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Autore: Amrlide    05/05/2009    7 recensioni
Un tavolo, un piatto colmo di biscotti, una notizia che ha sconvolto quattro ragazze...
“Basta! Ho deciso!” Ino richiamò l’attenzione delle altre sbattendo nuovamente quel povero bicchiere. “Per il matrimonio di Shikamaru, ci presenteremo tutte accompagnate!”
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Altri, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Tenten
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Meglio sole che mal accompagnate


Innanzi tutto, scusate il ritardo ^^
Ringrazio molto stezietta w, Kisa_chan, Princess Hina, valehina, celiane4ever, Elly, Naomi92 e Shizue Asahi per aver commentato il precedente capitolo ^.^ e ringrazio anche tutti coloro che hanno messo la storia tra i Preferiti o tra le storie seguite.

Volevo segnalare (e ringrazio nuovamente Elly per avermelo segnalato a sua volta) il libro
"Meglio donne che malaccompagnate" di Geppi Cucciari (quella di Zelig); titolo e trama assomigliano molto alla mia storia, quindi mi sembrava corretto segnalarvelo, anche se io per prima l'ho scoperto dopo aver iniziato a scrivere la mia fanfiction (quando nel prologo ho scritto che l'idea era poco originale, stavo pensando ad American Pie ed affini...). Vi avverto che cercherò di non prenderne spunto, ma visto che sia la Ciucciari sia io peschiamo a piene mani dagli stereotipi del genere, è inevitabile che certe situazioni ritornino nei lavori di entrambe. Spero tuttavia di diversificarmi molto da quel libro, soprattutto per i risvolti di alcune situazioni. A fine fanfiction vedremo quanto ci sarò realmente riuscita...

Altre cosa da segnalare... non ce ne sono ^^ A presto!


“Perché siamo qui?” Sakura osservò con sufficienza le bancarelle di roba usata che occupavano tutta la piazza.
“Devo trovare qualcosa di artistico per addobbare il negozio di fiori dei miei. Hai promesso di aiutarmi, ricordi?” Ino prese in mano un innaffiatoio arrugginito. “E poi alle bancarelle dei mercatini si può sempre trovare qualcosa di interessante.”
“Sì, vecchietti e roba appena riesumata dalla cantina…”
“Sakura Haruno!”
La ragazza si voltò verso la voce che la chiamava “Ah, dottore, buongiorno!”
L’uomo si avvicinò “Non serve essere così formali fuori dall’ospedale; neanche dentro, in realtà.” sorrise allegro “Sei venuta per fare acquisti?” riprese gioviale.
“Sto solo accompagnando una mia amica…”
L’amica in questione valutava la scena attraverso il manico di un barattolo in ferro battuto. Con discrezione ripose l’oggetto aggirando la bancarella e si allontanò senza dare nell’occhio. Storse il naso quando Sakura chiuse la conversazione velocemente per raggiungerla.
“Oh insomma! Io me ne vado per lasciarti campo libero e tu non ne approfitti?! Perché non lo hai invitato a prendere un caffè?”
“Ho ‘promesso di aiutarti’, ricordi?” Sakura scimmiottò la voce di Ino “E poi non mi sembrava carino piantarti in asso.”
“Per un tipo così non me la sarei presa.” Ino fece ondeggiare la lunga coda “Hai sempre detto che vuoi provarci con qualcuno dove lavori, no? Quello è un dottore, è piuttosto giovane e potrebbe pure esserti utile per essere assunta quando finirai il tirocinio.”
“Non voglio provarci per interesse…”
“Fallo per amore, allora! Lui è carino e sembra avere un debole per te! Scommetto che ci starebbe.” Ino si avvicinò a una bancarella per esaminare dei vasi decorati a decoupage.
“Sì, è carino ed è pure molto disponibile e simpatico, si è diplomato da poco ma è già un ottimo dottore.”
Ino le lanciò uno sguardo di sbieco “Ma? Non dirmi che ha già una ragazza! Non può guardarti in quel modo se è già impegnato!”
Sakura sbuffò “È un mio superiore, non potrei provarci senza apparire con un secondo fine.” scosse la testa scettica “E poi sto puntando ad un altro ragazzo molto più affascinante.”
L’altra, tutta presa da vasi e contenitori di latta, non diede peso alla seconda frase “Potresti iniziare a provarci chiamandolo per nome. Invece di ‘Buongiorno, dottore’ dovresti dire ‘Buongiorno dottor…’ come si chiama?”
“Yamato, ma…”
’Buongiorno, dottor Yamato!’ oppure ‘Dottor Yamato, ho problemi con questo paziente…’ insomma inventati qualcosa! Ma quando un tuo capo o un uomo carino in generale ti chiede maggior confidenza, dovresti approfittane! Chiamarlo per nome non si traduce con un invito a cena, a meno che tu non lo voglia, e crea quel clima di confidenza che…”
“Ino! Ti ho appena detto che mi piace un altro!”
La ragazza si voltò meditabonda “Più bello di lui?” inclinò la testa e buttò indietro la coda riprendendo a camminare “Se tutti i tuoi colleghi sono così fighi, voglio lavorarci anch’io in quell’ospedale!”
Sakura la seguì sospirando “Non è così semplice avere relazioni in luogo di lavoro; se non stai attenta rischi di minare il rapporto tra colleghi e succede un caos…”
L’altra sorrise “Allora, benvenute scappatelle disimpegnate, con gente nuova con cui si ha e si avrà poco a che fare oltre all’eventuale relazione,” Ino si stiracchiò giungendo alle ultime bancarelle.
Degli artisti da strada erano al lavoro sui loro blocchi da disegno, a ritrarre i passanti; Ino ne puntò uno che sembrava non avere idee su cosa disegnare, e sorrise. Sakura la bloccò prima che potesse avvicinarsi “Dobbiamo andare a casa, abbiamo appuntamento con le altre a casa tua.”
Ino tentò di aggirarla piagnucolando “Dai, solo due chiacchiere per vedere se dietro quel viso c’è anche del cervello. Non ci metto tanto! E poi ho bisogno disperato di conoscere gente nuova…”
“Non è così che sostituirai Shikamaru.”
La frase colse Ino come uno schiaffo in pieno volto.
Sakura si morse le labbra: non voleva essere così diretta su un argomento che Ino faceva ancora fatica ad affrontare, ma era stato più forte di lei. Non le andava di vederla buttarsi tra le braccia di un ennesimo sconosciuto pur di non pensare alla realtà. Cercò di prenderle il braccio per condurla a casa, dove avrebbero potuto parlarne con calma, ma con un gesto nervoso Ino scansò la sua mano e la superò decisa.
Sakura la seguì verso l’ignaro pittore, pronta ad intervenire e trascinare via l’amica di peso se fosse stato necessario.
“Trovato qualche bel soggetto da disegnare?” sorridendo leziosa Ino si chinò a gambe tese sul blocco di fogli che il ragazzo teneva in mano. Lasciò che i lunghi capelli biondi le scivolassero dalle spalle fino a solleticare le mani bianche del ragazzo. Strinse le spalle lasciando che le pieghe della maglietta lasciassero ben poco spazio all’immaginazione.
Sakura roteò gli occhi; era l’approccio preferito di Ino mettere in mostra il proprio fisico offrendo ai ragazzi sbavanti sul suo decolté la possibilità di farle un complimento.
Lui alzò lo sguardo flemmatico, il carboncino in mano ma il foglio ancora intonso “No, oggi non c’è proprio nulla degno di essere immortalato.”
L’espressione di Ino si congelò all’istante; era difficile che qualcuno di sesso maschile ignorasse la sua tecnica di approccio.
La bocca di Sakura si allargò in un ghigno; era stato un po’ brutale, ma quel ragazzo aveva fatto sicuramente bene a non stara al gioco. Ino aveva bisogno di riflettere, invece di perdersi con storielle di qualche ora. Cercò lo sguardo del ragazzo e con un cenno che voleva significare “Ottima risposta” lo ringraziò. Gli occhi di lui si spostarono su di lei, indugiarono con sufficienza sulla sua persona e scivolarono altrove.
Una vena sulla fronte di Sakura pulsò pericolosamente “Ehi! Cos’era quello sguardo?”
“Non c’è proprio nulla di bello da immortalare,” sussurrò il ragazzo più rivolto a se stesso che a Sakura; sollevò le labbra in un sorrisetto stiracchiato ed alzò la voce “Mi state rovinando il paesaggio. Potete spostarvi?”
Sakura strinse i pugni, pronta a lanciarsi a prendere a ceffoni quelle guance pallide e sfacciate.
Quelle parole pacate erano un insulto! Quel suo stesso sorrisetto lo era. E lei non sarebbe stata lì a farsi prendere il giro dal primo artista fallito che incontrava.
Sul suo viso si dipinse un’espressione sorridente altrettanto falsa “E se noi volessimo restare?” assottigliò lo sguardo e incrociò le braccia in segno di sfida.
Lui non si mostrò per nulla intimidito; soppesò per un attimo la faccia della ragazza. Poi con fare pacato si chinò sulla sua borsa per prendere i colori
Dal canto suo, Ino sbatté gli occhi un paio di volte, come per cancellare un ricordo fastidioso, scrollò le spalle e si raddrizzò in piedi. Voltò le spalle all’artista e a Sakura, inspirò e si incamminò senza dire una parola.
Sakura la guardò ammirando la sua capacità di farsi scivolare addosso tutto ciò che non le andava. Lanciò ancora uno sguardo fulminante al pittore ora intento nel suo lavoro prima di seguirla borbottando un udibilissimo “Artista incompetente!”

Il parco di pomeriggio era sempre gremito di persone; studenti con il naso sui libri sdraiati sull’erba, bambini che giocavano, anziani che si godevano il fresco, c’era gente di tutte le età e di tutti i tipi.
“Potrebbe esserci anche il tuo principe azzurro!” le aveva detto Tenten come incoraggiamento.
Hinata sospirò e strinse i pugni per raccogliere il suo coraggio; doveva solo attraversare il parco a piedi da sola: aveva appuntamento che la altre all’appartamento di Ino, doveva solo percorrere il viale in ghiaia bianca con passo veloce. Mettere un piede davanti all’altro ed attraversare quell’immenso parco strapieno di gente sconosciuta.
Deglutì mentre i suoi occhi percorrevano il viale, sembrava immensamente lungo… eppure quando lo percorreva in bici non ci metteva più di dieci minuti a percorrerlo tutto, e andava pure con calma. Hinata rimpianse la sua amata bicicletta lasciata a casa, il suo ottimo mezzo di trasporto che le consentiva di spostarsi autonomamente e velocemente in ogni parte della città. Senza contare la sua qualità migliore: fornire uno scudo assoluto. Nessun pedone sconosciuto fermava mai un ciclista in sella al suo mezzo.
Hinata adorava andare in bicicletta.
Sospirò concentrandosi, aveva promesso che avrebbe perlomeno provato ogni tanto ad andare a piedi… per conoscere gente nuova.
“Andare a piedi è un po’ come mettersi in mostra.” aveva detto Ino “Si può guardarsi intorno, ammirare ed essere ammirati. Ci sono ragazzi a cui basta lanciare uno sguardo perché si fermino ad offrirti da bere.”
Hinata rabbrividì al pensiero che qualcuno che non conosceva avrebbe potuto fermarla per offrirle da bere ora che era da sola.
“Se il ragazzo vale la pena di essere rivisto, devi trovare il modo di scambiarvi il numero di cellulare. Ma non preoccuparti, la maggior parte degli uomini ti lasciano automaticamente il loro numero di telefono o un’indicazione per incontrarvi di nuovo.”
La mano di Hinata corse a stringere il bigliettino su cui aveva scritto il proprio numero di cellulare; era certa che se qualcuno le avesse rivolto la parola, anche solo per chiederle delle informazioni stradali, si sarebbe dimenticata perfino il suo indirizzo. In questo modo avrebbe potuto limitarsi a leggere il biglietto, avrebbe fatto la figura di una smemorata che non conosce il proprio numero, ma almeno sarebbe stata sicura di dare quello giusto.
Rabbrividì di nuovo, era imbarazzante…
Alzò la testa e si accorse che la gente intorno cominciava a guardarla in modo strano: era troppo tempo che era ferma davanti all’entrata del parco, doveva decidersi ad entrare.
Con un profondo respiro Hinata si lanciò decisa sulla strada bianca tenendo gli occhi fissi a terra. Non voleva abbassarsi a correre – sarebbe stato uguale ad andare in bici - ma nessuno poteva impedirle di andare a un passo molto sostenuto. E se non guardava nessuno, non avrebbe dovuto preoccuparsi di come e se dare il proprio numero.
Quando intravide la fontana si arrischiò ad alzare un pochino la testa e rallentare un po’ il passo; aveva superato i prati dove di giovani studiavano o giocavano a calcio, ora entrava in quella parte frequentata perlopiù da anziani e bambini. Sospirò e sorrise a se stessa rassicurata: il peggio era passato, presto avrebbe potuto scorgere il cancello dell’uscita…
“Wof!”
Hinata si irrigidì improvvisamente sul posto.
“Wof!”
Voltò lentamente la testa quel tanto che bastava per vedere un enorme cane bianco correre sulla stradina di sassi bianchi, verso di lei! la ragazza fece appena in tempo a scorgere quei canini affilati oltre la lingua rossa del cane, prima di ritrovarsi a correre il più lontano possibile da quel mostro peloso.
Lui però la inseguì gioioso oltre la fontana tra le panchine, scodinzolando e abbaiando verso di lei.
Presa dal panico e incurante della gente che ridacchiava invece di aiutarla, Hinata si gettò su un tavolino da ping-pong rannicchiandosi il più lontano possibile dal bordo su cui il cane aveva appoggiato le enormi zampe e la guardava con la lingua penzolante. La ragazza ritirò ancor più le gambe. Forse poteva molto lentamente tirare fuori una caramella dalla tasca e lanciargliela per distrarlo e poi fuggire…
“Akamaru!” l’orso travestito da cane si volse verso chi lo chiamava “Vieni via, stupido bestione! Non vedi che la spaventi?” il cane scese dal tavolo e trotterellò verso il suo padrone. Questi gli afferrò la testa con entrambe le mani e lo strinse forte dietro le orecchie. “Non si corre dietro alle persone del parco, stupidone! Su, chiedile scusa!”
Hinata, che lentamente e con molta cautela si stava fidando a scendere dal lato opposto del tavolo, si ritrasse nuovamente per evitare la lingua entusiasta dell’animale. Quando riaprì gli occhi, il ragazzo le era davanti con il cane al guinzaglio.
“Scusa, non volevamo spaventarti.”
Lei lo guardò incapace di capire realmente cosa lui stesse dicendo.
“Ma è anche colpa tua, quando vedi un cane che ti viene incontro non devi fargli vedere che hai paura e soprattutto non devi scappare, altrimenti lui ti rincorrerà credendolo un gioco.”
La ragazza sbatté gli occhi ancora lucidi tentando di rielaborare una possibile risposta. Parte della sua mente era anche occupata a considerare che stava parlando con una persona sua coetanea di sesso maschile; varie raccomandazione delle sue amiche insieme al desiderio di scappare a gambe levate si accavallavano confuse nella sua testa agitata.
Il ragazzo sorrise imbarazzato dal silenzio “Se vuoi, la prossima volta che attraverso il parco con Akamaru ti mando un messaggio per avvertirti.”
Messaggio. Cellulare. Numero! “Dare il numero di cellulare”, era tra le indicazioni di Ino quando si incontrava un ragazzo, no?
Hinata tirò fuori dalla tasca il biglietto con il suo numero di telefono e glielo allungò senza dire una parola. Chinò la testa in segno di saluto e fuggì verso l’uscita.

Ino guardò l’orologio sbuffando “Tenten è in ritardo.”
“Avrà avuto problemi con i turni al bar.” Sakura scosse la testa e si girò verso Hinata, ancora arrampicata su una sedia con lo sguardo perso nel vuoto. Era arrivata con il fiatone, rossa in viso e aveva appena appena salutato. Le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla facendola sussultare “Tutto bene?”
Anche Ino si rivolse verso di loro “Chi hai incontrato per sconvolgerti così?”
Alla parola “incontro” Hinata arrossì vistosamente; Ino non si poté trattenere dall’indagare “Era un ragazzo carino? Quanti anni ha e come si chiama? Hai il suo numero di telefono?”
La raffica di domande svegliò Hinata dal suo torpore: lei non sapeva nemmeno come si chiamasse il ragazzo a cui aveva lasciato il numero di telefono. Cercò di sforzarsi per ricordarne almeno il viso, ma risultava piuttosto sbiadito; il cane invece se lo ricordava piuttosto bene. Con una mano si accarezzò la guancia dove era stata leccata.
“Ti ha baciato?!” Ino alzò la voce quasi sconvolta: insomma che Shikamaru si sposasse era un conto, ma che Hinata trovasse il ragazzo in un paio di giorni…
“No!” Hinata la fissò spaventata “Non so nemmeno chi è…” biascicò.
Tenten scelse quel momento per irrompere allegra nell’appartamento con una vaschetta di gelato fresca fresca. Mentre si svestiva, le ragazze le fecero un cenno verso Hinata di nuovo rapita nel vortice dei suoi pensieri. In tacito accordo le lasciarono l’onore di affondare per prima il cucchiaino nella vaschetta.
“Stavo pensando…” Sakura si leccò le labbra sporche di gelato “Due mesi sono effettivamente pochi per conoscere gente nuova. Potremmo organizzare una festa con nostre nuove e vecchie conoscenze, in fondo…” il suo cucchiaino affondò di nuovo nella crema morbida che si stava sciogliendo nella vaschetta “… chi non va bene per una, potrebbe andare bene per l’altra.”
Ino fece ondeggiare il suo cucchiaino tra le labbra in cenno d’assenso. “Potremmo farla qui, a casa mia. Non è grande, quindi non è dispersivo. Staremo tutte insieme e potremmo spalleggiarci a vicenda.”
Hinata allungò una goccia di gelato sul bordo della vaschetta pensierosa: chi avrebbe potuto invitare lei alla festa? Finché ai ragazzi che interagivano con lei non chiedeva il nome e il numero di telefono, non aveva molte persone a cui chiedere di venire.
“Per conoscere gente, mi sono iscritta a una chat,” Tenten ripulì il suo lato di vaschetta dal gelato rimasto “Ho creato un account generico, così possiamo usarlo tutte… Vi creo l’accesso automatico io, se volete, così vi si aprirà direttamente ogni volta che accenderete il computer.”
“Una chat?!” il tono schifato di Sakura non lasciava dubbi sul suo parere in merito “Come puoi relazionarti con una persona che non sai nemmeno se sia reale?”
“Già,” proruppe Ino “Come fai a valutare una persona senza vederla? E poi potrebbe capitare di conoscere una persona con del potenziale ma che abita dall’altra parte del mondo…”
“Per questo ci sono appositi filtri.” rispose Tenten piccata “E comunque mi sembrava una buona idea almeno per abituarci a parlare con gli sconosciuti.”
Di nuovo le tre ragazze fissarono Hinata, che, ancora mezza intontita, le ricambiò con uno sguardo interrogativo.
“Si può tentare…” concordarono “Ma vedere persona reali è molto più proficuo, quindi facciamo anche una festa dove invitare tutti le persone che abbiamo in rubrica.”
Uno squittio richiamò l’attenzione.
“Non preoccuparti, Hinata, ti aiuteremo noi a conoscere qualcuno di nuovo,” Ino girò il cucchiaino con fare sapiente “Per cominciare, potresti accompagnarmi a fare la spesa uno di questi giorni: voglio invitare Choji a cena ed è meglio avere il frigo pieno…”
Sakura sbuffò davanti all’evidente tentativo di accaparrarsi un aiuto per cucinare senza nemmeno ricambiare con un invito “E come pensi di fare conoscenze in un supermercato?”
Ino appoggiò il cucchiaino sul tavolo sporgendosi minacciosa “Hai mai provato a sbattere contro il carrello di qualcuno solo per attaccare bottone? Ti assicuro che funziona…”
“Carino, e potresti investire un commesso solo per chiedergli un’informazione. Bella idea.” scherzò Tenten.
“Gli uomini che vanno a fare la spesa in genere sono single…”
“… o sono mariti affettuosi che provvedono alla loro famiglia.” concluse Sakura appoggiandosi allo schienale della sua sedia.
“Hinata,” Tenten intervenne di nuovo avvicinandosi tutta la vaschetta di gelato per ripulirla per bene “Tu non hai fatto qualcosa di sciccoso quando sei diventata maggiorenne? Qualcosa come il ballo delle debuttanti?” La famiglia Hyuuga stava economicamente bene, questo si sapeva; per quanto timida, Hinata avrebbe dovuto aver avuto molte occasioni per conoscere rampolli di gente altolocata, organizzate dalla sua stessa famiglia.
“Mi ha sempre accompagnato mio cugino alle feste.” Hinata rispose prevenendo eventuali domande.
“Tuo cugino? L’avvocato?” Ino rubò la vaschetta a Tenten per accaparrarsi i rimasugli “Che tipo è? Non ci hai mai fatto vedere nemmeno delle foto.”
Tenten si riprese prepotente la vaschetta; il suo sguardo sottolineava come il gelato e il cugino di Hinata fossero terreno suo.
Sakura sbuffò a quel comportamento infantile, considerando come appena una settimana prima Ino e Tenten non si sarebbero mai guardate in cagnesco per un ragazzo che non conoscevano. “È molto protettivo tuo cugino…” interloquì, più per continuare il discorso che per reale interesse.
Hinata sorrise e annuì “Il più delle volte è costretto ad accompagnarmi, mio padre non vuole che vada da sola.”
Ino volse la testa a guardarla; ora le appariva molto più normale che Hinata non conoscesse quasi nessuno all’infuori degli istituti femminili che frequentava. Nessuno avrebbe provato ad abbordare una ragazza scortata da un parente. Le dispiaceva per Tenten se era interessata, ma d’altro canto… “Cerca di non farti accompagnare da lui alla nostra festa…”

Tenten non se la prese a male per non poter vedere il cugino di Hinata alla festa; c’era tempo per far cambiare idea ad Ino e soprattutto, non avrebbe aspettato un incontro causale ad una festicciola di poco conto per rivedere quel ragazzo. Si sentiva un po’ in colpa, ma avrebbe sfruttato al massimo la sua amicizia con Hinata pur di rivederlo. E ne approfittò subito, offrendosi di accompagnare la ragazza a casa per spiegarle come avviare account e chat sul suo computer.
“È molto semplice: appena accenderai il tuo portatile, si aprirà una finestra che ti chiederà se vuoi entrare in chat. Nickname e password sono già memorizzate. Tu ti connetti ad internet e poi clicchi qui e sei dentro la chat.”
Hinata memorizzava la procedura attenta, mentre Tenten continuava a trafficare con il suo computer.
“Per inserire persone nuove devi riportare il loro indirizzo e-mail in questa casella…” Hinata sorrise, dubitava fortemente che quella funzione le sarebbe servita: non vedendo i suoi interlocutori forse le sarebbe stato anche più facile parlare con gli sconosciuti, tuttavia il problema di fondo rimaneva. In qualche modo doveva conoscerli ed attaccar bottone prima di parlarci.
“Visto che abbiamo un account comune, troverai degli indirizzi di amici già inseriti e potrà capitare che ti scambino per me, in particolare uno che sembra non aver altro da fare che connettersi,” Tenten scorse tra i vari nickname “E infatti eccolo qui! Anche adesso è connesso.” Si voltò verso Hinata per vedere se la seguiva, quella era la parte fondamentale “Per parlare con qualcuno basta che clicchi sul nome della persona, ti si aprirà una finestra in cui potrai scrivere quello che vuoi. Quando invece saranno gli altri a voler parlare con te, ti si visualizzerà…” una finestra si aprì sul lato destro dello schermo.

Il marionettista: “Ehi RagazzaInCerca! Hai finalmente trovato l’uomo ideale o posso ancora passare a trovarti?"
Tenten sospirò, ma sulle sue labbra affiorò un sorriso “È un esaltato, ma non è cattivo.” velocemente digitò un saluto di risposta piccato e glielo spedì. “L’ho conosciuto appena creato l’account; è stato attirato dal nome.”
Gli occhi chiari di Hinata indugiarono sul nickname ‘RagazzeInCerca’… decisamente non lasciava dubbi sullo scopo di chi l’aveva creato… si sarebbe vergognata un po’ ad usarlo.

Il marionettista: “Hai mai pensato che il ragazzo che cerchi potrebbe essere già vicino a te? Magari non lo hai ancora visto.”
“Lui sa che siamo in quattro e che stiamo tutte cercando un ragazzo,” continuò a spiegare Tenten “Le sue discussioni sono un misto di paterni consigli ed avances, il più delle volte però sono prese in giro. Quindi non darci troppo peso.” digitò un saluto frettoloso e chiuse la finestra di conversazione “Ecco così sai anche come chiudere.” Si girò a guardare l’amica “Non sentirti costretta ad usarlo. Solo… be’ almeno provaci!”
Sorrise, e Hinata ricambiò mesta “Grazie, Tenten.”
La ragazza annuì ed abbassò lo sguardo. Ora era lei a trovarsi in leggero imbarazzo: aveva sperato di incrociare per caso il cugino di Hinata una volta a casa sua, ma non era stata così fortunata. Ora poteva essere sincera e diretta con Hinata e chiederle esplicitamente aiuto per arrivare a suo cugino oppure mentire spudoratamente per avere le informazioni e l’appuntamento che voleva.
“Senti, Hinata…” alzò lo sguardo trovandosi gli occhi della ragazza che già la scrutavano. Le salì un nodo alla gola pensando di aver anche solo ipotizzato di mentire ad una sua amica… tuttavia, omettere alcuni dettagli non poteva considerarsi come mentire, no? “Io… volevo chiedere a tuo cugino se poteva accompagnarmi a teatro una di queste sere…”
Hinata alzò un sopracciglio perplessa a quelle parole; Tenten? A teatro?
“C’è questo spettacolo che vorrei vedere e volevo andarci con qualcuno che sapesse giudicare uno spettacolo oltre il superficiale ‘Mi è piaciuto’.” Non era una bugia, Tenten continuò a ripeterselo nella sua testa; da tempo covava l’idea di provare ad andare a teatro, almeno per poter dire di esserci stata. E andarci con qualcuno che poteva parlare dello spettacolo in maniera tecnica sarebbe stato utile per lei che era totalmente profana… Solo omise di dire che più di tutto sarebbe stato il massimo essere accompagnata da quel ragazzo affascinante che era il cugino Hyuuga.
Hinata la fissò in silenzio per qualche attimo “Che spettacolo è?”
La bella utopia, la critica lo definisce uno spettacolo post-moderno…”
Hinata sorrise dolcemente abbassando lo sguardo “Possiamo provare a chiederlo direttamente a lui, starà studiando nello studio a quest’ora.” Si alzò e guidò l’amica fuori dalla sua camera.
Tenten fu veramente grata delle presenza di Hinata; in quella casa si sarebbe sicuramente persa. Tuttavia le fu ancora più riconoscente quando davanti allo sguardo impassibile e scocciato del cugino, fu lei a spiegare bisbigliando la loro richiesta.
“Perché non puoi andarci tu?”
Tenten trovò scocciante che lui la ignorasse totalmente, non la guardava nemmeno. Eppure stavolta si era vestita il più elegante possibile in previsione dell’incontro. Assottigliò lo sguardo e si preparò a ribattere alla sua obiezione, ma Hinata fu più veloce “Moni Ovadia non lo reggo molto, né come regista né come attore.”
Neji storse il naso “È previsto per questo giovedì, giusto? Non so se riesco a venire: ho un esame la settimana prossima.”
Il cuore di Tenten ebbe un tonfo: i due cugini dovevano conoscere a memoria il programma mensile del teatro centrale per dedurre tutte quelle informazioni solo dal titolo dello spettacolo. Se mai lui avesse accettato di accompagnarla, Tenten si ripromise che avrebbe studiato tutto quello che avrebbe potuto trovare su La bella utopia e il teatro post-moderno.
“Ti faccio sapere nei prossimi giorni, ma non i assicuro niente.” fu il verdetto finale.
Tenten sorrise radiosa “Grazie! Puoi mandarmi anche un messaggio, se vuoi, il mio numero…”
“Ti avverto tramite Hinata.” la testa del ragazzo era già china sui libri.
Lei annuì prima di seguire la sua amica fuori dalla stanza. Sulla porta si sentì in dovere di girarsi nuovamente verso di lui ad osservarne i lunghi capelli che gli ricadevano sciolti sulle spalle “Grazie ancora, e buono studio.”





  
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