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Autore: Zoraya    05/10/2016    1 recensioni
"L'arte è la vita, ma su un altro ritmo" (Muriel Barbery).
Sei quadri, sei one-shot per raccontare l'evoluzione del rapporto tra Lily, James e i Malandrini, le loro speranze e il loro mondo.
_DAL TESTO_
-Potresti passarmi il sale?- . Una voce pacata lo riportò, delicatamente alla realtà e James sbatté le palpebre, sorridendo ancora rivolto verso il ragazzo che aveva parlato. Aveva un’aria malaticcia, era pallido e magrolino, con la veste da mago abbastanza lisa e lo sguardo basso di una persona che si sente fuori posto ovunque.
-Ciao! Io sono James. James Potter- disse, tendendogli la saliera da una parte e la sua mano dall’altra. Il ragazzo, che sembrava sempre più imbarazzato e incapace di guardarlo negli occhi, gli strinse la mano, cercando di sorridere.
-Io sono Remus Lupin- disse, prendendo poi la saliera e arrossendo. –E lui è Peter Minus, ci siamo conosciuti sul treno- continuò poi, presentando un altro ragazzo, grassoccio, ma altrettanto timido.
-Io in treno ho conosciuto lui! E’ Sirius Black!- esclamò James, quasi saltellando sulla panca, eccitatissimo.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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ULISSE SCHERNISCE POLIFEMO.

-Evans, cosa hai fatto ai capelli?- chiese un ragazzo di circa dodici anni, con un sorriso strafottente sul volto e già una mano a scompigliare i suoi di capelli.
-Che vuoi, Potter?- chiese, quasi ringhiando, una ragazza della sua stessa età, dagli occhi verdi che brillavano minacciosi. Erano  nel bel mezzo di un corridoio, al cambio dell’ora e Potter era inspiegabilmente solo. Lily ridusse gli occhi in due fessure minacciose, estremamente sospettosa. James Potter si trovava da solo in mezzo al corridoio, davanti a lei. Anche lei era da sola, ma questo era normale. Il suo migliore amico, Severus, Serpeverde al secondo anno, come lei, condivideva con i Grifondoro solo due lezioni a settimana, quindi al momento si trovava molto lontano da lei. Alice e Mary, che erano ciò che più si avvicinava all’idea che lei aveva di “migliori amiche”, erano state trattenute dal professore di Difesa Contro le Arti Oscure, il professor Connor. Lily strinse con forza al petto i suoi libri, cercando di prendere contemporaneamente la bacchetta dalla tasca. Aveva trascorso un anno e mezzo con Potter e i suoi compari e sapeva che era meglio essere sempre pronti.
-Niente, solo sapere cosa ti è successo ai capelli- disse lui con noncuranza, agitando la mano davanti al volto, sempre con quel suo sorriso strafottente.
-Cosa avrebbero i miei capelli di strano? Sono quelli di sempre!- esclamò, stanca di quello scambio di battute. Si stava innervosendo, come le capitava sempre quando Potter era nelle vicinanze.
-Ed è qui che sbagli, Evans!- intervenne un’altra voce alle loro spalle, calma e quasi glaciale.
-Mi sembrava strano che ancora non fossi comparso dal nulla, Black, pronto ad aiutare il tuo fido compare!- esclamò ancora la ragazza, serrando maggiormente la presa sui suoi libri e impugnando di nascosto la bacchetta con l’altra mano. Nessuno dei due ragazzi le aveva perdonato quello che era successo al loro primo anno e avevano provato più volte a vendicarsi, usando sempre Severus. Quello che gli avevano fatto era imperdonabile, ma di solito evitavano di prendersela direttamente con lei, vista la sua amicizia con Arya Bennet, Caposcuola di Grifondoro dell’anno precedente. Più volte Lily si era rivolta a lei, ma la ragazza era restia ad intervenire contro la sua stessa Casa e toglieva punti solo quando le capitava di vedere dal vivo quello che i due facevano. La regola per Sirius e James era chiara: potevano fare quello che volevano se non c’era l’autorità in giro, a patto che non colpissero direttamente qualcuno della loro stessa Casa.
-Non c’è bisogno di aiutare nessuno, Evans, cara. Io me la cavo benissimo da solo. E comunque volevo essere gentile, per una volta, ma con te è fiato sprecato.- le disse James, passandosi ancora la mano tra i capelli per attirare l’attenzione di alcune ragazze che passavano da quelle parti.
-Molto credibile, Potter. Soprattutto con quel sorrisetto arrogante e strafottente che ti ritrovi!- gli fece notare Lily, che cominciava ad innervosirsi parecchio. Gli studenti più grandi le passavano accanto ignorandola bellamente e quelli più piccoli sembravano molto più interessati a godersi lo spettacolo, piuttosto che ad intervenire per aiutarla. James Potter e Sirius Black stavano per infastidire qualcuno e tutti sapevano di non doversi mettere contro i grandi Malandrini. I Malandrini erano un gruppo di quattro ragazzi- Remus Lupin, Peter Minus, Sirius Black e James Potter- che si dedicavano solo ed esclusivamente a infrangere tutte le regole della Scuola, esistenti e non. Erano dei bulletti e il loro bersaglio preferito era Severus Piton, che, con i suoi libri usati, i capelli unti e il colorito malaticcio, non era proprio una persona in vista ad Hogwarts.
-Sì, lo so di avere un sorriso bellissimo, grazie, Evans, ma sto davvero cercando di essere gentile. Hai qualcosa sui capelli, proprio qui!- le disse, toccandosi un punto sulla testa per farle vedere dove doveva controllare. Lily si lasciò andare ad un sospiro rassegnato, indecisa se lasciare la bacchetta per toccarsi la testa o meno. Alla fine, però, la sua curiosità e la faccia di James, che sembrava volesse prenderla in giro, vinsero su tutti i suoi dubbi e lasciò la bacchetta. Scocciata si passò una mano tra i capelli, solo per urlare, schifata, attirando l’attenzione di tutti. I libri le caddero in terra, con un tonfo sordo. Sirius Black, che era rimasto serio fino a quel momento, scoppiò in una risata sguaiata, molto simile ad un latrato, mentre James Potter si rotolava, letteralmente, in terra per il troppo ridere. Lily non era così contenta, mentre, con le lacrime agli occhi, ritirava la mano, completamente sporca di… cioccolata? O almeno sperava fosse cioccolata. Rossa in volto si pulì le mani sulla gonna della divisa, cercando di controllare  la voce per non piangere davanti a loro.
-TU! Stupido… idiota! Che diamine hai per la testa si può sapere?- urlò, rivolta a James che continuava a ridere, ignorandola. –E TU! Falli tornare come prima, ADESSO! O giuro che non vedrete l’alba di domani!- minacciò, con ancora la bacchetta tesa, puntandola alternativamente su James e su Sirius.
-Ma come, la grande Lily Evans non è capace di annullare questo semplice incantesimo?- chiese beffardo il secondo dei due, incrociando le braccia sul petto e sfidandola solo con lo sguardo.
-Annullate un po’ questo, allora!- esclamò, preparandosi a colpire, quando qualcuno la fermò frapponendosi tra lei e i due ragazzi. Remus Lupin sorrise dolcemente, alzando le mani in segno di resa.
-Non credo che tu voglia finire nei guai per colpa loro, vero, Evans? Un Caposcuola sta arrivando e sarebbe meglio andarsene e lasciarli stare, dico davvero.- disse calmo, sempre con le mani alzate. I due ragazzi, dietro di lui, lo fissavano con due identiche espressioni stupite. La bocca aperta e gli occhi spalancati erano uno la copia dell’altro. Lily fece passare lo sguardo tra James e Sirius e Remus che la guardava con i suoi occhi pacati e le sorrideva gentile.
-Ma loro devono smetterla!- si riprese in tempo la ragazza, assottigliando furiosamente gli occhi.
-E io sono d’accordo, ma non è questo il momento più adatto, perché sta davvero arrivando un Caposcuola.- continuò il ragazzo. Lily lanciò un’ultima occhiataccia ai due e annuì, senza mettere a posto la bacchetta. Remus sorrise e si chinò a raccogliere i libri della ragazza.
-Vieni con me, Lily Evans. Credo proprio di riuscire a rimediare a quello che hai in testa.- le disse, poi, facendole segno di seguirlo.
-Ehi, Remus! Sei un Malandrino o cosa?- gli urlò dietro Sirius, ancora mezzo scioccato dal fatto che il loro amico fosse intervenuto per evitare che quella ragazza facesse loro del male, quando lui era il primo a dire che si sarebbero meritati una bella lezione.
-In questo momento… cosa!- rispose Remus, senza voltarsi e sventolando allegramente la mano destra verso i suoi migliori amici che lo fissarono ancora più scioccati. Da quando faceva così lo spiritoso?
 
-Quello che non capisco è perché non fanno altro che tormentare me e Sev così!- esclamò Lily, dopo qualche istante di silenzio. Remus l’aveva portata nel bagno femminile al secondo piano, quello infestato dal fantasma di una ragazza, una certa Mirtilla Malcontenta, che in quel momento fortunatamente non c’era, e l’aveva fatta sedere su uno dei lavandini.
-Non sono cattivi ragazzi, in fondo. Comunque ringrazia che sia cioccolata. Nei loro piani iniziali i tuoi capelli dovevano diventare delle alghe verdi e doveva anche spuntarti un altro occhio. Li ho convinti a fare qualcosa di più soft.- le rivelò il ragazzo, puntandole la bacchetta sulla testa e borbottando una formula che la ragazza non capì.
-E perché non li hai convinti a non farlo e basta?- chiese ancora lei, toccandosi i capelli e constatando, con un sospiro di sollievo, che erano tornati normali.
-Perché quello sarebbe stato impossibile.- affermò lui, tranquillo, sedendosi accanto a lei.
-E allora perché proprio il cioccolato? Cioè, come hai fatto?- chiese la ragazza, evitando il suo sguardo e muovendo leggermente le mani sulle ultime parole. La sua voce era quasi incerta, mentre cercava di carpire gli strani meccanismi dell’amicizia dei Malandrini.
-Diciamo che ho detto loro che il modo migliore per vendicarsi del succo di zucca che hai lanciato contro James e della successiva lotta con il cibo, era usare un qualcosa di culinario. Pan per focaccia, insomma. Li ho convinti del tutto quando ho fatto notare che per fare l’incantesimo che avevano in mente avrebbero dovuto studiare parecchio.- spiegò Remus, sorridendo e stiracchiandosi leggermente con un leggero gemito. La luna piena si stava avvicinando e lui sapeva che la sua recita non sarebbe durata a lungo. Un pensiero, questo, che gli faceva più male della Trasformazione.
-E hai suggerito il cioccolato perché era quello dei bignè che sono finiti addosso a Black?- chiese la ragazza, stavolta guardandolo dritto negli occhi.
-No, ho suggerito il cioccolato perché almeno è buono!- rispose il ragazzo, alzandosi in piedi.
-E’ meglio che io vada, Evans. Devo tenere a bada James e Sirius e seguire una lezione di Storia della Magia.-
-Buona fortuna, allora, Lupin.- sorrise lei.
-Tu non vieni?- le chiese Remus, una mano già sulla maniglia.
-No, sto qui ancora un po’.- rispose Lily, portando le gambe contro il petto e poggiando la testa sulle ginocchia. Remus annuì e si allontanò, dopo un ulteriore cenno di saluto nella sua direzione. Il silenzio, a quel punto, la avvolse, per la prima volta in quella giornata. Non era da lei, saltare le lezioni, lo sapeva e sapeva anche che le sue amiche si sarebbero spaventate, ma aveva bisogno di stare da sola. Si sentiva un po’ come una barca alla deriva, sconquassata dalle onde e abbandonata dalla terra. Ogni giorno, notizie di Babbani morti o di maghi Mezzosangue scomparsi, comparivano sul giornale e ogni giorno lei temeva di leggere dei nomi familiari. “C’è la guerra” le aveva detto Alice “Tu-Sai-Chi odia tutti i Babbani e tutti i loro figli, anche quelli che hanno la magia dentro di loro. Sta cercando di ucciderli tutti, Lily. Vuole creare un mondo di soli maghi.” Sev si era sbagliato quando le aveva detto che non ci sarebbero state discriminazioni, si era proprio sbagliato, già. Ma questo non la faceva sentire meglio. Lei non era una Babbana e, almeno a sentire quei maghi Purosangue, lei non era neanche una strega e così, Lily Evans, Grifondoro, secondo anno, alla giovane età di dodici anni, si chiedeva chi lei fosse in realtà e perché quei poteri erano stati dati a lei. Lei che era una figlia di Babbani, la figlia di due persone assolutamente normale, con una sorella altrettanto normale. Lei, un fenomeno da baraccone per la famiglia, un insetto particolarmente disgustoso per i maghi. Ma Lily non si sentiva né l’uno né l’altro e allora chi era realmente?
-Sei qui!- sussurrò una voce femminile, facendole sollevare la testa.
-Ciao Alice.- sussurrò in risposta Lily, imbarazzata dallo sguardo che le rivolse l’altra, un misto di sollievo e preoccupazione.
-Frank ha sentito da Remus quello che è successo e mi ha raccontato tutto. Stai bene?- chiese la ragazza, sedendosi accanto all’amica.
-Sì, Potter e Black sono solo degli idioti. Perché non sei a lezione?-
-Non mi vuoi qui?-
-No, non è questo. Solo… potresti finire nei guai.-
-Anche tu.-
-E’… diverso, credo.-
-Non è diverso, Lily. Entrambe abbiamo deciso di saltare una noiosissima lezione di Storia della Magia. Io per stare accanto alla mia amica e tu per motivi a me ancora ignoti.- le disse Alice, sorridendo gentilmente e accarezzandole una mano. Lily seguì con lo sguardo i ghirigori immaginari che l’altra tracciava sulla sua pelle e sorrise, automaticamente. Era sempre così, con Alice. Lei era una delle persone più forti che avesse mai incontrato, ma sapeva essere anche dolce, oltre che vagamente schizzata, quando il caso lo richiedeva, ossia quando erano nelle vicinanze di Frank, sua cotta storica.
-Sono venuta qui con Lupin. Lui ha sistemato il disastro che hanno fatto gli idioti e poi mi sono fermata a pensare.- confessò Lily, senza alzare lo sguardo dalle sue mani. Alice sospirò, stiracchiandosi. Conosceva abbastanza l’amica da sapere che non poteva farle domande in quei casi. Era lei a dover parlare, spontaneamente.
-E’ stata uccisa un’altra famiglia Babbana.- sussurrò Lily, sputando quel rospo che le si era bloccato in gola da quella mattina. Non c’era bisogno di aggiungere altro. Alice sapeva già tutto quello che le serviva.
-E hai paura, giusto? Lily, io non lo so come ci si sente, ma posso immaginarlo. Solo… devi smetterla di sentirti in costante ansia per loro. Non dico che non sia normale pensarci, ma così ti stai rovinando l’anno e la vita. Lo so che la paura è… paralizzante, ma non puoi fermare il tempo e devi accettare il fatto che non puoi fare nulla. E’ una cosa terribile, Lily, sapere di non poter fare nulla, poter solo sperare, ma proprio per questo, non devi iniziare a considerare ogni giorno come un conto alla rovescia verso la fine del tuo mondo. Piuttosto ringrazia ogni sera che non sia successo nulla.-. La ragazza si stava torturando le mani, imbarazzata dal suo sfogo e preoccupata di non essere stata abbastanza chiara. Ma Lily sollevò gli occhi, lucidi, su di lei, sorridendo, mentre una lacrima solitaria le solcava le guance ricoperte di lentiggini, e si tuffava nel colletto della camicia.
-Lily...- cominciò Alice, ma venne interrotta dalla sua amica, che sorrise ancora, cercando di controllarsi.
-Hai ragione. Lo so che non dovrei vivere nella paura, neanche i miei lo vorrebbero. Ma io… non è un discorso molto da Grifondoro o molto da me, insomma, affronto Potter e Black ogni giorno, ma sono davvero spaventata!- disse, cercando in parte di sdrammatizzare. Quelle cose non facevano per lei. Lei aveva deciso di non piangere più per qualcun altro l’anno precedente, quando si era disperata in treno per  una sorella che non l’aveva più considerata come sangue del suo sangue.
-E’ normale, tesoro. Hai dodici anni. Abbiamo dodici anni, anche se tutti sembrano dimenticarlo quando si parla della guerra.- le disse la sua amica, stringendole le mani. –Adesso, io proporrei di rimanere qui, con la mia scorta di Gelatine Tutti i Gusti+1 e sperare di non morire per mano di Mary e solo perché non l’abbiamo coinvolta!-.
-Mi hai tolto le parole di bocca, Alice!- sorrise Lily. Marinare le lezioni non era da lei, mangiare Gelatine Tutti i Gusti+1 con Alice, mentre parlavano di Frank non era da lei, così come maturare piani di vendetta nella sua testa, ma quel giorno, Lily Evans non voleva essere Lily Evans, anche perché ancora non conosceva la sua reale identità.
 
-CHI…CHI HA OSATO? AHIA!-. L’urlo di James Potter si levò alto nella Torre di Grifondoro, quel giorno, svegliando tutti i suoi coinquilini e probabilmente tutto il castello. Quella mattina un Sirius con gli occhi ancora semi chiusi per il sonno, un Remus vigile e pronto con la bacchetta sguainata, un Frank confuso e un Peter spaventato, videro uno spettacolo inusuale e tragicomico: James che si lanciava oltre la porta del Dormitorio e giù per le scale, diretto alla Sala Comune, per sfuggire  ad un oggetto rotondo con un piccolo manico che lo seguiva lesto.
-Che è successo?- chiese Frank, rivolgendo a Remus uno sguardo perplesso. Si grattò la testa, un occhio rivolto già verso la sveglia. Sirius sbuffò, rimettendosi a dormire, come se nulla fosse.
-Perché una spazzola lo seguiva?- chiese Peter, uscendo dal rifugio sicuro delle sue coperte, sempre a Remus che esibiva un sorrisetto eloquente.
-Diciamo solo che c’è stata finalmente giustizia.- replicò il ragazzo, alzandosi dal letto.
Circa venti minuti dopo, scendendo le scale del Dormitorio con un Sirius che non smetteva di sbuffare, i ragazzi videro chiaramente tutti i Grifondoro nella Sala Comune, ma nessuno sembrava intenzionato a fermare la carneficina che si parava loro davanti. Ovvero la spazzola che cercava di rendere i capelli di James umani. Il ragazzo non sembrava intenzionato a lasciarsi sistemare , per cui la spazzola lo stava colpendo in testa. Le sue urla non avevano fatto riaddormentare Sirius, che era sceso con l’intenzione di fargliela pagare, ma la sua risata canina si diffuse per la Sala Comune, coperta anche dalle urla di incitamento degli altri. Evidentemente quello che stava accadendo gli stava piacendo parecchio.
-Che diav…? Dannazione!- urlava, intanto, il povero ragazzo, stringendo con entrambe le mani un cuscino sulla sua testa. Proprio in quel momento le ragazze scesero dal loro Dormitorio e il sorriso malandrino di Lily Evans non lasciava spazio a dubbi di sorta, infatti ebbe il potere di attirare l’attenzione di James che si avvicinò a lei a grandi falcate.
-Evans! Che diamine hai fatto?- sbraitò, cercando di evitare la spazzola e, contemporaneamente di tenere il cuscino in mano.
-Ma come, il grande James Potter non riesce a liberarsi di questo semplice incantesimo?- lo scimmiottò lei sarcastica. –E poi chi ti dice che sia stata io?- chiese di rimando lei, sempre con quel sorriso malandrino in volto.
-La tua maledetta faccia! Falla smettere! Liberami, adesso!- strillò ancora lui, mentre tutti i Grifondoro si lasciavano andare ad un risata di gruppo.
-Bel colpo, Evans! Jamie, ti sei fatto battere da una ragazza?- chiese il capitano della squadra di Grifondoro, tale Adrian Bell.
-Falla finita, Adrian!- sbuffò il ragazzo, fulminandolo con lo sguardo. Nel frattempo, Lily aveva colto il momento per allontanarsi. Per sua sfortuna il ragazzo colse il movimento con la coda dell’occhio e la raggiunse velocemente, afferrandola per un polso e lasciando cadere il cuscino che ancora stringeva.
-Lasciami, Potter, o ti Schianto!- strillò lei in risposta.
-Assolutame… ahia! No! Io non… ahi!, ti lascio fino a… AHIA!, che non mi liberi… CHE DIAVOLO…?- strillò lui, cercando di scacciare la spazzola con la mano libera.
-Lasciami. Adesso.- urlò di rimando Lily, cercando di afferrare la bacchetta dalla tasca.
-Vai così, Evans!- gridò qualcuno dal gruppo dei Grifondoro.
-Evans!-. James la afferrò anche per l’altro braccio. –Dimmi. Che. Diamine. Hai. Fatto.- scandì, lentamente, avvicinandosi al suo volto.
-Mai! Lasciami subito!-
-Solo se mi liberi da questo… AHIA!-. All’ennesimo urlo di James, Sirius scoppiò di nuovo a ridere, tenendosi la pancia con le mani.
-Questa è forse la cosa migliore che io abbia mai visto!- rise ancora il ragazzo, beccandosi un’occhiataccia da James.
-Sirius! Falla finita!- gli urlò, per poi riportare l’attenzione sulla ragazza che continuava a ribellarsi.
-Lasciami, Potter! Così ti libero, dai!- esclamò Lily, divincolandosi maggiormente. James la guardò sorpreso, ma le lasciò solo il braccio destro, tenendola ancora ferma per buona misura.
-No, Evans! Non puoi arrenderti così!- esclamò Adrian, beccandosi l’ennesima occhiataccia.
-Grazie, Potter.- disse lei puntandogli la bacchetta contro la testa. –Stupeficium!- scandì poi, con un sorriso malizioso in volto. L’espressione di James cambiò repentinamente da arrogante a stupefatta, prima di cadere in terra con un tonfo secco. Lily, con uno svolazzo di capelli rossi, si voltò di scattò e si diresse oltre il buco del ritratto, seguita da una sghignazzante Mary. Alice, invece, si diresse da Frank, con un foglio in mano, presumibilmente il suo compito di Pozioni. Tutte e tre ignorarono bellamente i commenti di tutti i Grifondoro che, nel frattempo, sciamavano giù per le scale, verso la Sala Grande.
-Oh, beh… almeno sta’ zitto- borbottò Sirius. –Andiamo a mangiare?- chiese poi a Remus e, senza aspettare risposta, uscì dal buco del ritratto.
-E lo lasciamo così?- chiese Peter, piegando la testa di lato e fissando James, ancora steso al suolo con la spazzola che gli picchiava la testa.
-No, adesso risolvo io- borbottò Remus, mentre Frank ed Alice si allontanavano velocemente per non sentire le successive urla di James. Il ragazzo, con un colpo di bacchetta, fece cadere la spazzola in terra e rinvenire James, che scattò in piedi in mezzo secondo.
-Mi ha Schiantato!- strillò, appena sveglio.
-Vedi di non urlare o ti Schianto di nuovo- sbuffò Remus, iniziando a scendere e lasciandoselo dietro. James si affiancò a Peter e si lasciò sfuggire un mezzo sospiro.
-Tutto bene?- gli chiese Peter, lanciandogli uno sguardo compassionevole.
-No. Qualcuno ha tradito e io devo fargliela pagare!- esclamò l’altro ragazzo stringendo il pugno. Peter deglutì, a disagio.
-Non farai niente del genere, James! Basta con queste stupide vendette. Lily Evans ha deciso di farti provare quello che provano tutti quando tu fai il bulletto, quindi smettila!- lo riprese Remus, di spalle rispetto ai suoi due amici. La luna piena si stava avvicinando sempre di più e lui era sempre più sofferente e preoccupato. Cosa avrebbe inventato quel mese?
-Io devo dare una lezione a colui che ha tradito e basta!-
-“Colui che ha tradito”?- chiese Peter, confuso, guardando James che spostò lo sguardo su di lui, con un sorriso allegro.
-Certo! Qualcuno deve averla fatta entrare quando noi non c’eravamo, altrimenti come avrebbe potuto incantare la spazzola?- spiegò con calma, scrocchiandosi le dita delle mani, per poi sistemarsi i capelli.
-Chi credi che possa essere stato?- chiese Peter, di nuovo, un po’ preoccupato.
-Frank, è evidente!- esclamò James, prima di afferrare Peter per un braccio e raggiungere velocemente Remus.
-Non è stato Frank. Sono stato io e  smettila di fare l’ipocrita, James! Tu non sei così, quindi butta quella maledetta maschera che ti ostini a mettere!- urlò Remus, ormai stanco. Aveva troppi pensieri per la testa e le vendette di James non rientravano nella lista.
-Ah, io sarei l’ipocrita?! La luna si avvicina, vero Remus?- disse polemico James, fermandosi di colpo e guardando gli occhi sgranati di Remus che si era fermato a sua volta.
-Cosa? Che cavolo…?- iniziò lui, cercando di pensare lucidamente. Deglutì un paio di volte a vuoto e fissò uno dei suoi migliori amici, mentre il panico si diffondeva sotto la sua pelle, fino al cuore. Era gelido e opprimente e Remus avrebbe solo voluto urlare.
-L’abbiamo capito, Remus. Smettila di mentire e di negare.- rispose James, mentre Peter annuiva concorde dietro di lui.
-Quando?- si limitò a chiedere l’altro.
-Alla fine dell’anno scorso. Diciamo che ci eravamo abbastanza insospettiti e ci siamo messi a studiare un po’.- rivelò James, sorridendo tranquillo. Era certo che il suo amico avrebbe risposto al suo sorriso e che sarebbe stato finalmente in pace con se stesso.
-E adesso?- chiese, invece, lui. Peter sgranò piano gli occhi. Si era aspettato anche lui tante reazioni diverse, ma non quella lì. Remus sembrava schiacciato e sofferente, invece di calmo e pacato come al solito. Che stava succedendo?
-Come? In che senso, scusa?- chiese, infatti, James, parimenti stupefatto.
-Cosa volete che io faccia, adesso?- si spiegò meglio Remus, abbassando lo sguardo.
-Continuo a non capire, cosa vuoi fare?-
-Già, ovviamente. Cosa potrei fare se non andarmene? Sono un cretino e voi avete ragione.- commentò lui, facendo per allontanarsi.
-Ehm… Remus?- chiese Peter, confuso, mettendosi davanti al ragazzo che alzò gli occhi, aspettandosi rabbia e disgusto, ma trovando solo confusione.
E’ solo perché lui è Peter, Remus. Guarda James, è lui quello che ti farà del male. Ora anche tu sei un suo bersaglio.
E allora spostò gli occhi su quello che prima era il suo migliore amico, ma neanche in lui trovò sentimenti negativi, anzi. Il ragazzo lo guardava con la bocca socchiusa e un’espressione di completa comprensione ad illuminargli lo sguardo.
-Non so per quale ragione tu stia pensando queste cose, Remus, ma non… noi non vogliamo che tu te ne vada. Ne abbiamo parlato, sai? In realtà non eravamo proprio certi della cosa. Sirius, in particolare, era il più scettico, ma tu sei sempre Remus, no? Sei Remus e ogni mese hai un… piccolo problema peloso da risolvere.- disse James, mentre il suo sorriso allegro contagiava anche Peter.
-“Un piccolo problema peloso”?! Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Di cosa sono io?- chiese Remus, invece, leggermente arrabbiato. Che cavolo stava facendo, James? Voleva illuderlo? Era davvero così crudele?
-Non benissimo, in realtà. Abbiamo solo qualche idea, ma potresti spiegarci tu tutto.- propose allegro, afferrandolo per un braccio e iniziando a camminare con Peter che si aggrappava all’altro braccio di Remus.
-Che diamine…?- iniziò quest’ultimo.
-Andiamo a mangiare, anche perché Sirius non ci perdonerebbe mai se iniziassimo a parlare di questo senza di lui.- disse Peter, con un sorriso allegro. E così Remus si lasciò trascinare via, cercando di assumere un’espressione arrabbiata. Ma per la prima volta nella sua vita si sentiva davvero felice. I suoi migliori amici conoscevano il suo segreto più grande, eppure a nessuno di loro sembrava importare, anzi, loro lo avevano accettato anche per quel suo lato.
Sirius Black seduto al suo tavolo, nella Sala Grande, mangiava tranquillo, ignaro della disgrazia che presto si sarebbe abbattuta su di lui. Lily Evans non aveva dimenticato di dover ancora completare la sua vendetta.
 
 
NOTE:
Dunque, questo capitolo è più che altro incentrato sull’amicizia. Prima quella tra Alice e Lily e poi quella tra i Malandrini. So che probabilmente i discorsi dei ragazzi non sono propriamente adatti alla loro età, ma ho pensato che in un clima come quello in cui vivevano, con la costante paura della morte e tutto il resto, per loro fosse quasi naturale avere dei pensieri… profondi, ecco. Non è il termine adatto, ma oggi va così.
Poi, il professor Connor è un personaggio inventato. Non sapevo come si chiamasse il professore di Difesa di quell’anno, anche perché, se non sbaglio, già allora c’erano problemi con i prof di quella materia che hanno la brutta abitudine di durare sì e no un anno ahaha
Un’altra cosa, questo capitolo non è stato betato, perché la mia beta non aveva tempo, quindi l’ho riletto io e spero che non ci siano errori, anche se oggi non ho la testa per valutare queste cose.
Il titolo è tratto, come al solito, da un dipinto di Turner (amore mio!) che mi sembrava adatto per descrivere questo stralcio di “vita quotidiana” in cui sono descritti anche  scherzi e vendette varie.
Detto questo ringrazio le tre persone che hanno messo la storia tra le seguite e vi lascio.
Un bacio e alla prossima!
P.S.: non so se nel primo capitolo si vede l’immagine o no, ma non sono molto pratica.
  
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