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Autore: _Tenshi89_    06/05/2009    1 recensioni
*Postato cap. 47!*
Per tanti anni mi sono detta che quella gente doveva morire. Per tanti anni mi ero giustificata dicendo che qualcuno doveva pur fermarli.
Balle. Tutte balle.
Io ero un’assassina.
Ero la più perfetta delle macchine per uccidere, in fondo. Un predatore micidiale.
Ho sempre avuto la pretesa di giudicare quella gente perché seguiva un folle ideale, ho sempre preteso di dire che loro erano la feccia, che io ero nel giusto. Era giusto per me vederli morire uno per uno, con il terrore marchiato per sempre nei loro occhi.
Se è vero quel che si dice, che l’ultima immagine vista in vita rimane per sempre impressa negli occhi, loro vedranno me per l’eternità.
Li uccisi tutti. Come loro avevano fatto con la mia famiglia; li avevo uccisi perché erano delle persone malvagie, avevano fatto soffrire tante persone innocenti. Avevo messo finalmente fine a quei massacri assurdi.
Erano i cattivi.
Ma io ero forse migliore di loro?

Gli errori si pagano, sempre.
Ma le conseguenze non sono sempre facili da affrontare...
Questa è la storia di Elian.
Una storia di odio, una storia di amore.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
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***















«Elian?».
La voce di Bella mi giunse da molto lontano.
Ero ancora a occhi chiusi, completamente immersa nei miei ricordi.
Non riuscivo a non pensare a tutte le volte che quelle mani mi avevano sfiorata, tutte le volte che quelle mani mi avevano fatto sentire la persona più amata, più desiderata sulla faccia della terra.
Mi sembrava ancora, a volte, di poter sentire i brividi che mi dava il dolce tocco delle sua dita lungo il mio corpo.
Ma quello era il passato. Non avrei mai più provato quelle sensazioni.
Era ora di tornare alla dura realtà.
«Tutto bene?». Bella mi posò una mano sul braccio, sembrava preoccupata.
Annuii. «Si, tutto bene. Mi sono distratta un attimo».
Era possibile per un vampiro provare freddo? In quel momento a me sembrò possibile. Sentivo un immenso gelo avvolgere le mie viscere, congelando tutto il calore che i ricordi avevano liberato in me.
Stupida. Erano solo ricordi, il passato è passato. Non potevo continuare a vivere aggrappata al ricordo di qualcosa che non sarebbe tornato mai più.
Eppure era l’unico modo che conoscevo per non andare a fondo.
Ancora più stupida.
«Scusa Bella». La mia voce era molto più che roca. Sembrava provenire da una tomba. Me la schiarii immediatamente. «Mi sono fatta prendere dai ricordi».
Bella annuì, ancora un po’ preoccupata. «Elian, sei davvero sicura di stare bene?».
No. Non stavo affatto bene. Ma ci convivevo da quasi due secoli, oramai era diventato sopportabile. «Certo che sto bene, tranquilla», le dissi abbozzando un piccolo sorriso.
Dove ero arrivata?... «Bè, non ci restava altro da fare che affrontare le conseguenze di quello che avevamo fatto. Io oramai sapevo chi era, e non avevo la minima intenzione di andarmene; rimasi a vivere con lui.
Pensai tanto a quello che avrei fatto, a come avrei potuto affrontare la situazione. Ero certa solo di una cosa: io sarei rimasta con Vincent, nel bene e nel male.
Allora presi una decisione: sarei diventata come lui. Volevo diventare una vampira.
Soltanto che, quando glielo dissi, diciamo che non la prese proprio benissimo».
Bella ridacchiò. «Capisco. Nemmeno Edward ne era molto entusiasta, all’inizio».
«Si, ci credo», ridacchiai anche io. «Chissà che avranno mai, questi vampiri, mah…
Comunque, lui si oppose con tutte le sue forze. Mi disse che mai e poi mai mi avrebbe fatto diventare come lui, che mi avrebbe protetta a costo della sua vita, se qualcuno avesse provato ad avvicinarmisi, e che avrebbe fatto di tutto per proteggermi».
Sospirai. «Lui non capiva che io avevo già deciso. Cercai di convincerlo in tutti i modi, ma non ci fu verso. Mi disse che per lui la mia vita era la cosa più importante che esistesse, che non avrebbe mai messo in pericolo la mia vita più di quanto già non fosse, e che quindi non vi avrebbe mai messo fine lui stesso. Mi disse che per lui ero la cosa più importante, che non avrebbe mai sopportato l’idea di perdermi.
E’ stato quando mi ha detto queste cose che mi ha dato l’idea che tanto aspettavo».
Bella mi guardò incuriosita. «Davvero? E quale?».
«Sapevo che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarmi la vita, qualora ce ne fosse stato bisogno. Con questa certezza creai semplicemente la condizione ideale perché lui avesse bisogno di salvarmela», dissi, con un’alzata di spalle.
«E cosa hai fatto?», disse Bella.
«Un giorno stavamo litigando piuttosto animatamente, perché io lo tormentavo sul fatto che volevo lui mi trasformasse, mentre lui non ne aveva la minima intenzione. Cercavo il pretesto per litigare così da giorni», ricordai, con un mezzo sorriso, «decisi che quello era il momento perfetto. Gli dissi che in un modo o nell’altro lui mi avrebbe trasformata.
Mi guardai intorno, e vidi un grosso coltello poggiato sul tavolo».
Bella spalancò gli occhi. «No, non l’hai fatto», sussurrò.
«Oh si, invece», ridacchiai. «Lo afferrai al volo, prima che lui potesse fermarmi, e me lo conficcai nel petto».
Indicai con un dito un punto sopra il mio seno sinistro. Ricordavo perfettamente il punto in cui avevo sentito la lama fredda e arrugginita penetrarmi nella carne. Eppure quello non fu niente in confronto al dolore della trasformazione.
Bella intanto mi guardava sconvolta. «Elian, ma ti rendi conto di quello che hai rischiato? Potevi morire sul serio! Davanti ai suoi occhi, per di più!».
Scossi la testa, ridendo. «No Bella, ti sbagli. Sapevo che non sarei morta. Mi aveva fatto una promessa, e sapevo che l’avrebbe rispettata. So che probabilmente fu un modo piuttosto crudele per ottenere quello che volevo, ma era l’unico modo per farlo. Vincent era forse la persona più determinata sulla faccia della terra. Dopo di me, ovviamente. La sua testardaggine era nulla paragonata alla mia».
«Già, l’avevo capito», disse Bella contrariata.
«Non avevo niente da perdere, e tutto da guadagnare. Sarei morta comunque, prima o poi. Invece, così guadagnai la possibilità di vivere una nuova vita, visto che non c’era più niente a legarmi a quella vecchia.
Durante la trasformazione lui rimase giorno e notte accanto a me; nonostante non riuscivo a capire molto di quello che mi accadeva intorno, lo sentii parlare, a voce molto bassa. Mi chiedeva scusa. Mi ripeteva di continuo che era tutta colpa sua, che incontrarlo era stata la cosa peggiore che mi potesse capitare, che mi aveva rovinato la vita.
Lo sentii anche dire che era colpa sua se avevo perso tutto, se la mia vita era stata distrutta. Al momento non capii perché disse quelle parole.
Tre giorni dopo mi ripresi. Non ci misi molto a prendere coscienza del mio nuovo corpo; era semplicemente fantastico. Mi sentivo forte.
Vincent fu la prima cosa che vidi, quando aprii gli occhi, era rimasto seduto accanto a me». Ricordavo l’emozione nel vederlo davvero per la prima volta.
Semplicemente perfetto.
Ricordavo perfettamente la prima volta che lui mi accarezzò una guancia.
Il suo tocco caldo. Era quanto di più bello avessi mai provato. Al solo ricordo, un brivido mi percorse la schiena.
«Fu uno shock vederlo con i miei nuovi occhi. Era molto più di quello che ricordavo. Era magico.
Io ero a dir poco felicissima; il mio entusiasmo, però, morì quando mi resi conto di come mi guardava Vincent.
Sembrava distrutto. Aveva negli occhi la stessa tristezza che avevo visto poche notti dopo il nostro incontro.
Mi chiese: “Ti senti bene?”. Io riuscii solamente ad annuire. Lui allora mi tirò a sé, e mi abbracciò forte. Lo sentii dire ancora una volta: “Mi dispiace”. A quel punto mi arrabbiai, e non poco; non so cosa mi passò per la testa, ma di colpo pensai che lui si fosse pentito di avermi salvata. Che cosa stupida. Conosci anche tu le esplosioni dei neonati, e devo dire che mi ci volle un bel po’ per calmarmi, contando anche il fatto che sentivo una sete pazzesca. Per poco non gli distrussi casa. Gli urlai contro le peggio cose; lui, però, non si oppose in alcun modo. Ascoltò le mie urla senza fare una piega, e questo mi fece arrabbiare se possibile ancora di più.
Dopo un bel po’, quando placai la rabbia, lui mi venne incontro, e mi prese una mano. Non aveva battuto ciglio, anzi, sembrava ancora più triste di prima. Non capivo. Non riuscivo assolutamente a capire.
Volevo piangere, ma sentivo che le lacrime non arrivavano.
Poi lui mi guardò negli occhi, e mi disse: “Elian, perdonami. Mi merito tutto quello che mi hai detto, merito solo che tu mi odi. Non ti ho detto tutta la verità. Ti chiedo scusa perché sono un vigliacco. Ma ora intendo rimediare”».



***





Piccolo appunto: questo capitolo è leggermente più lungo degli altri, inizialmente infatti la fanfic era composta di molti meno capitoli, ma molto più lunghi, però questo capitolo qui non sapevo proprio come spezzarlo… Per renderla meno pesante da leggere ho allora deciso di suddividerla in capitoli più piccoli, ma per questo è diventata anche parecchio più lunga del previsto…: ) premetto quindi che il viaggio insieme a Elian sarà abbastanza lungo, anche perché so che sul capitolo precedente vi ho lasciato con un po’ di acquolina in bocca (!)
Non vi anticipo niente… ; )
Anche se non mi esprimo spesso, ringrazio tutti quelli che hanno la pazienza di leggere quello che scrivo… grazie di cuore :)
Un bacio a tutti…Al prossimo capitolo!

  
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