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Autore: DianaSpensierata    02/10/2016    2 recensioni
La magia può tutto. Ma a volte ci sono porte che sarebbe meglio non aprire.
Hermione Granger non è esattamente quella che si definirebbe una ragazza come tante. Oltre ad essere la prima in un lungo albero genealogico Babbano a portare i segni delle arti magiche, ha un cervello fuori dal comune, e ha affrontato pericoli straordinari, così lontani dalla tranquilla vita delle sue coetanee. È anche la migliore amica di Harry Potter, probabilmente il mago più famoso nel mondo magico dopo Silente. E dopo Lord Voldemort. Hermione ha imparato a pronunciare quel nome appena prima di scoprire di esservi legata da qualcosa più potente della paura, qualcosa più forte della sua amicizia con Harry. Perché, quello che nessuno sa, e che lei ha così accuratamente nascosto, è che in quella stanza dell’Ufficio Misteri c’era un’altra profezia. Una profezia che portava il suo nome.
Attenzione: alcune frasi dei dialoghi sono prese dall'opera originale di J. K. Rowling(più precisamente, dalla traduzione di Beatrice Masini), a cui riconosco pieni diritti delle stesse e che riporto senza la minima intenzione di mancare di rispetto all'autrice, ma semplicemente per rendere la mia fanfiction più aderente all'originale.
Genere: Dark, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti, Voldemort
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Occlumanzia




Hermione raggiunse gli amici solo nel pomeriggio. Non si era sentita bene, né fisicamente né psicologicamente, per tutta la mattina e così si era rintanata nel dormitorio delle ragazze, come compagna l’illusione di protezione che le davano le pagine fitte di parole dei suoi libri, così pieni di sicurezza, senza alcuno spazio vuoto in attesa di essere riempito per cui angosciarsi.
Riuscì a trascinarsi nei corridoi appena in tempo per il pranzo, che consumò come al solito al tavolo di Grifondoro. Quando Ron le chiese cosa le fosse successo, spalleggiato dalla preoccupante insistenza di Harry, lei li mise entrambi a tacere pronunciando la parola che, sui ragazzi, aveva lo stesso effetto dell’incantesimo “Silencio”: mestruazioni.
Si recarono insieme a Pozioni, dove nonostante i suoi mille pensieri, Hermione riuscì a far guadagnare trenta punti alla Casa del Grifondoro e ad entusiasmarsi per il nuovo insegnante, l’unica pecca fu Harry, che per la prima volta la superò nella materia. Se adesso comincio anche ad andare male a scuola è finita, si disse.
Mancavano una manciata di minuti alla fine della lezione, quando Colin Canon entrò nell’aula per consegnare a Lumacorno una piccola pergamena arrotolata. Il professore lesse l’intestazione visibile sulla piccola curva della carta e la pose da parte, congedando il ragazzo. Hermione trascurò la cosa fin quando al termine dell’ora non ebbe salutato l’insegnante, il quale però la trattenne.
« Questo è per te, signorina Granger » le porse il rotolo ruvido. « E’ un messaggio da parte del Preside. »
Assicuratasi che non ci fossero studenti lì vicino, l’aprì.

La prima lezione di Occlumanzia si terrà nello studio del professor Piton questa sera alle otto. Spero sia superfluo riportarti le sue parole, che tuttavia lui ha insistito che trascrivessi: “mi aspetto qualcuno più acuto e diligente rispetto all’ultima volta”.
Attendo con ansia un resoconto della lezione.

          Albus Silente

« Che cos’hai lì? » chiese Ron, comparendole d’un tratto a fianco.
« Niente » ribattè all’istante, riarrotolando il foglio con rapidità impressionante, con lo stesso gesto che usava ogni volta per impedirgli di copiare i compiti. « Silente ha detto che probabilmente riuscirà a farmi frequentare lezioni supplementari senza ricorrere al Gira Tempo. Ho la prima questa sera. » nulla, tranne le sopracciglia che sobbalzarono incredule per la sua stessa prontezza, avrebbe reso meno credibile quella storia. Ron storse la bocca, annoiato al solo pensiero.
« Non so se è una buona idea, Hermione » intervenne Harry. « Voglio dire, alla fine del terzo anno eri sfinita… non credo che ti farebbe bene ricominciare così… dovresti riposare… »
« Oh, ma perché? In fin dei conti, tutti hanno delle attività al di fuori delle lezioni; voi avete il Quidditch… c’è chi va al club degli scacchi… io nel frattempo studierò qualcosa in più. Se ce la fate voi con gli allenamenti, che stancano anche fisicamente, non vedo perché non potrei provare anch’io. » Harry non rispose, ma sembrava molto meno convinto di Ron. Hermione si chiese per quanto ancora sarebbe riuscita a ingannare il suo migliore amico, che non solo era una persona sveglissima, ma aveva anche vissuto un’esperienza estremamente simile. Si sentì in colpa per quel muro invisibile che li separava, lo aveva costruito con le sue stesse mani ma ora le sembrava indistruttibile.

Quella sera si recò con qualche minuto di anticipo nei sotterranei e bussò nervosa alla porta dello studio di Piton.
« Sì » rispose la solita voce piatta e supponente dall’interno.
Hermione spinse la porta e un intenso odore indefinibile le pizzicò gli occhi e le narici. Avanzò comunque decisa verso Piton, in piedi davanti a un inconfondibile Pensatoio.
« Buonasera, professore » lo salutò, ben consapevole di quanto fosse attento all’educazione (o forse semplicemente al mettere sotto pressione gli studenti).
« Bene bene, signorina Granger » esibì il suo solito sorriso obliquo, una mezza via tra il sarcastico e il disgustato. « Vedo che anche tu come il tuo amichetto improvvisamente senti il bisogno di approfittare della mia conoscenza ».
Che modo carino di metterla, pensò Hermione. « In effetti sì, signore. Io ho… » ma quanto sapeva Piton del motivo per cui lei era lì? « … ho visto quanto Harry ha perso per non aver saputo chiudere la sua mente e credo… credo di non voler correre lo stesso rischio. » giustificazione forzatissima, vera per una piccola parte, che sembrò non interessare tuttavia Piton.
« Il professor Silente mi ha parlato » fece una pausa, probabilmente per vedere la reazione di lei. « So che hai paura di essere coinvolta nel destino di Potter e che temi che il Signore Oscuro possa spostare l’attenzione su di te come modo per arrivare a lui, e sebbene credo di poterti garantire con assoluta certezza che saresti l’ultimo dei suoi pensieri, a quanto pare il Preside non la ritiene una gigantesca sciocchezza, e perciò io… » di nuovo quella leggera smorfia « …ti insegnerò l’arte dell’Occlumanzia. »
Hermione trattenne a stento un sospiro di gratitudine e sollievo. Fece un cenno per indicare che era pronta, e si preparò a sfoderare penna e pergamena, ma fu fermata dalla voce di Piton.
« Mi rincresce dirti che il tuo apprendimento puramente mnemonico non ti sarà di molto aiuto. Per la prima volta vedremo di cosa sei veramente capace… » la sua espressione potè essere finalmente classificata definitivamente come sorriso, e anche etichettata come beffarda, per giunta. Hermione nascose il rossore tuffando il viso nella borsa per riporvi i suoi strumenti più fidati. Ma non gli unici, si disse, cercando di farsi coraggio. « Molto bene. Gran parte del tuo successo in questa nobile arte dipenderà dalla resistenza che la tua mente sa opporre ai tentativi esterni di essere penetrata. Mi duole informarti che è una qualità che non ho trovato nemmeno in un ragazzo che si diceva fosse riuscito a respingere la maledizione Imperius di un professore, perciò non temere che le mie aspettative su di te siano particolarmente alte. »
Hermione strinse le labbra. Farsi strapazzare da Piton non era un prezzo che aveva considerato di dover pagare, ma ora la prospettiva si aggiunse al suo carico di tensioni.
« Pronta? »
La ragazza strinse la bacchetta lungo il fianco, si concentrò più che potè e annuì.
« Legilimens. » l’incantesimo, che sembrò essere pronunciato senza un particolare sforzo da parte di Piton, ebbe tuttavia su Hermione un effetto prorompente. Rapide immagini cominciarono ad affiorare nella sua mente senza che lei le richiamasse, brevi spezzoni della sua vita che una volta manifestatisi sembravano quasi uscire da lei, ad uno ad uno, il giorno in cui arrivò la lettera da Hogwarts, la notte del terzo anno in cui lei, Harry e Ron salvarono Sirius, le estati alla Tana, la notte al Ministero, e ad un tratto il viso di Voldemort, nitido e terrificante, stava per arrivare con il ricordo alla profezia, lo sentiva… ma non voleva… « Protego! » urlò, con tutta la forza che aveva in corpo.
Piton fu sbalzato leggermente indietro: si ricompose in fretta, cercando di mascherare una lieve sorpresa. « Non si può dire che questa prima prova sia stata poi così mediocre » commentò. « Ovviamente bisogna considerare che eri pronta a subire l’incantesimo, e a mente piuttosto fresca. Ma il Signore Oscuro non agisce così. Il Signore Oscuro ti prende alla sprovvista; e, quando non può, ti sfinisce a tal punto, mentalmente e fisicamente, che non ti resta nemmeno la forza di pronunciare un incantesimo. »
Hermione tremava. Si sentiva già indebolita per l’incantesimo, e il terrore che le provocarono le parole di Piton le fece percepire un gigantesco vuoto, come se avesse mancato un gradino e fosse scivolata giù da una scala. Ma non si arrese; sentiva che poteva trarre dal professore un grande insegnamento e che ogni sacrificio di quelle settimane avrebbe potuto salvarla, forse, in un futuro così confusamente collocato nel tempo, ma che non esitava a soffocarle il presente.
« Voglio ricreare tutto questo » disse senza pensarci. Piton inarcò un sopracciglio, la sorpresa ora più difficile da nascondere. « La prego, mi aiuti, se sa come, a me non importa sentirmi stanca, passare le ore sotto pressione, se alla fine avrò il risultato che voglio. Io… ho bisogno di lei. Che lei sia il mio Signore Oscuro. »
Piton rifletté  a lungo su quelle parole. Sembrava in parte disgustato (come sempre), in parte lusingato, in parte pensieroso, in parte preoccupato. « Posso farlo » riprese lentamente. « Ma non andrai incontro a niente di semplice. Tenterò di penetrare la tua mente in ogni istante, durante le lezioni, durante i pasti, mentre studi, mentre cammini nei corridoi, non terrò conto dell’ora del giorno, del tuo stato mentale, se sei da sola o in compagnia. Agirò spietatamente e senza sosta e tu dovrai dimostrare di essere sempre pronta. Non voglio scuse, non voglio ripensamenti. Io non prendo impegni che non danno frutto. Vuoi essere un mio impegno? Dimostrami che ne vale la pena. » nessuna di quelle parole era stata particolarmente gentile, ma Hermione si sentì vicina al professore come mai prima d’ora. Non le dava false speranze, non le dava aiuti supplementari: era ciò di cui aveva bisogno in quel momento, e sentì anche che, se lui glielo stava offrendo, forse aveva già dato una piccola prova che ne valesse la pena.
« Lo farò, signore. »
Ci furono alcuni attimi di silenzio. Poi, per la seconda volta di quella che sarebbe stata una lunghissima, estenuante serie, Piton la guardò intensamente. « Legilimens! »





Note dell'autrice
Ciao a tutti! Questo capitolo arriva un pochino tardi, ma in compenso è bello lungo per i miei standard, anche se spero non troppo! Qui scrivo di un personaggio che adoro tantissimo, cioè Piton: mi auguro di essere riuscita a rendere almeno un po' il suo carattere... attendo con curiosità i vostri commenti al riguardo, e sul capitolo in generale. Un grande GRAZIE a tutti quelli che mi seguono, il vostro parere e sostegno è importantissimo. Ci sentiamo presto!

   
 
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