Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: Red_Coat    27/09/2016    2 recensioni
Genesis.
La mia vita, per te.
Infinita rapsodia d'amore
__________________________________________
DAL TESTO:
Un bagliore accecante invase la grotta, ed io capì che l'avevo raggiunta appena in tempo. Alzai gli occhi, e vidi uno splendido angelo con una sola ala, immensa, nera e maestosa, planare dolcemente su una roccia. Rimasi incantata, con gli occhi pieni di lacrime, a fissare la sua sagoma, fino a che non mi accorsi che i suoi occhi verdi come l'acqua di un oceano di dolore e speranza seguitavano a fissarmi, sorpresi e tristi.
Fissavano me, me sola, ed in quel momento mi sentii morire dal sollievo e dalla gioia
" Genesis! " mormorai, poi ripetei il suo nome correndogli incontro
C'incontrammo, ci abbracciammo. Mi baciò.
Ed io, per la prima volta dopo tanto tempo, piansi stretta a lui.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vincent Valentine, Zack Fair
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo VIII
 


- “ Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo:
niente sarebbe com'è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa!
Ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe! 

(Alice da Alice nel Paese delle meraviglie) -
 

Per quanto concitato e breve, c’è una cosa che il nostro primo colloquio mi fece capire, quasi subito: La dimensione mentale che ci accompagna per tutta la nostra vita, dipende dalla realtà in cui siamo cresciuti.
Si, insomma …
Nel mio mondo, quello in cui abitualmente vivevo ed ero abituata ad agire e comportarmi, poter per esempio evocare un mostro leggendario in mia difesa sarebbe un gran bel fenomeno paranormale, una stregoneria bella e buona!
Oppure, senza andare tanto lontano, sarebbe già abbastanza fuori dal comune nascere con i capelli argentei, o con qualche particolare caratteristica nel DNA in grado di conferirci qualche tipo di potere speciale, che possa addirittura permetterci di salvaguardare la salute dello stesso pianeta in cui viviamo.
Non sarebbe possibile, neanche con l’aiuto dei più famosi scienziati, creare un uomo in grado di volare, trasformarsi o produrre fuoco nel palmo di una mano con la sola forza del pensiero. Sarebbe soltanto pura fantasia!
Tutto questo, e molto altro ancora, nel mondo in cui mi ero catapultata era invece assurdamente scontato, e anzi alcune cose (come ad esempio la mia console) talmente tanto arretrate da risultare curiosamente nuove agli occhi della maggioranza delle persone che lo abitano.
Così, in un battito di ciglia, la mia dimensione mentale era adesso cambiata in una più ampia, e se vogliamo anche peggiore.
Si, peggiore. Perché, pensaci amore … passiamo tutta la vita a sperare, a sognare e cercare un mondo sempre al di sopra delle nostre possibilità, che ci permetta di esprimere i nostri pensieri più reconditi e i nostri istinti più irrazionali. E quando finalmente ci cadiamo dentro, l’unica cosa a cui aneliamo davvero scappare via.
Questo è ciò che successe anche a me. Avevo passato la vita a sognare un mondo come quello in cui mi trovavo adesso, e ora invece di saltare per la gioia volevo soltanto svegliarmi da quello che si era improvvisamente trasformato dal mio sogno più bello al mio incubo peggiore.
Sarà stata forse colpa di tutta quella confusione nella mia testa (che ancora ragionava secondo gli standard superati e ormai inutili del mio mondo “normale”), o più semplicemente a causa dei continui e repentini shock al quale il mio cervello era stato sottoposto. Quello ch’è certo, è che la mia paura si tramutò in un pianto dirotto e continuo, liberatorio, che mi lasciò sfibrata con la faccia sprofondata nel cuscino.
La nostra lite e il tuo sguardo erano ancora vividi nella mia mente, tanto che avrei voluto uscire di corsa da quella maledetta stanza, precipitarmi da te in strada e trovare un modo, uno qualsiasi, per farmi perdonare, anche se … per cosa poi?
Ma ero … troppo stanca, i muscoli si erano all’improvviso rilassati e non ne volevano proprio sapere di rispondere ai miei comandi, e la mia testa era completamente fuori uso, intontita e dolorante.
Mi sembrava di essere come sull’orlo di una crisi di nervi. “Tra poco” continuavo a pensare “Tra poco collasserò, mi spegnerò e mi riaccenderò all'improvviso come un robot, e dimenticherò anche la mia vita precedente.
Ma non successe, per fortuna. Però, più passavano i minuti e più sentivo di non riuscire a farcela, anche se cercavo di resistere con tutte le forze che mi erano rimaste.
Avevo paura. Che se mi fossi addormentata sarei finita senza sapere perché in un laboratorio Shinra, magari proprio nelle mani di quella specie di scienziato pazzo di Hojo, e già questa prospettiva, da sola … beh, dire che mi terrorizzava è abbastanza riduttivo.
Avevo bisogno di dormire, ma non riuscivo a chiudere gli occhi. Così, feci quello che facevo sempre in questi casi.
Mi accoccolai sotto le coperte, e cercando di respirare il più regolarmente possibile e iniziai a pregare. Si, pregare.
A mani congiunte sul petto e muovendo solo le labbra senza parlare, cercando di dimenticare tutto il resto e di non sentire l’imbarazzo e la vergogna che mi dava il ricordo della scenata che avevo fatto a Tseng, quando aveva cercato di calmarmi.
Nella foga gli avevo anche tirato uno schiaffo, ferendogli la guancia.
Alla fine, dopo non so bene quanti minuti, i miei occhi cominciarono a dolere davvero, e a bruciare da matti inumidendosi. Così li chiusi, e allora bastò veramente solo qualche minuto appena.
Benché la paura fosse ancora tanta, a poco a poco smisi di singhiozzare, i muscoli della mascella e delle mani s’allentarono di nuovo ed io crollai stravolta in un agitato sonno, pieno di incubi e angoscia.
Di certo un magnifico inizio, quello. Stupendo.
Avevo una sola certezza, nella mia vita: entrare nel tuo mondo era IMPOSSIBILE.
E adesso anche quella logica schiacciante era stata infranta.
Mi trovavo nel mondo della mia fantasia, e neanche dormendo e poi riaprendo gli occhi mi sarei potuta svegliare. Magari alla fine avrei scoperto che era la mia realtà ad essere un sogno.
Ero nei guai, in guai grossi che forse mi avrebbero portato anche alla morte, perché così com'ero non avrei potuto difendermi a lungo, e nessuno avrebbe potuto farlo per me. Se fossi morta poi, forse non sarei davvero più potuta tornare a casa.
Incertezza, sempre e solo angoscia e incertezza, e l’idea di non avere niente e nessuno qui, unita al rumore assordante delle regole solidissime della mia ragione, che all’improvviso si frantumavano in mille pezzi sotto i miei piedi.
Era questo, più di ogni altra cosa, a farmi paura.
 
\\\
 
-Tseng … dobbiamo eseguire gli ordini! –
 
Il turk wutaiano fissò senza vederla Cissnei, ma non disse nulla.
La ragazza caduta dal cielo si era addormentata da circa una ventina di minuti, e da cinque loro erano lì a discutere di ciò che era accaduto. Era stato lui a indire quella riunione speciale, dopo averci ragionato su per un po’.
Durante la lotta che aveva ingaggiato per calmare la sconosciuta, con uno schiaffo lei lo aveva leggermente ferito alla guancia destra. Era capace di una forza straordinaria, pur essendo solo una fragile ragazzina spaventata!
Comunque, appena arrivata Cissnei aveva provveduto a soccorrerlo, applicandogli sul piccolo graffio un unguento cicatrizzante made in Shinra. Ma non era questo a impensierirlo.
Anche se nel panico, la ragazza era stata molto chiara, urlandogli con una logica stringente tutta la sua sfiducia nei confronti dei Turks, della Shinra e degli scienziati.
E, si era ritrovato a pensare con rammarico, faceva bene a farlo.
Poco prima della visita di Genesis infatti, lui e Cissnei avevano ricevuto un preciso ordine, di consegnare al reparto scientifico la ragazza per un “controllo generico delle sue condizioni di salute”.
“Si, certo. Come no.” aveva pensato lui, sorprendendosi del sarcasmo e della disapprovazione con il quale lo aveva fatto.
Quella ragazza … sapeva.
Tutto. Forse non totalmente consapevole, ma era a conoscenza di ciò che sarebbe avvenuto, di lì a poco.
Questa consapevolezza si era improvvisamente fatta largo in lui, che si era ritrovato a voler infrangere, per la prima volta in vita sua, gli ordini ai quali era sempre stato ligio.
Cosa gli stava succedendo? Perché all’improvviso si ritrovava ad essere così … così… stupido! Mandare tutto all’aria, rischiare il posto e la vita, per quella che in fondo non era altro che una trovatella piovuta dal cielo su di loro.
Se il Presidente diceva di consegnarla agli scienziati, perché rifletterci su?
“Fallo e basta, Tseng!” si disse.
Ma … non ce la fece. Sentiva di non farcela stavolta, e voltandosi verso Cissnei la guardò dritta negli occhi, e scosse così la testa
 
-Lei resta qui. – decise, perentorio
 
La rossa sgranò gli occhi, sorpresa, e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi
 
-Cosa ... ? – chiese sorpresa -sei impazzito per caso? – 
-Forse. – rispose atono lui, continuando a mantenere lo sguardo fisso nel suo –Ma non me la sento di … lasciarla così. In mano … a … -
-In mano alla Shinra, Tseng! Noi lavoriamo per la Shinra, ricordi? – sbottò allora lei, quasi esasperata.
 
Di solito non era così incline a manifestare i propri sentimenti. Anzi, era sempre stata molto chiusa e riservata riguardo ai propri pensieri. Ma quella situazione stava iniziando a irritarla davvero.
Di tutti, Tseng era sempre stato quello più irremovibile e ligio al dovere, per questo veniva spontaneo chiedersi, se perfino lui ora iniziava con tutti quei patemi d’animo, come sarebbe andata a finire.
Reno intanto ascoltava senza dir nulla, alle spalle dell’unica donna del gruppo. Era già abbastanza strano vedere Tseng per la prima volta veramente indeciso sul da farsi.
Il wutaiano tacque per qualche secondo, quindi alzò lo sguardo verso di lui, che aveva comunicato ad entrambi gli ordini dei “piani alti” e rispose, perentorio
 
-Fate come se me lo aveste detto … -
 
Ignorando quindi completamente lo sbotto della collega.
 
-Dite che me ne occuperò personalmente. – concluse
 
Reno annuì semplicemente, quindi chiese sincero
 
-Che intenzioni hai? –  squadrandolo con calma
 
Cissnei tornò a incrociare le braccia sul petto, e voltò loro le spalle camminando verso la finestra aperta. Semplicemente si estraniò.
 
-Non lo so … - proseguì quindi lui, scuotendo piano la testa
 
Sembrava davvero molto preoccupato.
 
-Vuoi farla scappare e non hai neanche un piano? – lo apostrofò allora l'altro, appena un po’ sorpreso e sarcastico
-Sono un turk. – ribattè semplicemente il moro, grave – qualcosa m’inventerò. –
 
Il rosso sorrise, annuendo più volte, quindi voltatosi richiamò la collega e le fece segno di seguirlo. Anche se si sforzò di non incrociare neanche i suoi occhi, quando gli passò davanti Tseng vide in quello sguardo di sottecchi un chiaro rimprovero, a cui tuttavia non rispose.
La capiva. Del resto, i turks erano la sua unica famiglia. Ma … all’improvviso si rese conto di non poter più ignorare la sua coscienza. Anche se non riusciva ancora a capire come mai si fosse risvegliata così, tutt’ad un tratto.
 
-Avviseremo i fanti di guardia di … andare a farsi un bel giretto, stanotte. – concluse Reno, scoccandogli un occhiolino, quindi aggiunse con un sorriso complice – Solo vedi di non restarci secco, okkey? –
 
Tseng lo guardò e sorrise di rimando, talmente impercettibilmente che quasi nessuno dei due se ne accorse, e annuendo grato rispose
 
-Non credo ci sarà questo pericolo. Grazie, comunque. –
 
Infine, i due lasciarono la casa, e lui tornò a bere dal bicchiere di liquore che aveva lasciato mezzo pieno sul tavolo. Quel peso sulla coscienza … gli faceva così male, che quasi non riusciva a pensare ad altro.
Di che genere di incantesimo sconosciuto era caduto vittima, stavolta?
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Red_Coat