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Autore: chaska    07/05/2009    4 recensioni
La mia primissima fanfiction, con l'ambientazione di assassin's creed ma con personaggi completamente inventati da me.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4



Rimasi immobile per non so quanto altro tempo incapace di prendere una qualsiasi decisione. I tre maestosi cavalli avevano fatto qualche decina di metri, ma ciò non significava che era passato poco tempo, anzi: se la stavano prendendo molto comoda.
Il mio corpo comunque aveva deciso di non rispondere più ai miei comandi e mi meravigliai che respirassi ancora. Tutto era focalizzato su quell’assassino che se ne stava seduto malamente sul suo cavallo, molto probabilmente era stanco morto.
Ed io sembravo un essere privo di vita: non mi accorgevo più della pioggia che mi scendeva con violenza sulla testa, non sentivo la più piccola traccia di freddo e non sentivo più nulla, a parte un lieve scalpiccio di un cavallo. Poi sentii una mano toccarmi con poca forza la spalla e fu come se mi fossi risvegliata da un lungo ed interminabile sonno: la pioggia ricominciò a battere sul cappuccio e la pelle ritornò sensibile alle gelide e piccole ondate di vento.
 -Cosa succede? Stai bene?
Sentii una voce, sembrava piuttosto preoccupata. Girai lentamente la testa e mi accorsi che era quella di Salim. Poi fissai nuovamente lo sguardo sugli assassini, senza rispondergli.
-Chi è qui? Kores?
-E’...lui...la persona di cui ti avevo parlato...
Il tono della sua voce cambiò improvvisamente.
 -Ma allora sono un genio! Basta che mi parli di qualcosa ed eccola subito qui! Però...
 Una piccola pausa. Forse voleva trovare le parole giuste?
-Dalle tue parole...ho capito che eri messa male perchè ti mancava tantissimo...
-Si. – Sussurrai. -Ma allora perchè te ne stai qui? Perchè non gli vai incontro? Capisco che la fortezza non è poi così grande e che domani lo ritroveresti però non mi pare giusto starcene qui come degli idioti a beccarci una polmonite. Almeno facciamolo con una ragione!
La sua esortazione doveva essere in parte anche una battuta ma io non riuscii a coglierla e me ne restai ancora lì immobile. Passò qualche secondo, forse minuti, e Salim sbuffò e poggiò le sue mani sulla mia schiena. Erano incredibilmente calde, era come se in tutto questo tempo non avesse sofferto minimamente il freddo.
-Se non vuoi andarci di tua spontaneità, allora ti ci porterò io!
E cominciò a spingermi in direzione del piccolo gruppo con forza, senza particolare sforzo poiché non opponevo alcuna resistenza e poi non peso così tanto io, eh!
Dopo poco tempo ci ritrovammo ad una cinquantina di metri di distanza dagli altri assassini e Salim si fermò.
 -Senti, non ho molti problemi nello spingerti fino a loro, però non credo che domani, nella tua piena lucidità, me la faresti passare liscia...sai ci tengo alla mia pelle quindi adesso è meglio che tu proceda da sola.
E senza aspettare una risposta mi diede una spinta che attivò le mie gambe, che cominciarono un pò a correre. Subito dopo mi ritrovai accanto al grande cavallo bianco ed io d’istinto gli accarezzai il fianco. Il cavallo nitrì piano e smise di camminare lentamente verso il fienile per nutrirsi un pò, si girò verso di me e mi porse il muso, in attesa di carezze.
 -Anche tu mi sei mancato...
 Lo sussurrai, forse l’avevamo udito solo io e il cavallo. E mentre accontentavo le sue richieste, l’assassino seduto in groppa mi guardò sorpreso.
-Ehi, ma che fai? – Era rivolto al cavallo, sicuramente. – Sai, di solito non da ascolto a nessuno, è una vera furia!
Sorrisi leggermente sotto il cappuccio al solo sentire le sue parola spensierate che tradivano un’enorme stanchezza.
-Devi piacergli. Piuttosto, come ti chiami?
Con la testa chinata gli risposi in modo un pò beffardo.
-Ti sei già dimenticato di me? Non vorrai mica farmi piangere dall’offesa, spero.
Alzai il viso facendo scorgere solo pochi lineamenti nascosti dal cappuccio e gli vidi finalmente il volto...quante volte avevo sognato questo momento?
 Il volto dell’assassino mutò improvvisamente dal sereno e disponibile alla gioia più assoluta.
-Kores?!? Ma...la divisa...!
-Ho fatto strada.
L’assassino allargò leggermente le braccia, con l’intento di volermi abbracciare, molto probabilmente. Io però lasciai la testa del cavallo e arretrai di poco.
-Rimandiamo a dopo il bentornato. Non voglio abbracciare un uomo mezzo morto e tutto fradicio.
-Anche tu lo sei! Fradicia, intendevo dire!
Diedi una pacca al cavallo che cominciò a galoppare verso un posto sicuramente molto più caldo, seguito dai due assassini che lo avevano gentilmente aspettato. L’assassino si girò pericolosamente verso di me con un’espressione sorpresa e gli gridai conto.
-Ci vediamo dopo!
Rimasi a guardarlo per un altro pò fino quando non sentii la calda presenza di Salim al mio fianco.
-Mi sembri contenta adesso.
Mi girai verso di lui con un grandissimo sorriso stampato in faccia per dirgli di non preoccuparsi, che si era sistemato tutto...però si vedeva che era enormemente scocciato.
-Ma cos’hai?
-A me mi minacci di morte e a lui non dici niente?
-Ma di cosa...ah! Mi ha chiamata per nome, vero?
-
Dissi ridendo tra me e me.
Salim si infastidì di più e fece un cenno di assenso.
-Ahah...ma lui può farlo quanto vuole, dopotutto me lo ha dato lui!
Mi guardò in un modo che dire sorpreso sarebbe stato un eufemismo.
-E’ tuo padre?
 -Ma no! Che padre...ahahah! Lui è Khaï, il mio maestro! Dai, entriamo o ci prenderemo una polmonite.
Ci incamminammo verso l’ingresso della fortezza che adesso esercitava una grande attrattiva su di me con le coperte calde, le vasche da bagno piene di acque bollente...
E mentre sognavo ad occhi aperti quel paradiso così a portata di mano, il moccioso borbottò qualcosa che tradusse subito in parole udibili.
 -Uno: quella della polmonite me l’hai rubata...
Feci finta di non sentirlo guardando da un’altra parte.
-Due: è la prima volta che sento di un maestro che da un nome ad un allievo.
-Mmm, questa storia è lunga, magari un giorno te la racconterò. Tu ricordamelo, e se non mi hai fatto arrabbiare prima, magari ti accontento. Quanto mi piace minacciarlo!
-Ah...Salim...
-Che c’è? Me la racconti adesso?
 -No...anzi. Mi sbaglio o mi hai chiamata con il mio nome prima?
Salim diventò pallido come un fantasma e cominciò a ridere istericamente.
-Ma no...cosa dici mai!!!!!!!!! Io non mi permetterei mai...no no...
Continuò così fino a quando non arrivammo davanti al bagno femminile, creato dal Maestro degli assassini apposta per me, quando lo costrinsi ad andarsene e a lasciarmi in pace con le sue stupide scuse. Quando lo capì e mi lasciò sola misi la mano sulla maniglia della porta e la girai per poter entrare. Appena lasciata, l’ammirai in tutta la sua bellezza: non ci avevo mai fatto caso, forse perchè non utilizzavo quasi mai quel bagno, ma quella maniglia era come una piccola opera d’arte, fatta d’oro e intarsiata con disegni bellissimi e delicati che accompagnavano la sua forma. Distolsi subito lo sguardo ed entrai nel bagno. Questo era grandissimo, pieno di tappeti e cuscini colorati sparsi per terra, come se dovessero essere dei divanetti. Mi tolsi i sandali e camminai a pieni nudi sui tappeti. Mi sedetti su uno di quei cuscini e solo allora mi accorsi che stavo sudando abbondantemente, quindi mi tolsi velocemente la divisa da assassino rimanendo nuda.
 -Adesso si che si sta bene...
Dopo qualche minuto di rilassamento totale, posai lo sguardo sulle tre porte chiuse che avevo davanti: erano uguali a quella d’ingresso ma un poco più piccole. Ognuna conduceva ad un bagno diverso, uno più stupendo dell’altro.
Il maestro non bada davvero a spese. Pensai sorridendo. E gli piace davvero il lusso...
Mi alzai da quel paradiso fatto di cuscini e mi avvicinai alla porta centrale, la mia preferita.
Appena entrai, mi diressi verso la vasca già sapientemente riempita dalle donne della fortezza. Mi immersi subito nell’acqua: era ancora abbastanza calda, per fortuna.
 Ma queste donne mi preparano l’acqua ogni giorno? Considerai incredula, dato che andavo lì molto di rado, preferendo un altro bagno, più appartato e molto più spartano. Dopo che compresi l’immenso spreco d’acqua, mi concedetti il lusso di godermi quelle meraviglie d’arte che mi accoglievano in quel momento. I pavimenti erano in marmo intarsiato finemente e i disegni rappresentati convergevano tutti ai quattro lati della vasca che occupava metà della grande stanza. Le pareti erano piene di tappeti bellissimi mentre per tutta la stanza c’era un forte odore di vaniglia e di spezie varie, tipiche del nostro Paese.
Mi abbandonai nell’acqua chiudendo gli occhi, rimanendo in quella posizione per molto tempo, ma lasciai la vasca prima di potermi addormentare. Quando mi alzai presi un asciugamano lì vicino e mi ci avvolsi.
-Chissà se qui ci sono dei vestiti puliti...
Allora entrai in una stanza adiacente: era uguale alla camera iniziale ed era piena di armadi di legno finemente decorati. Al centro del muro opposto a quello della porta poi c’era un grande specchio. Mi guardai un attimo senza volerlo: ero lì, con la mano ancora appoggiata alla maniglia della porta, la pelle ancora bagnata di un colore troppo chiaro rispetto a quella della mia gente. I capelli di un marrone molto scuro mi toccavano appena le spalle e i miei grandi occhi verdi erano incuriositi da qualcosa. Subito arrossii senza volerlo e vidi nello specchio che le mie guance erano rosse, anche più di quanto volessi, e allora distolsi lo sguardo e procedetti verso il primo armadio a portata di mano. Questo era stipato di vestiti che sicuramente le ragazze utilizzavano giù a Masyaf. Sbuffai e ne aprii almeno altri quattro prima di trovare una divisa da assassino. Appena avvistata la presi immediatamente, come se potesse scappare da un momento all’altro e me la misi in fretta e in furia.
Allora andai nuovamente verso la sala da bagno e poi in quella iniziale e guardai per un attimo le armi ancora a terra.
Sembrerò una pazza se me ne sto con tutte quelle armi addosso tutto il giorno...meglio lasciarle qui, quelle donne me le riporteranno sicuramente domattina in camera.
Allora uscii dal bagno e corsi verso la mensa: era ormai trascorso da un bel pezzo il tramonto e di solito il maestro era sempre alla mensa a bere a quell’ora.
Speriamo che non sia troppo stanco!
E le mie speranze non erano poi così vane, dopotutto: infatti eccolo lì, seduto a mangiare con gli altri assassini con cui li avevo visti precedentemente.
Mi affrettai e andai a sedermi accanto al mio maestro ma evidentemente fui così silenziosa che lui non se ne accorse nemmeno, almeno fino a quando non gli toccai una spalla e lui mi fissò incredulo.
-Mi avevi detto che avevi fatto strada, ma non credevo fino a questo punto!
Io gli sorrisi e nel mentre uno degli assassini richiamò l’attenzione su di sè.
-Ehi, Khai, non vuoi presentarci la signorina?
Bugiardo, tutti sanno chi sono...
Però feci buon viso a cattivo gioco non dicendo nulla e il maestro fece le dovute presentazioni. -Kores questi sono Dhakir - e indicò un ragazzo che non poteva avere più di trent’anni, con capelli rossi, un viso squadrato e una carnagione molto scura. Guardandolo meglio si poteva vedere che era un pò rosso in viso, sicuramente perchè era il più brillo dei tre.
-...e Feisal. – disse indicando il ragazzo seduto accanto a Dhakir. Mi sembrava più giovane del primo, anche se di poco. Feisal aveva i capelli e gli occhi marroni, una carnagione poco più chiara di Dhakir e un viso dai lineamenti delicati ed un mento affilato.
-Sono loro gli assassini che mi hanno accompagnato nella mia missione.
Gli sorrisi e continuai a guardarli scrupolosa per capire che tipo di persone fossero, mentre rispondevo con falsa cortesia.
-Piacere di conoscervi.
Notai che Feisal mi rispose con un sorriso gentile, però la sua attenzione era tutta su Dhakir. Infatti il più grande continuava a riempirsi il bicchiere di vino mentre l’altro non aveva quasi toccato il suo.
Lo sta tenendo d’occhio...
-Ragazzi, lei è Kores, la mia allieva.
Finite le presentazioni Dhakir si alzò improvvisamente vacillando e si sporse verso di me.
-E’ un piacere conoscerla. Sa, abbiamo sentito parlare molto di lei...
Sospirai mentalmente, notando la nota di malizia della frase e in quel momento la puzza d’alcol dell’uomo mi investì improvvisamente, facendomi capire solo allora quanto Dhakir avesse bevuto in quella serata. Per fortuna si alzò anche Feisal liberandomi da quella situazione imbarazzante e si tirò indietro l’altro.
-Mi scusi Kores, credo che Dhakir debba andare a riposarsi adesso. Si sa, il troppo vino fa male, soprattutto a lui...
-Cosa? Ma come...
Fortunatamente Feisal lo strattonò e se lo portò dietro.
-Buonanotte Khai. Buonanotte Kores.
-Buonanotte ragazzi!
Rispose il mio maestro e appena i due assassini si furono allontanati abbastanza da non sentire più le grida di protesta di Dhakir, mi girai verso il mio maestro.
-Mi sa che quello non era tanto apposto. Non è che ti sei ridotto anche tu così, eh mae...
Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai fra le sue braccia.
-QUANTO MI SEI MANCATAAA!
Mi liberai a mala pena da quella stretta micidiale e mi guardai intorno: non c’era nessuno, fortunatamente.
Evidentemente anche lui è un pò ubriaco.
Lo guardai e mi rassegnai a dovergli fare da balia per un altro pò, ma mi ravvedetti immediatamente non notando nessun rossore sulle sue guance o cose che mi facessero capire che fosse ubriaco.
-Maestro, ma sei impazzito?
Sbuffò e mi guardò speranzoso.
-Ma quando mi chiamerai Khai? Non è così difficile come nome!
-Ah, non lo capirai mai?
-No.
-Allora nemmeno a spiegartelo di nuovo.
Girai un poco la testa guardando le fitte ombre gettate dai numerosi stendardi riportanti il simbolo della setta degli assassini. Non so perchè ma ogni volta che dico questo nome ho come la sensazione che esso porti con se una grande imponenza. O magari sono solo condizionata...non lo so.
Le parole di protesta del maestro mi fecero dimenticare le mie considerazioni e quindi decisi di attaccarlo in quel momento di debolezza.
-Ma dimmi...dove sei stato per tutto questo tempo? Eh?
La sua espressione terrorizzata mi fece capire che dovevo avere più o meno il volto di un demone ed io feci di tutto per accrescere questo mio aspetto.
-Non te la sei spassata con quell’altro ubriacone, vero? Ti conosco abbastanza da sapere che voi due insieme potete avere fatto spettacolini peggiori di questo.
Il maestro indietreggiò capendo quanto fossi adirata con lui e tentò di porre rimedio.
-No, dai calmati...
-Un anno, dico, un anno! Credo che abbiate fatto un record! E poi, non hai saputo mantenere nemmeno una promessa! “Non ti preoccupare, tornerò prima del tuo compleanno! Andrà tutto bene!” Peccato che siano già passati due mesi!
Qua c’è bisogno di una piccola annotazione: sinceramente, non me ne importa niente del mio compleanno, anzi quando posso evito di ricordarlo agli altri, però in quel momento stavo esprimendo tutta la rabbia, frustrazione e soprattutto preoccupazione che avevo accumulato in quel periodo.
 -Daaaaai, calmati! Non è poi un granché come ritardo! E poi ti ho portato un regalino!
-Cosa potresti mai portarmi?
L’importante è che ora sei qui. Cosa mi può importare di qualsiasi cosa che hai potuto comprare?
Avrei voluto gridarglielo in faccia, ma come ho avuto modo di dire in altre occasioni, una piccola cosa fastidiosa chiamata orgoglio frenò appena in tempo la mia bocca dal pronunciare quelle amare parole. Però, pensandoci bene, quella volta gli avrei dovuto dire grazie: gli occhi lucidi e quel paio di lacrime che mi scesero sul volto furono abbastanza imbarazzanti da sole.
Il maestro si fermò subito e mi guardò serio: adesso aveva finito di fare quella specie di buffone, comportamento con il quale cercava sicuramente di tirarmi un pò su.
Allungò una mano e con il pollice destro mi asciugò una lacrima che mi rigava la guancia. Poi con la stessa mano mi avvicinò al suo petto abbracciandomi. Restammo così per un bel pò, forse lui voleva farmi sfogare ma io non lo feci: appoggiai una mano sul suo petto e chiusi gli occhi non versando più lacrime. L’importante adesso era che lui era lì con me, ora m’importava sentire il suo calore e il suo odore, che poi tanto odore non era visto che puzzava di sudore in una maniera incredibile. Eppure mi piaceva, era molto meglio di tutti quei profumi del bagno.
 -Scusami.
Lo disse dopo un pò con un sussurro, ma io non risposi e mi strinsi meglio a lui: da quando non stavamo così? Sicuramente prima di quel terribile anno. E ancora prima di quando il mio addestramento da assassina era cominciato. Era successo più di dieci anni fa.
Ricordi? Io si, come non avrei potuto? Quella volta ero ancora una bambina: era una notte e fuori pioveva, se mi concentro riesco a sentire le urla del vento che mi sembravano le voci di fantasmi che mi reclamavano, e riesco a sentire anche i rumori dei lampi, come se volevano spaccare le finestre. Ah, se mi concentro di più, sento anche le lacrime che mi bagnavano tutto il volto. E capisco anche che non tutte le urla erano del vento, anche io mi davo da fare.
Adesso non piango più, vedi?
Meno male, sai che figura a vent’anni comportarsi come una mocciosa.




Ciao! *-*
Che vi posso dire? Mmm...sinceramente non lo so...
Ah! Il nome Khai (non metterò più i due puntini perchè sono troppo pigra!XD) è del fantastico disegnatore di tutti i personaggi e paesaggi dei primi 3 Prince of Persia! Quindi non ha un significato particolare.
Adesso i ringraziamenti porta a porta!

Saphira87: grazie mille dei tuoi complimenti! Mi fa piacere che la storia continua a piacerti! E comunque complimenti per il fatto che riesci a capire i miei personaggi!*_* ne sono contenta! Eheh...anch'io quando lo scrivevo pensavo ad Altair...mi avrete contagiata? (si mi riferisco a "certe" scene nella tua storia!XDXD)

Elika95: o meglio conosciuta Irene(XD) ogni volta che leggo le tue recensioni muoio dalle risate! Mi dispiace che non è il solo e unico Altair!!!!! Ma non ti preoccupare(...-.-'Ndtutti XD)quando finirò questa fanfiction ne farò una su di lui! Lo prometto!XD

Ah, dimenticavo...sono contenta che vi sia piaciuto il soprannome "coniglietta"!!!XD

Adios a tutti!
Un bacio e al prossimo aggiornamento dalla vostra Phantom G!!!
   
 
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