La
Macchina Della Verità Fred
and George Weasley Production PARTE
PRIMA Non
sapeva ancora cosa l’avesse convita a partecipare. Era tutto
così assurdo: una buffonata, ecco cos’era! Una
buffonata bella e buona e andava avanti da ormai tre mesi. Tre
mesi di prove, punizioni, penitenze… Silente non riusciva
ancora a capacitarsi di cosa fosse successo ai suoi bravi
ragazzi. E
lei? Beh, lei era stata scelta come una delle rappresentanti di
Grifondoro e per questo era pressoché obbligata ad aderire. Ma
chi cavolo glielo aveva fatto fare? Obbligata un corno, con queste stupidi rivalità tra Case
-come le aveva definite una volta Hermione- non voleva averci
più a che fare. O
almeno per ora. Ginny
Weasley con un movimento irritato della mano si scostò
alcune ciocche ramate, che le erano
ricadute davanti agli occhi. Sembrava
andare tutto a meraviglia: gli avevano fatto fare queste prove idiote,
gli avevano costretti a fare cose assurde -estremamente assurde, come
combattere contro un animale il cui nome aveva cercato di dimenticare o
spedirli a Noctum Alley per acquistare un ingrediente introvabile-, ma
allora sembrava non andare ancora bene. E no, sarebbe stato troppo
semplice. I
Corvonero erano arrivati all’ultimo posto, forse per la poca
voglia che avevano di impegnarsi in quei compiti. O meglio per la troppa
voglia che avevano di studiare, lasciando così il terzo
posto, con sorpresa di tutti, ai Tassorosso, che da amici fedeli quali
erano ne erano stati estremamente felici. E
così i Serpeverde e i Grifondoro erano arrivati,
puntualmente, a pari merito e la battaglia
finale –Ginny maledì la sua
sfortuna- si sarebbe tenuta quella sera. Si, proprio quella
sera… Ma lei, aveva un appuntamento quella sera! Merlino,
per colpa di questa stupida pagliacciata non si erano
pressoché visti per tre mesi e adesso, che sembrava tutto
finito, questi se ne uscivano con un ballottaggio? Ma era tutti stupidi? Ma
oltre ad arrabbiarsi ed inveire contro Hermione -che di sicuro centrava
qualcosa nell’organizzazione essendo Caposcuola-, cosa che
tra l’altro aveva già fatto senza ricevere un
benché minimo risultato, non le restava che dire addio alla
sua cenetta romantica a lume di candela e correre in Sala Comune per
sapere a quale supplizio mortale si sarebbe dovuta preparare. Come
una furia entrò nella sala, avvicinandosi rapidamente a suo
fratello ed Harry che confabulavano con altri due ragazzi. Ronald Weasley, Harry Potter, Dean Thomas,
Colin Canon e naturalmente lei, Ginevra Weasley. Ecco
a che cosa si riduceva la sua squadra. Squadra che, del resto, era
stata scelta da più di un centinaio di studenti -a quelli
che non facevano il 5° anno non era permesso partecipare
né assistere alla gara-. A lei, tra l’altro,
sembravano solo un mucchio di frutta ammucchiata assolutamente senza
una logica. Ma
dai, bastava guardarli un attimo: Ron sembrava improvvisamente
imbarazzato, molto probabilmente perché stava raccontando le
informazioni che aveva ricevuto da Hermione -loro continuavano a
negare, ma la loro relazione era ormai evidente a tutti-; Harry
osservava, maliziosamente, l’espressione che si andava
dipingendo sul viso dell’amico, non capendo di sicuro
più di una parola di quello che stava dicendo; Colin, che
era il più interessato, non perdeva una parola di quello che
affermava Ron prendendo anche appunti; poi c’era Dean che,
come al solito, da buon dongiovanni qual era diventato, lanciava
occhiate languide alla sua ultima conquista. E
inoltre c’era lei: Ginevra Weasley, sesto anno, con i capelli
rossicci che non volevano un minuto stare a posto e con un unico
desiderio: andare al suo maledetto appuntamento! Dovevano
essere una squadra loro? No, proprio non lo potevano essere,
né sembrare, l’unica cosa a cui assomigliavano -e
doveva proprio ripetersi- era un’enorme cesto con della
frutta ammucchiata completamente a cavolo! «Ciao
ragazzi!» salutò, affiancandoli e sedendosi per
terra a lato di Dean. Harry
alzò come un lampo lo sguardo su di lei. «Ah
Gin! Ron ci stava giusto dicendo che…» «“Che
questa volta sarà più difficile del previsto e
che centra qualcosa tipo una specie di Macchina Della
Verità”» lesse Colin, venendo
senza saperlo in aiuto del Bambino Sopravvissuto. Ron
annuì convito col capo mentre, sotto lo sguardo ammiccante
della sorella, si tingeva ancora di più di un bel rosso
porpora. «Si
proprio così! Ma non né ho saputo niente di
più…» dichiarò leggermente
dispiaciuto. Dean,
che fino a quel momento non aveva ascoltato -né guardato-
quello che stavano architettando, si voltò con ghigno sadico
disegnato sulle labbra verso il giovane Weasley. «Ma
ci vuoi spiegare come riesci a procurarti tutte queste informazioni,
eh?» disse con tono malizioso, tirando una lieve gomitata
all’amico. «Ron vecchio marpione!» Ginny
scosse la testa scoraggiata. «Ma
la volete smettere di dire cretinate? Già ci hanno messo
questa stupida prova a rovinarmi la giornata, ci mancate solo voi e le
vostre stupidaggini, guarda!» affermò stizzita,
alzandosi successivamente in piedi. E
no, quella non era proprio la sua giornata. Rapidamente
si allontanò dagli amici, che la osservavano ancora
sgomentanti dal suo scattò di rabbia, andandosi a nascondere
nel suo dormitorio. *** Fortunatamente
per lei -e anche per le persone che le stavano accanto-, la sera
arrivò prima del previsto e con essa
l’arrabbiatura si affievolì. Sembrava
tutto tornato alla normalità, o almeno il suo stato
d’animo, per il resto infatti
nulla poteva apparire normale! Quella
sfida sembrava essere diventata l’evento dell’anno.
Era assurdo! Tutti i ragazzi del quinto, sesto e settimo anno non
avevano fatto altro che parlare per tutta la cena di quello che sarebbe
successo. E dire che se li avessero scoperti come minimo avrebbero
sospeso mezza scuola, per non parlare di quello che sarebbe successo a
lei e agli altri componenti delle squadre, come agli
organizzatori… Nemmeno ci voleva pensare da quanto sarebbe
potuta essere terribile la loro punizione! E
quegli incoscienti dei sui compagni cosa facevano? Ne parlavano
allegramente a tavola, ma mi sembra ovvio! Per non parlare dei
ragazzini più piccoli che dovevano essere tenuti
all’oscuro di tutto… Ma come si faceva ad essere
così incoscienti? Quando
finalmente arrivò nella sala in disuso utilizzata per quella
sera, accompagnata –naturalmente- dalla sua squadra,
tirò un respiro di sollievo. Non
sapeva perché ma si aspettava qualcosa di molto peggio di
quello che si trovò sotto gli occhi. Molto, molto peggio. In
mezzo alla stanza era stato contornato con dei tavoli, simili a quelli
della Sala Grande, uno spazio abbastanza grande. Dietro a queste
tavolate era presenti molte sedie, sulle quali i ragazzi si stavano
accomodando e, tanto per non far scoppiare una rissa nel momento in cui
si sarebbe svolto il tutto, Grifondoro e Corvonero erano stati messi da
una parte, mentre dall’altro lato Serpeverde e Tassorosso,
che essendo i più quieti erano i migliori per affiancare le
serpi. All’estremità
centrale, precisamente a sinistra, erano posti due banchi con le
rispettive sedie, sopra le quali erano sedute quattro persone, tra cui
Ginny non ci mise molto a riconoscere il volto di Hermione. Come
aveva indovinato, l’amica era al centro della cosa, anche se
poteva solo immaginare quanto tempo avessero
impiegato per convincerla a partecipare. Appena
lei, insieme ai suoi Frutti-Mal-Assortiti,
fecero il loro ingresso un mormorio eccitato si propagò per
la sala ed Hermione, dopo averli individuati, li si avvicinò. «Hermione!
Non mi sarei maaai immaginato di vederti a capo di questa
gara!» la salutò Harry con una strizzatina
d’occhio tutt’altro che celata. Ron
divenne improvvisamente porpora, mentre la ragazza dai riccioli castani
lo fulminava con lo sguardo, riprendendo subito dopo la sua aria
professionale. «Vi
pregherei di mettervi al centro, davanti ai tavoli. Grazie.» Detto
questo la Caposcuola si allontanò
velocemente. «E’
stato un piacere conversare con te! A preso!» le
urlò dietro Dean, sventolando ironicamente la mano. Ginevra
soffocò una risata. Il suo ex-ragazzo delle volte era
veramente esilarante. A proposito di ragazzi chissà
se… No, non era il momento di pensarci, aveva altro di cui
occuparsi in quel momento. Ben
presto tutti gli studenti arrivarono e loro -il cesto di frutta- si
ritrovarono la squadra di Serpeverde a pochi passi di distanza, davanti
ai loro compatrioti che li
acclamavano senza ritegno. La
giovane Weasley distinse chiaramente il ringhio sommesso che usciva
dalle labbra di Ron ed Harry diretto naturalmente a Draco Malfoy, che
ghignava divertito. Quanto
avrebbe voluto togliergli quel ghigno ironico dal volto. Sorridendo
ingenuamente ai suoi avversari, o almeno era questo che gli voleva far
credere, si avvicinò ad Harry, posandogli pacatamente un
mano sul braccio. -Non
preoccuparti, dopo che avremmo vinto quei ghigni spariranno dalle loro
facce!- mormorò, mentre la piega delle sua bocca si
allargava. Oh,
gliel’avrebbero fatta vedere loro! In
quel momento Hermione si alzò in piedi, attirando
così l’attenzione dei presenti su di sé. «Benvenuti
a tutti.» annunciò, mentre la sala calava nel
silenzio. «Prima di iniziare con la prova avrei alcune brevi
cose da dirvi. Per primo vorrei presentarvi i ragazzi che, gentilmente,
mi hanno aiutato a organizzare, a far in modo di non venir scoperti e a
valutare le vostre prove. Quindi vi pregherei di salutare con un
applauso: Cho Chang, Corvonero; Ernie Macmillan, Tassorosso e Michele
Dickins, Serpeverde.» ogni ragazzo chiamato in causa si
alzò in piedi esibendosi in un breve inchino.
«Come seconda cosa, vorrei mettervi a conoscenza che questa
prova non era pianificata e abbiamo dovuto fare una piccola piega nel
programma, facendoci aiutare da esterni. Adesso passo volentieri la
parola a Michele, che vi illustrerà lo svolgimento della
prova.» E
concludendo così il discorso si riaccomodò sulla
sua sedia, seguita -lusingata- da un boato di applausi. Questa
Michele si alzò immediatamente dopo Hermione, sorridendo
seducentemente alla sala. «Salve
a tutti!» salutò, lasciando ondeggiare i suoi
lunghi riccioli miele. «Vi presento la “Macchina
Della Verità”.» con un movimento
longilineo del braccio indicò un grande porta in fondo alla
sala da dove uscì una grande macchina colorata. Lo stomaco
della giovane ramata ebbe un piccolo sobbalzo. «Prodotta per
noi direttamente dai gemelli Fred e George Weasley.» No,
non poteva essere! Stavano scherzando… Bene,
lo scherzo era finito, adesso potevano dirle da chi era veramente
prodotto quell’affare. … Ma
perché quella bambolina bionda non si decideva a parlare? Oh,
Merlino! Doveva essere un sogno… Si, si un sogno! Forza
Ginny svegliati, è mattina! Perché
non si stava svegliando? Stava
per iniziare a prendersi a schiaffi per sortire l’effetto
sperato, quando decise di darsi un minimo di contegno, cercando intanto
un po’ di sostegno nella sua squadra che, però
sembrava presa dal panico. E
ci credeva, chi non lo sarebbe stato? Usare una macchina di Fred e
George era pressoché un suicido! Anzi, senza il
pressoché, ERA un suicidio e lei, era troppo giovane per
morire. «Naturalmente
la macchina è stata sottoposta a tutti i test possibili,
quindi vi assicuriamo che siete fuori pericolo.» E
meno male che almeno avevano fatto dei controlli! Gli
studenti presero quella come una battuta di spirito, ma chi aveva avuto
la sfortuna di conoscere i gemelli non si sarebbe tolto
quell’espressione preoccupata dal volto tanto facilmente. E
per chi ne era il fratello o la sorella ed aveva dovuto subire e
testare tutti i loro scherzi, l’espressione preoccupata -se
avessero scampato il pericolo- non se ne sarebbe andata per giorni. -Ma
adesso è meglio che inizi a spiegarvi le regole del gioco.
Ogni membro delle due squadre verrà legato con un
incantesimo apposito alla macchina, cosicché qualsiasi
parola uscirà dalla sua bocca verrà testata
simultaneamente se vera o falsa. Appena finirò di parlare,
verranno consegnati a tutti i presenti dei bigliettini sopra i quali
potrete scriverci una domanda da porre hai nostri gareggianti. Dopo
verranno raccolti e noi ne estrarremo dieci, a
cui sarà obbligato a rispondere ogni
membro della squadra. Vince chi riesce a dare le risposte ai quesiti
mentendo meno, quindi vi pregheremo di scegliere delle domande
difficili ed imbarazzanti. Grazie, è tutto.- E
così dicendo la dolce bambolina bionda si
accomodò sulla sua sedia, mentre su tutti i ragazzi
presenti, tranne naturalmente le due squadre, comparivano dei fogli e
delle penne. Ginevra
tirò un sospiro di sollievo finalmente sollevata. Alla fine
non poteva essere tanto male, ne avevano passate di peggio e poi
rispondere a delle stupide domande non poteva essere così
terribile. Ma non sapeva nemmeno
quanto si potesse sbagliare. |