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Autore: sasa123    27/09/2016    2 recensioni
''Aprii piano piano gli occhi, come se mi fossi appena svegliato da un lungo letargo. Non sapevo spiegarmi il motivo ma appena sveglio mi prendevo sempre qualche istante per ispezionare l'ambiente che mi circondava, pazzia? Probabile, sapevo già da me di essere un sociopatico iperattivo, non mi sarei stupito di essere anche pazzo. No no no... Era qualcos'altro. Forse paura? Si, paura. Paura di svegliarmi e rendermi conto che fosse tutto un sogno. Che il 221B di Baker Street fosse solo un'invenzione, un desiderio nascosto da qualche parte nella mia mente, una realtà immaginaria dove per la prima volta nella mia vita non ero totalmente solo.''
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11:15 a.m.

Scesi dal taxi e mi diressi verso l'appartamento di John. Mi fermai davanti alla porta e presi un respiro profondo. Non sapevo spiegarmi il motivo ma la strana situazione che c'era tra me e John, da un mese a questa parte, mi metteva addosso un ansia non indifferente. Ma non aveva senso, sapevo che non avrebbe potuto tenermi il muso per sempre. Dopo tutto, anche se cercava di nasconderlo per rabbia, lui era molto felice di vedermi. Bussai alla porta che poco dopo venne aperta da John, il quale sembrava poco sorpreso di vedermi. -Che ci fai qui.- Mi chiese con la sua solita calma. -Sono venuto a trovare un amico.- Risposi ricevendo a mia volta uno sguardo severo. -Entra.- Mi invitò dopo una piccola pausa di riflessione. Entrai nel suo appartamento, notai subito che era molto grande e povero di arredamento. Le chiavi erano appoggiate disinteressatamente su una cassettiera vicino alla porta e nel lavello della cucina c'erano ancora dei piatti da lavare, probabilmente della sera prima. Si sedette difronte a me e potei subito notare le borse sotto i suoi grandi occhi chiari, segno di recenti notti passate in bianco. La crescita incolta della barba evidentemente non curata, i capelli leggermente scompigliati, non era da John trascurarsi in quel modo. -Perchè sei venuto qui?- Mi chiese distogliendomi dai miei pensieri. -Ho delle novità.-, -Ti ascolto.- Affermò incrociando le braccia sul busto e poggiandosi allo schienale della sedia. -C'è stato un omicidio sulla 22esima strada. Un uomo sulla quarantina, probabilmente un muratore, è stato ucciso violentemente con numerosi colpi di mitra nel salotto di casa sua. Sospetto un crimine personale. Una disputa passata, un torto o qualcosa del genere.-, -Bhe... Non vedo che cosa c'entri io in questa faccenda.-, -Ma è ovvio, ho bisogno di un assistente. Chi altro dovrei chiamare. Io e te lavoriamo insieme.- Affermai come se la mia risposta fosse più che scontata. -Lavoravamo, Sherlock. Lavoravamo prima che tu mi mentissi per due anni.-, -John, il tuo ragionamento è assurdo! E' ovvio che l'ho fatto perchè non avevo altra scelta.- Esclamai con fare saccente. -Avresti potuto avvertirmi.-, -Sarebbe stato rischioso.-, -Molte altre persone ne erano al corrente.-, -Avevo bisogno di qualcuno che mi desse una mano.-, -Dovevi fidarti di me!- Esclamò John sbattendo con rabbia le mani sul tavolo. Spalancai gli occhi sorpreso dalla reazione inaspettata di John, poi stetti in silenzio, trovandomi in una delle rare volte, in tutta la mia vita, in cui non  sapevo come controbattere. -Ho passato due lunghissimi anni cercando di dimenticare quello che successe quel giorno. Avresti potuto mandarmi un messaggio, avresti potuto farmelo sapere da qualcun'altro, ma non l'hai fatto. Mi hai lasciato a piangerti per due anni. Dovevi contare sul mio aiuto, tu sapevi che ti avrei aiutato. Adesso sono io che non voglio saperne più nulla.- Concluse guardandomi dritto negli occhi. Provai a mantenere lo sguardo fisso al suo per qualche secondo, poi chinai gli occhi sulla superfice del tavolo. -Nulla? Nessun: ''Hai ragione, John.'', ''Mi dispiace, John.''?- Mi chiese rivolgendomi nuovamente uno sguardo severo. -Ho dovuto farlo.- Risposi in tono serio. -Perchè?- Decisi di non rispondere, mi alzai e mi sistemai il colletto del cappotto con le mani. -Il perchè non ha importanza. L'unica cosa che ti serve sapere è che non potevo fare altrimenti. Tutto il resto sono chiacchere inutili che rischierebbero solo distrarci dal nostro obbiettivo principale: risolvere questo caso.- Spiegai come se John poco prima non mi avesse detto nulla. -Come scusa?- Mi chiese confuso. Lo presi dalle spalle e feci incontrare i nostri occhi. -Hai capito bene, il nostro obbiettivo. Risolvere casi come abbiamo sempre fatto, io e tu che da soli riusciamo a lavorare più velocemente e molto meglio di tutti i poliziotti di questa città messi insieme! Non senti l'adrenalina scorrerti nel sangue? Non ti manca il brivido della caccia?? Allora, ci stai?- Terminai elettrizzato ricevendo in cambio da John una piccola smorfia sorridente di quelle che stavano ad indicare la quiete prima della tempesta. Chi non lo conosceva non poteva capirlo ma io sapevo che sarebbe stato capace di uccidere un uomo con quell'espressione stampata in volto. Perchè dietro di essa c'era nascosta tutta la rabbia e la violenza che un essere umano può tenere in corpo. Non feci in tempo a realizzarlo che mi ritrovai fuori dall'appartamento con tanto di guancia dolorante reduce da uno dei pugni più violenti che io abbia visto e preso in tutta la mia vita. -Sarà più difficile del previsto.- Realizzai passandomi una mano sul viso per poi dirigermi di nuovo a Baker Street. 

5:00 p.m.

Mi sdraiai sul divano, avvicinai le mani al viso e poggiai le dita sulle labbra. Poteva sembrare una cosa senza senso, un vizio o forse uno strano tic ma in realtà lo facevo solo perchè in quel modo la mia mente riusciva a lavorare meglio, riuscivo a concentrarmi come volevo. -Cosa puoi aver mai fatto per meritarti una morte simile, eh Steven?- Avevo passato tutta la mattina ponendomi quella domanda senza però trovare nessuna risposta. Dovevo saperne di più su di lui, sul suo passato. Mi alzai, presi la sciarpa, me la misi al collo e presi il telefono. -Pronto?-, -Lestrade, devo dirle una cosa riguardo il caso McGuire.-, -Sherlock. Si, ma non possiamo parlare al telefono.-, -Infatti non era mia intenzione.-, -Che intendi?-, -Ci vediamo tra venti minuti a casa della vittima.-, -Sherlock, non posso lasciare il lavoro. Ho un sacco di cose da fare qui adesso.-, -Sono sicuro che riuscirà a trovare un modo per dedicarmi un po’ del suo tempo.-, -Aspetta un attimo!-, -L'aspetto.-, -Maledizione, Sherlock...- Sbuffò l'ispettore poco prima che io terminassi la chiamata. 

5:30 p.m.  

Una mezz'oretta dopo ci incontrammo sulla 22esima davanti alla casa della vittima. -Ci ha messo più tempo del previsto, ispettore.- Lo punzecchiai. -Piantala, Sherlock. Che volevi dirmi?- Mi chiese cominciando a dirigersi insieme a me davanti alla porta della casa. -Sono andato da John sta mattina ma non credo abbia molta intenzione di darmi una mano. Almeno per ora.-, -Ti ha sbattuto di nuovo fuori casa?- Mi chiese ridacchiando. -Oh, la smetta con quella risata infantile.- Commentai irritato. -Andando al nocciolo della questione, ho bisogno di qualcuno che sia con me mentre farò qualche domanda alla moglie. In modo che lei, ispettore, possa notare tutto quello che mi sfuggirà. In pratica non dovrà fare quasi nulla, quindi si rilassi e faccia come le dico.-, -D'accordo.- Sbuffò Lestrade.







Angolo dell'autrice: Scusate per il disagio, il capitolo incompleto è stato appena sostituito con la versione definitiva :) Grazie per la pazienza, a domani con il terzo capitolo! See you soon.
  
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