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Autore: Danmel_Faust_Machieri    24/09/2016    3 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Ma quindi dove si trova?" domandò Lorenzo mentre giocherellava a lanciare un merido (frutto dimile ad un'arancia ma di color nero) per aria e a riprenderlo al volo.
"Mi sembra che fosse a Repigon quando l'ho visto…" disse Nicolò mentre procedeva lungo il sentiero poggiandosi al fedele bastone.
"Com'è possibile che tu l'abbia visto?" chiese Alessandro incuriosito.
"Semplice!" rispose lui cliccando sul suo menu per farsi apparire nella mano destra la sfera di cristallo.
Lorenzo, Alessandro e Nicolò, quella mattina, avevano deciso di intraprendere una missione che gli chiedeva di eliminare alcuni nemici presenti all'interno di una grotta non lontana da Mariedo. Stavano camminando lungo un sentiero che attraversava una foresta e intanto chiacchieravano amichevolmente.
"Io vorrei capire perché abbiamo scelto una quest così monotona" iniziò a dire Alessandro "Era più bello un qualcosa di criptico… di enigmatico…"
"Disse l'uomo che non seppe risolvere l'enigma di Anerol" commentò Nicolò ridacchiando.
"Ma era impossibile risolvere quella cosa!" si arrabbiò lui.
"A dire il vero noi eravamo riusciti a risolverlo" sorrise compiaciuto Lorenzo.
"Ma… Sai di cosa stiamo parlando?" si stupì il barbaro.
"Era un enigma all'interno di una sessione di D&D, vero?" disse il monaco dando un morso al suo merido.
"Sì… Ma come…" balbettò il ragazzo.
"Non ho fatto il DM solo con voi" rise Nicolò "Ho proposto lo stesso enigma in una sessione in cui era presente anche Lore"
"Aaaah ora capisco!" trionfò Alessandro "E come si risolveva l'enigma?"
"Leggendo una riga sì e una no il sonetto scritto nel libro del diacono si poteva capire che la pietra nera andava rotta davanti agli ingranaggi di Anerol" spiegò Lorenzo.
"Un po' più difficile non potevi farla?!" urlò il barbaro contro il chierico che fischiettava allegro; lui alzò l'avambraccio tenendo sollevato anche l'indice e si limitò a dire "Un vero gentiluomo sarebbe stato in grado di risolverlo"
"Professor Layton per favore… La smetta!" ringhiò il barbaro contro il bardo celando nel ringhio una risata.
 "Allora chi mi ricorda l'obbiettivo della missione?" domandò Nicolò cambiando argomento.
"Ora capisco perché la chiamano dottor Alzheimer…" commentò Alessandro concedendosi uno sconsolato facepalm.
"Dottor Pivetta come si permette? La intubo? La intubo?" minacciò il bardo indicando l'amico con il bastone "E lei dottor… Crisafulli! Perché non mi sa rispondere?" disse rivolgendosi questa volta al monaco. 
"Non ho potuto studiare professore…"
"E sentiamo un po'… perché?"
"Sono stato partigiano professore" rispose lui fingendo la voce strozzata dal pianto
"Ah… Capisco… E quale era il suo nome di battaglia?"
"Cacasotto" rispose lui e i tre scoppiarono a ridere come dei cretini ricordando i loro attori preferiti.
"Prossima volta? Nico e i sardi?" chiese Alessandro mentre cercava di smettere di ridere.
"Ahahahah… Dai, basta così" disse Nicolò fermandosi davanti alla soglia della caverna in cui dovevano svolgere la loro quest.
Lorenzo si sporse verso l'oscurità, fischiò e disse "Certo che è proprio buio qua dentro"
Alessandro aggiunse "90, la paura: ci stiamo cacando sotto!"
il bardo chiese "Come?!"
"Ci stiamo cacando sotto!"
"Come?!"
"CI STIAMO CACANDO SOTTO!"
E i tre ragazzi si gettarono in un'oscurità che si riempì delle loro risate.

Riccardo, Roberto e Camilla stavano scendendo le scale che portavano dalla prima città del terzo piano al portale che gli avrebbe permesso di tornare alle città precedentemente visitate. 
"Ma quei tre quanto sono stati mattinieri?" domandò Roberto mentre si divertiva a far ruotare la spada.
"Senti Rob, io non ci tengo a perdere una mano, ok?" disse Riccardo chiedendo tra le righe all'amico di smettere di giocherellare con la sua lama.
Il guerriero rinfoderò la lama e aggiunse sbuffando "Comunque ci potevano avvisare… Claudio è partito per chissà dove, gli altri hanno detto che tornavano a Mariedo ma, sicuramente, quando raggiungeremo la città, quei tre saranno già partiti per una qualche missione…"
"Ehi Mineritt!" urlò una voce alle spalle dei ragazzi.
Camilla si voltò di colpo e distinse, poco più in alto di loro, Linton che li stava pian piano raggiungendo.
"Generale Linton" la salutarono Roberto e Riccardo accompagnando le loro parole con un breve inchino.
"Buon giorno anche a voi ragazzi" disse il generale rivolta ai due, poi si girò verso la ragazza "Ascolta Minetitt hai già delle missioni da fare oggi?"
Lei si girò verso i due compagni i quali le fecero cenno che ancora non avevano preso impegni per quella giornata.
"No generale, non ho ancora intrapreso alcuna missione" rispose allora lei.
"Molto bene! Allora andremo in missione insieme!" disse Linton sorridente.
"Ma… Generale… Mineritt non è ancora abbastanza forte da affrontare missioni di livello troppo alto…" osservò Roberto preoccupato.
"Non preoccupatevi, sceglieremo delle missioni non troppo impegnative e poi io mi prenderò personalmente cura di lei!" sorrise nuovamente la giovane donna "Naturalmente lei deve scegliere"
Camilla si prese qualche secondo per riflettere a quella domanda postale dal generale della prima linea in persona "Ne sarei onorata" rispose infine sorridendo.
"Molto bene, vieni Mineritt e voi due mi raccomando allenatevi con attenzione!"
"Certo generale!" risposero i due ragazzi. Così le strade delle due coppie si divisero. 

"Generale ho una domanda per lei" disse Camilla riponendo il suo scettro al termine della lotta.
Le due ragazze avevano scelto una missione in cui si chiedeva di scortare una mercante proteggendola dall'assalto di alcuni banditi che cercavano di impadronirsi delle sue provviste.
"Smettila di darmi del Lei e dammi del tu!" ribadì la donna per l'ennesima  volta senza alterare il suo straordinario sorriso.
"Mi scus… Scusami Linton"
"Va già meglio ahahah"
"Comunque ti volevo chiedere perché mi hai chiesto di svolgere queste missioni insieme… Cioè… Tu sei il generale e io una giocatrice di livello piuttosto mediocre…"
"Ah… Sarei dovuta rimanere nella sede della gilda a portare avanti quisquilie burocratiche e sinceramente non ne avevo voglia…"
Camilla la guardò e lei scoppiò a ridere "Ahahahah! Cerca di capirmi! Comunque non è l'unico motivo… Vedi, nel mondo reale ho una sorella maggiore che mi ha sempre difeso… Quando ero piccola e mi prendevano in giro lei interveniva sempre in mia difesa, mi aiutava quando avevo bisogno e mi ha aiutato a crescere… Devo a lei molto e, al tempo stesso, mi ripromisi che avrei aiutato gli altri a crescere come mia sorella ha fatto con me. Senza imporsi ma accompagnando per mano. Quando abbiamo parlato l'altra sera ho capito quanto siamo simili io e te e mi sono ripromessa di aiutarti a crescere anche come giocatrice dato che, in questo momento, abbiamo bisogno di migliorarci continuamente per aiutare gli altri"
Camilla osservava la giovane donna mentre parlava, mentre dava voce a quel mondo che aveva dentro di se e provava sempre più riconoscenza nei confronti di quella donna che incarnava tutti i suoi ideali di femminismo, quella donna che possedeva una grandezza tutta sua, una grandezza stupenda che si rifletteva nel suo splendido sorriso, una grandezza che anche Camilla sognava un giorno di raggiungere.
"Grazie" le disse allora sorridendo.
Linton rispose sorridendo a sua volta "Comunque qui non abbiamo ancora finito! Entro sera dobbiamo completare almeno altre due missioni! Quindi gambe in spalla e andiamo!"

La sera giunse e le lanterne iniziarono a illuminare le vie di Mariedo. Le stelle brillavano tenui in cielo mentre una luna calante disegnava una candida falce che dissipava il buio delle strade prive di luci. Riccardo poggiò la manna alla maniglia della locanda "Sono stravolto" disse sospirando profondamente "la prossima volta quell'NPC se ne va da solo a cercare le radici di firmando"
"Già… È stato estenuante…" commentò Roberto piuttosto provato nel volto e nell'aspetto.
Non appena i due varcarono la soglia assistettero ad una scena incredibile: Nicolò, Lorenzo ed Alessandro erano seduti ad un tavolo (Nicolò a capotavola e gli altri due sui lati) e si scambiarono queste rapide battute:
Alessandro: "Che poi, non è proprio doppia coppia doppia coppia, eh"
Lorenzo: "In che senso?"
Alessandro: "Nel senso che c'è una loro amica che si è appena trasferita lì, non ho capito bene… Cioè bisogna trovare un terzo amico per lei, se no non se ne fa niente…"
Lorenzo: "E che problema c'è? Giovanni…" disse rivolgendosi a Nicolò "Mi passi il formaggio, per favore?" 
Nicolò lo guardò con sguardo torvo e gli allungò un recipiente contenente una polverina rossa.
Lorenzo: "Ci sarebbe Lello"
Alessandro: "Lello? Lello è pasante, dai!"
Lorenzo: "Beh, un po' pesante è vero…"
Alessandro: "Logorroico"
Lorenzo: "Eh, sarà pure logorroico ma parla troppo. Allora Brio"
Alessandro: "Brio potrebbe andar bene… Se si lavasse!"
Lorenzo: "No, non gli puoi chiedere una cosa del genere a Brio! Allora Rudy!"
Alessandro: "Rudy? Quello che frega le autoradio?"
Lorenzo: "Non quel Rudy lì, l'altro…"
Alessandro: "Non starai parlando di quello che fa la gara di rutti?!"
Lorenzo: "Il due volte campione italiano di rutti!"
Alessandro: "Cioè, portiam fuori uno che fa i rutti?!"
Lorenzo: "Va be', conosciamo un vip buttiamolo via!"
Alessandro: "Vabbè, ho già capito che di questa roba non se ne fa niente… Grazie!"
Lorenzo: "Ma che cretino!" iniziò a dire volgendosi verso Nicolò "Uno ci ha la soluzione davanti agli occhi e non se ne avvede. Giovanni…" disse a Nicolò mentre lui sorrideva compiaciuto "No è che conosci qualcuno? Un amico? Un parente?"
Nicolò: "Non conosco nessuno!" rispose lui furibondo.
Lorenzo:"Neanche un primate col pollice opponibile?"
Nicolò: "Ma va a cagare, va!" disse sbattendo il tovagliolo sul tavolo.
Alessandro: "Ma dai Giova, era uno scherzo" disse ridendo e allungando le mani nella direzione dell'amico appena fregato.
Lorenzo simulò di tirargli un copino e allora Nicolò finse di sputare nei piatti degli amici, il barbaro allora continuò a ridere, il bardo dispensò coppini a destra e a manca e il monaco, dopo aver infilato le mani nella caraffa dell'acqua, fingeva di starnutire irrigando d'acqua gli altri due. 
Ad un certo punto i tre si voltarono verso la porta e videro le facce esterrefatte di Roberto e Riccardo; prima l'allegro trio fece una faccia simile a quella dei bambini che vengono sorpresi con le mani nella ciotola dei biscotti poi scoppiarono a ridere come degli idioti.
"Ma che diavolo stavate facendo?" chiese Roberto agli amici.
"Abbiamo… Ahahahah… Abbiamo sopporto che conosciamo a memoria tutte le battute di Aldo, Giovanni e Giacomo… Ahahahahah… e quindi ci siamo messi e rifare un paio di scene ahahahah!" spiegò Alessandro mentre rischiava continuamente di ribaltarsi dalla sedia.
"Ahahahah… Ma dov'è Camilla?" domandò Nicolò mentre cercava di trattenere le risate.
"Il generale Linton le ha chiesto di accompagnarla in missione e lei ha accettato" disse Riccardo.
"Il generale in persona?" esclamò stupito Lorenzo.
"Proprio io ahahah" così irruppe la voce di Linton mentre il generale varcava la porta insieme a Camilla.
"Generale buona sera!" la salutarono i ragazzi appena riuniti intorno al tavolo.
"Sera a voi" replicò il generale, poi si rivolse alla ragazza che la accompagnava "Camilla, noi ci vediamo domani per la missione. Buona serata a tutti!" e mentre il generale usciva Nicolò disse "Generale si fermi!" 
Linton allora si fermò davanti alla porta si voltò per guardare il bardo negli occhi "Orpheus… Dimmi pure"
Il ragazzo allora si alzò dal tavolo e andò verso la donna "Gradirei parlarle fuori qualche minuto; sempre che per lei non sia un problema" spiegò lui sorridendole.
Lei arrossì di colpo non aspettandosi quella richiesta: ormai aveva etichettato Orpheus  come un giocatore menefreghista e maleducato e ricevere quella richiesta da quel volto gentile e beneducato la spiazzò.
"C-Certo" titubò inizialmente lei "Vieni pure"
I due si ritrovarono all'alterno della locanda; i loro volti erano illuminati dal calore della lanterna appesa subito sopra la porta e dalla freddo candore della luna.
"Generale io la volevo ringraziare" iniziò a dire Nicolò rompendo il silenzio delle vie notturne "So quello che sta facendo per Camilla e la ringrazio infinitamente"
Lei si stupì ulteriormente: possibile che le idee che si era fatta intorno a quel player fossero così sbagliate? "Non c'è di che… Camilla è una persona in gamba e non mi è di alcun peso aiutarla a crescere come giocatrice"
"Le fa molto onore tutto questo… Mentre a me non fa per niente onore il comportamento che ho avuto l'altra sera…" continiò il bardo "Sono mortificato" concluse chinando leggermente il capo.
Linton lo guardò attentamente e capì che aveva sbagliato completamente i suoi giudizi… C'era qualcosa in quel ragazzo che non riusciva a comprendere ma i suoi occhi erano sinceri e questo le bastava.
"Ascolti generale… Io sono agorafobico" ammise infine il bardo.
"Sei… Agorafobico?"
"Sì… sono sicuro che lei sappia cosa vuol dire. È a causa di questa fobia che a cena sono stato presente quanto un termosifone… So anche che potrebbe rivelarsi pericolosa in battaglia ma io le assicuro che…"
"Non ti preoccupare" lo interruppe lei "Se Camilla si fida così ciecamente di te lo farò anche io"
"Grazie generale"
"Puoi anche darmi del tu non ti preoccupare" disse sorridendo lei.
"Grazie ehm… Linton" sorrise lui a sua volta.
Nei rapidi sguardi che i due si scambiarono Nicolò ebbe la possibilità di capire tutto del generale; il tremolio dei suoi occhi sulla parola crescere, il suo modo cordiale di parlare senza peli sulla lingua gli facevano capire come lei avesse pensato male di lui inizialmente e di come si fosse pentita dei suoi giudizi. Linton invece non riusciva a capire il bardo, non capiva quale anima si celasse dietro quegli occhi smeraldini eppure sentiva chiaramente il furore che faceva vibrare quell'anima.
"Comunque spero di vedere tu e il resto della gilda alla riunione prima della boss-fight fra nove giorni" disse lei distogliendo gli occhi da quelli di Nicolò.
"Certamente non ti preoccupare… A presto Linton" rispose il bardo sorridendole per poi tornare nella locanda.
"A presto Orpheus" ricambiò lei.  

“ Ahah facile questa. Still more fighting, da FF7” fece con tono saccente Claudio  “ Però, complimenti Eleonor, questa non era facile da fare con un liuto”
“Ahah grazie. Vediamo se indovini questa” il motivetto sunato dalla ragazza era allegro, vivo.
“ Mamma mia quanto tempo che non la sentivo, quasi mi vengono le larime agli occhi. Tema della soffitta, Odino Sphare”
La ragazza sorrise, poi cambiò note. Queste erano poche, decise, si fermavano improvvisamente.
Fu Aldo a rispondere, con un semplice ed inconfondibile “Snakeeeeeee” 
Era tutta la mattina che andava avanti quella storia, ed il repertorio della ragazza era impressionante. Grandi classici, colonne sonore di film, giochi, di tutto. E per di più era un ottimo modo per tornare ad ascoltare un po’ di musica, si rese conto il ladro, ormai certo di aver fatto la scelta giusta. Mancavano quattro giorni allo scontro col boss di quel piano, e lui ancora non aveva guadagnato un solo livello. Si era ripromesso di iniziare ad allenarsi subito dopo aver scortato i due ragazzi a Mariedo, invece aveva passato l’ennesima giornata alla ricerca di informazioni, senza cavare un ragno dal buco, per giunta. E quella mattina, con lo scontro che si avvicinava, aveva interrotto le ricerche. Tutti quegli insuccessi, tutte le giornate buttate lo stavano alterando, parecchio. Sentiva l’impellente necessità di sfogarsi, di correre, di combattere. Aveva scelto una delle quest più impegnative dalla bacheca di Mariedo, aveva contattato i due ragazzi, nel caso avessero voluto accompagnarlo per guadagnare un po’ di esperienza e per rendere la missione più accessibile, poi si era rimesso subito in movimento. Erano praticamente tre giorni che non consumava un pasto serio, due che non dormiva, l’unica cosa che lo teneva in piedi era la frustrazione per tutto quel tempo improduttivo.
“Claudio! Ci sei?” la voce della chierica lo riportò all’attenzione
“ Si si, eccomi!” provò a mascherarlo, ma il dal tono di voce si capiva benissimo che qualcosa lo turbava
“ Non ti ho ancora ringraziato … sai per avermi finalmente dato l’occasione di parlare con la ragazza che mi ha salvato la vita”
“ Ah, non ringraziare lui, ringrazia me piuttosto” s’inserì Aldo “se non gli avessi chiesto di accompagnarmi al piano tre non avrebbe mai contattato River”
Claudio lo guardò storto “ Mi spieghi bene il senso del tuo discorso, scusa?”
E lo sciamano partì in un’assurda accozzaglia di scuse costruite per argomentare le sue ragioni.
Lo fece parlare un po’, senza prestargli quasi attenzione, annuendo ogni tanto per fargli credere che lo stesse ascoltando, poi troncò di netto il discorso, chiedendo ad Eleonor come avessero fatto a raggiungere il terzo piano in appena un giorno.
“ Semplice” rispose lei “ col famiglio di River…. Ci ha accompagnato in volo fino al dungeon finale, poi ci ha scortato personalmente al portale. Non ci abbiamo messo neppure un giorno intero”
“ Però, utile un famiglio con le ali, eh” a risposta dell’occhiata sarcastica del ladro, lo sciamano rispose con un a risata fragorosa, al quale aggiunse una pacca sulle spalle, riprendendo poi la marcia.
“Intende dire che il tuo Noisy è poco meno di niente rispetto al suo Dorlfav, Claudio” gli spiegò Eleonor, prima di rimettersi sul sentiero assieme ad Aldo.
“ Hey, cosa intendete dire?” gli urlò da dietro, incamminandosi verso loro
“ Ce lo ha spiegato quella ragazza” Hyrtang aspettò che li raggiungesse “ le classi di sciamano e di ranger, per la loro maggiore vicinanza alla natura, sono molto avvantaggiate nella cura e nella crescita di un famiglio. Quindi mettiti l’anima in pace” sorrise “il mio Pen-Pen darà i giri al tuo pipistrellino”
Per la prima volta in quella giornata il ladro sorrise sinceramente e con uno sguardo di sfida chiamò il suo famiglio, ordinandogli di andare in avanscoperta. Sapeva che erano vicini al luogo della quest e voleva prendersi il minor numero di rischi possibile.  

La torre si stagliava davanti a lui, immobile e rocciosa, protetta da un singolo nemico. Sapeva che tra quelle mura c’era un bel tesoro, sennò la quest sarebbe stata ingiusta. E quel gioco non lo era. Si concentrò poi sul nemico. Aveva dei guanti in cuoio borchiati, un abbigliamento in cuoio rinforzato che gli difendeva il busto, le gambe, gli avambracci e le spalle, ma non aveva un elmo ed aveva i fianchi scoperti. Si sarebbe dovuto concentrare su quelli. Il problema era che lo avrebbe dovuto sfidare da solo, dato che i suoi due compagni erano alle prese con l’animaletto da guardia di quel luogo, un cinghiale dalle dimensioni di un cavallo. Non sembravano in particolare difficoltà, in fondo l’animale si limitava a caricare verso l’avversario più vicino e col giusto tempismo si riusciva a schivare senza troppi problemi la sferzata finale della bestia, che cercava di infilzare l’opponente con le lucide zanne argentee, quasi sicuramente rivestite di un qualche metallo per rendere più efficienti i colpi della bestia.
E lui era da solo, pronto ad affrontare il custode di quel luogo. Era facilmente intuibile che quello non fosse un bandito come tutti quelli che avevano incontrato fino a quel momento. Era forte e sicuro dei suoi mezzi, altrimenti non sarebbe stato così tranquillo vestito in maniera così leggera ed armato solo di una spada. Claudio si chiese chi fosse, se avesse una storia dietro di sé, se era un NPC importante o era comparso lì una volta accettata la quest. Fremeva dalla voglia di sfidarlo. Uno contro uno, vinceva solo il più forte, nessun aiuto esterno. Pugnale a destra e a sinistra. Il guerriero scattò in avanti e, arrivato con un paio di rapide falcate sotto misura, fece vibrare un potente fendente all’altezza del collo del ragazzo. Claudio si abbassò in una frazione di secondo, schivando il colpo. Almeno la differenza di velocità lo avrebbe aiutato in quello scontro. Cercò di colpire da quella posizione il fianco destro del nemico, ma prima di riuscire a ferirlo sentì una botta sulla testa, una pomellata probabilmente, e vide che la sua barra degli hp era scesa del 7%. Saltò indietro, poi scartò a sinistra, evitando per un millimetro l’affondo del nemico. Fece due rapidi passi in avanti, colpì il guerriero poco sopra al gomito. L’avversario non accusò per niente il colpo, si limitò ad aprire verso l’esterno il braccio appena colpito, facendo perdere l’equilibrio al ladro, poi gli tirò un pugno con la mano libera. Un 4% in meno. Claudio sfruttò il colpo per cadere velocemente a terra, poi da lì rotolò verso destra. Questa volta il colpo al fianco raggiunse il nemico, che si vide costretto a sciogliere misura per evitare di subire danni maggiori. Il ladro si toccò la guancia. Pulsava. Il dolore del pugno col guanto borchiato era tremendamente reale. Non aspettò un ulteriore istante, era il suo turno di caricare. Corse verso il nemico che, vedendolo arrivare, si spostò verso sinistra, pronto a menare un fendente dall’alto verso il basso. Claudio riuscì a schivare solo parzialmente il colpo, che andò a procurargli un taglio sul braccio destro. Un altro 10% che se ne andava. Poi però si accorse che il colpo aveva sbilanciato l’avversario, evidentemente il peso della spada, per il braccio ferito, era troppo. Sfruttò il buco difensivo dell’avversario. Girò rapidamente su se stesso, ritrovandosi faccia a faccia col guerriero. Mirò al collo. Con uno sforzo di braccia il nemico richiamò il braccio e fece partire un colpo orizzontale, sempre all’altezza della testa. Claudio se lo aspettava. Si abbassò l’ennesima volta, accovacciandosi, poi rotolò a sinistra. Colpì in rapida sequenza prima il fianco sinistro poi, alzandosi di scatto, nuovamente il braccio destro, trascinato a sinistra dalla spada in un’innaturale torsione del busto, con entrambe le armi.  La spada gli cadde di mano, era sconfitto. Il ladro preparò l’ultimo colpo per la gola del guerriero. Lo fece partire. Si piegò improvvisamente in avanti, con la gelida morsa dell’acciaio che gli attanagliava il ventre. Diamine, ora gli rimanevano bene o male il 25% degli hp. Diede un calcio al nemico, poi saltò indietro, mettendo la maggior distanza possibile tra loro due. Quell’infame… aveva un pugnale nella mano sinistra, lo aveva equipaggiato all’ultimo istante. O forse anche per alcuni nemici era possibile lo Swicht delle armi… non riuscì a fare altre supposizioni, la vista gli si annebbiò. Veleno. Doveva agire in fretta. Aveva il tempo per una sola pozione,o cura o antidoto,  poi l’avversario sarebbe sicuramente partito alla carica. Prese un antidoto e guarì dallo stato alterato. Adesso il suo opponente aveva equipaggiato il pugnale nella mano sinistra. E lui aveva 1\5 di vita. Doveva finirlo alla svelta. Il nemico gli corse incontro e gli lanciò il pugnale contro. Fu facile da schivare. Si spostò a destra, riuscendo ad evitare l’arma. Ma non il pugno che quello gli tirò in pieno volto. -7%. Socchiuse gli occhi. Porca miseria se faceva male. Pensò un attimo a cadere, allontanarsi e massaggiarsi, per alleviare la sofferenza. Ma quello scontro stava andando troppo per le lunghe. Non poteva resistere a lungo negli scontri, con la poca resistenza di cui disponeva. Però no, non sarebbe morto lì. Questo era poco ma sicuro. C’era ancora molto da fare, cose da scoprire,  persone da trovare… divertimento da sfruttare.  Incassò il colpo, poi conficcò la sua lama nel braccio del nemico e scavò un solco profondo, causando sicuramente del sanguinamento. Il guerriero cadde in avanti, provando a fermarsi con le braccia. Non ci riuscì. Rovinò a terra, ansimante. Doveva avere veramente pochi hp, si ritrovò a pensare il ladro. “Dov’è Luna?” pensò. Non c’era. Era da solo. Sorrise. Il guerriero, con un immenso sforzo fisico si era quasi rimesso in piedi. Gli tirò un calcio sullo stinco destro, facendolo barcollare e cadere di nuovo. No, non c’era nessuna luna a rischiarare il buio che cullava dentro di sé. Non c’era nessun compagno a cui dovesse dimostrare qualcosa. Lì, davanti a quel cencio umano, era da solo. E poteva  solamente essere sé stesso. L’avversario si mise seduto, Claudio gli si acquattò di fronte, poi lo spinse con una mano nuovamente a terra. “ No, non è ancora ora di svegliarsi… direi altri cinque minuti” controllò a destra, a sinistra, intorno a lui. Nessuno. Sentiva dei rumori in lontananza, sicuramente i due compagni che stavano combattendo il cinghiale. Ma erano fuori dal suo campo visivo e, di conseguenza, nemmeno loro potevano vederlo. Si divertì a vedere il suo avversario che cercava di rimettersi in piedi, ma ogni volta che riusciva faticosamente a sedersi lo ributtava a terra con un calcetto. Quanto si stava divertendo infierendo così sull’avversario moribondo. Godere del suo dolore. Assaporare la sua sofferenza. Trasse un profondo respiro, quasi come se la stessa aria fosse pregna delle grida strazianti che s’immaginava provenire dal suo opponente. Stava meglio, decisamente. 
“Onore? Rispetto per l’avversario? Ma andiamo!” disse, dopo l’ennesimo calcio “Qui o si vince o si perde. Se vinci detti tu le regole” gli piantò il piede sulla testa, inchiodandolo al suolo, faccia a terra “ LO SAI CHE STAVI PER UCCIDERMI? LO SAI?” gli urlò contro, poi torno ad un tono calmo e misurato “ Ah, già… che peccato che tu non mi possa rispondere. Non parli, vero?” rise “sembravi un combattente così valoroso, una fine del genere dev’essere una vera onta per te…” si accovacciò, caricando il peso sulla gamba che teneva fermo il nemico, tese l’orecchio “Oh oh, l’hai sentito?” rise di gusto “ Questo probabilmente era il crick del tuo naso!” e  rise ancora una volta. Poi si arrestò di colpo, liberando il nemico. Lo guardò dall’alto, e si rese conto che a breve sarebbe morto. “Però, in fondo, hai combattuto bene…”si accovacciò, poi avvicinò il coltello alla sua gola “Addio” un taglio netto e del guerriero non rimase che il corpo ormai senza vita.
Cercò nell’equipaggiamento del nemico, un combattente così bravo doveva avere sicuramente qualcosa di interessante. Trovò un anello, ne lesse la descrizione
“Anello di Fastre, permette di acquisire gran parte delle informazioni importanti su un nemico già dalla prima volta che lo si incontra.” Claudio fischiò sorpreso “ In molte storie da osteria si narra delle gesta dell’assassino Fastre,che sapeva utilizzare ben più che le facilmente occultabili armi degli assassini, che per ogni bersaglio sapeva quale era la strategia migliore, per ogni donna la parola giusta per rubarne il cuore ed il coraggio per sfidarne ogni marito a duello”
Un bell’anello, decise di equipaggiarlo subito. Adorava avere un vantaggio sugli avversari. Sperò solo che il fatto che quel nemico avesse duellato con lui non volesse dire che fosse questo famoso Fastre e si fosse intrattenuto amabilmente con la sua Luna… per sicurezza gli piantò il coltello nella nuca, furente. Poi, dopo averlo estratto, si diresse verso la torre, mentre scorgeva le sagome dei due amici che si avvicinavano. Via ogni traccia di divertimento dal volto. Doveva tornare quello che i due ragazzi conoscevano.

 I tre entrarono nella torre, trovandola deserta. Era un unico alto cilindro con una scalinata in legno che risaliva l’edificio costeggiando le pareti. Non dava l’impressione di essere troppo stabile, ma mano a mano che salivano si rendevano conto che il legno si faceva più robusto, riuscendo così a procedere con maggiore sicurezza. Erano quasi in cima, quando Eleonor disse a Claudio
“ Scusami…”
“ E per cosa?” rispose quello, sorpreso
“ Beh… è stupido, però…” si strinse nelle spalle “Beh, ad essere sincera non lo so per cosa” ridacchiò “Però oggi mi sono resa conto che noi ci siamo conosciuti per colpa dei miei occhi…”
“ Si può dire così, sì… ma perché ti sei scusata?”
“ Perché… beh perché te cercavi lei, invece hai trovato me… e poi questi non sono i miei occhi… bhe, uno sì, ma l’altro no” Claudio e Aldo la guardarono perplessi
“ Spiega meglio” fece lo sciamano
“ Sapete ragazzi… ho sempre invidiato e desiderato gli occhi di due colori diversi… evitando inutili storie di inutili sogni di una ragazzina  per farla breve vi dirò che nell’ultimo periodo che ho vissuto nel mondo reale portavo una lente colorata, ed il Nerv-gear la ha scambiata come parte del mio corpo” sospirò “Di conseguenza in questa trappola mi ritrovo con ciò che ho sempre desiderato, ma ti ho illuso di essere finalmente arrivato dalla tua bella… mi spiace”
Claudio rise di gusto “ Ancora lì? Quella è storia vecchia! Non ti preoccupare” poi la guardò e, col sorriso stampato sul volto, aggiunse “forse era destino incontrarci… o forse è il destino che non vuole che la ritrovi…” pensò a quanti altri scontri poteva affrontare divertendosi in quella maniera “ in ogni caso, perché dovresti fartene una colpa?” non le lasciò neppure il tempo di rispondere, riprese a salire. 
Dopo pochi secondi arrivarono in cima e su una terrazza praticamente vuota trovarono uno scrigno. Claudio lo aprì, trovando diversi oggetti al suo interno. Soldi, pietre preziose da rivendere, pozioni e cibi. Lasciò tutto ai due ragazzi. L’unica cosa che tenne per sé fu un paio di stivali. Adorava gli oggetti rari, e quelli avevano tutta l’aria di esserlo. Li passò un attimo ad Eleonor, perché ne leggesse la descrizione.
“ Calzari del Dzeko” iniziò a dire la ragazza
“ Se è scritto così direi che si pronuncia “geco”…” disse Hyrtang  “Giusto per precisare”
“ Calzari del Dzeko” Eleonor lo pronunciò correttamente, sbuffando  “aumentano la velocità di movimento e permettono di camminare agevolmente su ogni superficie, orizzontale, inclinata o verticale”
“ Direi che per un ladro sono veramente comodi , eh?” lo sciamano fece un cenno a Claudio, che già ghignava sotto i baffi. Poi la ragazza riprese con la lettura.
“Calzari appartenuti all’assassino Fastre. Numerose storie narrano le sue imprese, questi neri calzari in pelle ne potrebbero confermare parecchie, se potessero parlarci. Essi furono affidati a Roi, il terzo dei suoi discepoli, affinché li custodisse dopo la dipartita del maestro”
Claudio ci pensò qualche secondo. Fece un paio di supposizioni e di collegamenti. Probabilmente quello che aveva battuto sotto a quella torre non era il ladro leggendario. Avrebbe sicuramente indagato, questa storia iniziava a prenderlo parecchio. Equipaggiò l’item appena ottenuto, e si rese conto che non aumentava di nulla la difesa. Poco male, guadagnava in velocità. 
La giornata stava per volgere al termine, a breve le tenebre avrebbero iniziato ad avvolgere quel luogo e sarebbe stato rischioso tornare alla città a piedi. In fondo si erano stancati tutti parecchio, sarebbe stato spiacevole fare un indesiderato incontro notturno. Usarono un marchio del ritorno e si ritrovarono a Mariedo. 

L'anfiteatro era gremito di giocatori. Seduta in prima-fila River continuava a bisbigliare cose a Phones, unendosi così, anche lei, al brsio di fondo che aleggiava tra le gradinate, mentre lui si limitava ad annuire sorridente; intorno a loro due nessun giocatore si era azzardato a sedersi. Invece, poggiato ad una delle colonne che sorreggevano uno degli archi d'ingresso, Orias non degnava nessuno dei presenti di uno sguardo, sfoggiando così la sua manifesta (e opinabile) superiorità. La gilda Vitriol era infine seduta nell'ala destra, tra la seconda e la quarta fila, in modo che i ragazzi si potessero sedere intorno a Nicolò, creando così una sorta di "bolla protettiva anti-agorafobia". Il bardo, per precauzione, canticchiava comunque un qualcosa e, ascoltandolo, Roberto toccò col gomito il braccio di Alessandro e bisbigliò "Scommetto due monete d'oro che è un'opera di Verdi" scommettendo sulla passione del ragazzo per il compositore.
"Sai che non ci capisco più di tanto di questa musica…" gli rispose Alessandro tornando a guardare in direzione del palco e ascoltando allo stesso tempo la voce melodica dell'amico.
"Sbagli" sentenziò Lorenzo "È la Boheme di Puccini!"
"Come diavolo…?" domandò sorpreso  Roberto pronto a cedere le due monete d'oro al monaco.
"Ahahah! Qualche estate fa non cantava altro… Credo che mi abbia inculcato in testa tutto il primo atto…" 
"Ssssh! Silenzio tutti!" comandò ad un tratto Camilla "Sta arrivando Linton con gli altri!"
Allora, pian piano, tutte le gradinate si zittirono insieme al canto di Nicolò.
Linton avanzava nella sua fosca armatura seguita da Salazar e Tempesta che indossavano i loro equipaggiamenti da battaglia.
"Buon pomeriggio a tutti" salutò Linton seria in volto "Ieri sera la squadra di esplorazioni e tornata dal dungeon in cui si trova la boss-fight per accedere al prossimo piano. I nostri uomini hanno anche analizzato il boss e, in base alle informazioni che abbiamo ottenuto, siamo stati in grado di elaborare un piano di battaglia. Il boss è uno scheletro umanoide che combatte utilizzando una spada lunga ed ha al seguito un esercito di scheletri che respawnano, si suppone, finché lui non viene sconfitto; alcuni di questi sono dotati di archi, altri di spade e, altri ancora, di scimitarre. In base a queste informazioni pensavamo di organizzarci nel seguente modo: un gruppo di giocatori più esperti… Diciamo una trentina dei giocatori che hanno raggiunto, o superato, il livello 30, si occuperanno del boss. Gli altri invece si occuperanno degli altri scheletri seguendo la tattica dello switch: andranno avanti 3 gilde alla volta, seguendo un ordine che ha stilato il colonnello Salazar; nel momento in cui una di queste gilde non ce la fa più chiede il cambio e si riposa scalando infondo alla lista; una volta che l'ultima gilda della lista chiede il cambio rientra una delle prime tre gilde che hanno combattuto nella speranza che questi si siano ripresi abbastanza bene. In più possiamo contare come sempre sull'aiuto dei famosi "Cinque" che sanno il nostro asso nella manica" In quel momento Linton si mise a cercare Orias, il quale, però, le aveva già dato le spalle (chiaro segno che accettava la sua posizione all'interno della lotta). 
"È tutto chiaro?" domandò allora il generale. A quella domanda fu seguito un silenzio d'assenso.
"Molto bene! Colonnello Salazar la prego di elencare l'ordine delle gilde che si occuperanno dei nemici respawnabili" 
Salazar fece due passi avanti portandosi al centro del palco e, srotolando una pergamena sudicia lesse ad alta voce confondendosi a volte a causa della pessima scrittura. La prima mandata sarebbe stata occupata da tre plotoni della gilda del Sangue di Drago alla quale poi si sarebbero sostituite secondo l'ordine prestabilito le gilde seguenti.
Mentre il colonnello continuava a nominare le gilde Claudio si irritava a non sentir mai pronunciare il nome "Vitriol" e fu sull'orlo di urlare un qualcosa ai tre players presenti sul palco quando scoprì che la sua gilda si trovava all'ultimo posto della lista.
"Questo è quanto" disse allora Linton "Ci vediamo domani alle 15:00 davanti alla porta del boss. Uscendo altri giocatori della gilda del Sangue di Drago vi forniranno delle mappe per raggiungere in tutta sicurezza il luogo. A domani!"

"ULTIMI! TUTTO CIÒ È INACCETTABILE!" urlavano quasi all'unisono Roberto e Claudio seduti al tavolo da pranzo.
"Non fatene un dramma" disse sereno Riccardo "È meglio per noi, potremmo anche non combattere e quindi non rischiare la vita"
"Il solito cagasotto" sbuffò Claudio.
"Alla fine è stata una scelta logica metterci per ultimi"osservò Nicolò poggiando forchetta sul piatto vuoto.
"Sentiamo un po'… Illuminaci grande saggio" lo canzonò allora il guerriero. 
"Bah in realtà anche a me sembra una scelta logica e scontata" disse Lorenzo dopo aver finito la sua birra "Come ha detto Linton siamo la gilda meno numerosa e quindi, all'apparenza, la meno efficiente" il monaco pronunciò questa frase ponendo particolare enfasi sulla parola "apparenza". "Credo sia naturale allora che ci vogliano tenere ultimi; per far sì che, quando subentreremo noi, la boss-fight sia ormai agli sgoccioli"
"Uff…" si limitò a sbuffare Claudio.
"Arriverà anche il nostro momento" osservò Alessandro "Mostreremo alla prima linea il nostro valore e ci terranno in maggiore considerazione!"
"Voglio capire come faremo a mostrare il nostro valore se non ci viene data la possibilità di combattere" concluse Roberto alzandosi da tavola.
"E ora dove stai andando?" domandò il barbaro.
"Vado a vedere se posso migliorare il mio equipaggiamento prima di domani o se trovo degli oggetti che potrebbero tornare utili… Anche se non è detto che avrò modo di usarli" gli rispose il guerriero.
"È un'ottima idea" disse Nicolò seguendo il guerriero "Non stiamo qui a lagnarci su come sono andate le cose! Credo che tutti dovremmo provvede al nostro equipaggiamento in vista di domani… Proporrei di concederci questo pomeriggio per acquisti e potenziamenti; ci rivedremo questa sera a cena; va bene?"
Un "Perfetto" quasi collettivo risuonò dal tavolo. 

Erano veramente tantissimi. Circa in 300, ad occhio e croce. Vedeva spade, spadoni, archi, mazze, alabarde, catalizzatori dalle più svariate forme… ce ne era per tutti i gusti, insomma. “Il boss non ha speranze” pensò Claudio. Non sembrava troppo difficile. Linton aveva ordinato a tutti i giocatori fino al livello 29 di rimanere a tenere a bada gli scheletri praticamente a gruppi, mentre gli altri potevano affrontare il boss. Quelli a livello più alto erano Phones e Orias, scoprì, al livello 35. Seguivano poi River, al 34, e Linton al 32. Quando Claudio chiese alla ranger dove fossero gli altri due dei 5, lei si limitò a rispondergli: “Uno è uno stronzo che preferisce andare in giro a raccogliere tesori, a quanto pare. L’altro invece è uno stronzo che probabilmente oggi non ne aveva semplicemente voglia”. Fine del discorso. Si vedeva lontano un miglio quanto quella ragazza avrebbe voluto spaccare il setto nasale a quei due. Erano quasi pronti per entrare nella stanza del boss. Sbuffò. Lui e i suoi compagni erano praticamente i più scarsi, essendo di livello 20. Erano rilegati come ultimi. No, non gli andava assolutamente bene. Erano stati giorni lunghissimi quelli trascorsi, sapeva di essere al limite. Lo scontro di oggi o lo avrebbe tranquillizzato un po’ o lo avrebbe definitivamente fatto uscire di testa. Però, in fondo, dov’era il divertimento, se non c’era rischio?  Sospirò. Si era infiltrato tra i ranghi della prima gilda, senza dare troppo nell’occhio, davanti al luogo dove si sarebbe svolta la bossfight, l’ennesima grande grotta di pietra, ed a breve sarebbero apparsi i primi scheletri. Non sarebbe andato certamente a combattere il boss, non era pazzo. Forse. Però non poteva nemmeno aspettare il suo turno. Un grido scosse le pareti ed un brusio di eccitazione percorse la calca dei giocatori ammassati in prima linea, i primi che sarebbero entrati, riportandolo all’attenzione. Stavano entrando. Impugnò le armi, cercò con lo sguardo i suoi amici. I membri della sua gilda erano molto indietro, ma né Eleonor né Hyrtang erano in una qualche gilda, quindi si sarebbero limitati ad entrare quando lo ritenevano opportuno. Che testardi… mettere così a rischio la propria vita… Intravide solo Eleonor e, per un attimo, fu realmente felice che la ragazza si trovasse lì. Se era riuscita a superare il proprio lutto era anche merito suo in fondo. Poi l’attimo finì e tornò a sperare che non morisse, poi si concentrò sullo scontro imminente.  Meno di dieci secondi dopo si ritrovò a correre assieme alla massa.

Scheletri a destra, scheletri a sinistra, ma nessuna ruota assassina, fortunatamente. Era scatenato. Lo avvertiva dai brividi che risalivano la spina dorsale, lo sentiva nel sangue che gli scorreva nelle vene. Ora un paio di colpi ad uno scheletro che lo attaccava a destra, ora alle spalle. ora saliva sulla parete e si gettava dall’alto sugli scheletri in basso. Destra sinistra, alto basso. Era ovunque. Non si era mai sentito così vivo. Non gli importava prendere un nemico e affrontarlo fino a quando non raggiungeva gli zero hp, si limitava a tirare un paio di colpi, poi scompariva. Salvo poi apparire alle spalle dell’ennesimo scheletro, per sorprenderlo ed arrecargli maggiori danni. Era veloce, se ne rendeva conto anche lui. Non quanto altri ladri, ma in fondo lui era solamente di livello 20. Quei nuovi stivali stavano facendo il proprio dovere. Erano quasi venti minuti che correva a destra e sinistra. Sperò solamente che quelli contro il boss finissero il proprio dovere alla svelta, anche perché dopo i primi cinque minuti di scontro quelli in seconda fila si erano resi conto di quanto fosse difficile fronteggiare così tanti nemici senza che nessuno di loro morisse. Oltre che per la più logica spiegazione del loro già essere morti, evidentemente il loro muoversi era realmente legato alla stessa presenza del boss. Non ne era rimasto convinto finché non lo ebbe visto coi suoi occhi. Loro potevano si e no tenerli a bada, ma se lo scontro fosse andato troppo per le lunghe in molti si sarebbero stancati e se la sarebbero data a gambe, per paura di cali di concentrazione dovuti alla stanchezza. Non li avrebbe certo criticati. Erano persone, non soldati addestrati. Se si fossero comportati in maniera egoista ed avessero messo la loro sopravvivenza  davanti a tutto… beh non avrebbe accusato il loro comportamento. D’altronde lui stesso era in quel mondo per un’azione egoista. Di questo passo, però, a nulla sarebbe servita la tattica di Salazar. A quel punto gli scheletri sarebbero stati sempre più avvantaggiati sui giocatori. C’era il rischio di una carneficina, quel giorno. Guardò verso il boss. Oltre che un’immensa spada era anche corazzato. Poteva essere problematico. Grazie al suo anello si era accorto che per ogni colpo fisico che uno scheletro subiva, sia che fosse stato il debole colpo di un ladro che il devastante fendente di un barbaro, i danni riportati non erano mai eccessivi, avevano sicuramente una difesa molto elevata. E sicuramente era così anche per il grande scheletro.  I caster invece erano parecchio avvantaggiati in quello scontro. Si chiese il perché. “Beh, almeno là hanno Phones, se la caveranno”. Si guardò intorno. Molti giocatori già avevano iniziato ad andarsene e gli scheletri ora riuscivano ad attaccare i giocatori due-tre alla volta. Cosa stavano facendo i giocatori fermi fuori? Apettavano un ordine che non sarebbe mai arrivato? Davvero non si rendevano conto della situazione? Sperò che Nicolò intervenisse alla svelta, almeno lui. Si fermò un istante vicino ad una parete, per scalarla se fosse arrivato qualche nemico mettendosi così al sicuro, poi prese fiato.
“ E’ noioso così” pensò “ Non provano dolore questi…. Ma se attaccassi qualche giocatore… giusto un piccolo taglietto, appaio e scompaio. Nessun danno considerabile. Solo quella magnifica sensazione di lama che taglia…” tirò un pugno contro la roccia, perse qualche hp. Il dolore lo fece rinsavire. “Sono persone vere, idiota!” autoconvinzione? Sarebbe bastata? “La prossima volta che vedo questi pensieri per la testa conficco il pugnale nel braccio, poi vediamo se lo pensi ancora” ma neppure lui credeva a ciò che stava dicendo. Vide uno scheletro avvicinarsi, scartò a sinistra, poi gli usò contro il colpo potente. Le ossa caddero a terra, immobili. Ora era arrivato il momento di scegliere. Role-play o mantenere il buonsenso? Sorrise. La decisione era facile. Si ributtò in mezzo alla folla.

"Ora voglio capire" iniziò a dire Roberto sospirando "Noi rimaniamo qui a girarci i pollici?"
"La calca che scaturirebbe dall'attaccare tutti insieme sarebbe controproducente" osservò severo Riccardo.
"Ho capito ma fino ad allora…" iniziò a dire il guerriero sospendendo la frase nel vedere Nicolò attento ad osservare davanti a se "…Cosa sta facendo il nostro pazzo preferito?"
"Studia il move-set degli scheletri" spiegò Lorenzo "e cerca di elaborare una strategia per quando sarà il nostro turno"
"Certo… Come se arriverà mai il nostro turno" commentò cinico Roberto. 
Eppure il corso della boss-fight prese una piega che nessuno si sarebbe aspettato. Il gruppo che combatteva il boss agiva seguendo una strategia ben precisa ma, ad un certo punto, una delle gilde che precedeva parecchio la Vitriol si trovò in seria difficoltà. 
"Che diavolo è successo?" domandò Alessandro mentre sfoderava la lama.
"Non li hai visti combattere?" chiese Roberto "Non erano coordinati tra loro, non avevano un briciolo di strategia, hanno fatto più casino che altro!"
"Già… c’è qualcosa che non torna” guardò il campo di battaglia “guardateli, sono sempre di meno. Dobbiamo entrare anche noi!”
“ Ma non è ancora il nostro turno” gli fece notare Riccardo
“ Al diavolo il turno. Andiamo e cerchiamo di non fare lo stesso casino di quelli lì in mezzo!" urlò Nicolò mentre la gilda si preparava al combattimento "Agiremo nel seguente modo! Lorenzo, Roberto e Claudio, voi tre vi occuperete dell'attacco diretto; io e Camilla vi copriremo le spalle mentre Alessandro difenderà Riccardo che sarà sempre pronto a curarci e a difenderci in caso di difficoltà! Facciamo vedere alla prima linea quanto valiamo!"
"SI!" urlarono tutti all'unisono. Ma il bardo non sentì la voce di Claudio. Si guardarono a destra, poi a sinistra. Niente.
“Quel coglione….” Mormorò Camilla, tanto infuriata quanto preoccupata.
Davanti alla gilda spawnarono 15 scheletri. Lorenzo si fece circondare da cinque scheletri e rapidamente fracassò il cranio a tutti loro a suon di pugni, ad un certo punto un sesto scheletro saltò fuori all'improvviso ma fu provvidenzialmente carbonizzato dalla palla di fuoco che, rapida, divampò dallo scettro di Camilla. Il ragazzo guardò l'amica "Grazie Mineritt!"
"Figurati! Ma non ti distrarre!"
Roberto sostenne l'assalto condotto contemporaneamente da altri cinque scheletri riportando qualche ferita. Il guerriero stava per subire l'affondo di un settimo scheletro ma fu protetto dall'incantesimo Scudo Oscuro di Nicolò che riuscì a deflettere l'attacco dando così al guerriero l'occasione di rispondere all'attacco nemico. "Symon! Riesci a curare Ziopio?" chiese Nicolò prima di bersagliare uno scheletro con un altro incantesimo.
"Sì, sì ce la faccio!" Riccardo iniziò a preparare l'incantesimo mentre Alessandro menava un fendente orizzontale per difendere il chierico dall'avanzata di due scheletri e il suo famiglio-testuggine utilizzò il suo guscio per deviare un terzo attacco.
Roberto si riprese al meglio e tornò a combattere con la sua consueta tenacia. Gli scheletri stavano però avanzando e avere solo tre giocatori che combattevano fisicamente era quasi controproducente.
"Claudio… Mi hai lasciato a me questo incarico?" domandò Nicolò sorridente all'amico assente. Lasciò cadere il catalizzatore che scomparve effettuando così lo switch dell'arma; il bardo impugnò la falce con entrambe le mani.
"Orpheus cosa stai facendo?!" chiese Camilla preoccupata.
"Stai tranquilla; abbiamo bisogno di qualcun altro che pensi a combattere fisicamente e non possiamo lasciare Symon scoperto! Vado io a dare una mano a Ziopio e Hamlaf!" e poggiando la falce alla schiena fece un balzo avanti che concluse disegnando con la lama della falce un semicerchio davanti a se che eliminò due scheletri all'unisono. 
Lorenzo e Roberto guardarono l'amico irrompere in prima persona sul campo di battaglia e sorrisero sapendo che il suo apporto gli avrebbe facilitato il lavoro.
Abbassò rapidamente la falce per ripulirla dalla polvere di ossa che ne aveva sporcato la lama e, infine, sorridendo, disse "Questa notte, Orpheus si unisce alla caccia".
Vitriol stava dimostrando quanto la qualità primeggiasse sulla quantità: gli scheletri non erano nemici pericolosi ma affrontarli senza una tattica precisa, prendendoli sotto gamba, poteva produrre gravi problemi, come d'altronde avevano dimostrato le gilde che li avevano preceduti. La gilda Vitriol invece aveva dimostrato quanto la tattica facesse la differenza in battaglia, quanto la coordinazione tra le singole parti potesse far funzionare tutto alla perfezione come all'interno di un orologio.
Stavano ormai combattendo da venti minuti e tutto procedeva al meglio quando, all'improvviso, tutti gli scheletri caddero all'unisono.
"Uno dei nostri incantatori ha già sbloccato la magia "Urlo delle Banshee"?" domandò Alessandro mentre ispezionava con lo sguardo davanti a se.
"Non credo sia opera di uno dei nostri incantatori" osservò Riccardo "Guardate laggiù" e indicò lo scontro principale.

I giocatori ora, a mezz’ora dall’inizio, erano pochi. Claudio doveva correre un sacco. Non poteva aiutare tutti, quindi si limitava ad assistere negli scontri le classi con meno difesa fisica: i caster ed i ladri. Si ritrovò anche a combattere spalla a spalla con Hyrtang e con Eleonor, rimanendo piacevolmente sorpreso del fatto che i due non se la fossero svignata. Approfittò della chierica per riguadagnare qualche hp, mentre lo sciamano gli passò un paio di pozioni per ridurre l’affaticamento. “Un modo fine per dire doping” gli disse lo sciamano, intanto che gli inviava l’oggetto. Claudio rise. Era riuscito a scacciare dalla testa quei pensieri perversi ed ora stava infinitamente meglio. Ringraziò l’amico, poi tornò ad indebolire il maggior numero di nemici possibile.
Corse verso un nemico che stava per colpire un bardo, lo spostò con una spallata poi lo colpì sul cranio. Si spostò poi in un gruppetto di sciamani che stavano fronteggiando una quindicina di scheletri e rimase lì qualche minuto. La tappa successiva fu colpire dei nemici che infastidivano un altro gruppetto di caster, probabilmente della stessa gilda. Vide in lontananza Nicolò e gli altri, ma se la stavano cavando fin troppo bene per necessitare di un aiuto. Guardando intorno a sé vide poi in lontananza un ladro incappucciato che stava fronteggiando sette scheletri contemporaneamente. Non poteva lasciarlo solo. Iniziò a correre verso di lui, nel mentre colpì un paio di scheletri a caso. Arrivo giusto in tempo per deviare un fendente che avrebbe colpito il ragazzo su un braccio, poi tirò un calcio ad uno scheletro che stava attaccando da dietro. Si misero spalla a spalla, per difendersi a vicenda dagli attacchi attorno a loro. Si rese conto che quel giocatore non era per nulla scarso, anzi, tutt’altro. Si muoveva in maniera sinuosa ma ogni colpo era portato con decisione e forza. Si rese conto che se quei nemici non avessero avuto il piccolo difetto di essere praticamente immortali quel ladro se ne sarebbe riuscito a sbarazzare senza troppa fatica. Poi, improvvisamente, dopo qualche minuto gli scheletri caddero a terra, all’unisono, senza dar cenno di rialzarsi. 

Il boss era stato sconfitto. Si sentì un grido di gioia squarciare l’aria. Il ladro che aveva aiutato lo picchiettò sulla spalla. Beh un grazie in quella situazione era d’obbligo, in fondo. Claudio si girò, sorrise, poi guardò il ragazzo. Il respiro gli si fermò in gola. Sgranò gli occhi. Il cuore esplose nel petto. Non era un ragazzo.
“LUNA!” gridò, abbracciando la ragazza “ Tu… tu… sei qui”
La ragazza non riuscì a dire nulla. Si divincolò dalla presa del ragazzo, si portò le mani alla bocca. Lo guardò negli occhi, come se volesse accertarsi fosse veramente lui. Gli sfiorò una guancia. 
“C..la..u..dio…” Iniziò a singhiozzare  “ C-cosa ci fai qui? Tu… tu eri a scuola quel giorno… potevi continuare a vivere normalmente…” gli tirò uno schiaffo “ IDIOTA!” gli gridò in faccia, iniziando a piangere.
Il ragazzo la guardò negli occhi, le asciugò le lacrime, le accarezzò i capelli, la strinse a sé. Poi la baciò. 
Furono secondi magici, il tempo perse significato attorno a loro, lo spazio si fece vuoto. C’erano solamente loro due. Che dramma c’era da fare? Erano separati da appena un mese, poteva pensare qualcuno da fuori, ma per i due era stata un’eternità. Adesso quel momento era unicamente loro, non lo avrebbero scambiato con nessun’altra cosa al mondo. Si separarono qualche secondo, poi si abbracciarono e baciarono di nuovo. Erano arrivati appena al quarto piano, ma Claudio il suo gioco lo aveva già portato a termine. E aveva vinto.

“Pensavo che non ti avrei rivisto mai più…”
“ Io pensavo che non sarei mai riuscito a trovarti…”
La ragazza gli prese teneramente il mento, lo avvicinò e lo baciò per l’ennesima volta.
“ Ed invece eccoci qui” disse Luna “ Nulla si potrà mai mettere tra noi. Non ci perderemo mai di vista”
“ Mai” rispose il ladro. Si erano ritirati in un luogo appartato, prima che i loro amici potessero cercarli e rovinare il loro momento. Lo avrebbe detto a tutti loro, certamente, ma per il momento Claudio voleva parlare da solo con la sua amata. E Luna voleva lo stesso. La ragazza ridacciò.
“ Ed eccoci qui… due persone cresciute a pane e storie d’amore tra dame bianche e volorosi cavalieri che in un GDR vestono i panni di due ladri… buffo”
“ Hey, io volevo essere un valoroso cavaliere!” si giustificò il ragazzo “solo che sono entrato qui per sopravvivere fino a quando non sarei riuscito a trovarti… il ladro era la scelta migliore” rise “ Tu invece? In questi giochi hai sempre preferito la magia all’azione… perché un ladro?”
La ragazza arrossì leggermente “Sai… ero entrata qui dentro per farti una sorpresa… sapevo che appena fossero finite le lezioni ti saresti connesso. Ti avrei aspettato qui…”
“ Che dolce…” la baciò “ma questo non risponde alla mia domanda”
“ Beh… ti ricordi quanto ci fossimo affezionati ai personaggi di Locke e Celes ed alla loro tenera storia?”
Il ragazzo annuì, intuendo dove volesse arrivare
“ Beh, per ricalcare quei due, se  tu avessi svolto la parte del guerriero, io sarei stata la ladra” 
Claudio scoppiò a ridere. Poi l’abbracciò. Stettero così qualche minuto, finché il ladro non udì  una voce familiare. Si alzò, aiutò la sua bella a fare lo stesso. Era ora di far sapere agli altri la buona notizia.
   
 
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