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Autore: _mary_laura_    24/09/2016    2 recensioni
-Ti odio, Malfoy.
Sputò lei, gli occhi pieni d'ira.
-Oh è tutto corrisposto, Granger.
Fece lui, la voce che trasudava il disgusto che provava nei suoi confronti.
Poi, all'improvviso, si mossero l'uno verso l'altra, come guerrieri pronti a battersi.
E si baciarono.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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“Io amo i coraggiosi: ma non basta essere bravi guerrieri, si deve anche sapere chi colpire. E spesso c’è maggior coraggio nel trattenersi e passare oltre per risparmiarsi per il nemico più degno”
–F. Nietzsche

Si svegliò di colpo, accaldata, il respiro le mancava e ansimava rumorosamente. Il corpo seminudo era attraversato da gocce di sudore che lo rendevano brillante ai raggi della luna. Si sedette a gambe incrociate sul letto, maledicendosi nuovamente per aver fatto quel sogno. Era solo una stupida.
Stupida.
Stupida.
Stupida.
Con un grugnito si alzò in piedi e cercò di camminare tentoni. Non aveva fatto i conti però con gli ormoni che le affollavano la testa e che le fecero vedere tutto nero per un istante, mentre le orecchie le fischiavano. Si appoggiò con una mano al capostipite della porta del bagno, in attesa che il capogiro finisse, poi vi entrò ed accese la luce. Con passo sicuro si diresse al lavabo, ignorando la sua immagine riflessa nello specchio. Si bagnò i polsi e se li strofinò sulle tempie, mentre il calore abbandonava il suo corpo. Si spruzzò un po’ d’acqua sul volto, poi si asciugò tamponandosi con un asciugamano color panna, l’iniziale del suo nome ricamata in rosso sopra di esso.
Mentre alzava il viso, i suoi occhi incontrarono se stessi riflessi nel grande specchio appeso alla parete. Restò incantata a guardarsi, osservando le pagliuzze dorate nelle iridi castane tendenti al verde verso l’interno. Il viso le si era allungato, assumendo una forma ovale e mettendo in risalto gli zigomi alti, che spiccavano ancora di più quando rideva. Il naso dritto ma non troppo severo che scendeva verso la linea delle labbra, con l’arco di cupido così ben disegnato che, per le poche volte che l’aveva utilizzato, il rossetto formava due archi perfetti. Il collo lungo, bianco solitamente, ma ora abbronzato per la lunga estate trascorsa al mare. I capelli mori, tendenti al castano chiaro a causa dei raggi del sole, le cadevano più o meno composti sulle spalle. Con gli anni i riccioli erano stati domati ed ora aveva solamente qualche boccolo sulla parte delle punte. Il suo corpo non era uno di quelli che colpivano. Non era sodo e slanciato come quello di una gazzella, né prosperoso, o tantomeno con tutte le curve al posto giusto. Nell’ultimo periodo aveva fatto molto esercizio fisico, ottenendo una pancia piatta e gambe più toniche, ma questo non poteva compensare il seno piccolo e i fianchi quasi paralleli alla linea delle spalle. Nonostante tutto, non si dispiaceva. Sapeva benissimo che con qualche lavoretto nel mondo babbano avrebbe potuto ottenere ciò che voleva, ma se era nata così, come poteva cambiare la propria natura? Sorrise a se stessa, ormai dimentica dell’incubo che la tormentava negli ultimi giorni.

Io lo definirei più un sogno meraviglioso, non credi?

Ritornò in camera, finalmente una in cui dormiva da sola, che non doveva condividere con nessun’altra ragazza, anche se talvolta le mancava il calore del corpo della sua migliore amica disteso a poca distanza dal suo. Guardò l’ora sull’orologio digitale che le avevano regalato poco prima i suoi genitori. Segnava le 5:57. Tra un’ora si sarebbe dovuta svegliare, ma aveva anticipato i tempi. Guardò fuori dalla finestra i primi raggi del sole che sorgevano sulla foresta circostante e sorrise, per poi avviarsi all’armadio.
Scelse una maglietta a maniche corte nera e un paio di leggings dello stesso colore, che le fasciavano le gambe. Indossò saltellando un paio di scarpe da ginnastica, si fece la coda ed uscì dalla camera. Fortunatamente le suole erano in gomma e non fecero scricchiolare il legno mentre scendeva le scale diretta alla Sala Comune.
Non volava una mosca.
Aprì cautamente la porta e iniziò a correre per i corridoi, diretta ad una porta secondaria, che dava sul Lago Nero. Finalmente uscì nella fresca mattina di Ottobre e prese una grande boccata d’aria. Chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare il volto dal tiepido primo sole. Poi aprì le palpebre, un sorriso quasi malizioso che le incorniciava il volto. Non l’avrebbe fatta franca con lei, quel bastardo avrebbe capito ben presto cosa succede a chi si mette contro Hermione Jean Granger.
***
Si svegliò di soprassalto, la fronte sudata, le mani che gli tremavano in modo evidente. Sulle labbra ancora il nome di lei. Si appoggiò con la schiena alla testiera del letto, gettando indietro il capo alla ricerca di un po’ d’aria fresca, la gola arsa che gli doleva quando sospirava.
Come osava?
Come osava intrufolarsi così nei suoi sogni?
Trasformando ogni notte in una lunga e atroce agonia?
Con uno sforzo immenso si alzò dal letto e si diresse borbottando verso il bagno. L’orologio sul suo comodino segnava le 5:45, tra poco più di un’ora si sarebbe dovuto svegliare comunque. Accese la luce quasi dando un pugno al muro e si maledette mentalmente per avere una così debole carne. Anche se il suo spirito era sano e forte, il suo corpo era vittima di troppe tentazioni. Si diresse verso la vasca da bagno, posizionata in un angolo della stanza ed aprì l’acqua fredda. Questa avrebbe sicuramente spazzato via i rimasugli di quel sogno indecente. Si spogliò lentamente, gettando per terra la maglietta bianca a maniche corte e la biancheria, poi entrò nella vasca. Non appena il getto d’acqua raggiunse la sua pelle, sentì come delle scariche di elettricità attraversargli la spina dorsale e strinse dolorosamente la mascella. Facendosi forza mise la testa sotto allo scroscio gelido e si lasciò accarezzare dalla dolce consistenza dell’acqua. Suo padre glielo diceva sempre che l’acqua fredda temprava le membra e la mente, tenendo da parte pensieri che non erano importanti. Girò la manovella della doccia e il getto si fermò. Restò per qualche secondo immobile, con un braccio appoggiato alla parete e il capo posato su di esso, mentre anche gli ultimi spirito bollenti se ne andavano. Prese un asciugamano di spugna bianca e si asciugò energicamente, per poi annodarselo in vita.
Raccolse da terra i suoi indumenti e si fermò a guardarsi allo specchio. Due occhi grigi lo fissarono ostili dall’altro lato, mentre qualche ciocca bionda gli cadeva scomposta sul viso. Si passò una mano tra i capelli, portandoli all’indietro, poi si osservò il mento e le guance, dove una corta e rada barba gli rendeva più scavato il volto. Decise di radersi l’indomani.
Con passo deciso si diresse verso l’armadio e indossò la divisa da Prefetto. Suo padre era stato così fiero di lui quando l’avevano nominato. Calzò il suo solito sorriso malizioso e prese dall’appendiabiti il suo mantello nero, foderato di verde, e si diresse verso la Sala Comune. Ogni tanto si spaventava alla vista di qualche strano essere apparire dietro le finestre che davano sul Lago Nero, ma poi si ripeteva che la scuola esisteva de secoli e che non era mai successo e che quindi non aveva modo di essere preoccupato. Salì in fretta le scale che portavano verso l’esterno ed uscì nella tenera mattina di fine Ottobre.
Il sole era sorto da poco e i suoi raggi si dilettavano a giocare con i riflessi biondi dei suoi capelli. Non si accorse neppure della figura femminile avvolta dalla semioscurità che si allontanava correndo verso destra. I suoi pensieri erano tutti rivolti ad una sola persona. Chi si credeva di essere? Non gliel’avrebbe fatta passare liscia a quella sporca so-tutto-io, avrebbe capito ben presto cosa succede a chi mette contro Draco Lucius Malfoy.

   
 
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