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Autore: Tifawow    07/05/2009    1 recensioni
”Senza Nome essi Sono, Devastatori dal Fato scelti. Vite e Regni insieme mietono, più della Morte Sono svelti”. Un'antica ballata, una profezia vecchia come il mondo, canta ciò che l'umanità teme e aspetta da secoli: il Devasto senza nome profetizzato, i seguaci del Caos leggendario che lotta per riemergere dalla Luce della Sfera. E nella notte, Lancaster, un Cavaliere del Vento, viene portato laggiù, dove il Devasto nasce...e sottoposto alla prova peggiore, per qualcuno che è nato libero.
Seconda classificata al concorso di Eylis "la Sfera e...il Matto"
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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..::.CAPITOLO 3.::..



La corsa, sembrava essere la costante della sua vita in quei giorni.
Il combattimento, l'unica azione di cui era capace.
Plic. Plic. Plic.
Lente, le gocce di sangue che fuoriuscivano dal suo corpo, picchiettavano a terra, una dopo l'altra, in un susseguirsi di rumori sottili quasi urlati, nel silenzio che ora permaneva nel Cubo, silenzio quasi irreale, silenzio che non presagiva niente di buono.
Erano rimasti in tre.
Lui, una donna e un uomo dall'aspetto, se possibile, peggiore del suo.
Per la prima volta, Lancaster aveva avuto paura.
Avevano deciso di non dividersi lui e gli altri sfortunati che erano caduti preda di quel gioco assurdo, era meglio proseguire insieme e affrontare in massa gli orrori di quel luogo... troppo tardi si erano resi conto che in gruppo o da soli, niente sarebbe cambiato.
Orrore.
Orrore senza fine, così come la devastazione che tutto circondava.
Camminavano da solo mezz'ora quando il Mostro li aveva attaccati. Un qualcosa di indefinibile tra un animale e un essere umano, feroce, dal corpo interamente coperto di scaglie taglienti e le gambe possenti come una scala di pietre. Una maschera di bruttezza senza eguali, una sete di sangue paragonabile solo al terrore che ispirava...era uscita dal nulla, rapida quasi quanto forte, e si era buttata contro di loro, rivolgendo i suoi affilatissimi artigli e le sue zanne adunche contro la compagnia.
La prima a cadere era stata una donna, presa di sorpresa e sbranata quasi senza accorgersi di cosa le era piombato addosso.
Sibilava, soffiava come una bestia ferita e proprio come tale si comportava.
Lancaster, armato del solo pugnale che il Piromane gli aveva concesso, aveva tirato fuori il suo cuore di guerriero e aveva cercato di battersi, tentando per lo meno di dare del tempo ai compagni disarmati, ma era stato tutto inutile. L'incoerenza si era impossessata di quella bestia, che non riconosceva in lui il più pericoloso tra i nemici.
Un ragazzo era caduto, l'unica anima giovane di quel gruppo.
A quel punto erano scappati.
Sfiniti, con le vesti a brandelli e numerose ferite a percorrere il corpo, avevano corso, più veloce che potevano, sfruttando a loro vantaggio la fittissima vegetazione.
Si erano fermati per poche ore, cercando in qualche modo di riprendersi, ma anche nella piccola palude dove avevano trovato momentaneamente riparo, non avevano potuto rilassarsi più di molto.
Ci si erano messi gli insetti.
Di ogni tipo, di ogni colore, li tormentavano con le loro punture fastidiose, in sciame o solitari impedivano loro di dormire e riposare.
L'altro uomo non ce l'aveva fatta.
Dopo una giornata tentando di riprendersi dalla ferite, aveva ceduto alla puntura di un insetto violaceo grande quasi quanto un pugno, il cui veleno si erano diffuso così rapidamente da non dare nemmeno il tempo al vecchio uomo di urlare.
E Lancaster non aveva potuto farci niente.
Il peso di tutte quelle morti lo sopprimeva, lo distruggeva lentamente, per lui, che un tempo aveva potuto salvare innocenti e distruggere il male, non poter reagire davanti a cotanto orrore era una cosa insopportabile.
Rivoleva la sua vita.
La sua libertà.
Il vento.
E dopo quei due giorni di corsa folle, avevano deciso di fermarsi.
L'ultima sua compagna non poteva proseguire, era sfinita, stanca e ferita, e così avevano deciso di rischiare il tutto e per tutto fermandosi dietro una specie di conformazione rocciosa che offriva riparo dal gelido vento notturno.
Per la prima  volta da quando era stato preso prigioniero, Lancaster sognò.
Era in un giardino, il più bello che avesse mai visto in tutta la sua vita: alte siepi fiorite circondavano una strana torre, sentieri di ghiaia segnavano il cammino che portava fino ad un grosso portone di ferro, portone che probabilmente era l'entrata di quello strano luogo.
E lì la vide.
Seduta in mezzo ai fiori rossi, fiori del colore del sangue e che mai aveva visto prima di allora, stava una bambina, una bambina di circa dieci o dodici anni, avvolta in un vestito scuro che faceva risaltare la pelle pallida, gli occhi grandi e seri, la bocca sorridente, i capelli pettinati in due trecce castane.
-Lancaster...- la sua voce era quella di un'adulta.
-Chi sei...?- domandò lui, avanzando di un passo in quella nuvola di fiori rossi, avvicinandosi alla bambina che ne stringeva un mazzo tra le mani.
-La Regina...- rispose lei, ridendo.
Una risata infantile ma terribile.
Lancaster indietreggiò, guardandola senza capire -Come?- domandò.
Ma lei non rispose.
Si limitò semplicemente a ridere ancora più forte, alzando la mano che reggeva il mazzo di fiori rossi. Una folata di vento, forte e decisa, si alzò proprio in quel momento, investendo appieno la figura della piccina, che lasciò andare i fiori che reggeva in mano, permettendo che si disperdessero in una nuvola rosso sangue. Poi si voltò, iniziando a correre verso il portone di ferro.
Lancaster avanzò di un passo, cercando di fermarla.
Ma quando la nube rossa si diradò, lei era sparita.
E lui era sveglio.
-Lancaster! Svegliati!- una voce maschile lo fece tornare in sé -Apri gli occhi! Muoviti!-.
Sul chi vive, il ragazzo balzò in piedi di scatto, stringendo il pugnale, temendo un nuovo attacco. La tensione scese notevolmente quando riconobbe la figura di Fire di fronte a se -Tu?- domandò, incredulo -Che ci fai qui?-.
-Vattene!- rispose il Piromane senza mezzi termini -Esci da qui e scappa!-.
-Ma che...?- si interruppe di colpo. Il luogo, dove lui e l'altra donna avevano trovato rifugio, era ora coperto da una rada e fredda nebbia, dall'odore vagamente melmoso. La sua compagna era sparita.
-Dov'è?- domandò, volgendosi minaccioso verso Fire -Se le hai fatto qualcosa ti giuro che...-.
-Hei amico!- il Piromane mise le mani avanti, come a voler fermare qualsiasi parola -Io non ho fatto niente!-.
-Dov'è?- rispose lui, brandendo in avanti il pugnale.
-Nelle mani della strega delle nebbie, l'abitante di questa palude...- una pausa -E se non vuoi finirci anche tu ti conviene andare via da qui!-.
Lancaster esitò.
Strega delle nebbie?
-Che...cos'è?-.
-Ha importanza?-.
-No. Ma non posso abbandonare...- non sapeva nemmeno il suo nome. Non c'era stato tempo di chiederlo.
-Probabilmente è già morta!- esclamò Fire. La sua mano, quasi istintivamente, si posò sull'avambraccio di Lancaster- Vattene!-.
-Perché lo fai?-.
-Mi servi... non metto in gioco il mio potere per niente, ricordalo-.
Lancaster esitò.
Poi annuì leggermente -Grazie...- disse, prima di stringere il pugnale e correre via, lontano dalla palude e dalla strega.
E intanto, la sua compagna moriva.
Il primo precetto di un Cavaliere era stato infranto.

* * *

-E' il momento...-.
La voce di Sensitive, si alzò di nuovo, dopo ore e ore di perfetto silenzio.
Nathirra, annoiata, distolse lo sguardo dai suoi balocchi, andando a cercare la sua Veggente, che ora sedeva composta e visibile.
-Sensitive?- domandò, invitandola con lo sguardo a proseguire.
-E' il momento- ripeté -Il Vento è qui fuori, poco distante da noi e come predetto è riuscito nell'impresa di giungere fin qui...- una pausa -Attende fuori che il destino e il Matto gli vadano incontro, per dare inizio al più antico tra i rituali...-.
Femhalt, nervoso e in attesa, si avvicinò alla scalinata, inchinandosi profondamente davanti al cospetto di Nathirra -Regina...- disse, tenendo il capo basso. Ancora non era al suo livello -Sono pronto. Al tuo ordine andrò e compirò la profezia-.
La bambina, stringendo tra le braccia una bambola di pezza, parve riflettere qualche attimo ancora prima di parlare -Femhalt, mio buon amico. Il momento, come dice Sensitive è giunto. Saprai rendere onore alla carica che stai per ricoprire?-.
-Sì, mia signora-.
-Allora vai e porta il caos...- un sorriso, quasi di scherno -Quieta il Vento e torna da noi, vincitore. Banchetteremo insieme questa notte...-.
L'uomo rimase fermo, ancora un attimo.
Poi si alzò, dando le spalle alla Regina e avviandosi fuori, senza una parola, sapendo che ben presto il suo nemico sarebbe giunto per affrontarlo.
-Sei certa Nathirra, che quel ragazzo ce la farà?- i mille toni di Mimic erano tutti dubbiosi nel porre quella domanda.
La Regina, semplicemente rise.


CONTINUA....



Come sempre, un ringraziamento e un grosso bacio a chi legge.

Tifa.
   
 
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