Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: JulyChan    02/10/2016    16 recensioni
È domenica mattina, e Hermione Granger si avvia di gran carriera verso i sotterranei, ben contenta di ripassare Pozioni, piuttosto che gelarsi il didietro sugli spalti per guardare una partita di Quidditch.
È domenica mattina, e Draco Malfoy preferirebbe di gran lunga cavarsi un occhio, piuttosto che perdersi una partita di Quidditch e trascorrere la giornata a recuperare Pozioni.
[Prima classificata ai contest "The Zodiac Signs" di Jadis_, "Keep calm e... fatemi amare il vostro personaggio preferito!" di eleCorti e "È nella mia natura..." di Nirvana_04]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



sunday morning
“ I T ' S   J U S T  
T H E   W A S T E D   Y E A R S
S O   C L O S E D   B E H I N D ”
 

 
 
  Era mattino inoltrato e la coltre caliginosa che aveva regnato fino a quel momento si stava finalmente diradando. I pallidi raggi di sole filtravano attraverso la foschia, colorandone di una dolce luce aurea i lievi fumi, e cadevano sul manto erboso, rendendo opalescenti i fili d’erba ancora umidi di brina cristallizzata. Nonostante il vetro lasciato a impolverarsi da chissà quanto tempo, era possibile distinguere i cambiamenti atmosferici che si susseguivano svelti con il passare dei minuti. Ad avvicendarsi sul viale acciottolato, però, ora non vi era più solo la luce mattutina, ma un incalzare sempre più frequente di puntini perlopiù blu e gialli, come formiche programmate a fluire automaticamente tutte insieme nella stessa direzione.
  Le centinaia di studenti che quella domenica mattina si stavano dirigendo verso il campo da Quidditch avevano atteso con trepidante ansia quel fine settimana di svago, una piacevole interruzione dalla routine scolastica che già incombeva sulle loro giovani spalle, nonostante il nuovo anno fosse cominciato da nemmeno due mesi. E quale migliore opportunità di divertimento, se non quella di farsi venire il torcicollo per guardare una manciata di individui pompati rincorrere delle palle e rischiare di rompersi una gamba o qualunque altra parte del corpo?
  Hermione Granger sospirò scoraggiata, scuotendo lievemente il capo, il manto di capelli nodosi ondeggiò sulle spalle e, a quel gesto, alcune ciocche le ricaddero sulla guancia sinistra. Sollevò meccanicamente una mano, nell’impresa impossibile di domare i suoi capelli, per poi recuperare la borsa piena di libri posata a terra. Sconfitta, si spostò dalla finestra ad arco davanti alla quale si era concessa qualche minuto di pigra tregua dopo le ore trascorse nella Sala Comune a studiare Trasfigurazione. La flebile luce che fino a qualche istante prima la accarezzava si affievolì fino a scomparire mentre lei si allontanava. C’erano ora ombre a rincorrersi sul suo viso, mentre si dirigeva con passo marziale verso il piano inferiore, l’espressione distratta mentre si torturava un labbro con i denti.
  Era domenica mattina, Corvonero e Tassorosso disputavano la seconda partita del campionato scolastico, tutta la scuola si riversava di corsa nello stadio, cori festanti esplodevano di tanto in tanto, alternati da gridolini spensierati e dal suono quasi molesto delle trombette magiche e di chissà quale altra diavoleria da stadio.
  Le voci concitate di alcuni ritardatari sciamarono brevemente tra i corridoi del castello, prima di affievolirsi e scomparire del tutto. Aveva appena posato un piede sull’ultimo gradino della scalinata principale, quando sentì il pesante portone di quercia chiudersi con un tonfo. Un silenzio paradossalmente assordante gravò all’improvviso intorno a lei, riscuotendola dai suoi pensieri.
  Si accorse solo in quel momento che il castello era praticamente deserto, un’oasi temporanea di serenità della quale avrebbe sicuramente approfittato, traendone il massimo beneficio. A quel pensiero, un sorrisetto le increspò le labbra, ma la sua espressione baldanzosa lasciò ben presto il posto a un cipiglio di supponenza. La becera idiozia di Ron e Harry era davvero Oltre Ogni Previsione: dopo sei anni, non si capacitava ancora di come preferissero gelarsi il didietro sugli spalti, piuttosto che godere di intense ore di ripasso nella tranquillità del castello. Si strinse le spalle incapace di darsi una risposta e, noncurante del peso dei libri, si incamminò verso i sotterranei, per poi bloccarsi un po’ recalcitrante sotto l’architrave: la turbava sempre dover esercitarsi nelle Pozioni lontano dal tepore accogliente della Sala Comune dei Grifondoro o, al più, dagli antri polverosi e fragranti di pergamena della Biblioteca. Purtroppo, non era loro concesso possedere gli ingredienti meno comuni e maneggiare la strumentazione necessaria in luoghi diversi dall’aula dove si tenevano le lezioni del professor Lumacorno. Mentre scrutava il corridoio lugubre che le si diramava davanti, il suo senso di appagamento iniziale scemò leggermente, ma si impose comunque di riprendere a camminare. Si trascinò oltre la soglia, scendendo un paio di gradini e addentrandosi nell’ombra, attenta a non scivolare sulla pietra via via sempre più umida, percependo chiaramente il suo respiro farsi condensa, mentre l’atmosfera calda tipica di Hogwarts si smorzava a ogni passo.

 
***
 
 
  Se fino a qualche mese prima qualcuno gli avesse mai detto che si sarebbe trovato indietro con una materia - per di più Pozioni - e che si sarebbe perso una partita di Quidditch per rimediare a tale lacuna - per di più di domenica mattina -  avrebbe senza dubbio contattato il San Mungo per assicurarsi che nessun paziente affetto da turbe psichiche fosse riuscito a fuggire. O se, nella rara ma comunque possibile eventualità, il paziente latitante fosse lui stesso.
  In realtà, essere indietro con lo studio non era nemmeno il primo dei suoi problemi, in quel momento. Anzi, avrebbe pagato fior fiore di galeoni per poter avere tali preoccupazioni banali e ordinarie. Avrebbe ceduto persino Malfoy Manor pur di ritrovarsi nei panni di un comune studente, alle prese con un’insufficienza, con un professore ingiusto, con una cotta non ricambiata.
  Essere immischiato con il Signore Oscuro non significava solo non dormire da giorni e trascorrere la giornata a cercare una soluzione che pareva impossibile da trovare, ma anche odiare e temere il minimo istante che volava via. Ogni rintocco gli ricordava l’inesorabile passare del tempo, nient’altro che un passo in più verso il precipizio, verso la fine, sua e della sua famiglia. Nessuno poteva capire, nessuno poteva sapere: sentire il peso di tutto ciò solo sulle proprie spalle era forse la parte peggiore, ma non poteva permettersi nessuna fuoriuscita di informazioni, nessun passo falso.
  Tuttavia, qualcosa aveva cominciato a incrinarsi dentro e fuori di lui: la tensione accumulata in quelle settimane rischiava di manifestarsi nei momenti e nei modi più inaspettati. La mancanza di sonno, l’ansia per la difficoltà del piano e il nervosismo dilagante avevano cominciato a farsi sentire e stavano lentamente facendo il loro corso, riducendolo a uno straccio, sporco e lacerato. Stanco e incapace di concentrarsi anche nelle cose più futili e quotidiane, non riusciva più a farsi valere nemmeno nell’unica materia dove aveva sempre primeggiato. Non destare sospetti nemmeno in ambito scolastico era, dunque, diventato parte integrante del progetto, e la domenica era la scelta più ovvia per potere studiare indisturbato e lontano da occhi indiscreti, a maggior ragione la domenica di una partita di Quidditch.
  Mentre si affaccendava per sistemare sul tavolo il suo calderone e i vari alambicchi di base, gettò un’occhiata alla pergamena davanti a sé, scrutando distrattamente la lista di argomenti da recuperare che aveva stilato. Un sorriso amaro si impadronì del suo volto quando lesse la pozione in programma per quel giorno.
  L’Amortentia era stata una delle pozioni protagoniste della prima lezione con il nuovo professore di Pozioni, Horace Lumacorno. Era il filtro d’amore più potente al mondo, praticamente illegale da possedere e anche da produrre, ma il professore aveva insistito affinché si facesse un’eccezione per quell’anno, ritenendo che solo un’attenta conoscenza del filtro potesse aiutare a riconoscerlo e a evitare spiacevoli eventi. Si tende ad aver paura più della morte che dell’amore, aveva detto quel giorno a lezione, ma solo gli stolti non comprendono quanto sia proprio quest’ultimo, spesso e volentieri, la causa principale del primo.
  Draco rammentava perfettamente quel giorno e le pozioni che erano state presentate, la preparazione del Distillato della Morte Vivente, la promessa di un giorno dorato sotto forma di Felix Felicis, la competizione crescente che aleggiava in classe, il primo di una lunga fila di fallimenti che bruciava ancora come se fossero passati solo pochi attimi e non decine di giorni. Ricordava anche i vapori delle pozioni che si innalzavano e scivolavano docili tra gli studenti, odori e consistenze differenti, uno fra tutti che si insinuava prepotentemente nelle sue narici: dal più vicino dei tre calderoni del professore proveniva un effluvio denso e corposo, capace di stordirlo con la sua profumazione ambigua e ammaliante. Aveva riconosciuto subito due fragranze predominanti: un acre odore ferruginoso che si intrecciava a un aroma muschiato più gradevole, quello del legno di larice che bruciava nella sala comune dei Serpeverde da che aveva memoria. In quell’istante, aveva avvertito quasi una sensazione di sicurezza, e si era lasciato accarezzare dal ricordo familiare che quei due profumi gli riportavano alla mente: la sua casa a Hogwarts, la sua casa nel Wiltshire.
  Il suo crogiolarsi si era però interrotto bruscamente. Un moto di disgusto micidiale lo aveva assalito una volta compresa la vera natura di quel primo profumo. La morsa allo stomaco si era fatta poi più feroce quando aveva realizzato concretamente che, da quasi un anno, era quello l’unico odore capace di avvertire sulla soglia di casa: odore di sangue, di suppliche, di soprusi. Odore di morte.
  Il ragazzo scosse la testa, in un tentativo di scacciare quei pensieri e rischiararsi la mente. Non poteva permettersi di divagare ancora e, soprattutto, di perdere quel tempo prezioso che era riuscito a ritagliarsi. Imponendosi di focalizzare la propria attenzione sul presente e sulla preparazione della pozione, prese la bacchetta e, a un suo movimento fluido, una fiamma comparve sotto al calderone. Finì di regolare il fuocherello e poi distese le braccia, poggiando le mani sul legno scheggiato del tavolo, respirando profondamente, ma i muscoli della schiena non volevano saperne di rilassarsi. Mentre procedeva alla lettura degli ingredienti necessari, si passò distrattamente una mano sul volto per stropicciarsi gli occhi stanchi, e fu solo a causa di un rumore di vetri infranti che si accorse che qualcuno era entrato nella stanza.
 

***
 

  Hermione, se ne fosse stata capace, avrebbe imprecato volentieri contro tutti i maghi e le streghe di sua conoscenza.
  Una volta entrata nell’aula di Pozioni, aveva riconosciuto subito l’inconfondibile individuo dai capelli ossigenati che le dava le spalle, ed era parsa rincuorata quando il ragazzo non aveva dato cenno di essersi accorto della sua entrata. L’ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stata dover rinunciare alle sue esercitazioni di Pozioni perché costretta dall’esasperazione a lasciare quella stanza. Per fortuna, Malfoy aveva continuato imperterrito a strofinarsi la fronte, guardando fisso sul libro davanti a sé, forse sperando che la sua pozione si preparasse da sola.
  Si avvicinò a una delle postazioni, premurandosi di scegliere quella più lontana dal ragazzo e, sempre scoccandogli in tralice un’occhiata di tanto in tanto, posò delicatamente la borsa sul tavolo ed estrasse i suoi guanti in pelle di drago e il tomo di Pozioni Avanzate, sfogliandone le pagine sempre attenta a non fare il minimo rumore. Con la stessa attenzione e riverenza si avvicinò allo scaffale degli strumenti, afferrando un paio di pinze sottilissime, un colino e un coltello dalla lama corta e spessa. Quando, però, si protese per prendere un’ampolla di cristallo, non si accorse di alcune provette di vetro lasciate in bilico sul bordo della dispensa. Fu un attimo: bastò un movimento impercettibile del polso e un rumore cristallino di vetri rotti si propagò nel tetro silenzio delle segrete. A Hermione non servì voltarsi, ma percepì esattamente il sussulto di sorpresa del ragazzo alle sue spalle e lo spostamento d’aria prodotto dal suo girarsi di scatto verso la fonte del rumore.
  «Cosa diavolo ci fai qui, sudicia Sanguesporco?».
  Hermione si morse la lingua, per evitare che una qualche maledizione uscisse dalla sua bocca. Quando una fitta di dolore le trafisse il palmo sinistro, si accorse di aver inconsapevolmente anche stretto i pugni: aprì la mano e fissò la lama del coltello intrisa del suo stesso sangue, reprimendo una risata amara per l’assurdità della situazione. Senza pensarci due volte, si ripulì sulla stoffa della gonna e si voltò, un’espressione stirata sul suo volto, la contrazione della mascella a tradire lo sforzo di trattenersi. Scoccò un rapido sguardo d’indifferenza al ragazzo, il quale la fissava trucemente dall’altra parte dell’aula e si torceva le mani e le maniche della camicia, stranamente agitato. Imponendosi di porre fine alle sue elucubrazioni e senza proferire parola, Hermione recuperò tutti gli strumenti necessari, tornò alla sua postazione e li sistemò uno a uno in modo quasi maniacale.
  Malfoy continuava a fissarla e a stritolarsi i polsini, ma il cipiglio di puro odio che aveva dipinto in volto si trasformò lentamente in stizza e incredulità, quando si accorse che la ragazza non solo non si era degnata nemmeno di rispondergli come suo solito, ma aveva bellamente ignorato la sua presenza in un vano tentativo di mostrarsi superiore. Hermione esultò mentalmente per la riuscita del suo piccolo proposito, appuntandosi di continuare su quella lunghezza d’onda per tutto il tempo necessario alla preparazione della pozione, sua prerogativa assoluta in quel momento: non si sarebbe lasciata distrarre dagli insulti del ragazzo, non avrebbe gettato alle ortiche un buon voto in Pozioni per colpa dell’ennesima cattiveria gratuita di quel borioso individuo.
  Puntò la bacchetta verso il calderone, riempiendolo d’acqua, per poi spostare leggermente la traiettoria e accendere il fuoco. Mentre formulava incantesimi d’Appello per richiamare a sé gli ingredienti necessari, controllando di tanto in tanto che l’acqua non stesse già raggiungendo il punto d’ebollizione, si arrischiò a lanciare una breve occhiata verso il ragazzo, e sospirò di sollievo quando il suo sguardo incontrò solamente la sua schiena. Tornò a rivolgere la sua attenzione al peperoncino che le era appena apparso davanti, e cominciò a tritarlo finemente con la lama del coltello. Solo mentre metteva in infusione una decina di petali di rosa, si rese conto che mancavano le uova di Ashwinder: evidentemente erano protette e non potevano essere appellate. Indossò i guanti in pelle di drago per evitare ulteriori danni alle mani e si avviò verso il ripostiglio in fondo all’aula, accorgendosi con orrore che anche Malfoy sembrava diretto nella sua stessa direzione. Accelerò il passo, in modo tale da riuscire a entrare per prima nello stanzino, e si diresse convinta verso gli espositori della lettera “A”, adocchiando subito ciò di cui aveva bisogno. Aveva appena sollevato con cautela una manciata di ovetti sfrigolanti e fumanti, che li vide scomparire in un battito di ciglia, arrivando a chiedersi stupidamente se non avesse per sbaglio lanciato un Evanesco non-verbale. Fu quando si girò spaesata per guardarsi intorno che si ritrovò davanti Malfoy. Incrociò lo sguardo torvo del ragazzo e vide le sue labbra incresparsi, il palmo alzato a coppa sopra la sua testa. La guardò con un ghigno malevolo, reggendo le uova con fare trionfante, emblema dell’ennesima vittoria su quell’essere dai geni immondi e dai meriti infondati.
  Hermione si sentì montare dentro una rabbia lancinante, riuscendo a trattenersi per il rotto della cuffia dall’estrarre la bacchetta e affatturarlo una volta per tutte o dal prenderlo a schiaffi: qualunque cosa pur di cancellargli quell’espressione insolente dalla faccia. Invece, si voltò ad afferrare altre uova di Ashwinder e lo superò per uscire dallo stanzino, accontentandosi di dargli una spallata involontaria a causa dello spazio stretto.
  «Sei pazza, osi anche toccarmi?» sputò alle sue spalle, sgranando gli occhi. «Vattene, non c’è abbastanza spazio per tutti e due».
  Hermione si bloccò sulla soglia e tutti i suoi buoni propositi circa la superiorità e l’indifferenza scemarono rapidamente.
  «Sai, Malfoy,» replicò sommessamente, continuando a dargli le spalle, «mi chiedo come farai a sincerarti della buona riuscita della tua pozione».
  Il ragazzo aggrottò la fronte, confuso, senza capire dove volesse andare a parare, e la guardò girarsi lentamente, un’espressione ruvida dipinta sul volto.
  «Ne sai talmente poco dell’amore che l’Amortentia, per te, sarà sicuramente inodore».
 

***
 
 
  Draco continuò a fissarla, attonito, le dita contratte che rischiavano di spaccare le fragili uova nel suo palmo. Si era sbagliato, qualche momento prima, quando aveva pensato che la Granger quel giorno non si sarebbe arrischiata sul piede di guerra. Forse era stata solo tutta una pantomima per permetterle di attaccare nel momento decisivo e nel modo meno prevedibile, con un’unica stilettata precisa nel punto nevralgico della battaglia. E l’unico modo per distrarla, per non farle notare il leggero turbamento creatosi dove prima la superfice delle cose era liscia e immobile, era ricambiarla con la stessa moneta.
  «Meglio così, Granger, piuttosto che saperne quanto te e prenderlo in quel posto quando gli straccioni ti abbandonano per la prima oca giuliva che si trovano davanti».
  Draco le si avvicinò minaccioso, guardandola dall’alto, costringendola ad arretrare di qualche passo, finché si ritrovarono entrambi fuori dallo stanzino. I loro sguardi erano ora illuminati dalle fiamme delle torce, i cui fasci si infrangevano disordinatamente sulla pietra liscia delle pareti. Hermione non aveva battuto ciglio davanti alla sua affermazione, ma il ragazzo sapeva per certo che a far vacillare i suoi occhi in quel modo non era stata solamente la luce tremula della stanza.
  «Di cosa odora la tua Amortentia, comunque?» infierì ancora, mentre lei apriva la bocca in un debole tentativo di controbattere. «Di vestiti di seconda mano? Di fango e sporcizia? Delle fogne di Londra dove sei abituata a dormire?».
  Vide chiaramente il lampo bellicoso attraversare lo sguardo della ragazza, la quale - era lampante – stava combattendo in silenzio contro i suoi principi così schifosamente Grifondoro e la voglia immensa di fargli mangiare la polvere. Continuò a guardarla, ora interessato a carpire di nuovo quella luce guerriera nei suoi occhi, a voler catturare il preciso istante in cui avrebbe perso il controllo e la sua lotta interiore. Forse ci avrebbe rimediato un pugno, ma almeno ne sarebbe uscito vincitore lui a tutti gli effetti.
  Si liberò della manciata di uova, poggiandole sul bordo del tavolo più vicino, e tornò a dedicarsi alla ragazza, rendendosi conto che, a furia di avvicinarsi a lei e a furia di farla indietreggiare, si era praticamente messa con le spalle al muro da sola. Un vago odore amaro aleggiava fra di loro, un odore che gli ricordava le mandorle, ma che non aveva mai percepito così intensamente. Non capiva nemmeno da dove provenisse, se dalla Granger, o dalle uova, o dalle pozioni lasciate a riposare nell’angolo della stanza. Erano poche le spanne che li separavano, e Draco inclinò leggermente il capo in avanti, riducendo sempre di più la distanza: ora poteva chiaramente vedere le rughe di sconforto che le si stavano creando agli angoli della fronte e le ciglia tremare nello sforzo di non distogliere lo sguardo dal suo. Poteva sentirla sfregare i denti a furia di tenerli serrati, poteva percepire il suo respiro farsi più spezzato. La vide poi sollevare un braccio, prima esitante, poi con più risolutezza, e sentì la punta delle sue dita posarsi sul suo petto. Combatteva fino alla fine, Hermione Granger, questo bisognava riconoscerglielo.
  «Sempre meglio dell’odore di Mangiamorte».
  Era stato un sussurro e, forse, la sua era stata più una risposta per non ammettere la sconfitta, piuttosto che per ferirlo, ma tanto era bastato per farlo trasalire e fargli suonare un campanello d’allarme nella testa.
  Stava perdendo tempo.
  Si stava comportando come quando era uno stupido ragazzino, uno stupido ragazzino normale, la cui unica preoccupazione era trovare abbastanza insulti originali per trascorrere la giornata a tormentare lo sfigato di turno e sfilare per i corridoi pavoneggiandosi.
  Stava perdendo tempo e non poteva permetterselo.
  «Facciamo un gioco, Granger» replicò in un soffio il ragazzo, senza interrompere il contatto visivo che sembrava averla inchiodata. «Il gioco del silenzio».
  Ora toccava a lei essere confusa e Draco prese il suo silenzio come un invito a continuare.
  «Nessuno parla, nessuno fiata, nessuno offende. È negli interessi di entrambi, a quanto pare, imparare questa pozione».
  La ragazza continuò a scrutarlo guardinga, ma la sua bocca non aveva osato proferire nessuna parola. La sua mano era ancora poggiata su di lui in un gesto innaturale, mentre inclinava incerta il mento, come per annuire, ma senza scoprirsi troppo.
  «Dunque, fingiamo di non conoscerci, di essere invisibili. Non dovrebbe risultarci difficile» proferì Draco, mentre le sue labbra si incurvavano nella migliore interpretazione di se stesso. «Poi, una volta usciti di qui, torneremo a odiarci, ristabilendo l’ordine naturale delle cose».
  Quando percepì il vuoto davanti a sé, un velo di delusione lo pervase per l’inusuale facilità con cui la situazione si era svolta, e capì che la sua proposta era stata accettata con il silenzio tipico di chi sa che spesso le parole sanno essere solo inutili e dannose.
  La vide tornare alla sua postazione, sentendo l’odore di mandorle amare svanire dietro di lei. E un bruciore all’altezza del cuore, dove le sue dita avevano fatto pressione per allontanarlo.
 

***
 
 
  Era ormai giunta al termine della sua pozione, quando si permise di riflettere su quanto accaduto poche ore prima. Da allora, avevano mantenuto fede all’accordo, e un pesante silenzio si era instaurato fra di loro, mentre entrambi, con la testa bassa sul proprio calderone, si occupavano diligentemente della pozione. A memoria d’uomo, non era mai successo che lei e Malfoy passassero così tanto tempo non solo senza parlarsi e insultarsi, ma senza nemmeno scagliarsi occhiate cariche d’odio o fatture non verbali. All’inizio, aveva pensato che l’accordo proposto dal ragazzo fosse solo l’ennesimo perfido sotterfugio per farle abbassare la guardia e colpirla di soppiatto. Ma, con il passare dei minuti, si era dovuta ricredere e aveva deciso saggiamente di tornare alla preparazione del filtro, sul quale si era concentrata fino a quel momento. Aggiunse con il contagocce le ultime stille filtrate dell’Acqua di Luna e osservò soddisfatta il liquido tingersi di sfumature madreperla. Ora la pozione necessitava di riposo, prima di acquisire le sue caratteristiche pregnanti e fare effetto, ma un leggero sprazzo di fumo iniziava già a levarsi dalla superficie, e Hermione sapeva che a breve avrebbe assunto le fattezze di una spirale. Si chiese, poi, se anche l’odore necessitasse di tempo per palesarsi e, per trovare pace alla sua curiosità, si piegò verso il liquido, ispirandone con cautela i vapori. Al di là delle sue previsioni, le fragranze emanate dalla pozione erano già piacevolmente identificabili. Seppur in forma minore rispetto al giorno della lezione sull’Amortentia, riconobbe chiaramente l’odore dell’erba tagliata, ricordo delle estati trascorse con i suoi genitori sul patio della loro villetta, e quello inconfondibile della pergamena nuova, che l’aveva accompagnata negli ultimi sei anni a Hogwarts. L’ultimo odore che riuscì a distinguere, una combinazione di menta e ortica che lei ormai sapeva appartenere ai capelli di Ron Weasley, la fece arrossire e sorridere tra sé e sé. Dandosi mentalmente della stupida e tentando di ricomporsi, notò distrattamente che l’odore non le aveva punto le narici come succedeva di solito, chiaro segno che la pozione aveva ancora bisogno di tempo per assestarsi.
  Mentre riponeva il libro nella borsa e faceva evanescere i resti degli ingredienti inutilizzati, azzardò un’occhiata verso la postazione del ragazzo. Malfoy fissava le pagine del libro, strofinandosi nervosamente la testa e tirandosi giù le maniche della camicia come un ossesso, mentre il suo calderone emanava delle strane scintille bluastre, segno evidente di un errore di percorso.
  Hermione aspettava di sentire il tipico moto di eccitazione e soddisfazione che la pervadeva ogni qualvolta metteva a segno una vittoria, eppure quella sensazione tardò ad arrivare. Mordendosi il labbro, raccolse una provetta dal tavolo, esitando solo per un attimo con la mano a mezz’aria prima di raccogliere un po’ del suo filtro. Con la pozione tra le mani, si avvicinò a grandi falcate alla postazione del ragazzo e attese che lui si accorgesse della sua presenza. Prima che potesse cambiare idea e tornare sui suoi passi, il ragazzo alzò la testa dal libro e si voltò, alzando un sopracciglio con fare inquisitorio, ma senza dare accenno di volerle rivolgere la parola.
  «Hai tenuto fede agli accordi».
  La voce di lei tremò quando ruppe il silenzio. Sembrava non capacitarsi di essere ancora lì o di avergli rivolto delle parole con fare quasi pacifico. Lui la scrutò, lo sguardo saettò un paio di volte sulla provetta, prima di soffermarsi sul suo viso, cogliendone una leggera sfumatura rosea.
  «Noi Malfoy siamo uomini d’onore. Una promessa è una promessa».
  «O una minaccia è una minaccia?».
  «Fa’ un po’ come ti pare» sbuffò Malfoy, per poi spostarsi una ciocca dalla fronte imperlata di sudore e tornare a rivolgere la sua attenzione alla pozione. Le scintille stavano aumentando pericolosamente e il vapore cominciava a emanare uno strano odore.
  La ragazza rimase lì a dondolarsi leggermente, spostando il peso prima su un piede e poi sull’altro, ancora incerta sul da farsi. La sua espressione apparentemente calma era scalfita di nuovo da quell’inaspettato rifiuto a controbattere, una bandiera bianca innalzata ancor prima di conoscere le sorti della battaglia.
  Sospirò leggermente e allungò la mano per posare la provetta sul tavolo, ma la mano del ragazzo scattò all’improvviso per bloccarle il polso.
  «Non voglio la tua carità!» soffiò in un sibilo.
  «E non l’avrai» Hermione sbatté le palpebre con fare innocente, come se le sue intenzioni fossero le più ovvie del mondo. «Puoi osservare e analizzare la mia Amortentia, usarla come punto di riferimento. Mi riprenderò il campione quando avrai finito».
  Malfoy mollò la presa e lei si massaggiò subito il polso, sfidandolo con lo sguardo ad accettare il suo favore. Il ragazzo si girò, ostinato e deciso a ignorarla, e prese a giocherellare debolmente con la sua bacchetta, abbassando senza volerlo il fuoco sotto il calderone. Ma Hermione non demorse; sapeva che, se non avesse convinto il ragazzo con le buone, forse ci sarebbe riuscita con le cattive.
  «Lo so che sei bravo in Pozioni, Malfoy» aggiunse, roteando gli occhi al cielo con fare melodrammatico. «Ma sai benissimo che io lo sono più di te».
  Hermione seppe di aver vinto quando vide le fiamme sotto la pozione divampare all’improvviso con fare sinistro e lo sguardo furente del ragazzo saettare verso di lei. Osservò la sua espressione cupa e accigliata, la mascella contratta nello sforzo di non cedere, gli zigomi più appuntiti del solito che incorniciavano gli occhi grigi, infossati e piantati duramente su di lei.
  Finalmente, la ruga sulla fronte di Draco si distese e le sue spalle si rilassarono impercettibilmente. Hermione vide con chiarezza un timido lampo di sollievo nei suoi occhi, non appena le dita del ragazzo si strinsero attorno al vetro della provetta.
 

***
 
 
  Draco distolse lo sguardo dalla ragazza solo per posarlo sul liquido opalescente del filtro, facendolo oscillare a destra e sinistra per osservarne la trasparenza e la densità. Si decise quindi a svitarne il tappo e, con un gesto che voleva sembrare di sussiego, si portò la provetta sotto il naso, ispirandone cautamente la fragranza, per poi sussultare. Le sue labbra si aprirono lievemente in segno di stupore, la ruga sulla fronte ricomparve, il suo sguardo saettò nuovamente verso la Granger. Scosse con fare incredulo la testa: evidentemente non era stato abbastanza attento nel distinguere gli odori, o forse la pozione della Sanguesporco non era perfetta come lei voleva far credere.
  Lei, nel frattempo, continuava a fissarlo, scoccando di tanto in tanto un’occhiata in tralice alla sua pozione scoppiettante, della quale pareva essersi completamente dimenticato. Non se ne sarebbe andata finché lui non le avesse riconsegnato il filtro, perciò decise di beneficiare al massimo di quegli ultimi attimi con la provetta. Raddrizzò le spalle e socchiuse gli occhi per concentrarsi al meglio, traendo un respiro più lungo del precedente. Quando ebbe finito e sollevò di nuovo lo sguardo verso di lei, sentì un vago calore salirgli su per il collo, una sensazione di stordimento ovattato lo pervase, le viscere sembravano avvilupparsi come serpenti.
  Fu così naturale sentire quella mano invisibile che lo invitava ad alzarsi e lo spingeva verso di lei: si sentiva attirato, come un magnete, e nonostante cercasse di recuperare la lucidità e il controllo perduto, non poté fare a meno di notare che, questa volta, lei non accennava ad arretrare.
  Era talmente vicino da intravedere la linea bianca dei denti tra le sue labbra socchiuse, o da poter contare le ciglia che le incorniciavano le palpebre mollemente calate, o da poter sentire di nuovo quello che, oramai, aveva capito essere il suo odore.
  L’odore di mandorle amare, sopra quello di sangue e di legno bruciato.
 

***
 
 
  Hermione Granger si osservava con attenzione i capelli, spremendosi le meningi per trovare un valido incantesimo da utilizzare per sistemare il pasticcio. In realtà, ai capelli non era mai stata interessata, ma in quel momento si sarebbe appassionata a qualsiasi cosa pur di non rendersi conto in concreto della situazione e doverla affrontare.
  Hermione Granger era senza parole e senza risposte, una grande novità, una situazione più unica che rara, soprattutto per se stessa.
  Era successo tutto così velocemente da non riuscire a rendersi conto della logica fondante dietro tutta quella serie di eventi che apparivano sempre più sconclusionati.
  L’attimo prima stava avendo la prima conversazione civile in assoluto con Draco Malfoy, e forse questo sarebbe già dovuto sembrarle un segno dell’Apocalisse.
  Lei gli aveva offerto, sebbene nella maniera oculata che la contraddistingueva, il suo aiuto con la pozione, e lui aveva accettato la provetta, seppur con la sua solita aria piena di boria. E aveva cominciato a studiarsela attentamente e a rigirarsela tra le mani, mentre Hermione aspettava cauta al suo fianco, senza aprire bocca, per non rischiare l’ennesima frase fuori posto, l’ennesima parola sbagliata. Lo aveva osservato, nel frattempo, ammirando la cura con cui lui esaminava il liquido nella provetta per non lasciarsi sfuggire il minimo dettaglio, la delicatezza con cui la maneggiava, gli occhi che si socchiudevano per concentrarsi mentre inalava con cautela il vapore. E poi lo aveva visto sussultare e raddrizzarsi in un colpo, e il suo sguardo era corso all’improvviso verso di lei con un’intensità tale che l’aveva sorpresa. Hermione aveva tentato di decifrare la sua espressione, ma la consapevolezza di avere i suoi occhi e il suo fiato addosso la stava facendo vacillare, rendendole quasi impossibile afferrare quella strana sensazione che l’aveva pervasa, una singolare unione tra stupore e timore. Malfoy sapeva essere di un’impassibilità e un’imprevedibilità tale da poterla sconcertare, e il non conoscerne perfettamente le mosse, il non poterne intuire le azioni l’aveva messa in una condizione di paralisi mentale e fisica dalla quale non riusciva a liberarsi. Erano come due estranei, in quella stanza vuota, come due individui che si incontrano per la prima volta e non conoscono nulla l’uno dell’altro. E che realizzano, poi, che né le intenzioni, né le mosse, né le parole saranno mai abbastanza per capirsi veramente fino in fondo; e che, quindi, l’unica cosa da fare, la scelta più saggia e più facile, è quella di rimanere lontani, costruendosi giorno dopo giorno una distanza a furia di spalle voltate.    
  E, poi, era scoppiato l’inferno.
  Lo strano odore acre che aveva avvertito poco prima, si era fatto talmente penetrante da bruciarle le narici e farle lacrimare gli occhi e da costringerla a correre incontro al ragazzo, per superarlo e allontanarsi dalla puzza terribile. Ma Malfoy, in un gesto pigro ma preciso, aveva allargato le braccia per bloccarla e farla sottostare a quella tortura asfissiante, meschino fino alla fine. Non aveva fatto in tempo a divincolarsi, che il rumore di uno scoppio l’aveva indotta a coprirsi le orecchie e a rannicchiarsi contro di lui, il quale, di rimando, l’aveva afferrata per le spalle, forse per spingerla verso la fonte dell’esplosione. 
  Quando gli scoppi avevano cominciato ad affievolirsi e ad assomigliare sempre di più al rumore sfiatato di un palloncino bucato, si erano entrambi arrischiati a sollevare la testa e i loro visi si erano irrimediabilmente trovati a pochi centimetri di distanza.
  I cinque minuti successivi erano stati una bolgia di spintoni, insulti, urla, maledizioni e oggetti scagliati in giro per la stanza, la quale era stata ormai pervasa da un forte odore simile a quello dello zolfo. Malfoy, osservando scandalizzato la propria camicia chiazzata di liquido melmoso, aveva sciorinato tutto il suo repertorio classico di offese, senza risparmiare nessuna sottocategoria del Mondo Magico. Mentre Hermione aveva tentato contemporaneamente di ignorarlo e di sistemarsi i ciuffi di capelli bruciacchiati, lui aveva continuato la sua filippica dandole tutta la colpa del disastro appena avvenuto e concludendo con la promessa di farla finire sul fondo del lago per aver osato toccarlo ben due volte nel giro di poche ore.
  Solo dopo sentito gli ultimi sibili affievolirsi e la porta dell’aula sbattere minacciosa alle sue spalle, Hermione aveva rialzato lo sguardo dai suoi capelli. Sentiva il viso scottare e stringeva ancora i denti, segno che aveva tentato per l’ennesima volta di non cedere alle provocazioni del ragazzo, per quanto potessero averla scalfita.
  Dopo aver fatto evanescere le chiazze bluastre simili a Spruzzolosi sulle sue braccia, tornò alla sua postazione, sospirando di sollievo nel constatare che almeno il suo filtro era scampato all’uragano che si era scatenato nell’aula di Pozioni. Trovò dei vetri frantumati ai suoi piedi e li ricompose con un Reparo per riformare una provetta, con la quale raccolse il campione di Amortentia da consegnare al professor Lumacorno il giorno successivo. Almeno visivamente, la pozione appariva perfetta: tutte le caratteristiche erano presenti, a partire dal colore e dalla consistenza, per finire con il tipico vapore ascendente a spirale. Era stata una mattinata inaspettata e più stancante del previsto, ma perlomeno aveva raggiunto il suo intento e nessuno degli ostacoli lungo il percorso era riuscito a minare i suoi buoni propositi.
  Prima di chiuderla con un tappo in sughero, fedele alle sue manie di perfezionismo, avvicinò per l’ultima volta il viso alla provetta per appurare la completa riuscita della pozione. Mentre inalava il frutto del suo duro impegno, si concesse un sorriso soddisfatto, ma furono sufficienti una manciata di secondi in più perché la sua aria beata lasciasse spazio a un’espressione puramente sbigottita. 
  Erba tagliata.
  Pergamena nuova.
  Zolfo.
 
 











 

NOTE:
Non ci credo, ce l'ho fatta! 
Ho iniziato a scrivere questa storia mesi e mesi fa (credo fosse tipo Aprile, ma non vorrei dire cavolate), ho fatto l'ultima modifica due giorni fa. Devo dire che sono una persona poco indecisa! XD Scherzi a parte, ero stra-dubbiosa se pubblicarla o meno. Ma, alla fine, complice il contest per la quale ho deciso di candidarla, mi sono fatta coraggio. I miei dubbi erano (anzi, sono ancora) dovuti a due motivi ben precisi. In primis, come già detto, l'ho scritta mesi fa, in un momento della mia vita in cui avevo appena ripreso a scrivere dopo dieci anni. La storia ha uno stile, a mio parere, molto diverso rispetto alle altre storie che ho scritto e sto scrivendo; non solo manca totalmente il mio caro amico Angst (:D), ma ha anche un genere più leggero, quasi da "Commedia", se così si può chiamare. Ma per quanto abbia tentato di aggiornarla al mio stile corrente, più di tanto non ho potuto: avrei dovuto riscriverla completamente dall'inizio e sarebbe venuta fuori una roba totalmente diversa. Seconda motivazione (la più importante): è una DRAMIONE. La Dramione è tipo la mia OTP da sempre, di sempre e per sempre, della quale ho letto un'infinità di roba e sulla quale sono parecchio fiscale e rompicoglioni. Tempo fa dissi che MAI avrei scritto una Draco/Hermione, che MAI avrei osato nemmeno provarci. Ebbene: come volevasi dimostrare, oltre ad essere indecisa, so essere anche incoerente. :D Comunque, non sono completamente sicura del risultato. Immagino sia piena di cliché e tutta la storia dell'Amortentia credo sia a tratti banale e magari è stata anche utilizzata un milione di volte (anche se non ho mai letto di espedienti simili per questa coppia, immagino ce ne siano a bizzeffe). Vabbè, mi sono divertita a scriverla e sono abbastanza soddisfatta della caratterizzazione dei personaggi: credo di esser riuscita a mantenerli abbastanza IC, nonostante l'OOC della situazione. Ma magari mi sbaglio... non saprei... io ho quest'impressione, ma sarei ben lieta di esser smentita, in caso! xD Comunque sia, grazie per esser arrivati fin qui a leggere! :D
Giulia

Prima classificata al contest "The Zodiac Signs" di Jadis_;
Terza classificata al contest "Regalami un'OTP" di Freya Crystal, nonché vincitrice del premio "Fix you" per il miglior personaggio femminile e del premio "Deathly Hallows" (miglior team);
Prima classificata al contest "Keep calm e... fatemi amare il vostro personaggio preferito!" di eleCorti, nonché vincitrice del premio "Miglior Coppia Het";
Quarta classificata al contest "Introspective... Relationship" di TheHeartIsALonelyHunter sul forum di EFP.
Terza classificata al contest "Un cliché per tutti" di Ciulla, nonché vincitrice del premio "Qui pro quo" per aver stravolto il significato di "cliché".
Prima classificata al contest "E' nella mia natura" di Nirvana_04;
Seconda classificata al contest "All in one (shot)" giudicato da 6Misaki.


RIFERIMENTI:
  • Sunday Morning – it’s just the wasted years so close behind: “Sunday Morning” dei Velvet Underground;
  • Le parole sanno essere solo inutile e dannose: “Enjoy the Silence” dei Depeche Mode;
  • Gli straccioni ti abbandonano per la prima oca…: riferimento a Ron e Lavanda, obviously;
  • Si tende ad avere più paura della morte…: frase di Lumacorno totalmente inventata;
  • Sanguesporco: non ricordo se “Mudblood” sia stato tradotto con “Sanguemarcio” o “Sanguesporco” o altro nella nuova e corretta versione dei libri (purtroppo ho la versione vecchia, quella con lo sbagliatissimo “Mezzosangue”), comunque io preferisco di gran lunga “Sanguesporco” a “Sanguemarcio”;
  • Amortentia: gli ingredienti, le loro caratteristiche e la preparazione della pozione sono presi da Pottermore;
  • Zolfo e Mandorla: non è rilevantissima ai fini della storia, ma c’è una motivazione dietro la scelta di tali particolari odori. Lo Zolfo è considerato il principio originario maschile, mentre la Mandorla è legata al culto della fertilità e simboleggia la femminilità. Dunque, semplicemente, per associazione: Draco-Ragazzo-Zolfo e Hermione-Ragazza-Mandorla. Ma non finisce qui! Nel mondo alchemico, lo Zolfo viene abbinato al fuoco, dunque mi piaceva la perfetta antitesi con il carattere e l’aspetto di Draco, i quali si discostano completamente da tutto ciò che abbia a che fare con il calore. Per quanto riguarda la Mandorla, beh… Un grazie al caro Gabriel Garcia Marquez e alla sua citazione “L’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati” (Incipit di “L’amore ai tempi del colera”). Più amore contrastato di quello tra Draco e Hermione! :D
 
 
 
 
   
 
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: JulyChan