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Autore: Carla Marrone    24/09/2016    1 recensioni
Un misto di azione e vita scolastica, assieme ai cinque eroi di ultimate spider-man. Ed un pizzico di mistero. Chi è Miranda, "colei che vede"? Ma, domanda ancor più pregnante: cosa desidera il suo cuore? Peter ci aiuterà a svelarlo, assieme alla sua identità. Spero di avervi incuriosito almeno un po'. Sentitevi liberi di lasciare i vostri pensieri tra i commenti. Qualunque parere è più che ben accetto. Buona giornata a tutti.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOSPETTI

 

Non ci volle molto prima che gli dicessero di chiudere il becco, come sempre, del resto.

“Se avessi saputo che volevi parlarmi di una simile idiozia, non ti avrei certamente seguito fuori.” Sam e la sua “grazia” andavano a braccetto, quando c’era da parlare fuori dai denti. 

“Davvero, amico, l’accusa che muovi non ha fondamento. L’hai appena incontrata. Come fai a dirlo?”

“Se fosse esistito un super-eroe con dei poteri negli occhi, noi lo sapremmo. Lavoriamo per lo S.H.I.E.L.D, ricordi?” disse Danny.

“E se si trattasse di un eroe che ancora non conosciamo? Sentite - cercò di sembrare più credibile - sono sicuro che abbia letto la soluzione attraverso il libro di matematica. I suoi occhi erano rossi in quel momento! Esattamente come quando stava disegnando. Non lo so, quello strano luccichio, il modo in cui ha fissato il libro prima di rispondere e il fatto che abbia dato SOLO la soluzione mi fa pensare che…” 

Dopo l’ultima frase i suoi compagni sospirarono rassegnati, tutti all’unisono e, contemporaneamente, si massaggiarono la fronte. A quanto pareva, c’erano delle volte in cui il gruppo era coordinato.  

Fu Sam il primo a parlare. “E tu, ovviamente, sei sicuro che non si tratti di semplice invidia, dato che lei ha fatto meglio di te?!” Tutti si trovarono d’accordo con lui.

“Sam, te lo garantisco, non sono così - Peter, con sua stessa sorpresa, non si era arrabbiato per l’accusa di Sam, segno che teneva davvero a far comprendere le sue ragioni - ho voti abbastanza alti da poterne andare fiero, (a differenza di te) può solo farmi piacere poter parlare con una persona brava a scuola quanto me. Quello che sto dicendo è vero, i suoi occhi hanno qualcosa, me l’ha detto il mio senso di ragno. E poi avete notato quella strana bambola appesa alla sua cartella? E’ una bambola voodoo!” 

“No, no, a Nova non interessano le bambole, (a differenza di te) neanche quelle voodoo.” 

“Senti, possiamo anche provare a tenerla d’occhio per un po’, se può farti sentire meglio. Ma una volta che avremo appurato che non è una minaccia, dovrai lasciarla stare. Anche se a scuola è più brava di te!” Almeno Ava gli era andata incontro, fino ad un certo punto. 

“Ehi, io non sono così competitivo da aver bisogno di fare il bullo con una ragazza, dovreste saperlo!” Lo guardarono dubitando chiaramente. Probabilmente pensavano alle varie litigate con Nova. 

“Sì, sì, lo sappiamo che pur di non fare il bullo a tua volta, preferisci farti chiudere negli armadietti - anche Sam gli era venuto incontro, anzi, aveva fatto di più, lo aveva direttamente travolto - a volte mi chiedo se non ci provi gusto.”

E detto quello, la campanella dell’ora successiva, suonò. Tutti ripresero posto. 

Due ore filate di letteratura li separavano dall’atteso pasto. 

“Vedo che ti sei già integrata nella scuola. Ne deduco che ti trovi bene in questa classe?”

“Come ho già detto l’ora prima prof, i miei compagni sono tutti fighi!”

“Ah, ah, signorina Miranda, questa è l’ora di letteratura e la pregherei di utilizzare un vocabolario più consono ad essa. Giustappunto parlando di vocabolario, per oggi ho fissato il vostro test.”

“Ma noi no non lo sapevamo!” urlarono diversi alunni.

“Infatti si tratta di un test a sorpresa.”

I gemiti ed i lamenti continuarono per i successivi cinque minuti, tanto che l’insegnante fu costretto a concedere dieci minuti per ripassare i cinque capitoli su cui avrebbero svolto il test. Ovviamente la classe si lamentò ancora una volta. Dieci minuti, secondo loro, erano troppo pochi. Parker sospirò sconsolato. 

“Tu puoi fare il test la prossima settimana, Miranda. So che avevi un libro diverso nella vecchia scuola. Inoltre, il programma non è lo stesso.”

“La ringrazio professore, ma se i miei compagni fanno la verifica, allora voglio farla anch’io. E’ più giusto.”

In molti le sorrisero. 

“Come vuoi, ma dieci minuti non ti saranno sufficienti se vorrai un buon voto ed io non sono disposto ad offrirtene di più.” 

“Non si preoccupi, farò del mio meglio.” 

Nel mezzo del ripasso, Sam si alzò per gettare della carta. Quando passò accanto al banco di Miranda, gli venne in mente di dare un’occhiata alla ragazza, così giusto per dimostrare che Parker aveva torto. 

Purtroppo, aveva ragione. Gli occhi di Miranda erano diventati rossi e lucenti e sfrecciavano da una parte all’altra della pagina ad una velocità assurda. Cambiava pagina in modo innaturale, prendeva appunti senza guardare il quaderno, gli occhi incollati al libro. Si sporse per vedere a che pagina fosse arrivata. 

“207! E sono passati poco più di cinque minuti!” dovette constatare uno scioccato Sam. 

Ad un certo punto, la ragazza notò la sua presenza. Si volse a guardarlo e gli sorrise per un attimo, prima di tornare al suo lavoro. Nel mentre, i suoi occhi erano passati dal rosso al nero e poi di nuovo rosso.

 

L’insegnante intimò agli alunni di riporre i libri nelle cartelle, poi passò a distribuire il compito in classe.

“Avete mezz’ora.” Disse.

Scaduto il tempo ritirò ed iniziò a correggere. Nel frattempo, ordinò di studiare per conto proprio. Inutile dirlo, tutti controllarono di aver risposto nel modo giusto. Nuovi gemiti e lamenti furono uditi. 

“Avevi ragione testa di ragnatela! - sussurrò Sam all’orecchio di Peter - i suoi occhi diventano rossi e legge una pagina in pochi secondi.”

Peter si limitò ad alzare la testa con aria preoccupata, prima che l’insegnante chiedesse ad entrambi di concentrarsi sul proprio lavoro. 

Quando la correzione fu ultimata, l’insegnante consegnò il test alla classe enunciando il voto di ciascuno, una forma di voyerismo assolutamente non richiesta. 

Miranda era l’unica ad aver preso una “A” a parte Peter. 

 

“Ve l’avevo detto!” 

“Non c’è bisogno di porre l’accento sulle tue brillanti intuizioni. Sappiamo che possiedi il senso di ragno.”

“Dimentichi che sono anche il più bravo della classe, Luke.”

“Chissà cos’ altro può fare con i suoi occhi.” Si chiese Sam

“Visione notturna, o a raggi x…forse.” Lo aiutò Danny.

“Cioè potrebbe vedere attraverso i vestiti?” Ava appariva scioccata.

“Non fingere Ava, sappiamo benissimo che vorresti averlo tu quel potere!”

La ragazza ringhiò letteralmente, rivolta a Sam.

 

Avevano deciso di avvicinarla e, magari, anche fare amicizia. 

Ma la scoprirono meno affettuosa di quanto non avesse dimostrato in classe.

Non era andata in mensa. Succhiava un lecca-lecca in un angolino della biblioteca. E sarebbe stato il suo pasto? Se non altro, la pallina che le gonfiava la guancia la rendeva graziosa e, se possibile, ancora più infantile, Peter si scoprì a pensare. Perché, poi?

Era completamente immersa nel suo mondo: alcuni disegni e materiali di artistica erano sparpagliati sul banco. Erano tutte immagini inquietanti, bulloni e cavi dovunque e, in alcune, era visibile l’interno del corpo umano. Peter non poté fare a meno di rabbrividire. Ma qualcosa lo spingeva ad osservarla meglio…

Ascoltava qualcosa sul suo iPhone, ultimo modello. Il cellulare era girato verso di loro, così che lessero la scritta “tribal fusion music” che vi appariva sopra. Peter si chiese di che genere di musica si trattasse. Anzi, era proprio curioso, non l’aveva mai sentita nominare. 

A completare il quadretto della perfetta asociale: un videogioco. I ragazzi si sporsero per cercare di capire che dischetto fosse. Aveva tolto l’audio. “Maschi!” pensò Ava, imbarazzata per il loro comportamento.

Era l’ultimo capitolo di “Assassin’s Creed” e la ragazzina ci stava giocando a velocità supersonica. Peter aveva quel gioco, Harry glielo aveva regalato qualche giorno prima, non appena uscito. Persino il suo senso della morale si rifiutava di negare che l’essere amico di un riccone non procurasse benefici! Ad ogni modo, Peter non era riuscito neanche a superare il primo livello e un po’ di tempo per giocarci l’aveva avuto. 

Strano che gli occhi di Miranda non fossero rossi in quel momento. Per quale motivo? Tutti sembrarono pensare, guardandosi l’un l’altro. Ava diede l’impressione di dubitare anche di Sam, a giudicare dal modo con cui lo squadrò. Forse, quel videogioco non era sufficientemente difficile per attivare i suoi poteri. Ironico. 

D’un tratto, sullo schermo comparve la scritta “database aggiornato, tutte le missioni ultimate”. “Cosa?” Quel videogame era appena uscito!

Ripose la consolle nella borsa. Il gruppo seguì il suo gesto e tutti notarono la “bambola”. Ce n’era, persino, una versione in miniatura, attaccata alla consolle, solo, era vestita da samurai con tanto di mini-spada alla cintola.

Sam rabbrividì. “Quindi lui era indifferente alle bambole?” Il pensiero divertì Peter. 

La giovane si mise ad esaminare molto attentamente i suoi disegni, girando i fogli prima da un lato poi dall’altro.

Di punto in bianco, ne prese uno e lo stracciò. Era l’illustrazione caricaturale di una bambina seduta su un’altalena in un bosco notturno. Osservava la luna.

“No!” Esclamarono delusi i ragazzi che le stavano davanti. 

Miranda si tolse le cuffie ed andò a gettare il suo lavoro nella pattumiera.

Quando tornò a sedersi, acciuffò un altro disegno ed un pennino ad inchiostro e prese a ritoccare con minuscoli dettagli l’immagine scelta. Stavolta, tutti e cinque gli eroi poterono vedere benissimo il cambiamento cromatico delle sue iridi.

“Ehm…come mai l’hai buttato via? - La ragazza levò il capo e guardò Peter come se l’avesse notato per la prima volta nella sua vita - Voglio dire, era così bello.” Peter era decisamente troppo imbarazzato.

“Grazie, ma a me non piaceva, però. Se tu lo trovi bello, te ne posso disegnare uno uguale da tenere, ehm…”

“Peter, Peter Parker. Molto gentile da parte tua.”

“Piacere di conoscerti Peter, sono Miranda - gli tese la mano - noi siamo tutti e sei nella stessa classe, dico bene?”

I ragazzi annuirono. Miranda strinse la mano anche a loro, mentre si presentavano.

“Deduco che siete un gruppo di amici.”

“Più o meno.” Disse Peter.

La ragazza non indagò oltre. Non era sua abitudine andare a scavare nelle vite degli altri. Comunque le sembrò che fossero esattamente quello che lei li aveva definiti: amici. Magari erano solo compagni di classe e nulla più, tuttavia, parevano muoversi in perfetta armonia. Si erano seduti tutti di fronte a lei, al tavolo, dopo che Peter le aveva cortesemente chiesto il permesso di farlo. Le piaceva quel ragazzo, sembrava sveglio. 

Senza sapere nemmeno il perché, Miranda si scoprì a pensare, buttando un’ occhiata a Parker che la frase “siamo amici, più o meno” non fosse del tutto casuale. Perché negare di essere un gruppo, altrimenti. No?

Magari avevano un grande segreto in comune. 

O avevano semplicemente litigato da poco.

“Senti, io e Sam, abbiamo notato che hai gli occhi di un colore molto particolare. A cosa è dovuto?” Domandò l’uomo ragno cercando di non sembrare sospettoso, ma piuttosto amichevole nei suoi riguardi. 

La ragazza lo guardò di sottecchi per un istante. Poi, senza levare lo sguardo dal piccolo capolavoro che stava realizzando, parlò con il tono più disinvolto che una persona impegnata nell’inventarsi una fandonia possa avere.

“Sì, è un ecchimosi. Una specie di livido che si può situare anche nelle iridi se, ad esempio, prendi un colpo alla testa. E purtroppo, a me è capitato, quando ero piccola. Dev’essere per quello che tutti i miei amici mi danno sempre della scimunita. - Disse abbassando la voce e guardando da un’ altra parte, come si fosse appena accorta di una grande verità. - Da allora, comunque, sono diventati neri e temo lo resteranno per sempre. E io che li avrei voluti blu, o verdi. Poco male, metterò le lenti!” Il modo in cui la domanda di Parker era formulata le aveva dato spunto per la perfetta menzogna.

Tra l’altro, aveva parlato tanto, per distrarre l’attenzione dall’argomento occhi. Non le andava proprio a genio che le facessero domande potenzialmente pericolose per la tutela dei suoi poteri segreti. 

 

Peter ebbe così modo di constatare che, nonostante i passatempi che la allontanavano dal mondo sociale, conosciuta meglio, era esattamente come gli era apparsa in classe. Modesta e simpatica. Ma giusto quel tantino strana. Per quale maledetta ragione si ostinasse ad abbinare la ragazza ad aggettivi fortemente positivi, non lo sapeva nessuno, neanche lui. Oh! Per lui qualunque persona era perfettamente apposto, persino il padre di Harry. Tuttavia, era necessario indagare più a fondo sulla faccenda, la ragazza aveva giustificato il colore nero, ma non il rosso dei suoi occhi. Stava chiaramente nascondendo qualcosa. Peter, si rammaricò per la prima volta nella sua vita di trovare sospettoso qualcuno. 

“A dire il vero, non ci riferivamo al nero, piuttosto al…rosso.” Peter quasi domandò, come se lui stesso cominciasse a dubitare di ciò che aveva visto. 

Fu un duro colpo per la giovane dalla coda di paglia. Questo la condusse a sembrare più disinvolta di prima, se possibile.

“Ah, quello, sì, me lo domandano spesso. E’ comunque tipico dell’ecchimosi, è soltanto un’illusione ottica. Essendo i miei occhi di un unico colore, è come fossero una superficie riflettente. Il colore rosso che a volte vedete, altro non è che il pigmento della rima inferiore dell’occhio, sapete, l’interno degli occhi è rosso, essendo irrorato dalle vene e tutto quanto. Dipende anche dall’inclinazione e dal tipo di luce. Ma adesso direi di finirla con questo momento “Discovery Channel” e di parlare di qualcosa di più interessante di me. Cosa c’era di buono oggi in mensa?”

“Cibo di mensa.” Grosso e spassionatamente sincero. Qualità che, a volte, potevano incutere un certo timore, se si trattava di Luke.

   
 
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