Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Cassie chan    05/05/2009    11 recensioni
ATTENZIONE: non tiene conto degli eventi del settimo libro...!!Sono passati alcuni anni dalla fine della guerra, ed Hermione Jane Granger vive estromessa dal suo mondo, quello della magia, a causa di una condanna ricevuta tempo prima. Fidanzata delusa, disoccupata cronica, cinica perenne, Hermione ormai dispera dell'arrivo del principe azzurro. Ma quando arriva, non è facile riconoscerlo nelle fattezze affascinanti ma DECISAMENTE irritanti di Draco Lucius Malfoy, specie se babbano anche lui... ma la vita è decisamente strana e può anche capitare che ci si imbatta in una piccola fiaba, proprio quando si credeva di vivere in un incubo...:) PUBBLICAZIONE CAPITOLO 51 : 14 LUGLIO 2020
Per seguirmi con più costanza: https://www.facebook.com/groups/putaspellonhereyes/
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Lavanda Brown, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'THE "HAVE A LITTLE FAIRY TALE" SAGA. ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4 – If you want the frog, then comes the prince

Capitolo 4 – If you want the frog, then comes the prince!

 

Continuo a guardare a bocca aperta il ragazzo davanti a me, seduto per terra e che si massaggia la fronte. Certo che assomiglia parecchio a Malfoy… deve essere il suo fratello gemello, nato Magonò, e che quindi hanno abbandonato per il disonore che arrecava alla sua famiglia. Ma lui si è riscattato, diventando proprietario di un famoso locale londinese, sconfiggendo i pregiudizi del suo mondo, dove un giorno tornerà a testa alta. Tutto ciò si mostra perfettamente come una bella telenovela quando il ragazzo biondo che ho di fronte e che avevo escluso categoricamente essere Draco Lucius Malfoy, sibila guardandomi con espressione di sufficienza: “Granger, il tuo testone fa sempre danni… dovresti mozzartelo…”.

La stretta allo stomaco, indicatrice della rabbia caratteristica di sei anni di Hogwarts, tanto per capirci quella da reazione repressa a parole che definire offensive è un pallido eufemismo, mi fa capire che questo è veramente Draco Lucius Malfoy, altro che gemello babbano segreto. Lo guardo ancora, incredula. La gentilezza delle sue parole è inconfondibile… tra l’altro, mi conosce e mi chiama per cognome, quindi…ciò non toglie che, se lo avessi incontrato per strada, non l’avrei minimamente notato. Perché? Perché è vestito da babbano, tra l’altro, un babbano perfetto, elegante e raffinato, insomma non come Ronald che accoppiava i pantaloni viola con le maglie rosse e i calzini verdi. Malfoy, invece, con grande senso dello stile, indossa una camicia bianca su un paio di jeans neri. Pende allentata al suo colletto una cravatta a righe orizzontali bianche e nere. Se non sapessi che Malfoy non indosserebbe mai quelle cose, penserei che ci si trovi persino a suo agio. Nonostante però l’abbigliamento insolito per uno della sua risma, non è umanamente possibile non vedere in lui quel diciannovenne che vidi in occasione della battaglia finale contro Voldemort. Credo effettivamente di non averlo più visto da allora. Il ritratto, però, è sempre lo stesso: capelli biondi e corti con due ciocche ribelli che gli accarezzano la fronte spaziosa, colorito pallido anche se leggermente più rosato, naso arricciato in espressione snob, occhi grigi socchiusi con aria da nobile decaduto, labbra sottili contratte per la rabbia, fisico asciutto e scolpito che risalta sotto la camicia bianca. Al massimo, aggiungo qualche centimetro in più alla sua già notevole altezza ed una punta di maggiore morbidezza nei lineamenti decisi e strafottenti.

“Adesso mi dovranno ricoverare per trauma celebrale…” lo sento mormorare con voce sofferente. In compenso, è sempre irritante. Stringo i pugni, lo shock mi ha fatto rimanere fin troppo in silenzio.

“Non fare tragedie come a tuo solito…” mormoro, sfiorandomi la fronte con le dita e ritraendole coperte da una sottile striatura rossastra. Sbraito isterica: “E io che dovrei dire, che sto anche sanguinando?!”.

“Perfetto, anche il sangue della Granger addosso…” ribatte sarcasticamente, strofinandosi con forza la fronte per levarsi le tracce del mio sangue di dosso rendendo la sua pelle diafana praticamente violacea. Aggiunge poi con pathos drammatico: “Devono avermi lanciato una maledizione, non c’è altra spiegazione…”.

“Se vuoi, te la lancio io una maledizione, Malfoy…” mi sollevo, guardandolo con aria di sfida. Lo so perfettamente che non posso fare magie, non sono cretina, ma tanto lui, il cretino della situazione, non lo sa!

“Giusto per porre fine alla tua vita da patetico furetto rimbalzante… quelle sono cose che segnano per tutta la vita…” completo con la migliore espressione di donna comprensiva dei cosiddetti _ casi umani_ o anche dei _casi clinici_. Malfoy è decisamente sia un caso umano che un caso clinico.

Sorrido soddisfatta, mentre noto che è impallidito più del consueto. Quanto mi mancava, vederlo patire! Quando stavo male per Ron, dovevo chiamarlo ed usarlo come palletta antistress! Peccato che non mi sia venuta prima questa idea illuminante… avrei risparmiato un bel po’ di sofferenze e trappole psicologiche al mio povero fidanzato.

Apre la bocca un paio di volte come un pesce rosso alla ricerca d’ossigeno, per poi dirmi tagliente: “Che diamine ci fai qui, Granger?”.

Mi serro nelle spalle, la presenza silenziosa e scioccata di Seth che ci guarda meravigliato, mi ricorda perfettamente con la lucidità di un fulmine nel cielo, che cosa ero venuta a fare qui. Il posto da cameriera. Certamente non glielo posso dire, per nessuna ragione al mondo. Quello si metterebbe a ridere, tanto da farsi sentire fino all’Indocina meridionale. E poi, tanto per sapere, non sarebbe più corretto che fossi io a fare questa domanda? Che ci fa lui qui, e per di più comportandosi da persona normale, quando lui non è assolutamente una persona normale? Sia nel senso che è un mago, sia in altro senso, ovviamente… ed poi ora che ci penso, Seth non l’ha chiamato Danny?

Sposto a disagio il peso del corpo da un piede all’altro, rimanendomene zitta, lo sguardo fisso sulle travi del soffitto. Interessanti, devono essere di acero bianco… in quel mentre, lui si alza, sopravanzandomi pienamente in altezza e guardandomi con espressione minacciosa.

Fa un passo nella mia direzione, portandosi a poco meno di un metro da me.

“Non voglio ripeterlo una seconda volta… ma visto che sei talmente imbecille, sono costretto a farlo… Granger, che diamine vuoi da me??!!”.

“Per prima cosa, modera la lingua, Malfoy…” il mio sguardo ritorna irato sulla sua persona. Sarò anche dieci centimetri più bassa di lui e soprattutto sono la più grande non-strega della storia, ma posso sempre cavargli gli occhi, attenzione!

“E poi figurati che diamine posso volere da te!!” aggiungo con voce più alta per rendere incisivo il concetto.

“E va bene…” fa lui, una smorfia di nervosismo rende i suoi occhi più inquieti “Ma ricordami che mi ci hai costretto tu…”.

Non ho ancora capito che cosa ha detto che lui mi afferra bruscamente per il gomito, trascinandomi con lui.

“Malfoy, lasciami immediatamente!” urlo, impuntandomi con tutte le scarpe per terra, cercando di resistere. Ma Malfoy potrà anche avere il colorito di un rachitico, ma tutto è tranne che tale… infatti, continua a trascinarmi con sé senza alcun apparente sforzo. Si limita solo a dire a Seth, che è ammutolito e guarda la scena senza fiatare, che deve risolvere una questione e che tra poco finiranno l’inventario. Seth annuisce, sorridendo a trentadue denti, e va verso quelle che dovrebbero essere le cucine, comunque nella direzione opposta a quella che sta prendendo Malfoy.

“Seth, questa è omissione di soccorso! Ci sono gli estremi della denuncia!” urlo, ma lui si è già dileguato.

Non mi rimane perciò che continuare a scalciare, mentre Malfoy mi conduce per delle ripide scale a chiocciola al piano superiore. Quanto vorrei la mia bacchetta! Chissà che diamine ha in mente questo ex-quasi-Mangiamorte! Potrebbe torturarmi e lanciarmi l’Incanto Imber, quello che ti fa rimanere attaccato al bagno per dodici cicli lunari. Anche se quello veniva usato solo dagli stregoni incas per difendersi dai conquistadores spagnoli… ma sono incorreggibile… ma a che diamine sto pensando in un momento drammatico come questo?!!

La corsa di Malfoy si arresta in un corridoio che conduce ad una porta smaltata di rosso acceso. La raggiunge, aprendola e trascinandomi con un ultimo strattone dietro di sé. La richiude, mentre io riesco a liberarmi dalla sua presa.

La stanza è in penombra, la serranda è infatti abbassata e la luce del sole entra dalle minuscole e sottili fessure. Mi massaggio il braccio indolenzito, guardandomi attorno. Sembra una stanza da letto… una stanza da letto?! O mio Dio…

Guardo la porta, vedendo se posso raggiungerla, ma ovviamente Malfoy è stupido, ma non fino a questo punto… infatti, è fermo davanti all’unica via di fuga, il respiro corto. Sento solo il suo ansimare per il passo veloce con zavorra a carico, mentre il suo viso resta avvolto nel buio.

“Malfoy, fammi immediatamente passare…” mormoro, sperando di risultare minacciosa.

Per un po’, lui mi guarda senza parlare, riprendendo fiato. Mi trapassa da parte a parte come se fossi un vetro trasparente. Mi stringo nelle spalle, mi sta facendo venire i brividi. Sia chiaro, io non ho paura!!!! Credo di aver scordato quanto l’odiassi e quanto soprattutto lui odiasse me. Il crepitare dell’aria tra me e lui, il sentire la pelle che brucia, il tremore incontrollabile… bè, erano sensazioni decisamente dimenticate. Ho odiato anche Ron e Lavanda, questo è vero, ma non è mai stato come con Malfoy. Così… originario e naturale…Avete presente il serpente e la mangusta? A loro ha mai detto qualcuno di odiarsi? O hanno mai litigato, ponendo fine alla loro amicizia?… ancora? Ma si può sapere a che sto pensando????

“Hai detto a Seth il mio nome? Intendo a parte ripetere dodici volte Malfoy come una piccola gallina sgozzata?!” la sua voce è carica di rabbia. Sembra reprimerla a fatica. Sbatto le palpebre un paio di volte, non riuscendo a capire.

“Ma se nemmeno sapevo che c’eri tu qui!” rispondo velocemente, sebbene non ci abbia capito niente.

“Diamoci un taglio, Granger” sibila lui, gli occhi che nel buio scintillano ciechi, mentre assottiglia la nostra distanza con un passo “Non sarai qui per il tuo… lavoro, eh?”.

Ma è imbecille?! Ma che diamine dice, adesso?! Il mio lavoro?!! Io lo sto cercando un lavoro! Un attimo… forse non ha saputo che non sono più il capo degli Auror… lo guardo, cercando di capire se sia effettivamente come ho capito io. Non sembra mentire. Deve essere ancora convinto che io sia a capo degli Auror. Sembra quasi spaventato, sebbene tenti di nasconderlo… vuoi vedere che è di nuovo immischiato in faccende oscure? E crede che io sia sulle sue tracce e sia venuta qui per arrestarlo?

“Perché dovrei essere qui per il mio lavoro?” imito il suo tono di voce, accentuando l’ultima parola. Incrocio le braccia, rimandando al mittente la domanda.

“Dimmelo tu…”. Lui inarca elegantemente un sopracciglio, la sua voce sembra annoiata, ma riesco ancora a distinguerne un breve tremore: “Potty si è rimangiato la parola? O vuole togliermi Serenity?”. Nell’ultima frase, distinguo una nota strana… diversa… sofferente dolcezza.

Forse è quella che mi rende più calma e che ammorbidisce la mia voce: “Harry non mi ha mandato qui, Malfoy… e, se questo può consolarti, io non so minimamente chi sia questa Serenity…”.

“E allora che ci fai qui?” le sue parole sono stanche. Mi basta la sua voce, anche se non vedo il suo viso.

Ecco, so perfettamente dove stiamo arrivando… al fatto che non sono più il capo degli Auror… non ci penso neanche a dirglielo! Ne va della mia dignità! Mi mordo inquieta il labbro inferiore,  guardando altrove.

“Si sta facendo notte, Granger… il tuo silenzio non fa che confermare i miei sospetti…”.

Dannazione, mi mette anche fretta! Aspetta, ci sto arrivando alla balla del secolo… ho trovato… eludere il discorso…

“Perché ti fai chiamare come uno schifoso babbano, eh Danny Ryan?” chiedo, la voce beffarda. Lo osservo con l’ombra di un sorriso soddisfatto, convinta di averla avuta vinta.

“Non attacca Granger…”, se la mia risata era soddisfatta, la sua dovrebbe essere multata per eccesso di presunzione “Ecco, la prova di che cosa possa produrre il contatto prolungato con Potty e Lenticchia… la demenza assoluta… e pensare che eri una strega così dotata…  pronuncia l’ultima parola in tono dolciastro, dimostrando che lui al contrario di tutti gli altri, non l’ha mai pensato che fossi dotata. Come se non lo sapessi…

Il suo ghigno giunge fino alle mie orecchie, per poi diventare una bassa nota di sottofondo, mentre dice: “Se il caro ministro Potter non ti mai detto nulla, non vedo perché dovrei farti io una conferenza stampa, Granger… non sono affari tuoi… ormai il danno è bello che fatto… quindi, quello che risulta ancora disgustosamente poco chiaro è perché stai ancora respirando la mia stessa aria e calpestando la mia stessa polvere…”.

Se lo prendessi a pugni, mi denuncerebbe qualcuno? Ma che dico, la farei franca in un batter d’occhio… la giuria più inflessibile del mondo mi assolverebbe per ripetuto comportamento provocatorio contro la mia persona. Non penso che sia ancora nata la persona che mi possa fare più saltare i nervi come Malfoy! E poi… il danno è bello che fatto… se c’è qualcuno che ha fatto un danno, quello è lui! Venendo al mondo!
”Sta tranquillo, non ho intenzione di farlo ancora per molto…” rispondo a tono, le mani che si rilassano dai pugni in cui si erano contratte “Anzi, veramente stavo già per andarmene, prima che a qualcuno venisse una crisi di schizofrenia e mi trascinasse qui…”.

Faccio qualche passo con il mento alzato da donna-sicura-di-sé-che-non-deve-chiedere-niente-a-nessuno-tantomeno-ad-un-malfuretto-rimbalzante. Mi fermo accanto a lui e gli intimo di aprire immediatamente la porta.

“E’ stata una pena rivederti, Granger… speravo di aver dimenticato la tua faccia… ed invece adesso dovrò impiegarci altri quattro anni… “ commenta ironico, facendomi passare.

“Per la tua di faccia ci sarebbe voluto un triplo incantesimo di memoria… ma, sai, non me la sentivo di rischiare la vita… è una cosa pericolosa e non volevo fare la fine di Gilderoy Allock…” ribatto, sorpassandolo “A mai più arrivederci, Malfoy…”.

“A mai più arrivederci anche a te, Granger…” risponde a tono in maniera falsamente educata lui, mentre io scendo le scale. Ripercorro con la schiena dritta la sala piena di tavolini, ringraziando mentalmente che non ci sia Seth nel caso in cui mi chieda perché ho chiamato Malfoy il suo Danny. Anche perché non saprei nemmeno io che dirgli… deve aver pensato che fosse una specie di soprannome… o la parola usata nel vocabolario di tutte le lingue per indicare uno schifoso bastardo di quinta categoria, arrogante, presuntuoso, eccetera, eccetera. In effetti, il nome Malfoy potrebbe essere candidato ad essere il sinonimo universale agli insulti più spregevoli del linguaggio umano.

Mi chino con attenzione sotto la serranda abbassata, e respiro a pieni polmoni l’aria dell’esterno. Mi volgo indietro, guardando l’immagine dipinta sulla saracinesca della bambina sorridente, poi, presa da chissà che istinto, mi allontano velocemente, a passo sempre più sostenuto, finché mi ritrovo a correre per le strade di Notting hill.

Finalmente mi fermo in un parco, incurante del fatto che lì ci venivo sempre con Ron. Chissene… mi siedo su una panchina di legno chiaro, il cuore in gola e la milza che mi punge. Poggio una mano sul petto, tentando di riprendere fiato, il torace che si alza ed abbassa ritmicamente. Attorno a me, la gente colorata riempie l’aria di voci gioiose e vivaci, non prestandomi la benché minima attenzione. Mi appoggio contro lo schienale della panchina, chiudendo gli occhi e cercando di isolarmi dal mondo esterno. Ma niente non funziona, il gomito sembra infuocarsi della presa di Malfoy.

Imbecille… ma se io oggi fossi rimasta a casa!!!

La percezione che ci sia qualcosa di strano, di profondamente strano non se ne va… Malfoy che si fa chiamare Danny Ryan e che si comporta da babbano, cosa per lui assolutamente aberrante. Malfoy che è anche il proprietario di un locale babbano… qualcosa che io non so e che, invece, Harry conosce… una promessa che Harry gli deve aver fatto… e poi… Serenity… chi è? La mia mente rincorre i pezzi di questo puzzle anomalo, come quando ad Hogwarts dovevo scrivere una relazione e andavo a cercare le parole del professore di turno, assieme alle nozioni che io naturalmente conoscevo da tempo immemore. Ma, al contrario di come avveniva quelle volte, stavolta non c’è risoluzione. Le domande restano lì dove sono, così come la mia curiosità innata e il mio sospetto consueto verso Malfoy.

Ma in fondo non me ne importa niente, sarebbe stato importante se Seth mi avesse preso, ma in questo caso… Malfoy può farsi chiamare Danny quanto gli pare e piace, magari a fare il babbano impara a rispettare gli altri…

Mi alzo dalla panchina, estraggo il lettore mp3 e mi incammino verso la stazione, ascoltando la musica.

One of them has got a gun to shoot the other one, and together they were friends to school…

Crazy… Alanis Morissette… anche se poi, in realtà, è una cover di una canzone di Seal del ’94 o giù di lì… adesso il campo musicale è tutto un arraffare le idee degli altri, riciclate fino alla noia. Ogni canzone è uguale alle precedenti. Non ci sono più i grandi artisti di una volta, vedi i Queen o i Guns n’ Roses. Premo il tasto dell’avanzamento veloce per trovare una canzone di questi ultimi che amo alla follia, Sweet Child o’ mine, continuando a camminare e mi faccio assorbire dalla poesia delle sue parole. Finalmente intravedo la stazione e, con mia grande fortuna, un treno in ritardo di un’ora anticipa invece quello che io avrei dovuto prendere tra due ore e mezzo. Con soddisfazione, rimango in piedi accanto alla porta, permettendo ad una signora anziana di prendere l’unico posto libero. Lei mi sorride grata, carica di buste della spesa. Ci vorrebbe decisamente più educazione a questo mondo… invece tra il bullismo e le nulle politiche giovanili, quello che la fa da padrone…

Niente, maledizione! Non ci riesco a distrarmi!!!

Continuo a pensare ossessivamente al grande, pfiù, segreto di Malfoy! È sempre stato così con quel maledetto! Lo incrociavo nei corridoi a scuola, ci insultavamo a vicenda, trattenevo dalla rissa inevitabile Harry e Ron, fingevo che fossi superiore e me ne andavo a testa alta, convinta di averlo sempre battuto. Lui poteva anche essere purosangue, ricco e facoltoso, ma dalla mia io invece avevo la media stratosferica e l’amicizia con l’eroe del mondo magico. Nonostante questo, però, quando me ne tornavo in classe e mi sedevo al mio posto, le sue irritanti parole mi tornavano nel cervello con scadenza regolare, sovrapponendosi a quelle delle varie spiegazioni. E così mi distraevo, mentre fantasticavo di scioglierlo nell’acido solforico oppure di trasformarlo perennemente in un furetto. Chiaramente, mentre discutevo di questi dubbi amletici, Harry mi diceva qualcosa o il professore mi chiamava, beccandomi disattenta. Riuscivo sempre a rimediare ovviamente, ma intanto il fastidio mi faceva torcere le mani dal nervosismo. Volevo fare la superiore e ci riuscivo perfettamente davanti a lui, ma invece dentro macinavo e macinavo fino allo spasmo.

Finita la scuola, almeno per me, al sesto, non lo rividi per moltissimo tempo. Anni, credo. Salvo poi rincontrarlo, quando il viaggio alla ricerca degli Horcrux terminò… contenti, ma ancora terrorizzati per l’inevitabile battaglia finale, tornammo a Grimmuald Place e lui era lì. Aveva i capelli lunghi e l’aria stanca ed affranta, mi fece pena. O meglio, mi fece quasi pena. Perché, nonostante tutto, riprese con le solite battutine del cavolo. Granger di qui, Granger di là, So-tutto-io, castoro… la solita solfa. L’unica eccezione era che non mi chiamava più Mezzosangue e, in effetti, essendo diventato una spia per l’Ordine, non era sensato credere ancora alle baggianate di Voldemort. Non so realmente come accadde che lui passò dalla nostra parte, Lupin parlò con Harry per due ore e mezzo, e, quando ne uscirono, Harry disse che potevamo fidarci di Malfoy. Remus garantiva ampiamente per lui. Né io, né Ron ci fidammo compiutamente, ricordandoci che una cosa simile aveva portato all’omicidio di Silente da parte di Piton. E solo perché Silente si era fidato troppo di Piton. Però, dovemmo ricrederci. Malfoy era effettivamente sincero, veniva una volta alla settimana a portarci i piani dei Mangiamorte e, devo ammetterlo, grazie a lui abbiamo salvato molte vite, oltre che battere Voldemort. Ma non ho mai capito perché lo avesse fatto. Seppi solamente che la guerra si era portata via i suoi genitori, non so né come, né quando e nemmeno ad opera di chi. Lo vidi per l’ultima volta proprio nel giorno della battaglia. Poi niente. Nessuno ne ha più parlato tra i miei amici… anche se, a quanto pare, Harry deve invece sapere qualcosa.

Comunque, avevo sempre logicamente supposto che lui avesse ereditato l’ingente patrimonio della sua famiglia e fosse chissà dove a godersi i suoi miliardi, alla faccia dei poveri disoccupati come me. Ma, queste erano solo supposizioni come ho detto, non sapevo davvero dov’era e che vita facesse. Fino ad ora… Malfoy babbano… fatico ancora a crederci. Quando lo dirò a Dean…

Dean!

Mi batto la mano sulla fronte, me ne ero completamente scordata! Dannato Malfoy!

Alla prima fermata, scendo subito, infilandomi nel primo negozio di alimentari che trovo. Compro velocemente un po’ di pollo, le uova e qualche altra cosa, pescando assurdi centesimi dalle tasche recondite della mia borsa. La mia mente canticchia come una nenia… maledetto furetto, maledetto furetto, maledettissimo furetto!. Esco dal supermercato e torno a casa, sgusciando sempre come una ladra per le scale con il terrore reverenziale che la signora Sanchez mi senta. Infilo silenziosamente la chiave nella toppa, girando lentamente, apro la porta e la riaccosto nel più completo silenzio. Sospiro di sollievo ed entro in casa, cercando di non fare rumore anche con i miei piedi, nel caso in cui mi senta. Grattastinchi viene a strofinarsi affettuosamente sulle mie gambe, lo accarezzo dietro l’orecchio e lui fa le fusa, contento. Appoggio le buste della spesa in cucina, come prevedevo Dean non è tornato. Vorrà sbollire la rabbia e quindi farà gli straordinari, fermandosi a pranzo. Tipico, ma questo ritorna decisamente a mio favore. Avrò tutto il tempo per attuare il mio piano per riprendermi il mio ragazzo. Mangio un panino al volo, poi inizio l’opera di restauro di casa, riordinando, ramazzando, lavando, spolverando, cose di cui se ne sentiva l’estremo bisogno.

Poi inizio i preparativi a me stessa. Doccia, peeling, maschera facciale, pedicure e manicure.

Mentre sono in cucina, però, e mi passo lo smalto rosa sulle unghie delle mani, sento squillare il telefono.

Impreco tra me e me, ma è possibile che non possa mai starmene tranquilla? Conoscono solo questo numero di telefono? Mi alzo con l’accappatoio addosso e l’asciugamano a turbante sui capelli bagnati. Raggiungo il telefono, cercando di sollevare la cornetta, senza scheggiare lo smalto fresco. Inutilmente.

“Chi è?!” rispondo nervosamente “Cioè, volevo dire pronto…”.

“Ma allora è vero che sei sempre nervosa?” una voce trillante ride dall’altra parte della cornetta.

“Seth?”

“Sì… sono indelebile, vero?”.

“No, sei assillante… che c’è?”.

“Ti chiamo per il tuo colloquio…”.

“Per il mio colloquio?!” chiedo sconcertata “Vuoi sapere il mio numero di scarpe e constatare che il 38 è troppo grande, farmi saltellare sul tavolo dei cocktail con una palletta sul naso o vedere se so servire bibite in caso di terremoto? Che altro c’è da dire?!”.

“Che sei perfetta…inizi domani…”.

“CHE COSA?!!” per il contraccolpo, scivolo su una parte del pavimento rimasta bagnata, e cado per terra.

“Ci sei ancora? Herm, tesoro?” Seth mi chiama a gran voce.

Riafferro la cornetta che mi era scivolata e borbotto: “Si può sapere che hai detto?!”.

“Cosa non ti è chiaro, esattamente?” fa lui innocentemente “La parte della perfezione o quella del tuo primo giorno di lavoro?”.

“No, quella dove penso che tu sia un pazzo…” bofonchio sarcastica “Che cavolo è cambiato da stamattina?!”.

“Le tue referenze…”.

“Le mie referenze? Io non ho refer- “, mi blocco un attimo, mentre la comprensione mi avvolge.

Poi sussurro quasi con terrore: “E’ perché conosco Malf-, cioè volevo dire, Danny?!”.

“Indovinato. Non credo che ci siano referenze migliori!”.

“Io non lavorerò mai con lui!” urlo nella cornetta, sperando di rintronarlo.

“E perché?” chiede lui curioso e sornione “Sembrate andare d’accordo…”.

“EH?! In quale assurdo universo parallelo io vado d’accordo con Malf… volevo dire, con Danny?!”. Questa storia del doppio nome sta diventando snervante, quasi quanto il fatto che sto reggendo il gioco a Malfoy nella sua recita.

“Non lo so, dimmelo tu… di che avete parlato?” la voce allusiva di Seth mi fa saltare la mosca al naso.

“DI NIENTE!!!” urlo di nuovo, Grattastinchi scappa via spaventato.

“E va bene…” ride lui al telefono “Comunque, non importa… mi ha detto che andavate a scuola assieme…”.

“Ti ha detto anche che sono terribilmente allergica alla sua personalità? Se sì, capirai perfettamente perché non posso lavorare con lui neanche tra duecento anni…” spiego paziente, cercando di recuperare il controllo di me stessa “Mi viene l’orticaria e le bolle su tutto il corpo… insomma, non sono un bello spettacolo…”.

“Non fare la bambina” il suo tono di voce si fa cavernoso, da persona matura “Non mi dire che non riusciresti ad ignorare Danny per, quanto, sei o sette ore al giorno? E per quattro giorni a settimana?”.

Punta sul vivo, replico velocemente: “Ma certo che ci riuscirei, figurati che mi frega del furetto… cioè, intendo sempre dire Danny…”.

“E allora non c’è problema, no?” è tornato gaio e frizzante come prima.

“Sì, invece… e lui che ha detto?”. Sorrido tra me e me, soddisfatta.

“Che va bene…” mugugna semplicemente.

“Che va bene???!!” chiedo sconcertata. Malfoy non può aver mai messo nella stessa frase il mio nome e l’avverbio “bene”. Mi affretto a chiedere: “Stai scherzando?”.

“Sono serissimo, invece… scusami, ma adesso vado di fretta… allora, che vuoi fare?” termina sbrigativo.

Rimango ferma, Grattastinchi mi osserva pensosamente, mentre io fisso lo sguardo sulla libreria di fronte a me. Che faccio? Mi torturo mentalmente. Mi farebbe comodo avere un lavoro, questo è lampante. Ma alle dipendenze di Malfoy? Con lui come mio capo?! Questa situazione potrebbe facilmente ritorcersi contro di me e poi gli concederei un vantaggio notevole. Quello mi metterebbe in croce dalla mattina alla sera! Però intanto… un lavoro, finalmente. Comprarmi un libro senza sentirmi in colpa, un bel vestito o litri e litri di succo all’ananas! Inoltre, credo che a Dean farebbe piacere, no? Insomma, sapere che collaboro anch’io al menage della casa! Mi dico fino alla noia che lo faccio solo per Dean, prima di pronunciare le fatali parole: “D’accordo, accetto… quando si comincia?”.

“Davvero?” fa lui tutto contento e mi fa tenerezza “Va bene, allora… domani mattina alle 8 al locale… entra dall’ingresso nel retro… è quella l’entrata del pub, dove lavorerai tu… ti presenterò agli altri… anche se penso ci saranno solo Corinne e Lorna, oltre a me…”.

“Perché? Cioè, insomma, ci sarebbero anche degli altri?”.

“Certo, tesoro…” mi spiega lui concitatamente “Il Petite Peste è diviso in tre zone: il pub che gestisco io e dove lavorerai tu, il ristorante, che è la parte che hai visto oggi, e lì ci sono Summer, April, Gail e Lawrence, il cuoco; infine c’è la discoteca, il regno di Trey… comunque, loro non ci saranno… ci sarò solo io e le altre due cameriere…”.

“Va bene… allora ci vediamo domani…”.

Lui mi richiama, dicendomi: “Ed ovviamente, inutile dirti, che ci sarà Danny…”.

“Toh, che strano… me ne ero dimenticata… ed è stato il minuto più meraviglioso della mia vita!” borbotto sarcastica.

“Va bene, va bene… a domani, allora…” commenta, ridendo, per poi riagganciare.

Appoggio la cornetta sul ricevitore, e per un attimo, ripenso a quello che ho appena fatto. Devo essere completamente impazzita! No, non posso, non posso assolutamente farlo! Riafferro il telefono con rabbia, prima di accorgermi che ovviamente io il numero di Seth non ce l’ho. E che sono davvero una pazza isterica. Ormai ho accettato…

Con il passo di una condannata a morte, me ne ritorno in camera da letto, poi vestendomi, mi viene l’illuminazione. Ritorno velocemente sui miei passi, raggiungendo il telefono. Apro il cassetto della mensola panciuta su cui è posto, e ne estraggo una piccola agendina in cuoio rosso. La sfoglio freneticamente, uscendone infine vittoriosa un biglietto da visita con un numero scarabocchiato a penna. Lo compongo febbrilmente e attendo in linea che qualcuno risponda.

 

 

   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Cassie chan