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Autore: merrow_star    27/09/2016    6 recensioni
Era una notte di luna piena, quando tutto è iniziato, anche se in realtà nessuno ancora lo sapeva.
Sarebbero arrivati Voldemort, la guerra, la morte. Ma anche la vittoria, la pace, l'amore.
Il Prescelto e il ragazzo che ha fatto tutte le scelte sbagliate, sul campo di battaglia, Potter e Malfoy per la Società Magica, Harry e Draco per loro stessi.
Impareranno a esprimersi attraverso la musica, per poi capirsi con le parole e i gesti. E il mondo sarà il loro spartito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Harry Potter, Teddy Lupin, Theodore Nott | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Dopo il Messaggio di Fuoco di Harry, si sentì inquieto.
Troppi pensieri gli affollavano la testa, troppi pensieri che non sapeva bene come spiegarsi. Ancora non credeva possibile che Harry – e si chiese nel mentre perché ormai non gli venisse più spontaneo riferirsi a lui come Potter – volesse dare un’altra occasione al loro rapporto, non dopo tutto ciò che era successo, non dopo che la guerra era entrata nelle loro vite: perché un conto era essere ragazzini che non si potevano sopportare, un altro era essere ai poli opposti di una battaglia all’ultimo sangue. Aveva fatto cose di cui non andava fiero, ma sapeva anche di non aver avuto molta scelta: allora, era la purezza di ciò che gli scorreva nelle vene ad avere la priorità su tutto, ed era per quella purezza che non aveva potuto dire di no a suo padre quando era entrato nelle fila di Voldemort. Ma adesso, era ancora importante? Non stava cercando una giustificazione per i suoi comportamenti passati, non ce n’erano, stava solo pensando che nella vita si commettono tanti errori, ai quali si può quasi sempre porre rimedio. Per anni aveva pensato che ai suoi non ci fosse, un rimedio.
Poi aveva incontrato Theo, si erano chiariti, erano andati avanti: da un errore, era nato qualcosa di bello, un’amicizia forte che non aveva mai condiviso con nessun altro, prima. Non era stato un vero amico per i suoi scagnozzi di Hogwarts, era come se fossero vincolati da una gerarchia che vedeva lui al vertice della piramide: poi Tiger era morto, e Goyle aveva troncato ogni rapporto con lui dopo i processi ai Mangiamorte. Tutti avevano troncato i rapporti con lui dopo i processi ai Mangiamorte.
Guardò la copertina della sua copia di The Great Gatsby, che giaceva sul tavolino in cristallo vicino alla poltrona: si era sentito solo, proprio come Jay Gatsby, ad aspettare che qualcuno si facesse vivo alla sua porta. Ma lui non voleva morire come il protagonista del libro, in attesa di quella Daisy che non sarebbe mai arrivata, e spinto da una forza interiore era uscito, aveva incontrato Theo, si erano bevuti una Burrobirra e avevano dato vita a qualcosa che nessuno dei due, da adolescente, avrebbe creduto possibile. E la stessa cosa, più o meno, gli stava succedendo in quel momento con Harry.
Lentamente si diresse nella stanza che aveva lasciato vuota, quella con le grandi finestre; si avvicinò a una di esse, poggiando delicatamente i polpastrelli al vetro. La luna, anche se non era piena, era di un bianco accecante e rendeva la sua pelle ancora più pallida e diafana.
Si ricordò di come Harry era entrato in quell’aula, nascosto dal Mantello, e rise piano tra sé e sé; era passato così tanto tempo, eppure non aveva dimenticato le sue parole, non aveva dimenticato come si era sentito dentro. Erano solo bambini, allora, senza la più pallida idea di cosa sarebbe successo.
Lo sguardo gli cadde sul Marchio Nero, che spuntava dal polsino abbassato della camicia, e il riso gli morì sulle labbra. A quello, c’era rimedio?
Si sentì schiacciato da sé stesso, da quel sé stesso che era stato costretto a diventare. La corazza che si era costruito era diventata giorno dopo giorno, anno dopo anno, sempre più spessa, soffocando la sua anima, quella stessa anima che ora, inspiegabilmente dopo così tanto tempo, premeva per uscire allo scoperto. E lui sapeva che non sarebbe sopravvissuta se avesse cercato di zittirla ancora.
Si tirò la manica della camicia fin sopra il gomito, ora tutto il Marchio era esposto alla luna, che lo rendeva meno intenso del solito, lo rendeva sopportabile.
A tutto poteva esserci un rimedio: lo aveva aspettato a lungo senza saperlo e alla fine, si concesse di sperare, alla fine era arrivato. Daisy, forse, lo aveva raggiunto.

*

“Finalmente è finito!” sospirò Teddy appoggiandosi allo schienale della sedia, “Grazie, Harry”
“Ma figurati, sai che non mi dispiace affatto aiutarti con i compiti”
“Sappi che da oggi sei ufficialmente assunto come mio aiutante personale nella stesura di temi: non mi pare di averne mai scritto uno più bello di questo, e nemmeno più lungo. La prof ne sarà davvero contenta”
Harry gli scompigliò allegramente i capelli turchini. “E mi dicevi che ha assegnato un tema diverso a ciascuno studente?” chiese, e Teddy annuì.
“Sei stato molto fortunato, tu, ad avere quello sulla Trasfigurazione Umana”
“Già. Probabilmente, sapendo la mia scarsità in materia, mi ha dato un argomento relativamente semplice” rise, ma Harry la pensava diversamente.
“Io credo sia stato per tuo padre, sai? Era un lupo mannaro, dopotutto”
Teddy guardò fuori dalla finestra, con aria malinconica. “Io non lo avrei mai detto. Quando me lo hanno rivelato, lui e la mamma, io non ci ho creduto: il mio papà non era un mostro, non era cattivo, e quindi non era possibile che fosse un lupo mannaro per me. In ogni caso, non cambiava niente, gli volevo bene lo stesso e non ho mai avuto nessuna paura di lui: ero felice perché avevo un papà che era solo un po' più speciale di prima” e sorrise teneramente.
“Lui aveva paura di quello che era, invece, era quello di cui aveva più paura al mondo”
“E tu come lo sai?” chiese, curioso, il piccolo. Tutti dipingevano i caduti in guerra con i colori della gloria, parlavano di loro come eroi, e solo in pochi parlavano apertamente dei loro difetti, dei loro limiti e delle loro paure: Harry era tra questi, e Teddy non poteva chiedere di meglio. Remus Lupin sarà stato anche considerato un eroe che si è sacrificato per permettere una vita migliore a coloro che avrebbero superato la guerra, ma per lui era semplicemente il papà che non c’era più ed erano i racconti come quelli del suo padrino a farglielo sentire ancora più vicino: perché anche se non era un lupo mannaro e non era neanche un eroe, anche se aveva tutti quei difetti e quelle paure, sarebbe potuto diventare un uomo come suo padre.
“Ero al terzo anno, e lui era il mio professore di Difesa; la lezione era sui Mollicci e noi studenti, a turno, dovevamo confrontarci con uno di essi, fargli assumere le sembianze della nostra paura più profonda e poi liberarcene con un Riddiculus. Io, poco tempo prima, mi ero trovato di fronte ad un Dissennatore, e il ricordo fece sì che il Molliccio diventasse uno di loro. Tuo padre si mise tra noi per proteggere me e tutti gli altri miei compagni, e il Dissennatore sparì, lasciando il posto ad una grande luna piena e bianca. La tua più grande paura è la paura stessa, mi disse poi, ma io non ebbi il coraggio di chiedergli cosa significasse quella luna, erano cose private e, sebbene lui fosse stato un grande amico di mio padre, non avevo il diritto di porgli quella domanda”
“Non ne avevo idea” sussurrò. “Insomma, da quello che ricordo, lui con me non si è mai mostrato così nei confronti di sé stesso”
“Non voleva che anche tu potessi averne paura, è per questo che lo nascondeva”
“Ma lui lo ha detto ai Malandrini quando frequentavano Hogwarts e loro sapevano come si sentiva”
“Veramente, è stato un po' diverso da come pensi” sorrise, e iniziò a raccontare ciò che Sirius, tanto tempo prima e seduto con lui al pianoforte, gli aveva narrato.
Remus, fin dal primo giorno del suo primo anno, aveva avuto la ferrea intenzione di non rivelare a nessuno la sua condizione di lupo mannaro; solo il preside Albus Silente ne era a conoscenza e per permettergli di frequentare le lezioni fece piantare il Platano Picchiatore in quel lontano 1971, dalle cui radici partiva un passaggio segreto diretto alla Stamberga Strillante, il luogo in cui il giovane Lupin avrebbe trascorso tutte le notti di luna piena. Per evitare di mettere in pericolo i suoi amici e compagni, Remus scompariva una volta al mese in corrispondenza dell’odiato plenilunio.
“Tuo padre era molto assennato e non voleva assolutamente fare a qualcun altro quello che Fenrir Greyback aveva fatto a lui, la sola idea lo terrorizzava a morte. Ecco perché si teneva in disparte e non voleva che nessuno stesse a contatto con lui durante quei giorni, non voleva rischiare di perdere il controllo. Era solo un bambino di 11 anni, dopotutto, aveva paura”
“E nessuno si accorse di queste sparizioni?”
“Lui non aveva molti amici, a parte i Malandrini, quindi a parte loro nessuno ci fece caso. Insomma, io mi sarei accorto se Ron o Hermione fossero spariti per una settimana al mese, ma non se la cosa fosse successa a un altro studente che non conoscevo”
Teddy tornò a guardare fuori dalla finestra. “Come si sono conosciuti?”
“Tuo padre era solo nello scompartimento sul treno per Hogwarts,e Sirius ci piombò dentro con la sua solida aria baldanzosa: non ci mise molto a stringere amicizia con lui. Poi al gruppo si unirono mio padre e Peter Pettigrew. Hanno fatto il viaggio insieme e il caso volle che fossero smistati tutti e quattro in Grifondoro”
Lo sguardo di Teddy si illuminò. “E il caso ha voluto che fossero anche tutti Animagi a parte papà?”
Harry scoppiò a ridere. “Oh, no, è stata l’amicizia che li univa a renderli tali”
E quando Teddy lo guardò confuso, gli spiegò di come i Malandrini erano venuti a conoscenza del segreto di Remus. “Sirius era già un elemento al secondo anno, sempre a cacciarsi in qualche guaio con mio padre James – erano sicuramente i più scalmanati dei Malandrini, ma dopotutto erano stati loro a creare il gruppo – per colpa sia della sua innata dote di andarseli a cercare in qualunque modo perché, a detta sua, lo faceva sentire libero e spensierato” il bambino che a casa Black non poteva assolutamente essere, aggiunse nella sua testa, “sia per la sua testardaggine. Aveva pensato per tutta l’estate a Remus e al problema che poteva avere; ne parlava a James in praticamente ogni lettera che riuscivano a scriversi, come puoi intuire la mamma di Sirius non era così materna, e quando si rividero a Hogwarts decisero di andare a fondo della faccenda. Sirius, una notte, seguì Remus e lo vide entrare in una tana ai piedi del Platano Picchiatore: e così scoprì non solo il passaggio segreto per la Stamberga Strillante, ma anche che tuo padre era un lupo mannaro”
“E che cosa hanno fatto?” chiese, interessato. Gli mancavano solo dei popcorn in mano.
“Sirius gli giurò che sarebbe riuscito a fare qualcosa per lui, qualsiasi cosa per alleggerirgli il peso che si portava sulle spalle. Quasi senza pensarci gli disse che se anche lui avesse potuto diventare un lupo non ci avrebbe pensato due volte a tenergli compagnia e a ricordargli chi era davvero, anche se si trasformava. E parlandone anche con gli altri Malandrini, la decisione di diventare Animagi fu presa in un attimo”
“Eppure non mi sembra una cosa facile...”
“Infatti seguirono tre anni di tentativi per riuscirci, ma ce la fecero. Per lui”
Teddy aveva quasi le lacrime agli occhi, però sorrise. “Io diventerei un Animagus, se volesse dire aiutare i miei amici”
“Anche io lo avrei fatto, per Ron ed Hermione” disse, senza pensarci e con un velo di malinconia.
“Non credi sia arrivato il momento di farmeli conoscere, allora? Sai, ora che il tuo esilio alla Moon è finalmente finito” sorrise e riportò la conversazione su toni più leggeri, “Sono sicuro che saranno felici di rivederti. Hai visto come ha reagito George”
“Sì, ma con lui il rapporto era diverso, non ha passato con me praticamente ogni momento durante tutti e sette gli anni a Hogwarts”
“Eppure non ti ha chiuso la porta in faccia né, credo, si è comportato diversamente con te rispetto a tanti anni fa”
Harry lo guardò confuso. “No, hai ragione, però...”
“Però niente. Lui ha capito, Harry, ha capito che hai avuto le tue ragioni per fare ciò che hai fatto. E se ci è riuscito lui, come pensi non potrebbero farlo Ron ed Hermione?”
“Li ho abbandonati, e non mi sono mai fatto sentire in nessun modo”
“Ti ripeto, avevi le tue ragioni. Ora, io non so cosa voglia dire salvare il mondo, ma penso proprio che abbia delle conseguenze grosse” ridacchiò, “Tu volevi una vita normale, una vita che da quanto mi hai raccontato non hai mai avuto, e nessuno può biasimarti per aver pensato una volta a te stesso, a te stesso e basta: tutti ne hanno diritto. Ron, ad esempio, non ha mai fatto nulla di egoista?”
Harry ci rifletté, il ragionamento di Teddy filava, eppure si stava sentendo una brutta persona per il modo in cui aveva lasciato tutto. Avrebbe potuto mandare almeno una lettera, o prepararli, ma non aveva fatto niente, non aveva voluto rischiare che lasciare una traccia delle sue intenzioni rovinasse tutto. Lui aveva avuto bisogno di tranquillità, pace e soprattutto anonimato.
Ma di cosa aveva bisogno ora?
“Non ho dubbi sul fatto che ti accoglierebbero a braccia aperte, anche se qualche spiegazione credo la pretenderanno” continuò Teddy, con il sorriso in volto. “Chi è Harry Potter senza Ronald Weasley o Hermione Granger?”
Harry sorrise piano. Prima che loro entrassero nella sua vita, lui era solo un bambino che viveva nel sottoscala al numero 4 di Privet Drive, l’odiata progenie di quella scellerata di Lily Evans che aveva dato il proprio cuore a un mago senza alcun valore; era solo. “Mi hai convinto”
Teddy esultò e raccattò le proprie cose. “Bene, ora che il mio lavoro è finito vado a dormire. Grazie ancora, e buona notte” lo abbracciò e trotterellò nella propria stanza, mentre Harry andava in quella del piano a suonare per lui.
Facendo volare le dita sui tasti, ripensò alla conversazione appena avuta con il suo cucciolo. Sì, era arrivato il momento di compiere anche quel passo, e lo avrebbe fatto a breve, ma prima si sarebbe recato di nuovo da George. Eppure, Ron ed Hermione non erano stati i primi che aveva incontrato: c’era stato Hagrid, Edvige e… lui.
Senza rendersene conto, e accorgendosi solo quando aveva già iniziato, si mise a suonare la melodia nata dalle corde di un violino che aveva sentito quella notte di luna piena di sedici anni prima.
Teddy gli aveva chiesto chi fosse Harry Potter senza i suoi amici, ma chi era senza Draco Malfoy?



NdA
Sono imperdonabile, quasi 5 mesi. IMPERDONABILE. *si autopunisce come Dobby*
Davvero, mi dispiace tantissimo, scusate se sono sparita ma dopo alcune cose che mi sono capitate la mia autostima è tipo crollata sotto i piedi e non riuscivo a mettere insieme più di due frasi. Ho avuto un blocco fatto e finito ma spero che ora sia passato, così come mi auguro che questo capitolo sia venuto fuori decente e che vi soddisfi almeno un pochino… Fatemi sapere :)
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo e chi invece lo ha letto in silenzio, ma soprattutto chi non mi ha abbandonato ed è rimasto in attesa del proseguimento della storia: spero di non annoiare nessuno – dato che a 25 capitoli Draco ed Harry non si sono dati neanche un bacio ^^”
Un bacio, e a presto (spero!)
merrow :*

   
 
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