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Autore: _Ala_    06/05/2009    2 recensioni
Inspirato al romanzo di David Almond
Quando Sasuke mi baciò la fronte e mi riportò in vita era buio fuori e noi due eravamo rimasti da soli.
- Che cosa è successo? - chiesi con voce tremante.
- Sei morto -
Impaurito, ma anche stranamente felice lo abbracciai stretto, e lui mi lasciò fare.
- È come se ti stessi aspettando da un sacco di tempo. Sapevo che saresti arrivato -
Mi sussurrò, le labbra sepolte tra i miei capelli biondi.
[Sasu/Naru]
[Naru/Saku]
Genere: Generale, Romantico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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riassunto

KIT’S WILDERNESS

CAPITOLO 9

 

"Ho messo via un pò di consigli
dicono è più facile,
li ho messi via perchè a sbagliare
sono bravissimo da me"
Ligabue
 
 
Inghilterra, Stoneygate
Ottobre 2003

 
 
 
 
Il signor Uchiha era alto e massiccio, e il suo viso conservava quella linea severa delle persone che per natura sono portate al comando e alla disciplina.
Non sapevo cosa avesse portato un uomo simile allo stato in cui era ridotto ora, e probabilmente non l’avrei mai saputo.
Rimasi a guardarlo con un misto di orrore, pena e rabbia e per un istante mi chiesi che cosa sarebbe successo di lì a pochi minuti.
Non si accorse immediatamente di noi. Le sue percezioni erano chiaramente fin troppo alterate dall’alcool per avere la prontezza di riflesso necessaria per cogliere le situazioni in tempo normale.
Il viso era paonazzo, gli occhi pesanti e strizzati in un’espressione rabbiosa.
Urlava qualcosa, ma le sue parole erano così inarticolate e storpiate dalla sbornia da venire recepite più come lamenti infuriati piuttosto che discorsi coerenti.
Sakura aveva visto giusto.
Davanti al signor Uchiha un prete cercava di impedire all’uomo l’ingresso nella casa del signore.
Sapevo a cosa stava pensando.
Tutti conoscevano Fugaku Uchiha e i suoi problemi, solo un pazzo l’avrebbe lasciato circolare liberamente durante un funerale, per di più durante un funerale che lo riguardava direttamente.

 

Sasuke non perse tempo a pensare e si diresse con passo veloce verso suo padre.
La situazione non doveva risultargli nuova, pensai con cinismo, forse l’avrebbe saputa gestire.
Il prete sentendolo arrivare si voltò, e quando vide il ragazzo sul suo volto passò un curioso miscuglio di sollievo e fastidio.
Sollievo perché avrebbe potuto scaricargli addosso quel problema, fastidio perché il ragazzo gli piaceva quanto il padre, e non era felice di doverci entrare in contatto.
Sasuke non lo guardò nemmeno.
- Che diavolo ci fai qui?! - ringhiò rivolto al signor Uchiha.
L’uomo sorrise, un ghigno distorto. - Sono qui per tua madre, no? - nella sua voce c’era un timbro irrispettoso, un tono che mi mise all’erta.
- Vai via. - Sibilò Sasuke.
- Devo dare il mio ultimo saluto a quella vacca, poi me ne vado. E tu non osare dare ordini a me. -
Le sue parole mi risultavano quasi incomprensibili, ma il senso era chiaro.
- Lascia stare la mamma. -
Soffiò di nuovo il ragazzo davanti a me, e la parola "mamma" usata in quel contesto mi parve quasi una bestemmia. Era una frase che doveva già avere detto mille volte, in altre occasioni. Non era giusto gli toccasse farlo di nuovo, persino per proteggere una persona che oramai non c’era più.
- Decido io cosa faccio o non faccio. Tu hai già fatto troppi danni a questa famiglia. -
Ribollii di indignazione, a quanto pare anche Sasuke.
- Io? - sibilò, la sua voce era puro veleno.
Il prete fece per intervenire, probabilmente per spostare la conversazione in un luogo più appartato, lontano dalla vista delle persone, ma Fugaku Uchiha non lo fece parlare.
Sul suo viso c’era una maschera di rabbia, e, paradossalmente, anche di sofferenza.
- Si, tu. Hai ucciso la mia bambina, e ora mia moglie. Sei un mostro, sei un demonio! -
Scioccato spostai lo sguardo su Sasuke, preoccupato da come delle accuse simili potessero sconvolgerlo, ma il suo sguardo era rabbioso. Sembrava quello di un animale selvaggio.
- Tu le hai uccise… sono morte per colpa tua, e lo sai. -
Gli tremavano le mani, e per un attimo ebbi paura di quello che avrebbe potuto fare.
- Sasuke… - provai a chiamarlo, ma lui non mi guardò.
- E’ un problema mio, Naruto. Tu Stanne Fuori. -
Il suo era un ordine, non ebbi il coraggio di non ascoltarlo.
- Dovevi morire tu! - sbraitò ancora il padre. - Dovevo ucciderti quando sei nato! -
Non potevo concepire delle frasi del genere rivolte a un figlio, ma Sasuke non aveva di questi problemi.
- Sarebbe stato meglio se tu fossi morto, papà. -
Trattenni il fiato.
E la stessa cosa fece il parroco vicino a me, anche lui scioccato.
La mano di Fugaku Uchiha si abbatté sulla guancia di Sasuke come un macigno.
Lui rimase immobile, pulendosi con il polso il sangue che gli macchiava il mento.
- Vai via di qua - disse in un sussurro carico di rabbia a mala pena controllata.
Suo padre gli tirò un altro schiaffo e questa volta non potei fare a meno che slanciarmi verso di loro e piazzarmi di fianco al mio amico. Se ci avesse riprovato non glielo avrei lasciato fare.
Sasuke respirava pesantemente, suo padre strizzò gli occhi.
- A casa faremo i conti, io e te. -
Disse ancora, e sta volta compresi perfettamente la sua voce strascicata.
- Si allontani - dissi.
Lui spostò lo sguardo torvo su di me.
Mi lanciò un’occhiata che non ebbi problemi a restituire, pieno di rabbia.
Non era la paura a preoccuparmi in quel momento, ma il vedere coi miei occhi quello che Sasuke doveva sopportare ogni giorno.
L’uomo distolse sprezzante lo sguardo da me poi, dopo un’ ultima imprecazione lanciata al vento ci diede le spalle e se ne andò, aggrappandosi alle cose man mano che camminava per non cadere a terra.
Appena la sua figura barcollante fu lontana il ragazzo accanto a me si allontanò con uno scatto e cominciò a dirigersi il più veloce possibile nella direzione opposta a quella presa dal padre. Meditai se gridargli di fermarsi o se raggiungerlo io direttamente, ma lui mi colse di sorpresa e, arrivato a una decina di metri da me, si gettò a terra e si raggomitolò su se stesso.
Guardai con aria di attesa il prete che era rimasto pietrificato accanto a noi. Ero sicuro che una persona adulta e matura come lui avrebbe potuto aiutare il mio amico meglio di quanto io avessi mai potuto fare.
Rimasi quindi sconcertato dallo sguardo vagamente orripilato che lanciò a Sasuke e da quello che lanciò a me, impaurito. Cercai di capirne il senso e allo stesso tempo a incoraggiarlo a fare in fretta perché avevo paura che dal nulla Uchiha si tirasse su e se ne andasse, ma lui scosse la testa fugacemente.
- Io me ne lavo le mani. - Dichiarò lapidario prima di darmi a sua volta le spalle.
- Cosa?! - esclamai boccheggiando dall’indignazione e dalla sorpresa.
- Quello che è rimasto della famiglia Uchiha non può essere salvato. -
Impotente stetti immobile ad assimilare le parole del prete mentre questi tornava in chiesa poi, inspirando profondamente, mi voltai verso Sasuke.
Si teneva le ginocchia strette al petto e mi dava la schiena, ma potevo vedere ugualmente i tremiti che lo scuotevano e immaginare le labbra pallide che tremavano impercettibilmente.
Silenzioso camminai piano nella sua direzione ma quando allungai una mano per sfioragli una spalla lui si ritrasse all’istante con uno scatto che mi fece sgranare gli occhi.
- Non toccarmi, stai fuori dalla mia vita, va bene? - bisbigliò minacciosamente nella mia direzione.
Senza rispondere mi sedetti accanto a lui. Era scosso ora, e non era il caso di lasciarsi ferire da frasi rabbiose che servivano solo come autodifesa.
- Tu non vuoi che io stia fuori dalla tua vita. -
Lui voltò la testa verso di me, digrignando i denti.
- E tu che ne sai, eh? Ma com’è che tutti pensano di sapere cosa va bene o non va bene per me? Quello che io voglio o meno?! - le sue grida mi facevano male alla testa.
- Smettila di urlare! Se dico così è perché ti conosco, e so che sei troppo orgoglioso per chiedermi una mano senza che io te la debba sbattere in faccia! -
Il suo viso si contrasse in una smorfia cattiva, derisoria.
- Naruto… ma perché non stai attento alle parole che usi? -
Lo guardai sinceramente confuso e lui si passò una mano sul labbro gonfio, come a ricordarmi il modo in cui le mani gli arrivavano addosso, e da chi.
Mortificato abbassai lo sguardo sulla sua bocca, sui residui di sangue che ancora gli sporcavano il viso. Esitando allungai due dita con l’intenzione di eliminarli, ma lui con una manata sul braccio me lo impedì.
Restammo a fissarci in silenzio. Leggevo miliardi di cose nei suoi occhi. Confusione. Incertezza. Rabbia. Dolore.
- A me importa di te, però. - sussurrai.
Lui roteò gli occhi, ma era palese che stesse simulando una stizza che non possedeva.
- Ma lascia perdere - mugugnò con una voce bassissima.
- Così sbagli, - gli mormorai - allontanandomi sbagli. -
Non replicò e io mi sentii un po’ rassicurato, così continuai: - So che è difficile fidarsi di me, sei abituato a fare da solo e hai paura di quello che può succedere se poi le cose non vanno. Ma io voglio sul serio aiutarti… da solo non fai altro che sbagliare!-
Pensavo che lui si infuriasse alle mie parole e invece vidi che sul suo viso si formò un minuscolo sorriso. Sembrava assolutamente fuoriposto nei suoi tratti seri, e anche lui sembrava un po’ incerto nel sorridere. Pensai che avesse disimparato a farlo, che gli ci sarebbe voluto un po’ di tempo per ritrovare il respiro di quell’emozione.
Quando mi parlò la sua voce conteneva un vago accenno di tenerezza, unito a uno stridente senso di accettazione e resa.
-Non tutti sono forti come te, Naruto. - disse.
- Non tutti possono fare sempre la cosa giusta, anche se sanno qual è; anche se glielo si dice mille volte. Sai.. vorrei davvero essere all’altezza della situazione una volta tanto, ma non ci riesco. Forse è giusto. Forse alcuni di noi sono destinati a continuare a fallire e non possono farci nulla. -
La rinuncia nella sua voce, la silenziosa rassegnazione al ruolo che tutti gli dipingevano addosso mi fecero stizzire.
- Guarda che non c’è niente che non puoi fare! - esclamai.
Lui colse nella mia voce quella traccia minuscola di fastidio e si sentì accusato, quando quello che volevo io era rincuorarlo. Ricompose il suo volto nella maschera cattiva che era abituato a indossare e si alzò in piedi, in modo da guardarmi dall’alto.
- Questo si che fa ridere… - sibilò.
Mi alzai anch’io e gli afferrai una spalla, tirandolo verso di me quel tanto che mi serviva per attirare completamente la sua attenzione. Volevo che vedesse nei miei occhi quanto gli volevo bene.
- Sasuke, ascoltami. Ora ci sono io. Ora andrà tutto bene! Tu puoi fare quello che vuoi, e hai le carte per farlo, solo che ancora non lo sai. -
Scrutò nei miei occhi azzurri così a lungo che temetti che arrivasse fin dentro la mia anima.
-No… le cose non possono cambiare. Puoi credere che succeda, ma poi le complicazioni tornano a galla.-
Non ci voleva molto a capire che stava parlando di suo padre e del periodo in cui tutto sembrava andare bene, prima che io ripartissi.
-Una volta ci credevi però! Quando siamo scesi nella miniera, anni fa, tu mi hai detto che avevi dei sogni! Mi hai detto che sognavi sempre che la tua vita migliorasse!-
Lui mi sorrise, sconsolato.
- Sai perché sono belli i sogni? - mi chiese. Scossi un poco la testa, sentii le punte bionde dei miei capelli sfiorarmi il collo.
- Perché puoi sempre sognare che ci sia la possibilità che si avverino. Se quella possibilità scompare, il sogno crolla. Ti crolla tutto. -
Feci per aprire bocca ma un movimento dietro di me catturò la sua attenzione. Mi voltai anch’io.
Sakura stava uscendo dalla chiesa, si fermò sul portone e si guardò subito intorno per vedere come fosse la situazione. Quando vide solo noi due sembrò sollevata e si scostò dalla porta.
La gente cominciò a riversarsi all’esterno della chiesa, segno che il funerale doveva essere finito.
Vidi qualche viso sollevarsi curioso nella nostra direzione. Sasuke si scrollò dalla mia presa come un cane randagio, e Sakura volò verso di noi, correndo aggraziata al mio fianco.
L’Uchiha la scrutò un momento, indeciso su cosa fare, poi il vociare della folla sembrò ricordargli la sua paura per le persone, la sua tendenza alla solitudine, e così senza una parola ci piantò lì e iniziò a dirigersi verso il fiume, abbandonandoci.
Feci per seguirlo ma Sakura mi prese la mano e mi fermò, la gente si era radunata a pochi passi da noi e non volevamo dargli altro materiale su cui spettegolare. Inoltre fra quegli sguardi indiscreti potevo captare benissimo anche quelli dei miei genitori e quelli dei parenti della mia ragazza.
Mi arresi e mi accontentai di guardare Sasuke andarsene da solo, ma ero cosciente della parte di me che si stava staccando, e sapevo anche chi era che se la stava portando via.

 

 

 
"Certi giorni ci chiediamo e' tutto qui?
E la risposta e' sempre sì
Non e' tempo per noi che non ci svegliamo mai
Abbiam sogni però
troppo grandi e belli sai"
Ligabue

 

 

 
 
 
Grazie mille a tutti^^
_Ala_

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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