04/05/2009
Sono l'artefice mai soddisfatta:
lo sguardo all'opera mia mai uguale.
Son tessitrice e con ambivalenza
intreccio i fili con sdegno brutale.
Senza più fibre né vene ancor sane,
sulle mie gambe s'accascia stremata
la tela sconcia da pugnale offesa:
tanto il mio ago l'ha sì martoriata.
Con amorevole mano di giorno
gli spettatori la vedon sfiorata;
solo la notte la vede morire,
dai miei artigli venir lacerata.
Del mio disprezzo fa mostra de' segni,
ma io soltanto so ben del mio amore.
Io che, disfattala, torno a baciarla,
e ad intrecciarla con pena nel cuore.