{ marionnette }
❀ the dead boy ❀
« and
only by
chance alone,
you’ll
wither and perish and
your fate’ll come undone »
❀» Sanssat,
Francia
«...e ci troviamo in
diretta da
San Pietroburgo, dove gli ospedali sono sovraffollati a causa di una
strana ed
inquietante amnesia collettiva, riguardante le la giornata del 7
Dicembre. Non
sono state trovate tracce di filmati neppure nelle telecamere, e vi è
stato un
blackout generale dovuto al sovraccarico di energia alle 14:14 del
pomeriggio
dello stesso giorno. Le autorità di si dichiarano sconcertate dal
misterioso
accaduto e le prime indagini sono già cominciate, purtroppo senza alcun
esito
positivo. E ora passavano allo sportー» Andrea
spegne il televisore con sospiro sostenuto, appoggiandosi ai cuscini
mentre
soffoca un gemito. Il filo, che ha infilato nella pelle, è ancora
bollente e
sovraccarico di energia, come più o meno quelli di tutti i suoi
fratelli.
L'onda magica è stata la loro Chernobyl magica, ma Gamma ha affermato
in modo
piuttosto rassicurante, che se sono sopravvissuti ad un demone
divora-universi
e ad uno psicopatico scellerato, allora possono sopravvivere anche a
questo.
«Davvero? Nessuno ricorda niente a parte noi?» sbotta Gavril, seduto a
gambe
incrociate sul letto gemello accanto al suo, il tono di voce
pericolosamente
vicino alla delusione.
«Guarda il lato positivo» replica lei, mentre le sue dita intorpidite
legano i
suoi capelli castani in uno chignon chic «Nessuno ora si ricorda come
tu le
abbia prese da una donna»
«Era una Pura!» si lagna Gavril, balzando in piedi con uno sbuffo
e poi
pentendomene amaramente, dato che né la sua caviglia né la sua coscia
ancora
completamente guarite. Gamma ha dato una mano per le ferite
superficiali e le
abrasioni in faccia, ma per il resto avrebbero dovuto tenersi le loro
cicatrici
fino alla fine.
«Povero piccolo» lo canzona Andrea, monocorde, tirandosi su nonostante
il
bruciore e il corpo intorpidito.
Gavril sbuffa di rimando, anche lui con le ossa che ancora gli dolgono
per
tutta l'elettricità in eccesso. Molto peggio di quella volta che,
facendo il
cretino con i suoi amici in spiaggia, si è beccato un fulmine che lo ha
spedito
su un tavolaccio a Praga.
«Beh, è stata una bella avventura» concede la ragazza, gli occhiali in
bilico
sul naso mentre le sue dita sfiorano distrattamente e quasi casualmente
quelle
di Gavril.
«Se per bella avventura intendi 'uccidere serpenti aztechi in Perù',
sì, è
stata davvero una bellissima avventura nonostante tutto»
E mentre lo dice, si china su di lei, labbra che sfiorano le due etto
vano
ancora il sapore di cioccolato e dolcezza su di lei.
Proprio una bella avventura.
Tra tutte le cose che Elia si aspetta, un poligono di tiro immerso nel
verde
della campagna francese era davvero l'ultima della lista di strutture
improbabili. Non che Gamma badi a spese, certo, ma Elia stenta a
vederne
l'utilità per un multimiliardario che probabilmente non sa neanche come
impugnare un kalashnikov. Lui però, nonostante il Filum Vitae ancora
infiammato, non si lamenta.
Non fa pratica da un bel po' e vedere le teste dei manichini saltare ad
ogni
suo colpo è piuttosto soddisfacente e un'alternativa papabile alla
violenza
gratuita.
Stare da solo inoltre è terapeutico per i suoi nervi e, quando
finalmente
finisce le munizioni e si toglie le enormi cuffie designate a
proteggerlo dal
fragore dei proiettili, si accorge che non è più solo.
C'è una ragazza lì, stranamente familiare, i capelli scuri abbandonati
sulle
spalle in morbide onde seriche e la pistola retta in mano senza sforzo
mentre
trucida spietatamente i manichini dinnanzi a lei.
Certo, ricorda improvvisamente Elia con un mezzo sorriso, la ragazza in
metropolitana! Isabelle, se non vado errato?
«Per essere uno che non è violento con le donne, ci sai fare con le
pistole»
commenta lei, rimuovendo a sua volta le cuffie e fischiando alla vista
del
punteggio. 89%.
Mica male.
«Uso le pistole solo quando è strettamente necessario» lui scrolla le
spalle,
vagamente imbarazzato «Scusa per San Pietroburgo. Ordini dall'alto»
«Non ne dubito» Isabelle scuote la testa con un'espressione divertita,
e si
porta una ciocca ribelle dietro l'orecchio «Gli ordini sono ordini, ma
non
pensavo che ci fosse qualcuno più bravo di me con le pistole»
«Beh, si può sempre migliorare» Elia si stringe nelle spalle,
agitandole la
pistola sotto il naso.
«Se avessi qualcuno che mi insegnasse...» inizia lei, molto lentamente,
con
aria allusiva.
Elia scoppia a ridere, scuotendo la testa.
«Okay, allora ricominciamo dalle basi...»
Elisabeth osserva con calma il movimento rapido e delicato delle cose
dei
pesci, piccoli guizzi d'argento che si muovono timidamente dietro il
vetro,
distorti dal vorticare Placido dell'acqua. Osservare quelle creature ne
curiose
dagli occhi morti la rilassa e, dopo San Pietroburgo e tutto il casino
insorto,
ne ha proprio bisogno.
È stata una fortuna che nessuno abbia ricordato nulla dopo l'esplosione
magica,
ma Gamma ha gentilmente suggerito di ritirarsi nel suo castello in
Francia ad
aspettare che le acque si calmino un po'.
Dopotutto, si sono meritati tutto il riposo e la ferita della dipartita
di
Percival è ancora aperta e bruciante.
Anche se non vuole ammetterlo, anche a lei manca; eppure non vuole
farsi vedere
debole dai suoi fratelli, non in quel momento.
E i pesci sembrano lieti di aiutare, consolandola dal loro enorme
acquario
mentre lei, dita attorcigliate nelle tasche e cuffiette nelle orecchie,
affonda
le sue emozioni nella musica.
È talmente stare lì, accovacciata in quella nicchia di cuscini, che un
paio di
volte ha preso sonno e al diavolo lo stare in guardia. Dopo che Alpha è
stato
risucchiato dal suo esperimento di negromanzia, ha bisogno di una
pausa. E
anche bella lunga.
Ha pensato che potrebbe essere positivo fare una vacanza (da sola) in
un posto
sperduto, magari a Goa o Bali, dove nessuno la disturberà. O magari inー
«Fufu, nessuno ti ha mai detto che ci dorme non piglia pesci?»
Elisabeth
sobbalza alla voce, dita che subito corrono al coltellino infilato
nello
stivale, occhi azzurri che brillano d'ira e ferocia.
«Che vuoi, Beacons?» soffia, polpastrelli che carezzano la lama come si
farebbe
con un gatto persiano, occhi socchiusi in un sogghigno caustico.
«Vengo in pace, principessa» alza le mani in segno di resa, e Lizzy è
ancora
più tentata di piantargli il coltello in mezzo alla fronte «Su, su,
metti via
il coltello. Non vorrei che ti facessi male»
«...Disse l'uomo che le ha prese di santa ragione da me» Lizzy incrocia
le
gambe e batte le palpebre con aria insofferente «Chi ti ha detto che
potevi
parlare con me?»
«Oh? Non sapevo ci volesse un permesso scritto? Devo portarlo a casa e
farlo
firmare dalla mamma, signora maestra?» sogghigna lui, sedendosi senza
cerimonie
sulla panca accanto a lei, tutto sotto lo sguardo omicida della ragazza.
«Hai dieci secondi prima che ti accoltelli e ti dia in pasto ai pesci»
lo
informa gentilmente, spingendosi all'indietro contro la parete con uno
sbuffo
irritato.
«Sempre dolce come al solito. Ed io che volevo sotterrare l'ascia di
guerra»
«Dimostralo» Lizzy arriccia le labbra quando sente le sue braccia forti
serrarsi attorno a lei e premerle il volto contro il suo petto. Sa di
edera e
cenere, quel profumo un po' selvaggio che puoi annusare nelle praterie
al
tramonto, quando le lucciole galleggiano nel cielo notturno.
E, stranamente, non le dispiace.
Sospira e lascia che i muscoli si rilassino nel tenue bagliore morente
dell'acquario.
«Beacons?» sibila infine.
«Dimmi, dolcezza?»
«Fai qualcosa di strano e ti sgozzo.»
«È una minaccia?» domanda lui, l'ombra di un sorriso che gli pizzica le
labbra.
«...No» sogghigna, giocherellando con il suo coltellino «È una promessa»
«Tutto bene?» la domanda la coglie di sorpresa, tanto è stata immersa
in quel
profondi silenzio di tomba. Lene quasi non se n'è accorta, ma ha
smarrito il
senso del tempo, ed ora è già notte fonda e lei ha passato l'intera
giornata
persa nella lettura.
Forse è il suo modo bizzarro di affrontare il dolore, ma l'odore della
carta
sembra un buon anestetico per i suoi sentimenti tumefatti.
Gli occhi le bruciano e, prima di voltarsi, appoggia il segnalibro
(costituito
da un papavero secco) con grazia sul tavolo.
«S-sì. Il solito» Ottobre sorride ad Ilarion, elargendo con un goffo
gesto
l'intera biblioteca piena di libri. Ormai Gennaio la conosce tanto bene
da
sapere dove andare a cercarla quando scompare improvvisamente.
«C-come sta Silvia?» domanda imbarazzata per colmare il silenzio,
maledicendosi
per la propria imbranataggine. A volte pensa ci vorrebbero delle
lezioni di
nonchalance di Gala e Talini.
«Bene» scrolla il capo con un mezzo sorriso, passando distrattamente le
nocche
sui dorsi in cuoio dei libri. Gamma non ne è particolarmente amante, ma
ci sono
i soliti classici intramontabili «È ancora scossa per la sparatoria,
però. A
causa dell'onda magica ci sono alcune difficoltà di comunicazione in
tutto il
mondo»
«L'abbiamo fatta grossa» ridacchia lei, nervosamente, accoccolata sulla
sua
comoda poltroncina a sacco color crema. La biblioteca è di dimensioni
modeste,
ma è pulita ed accogliente, bagnata da una magica luce calda e morbida
nonostante sia notte.
«Potrebbe essere andata peggio» replica lui, laconico, esaminando le
versioni
in francese dell'epopea di Gilgamesh e di Guerra e Pace «Tu, piuttosto,
come
stai?»
«Ecco...» da cani, vorrebbe dire. Si sente a pezzi per quello che è
successo a
Percival, ma sa che è inutile continuare a piangere sul latte versato
«Non
troppo bene. Per Percival. Non l'ho ancora superato»
«Capisco» si addolcisce Ilarion, fingendo di non notare gli occhi
lucidi della
ragazza e scompigliandole i capelli con gentilezza «Non è colpa tua. È
una
decisione che abbiamo preso insieme a lui e dobbiamo rispettarla. Sei
forte,
vedrai che passerà»
«Grazie» replica lei, commossa e imbarazzata, le parole impigliate in
gola
«Grazie, davvero»
«Devi sempre andare avanti a camminare» sorride lui con una scrollata
di spalle
leggera «Anche Percival avrebbe voluto che tu lo facessi»
«Hai ragione» annuisce Ottobre, respirando a fondo mentre lui si
accomoda
accanto a lei, sulla delicata moquette blu oltremare «Hai perfettamente
ragione. Vorrei solo essere forte quanto te»
«Sei forte anche tu, sciocca. Solo che non lo sai» Lene scoppia a
ridere,
scuotendo il capo, le trecce bionde posate sul petto «A proposito, cosa
stai
leggendo?»
«Oh, questo?» Lene apre il libro, improvvisamente rinvigorita dalla
domanda «La
versione francese de 'il ritratto di Dorian Gray'»
«Interessante. Perché non lo leggi un po' ad alta voce?» domanda lui,
appoggiandosi con la schiena alla parete e sbirciando sopra le sue
spalle. La
ragazza avvampa lievemente, mordendosi il labbro.
«Se proprio insisti» si schiarisce la voce, schioccando la lingua
contro il
palato «Pour moi, il y a quelque chose de
très beau dans sa morte...»
«Ehi, Leneー»
quando
Colonia, due ore dopo, irrompe in biblioteca con aria vittoriosa,
trasportando
un vassoio pieno di tazze di cioccolata, non si aspetta certo di vedere
un
simile spettacolo.
Lene, adorabilmente addormentata sulla poltroncina a sacco, il petto
che si
solleva piano e un libro ancora stretto in mano.
Ilarion, anche lui assopito su un divanetto in una posizione talmente
scomoda
che Colonia non può far a meno di domandarsi come sia riuscito a
prendere sonno
in quel modo. Anche lui, per una volta, sembra indossare un'espressione
tranquilla e rilassata.
Colonia appoggia le tazze sul tavolo, reprimendo un moto di ilarità che
le sgorga
dal petto, e esce per qualche istante dalla stanza, per poi ritornare
poco dopo
con una folta pila di coperte di pelliccia piuttosto pesanti. Non si
può mai
essere sicuri.
«Hmpf, che due schiocchini. Si prenderanno l'influenza» mormora tra sé,
mentre
li avvolge nei morbidi tessuti eleganti e sfila delicatamente il libro
dalle
mani di Lene.
La lettura, per Ottobre, dovrà aspettare, ma nulla vieta a Colonia di
intrattenersi un po' prima dell'alba.
E così, avvolta nell'abbraccio morbido della lana, cioccolata alla mano
e luce
magica sulla testa, Colonia inizia a leggere.
«Non ti facevo tipa da osservare le stelle» la voce di Jules la fa
sussultare
improvvisamente, le spalle che si tendono, in campana. Tutta
quell'avventura ha
lasciato Gala piuttosto ansiosa per qualche giorno e Jules si è accorto
che la
ragazza si comporta in maniera infinitamente più taciturna e schiva
dalla
battaglia di San Pietroburgo, il giorno prima.
«Oh, a volte lo facevo quando ero a Praga. Per esempio, cercavo
risposte
nell'universo o cose simili» scrolla le spalle con un sorriso amaro
«Nessuno ha
mai risposto, vero, ma le stelle sono comunque carine da guardare»
«Se stai troppo fuori prenderai freddo» la rimprovera dolcemente lui,
appoggiandole la coperta che le ha portato sulle spalle e sussultando
nel
sentire il suo corpo tremare leggermente.
«Sono morta una volta. Dubito che un raffreddore sarà sufficiente a
stendermi»
ridacchia lei, stringendosi nelle spalle mentre lui le si siede
accanto, in
silenzio.
Per qualche minuto si limitano a scambiarsi sguardi di sfuggita,
ammirando le
stelle: Orione, con la sua cintura brillante e mastodontica, il
carro
dell'Orsa Maggiore e poi Venere e molte altre ancora.
Il vento freddo dell'inverno francese dell'entroterra li fa
rabbrividire leggermente.
«Sai per caso doveー»
«Non trovi cheー»
incominciano entrambi allo stesso momento e, guardandosi per un
istante,
scoppiamo entrambi a ridere fragorosamente, guance arrossate per
l'imbarazzo e
il freddo.
«Prima tu» lo incoraggia Gala, rabbrividendo leggermente nel pigiama di
flanella,
miele nella sua voce e divertimento nel suo sorriso.
«Bene» ridacchia lui «Sai per caso dove è finito Gamma?»
«È andato ad una riunione del concilio dei Puri»
«Woah, esiste una cosa simile?» esclama lui, stupito, unendo le suole
delle
scarpe con uno sguardo meravigliato «Come su Harry Potter?»
«Nah, sono quattro ricconi sfegatati che si riuniscono in Nuova Zelanda
ogni
tanto per discutere su cosa sia meglio per il mondo» la ragazza scrolla
le
spalle «Niente di particolare, ma quei tizi sono rimasti impressionati
dal
nostro show-down in Russia e devono decidere come comportarsi dopo la
morte di
Percival. Credo che le trattative finiranno stasera e poi tornerà a
casa
domani»
«Beh, dovremmo ringraziarlo, dopo tutto quello che ha fatto per noi...»
Jules
disegna distrattamente alcuni cerchi sulla sporcizia accumulata sul
tetto.
«Certo, i suoi modi non sono esattamente, uhm... ortodossi» concede lei
«Però
ci ha definitivamente salvato la vita»
Per qualche istante, entrambi guardano avanti, i loro occhi che bevono
la
bellezza mozzafiato del paesaggio, la distesa d'erba perfettamente
curata e il
verdeggiare dei giardini lussureggianti, il tutto congelato nella
fermezza e
nella sospensione dell'inverno.
«Gala, senti» continua lui, sospirando «Mi dispiace moltissimo per
quello che è
accaduto a Percival. So che tu gli eri particolarmente legata. Se vuoi
parlarne, io sono qui per te, come tu lo sei stata per me»
«Grazie, significa molto per me» Gala gli prende la mano, lanciandogli
uno
sguardo un po' dolceamaro, le stelle uniche testimoni di quel gesto
affettuoso
«E, Jules?»
«Sì?» domanda lui, irrigidendosi al tono un po' sornione di Novembre.
«L'offerta della vodka è ancora valida»
«Quindi mi sono perso tutta l'azione, eh?» Heat si puntella
distrattamente sul
tappeto persiano intessuto d'oro, occhi azzurri che osservano la figura
della
sua ragazza che si dà da fare con i marshmallow e con le enormi tazze
ricolme
di cioccolata fusa.
È appoggiato tra i fastosi cuscini arabescati, le fredde luci a neon
che gli
decorano i capelli pallidi.
«Pare di sì, tesoro» la ragazza gli offre una porzione con un
sopracciglio
arcuato e sprofonda tra le bianche coperture in pelle del divanetto,
gli occhi
persi nel crepitare danzante delle fiamme nel caminetto «Magari la
prossima
volta che ho un'altra situazione di crisi mondiale ti chiamo.
Purtroppo, dovrò
venirti a salvare il culo un po' di volte»
«So badare a me stesso» sbuffa lui, fintamente offeso, assaporando la
sua
bevanda fumante. Cioccolata nera con un pizzico di mele e cannella; la
sua
preferita.
«Certo, Rambo» lo punzecchia lei, dandogli colpetti sulla spalla con il
piede
infagottato in spessi calzini di lana. Alla ragazza non piace molto il
freddo,
dopotutto «Tu non hai bisogno del principe azzurro che ti salvi»
«La principessa dorata non sarebbe male» rincara lui, facendole
l'occhiolino
mentre dà una sbirciatina alle nuove offerte di lavoro sulla Darknet,
sempre
indefesso e ligio al suo dovere.
«Fufu, quindi ti sono mancata, neh~?» domanda lei, incrociando le gambe
con un
sorrisino.
«Ovvio» chiosa lui, sorseggiando per nascondere il ghigno sulle sue
labbra «E
sono molto curioso di conoscere tutti i dettagli dell'avventura»
«È una storia lunga» bofonchia lei, sollevando la cioccolata bianca con
panna
alle labbra, assaporando ogni calda sorsata del liquido morbido e ricco
di
sapore. Si reclina sui cuscini con un sospiro soddisfatto «Una storia
mooolto
lunga!»
«Beh, ho tempo e cioccolata calda a sufficienza» Heat alza la tazza
bollente in
un mito incoraggiamento ad un 'cin-cin' e Talini non può fare a meno di
sorridere mentre fa tintinnare anche la sua.
«Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...»
«Quando mi hai invitato ad andare fuori, non pensavo che, insomma...»
Bryce si
passa la mano sui capelli scompigliati allargando le braccia per
comprendere
tutta lo splendore della 'sala dei divertimenti', come l'ha battezzata
Gamma.
Il tavolo da biliardo tirato a lucido, con le palline colorate, è
oscurato
dall'ombra dell'enorme lucernario che pende sulle loro teste.
Il fuoco crepita quietamente nel caminetto mentre Blake, vestaglia e
bicchieri
di scotch alla mano, si affianca al suo ragazzo con un sorriso timido.
«Ho amici importanti» gli fa l'occhiolino, allungandogli uno dei due
contenitori di vetro e scrollando le spalle. Si appoggia con
nonchalance al
tavolo, liquido che scende lungo la sua gola, tracciando sentieri di
fuoco nel
suo petto.
È ancora un po' nauseata per essere andata a prendere il suo ragazzo
con la
penna, ma ora che può godere della sua presenza, si sente molto più a
suo agio.
«Non stento a crederlo» commenta lui, abbracciandola da dietro con un
sorriso
indecifrabile, e posandole dei piccoli baci tra i capelli «Però la
prossima
volta potresti portare anche me a divertirti in giro per il mondo»
«Se con 'divertirti' intendi 'farsi sparare da gente arrandom', sì,
possiamo
divertirci un po' assieme, no?» la ragazza si alza in punta di piedi,
bevendo
l'ultima goccia di scotch e premendo le sue labbra contro quelle
dell'albino,
assaporando a pieno il sapore bollente dell'alcol sulla lingua.
«Ottimo» commenta lui, con un filo di malizia, avvolgendo le sue
braccia
attorno ai fianchi sottili «Però io avrei qualche altra bella idea...»
Blake ride, un largo sorriso che le si spalma sulla faccia mentre
appoggia le
labbra sul suo collo.
Finalmente un po' di pace anche per loro. Una sensazione di
rilassamento e
pienezza la colma completamente e si sente finalmente pronta a
riposarsi.
Un riposo meritato.
«Beh, allora cosa aspettiamo?»
«Mi dispiace moltissimo» Deianira si prende il capo tra le mani,
cercando di
strizzare il sonno fuori dagli occhi e sembrare quanto meno
presentabile dalla
telecamera di Skype «Per Beta... Per Percival... per tutto il resto»
«Deianira» dal suo letto in ospedale, a chilometri e chilometri di
distanza,
Xavier sospira pesantemente, ancora pallido e scosso ma definitivamente
vivo
«Va tutto bene. Non è colpa tua. Non posso sempre fare affidamento su
di te»
«Ma ti hanno torturato perché volevano informazioni su di me!»
«Lo so» lui scuote il capo, stringendosi nella casacca di flanella
dell'ospedale e sorridendo maliziosamente «ma avrei lasciato che mi
torturassero ancora di più, se questo vuol dire poterti vedere così
preoccupata»
«Non sono affatto preoccupata!» sbuffa, torcendo il capo per nascondere
il rossore
del proprio volto «Solo un po', uhm... in colpa»
«Continua pure con il rossore. Mi piace il tuo lato tsundere ogni
tanto» lui
scoppia a ridere, beccandosi un'occhiata che potrebbe ghiacciarlo sul
posto
anche a chilometri di distanza.
«Comunque sia... sei veramente sicuro che vada tutto bene?» chiede lei,
attorcigliandosi svogliatamente una ciocca di capelli castani attorno
al dito.
«Non mi interessa. Quello che conta è che tu stia bene e che io possa
stare per
sempre con te» il suo volto è risoluto mentre lo dice, occhi
verdazzurri
fiammeggianti e decisi. Poggia la mano sullo schermo del suo computer,
con un
sorriso pallido «Per sempre»
E Nira non può fare a meno di ridere mentre poggia lì a sua volta il
palmo, un
sogghigno che le spunta sul volto mentre gli fa eco «Per sempre»
Il giorno dopo, Gala si sveglia piuttosto presto nel pallido sole
invernale del
Sanssat, le membra ancora lievemente intorpidite dal freddo e dalla
magia ed
una piacevole caligine che le invade la mente, finalmente riposata.
Finalmente
serena.
La stanzaーcome
l'intera casa di Gammaーè così
lussuosa da metterla in imbarazzo, con i suoi raffinati pannelli
incrostati di
pizzo ed arabeschi dorati e il suo pallido soffitto a cassettoni, dal
quale
pende un enorme lampadario in vetro.
Stiracchiandosi, lancia una breve occhiata alla gigantesca finestra
alla sua
sinistra, contornata da una spessa tenda aurea, che rivela lo
sconfinato
paesaggio ancora immerso nella nebbia invernale. Lascia che i suoi
occhi
violetti scivolino morbidamente sul maestoso divanetto marrone, alle
lampade
all'antica, fino a soffermarsi sul quadro di Van Gogh (originale) che
fa da
sfondo all'immenso televisore al plasma.
«È già mattina» commenta a nessuno in particolare, rigirandosi tra le
morbidissime coperte e pensando che forse non sarebbe male rimanere a
letto per
una settimana o due, godendosi la quiete della campagna francese.
Anche il letto matrimoniale non sembra peccare di dovizia, con la
testata
imbottita di soffice stoffa marrone e il materasso coperto da coperte
dorate,
marroni, purpuree che avrebbero fatto impallidire un imperatore. La
camera è
talmente pomposa che la fa un po' ridere.
Gamma ha molto gentilmente messo a disposizione tutte le sue camere
degli
ospiti per loro e, visto che nel castello ce ne sono più o meno una
decina, non
ci sono stati particolari litigi per chi dovesse andare dove.
Inoltre, Gamma ha implicitamente sottinteso con uno sguardo nella sua
direzione, che la sua camera era sempre aperta nel caso avessero
bisogno
d'altro; Gala in quel momento sta bene anche da sola.
Lancia un'occhiata all'orologioーgià le sette!ーe, con un gemito di
frustrazione,
si mette in piedi, le dita nude che affondano nella moquette con
fantasie di
fiori. È una sensazione piuttosto piacevole e il profumo di magia che
aleggia
nel castello sembra quasi quello di casa.
Gala sente una morsa stringerle la gola mentre ciabatta sul tavolino
accanto al
letto, notando solo ora il grande vassoio d'argento con le posate
abbinate, che
la attende lì.
Si stringe un po' nella camicia da notte e si siede, il suo umore un
po'
migliorato dalla piacevole scoperta.
La colazione è internazionale, con uova alla coque perfettamente
lucide, una
pila disarmante di crêpes, almeno sei tipi di tè diverso, yogurt,
Macedonia di
frutta e svariate marche di marmellate. Ci sono fette di torta
dall'aspetto più
che allettante e persino le paste di riso che lei ama tanto.
Quasi le salgono le lacrime agli occhi mentre affonda i denti nel dolce
ripieno
giallastro e granuloso. Non riesce ancora a credere che tutta quella
bizzarra
avventura sia finita e ancora sente un vuoto nel petto e una strana
sensazione
di solitudine.
Quasi non si accorge del discreto bussare alla porta, ma non appena
sente il
rumore, si mette subito dritta.
«Posso entrare?» domanda una voce dal corridoio e Gala afferra
distrattamente
una coperta e se la avvolge attorno alle spalle con un irrilevante
scrollata di
spalle che il suo interlocutore non potrà vedere.
«È aperto» replica, dandosi da fare con la seconda pasta, assaporandone
il
dolce sentore di limone alla fine. Quando alza lo sguardo, si ritrova
davanti
un Gamma già perfettamente vestito ed agghindato in business suit nera
fiammante; stranamente i suoi capelli sembrano più ordinati del solito.
«Bonjour Madamoiselle. Dormito bene?» domanda con nonchalance,
appoggiando una
sedia accanto al tavolo dove lei sta facendo colazione e sedendosi a
gambe
accavallate.
«Come una bambina» Gala non può fare a meno di esternare un piccolo
sorriso
complice nel vederlo così allegro; quasi come quando stavano assieme
«Tu,
invece? Nuovi piani per la conquista del mondo? Cosa evocate questa
volta? Il
Kraken?»
Gamma scoppia a ridere, anche lui afferrando una tartina e rilassandosi
contro
la sedia.
«Niente di eccitante. Il concilio magico è stato molto impressionato
dalle
vostre capacità e hanno deciso che lasceranno correre questo piccolo
inconveniente. Sono stati molto interessati all'ondata di magia e per
ora
stanno studiando i risultati, ma ho paura che non ci saranno altre
evocazioni
per ora. Mi spiace deluderti» le accarezza la guancia, levando le
ultime briciole
della terza pasta con un sorrisino impertinente.
Gala sbuffa, arrossendo lievemente.
«Grandi capacità di recitazione, comunque» gli fa l'occhiolino,
versando due
tazze di tè aromatizzato al caramello «Non avrei mai immaginato che
fossi in
combutta con Percy sin dall'inizio. Anche Alpha non ci poteva credere»
«Certo, ho un talento naturale per il recitare» si pavoneggia lui,
raddrizzandosi la cravatta «ma anche tu e il ragazzo non siete stati
male.
Sembravate stecchiti in tutto e per tutto»
«Probabilmente perché siamo già stecchiti» commenta lei con una risata,
e
finalmente è bello poter ridere e liberarsi da quel fardello pesante
che le
opprime il petto.
«Certo che avreste potuto anche stare in camera a girarvi i pollici.
Avrei
pensato io ad Alpha. Mi avete fatto prendere un colpo in mezzo alla
piazza e ho
dovuto cambiare piano all'ultimo» commenta lui, arrotolando la crêpe
con una
finta espressione esasperata «Avremmo risparmiato un po' di sangue
finto»
«Oh, scusa per mandato all'aria il tuo piano strategico da mastermind»
ride
lei, portandosi il tè alle labbra con un sogghigno languido «Devi
averci messo
mesi ad architettare tutto con Percival e Talini»
«Questo ed altro per Madamoiselle» china lievemente la testa,
prendendole la
mano e posando un bacio delicato sulle sue nocche. Gala gli appoggia la
mano
sulla guancia con espressione immensamente divertita.
«Gamma»
«Sì?»
«Sei il peggior fidanzato del mondo» commenta, mollandogli un pugno
scherzoso
sulla spalla e balzando in piedi, improvvisamente più arzilla e sveglia.
«Quindi non sono più l'ex?» domanda con nonchalance, nascondendo una
nota
speranzosa alla fine.
«Potrei pensarci su» ride lei, rovistando distrattamente nell'armadio
per
trovare qualcosa da mettersi «Hai organizzato tutto per...?»
«Sì, ho già avvisato gli altri. Abbiamo preparato tutto per le nove, in
giardino» replica lui in tono professionale, apparendo improvvisamente
al suo
fianco ed allungandole una borsa di Prada contenente degli abiti scuri
e serici
«Indossa questi»
Gala annuisce con uno sbadiglio, infilandosi la gonna scura a pieghe e
la
camicia bianca che Gamma le porge (voltato dall'altra parte,
ovviamente).
Indossa con un po' di difficoltà le parigine nere e la giacca abbinata,
sentendosi lievemente più hipster del solito con le scarpe college.
«Una mano con la cravatta?» domanda giocosamente, mentre Gamma le
annoda la
striscia di tessuto lilla attorno al collo, per dare il tocco finale al
completo.
«Ottimo. Andiamo?»
Alle otto meno un quarto, tutte le Marionette escono dalle loro stanze,
perfettamente abbigliati in varie varianti dello stesso completo scuro.
Colonia
indossa una gonna a balze corta, mentre Lene ha optato per una a
palloncino e
calze scure al ginocchio. Blake invece sembra essersi orientata su un
modello
lungo con lo spacco, all'ultimo grido. Deianira ha ripiegato con dei
pantaloni
attillati, mentre Lizzy ha coraggiosamente scelto gli shorts di velluto
nonostante il freddo. Andrea ha invece preso dei pantaloni a sigaretta
e Talini
non ha saputo rinunciare ad una gonna stretta e le calze trasparenti.
Anche i ragazzi sono molto sobri e vestiti in maniera simile, l'unica
cosa che
varia è il colore delle loro cravatte.
Grigio, Viola, Blu, Giallo, Magenta, Oro, Rosso, Arancione, Rosa,
Turchese,
Glicine, Verde.
Si ritrovano tutti nella hall, riposati e vispi, scambiandosi sorrisi
malinconici e scherzando piano; nonostante tutto, l'atmosfera è
piuttosto
solenne e i loro sguardi tradiscono la loro concitazione.
Gala e Gamma sono gli ultimi ad arrivare e, non appena arriva dinnanzi
a loro,
il Puro li scruta da capo a piedi, un mezzo sorriso sulle labbra.
«Siamo tutti qui?» domanda un po' retoricamente, mentre i presenti
annuiscono,
tesi «Ottimo. Seguitemi»
Percorrono il breve percorso verso il giardino in silenzio, occhi
abbassati a
terra, in segno reverenziale.
Gamma ha allestito il giardino in maniera magistrale, con piccole
lampade
cinesi bianche, un lungo tappeto di seta che taglia il giardino come
una
cicatrice e due ali di sedie, sei e sei per farli accomodare nonostante
il gelo.
«Che diavolo è?» domanda Gavril, notando solo in quel momento la grande
statua
di marmo latteo che si trova davanti a loro.
«Una statua» Lene socchiude gli occhi, notando solo in quel momento i
lineamenti spigolosi «Credo... credo che sia Percival»
E in fatti è una perfetta riproduzione della fronte sempre corrucciata
e degli
abiti eleganti, quel volto esangue e cerro che tanto somiglia al loro
padre.
Lene sente una stretta al cuore, ma quando Ilarion le strizza la spalla
con
un'espressione simpatetica, si rianima un po'.
«Credo che sia un cenotafio» osserva Andrea, raddrizzandosi gli
occhiali
mentire alcuni uomini portano interi mazzi di fiori dai petali rosati.
«Un cenoーche?»
domanda Gavril allibito, aggrottando le sopracciglia.
«Una tomba simbolica» spiega Elia con un cenno di capo, mentre si fa il
segno
della croce «Non c'è il corpo, ma è solo di rappresentanza»
«E quelli sono fiori di loto...» inizia Blake.
«...che simboleggiano la rinascita» termine Colonia con una scrollata
di
spalle, accavallando le gambe in maniera distratta.
«Oggi» inizia Gamma, schiarendosi la voce e mettendoli tutti a tacere
«siamo
qui per ricordare un uomo importante, che si è sacrificato per tutti
noi e per
il mondo intero, immolando persino aula figlia per la causa. Lo stesso
uomo che
vi ha dato una seconda possibilità e vi ha cresciuto come sangue del
suo
sangue. Oggi non c'è più, ma i suoi ricordi rimangono e voi con loro.
Quindi
sta a voi non dimenticare ciò che ha fatto e portagli rispetto. Sono
sicuro che
Percival, dovunque sia ora, è felice ed orgoglioso di voi»
Il suo discorso è semplice e liscio come la seta, ma nonostante ciò gli
occhi
di parecchi dei presenti sono umidi. Lene abbassa lo sguardo per
nascondere le
lacrime e Ilarion le poggia una mano sulle spalle in maniera protettiva.
Colonia non tenta neppure di dissimulare il pianto mentre si stringe ad
un
alquanto imbarazzato Elia. Jules si morde il labbro inconsciamente e
Talini e Gala,
entrambe con i volti rigati da linee trasparenti, si stringono
segretamente la
mano sotto la sedia.
«Questa è la vostra occasione per dargli l'ultimo saluto e voglio
lasciarvi
dire i vostri addii con tutta calma. In casa abbiamo bevande calde e
viveri,
quindi sentitevi ben accetti a rimanere per quanto volete. Siete i
benvenuti a
prendere parte al banchetto, che verrà servito a mezzogiorno, se vi
sentite in
vena. A dopo» Gamma fa una lieve riverenzaーdopo aver scambiato un
sorriso complice con Gala, che sta
probabilmente dando fondo alle scorte di kleenex mondialiーe si teletrasporta in un
istante
nel castello, lasciandoli da soli nel loro cordoglio.
«Neh, è stato un bel viaggio, dopotutto. Non ti dimenticheremo mai»
Talini
rompe il silenzio, mentre tutto si alzano, intimoriti davanti alla
severità
della statua. Nonostante ciò lo scultore ha deciso di inserire una
certa
dolcezza in quello sguardo malinconico.
«Ci mancherai» dice semplicemente Ilarion, stringendo Lene al petto.
Ottobre
non è ancora in grado di dire una frase compiuta senza scoppiare in
lacrime.
«Grazie di tutto quanto. Della seconda chance e di averci voluto bene»
Deianira
sorride con aria spavalda, incrociando lo sguardo del colosso di due
metri e
più.
«Che tu possa riposare in pace accanto al Signore» aggiunge Elia
debolmente,
anche lui intristito dalla generale atmosfera.
«Magari un giorno ci rivediamo» ridacchia Colonia, il naso arrossato
dal freddo
e dal pianto «Ma non troppo presto, visto che ho ancora un po' di cose
da fare»
«Addio» Elisabeth scrolla semplicemente le spalle con un sorriso bieco.
«Grazie. Grazie davvero» Lene si morde il labbro, cercando di soffocare
il
pianto, gli occhi rossi e gonfi per il troppo sfregarli.
«Spero che tu sia felice, dovunque tu sia» aggiunge Blake, sguardo
basso mentre
giocherella con la stoffa pesante del suo completo.
«Sei stato bravo, vecchio. Nonostante avessi il senso dell'umorismo di
un
blocco di marmo, mi piacevi» mormora Gavril prima che Andrea gli dia un
doloroso pizzicotto sulla spalla.
«Sei stato bravo. È giusto che ti riposi» sussurra la ragazza,
espressione
illeggibile mentre osserva la statua, sguardo scuro quasi perso nel
vuoto.
«Grazie per non avermi fatto mollare» bisbiglia Jules, passandosi
nervosamente
la mano tra i capelli castani.
L'intero luogo è lambito dal silenzio, in un'atmosfera quasi
ultraterrena e
surreale abbracciata da un infinito mare di nebbia evanescente ed
antelucana.
Non spira un alito di vento e anche il cielo, di un bianco quasi
immacolato,
sembra essersi zittito per il cordoglio. Opera di Gamma, di sicuro.
Piano piano, le marionette iniziano ad allontanarsi, i piccoli sussurri
delle
loro suole che calpestano l'erba umida: prima Lizzy, che sembra
trovarsi in
imbarazzo solo a stare lì, poi Gavril ed Andrea, che si dirigono in
silenzio
verso il castello, teste chine l'uno sull'altro e mani che si sfiorano.
Lene prende a camminare, affiancata da Ilarion e Colonia, che cercano
un po' di
rallegrarla, il loro fiato che fiorisce in nuvolette pallide nell'aria
gelida.
Jules si allontana solo, a capo chino, mani infilate nelle tasche dei
pantaloni, riflettendo su tutte le cose stravaganti che gli sono
capitate in
una settimana con quegli estranei.
Deianira lo segue a ruota, anche lei molto mogia ed abbattuta,
Blake sembra quasi un fantasma da quanto non fa rumore mentre si muove
verso il
castello.
Elia è tra gli ultimi ad andarsene, con un solenne segno della croce ed
un'ultima preghiera al Padreterno.
Talini si asciuga rapidamente le lacrime con le maniche della giacca e
mormora
un ringraziamento, per poi affiancarsi alla figura eretta di Gala.
«Ehi, ci vediamo in sala da pranzo, allora?» domanda, strizzandole la
mano con
affetto.
«Okay» mormora Gala, offrendole un sorriso fievole «Ci vediamo lì»
«Cerca di non congelarti, Galena. L'ultimo che arriva è un narvalo!»
commenta,
prendendo a correre per il vasto spazio erboso, con dei trilli acuti
ogni volta
che inciampa sui tacchi vertiginosamente alti.
Gala ride genuinamente, sedendosi a terra e contemplando con aria
malinconica
la statua del padre: la raffinatezza dei vestiti, la dolcezza dello
sguardo, i
movimenti calcolati e precisi, mai troppi stravaganti.
Sembra ritrovarsi di fronte al gelido fratello di marmo.
Non sa esattamente per quanto tempo stia lì, in uno stato tra il sonno
e la
veglia, mente che spazia verso i confini del mondo e dell'universo,
dita che
strappano distrattamente i fili verdi e rigidi sotto di lei. Rimane
seduta
finché i muscoli dei polpacci non le fanno male e non riesce più a
percepire il
retro delle sue cosce, finché il suo corpo non assorbe tutto il freddo
del
terreno, iniziando a tremare.
Il paesaggio intorno a lei èーpace,
quiete, serenità. Come se quel bianco latteo avesse bevuto la paura e
l'angoscia dal suo petto, lasciando solo un candido nulla, una tabula
rasa.
«Grazie per avermi accolta» mormora, accarezzando l'erba «Grazie per
avermi
dato fiducia nonostante tutto. Ti prometto che sarò forte e ce la farò
anche da
sola»
Le sue parole si disperdono nella nebbia, echi di lettere sparsi
nell'immensità. Sembra che siano passati interi anni di silenzio ー poi, una mano le si
poggia
gentilmente sulla spalla.
«Gala?» la ragazza balza in piedi con uno scatto, trovandosi davanti
all'ultima
persona che avrebbe pensato di trovare ancora lì al momento.
Ilarion, con i suoi occhi grigi ed affascinanti, la sta scrutando con
un'espressione a metà tra il divertito e il malinconico.
«Io stavo...» incomincia, ma non trova le parole. Le lacrime si sono
ghiacciate
sul suo volto, disegnando sentieri sulla pelle nivea.
«Lo so. È stata dura per tutti» le sorride lui, infilando le mani nelle
tasche
della giacca «Posso immaginare che per te lo sia stato anche di più,
visto come
ci eri legata»
«Va tutto bene» Gala si riempie i polmoni con un respiro tremante,
battendo più
volte gli occhi per scacciare le lacrime «Va tutto bene. Lo supererò...
è solo
che la ferita è ancora fresca»
«Lene sembra essere della stessa opinione» commenta lui cupamente,
spostando il
peso da un piede all'altro «Ma siete forti, lo so che ce la farete. A
proposito, avevo quasi dimenticato questo. L'ho comprato per te e l'ho
ritrovato solo ieri nella tasca del giubbotto e francamente, sono
sorpreso che
non si sia rotto»
Gala osserva con curiosità l'involto pallido, aggrottando le
sopracciglia nel
sentire la durezza del piccolo oggetto contenuto.
Legge il biglietto con un sogghigno che si allarga sulle labbra: 'Da
Ilarion ー
Per Gala. Le persone buone non
muoiono mai'.
Con cautela svolge l'incarto e un'espressione di felicità spunta sul
suo viso
non appena sbircia il regalo.
È una bellissima maschera veneziana con motivi spiraliformi attorno
agli occhi,
piume dall'aria eterea, di un pallido viola glicine ed avorio. Le sue
dita
scorrono distrattamente sulla pittura, un abbozzo di lacrime che va a
formarsi
sulle sue ciglia.
Sorride.
«Grazie infinite. Non dovevi» mormora, mani che tremano mentre
riavvolge la
carta e se la infila in tasca «Forse è meglio se ci sbrighiamo, gli
altri
saranno già a tavola»
«Andiamo a casa?» domanda Ilarion, porgendole il gomito con
un'espressione
complice. Gala alza lo sguardo sulla statua di Percival, il prato
sconfinato e
regolare, coperto di brina, il cielo bianco e ed infinito a migliaia di
piedi
sopra la sua testa. Si domanda se un giorno, prima o poi, lo toccherà.
Ma le questioni filosofiche possono aspettare; ora, ha uno stomaco da
riempire
e una famiglia da abbracciare.
Sorride ad Ilarion, prendendolo a braccetto con brio.
«Torniamo a casa» e, in silenzio, si incamminano insieme verso il
castello.
chion whispered:
ALL HAIL THE KING!
The End.
Fine.
Fin.
Owari da.
Конец.
Schluss.
/se non mi fermate, vado avanti con tutte le lingue in cui si dirlo/
*deep breath*
Finito. Ho finito questa fantastica
storia, che mi ha fatto ridere e piangere insieme a voi per un anno
intero
*squeals*
Mi sento tipo una madre che ha appena partorito(?) il primo figlio ᕦ(ò_óˇ)ᕤ
Insomma, sono così ORGOGLIOSA di me stessa, per essere riuscita a
scrivere ben
tredici lunghi capitoli + prologo & epilogo! riuscire a cliccare la
freccetta con scritto 'completo' è davvero appagante.
Shhhhh. Lo sentite il mio cuORE CHE SI SPEZZA?
Dovete sapere che sono la persona più irresponsabile e incostante del
mondo e
finire qualcosa è un gran confidence boost per me (com'è che si dice in
italiano...?)
E finalmente, FINALMENTE ho finito! Ce l'ho fatta!
Sono riuscita a portare a termine la storia e ho cercato di
rappresentare al
meglio i vostri OC. Se devo essere sincera, ho privilegiato alcuni su
altri
anche in base alla frequenza delle recensioni ;)
Sono vendicativa, lo so ~
Ero davvero convinta che almeno l'epilogo sarebbe stato breve --
seriously, ero tutta gasata e
continuavo a convincermi così.
ange: questo epilogo sarà breve,
perché sono stanca di scrivere! scriverò al massimo duemila parole!! (๑•ૅㅁ•๑)
ange: *si mette a scrivere per tre
ore*
ange: ahhh, finito! saranno circa
millecinquecento parole in tutto. sono fiera di me.
ange: *mette storia sul contatore
online*
contatore: 6200 parole
ange:
ange: ...
ange: щ(ಥДಥщ)
contatore: i got u bitch
bourbon: *plays sad violin in the
background*
E, beh, che ve ne sembra? Ho cercato di dare il giusto spazio a tutti
quanti e
approfondire le relazioni romantiche, ma faccio proprio schifo in
materia amorosa
e quindi è venuto fuori un casino, srry ( ؕؔʘ̥̥̥̥ ه ؔؕʘ̥̥̥̥ )
(quella sono io con il mascara sbavato, btw)
Anche la scena del 'funerale' con il cenotafio (anni di storia
dell'arte
sprecati a far cosa, bitches? Dopotutto, qualcosa l'ho imparata), spero
che vi
sia piaciuta.
Comunque ho inserito dei riferimenti ai primi capitoli, ricordate? Of
course
not.
Mi piace chiudere i 'cerchi' narrativi, come quello della vodka (Gala
propone a
Jules di andarla a bere al suo appartamento nel secondo capitolo) e la
maschera
veneziana di Ilarion (ah-ha! Ammettete che l'avevate scordata!). E, se
rileggete con attenzione il prologo, vi renderete conto che compare il
nostro
amato carillon!
E, beh, niente, andiamo avanti.
È giusto citare anche le mie fonti di ispirazione, che sono:
~ La chimera di Praga (Laini Taylor)
~ House Immortal (Devon Monk)
~ The library at Mount Char (Scott Hawkins)
~ The eight (Katherine Neville)
Per le informazioni e tutte le descrizioni delle città, ho consultato:
~ Google Maps (una sana dose di cultura non fa mai male)
~ Wikipedia
~ Tripadvisor
~ Claire North (libri vari)
Bene, ora passiamo ad altro: ho intenzione di revisionare i capitoli
per
rendere la storia più presentabile possibile e migliorare l'html(?).
Poi, ho intenzione di contare tutte le parole di tutti i capitoli (non
a mente,
LOL) e aggiungere un word count finale :"")
Detto questo, passiamo (finalmente) all'ultima parte di questo angolo
autore
infinito i ringraziamenti:
ringrazio:
_Winter_
_Ale_2001_
Marina Swift
black dalia
_En_
HabbyAndTsukiakari
Cari Chan
TimeStrangerRey
Strawbana
_ A r i a
Michy_66
per avermi fornito l'oc e recensito (il vostro supporto mi scalda
sempre il
kokoro!), ma ringrazio moltissimo anche:
MiseryLove
crona78
Waffel_Ivanov
White_Moon
angel love
_Leopardo delle Nevi_
Omega Chan
cody020701
Aiko_Miura_36
dragun95
Per aver partecipato alle selezioni. Sarà per la prossima volta, do
kashira ;W;
Un grazie particolare va di nuovo alla carissima _ A r i a
con cui ci saremo scritte almeno 4632838 messaggi
su fanfiction.net e
che mi ha sempre dato pareri sinceri ed esaustivi (•̀ᴗ•́)و ̑̑
E come dimenticarsi della carissima Maricchan,
che mi ha sempre sostenuta e ha sempre recensito con zelo ogni capitolo
e che è
cofondatrice del nostro esclusivo club bourbon
& Bourbon. Non ci sono abbastanza TVTB per esprimere quanto tu
sia
stata gentile e cara (ʃƪ ˘ ³˘)
E, ovviamente, non potevo non ringraziare cody020701
per aver recensito ogni capitolo, ma soprattutto Bea
a.k.a C o c o che
c'è sempre stata con le sue recensione e la sua ossessione per Rami
Malek -- un
giorno porterò all'altare questa donna!
Bene, io ho detto tutto, e
con
questo metto la parola fine a questa fantastica avventura con le
marionette. Non
preoccupatevi, non me ne andrò, mi sto solo prendendo un a pausa da efp
per
motivi personali (cioè, ho scoperto tumblr).
un abbraccio.
ange
/brindiamo a questa storia!/
/intanto beccatevi un po' di Dazai
che il fanservice maschile non fa mai
male/