ alla porta.
-Esatto!
Adesso aprimi, devo parlarti!
-Vattene,
non voglio vederti…-mormorò l’altro, da
dietro la porta.
-Devo
parlarti!
-Se
stai cercando di convincermi a tornare a lezione, ti avverto subito
che è tempo perso. Non ho alcuna intenzione di farlo! Ormai
non ha
alcun senso continuare a impegnarsi…
-Ti
stai sbagliando! Non è tempo perso e tu hai ancora diverse
possibilità!-esclamò Yomi, alzando sempre
più il tono della voce.
-Perché
vuoi illudermi? Ormai non ho speranze; non sono mai stato portato per
duellare. Io non sono come te, io non ho alcun talento! Tu sei
bravissima, intelligente, hai un carattere forte e una
volontà di
ferro, non ti fai scoraggiare da niente… Io non sono come
te,
perciò tu non puoi capirmi.
-Chumley…-insistette
l’altra.
-Mi
dispiace che tu ti stia preoccupando per me, ma ormai ho deciso che
finirò l’anno in questo modo, perciò
gradirei che tu non cercassi
di farmi desistere.
-Non
se ne parla! Io non accetto una decisione del genere senza nemmeno
vederti in faccia! Aprimi e parliamone insieme!-strillò la
ragazza,
sempre più nervosa per il comportamento testardo
dell’amico.
-Non
c’è niente di cui parlare; non è una
decisione che spetta a te.
Adesso vattene!
Yomi
fece per ribattere, poi ci ripensò e non disse niente.
Continuò ad
osservare la porta chiusa, cercando di trovare il modo migliore per
farlo ragionare e farlo, perlomeno, uscire dalla stanza.
“Sono
mesi che si è chiuso qui dentro… Deve esserci un
modo per farlo
uscire, ne sono sicura! Devo capire dove sta il problema e farlo
ragionare. Non può trascorrere il resto dell’anno
chiuso in camera
e farsi bocciare! Se non riesce a passare, sarà costretto ad
abbandonare per sempre l’Accademia e rinunciare ai suoi
sogni. In
quanto sua amica, è una cosa che non posso lasciargli fare.
Anche a
costo di essere odiata, non posso rimanere ferma e lasciare che si
rovini con le sue stesse mani! In questo caso, è mio dovere
intromettermi nei suoi affari e fargli capire che sta sbagliando. E
per farlo devo solo trovare un modo per entrare in camera
sua…”
pensò, mentre si guardava intorno, alla ricerca di un modo
per
intrufolarsi all’interno della stanza. Controllò
lo stipite della
porta e la serratura, valutando quanto potesse essere facile
scassinarla.
-La
serratura è vecchia e potrei benissimo scassinarla con una
forcina…
Però, se lo facessi, Crowler andrebbe su tutte le furie. Una
volta
scassinata, diventa inutilizzabile e non posso danneggiare un oggetto
della scuola, per quanto possa essere malridotto. Sarebbe meglio
trovare un altro modo per entrare…-mormorò tra
sé e sé, alzando
lo sguardo al tetto. Poi percorse il corridoio esterno in lungo e in
largo, due o tre volte, osservando attentamente il tetto e cercando
di trovare una via alternativa.
-Ma
certo! La finestra! Posso passare da lì!-esclamò,
ad un certo
punto, bloccandosi di scatto di fronte alla porta di un’altra
camera. Poi diede una rapida occhiata al tetto e al parapetto del
corridoio, valutando la distanza tra i due.
“Dovrei
riuscire a farcela! Se riesco a salire sul tetto, poi mi basta
scendere dall’altra parte ed entrare dalla finestra. Con
questo
caldo sono sicura che sia aperta! Una volta entrata in camera,
dovrà
ascoltarmi per forza!” pensò, certa di riuscire
nel suo intento.
Poi salì sul parapetto e, cercando di mantenere
l’equilibrio per
non cadere di sotto e farsi male, si diede lo slanciò e, con
un po’
di fatica, si issò sul tetto malridotto del dormitorio rosso
e si
mise in piedi sulle tegole rotte, cercando di non inciampare. Stava
per dirigersi verso l’altro lato della costruzione, quando un
urlo
catturò la sua attenzione. Sotto di lei, di fronte
all’edificio,
c’erano due studenti, probabilmente matricole, che stavano
cercando
di attirare la sua attenzione in tutti i modi possibili.
-Ehi,
tu! Si può sapere cosa stai facendo?!-strillò uno
dei due, affinché
la ragazza potesse sentirlo.
-Non
sono affari tuoi, nanerottolo!-gli rispose la studentessa, senza
nemmeno degnarlo di uno sguardo.
-Come
ti permetti! Guarda che lo sto dicendo per te! Se cadi da
lassù,
potresti anche farti male!
-Ti
ripeto che non sono affari tuoi! Adesso vedi di sparire!
Detto
questo, Yomi fece per passare dall’altra parte, quando
un’altra
voce la bloccò in bilico sul tetto.
-Yomi,
scendi subito da lassù!
Era
una voce calma, quasi gentile, ma che non nascondeva una leggera
punta autoritaria. La ragazza sapeva a chi apparteneva e sapeva anche
che avrebbe dovuto obbedire se non voleva passare dei grossi guai.
-Professor
Banner…?
L’uomo
era in piedi, accanto ai due studenti, insieme a Faraone che, come
sempre, si trovava tra le sue braccia. Nonostante stesse sorridendo
come sempre, Yomi sapeva bene che era su tutte le furie e che quel
suo sorriso non rifletteva i suoi veri pensieri.
-Yomi,
se non vuoi passare dei guai, scendi subito da
lassù!-continuò
l’uomo, sistemandosi gli occhiali sul naso.
-Non
posso! Devo fare una cosa!-provò a protestare la studentessa.
-Una
cosa?-chiese l’altro, leggermente sorpreso.
-Non
si preoccupi, non mi farò male!
-Non
m’interessa! E’ pericoloso e se ti succedesse
qualcosa la colpa
ricadrebbe sulla scuola, perciò scendi subito da
lassù.
-Non
si preoccupi, farò in fretta!
-Se
non scendi subito, dovrò riferire tutto a Sheppard. Potresti
anche
essere espulsa…
-Le
ho già detto che farò in fretta!
-Non
è questione di quanto tempo ci metti; è
pericoloso salire su un
tetto! Scendi!-le intimò l’uomo, alzando
leggermente la voce. Yomi
lo fissò per qualche minuto, poi decise che sarebbe stato
molto più
saggio obbedire ed evitare ripercussioni sulla sua carriera
scolastica. In fondo, se anche Banner si era arrabbiato significava
che l’aveva combinata grossa. Così
ritornò sui suoi passi e scese
dal tetto, delusa di non essere riuscita nel suo intento. Il
professore la raggiunse al primo piano della palazzina e,
afferrandole un orecchio la trascinò fino alla caffetteria,
per
farle una lavata di capo di cui non si sarebbe dimenticata troppo in
fretta. Dopo averle spiegato una trentina di volte quanto sarebbe
potuto essere pericolo, decise di lasciarla andare a patto che il
giorno dopo le consegnasse un tema di dieci pagine sulle conseguenze
del suo gesto, giusto per essere sicuro che la studentessa avesse
realmente capito la gravità delle sue azioni. Yomi gli
lanciò
un’occhiataccia, ma preferì non ribattere per non
far indispettire
ulteriormente l’uomo.
Dopo
essersi congedata dall’insegnante, decise che avrebbe passato
un
foglio sotto la porta di Chumley, sperando che quest’ultimo
lo
avrebbe letto. Prese un foglio da un blocchetto che si trovava su uno
dei tavoli della caffetteria e scrisse qualche breve riga, in cui si
scusava per averlo trascurato e lo pregava di ritornare a lezione o,
perlomeno, di parlare con lei, perché era certa che
“tutto si
sarebbe risolto nel modo migliore”. Appena finito di
scrivere, uscì
dalla stanza, ripercorse il corridoio esterno che portava alle camere
del primo piano, si fermò di fronte alla stanza
dell’amico e
infilò il foglio sotto la fessura dell’uscio. Poi
bussò e si
allontanò, lanciando un’occhiata alla porta della
stanza, nella
speranza che il ragazzo notasse il pezzo di carta ripiegato in
quattro e decidesse di leggerlo.
La
ragazza ritornò sul vialetto che portava agli edifici
principali,
diretta di nuovo verso l’ufficio del cancelliere per
comunicargli
che la sua missione non era andata a buon fine e che non aveva potuto
fare niente per parlare a voce con l’amico e convincerlo a
tornare
a lezione. Era ormai in prossimità dell’imponente
ingresso, quando
lo spirito del samurai rosso cremisi comparve al suo fianco, con
un’espressione talmente spaventata che sembrava avesse visto
un
fantasma. E, come sempre, la sua apparizione improvvisa
spaventò non
poco la studentessa, che, dalla paura, lanciò uno strillo,
attirando
l’attenzione dei pochi studenti che si trovavano nelle
vicinanze.
-Yuki,
perché diavolo devi sempre apparire in questo modo e quando
sono in
mezzo ad altre persone?!-sibilò la ragazza, a bassa voce,
affinché
nessuno, eccetto lo spirito, potesse sentirla.
-Sono
desolato…
-Allora,
cosa vuoi?
-Ho
avuto una sensazione di pericolo e ho pensato che fosse meglio venire
a dare un’occhiata…-mormorò lo spirito,
abbassando lo sguardo in
terra.
-Yuki?-fece
Yomi, perplessa. Era la prima volta che vedeva il samurai fare
un’espressione così terrorizzata e la cosa non la
faceva stare
tranquilla. Lo spirito di Duel Monster si sfiorò il braccio
sinistro, continuando a tenere lo sguardo basso, come ad evitare
quello della sua padrona.
-C’è
qualcosa che non va? Devo preoccuparmi?-insistette l’altra,
alzando
leggermente la voce in preda all’ansia. C’era
qualcosa di strano
nel mostro e Yomi non riusciva a capire cosa potesse averlo turbato
tanto. Era sempre stato un tipo pacato e riflessivo, che non si
faceva prendere troppo dalle emozioni e che rifletteva sempre su
ciò
che gli accadeva intorno. Per certi versi era esattamente il tipo di
consigliere di cui aveva bisogno lei.
-Mi
è sembrato di avvertire l’oscurità
intorno a voi, ma
probabilmente mi sono sbagliato… Adesso non avverto
più niente,
perciò non dovete preoccuparvi.
-Non
riesco a capirti…-mormorò Yomi, leggermente
confusa.
-L’oscurità
che ho avvertito era molto potente e avrebbe anche potuto farvi del
male se si fosse materializzata nel vostro mondo. Per questo motivo
sono uscito; volevo proteggervi. Però, non appena mi sono
materializzato, quell’energia è sparita del tutto.
Potrei essermi
sbagliato, ma era talmente forte e nitida che ne dubito
fortemente.-continuò lo spirito, cercando di nascondere la
sua
ansia. La studentessa, però, se n’era accorta.
-Vuoi
che faccia qualcosa? Io non capisco cosa tu abbia avvertito,
perciò
non so come comportarmi…
-Non
preoccupatevi, ci penseremo noi a proteggervi. L’unica cosa
che vi
chiedo di fare è portarci sempre con voi, così,
nel caso in cui voi
siate in pericolo, possiamo intervenire e proteggervi. Vi chiedo solo
di non lasciare il vostro deck, per nessuna ragione al mondo.-le
rispose Yukimura, scuotendo leggermente il capo.
-D’accordo…
C’è qualche altra cosa che devo fare?
-E’
sufficiente così; anche se non possiamo materializzarci in
questo
mondo, siamo forti a sufficienza da proteggervi
dall’oscurità. Voi
potete continuare la vostra vita di sempre…
-Hai
un bel coraggio a dire una cosa del genere dopo avermi detto che
c’è
qualcosa o qualcuno che vuole farmi fuori!-protestò la
ragazza,
incrociando le braccia al petto, con fare stizzito. Il samurai
abbozzò un sorriso, poi si inchinò e scomparve
nel nulla,
esattamente come tutte le altre volte, lasciando la ragazza da sola
con i suoi pensieri.
“Forse
quello che ha detto Yuki ha a che fare con tutto quello che
è
successo negli ultimi mesi. Se così fosse, non mi
sorprenderei più
di tanto! Ultimamente stanno accadendo un sacco di cose
assurde…
Prima scompaiono degli studenti nel nulla e nessuno è in
grado di
dare una spiegazione logica alla loro scomparsa, anzi la faccenda
è
stata volutamente insabbiata. Poi trovo tutti quei simboli sul
pavimento della stanza di Yusuke e quando provo a cercare qualcosa su
Internet o in biblioteca non viene fuori niente di niente. Sembra che
nessuno sappia cosa siano e non fanno parte di nessuna religione o
setta. L’unica cosa che sono riuscita a fare è
stato tradurre
quella strana frase in latino, ma non mi dice niente di nuovo.
«L’uomo
dal nero mantello risorgerà
dall’oscurità»
Non capisco a cosa si riferisca e non capisco nemmeno cosa voglia
dire… Anche quella strana caverna che ho scoperto sembra
spuntata
fuori dal nulla! Adesso che ci penso, quella volta che mi sono
intrufolata nel dormitorio abbandonato ho avvertito una voce; non ho
capito cosa mi stesse dicendo, però sono abbastanza sicura
di averla
sentita. Yukimura, però, non ha avvertito niente…
Che strano!
Questa storia è veramente assurda…”
La
giovane stava riflettendo su ciò che era successo negli
ultimi mesi,
mentre camminava per il corridoio dell’edificio principale,
diretta
verso l’ufficio di Sheppard. Doveva ancora riferirgli il suo
insuccesso e non aveva molto tempo per preoccuparsi di ciò
che le
aveva detto il samurai.
-Forse
sto solo diventando paranoica…-mormorò tra
sé e sé, mentre
svoltava l’angolo e si fermava di fronte alla porta
dell’ufficio.
Bussò ed aspettò che l’uomo
all’interno le desse il permesso
per entrare; poi oltrepassò la porta, che si richiuse alle
sue
spalle.
-Yomi?!
Che strano, non è da te entrare in questo modo!-fece
Sheppard,
mentre si voltava verso la studentessa. Si trovava in piedi, dietro
la scrivania, con le braccia incrociate dietro la schiena.
-Perché?-domandò
la ragazza, confusa per quella affermazione.
-Di
solito entri senza aspettare alcuna risposta… Comunque sia,
com’è
andata con Chumley?
-Male;
ho cercato di parlarci per convincerlo a tornare a frequentare le
lezioni, ma non mi ha voluta neanche vedere. Così ho cercato
di
salire sul tetto ed entrare dalla sua finestra, ma-
-Sei
salita sul tetto?!-la bloccò Sheppard, spalancando gli occhi
dalla
sorpresa.
-Forse
era meglio se non dicevo niente…-mormorò Yomi,
tra sé e sé.
-E’
pericoloso; potevi farti male!-continuò l’uomo
grassoccio,
sbattendo violentemente i palmi delle mani sul piano della scrivania.
-Infatti
sono scesa subito…
-Non
avresti dovuto nemmeno salirci.-commentò l’altro,
portandosi una
mano sulla fronte. Poi, guardando di nuovo la sua alunna,
continuò:
-Non
cambierai mai; dovresti evitare di metterti in pericolo inutilmente.
Se ti fosse successo qualcosa, ci saremmo ritrovati la stampa
accalcata all’ingresso. La notizia di un incidente, anche
lieve, in
una delle scuole migliori di tutto il mondo, avrebbe attirato i media
come lucciole. Ed in questo momento l’ultima cosa di cui
abbiamo
bisogno è altra pubblicità gratuita. Dopo la
scomparsa degli
studenti, abbiamo attirato anche fin troppa attenzione…
-A
proposito di quella storia, avete scoperto qualcosa?-chiese Yomi,
interrompendo bruscamente il cancelliere.
-Non
ancora, ma sono sicuro che prima o poi qualcosa salterà
fuori.
Dobbiamo solo avere fiducia!
-Capisco…
-Yomi,
tu sei in grado di comunicare con gli spiriti di Duel Monster, vero?
Il
cancelliere si voltò verso la ragazza, fissandola talmente
tanto
negli occhi che Yomi si sentì, per un breve istante,
intimorita.
-Sì,
perché me lo chiede?
-Se
avverti qualcosa fuori dal normale, gradirei che tu mi avvertissi.
Posso contare sul tuo aiuto?
-Certo…
-Perfetto,
allora puoi andare!-fece il cancelliere, accompagnando la frase con
un gesto della mano. Yomi fece un breve inchino e, pensierosa,
uscì
dalla stanza. Appena fuori dall’ufficio, Yuki ricomparve al
suo
fianco, chiedendole il motivo per cui non aveva riferito
all’uomo
ciò che aveva scoperto negli ultimi mesi.
-Non
so se posso fidarmi di lui… La storia è ancora
troppo contorta e
io non ho nessuna certezza che Sheppard sia innocente.
-Dubitate
di lui?
-Non
proprio. In cuor mio so che è una brava persona, che ama
realmente i
suoi studenti, ma potrebbe essere indirettamente coinvolto. In fondo,
non capisco perché mi abbia chiesto di aiutarlo…
Potrebbe aver
intuito che ho fatto qualche ricerca per conto mio e forse sta
cercando il modo per smascherarmi. Devo essere cauta e non posso
fidarmi di nessun’altro!
-Io
penso che possiate fidarvi del cancelliere. O, quantomeno, potete
fidarvi del vostro Zane!
-Cosa
c’entra Zane adesso?!-esclamò l’altra,
innervosita che lo
spirito avesse tirato in ballo il fidanzato.
-Secondo
me dovreste raccontargli tutto quello che avete scoperto…
-Non
se ne parla! Finirebbe con l’arrabbiarsi
inutilmente… O con il
preoccuparsi… Gli ho detto che stavo svolgendo delle
ricerche e per
ora è sufficiente! Non c’è bisogno che
sappia anche cosa ho
scoperto.
-D’accordo,
fate come credete…
Detto
questo, il samurai dall’armatura rossa come il fuoco
scomparve di
nuovo, lasciando la padrona sola e immersa nei suoi pensieri
più
profondi.
“Adesso
che ci penso… Zane doveva darmi qualcosa, o
sbaglio?”
All’improvviso
si era ricordata della breve conversazione avvenuta qualche ora
prima, così estrasse il dispositivo dalla tasca e
chiamò il
ragazzo.
-Hai
già finito?-chiese lo studente del terzo anno, non appena
comparve
sullo schermo del palmare.
-Sì
e non è andata bene…
-Mi
dispiace, ma te l’avevo detto.-fece l’altro.
-Hai
intenzione di girare il coltello nella piaga ancora per
molto?!-esclamò l’altra, stizzita.
-No,
stavo solo riflettendo ad alta voce. Scusa…
-Lascia
perdere! Piuttosto, sbaglio o dovevi darmi una cosa?
-Ah,
sì, hai ragione. Se vieni un attimo in classe mia, te la do.
-Uhm,
ok, vengo subito…
Detto
questo, la ragazza non aspettò nemmeno che l’altro
replicasse,
chiuse la conversazione e si avviò verso l’aula in
cui le aveva
dato appuntamento il Kaiser. Una volta giunta là, vide che
Zane la
stava già aspettando fuori dalla stanza, appoggiato al muro.
Non
appena la vide, si scostò e la raggiunse.
-Vedo
che ci hai messo poco…-mormorò l’altro,
non appena si fu
avvicinato.
-Ero
da Sheppard… Allora cosa dovevi darmi?!-chiese Yomi, curiosa
di
sapere cosa le dovesse dare il ragazzo.
-Che
donna impaziente…
-Che
uomo antipatico!
L’Obelisk
la ignorò e, sorridendo leggermente, fece:
-Sai
che giorno è oggi?
-Mi
sono dimenticata qualcosa?-chiese, a sua volta, la studentessa.
-Direi
di sì…
-Non
capisco dove vuoi arrivare…-commentò
l’altra, confusa e
leggermente irritata dai giri di parole dell’altro studente.
-Oggi
è il tuo compleanno… Non dirmi che te lo sei
dimenticato?
-Non
è vero, me lo ricordavo!-mentì la Obelisk,
arrossendo per la
vergogna. In quei giorni era stata talmente impegnata, che si era
completamente dimenticata che, proprio l’ultimo giorno di
luglio,
compiva 17 anni.
-Lo
immaginavo… Comunque, tanti auguri!-fece l’altro,
porgendole un
piccolo pacchetto, avvolto in una carta blu e bianca e decorato da un
lungo fiocco color argento. Yomi lo prese delicatamente e
iniziò a
rigirarselo tra le mani, incerta se aprirlo o meno. Poi alzò
lo
sguardo al ragazzo e borbottò:
-Non
dovevi regalarmi niente di niente…
-E’
solo un piccolo pensiero. Non fare la difficile e aprilo!
-Come
vuoi…-mormorò l’altra, rossa
dall’imbarazzo, mentre iniziava a
scartare il pacchetto sotto gli occhi attenti del Kaiser.
-Ti
piace?-chiese Zane, impaziente di sapere cosa ne pensasse la ragazza.
Tra le mani della studentessa brillava un oggetto, grande poco
più
di una ventina di centimetri e dalla forma allungata come una matita.
Era di legno, laccato in un rosso cupo e decorato, probabilmente a
mano, con tanti piccoli fiorellini blu scuro, e dalla sua cima
pendeva un piccolo origami a forma di cicogna e dello stesso colore
della notte. Si trattava di una bacchetta cinese, una di quelle che
si utilizzavano per raccogliere e fermare i capelli in una crocchia
quando davano fastidio. Yomi fissò prima l’oggetto
che aveva in
mano e poi l’altro Obelisk, incerta su cosa dire.
-So
bene quanto tu sia poco femminile, ma quando l’ho visto non
ho
potuto fare a meno di pensare a te. Hai i capelli molto lunghi e ho
visto che d’estate, per raccoglierli, li attorcigli sempre
intorno
alle matite, perciò ho pensato che potesse tornarti utile. E
sono
sicuro che ti doni molto!
-Non
so cosa dire…
-Non
ti piace?-fece l’altro, leggermente preoccupato.
-No,
anzi! E’ veramente bellissimo! Non credo di aver mai avuto
niente
di così bello in vita mia…
-Menomale…-sospirò
Zane.
-Immagino
che ti sia costato tanto…-commentò
l’altra, stringendo l’oggetto
al petto.
-Non
più di tanto e comunque ne valeva la pena, se sono riuscito
a
renderti felice.
-Non
era necessario che tu mi facessi il regalo. Mi basta averti
accanto…
-Immaginavo
che l’avresti detto, ma farti il regalo di compleanno era una
cosa
a cui tenevo parecchio. Prova a mettertelo; voglio vedere se ti sta
bene…
Yomi
lo guardò per qualche secondo, poi raccolse i capelli
intorno alla
bacchetta e, dopo aver fatto diversi giri, li fissò alla
nuca. La
cicogna in carta di riso le pendeva da un lato della testa e si
muoveva seguendo i suoi movimenti, oscillando di qua e di
là, come
mossa dal vento, mentre il rosso del legno stagliava sul castano
scuro dei capelli della ragazza.
-Sei
bellissima…-mormorò il Kaiser, sorridendo di
fronte all’imbarazzo
della fidanzata.-Dovresti tenerli raccolti in questo modo
più
spesso! Sembri una geisha…
-Una
geisha?! Tra tutte le cose che potevi dirmi proprio
quella?!-esclamò
l’altra, puntandogli un dito contro il petto e tendendosi
verso il
suo volto, con fare minaccioso.
Zane
sorrise di fronte alla sua reazione, poi
l’abbracciò
improvvisamente e mormorò:
-Comunque
sia, buon compleanno!