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Autore: atzuki97_drarry    23/09/2016    1 recensioni
[DRARRY] [Accenni ROMIONE]
E' il sesto anno per Harry Potter alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, è tempo di verità, altri misteri e nuovi amori.
Harry dovrà ricredersi su tutto ciò che ha creduto fino a quel momento, sopratutto su tutto ciò che riguarda lo studente da lui più odiato, Draco Malfoy. Cosa accadrebbe se tutto ciò che è stato narrato non fosse andato esattamente come è stato detto? E se l'ossessione del giovane Potter non dipendesse solo dai propri sospetti come lui stesso crede? E se la pressione straziante di Draco non riguardasse solo il compito a lui assegnato?
(Premetto che questa è la mia prima Fanfiction su Harry Potter, spero di aver fatto il possibile per far uscire qualcosa di decente, la Fanfiction riporterà alcune piccole parti (quelle che riterrò più essenziali per lo sviluppo della FF) così come scritte nel libro o leggermente modificate, mentre tutto il resto ovviamente è nato dalla mia mente malata di Drarry. Spero che questa storia sia di vostro gradimento.)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Il trio protagonista, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Il campo da Quidditch era riempito da tifosi sconvolti dall’esito della partita, c’era chi si strabuzzava gli occhi guardando il tabellone dei punteggi e cercando di capire chi avesse vinto la partita, altri acclamavano con fare deciso i nomi dei giocatori appartenenti alla propria casa, altri ancora, con il fiato sospeso, fissavano i due cercatori stesi per terra mano nella mano. Harry aveva aperto gli occhi giusto il tempo per guardare il boccino tra le loro mani per poi svenire. Draco, invece, non aveva la minima idea della confusione che si stava creando intorno, tra la gente irrequieta nell’attesa di un decreto finale e la gente che battibeccava per questo. Si limitava a fissare confuso l’area intorno a lui, massaggiandosi con la mano libera la testa dolorante.
– il Boccino d'Oro è dotato di Memoria Tattile, non può dire che i ragazzi l’abbiano afferrato nello stesso momento!– La voce imbestialita della McGranitt trafiggeva i timpani di Draco, rendendola l’unica cosa che riuscisse ad udire aumentando così il dolore pulsante alle tempie.
–Il Boccino mostra chiaramente, per quanto straordinario, che i due ragazzi lo abbiano toccato allo stesso tempo. Questo sta a significare, data la differenza di punti che Serpeverde è la casa vincitrice.– spiegò calma la professoressa Bumb, nonostante lo sguardo omicida della vicepreside.
Fino l’anno precedente Draco sarebbe stato entusiasta di sbattere sul faccino occhialuto di Harry Potter la vittoria delle serpi, ma quella ormai non faceva parte delle sue priorità. Disinteressato dell’esito della partita si alzò barcollando staccando la presa intrecciata al ragazzo quasi accompagnando la mano, e, mentre le due professoresse litigavano sull’esito della partita si avviò in fretta verso il castello.
La sensazione sgradita della mano che ricadeva sul prato umido fece tornare Harry in sé giusto in tempo per notare la figura isolata di Draco girare l’angolo in lontananza. Senza pensarci due volte lasciò la folla nella sua chiacchiera e frenesia per seguire i suoi passi.
Si chiese più di una volta durante il tragitto perché doveva andare sempre in quel modo, il perché del ritrovarsi sempre alle spalle di Draco, senza mai fermarlo veramente, una volta per tutte.
Correva senza girarsi nemmeno una volta, non riusciva neppure ad udire Hermione e Ron che lo richiamavano sconcertati, Harry prima della caduta, si era deciso nel voler parlare con l’amica; ora invece sembrava essersi dimenticato di tutto, c’era solo Draco nei suoi pensieri, non riusciva a comprendere nulla di ciò che stava accadendo, sembrava quasi che l’ultimo anno gli stesse scivolando di mano come granelli di sabbia tra le dita osservandolo dal di fuori da quelle sue lenti tonde. Non comprendeva quando questa nuova ossessione si fosse innescata nella sua mente, da quando fosse sempre lui alle calcagna di Draco e non più viceversa, gli mancavano le attenzioni? Probabilmente si, le sue. Sapeva che era il momento di dirglielo, stanco di quella caccia e fuga, e probabilmente avrebbe ricevuto delle grosse e grasse risate soddisfatte in risposta, ma almeno avrebbe evitato ulteriori inseguimenti.
Se solo Malfoy non fosse un maestro nella sparizione. Harry nel corso dei suoi pensieri l’aveva perso di vista. Di nuovo.

Si trovava ormai all’interno delle mura, si guardò a destra e sinistra ma dai lunghi corridoi non avvertiva nessuna traccia di passaggio, questi gli apparivano più stretti e lunghi di come mai gli fossero sembrati. Per un attimo Harry parve incerto sul da farsi girando su se stesso in preda all’agitazione, stava uscendo fuori di testa e se non avesse scoperto entro la fine della giornata dove si cacciava Draco e almeno una delle risposte ai suoi quesiti sarebbe esploso in una crisi nervosa degna di un adolescente con la luna storta in piena fase di sviluppo, con i suoi alti e bassi amplificati per il numero dei problemi che da anni era costretto a subire.
Dopo aver riacquisito un po’ di calma prese la mappa dalla tasca interna della divisa e veloce la rivelò, ancora una volta niente. Nessuna traccia del biondo serpe verde, nonostante egli avesse giocato contro Harry pochi minuti prima, nonostante le mani intrecciate, nonostante tutti fossero sicuri della sua presenza, lui sembrava non esistere più.

–Dobby!– urlò per chiamare l’elfo domestico, se qualcuno lo avesse sentito urlare al nulla il nome di un elfo che lavora nelle cucine di hogwarts, sicuramente avrebbero pensato che qualcosa di catastrofico fosse accaduto, o magari che avesse una gran fame o forse entrambe le cose.
Dobby apparve in un batter d’occhi, fissava adorante ma teso Harry che non si era ancora accorto del suo arrivo immediato –A Harry Potter serve aiuto, signore?– annunciò la sua presenza l’elfo.
–Dobby– disse Harry in un soffio esausto –Ho bisogno del tuo aiuto–
–Ho bisogno del tuo aiuto per pedinare Draco Malfoy– Harry attese la sua risposta sempre servizievole che però non avvenne; l’elfo lo guardava con occhi spalancati, non tanto per la stramba richiesta ma per gli atroci ricordi che lo legavano al suo ex padrone.
–Dobby farà tutto quello che Harry Potter vuole! – rispose l’elfo tremante e incerto –Dove vuole che venga pedinato?– chiese guardandosi intorno, forse per assicurarsi che nessuno potesse sentirli o più probabilmente per individuare un oggetto da sbattersi in testa. Fortunatamente non trovò nulla.
–Ovunque– decise schietto Harry.  –Voglio sapere dove va, con chi si incontra e cosa fa..– si passò le dita tra i capelli a disagio –..E dove sparisce. Voglio che lo segui ventiquattr’ore su ventiquattro–
Dobby smise di sfregarsi le mani, un gesto di evidente nervosismo alla quale Harry non aveva fatto caso durante la messa in chiaro delle direttive. –Sarà fatto!– disse infine. Harry annui solamente prima di veder sparire l’elfo in un batter d’occhi.

Ora che Harry si trovava tutto solo in corridoio senza cercare di ricorrere Malfoy (o almeno non personalmente) doveva ammettere che non aveva la più pallida idea del prossimo passo da intraprendere. Aveva passato i primi mesi di scuola struggendosi per gli infiniti compiti che gli aspettavano, adesso però non ne ricordava nemmeno uno. Decise dopo qualche minuto di tornare al campo dove la folla si era già dissipata a causa delle gocce d’acqua che iniziavano a venir giù dal cielo con crescente intensità.
Hermione e Ron erano tra i pochi a non essere rincasati, probabilmente per sostenere la McGranitt nella sua disputa con l’arbitro. Quando notarono Harry ritornare sui suoi passi, non ci pensarono due volte ad allontanarsi dalla confusione per raggiungerlo.
–Harry!– urlò Hermione. –Dove sei scappato?–
–Non stavo molto bene. La botta deve avermi stordito un attimo– rispose pronto Harry.
–Stavi correndo dietro Malfoy– fece notare Ron. Harry sentì il petto stringersi come se fosse colto a compiere qualche atto illegale, il suo amico aveva posto la domanda con estrema nonchalance, ma allora perché sentiva il suo sguardo trapassargli le ossa come raggi X?
–Dovevo sapere se aveva manomesso la partita insieme alla Parkinson– mentì Harry. –Magari la vittoria sarebbe aspettata ai Grifondoro, come giusto che sia–
–beh, sono stati loro ?– domandò Hermione.
–Solo Pansy– scrollò le spalle. La sensazione di pressione non si scollava da Harry ma tentava di non farlo notare neanche quando Ron gli porse l’ultima domanda –Come fai a saperlo? Hai scambiato quattro chiacchiere amichevoli con Malfoy e tu ti sei fidato?–
–RON!– lo rimproverò Hermione dandogli una gomitata nel fianco, lui a sua volta incrociò le braccia al petto e non replicò.
Harry davvero non capiva cosa fosse preso al suo amico, il perché del suo comportamento rabbioso, in fin dei conti quello da serbare rancore doveva essere proprio Harry, ancora i suoi amici non gli avevano annunciato ufficialmente il fidanzamento, nonostante lui e Ron avessero chiarito quel punto.
–Comunque sia, Harry ha ragione.– riprese Hermione –Il campo era impregnato da incantesimi rallegranti e rattristanti, questo tipo di magia è molto potente e và usato singolarmente, se più di un mago avesse provato a lanciare l’incantesimo la situazione poteva degenerare in tutta Hogwarts– spiegò la ragazza.
–Come hai capito che si trattava di questi incantesimi?– chiese Harry piuttosto stupito dato che lui era arrivato alla sua conclusione dopo aver udito Pansy Parkinson parlarne.
–Era piuttosto ovvio, basta guardarsi intorno– rispose Hermione con una scrollata di spalle – E poi avevo letto qualcosa a riguardo in biblioteca durante il secondo anno, devo ringraziare la mia memoria fotografica per aver ricordato senza troppi sforzi il contro-incantesimo lì illustrato–.
–Ma non è bastato a salvare la partita– concluse Harry.
Hermione fece cenno di no con la testa mentre si girava verso la McGranitt che sembrava essersi arresa all’esito della partita e si prestava a tornare al castello.
–Pare che non ci sia modo di convincere Madama Bumb che i serpeverde hanno barato, la McGranitt non faceva altro che maledire il nome di Piton, credo che fosse convinta che ci sia lui dietro tutto questo–
–Per quale motivo?– chiese Harry nonostante avesse appoggiato in pieno la professoressa nelle sue accuse se non fosse stato consapevole che dietro alla sconfitta grifondoro c’era lo zampino Draco-ossessivo di Pansy.
–Non ne so molto– rispose cauta Hermione – Ma a quanto pare La McGranitt ha battibeccato con Piton perché lo aveva sentito parlare con qualcuno –non è riuscita a capire di chi si trattasse- riguardo a prendere il posto di preside e di usare tutti i mezzi per vincere, crede che parlasse di vincere la coppa delle case, a tutti i costi quindi anche barando–
–Ma è assurdo, se Piton sta tramando qualcosa, dubito si tratti solo di questo. Silente non ne sa nulla?–
–Non credo che la McGranitt abbia avuto modo di contattarlo ultimamente – rispose dubbiosa Hermione.

Ancora una volta Harry estrasse la mappa del malandrino. L’ultima volta che l’aveva usata, ovvero pochi minuti prima, non aveva prestato attenzione a nulla e nessuno all’infuori la ricerca disperata di Draco. Ora che la poteva guardare con più calma si rese conto con estremo sollievo che Silente si trovava nel suo ufficio insieme alla McGranitt, sicuramente per metterlo a corrente di tutto ciò fosse successo in sua assenza.
–La porti ancora con te – constatò Ron ricordando le ricerche della sera prima. Harry annui convinto, qualsiasi cosa avesse l’amico, Harry era consapevole che Ron era a conoscenza  della sua determinazione e di conseguenza non ne sarebbe rimasto stupito, quando Harry si metteva in testa qualcosa, niente e nessuno poteva dissuaderlo, questa era una caratteristica che i suoi amici avevano imparato ad amare con il tempo.
–Beh, alla fine non ne hai avuto bisogno, Malfoy era alla partita. Hai scoperto qualcosa? Oltre al sabotaggio della partita, intendo.–
–Ron, Harry ha appena detto che Malfoy non c’entra nulla con la partita–
–No, niente – rispose solamente Harry. Se avesse detto che Draco Malfoy era di nuovo misteriosamente scomparso nel nulla avrebbero capito non solo che Harry non aveva mai parlato con il serpeverde della partita e quindi ammettere di aver mentito loro, ma anche  alla conseguente conclusione di aver già usato la mappa del malandrino come un’inseparabile ossessione. Richiuse la mappa e salutò i suoi amici prima di incamminarsi verso la presidenza.

La parola d’ordine era sempre la stessa, Harry la pronunciò ai gargoyle di Silente prima di scendere per le scale a chiocciola che conducevano all’ufficio.
–Avanti– invitò Silente quando Harry bussò. Aperta la porta si aspettava di vedere ancora la McGranitt, ma lei era già andata via, evidentemente il tempo impiegato nel tornare a Hogwarts era più di quello che poteva sembrare.
–Harry–  lo accolse il preside. –A cosa devo questo piacere?–
–Scusi il disturbo– iniziò Harry –La professoressa McGranitt le ha parlato del professor Piton?–
Lo sguardo stanco e curioso di Silente si posò pochi attimi sul ragazzo prima di rispondere. –Si, Harry. Ma queste sono faccende che riguardano noi insegnanti, immagino che non sia solo questo il motivo della tua visita–
–Si, signore.. ero qui per dirvi che ce l’ho. Ho il ricordo di Lumacorno–
–E’ una notizia straordinaria!– esultò Silente. Si avvicinò ad Harry che gli porse la bottiglia e dopo averla presa andò all’armadietto dove teneva il pensatoio. –E adesso– proseguì, posando il bacile di pietra sulla scrivania e vuotandovi dentro il contenuto della bottiglia, –Adesso, finalmente, vedremo. Harry presto…–
Harry si chinò obbediente, sentì Silente affiancarsi a lui prima di percepire i piedi staccarsi dal pavimento, risucchiato dai ricordi.

Horcrux.
Harry si era appena richiuso la porta alle spalle, con la testa dolorante e la mente confusa. Non riusciva  a capacitarsi come un ragazzo che all’epoca portava la sua età potesse già essere tanto meschino, gli Horcrux erano strumenti meschini che richiedevano l’assassinio per la loro funzione, era già assurdo pensare uccidere qualcuno per l’immortalità, figuriamoci uccidere sette persone come aveva fatto Riddle. Ancora più assurdo era comprendere così il motivo per cui Voldemort non era morto definitivamente quando aveva attaccato Harry. O scoprire che il diario che aveva distrutto durante il secondo anno fosse un Horcrux.
Harry aveva appena iniziato a incamminarsi quando Dobby si presentò al suo cospetto, tutto fremente.
–Harry potter, signore– disse. Harry balzò in un piccolo salto per la sorpresa, ma fu felice di vederlo, tutta la questione degli Horcrux lo aveva destabilizzato parecchio. –Ho notizie su Draco Malfoy– disse abbassando il tono della voce in un sussurro nel pronunciare il nome dell’ex padrone.
–E’ fantastico!– ribatté Harry. –Sapevo di poter contare su di te. Allora, dove passa il suo tempo?–
Dobby si prese qualche gioioso secondo in un timido imbarazzo, per l’affermazione del grande Harry Potter –Fa visite regolari al settimo piano. Sembra che trascorra intere giornate nella… –
–Stanza delle necessità!– esclamò Harry dandosi quasi dello stupido. Questo era il motivo per cui non appariva sulla mappa, non era sparito nel nulla. –Dobby, sei mai riuscito ad entrare e vedere cosa fa Malfoy?–
–No, Harry Potter, questo è impossibile –rispose Dobby.
–Io ci riuscirò– disse Harry già avviato di corsa al dormitorio per prendere il mantello dell’invisibilità. Per fortuna, nella sua corsa non incontrò né Hermione né tanto meno Ron, prese il mantello e lo indossò subito per evitare di incontrarli e si avviò. S

Un’altra fortuna. Il corridoio del settimo piano era deserto, Harry non sapeva dire con precisione se Draco fosse già uscito dalla stanza o meno, ma non voleva perdere del tempo a controllare nella mappa.
Magari avrebbe perfino scoperto qualcosa in più se la stanza fosse stata vuota, ora il punto era: Come entrarci?
Chiuse gli occhi e si avvicinò al punto in cui la porta era nascosta. Concentrandosi con tutto se stesso pensò: Devo vedere cosa fa Draco Malfoy qui dentro… Devo vedere cosa fa Draco Malfoy qui dentro… Devo vedere cosa fa Draco Malfoy qui dentro…
Tre volte passò davanti alla porta, poi, col cuore che batteva forte, aprì gli occhi e la guardò… Ma stava ancora fissando un tratto di dura parete.
–D’accordo– disse Harry tra sé e sé. –D’accordo… ho pensato alla cosa sbagliata –
Meditò per un attimo, poi ricominciò, chiuse gli occhi concentrandosi più che poteva.
Devo vedere il posto in cui Malfoy continua a venire in segreto… Devo vedere il posto in cui Malfoy continua a venire in segreto…Devo vedere il posto in cui Malfoy continua a venire in segreto…
Dopo tre passaggi aprì gli occhi speranzoso, ma niente. Iniziava a irritarsi.
Ho bisogno che tu diventi per me il luogo che diventi per Draco… Ti prego.
Ti prego… Ti prego.

Non aprì subito gli occhi quando si fermò. L’ansia lo stava assalendo, provò ad aprirli lentamente, l’aria intorno a se appariva sfocata ai suoi occhi quindi cercò di mettere la vista a fuoco scostando gli occhiali e sfregarsi i palmi sulle palpebre chiuse, si accorse che tremavano.
La vista, ora lucida vedeva davanti a se la grande porta che conduceva nel luogo tanto desiderato, Harry non perse tempo a realizzare la cosa, si fiondò sulla porta, timoroso di trovarsi davanti solamente una vana illusione.


Harry si trovò immerso in un enorme stanza buia, più polverosa di quella che veniva usata dall’ES per allenarsi. Decine, centinaia di oggetti erano sparpagliati ovunque, da vecchi libri a bauli ricoperti di ragnatele, boccette di vetro e strani oggetti incogniti.
Sul fondo Draco. Non si era accorto della presenza di Harry, accovacciato a quello che sembrava un’enorme armadio in disuso, aveva un’aria familiare ma Harry non sapeva spiegarsi il motivo.
I capelli biondi del Serpeverde accarezzavano gli avambracci con il quale stringeva le gambe contro il proprio petto, sembrava un bambino che era appena stato rimproverato dalla mamma. Non stava in silenzio, ripeteva a voce bassa frasi che era impossibile percepire da quella distanza, Harry si avvicinò lentamente tendendo le orecchie per sentire meglio.
“Non ci riesco" fu l’unica cosa che Harry riuscì a capire.
–A far cosa?– domandò d’istinto, con voce velata, quasi impietosita.
Draco non rispose, nessun “Potter” o nessun “Harry”, neanche una lamentela sul fatto di essere stato seguito per l’ennesima volta, non sussultò neppure. Semplicemente alzò il viso impallidito verso l’interlocutore, scure occhiaie segnavano il suo sguardo esausto, mentre tracce asciutte di lacrime erano ancora ben visibili sulle sue guance.
–Hai pianto– costatò Harry inginocchiandosi di fronte al ragazzo, lui a sua volta scrollò le spalle senza emettere più alcun suono.
–Non è la prima volta che ti vedo in questo stato… Draco, che ti sta accadendo?– chiese con tutta la sincerità che la domanda richiedeva.
–Harry, perché mi giri sempre intorno?– chiese d’improvviso Draco stupendo Harry. La sua voce riecheggiava per la stanza graffiante e dura, per nulla incerta e debole come il suo aspetto in quel momento. Lo stomaco si contorse in uno strano dolore.
Era una domanda che si era sempre posto, ma non aveva mai risposto seriamente, non voleva. Draco non sembrava accusarlo, ma piuttosto, davvero intenzionato a capirne il motivo.
–Ci  sono tante cose a cui dare risposta. Tante cose che mi sfuggono, altre a cui sfuggo. Credo… Credo che una di queste sia la risposta che cerchi, che cerchiamo. Io credevo che scoprire cosa stessi combinando fosse stato solo uno dei miei tanti obbiettivi stilati lungo un’infinita lista, poi però tutti gli altri gli hanno ceduto il posto ed è diventato il principale, un’ossessione, finché qui, in questa stanza, mi rendo conto che non era ciò che combinavi ad interessarmi, ma ciò che succedeva, a te. –
Mentre parlava Harry puntava il suo sguardo in quello di Draco, nessuno dei due aveva rotto quel contatto che si era venuto a creare nemmeno per un attimo. Gli occhi grigi del biondo mostravano un turbinio di emozioni diverse per ogni parola pronunciata da Harry, lui a sua volta però, era troppo concentrato su quello che voleva far arrivare all’altro ragazzo per accorgersene. Terminato il discorso, il petto di Harry si sentiva alleggerito, anche se la sensazione fu presto sostituita da una morsa d’ansia.
Dell’attesa.
Infinita attesa. Non aveva idea di cosa Draco avrebbe risposto, leggere le sue mosse era come un enigma che avrebbe imparato.

Come prevedibile Draco non rispose, lentamente slegò l’abbraccio intorno alle sue ginocchia e si portò la mano destra sulla manica sinistra della camicia, Harry osservava confuso e incuriosito ogni suo minimo movimento fremendo dal terrore. Quando Draco sbottonò il polsino, una terribile consapevolezza gli si era parata davanti, ma fino alla fine cercava di scacciarla via di lato. In uno scatto deciso la manica venne alzata fino al gomito rivelando quello che Harry temeva: Il Marchio Nero.
Trattenne il fiato, Draco era un mangia morte, nulla da stupirsi a dire il vero, Harry aveva immaginato che lo sarebbe diventato fin da quando iniziò a capirci qualcosa su Voldemort e i suoi seguaci, infondo il padre lo era, la sua famiglia voleva vederlo morto e Harry sapeva che doveva assolutamente tenersi alla larga, ma qualcosa lo trattenne.
Intorno al marchio la pelle si mostrava arrossata, come se Draco avesse tentato di strapparselo via dalle carni.
Probabilmente l’intenzione di Draco di rivelare il suo marchio era quella di allontanare Harry, di avvertirlo, era la risposta alle sue parole che fin ora non aveva pronunciato.
–Tu non sei questo– disse Harry passando le dita sui segni arrossati, facendo attenzione a non sfiorare le tracce nere del marchio. Sorrise amaramente. –Settimane trascorse a capire cosa stessi combinando… E alla fine eri qui. Per questo. Quello che non riesci è essere un mangia morte?–
Draco continuava a fissare Harry con un pizzico di stupore nella sua maschera di malinconia, era evidente che proprio per evitare che tutta Hogwarts si fosse accorta della sua debolezza il ragazzo si faceva vivo raramente. Nessuno vuole mostrare al mondo le crepe che vengono a formarsi sulla propria maschera, quelle potrebbero strapparti via la vita.
–Lo sono. E’ evidente, basta guardarmi– rispose poggiando le sue dita su quelle di Harry, fermandole. –Come puoi voler toccare ancora la mia pelle? Parlarmi come se fossimo dalla stessa parte?–
Harry non rispose a nessuna delle due domande.
–Questo non significa che tu lo sia davvero– rispose invece tutto d’un pezzo.
–Ne dubito–
Harry lo fissò a lungo, imprimendosi nella mente i muscoli tesi del suo viso.
–Tu mi uccideresti?–
Draco trasalì e il suo volto mutò in un’espressione sconvolta, disperata, ma non rispose. –Tu mi uccideresti se Voldemort te lo chiedesse?–
–Certo che no, che mi cruciassero pittosto– rispose Draco a denti stretti e lo sguardo carico di sfida come se Voldemort in persona gli fosse ora proprio davanti per proporgli tale richiesta. Come se gli fosse già stata proposta e rifiutata, ma Harry sapeva che quello era impossibile, Voldemort voleva ucciderlo con le sue stesse mani.
–Allora non sei uno di loro– gli disse Harry non trattenendo un lieve sorriso.
–Ti fidi davvero di un Mangiamorte?– chiese Draco ignorando il grifondoro che l’aveva appena spodestato da quella nomina.
–Mi fido di loro– rispose sostituendo le labbra alle dita, donandogli un leggero bacio lungo i graffi scarlatti. –E di loro– alzò il viso per assaporare le tracce asciutte delle lacrime sulle guance. Draco trattenne il fiato per i gesti di Harry, rimanendo immobile sotto le sue attenzioni.
–Ma soprattutto– continuò Harry portando le mani a sostegno del viso del serpeverde –Mi fido di te – e premette la bocca sulla sua per baciarlo, donandogli finalmente un bacio consapevole dei suoi sentimenti.
  
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