Videogiochi > Final Fantasy IV
Segui la storia  |       
Autore: RiyelaAlelita    25/09/2016    1 recensioni
È una notte illuminata da una singola luna quella che vede Kain lasciare Baron, verso il suo esilio volontario sul Monte dell'Ordalia.
Questa storia inizia dopo la fine di Final Fantasy IV, e proseguirà nel sequel, quindi se volete evitare spoiler non leggete.
Buona parte dei dialoghi sono tratti dal gioco, di cui ho ripreso molte scene.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kain Highwind
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Anni dopo


 Kain era in piedi davanti al monumento. La voce che aveva udito sembrava provenire proprio da lì.
Aggrottò la fronte: vi si era soffermato davanti per molte, troppe volte negli anni in cui era stato su quel Monte. Perché solo in quel momento gli parlava?
Appoggiò una mano sulla pietra, e un lampo di luce lo avvolse. Quando riuscì a vedere di nuovo, si trovava in una stanza di cristallo, con un grande specchio davanti a lui.
-Viene da qui...?-
Anche tu...grande dolore...Come ho...fatto prima...
La voce parlò di nuovo.
-Cosa?-
La fine di...
La voce cessò, e Kain si guardò intorno.
-Chi sei?!-
Si ritrovò a guardare lo specchio, e vide il suo riflesso muoversi da solo, e venirgli incontro.
“Che...!?”


Kain era a terra. Attorno a lui, i frammenti dello specchio infranto sembravano risplendere di luce propria. A sovrastarlo, c'era lui.
-T-tu...-
Aveva perso quella sfida, aveva perso contro se stesso, e ora l'altro lo guardava con superiorità.
-Io sono te. Sono ciò che provi veramente, nel profondo del tuo cuore.- parlò il dragone davanti a lui, e sentire la propria voce uscire dalla bocca di un altro gli dava i brividi.
L'altro Kain lo superò, dirigendosi verso l'uscita di quella stanza.
-A-aspetta...- chiamò il dragone a terra, ma l'altro lo ignorò, e sparì.
Kain sbatté un pugno contro il pavimento: era davvero così debole, da perdere contro se stesso? Era a quello che avevano portato tutti quegli anni di allenamento, di esilio?
La luce bianca lo avvolse ancora, e il dragone si ritrovò di nuovo all'esterno, sul Monte. A fatica si rialzò, guardandosi intorno: dell'altro, non c'era traccia. Se n'era andato, ma dove?
L'uomo strinse i pugni: poteva immaginarlo. Se davvero sapeva cosa provava, se davvero conosceva i suoi desideri, c'era solo un posto dove poteva essersi diretto.
Imprecò, per poi imporsi la calma.
Si tolse l'elmo e lo guardò: l'aveva accompagnato per tutti quegli anni, e anche prima, da quando era diventato dragone. Per le riparazioni approssimative che aveva fatto durante il suo esilio, ormai conservava ben poco dello splendore originario, così come l'armatura.
Fu in quel momento che prese una decisione. Si tolse l'armatura, pezzo per pezzo, restando con indosso solo dei leggeri vestiti di stoffa, e gettò tutto, compresa la lancia, nello strapiombo lì vicino. Fece uno strano effetto vedere quell'armatura, la sua vita, cadere sempre più giù, sentì un misto di tristezza e liberazione: lui non era più Kain il dragone, avrebbe rinunciato a quel nome fino a quando non avesse superato la sua prova.


Era finalmente sceso dal Monte, ma non come aveva sperato di farlo quando vi era salito: non indossava più un'armatura, al posto dell'elmo sulla testa aveva una striscia di stoffa avvolta come se fosse un turbante. Non aveva più una lancia, ma una semplice spada. E non aveva più un nome.
Guardò i prati e la foresta intorno al Monte, e tutto gli sembrò identico a quando era arrivato...quanti anni prima? Ne aveva ormai perso il conto.
Un rumore in lontananza attirò la sua attenzione. Sollevò lo sguardo, per vedere una colonna di fumo sollevarsi oltre gli alberi. Non perse tempo e iniziò a correre in quella direzione.
Raggiunse in fretta l'origine del fumo, e scoprì che si trattava di un'aeronave schiantata al suolo. Con difficoltà, riuscì a distinguere su ciò che restava della fiancata lo stemma delle Ali Rosse. Intorno a lui, i corpi senza vita dei soldati, di sicuro morti al momento dell'impatto. Provò inutilmente a cercare qualcuno di vivo, ma senza successo. Arrivò infine vicino a quello che, a giudicare dalla divisa, doveva essere il comandante, e notò delle orme che si allontanavano. Qualcuno era sopravvissuto?
Iniziò subito a seguire le impronte, e non impiegò molto a riconoscere i rumori di un combattimento. Vide un ragazzo in armatura blu combattere contro un mostro dall'aspetto pericoloso. Non serviva un occhio esperto per capire che il giovane soldato era in difficoltà, per cui decise di intervenire. Colpì il mostro alle spalle, annientandolo con un solo fendente.
-Sei ancora vivo?- domandò al ragazzino che aveva appena salvato. Da vicino, giudicò che doveva avere intorno ai quindici anni.
-Sì...G-grazie...- rispose il giovane, guardandolo con i suoi occhi azzurri dalle pupille ancora dilatate. Cercò di muovere un passo, ma si ritrovò in ginocchio.
-Sei davvero sicuro di stare bene? Non sembravi troppo incapace, prima, ma affrontare un mostro del genere da solo è praticamente un suicidio.-
-Ce...ce la posso fare. Devo tornare a Baron...a qualunque costo!- replicò l'altro, scostando una ciocca di capelli biondi da davanti agli occhi e iniziando a zoppicare, superandolo.
C'era qualcosa di familiare, in lui, ma l'uomo non riusciva a capire cosa. Non poteva averlo conosciuto, era troppo giovane.
-Senza aeronave?- fece l'ex dragone, incrociando le braccia.
Il ragazzino lo guardò sicuro: -Sì! Anche senza aeronave! Sono un membro delle Ali Rosse di Baron. Non ho bisogno di un'aeronave per farcela.-
La sua determinazione era ammirevole, doveva ammetterlo. Emise un suono divertito, che non sfuggì al giovane soldato.
-Ne hai sentito parlare?- chiese.
-“Chi non ne ha mai sentito parlare” sarebbe una domanda migliore. L'unità militare di Baron più famosa.- fu la replica -Faresti meglio a stare attento, però. I mostri sono molto feroci da quegli eventi...-
-Eventi?-
-Non mi dire che non lo sai. La guerra che una volta ha infuriato in queste terre...-
Lui se la ricordava fin troppo bene...
-Sì, ora mi ricordo. Mia madre e mio padre me ne parlano spesso.-
L'uomo annuì, quindi lo superò: -Possiamo raggiungere Baron da Mysidia, a ovest.-
-C'è una nave, là?- chiese il ragazzino.
-Qualcosa di ancora meglio. Ti mostrerò la strada.- replicò lui, ripensando a quando aveva attraversato la Strada del Diavolo. Era l'unico modo per raggiungere Baron, da dove si trovavano.
Il giovane lo guardò: -Sei sicuro?-
-Ho i miei affari a Baron. Affari urgenti.- e iniziò a camminare.
-Io...il mio nome è Ceodore.- disse ancora il ragazzo -E tu sei...?-
L'uomo che un tempo era Kain chiuse gli occhi: -Non ho un nome. No...l'ho abbandonato tempo fa.-
-Eh?-
Non aveva voglia di discuterne con quel ragazzino appena incontrato: -Non eri di fretta?-
Iniziò a camminare, seguito a ruota da Ceodore, e insieme si diressero verso il villaggio dei maghi.
Ecco qui la seconda parte della storia di Kain ^-^ Personalmente, l'incontro tra lui e Ceodore mi piace molto, Ceodore mi fa una tenerezza... (ok, e a volte lo prenderei a schiaffi...)
Anche qui, i dialoghi sono ripresi dal gioco, precisamente la versione per psp, quindi tradotti dall'inglese e un po' riadattati per inserirli meglio nella storia.
Grazie per aver letto, alla prossima ;)
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy IV / Vai alla pagina dell'autore: RiyelaAlelita