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Autore: Mayth    24/09/2016    2 recensioni
In cui Erik lavora come commesso in un negozio di elettronica e Charles è il suo peggiore (o forse migliore) cliente.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Atto ottavo.


Pomeriggio. Una donna che avrà sì e no sessant'anni e mezzo entra con in mano un computer portatile, di quelli che si vendono ai mercatini dell'usato e come sistema operativo utilizzano ancora Windows XP. Di per sé, Erik trova stranamente divertente – nel senso per cui si chiede se Dio sia un sadico nei suoi confronti, – quando questo genere di situazioni accadono e lui è l'addetto lamentele & problemi impossibili da risolvere. In queste situazioni il consiglio è bruciare il mostro che il cliente si ostina ancora ad usare per dimostrare che comunque ai suoi tempi tutto funzionava meglio; sì, bruciarlo e liberare il mondo da tale peso malefico, e poi comprare un computer vero, di grazia. La donna poggia le mani sui fianchi e sbuffa: «Non sono neanche otto anni che ce l'ho questo computer e già si rompe. Ladri, siete dei ladri» Erik nemmeno ci lavorava al Magnus otto anni fa. Erik non aveva nessuna intenzione di lavorarci, otto anni fa. Questa donna sa dove potrebbe inficcarseli, gli otto anni?
«Purtroppo questo sistema operativo è vecchio, signora. Molto vecchio. Davvero vecchio. E non solo, anche il suo computer ormai ha sorpassato la pensione. Da tomba, insomma. Dovrebbe comprarne uno nuovo. Ne vendiamo alcuni ad un prezzo ragionevole che farebbero proprio al caso suo». La vecchia si sporge oltre il bancone e poggia il suo indice bitorzoluto sul petto di Erik. Erik ha l'improvvisa memoria della signora Ziegler che si alza prepotentemente dal tavolo al cenone dell'hanukkah di sedici anni prima, strillando che il suo Lùbia bel kammùn non manca di sale e: «Edie, tuo figlio è un ingrato!». La vecchia, tuttavia, non urla, assottiglia gli occhi e increspa le sopracciglia.
«Non mi parli con quel tono da sapientone» dice.
«Lungi da me» risponde Erik.
«La pago per fare il suo lavoro e perciò risolva il problema»
La mente umana è pura magia ad intelletto zero.
«No, signora,» rincara Erik, «le ripeto che ciò non è possibile. Il suo pc è vecchio, non funziona. Mai più funzionerà»
«Ecco, lo sta facendo di nuovo! Secondo lei io sono troppo datata per capirci seriamente qualcosa e dunque mi tratta con condiscendenza e tenta di vendermi uno dei suoi arnesi nella speranza di essere eletto dipendente dell'anno. Io lo so cosa sta facendo, io lo so» La donna sposta il peso da un piede all'altro, muove in asincrono le sopracciglia, s'inumidisce le labbra; poi spara ancora: «E mo' voglio parlare col suo capo. Immediatamente»
«Non ne vale la pena, signora» Erik mette su uno di quei sorrisi che Charles definirebbe da serial killer. «Le ripeto che purtroppo, a dispetto della pulizia che potrei compiere in questo portatile, tra qualche giorno riscontrerebbe gli stessi errori. Lei può anche non comprarlo un nuovo pc, ma questo ben presto esalerà il suo ultimo bip»
«Ah, e adesso fa pure il saputello»
«Per nulla,» risponde Erik col tono più pacato che riesce a recuperare da un sé che sta quasi per salpare con la nave del frustrato cronico, «glielo dico perché ho una laurea certificata, perché guardando questo pc che nonostante sia stato acceso venti minuti, ancora deve caricare le icone sul desktop, ecco, in virtù di ciò posso affermarle che il suo computer mai più riuscirà ad aprire un browser. Io potrei anche soddisfarla, ma l'analisi non cesserà di essere: butti 'sto catorcio e si compri altro».
La signora barra l'unica strega che non è stata acchiappata dall'Inquisizione nel seicento si appresta a negare un suo qualunque cedimento di fronte a tecniche di vendita, le quali puntano a svuotarle il conto in banca e nient'altro. Erik si appresta a spaccarsi la testa contro quel maledetto personal computer, che al momento è riuscito a sfiatare fuori l'immagine logo del desktop di Windows.

Erik, quel pomeriggio, vende macchinette per il caffè. C'è una sorta di promozione che il negozio vuole fare, e giacché Erik ha richiesto una settimana di vacanza a partire da quel fine venerdì, è sembrato giusto al suo capo rifilargli il lavoro più denigrante che ci sia.
Quello che Erik sa delle macchinette per il caffè risale a tre mesi fa, quando sua madre gliene regalò una per il solo gusto di farlo e «Ormai le caffettiere sono passate di moda». Dunque, la sua ampia conoscenza è “ci metti dentro la capsula e questa ti fa il nettare degli dei in un quinto del tempo che ci voleva prima”; di emulsione a latte integrato & eleganza raffinata, non può che fregargli nulla. Quindi capisce benissimo il cromosoma Y che varca la porta del negozio accompagnato da neo moglie invaghita di qualche modello elegante che costerà al poveraccio un occhio ed entrambe le gambe, capisce la schiena curva, l'accenno di lacrime, lo sguardo implorante: “c'ho un mutuo da pagare, non darle corda”, capisce e ovviamente ignora le suppliche di aiuto.
La vecchia aveva ragione: tecniche di vendita diaboliche al fine di derubare clienti senza dignità.

Mancano ancora ben trenta minuti alla fine del suo turno. Alla fine dell'Inferno. A lui che fa le valige e parte con Charles e sorella annessa per una vacanza ristoratrice.
Entra un cliente. Da solo. Inusuale.
Erik lo guarda districarsi fra gli scaffali e raccattare roba. Una cosa è strana, è tutto a forma di gatto. La penna USB; gli auricolari; il cronometro da forno... Il tizio si avvicina alla cassa e lancia la merce sul tavolo. Poi allunga verso Erik una custodia per cellulari, anche quella decorata con gattini tutti verdi.
Il tizio dice: «Questa è l'unica che avete?»
«No, abbiamo anche altri colori, se vuole vado in magazzino e-» l'uomo si piega e tira fuori dalla tasca del pantalone il cellulare.
«Ne cerchi uno che ci assomigli.» E mostra ad Erik la foto di un gatto color carota.

Anno duemilasedici, ore 18:00, l'umanità non ha ancora sviluppato un accenno di intelligenza, Erik Lehnsherr non crede che accadrà tanto presto.

  
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