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Autore: Love_in_idleness    02/04/2005    1 recensioni
Henka non aveva idea che quei lunghi discorsi avrebbero potuto dilatare una sola notte di riflessione in un'eternità destinata a svoltare verso direzioni del tutto impreviste. Altrimenti vi si sarebbe applicato molto prima. FI-NI-TA (Non vedevo l'ora di scriverlo)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Love – in – idleness

--- ACHTUNG: la prima parte può sembrare sconnessa. Ricordatevi che Henka è un po’ alticcio…

 

IX.

Repentini fulgidi abbagli di cieli in tempesta dai colori così brillanti, cupi, malinconici, da sembrare essere usciti da un quadro romantico di Friederich nella sua ora più infausta, danzavano palpitanti in giravolte di vorticoso delirio innanzi ai miei occhi offuscati ed appesantiti.

Le nuvole disegnavano contorni aggraziati che scemavano via via nell’azzurro, nel blu e nel violetto della laguna malferma del cielo, e come cavalcanti orde di schiumose onde soffici si riversavano nel loro delicato, gentile e soave balletto per quella distesa ora placida ora tormentata di stelle cangianti in tutto e per tutto simili ad un buio e scintillante prato di incantevoli e magici fiori luminosissimi

Appariva come una serie sovrastante ed ineffabile nella sua leggerezza di immagini irreali e giochi di luci e rifrazioni, nella mia mente annebbiata, ma talora di una nitiditezza acuta al punto da ferirmi gli occhi, altrimenti scialbi, scoloriti, annacquati tanto da farmene dispiacere.

Scivolavano gli uni sugli altri rimestandosi in una miscela sempre pura di tinte e sfumature cromatiche tenebrose, lugubri e tristi.

Il mare, che avvertivo vicinissimo risuonarmi nel suo perpetuo e leggero sciabordio con una calma e una pacatezza così infelicemente inumane, mi lambiva i sensi come ovattato da una coltre sottile di seta dolcissima al tatto sopraffino. Leccava la terra con costanza nel suo gioco acquatico tanto ben calibrato di luci e ombre, di caloroso e freddo, di forza e saggezza.

Io non vedevo il mare, potevo solo udirne il rollio delle onde che si infrangevano sulla spiaggia e contro gli scogli aguzzi e taglienti come la lama di un rasoio.

Ma vedevo il cielo così magistralmente tinteggiato, e, lo giuro, me lo ricorderò per sempre, le sue leggere sfumature di colore che spaziavano dal blu più penetrante dell’oceano al rosso Magenta, a tutti i colori tipici della tempesta –il bleu manganese, il cobalto, l’antracite, il petrolio o la pervinca- fondersi con grazia e drammaticità oscura in una serie infinita di piccole sfumature eclatanti, traslucide e smaltate che nessun genio pittorico, per quanto sensibile ed impeccabile, avrebbe mai potuto lontanamente imitare e raggiungere in splendore e maestà.

Però i quadri degli impressionisti avevano un’analogia di fondo con quel paesaggio tanto surrealmente impregnato di misticismo ed escatologia: penso di non aver ritrovato nemmeno una macchia di vero nero.

Penetrante ed incisivo.

I granellini ruvidi della sabbia cominciarono ad insinuarsi sotto la maglietta leggera di cotone e a graffiarmi la pelle tenera e tanto candida.

Penso di aver riso di fronte all’evidenza netta dello spettacolo che mi si stava offrendo.

‘E questo?’ Ammiccai indicando la volta d’Atlante. Lui si che doveva aver toccato con mano il Capolavoro.

‘Henka, alzati. Davvero.’

Non c’era nessuno attorno a noi, e pensai fosse strano data l’evenienza. Ma Giulio mi spiegò con semplicità e una certa nota di stanchezza nella voce che mi aveva quasi trascinato seco per uno stretto sentierino nascosto tra gli scogli ed una rada ed arida vegetazione di macchia mediterranea fino ad una piccolissima, graziosa caletta che condividevamo solo noi due e i nostri discorsi di muta comprensione reciproca.

Lui l’aveva scoperta per caso.

Sospirai mentre facevo leva sulle braccia robuste e mi sollevai dalla sabbia ancora tiepida. Mi guardai intorno e osservai con più circospezione ed un’ammirazione quasi tangibile la sinfonia accurata del paesaggio che si snodava progressivamente davanti ai miei occhi sbalorditi.

Eravamo quasi chiusi tra due pareti di roccia molto alte dalle quali si dipanava una sottile lingua di scalee scavate direttamente nella pietra –eccolo, il sentiero per il quale ero stato tanto faticosamente trascinato-. Dietro di noi si ergeva con imponenza e pomposità orgogliose una parete a strapiombo alta almeno una ventina di metri, sulla quale cresceva un boschetto refrigerante di pini marittimi.

La spiaggia, come tutte le spiagge della Liguria, non era ampia fino alla battigia, piuttosto una lingua sottile, e non correvano più di quattro metri dal dirupo contro il quale ci eravamo accoccolati al bagnasciuga.

In lontananza scorgevo tre isole il cui profilo era illuminato dalle luci della luna e dai puntini indistinti e tremolanti delle abitazioni. Un faro, sulla più piccola di queste, illuminava costantemente ad intervalli regolari la costa nella nostra direzione.

Ma il vero spettacolo era il mare, così fastidiosamente simile in tutto e per tutto al cielo opaco nelle  sfumature, se non per il moto ondoso aritmico e quella tragicamente toccante scia luminosa che lo attraversava con caparbietà.

Allora doveva essere trascorsa la mezzanotte perché la cerimonia tradizionale era già stata effettuata: ogni anno, alla fine di Luglio, venivano lasciati scivolare in mare dei semplici lumini bianchi, un perlaceo distillato di lucentezza, in piccole miniature di imbarcazioni che dovevano permetterne la traversata.

I lumini viaggiavano fino ad essere sopraffatti dalle onde in una processione che mi incupiva l’animo.

Giulio mi stava accarezzando i lunghi riccioli biondi per ripulirli dalla sabbia.

Mi sdraiai di nuovo appoggiandogli la testa in grembo, mentre lui continuava la sua opera meticolosa, e mi sfuggì un sospiro di profonda tristezza.

‘Capisci cosa voglio dire? Quest’atmosfera… nient’altro che un’insieme di percezioni sensoriali, è in grado di condizionarti, seppur in minima parte, l’animo.’

‘Sì. Sono un po’ triste.’

‘Lo sospettavo Henka.’

‘E tu non lo sei?’

‘Lo sono sempre.’

‘Mm. Dimenticavo quanto sconfinate fossero la tua autocommiserazione e la tua perenne depressione.’

Fece un verso che significava di tacere –avevo imparato anche a decifrare la sua lingua fatta di espressioni facciali e smorfie-.

‘Ma io non voglio essere costantemente influenzato nella mia personalità!’

‘Eh, ma è così dall’inizio del modo! Sono situazioni che scattano a livello inconscio.

L’uomo, per forza di cose, percepisce il mondo che lo circonda, e ne è vincolato. Il giorno che ci dimenticheremmo della nostra anima, allora saremmo finalmente felici. Ma a quel punto non avrà più alcuna importanza.’

 

--- Mi vergognavo a darvi solo quel capitolettino-ino-ino… e poi mi porto avanti, perché tra un po’ di päivä (giorno. Il plurale non lo so fare. Chissà quando arriva la grammatica finlandese che ho ordinato). Dicevo che tra un po’ di giorni (e non mi ricordo di preciso quando, tanto per cambiare) vado in gita (ah ah). Sto via una settimana, quindi devo anticipare due chappy prima o dopo. Sennò non finiamo più… vero che siete contenti? Eh?

Come sono magnanima.

Mah, mi sento depressa. Sensei, un’altra mail! Sto per morire! T___T non sono abituata a questo schifo… uffa…

Lo sai che… ho rivisto i mitici bigliettini di mate e credo di aver copiato da te… nel senso… aver copiato proprio la tua verifica, il che non sarebbe grave se non fosse per il piccolo particolare che erano due verifiche diverse. Come ho potuto? T___T. Ho anche rotto la busta del biglietto del compleanno di Winnie… quella con scritto “auguri per i tuoi 4 anni”. La conservavo da un sacco di tempo. Sigh.

 

A Pasqua sono andata a Tellaro e ho cominciato a vagare sconsolata per tutti i posti che vi ho descritto (la maggior parte non sono inventati). Mi ricordavo piuttosto bene. Strano. Io non ho una buona memoria. Qualcuno dice che non ho una memoria.

Comincio a credere di essere pazza, a furia di sentirmelo ripetere, ripetere, ripetere…

 

Scusate i miei piccoli sfoghi… Vorrei assolutamente recensioni per questo capitolo, perché è uno dei miei preferiti. Vi prego, mettetevi d’impegno. Sniff… solo due minutini… dai…

=D ß fiduciosa della vostra buona volontà.

 

Love_in_idleness

   
 
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