Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: starmars    07/10/2016    3 recensioni
Sono passati dieci anni da quando Arya Stark è entrata nella casa del bianco e del nero. Dopo aver imparato a combattere e ad uccidere, deciderà di tornare nel continente occidentale per ottenere vendetta.
“Perchè il Nord non dimentica, e di certo non l'avrebbe fatto lei.”
Non sarà la sola a compiere questa scelta. Anche i Targaryen stanno tornando e i regni del Westeros, dopo una pace durata anni, ricadranno in un periodo di tumulti e di guerre.
**La fanfic prende in considerazione le vicende delle prime quattro stagioni della serie Tv, alcune nozioni aggiuntive sono state prese dai libri della saga. Non c'è alcun riferimento alla quinta stagione.**
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Daenerys Targaryen, Nuovo personaggio, Tyrion Lannister
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO 33

 

Scese da cavallo e si massaggiò le gambe doloranti dopo mezza giornata di viaggio.

Aveva seguito i Lords e cavalieri del Nord verso la costa orientale, dove finalmente, dopo settimane di attesa era giunta la flotta dei Greyjoy. Aveva rivisto il mare dopo mesi sulla terra ferma. Mosso, agitato dal vento e con le onde alte impenetrabili, dove le navi delle isole di ferro dondolavano senza un freno e subito gli era salito il suo solito senso di nausea che l'accompagnava ad ogni viaggio in mare aperto.

Delle piccole tende che resistevano alle raffiche del vento, davano alloggio a quei pochi uomini sbarcati dalle scialuppe. Insieme a Lord Grave e Lord Mormont, si fece strada nell'insidiose dune di sabbia in cui con non poca fatica riuscì camminare.

Le sue gambette arcuate procedettero incerte fino ad arrivare davanti a quella che sembrava essere la tenda di Lady Yara, con due uomini corpulenti davanti a fare da guardia. Vedendolo passare lo squadrarono con un certo disgusto come se sulle loro isole non si fosse mai visto un nano. Entrò solo lui mentre i due Lords si attardarono al di fuori osservando le varie navi.

“Lord Tyrion, è un piacere rivedervi.” lo accolse con una voce sorprendentemente compiaciuta la donna di ferro. Di Theon questa volta non c'era traccia. Era sola all'interno di quel piccolo spazio riparato dal vento. “Mi aspettavo di vedere la regina Stark.”

“Ha deciso di rimanere con il re e la regina Targaryen per preparare al meglio il piano d'assedio. Di fatti sono qui solo come portavoce.”

“Siete qui per contare le navi? Per vedere se sono realmente novantasette?” rise tra i denti Yara.

“Non dubiterei mai della parola di un Greyjoy, non dopo le chiare difficoltà in cui siete incappati in questi anni.”

Ci fu un breve silenzio, e la donna lo guardò con un occhio più attento e serio, come se si fosse accorta solo in quel momento di chi si trattasse.

“Quindi Lord Lannister, quali sarebbero le disposizioni per la battaglia?”

“Raggiungerete la flotta Martell, e insieme vi disporrete nelle acque di fronte alla capitale. Fra tre giorni dovrete essere pronti ad attaccare dopo aver ricevuto il segnale dal re Targaryen.”

Una fortissima scossa di vento si abbatté nella piccola tenda e Tyrion si distrasse per un secondo ad osservare i lembi di stoffa che si agitavano incontrollati.

“Quale sarà questo segnale che dovremmo attendere?” richiamò la sua attenzione la Lady.

Il Lord Lannister scosse le spalle. “Un grosso drago in volo, suppongo.”

La vide alzare il mento perplessa, preoccupata, come se l'idea di vedere un drago, anzì tre, le mettesse più agitazione di un imminente assedio. “Ebbene se quello che dite è vero, dovremmo raggiungere immediatamente la flotta Matell, con questo vento riusciremo ad arrivare anche in meno di tre giorni.”

Fece per andarsene, ma prima di uscire dalla sua tende si voltò nuovamente verso di lui. “Perchè vi ha mandato fino qui per riferirmi un messaggio così semplice? Avrebbe potuto risparmiare tempo, inviandomi un corvo.”

A quel punto Tyrion sospirò, poi la guardò sorridendole, sicuro che lo stupore avrebbe nuovamente fatto capolino nell'espressione di Yara Greyjoy.

“Rimarrò con voi. Ecco perché.”

 

 **

 

 

Stavano sempre insieme. Ogni volta che li vedeva, si sorridevano e di nascosto come a stare attenti che nessuno li osservasse, si davano dei piccoli baci. Veloci, furtivi, silenziosi.

Li aveva già scorti più di una volta, uscire dalla tenda di uno o dell'altra, in fretta, con le vesti raffazzonate, alle prime luci dell'alba, a volte anche prima che il sole sorgesse, quando ancora nessuno se ne stava a girovagare nell'accampamento.

Ma lui era sempre lì.

La battaglia che stava per arrivare, e anche solo l'idea di dover mettere di nuovo piede ad Approdo del re dopo tutti quegli anni, gli toglieva il sonno e sempre meno era il tempo che passava nel suo letto e più quello che lo vedeva in giro camminando solitario. Si ritrovava a pensare al viso di suo fratello, se avesse avuto la possibilità di rivederlo ancora una volta, che cosa gli avrebbe detto?

Gli avrebbe chiesto scusa per essere stato un patricida e lui lo avrebbe mai perdonato? Lo aveva sicuramente odiato e detestato, ma era pur sempre suo fratello. Jaimie avrebbe capito.

Poi c'era il viso di Cersei. Una strega malvagia il cui volto lo tormentava come un incubo anche quando per quelle poche ore riusciva a chiudere occhio. In quel caso sperava davvero che Arya potesse riuscire a compiere la sua vendetta su di lei, anche se per un attimo avrebbe voluto farlo lui stesso, con le sue stesse mani.

Mille erano i pensieri che lo tenevano occupato nelle sue ore insonni, poi li vedeva. Arya e Aerys, come due amanti segreti.

Avrebbe dovuto essere felice per lei, sicuro che anche così non le sarebbe capitato niente. Lei non aveva cambiato di una virgola il suo atteggiamento. Sembrava che quella nuova ventata di sentimenti che l'aveva avvolta, non l'avesse distratta. Quando parlava con i Lords, quando dava ordini era una vera e propria regina, era Arya come sempre l'aveva vista e conosciuta. Non avrebbe dovuto avere dubbi su di lei.

Ma quando gli capitava di trovarsi per sbaglio ad osservarli, non poteva non avere un tarlo in testa, che scavava con insistenza insinuando timore e preoccupazione.

Doveva vincere una guerra, e adesso aveva acquisito un punto debole, uno di cui Tyrion non avrebbe mai immaginato di doversi occupare. Aerys.

Non sapeva se dovesse o meno parlare dei suoi dubbi con Arya, ma intuiva già anche senza pensarci un attimo che l'avrebbe liquidato con un parola messa male o con uno sguardo che non gli avrebbe permesso di poter proferire altro in sua presenza.

Si era arrovellato il cervello, per ottenere una soluzione per trovare la calma anche di fronte a tanta sicurezza, provava a leggere libri inutilmente, sfogliando le pagine piene di scritte e di nomi, non riuscendo con la testa piena di voci e pensieri a capire neanche una frase di quelle che vedeva.

Decise un giorno che per non avere più così tante titubanze, per lui sarebbe stato meglio allontanarsi. Non assistere e non essere più tormentato.

“Ho insistito io per avere i Greyjoy dalla tua parte, e nessuno migliore di me può affiancarli nelle acque nere. Conosco ogni centimetro di quella sponda e so bene dove poter passare per far breccia nelle mura di Approdo del Re.” la sua voce fu piuttosto convincente, ma Arya in piedi davanti a lui lo guardò accigliata in silenzio.

“E poi...” continuò non sicuro che quello che stava per dire potesse o meno rassicurarla. “Avrai un occhio amico che controlla la flotta.”

La vide aprire la bocca, ma da lì non le uscì nulla. Solo uno sbuffò, poi si voltò dall'altra parte.

“Arya...”

“Hai quasi perso la faccia nella battaglia delle Acque nere.” intervenne alla fine la ragazza.

Tyrion sorrise sollevato da quel suo tono per niente collerico, ma preoccupato.

“All'epoca, ero dalla parte sbagliata.”

“Perché questa volta credi di essere da quella giusta?” gli sorrise sottile osservandolo attentamente.

“Qualsiasi risposta la prenderesti come una presa in giro.” fece una pausa guardandola sereno. “Ma devo ammettere che la presenza di tre draghi mi tranquillizza più di tutto.”

Inaspettatamente quella frase la rese più morbida e così la vide sciogliersi in una risata cristallina. “Che ingrato...sì faresti meglio ad andare con i Greyjoy, so bene quanto tu preferisca il mare alla terra ferma.”

“Odio stare in una nave.” rispose cupo, nonostante avesse capito perfettamente il tono ironico con cui Arya aveva pronunciato quella frase. “Ma è necessario che io vada.”

“Sono d'accordo con te, per una volta.” concluse infine senza tante altre sfumature. “Solo una cosa...”

Questa volta Tyrion non seppe cosa aspettarsi e trattenne il fiato davanti al volto immobile della ragazza.

“Cerca di restare vivo.”

 

 

 

 

La nave delle Tre guerriere era un'imbarcazione solida, costruita con del legno grezzo, ma resistente, marrone scuro, quasi nera e perfettamente modellata per potersi infrangere senza indugio anche nelle più insidiose onde.

Yara gli aveva raccontato che quel nome era stato scelto da lei personalmente, in onore delle tre sorelle del suo bisnonno.

Hela, Gaya e Freya le tre condottiere Greyjoy, leggendarie quanto famosa era la loro tenacia e bravura nel governare navi.

La loro storia era conosciuta in tutto il continente e Tyrion ricordava di aver letto di loro nelle pagine di un libro puzzolente e ingiallito nella biblioteca di Castel Granito, quando ancora i suoi problemi più grandi erano compiacere suo padre e ignorare le perfidie di sua sorella. Le tre Greyjoy al pari della regina Nymeria, erano forti e valorose, combatterono in battaglia sempre unite e sempre insieme, e unite e insieme morirono in una delle guerre più sanguinose che il mare avesse mai visto.

Più ripensava alla famiglia e alle donne di ferro, più guardando Theon, non poteva far altro che chiedersi come un simile personaggio, debole e vile fosse potuto nascere da un lignaggio così alto.

Lo osservava dondolarsi nella prua della nave e fissare l'orizzonte, il suo sguardo vago e incantato trasmetteva solo un sentimento, paura. Perché Yara avesse voluto lui al suo fianco, non lo avrebbe mai compreso, sta di fatto che per non doversi misurare ancora con Tyrion, non gli rivolse mai più di quelle due o tre parole di rito. “Buona giornata” “Oggi il vento è forte, il mare è piatto” e così via.

Tanto in quei momenti il piccolo Lannister aveva ben altro a cui badare. La sua maledetta nausea.

Il primo giorno, il mare gli concesse un intero pomeriggio di calma, ma i due giorni successivi dovette passare la maggior parte del suo tempo fuori, tormentato dal forte mal di stomaco.

“Il mare non è amico dei Lord arricchiti, Lannister.” lo rimbeccò Yara quando lo vide con la faccia sprofondata all'interno di un secchio di fortuna.

“È la natura in generale che non mi è amica, però ho imparato a conviverci, riuscirò a resistere anche a questo.” ma l'aver alzato anche solo per un attimo la testa gli fece affiorare un nuovo conato, così con una smorfia dovette rinunciare a parlare con la donna, tornando a vomitare.

“Sapete qual è il punto debole della flotta nemica?” chiese Yara ignorando lo stato fisico del suo interlocutore, e dato che Tyrion non poté minimamente risponderle continuò lei. “La carena larga e bassa.”

“Come potrebbe essere questo un punto a nostro favore?” riuscì a domandare con una smorfia della bocca e gli occhi socchiusi per non incorrere nuovamente in un altro conato.

“Mi avete rivelato, pochi giorni fa che il problema principale delle Acque nere è la presenza di grosse secche che sono insidiose e nascoste dall'oscurità del mare.”

Tyrion la guardò incantato come se stesse per ricevere un'illuminazione. “Se riuscissimo a portarci sopra le navi della flotta Lannister, potremmo bloccarle.”

La donna di ferro sorrise compiaciuta. “Esattamente, a meno che loro non sappiano dove si trovano queste secche.”

Lui di risposta scrollò la testa. “Non sono mai state documentate a dovere, solo le navi mercantili e i pescatori sanno esattamente dove sono posizionate. Durante una battaglia non credo si preoccupino delle condizioni del mare.” conclusa la frase, fece per tornare con la faccia sprofondata nel secchio, vomitando quello che ancora inspiegabilmente si trovava nel suo stomaco.

“Prendete.” Yara estrasse dalla tasca un mazzo di comunissimi fili di erba verde scuro, che gli porse sicura. “Sono erbe mediche che crescono tra gli scogli delle nostre isole, se masticate sono molto potenti contro il mal di mare. Di solito si usano con i bambini che per la prima volta devono affrontare un lungo viaggio in mare.” con queste ultime parole gli sorrise ironica.

“Avete atteso molto prima di darmele.” allungò la mano afferrando quelle erbette che adesso gli apparivano come qualcosa di sacro.

“Avevo scommesso con gli uomini dell'equipaggio. C'è chi diceva che vi sareste gettato in mare pur di ritornare sulla terra ferma. Io volevo solo vedere quale sarebbe stato il vostro limite, solo ora mi sono resa conto di non volerlo capire affatto.”

 

 

 

**

 

 

 

Anche da lontano, Approdo del re era sempre splendida. Incagliata sulla collina di Aegon si stagliava la Fortezza rossa e da lì come in una grossa scalinata che scende sul basso tutte le case e le magioni, popolate dai più abbienti cittadini. Le alte torri del tempio di Baelor, a malapena riuscì a distinguerle dato il riverbero della luce dell'alba.

Era sì una città degna del nome di capitale, ma Tyrion sapeva bene come dentro potesse apparire disgustosa e marcia.

Da anni non era mai stato a così pochi passi da sua sorella e da Jaimie, e l'effetto che gli fece guardare di nuovo quell'ammasso di case disordinate ma perfettamente sinuose con il paesaggio, fu del tutto strano. Era come se gli fosse tornata improvvisamente la nausea, nonostante le decine e decine di erbette mediche che aveva sapientemente masticato notte e giorno. Si preparò per l'arrivo del vomito avvicinandosi al secchio, ma a quanto pare era solo una sensazione e non un vero e proprio malessere.

“La flotta dei Martell sta arrivando.” gli comunicò Yara accostandosi al bordo della nave. Si alzò anche lui allungando il collo più che poté e da lì la vide. La leggendaria flotta del sud.

Delle vele dorate avanzarono verso di loro, illuminando l'orizzonte, dei soli in movimento che li accecarono momentaneamente la vista. Fila di navi da guerra che sembravano in realtà imbarcazioni di lusso, occuparono in breve tempo la costa a nord di Approdo del Re.

La nave più grande si accostò a poco a poco alla Tre Guerriere, e tre individui si mostrarono sul ponte opposto.

“Chi è il comandante del vostro equipaggio?” chiese uno di questi, un uomo dalla tunica verde e nera, pelle scura come pece e occhi bianchi lucenti.

Osservò Yara portarsi davanti a loro con passo fiero. “Sono io, Yara Greyjoy, comando io queste navi.”

L'altro annuì muovendo il capo. “E io sono l'ammiraglio Vanente Othar e questi al mio fianco sono i generali, Lotus e Fadar Sand.”

Quelli che aveva presentato, erano due gemelli, quasi certamente due bastardi delle nobili famiglie di Dorne, visto il cognome che portavano, avevano due facce pulite, mulatte, con i capelli lunghi neri legati in coda, e delle divise scintillanti, oro e argento.

“Chiediamo di poter parlare con voi comandante Lady Greyjoy.” pronunciò ancora Vanente e con un gesto indicò agli uomini della sua nave di calare un piccolo ponte di collegamento così che lei potesse attraversarlo per raggiungerli.

Yara guardò Tyrion e quest'ultimo sistematosi meglio faccia e capelli, si preparò ad accompagnarla.

“Theon, bada alla nave mentre siamo di là.” chiese imperiosa al fratello, un attimo prima di salire sul pontile stretto di legno che era stato sistemato, e lui annuì due o tre volte prima di risponderle. “Certo, sorella.”

Yara arrivò nella nave dell'ammiraglio Othar con pochi passi, lunghi e decisi, quando poi toccò a Tyrion si sentì improvvisamente il silenzio e non poté fare a meno di constatare quanto tutti lo stessero osservando.

“Lui chi è?” sentì chiedere ad uno dei gemelli Sand.

“Sono Tyrion Lannister.” Riuscì a rispondere e camminare a piccoli passi lungo l'attraversata. Nella nave dei dorniani quel nome scatenò un certo chiacchiericcio e quando arrivò anche lui sulla solida imbarcazione Fadar lo squadrò con insistenza.

“Un Lannister? Pensavo dovessimo uccidere dei leoni non accoglierli”

“Sono il consigliere della regina Stark, e credetemi se lei stessa non ha ritenuto necessario se non strettamente inutile, tagliarmi la testa, potete stare tranquilli e fidarvi di me.” sorrise leggermente beffardo, ma nessuno dei tre uomini si trattenne a rispondergli.

“Venite all'interno, dobbiamo discutere di alcune cose importanti prima di quest'assedio.” Vanente fece strada ai due nuovi arrivati nelle interiora di quella magnifica nave. Se da fuori aveva più l'aspetto di una magione signorile, dentro tutto gli ricordava sfarzo esotico e antico, sapore di frutta matura e dolce, incensi accesi e luce tenue di candele modellate su delle forme eleganti. Si sentì momentaneamente catapultato in un altro mondo, lontano dal freddo del Nord, dal mare insidioso e dalla guerra che per quei mesi lo aveva reso suo malgrado un sopravvissuto.

“E così il Nord è ora un regno indipendente.” esordì l'ammiraglio distraendolo dal suo sguardo incantato verso ogni oggetto presente dentro quella cabina.

“Certamente. Guidato da Arya Stark, la regina e protettrice del Nord.” pronunciò con orgoglio e Yara intervenne. “Ci è stato detto di attendere il segnale del re Aegon Targaryen per poter procedere all'attacco. Abbiamo pensato ad una strategia per poter mettere in ginocchio la flotta nemica e anche ad una via facile per poter far breccia sulle mura di Approdo del re”

Ma Othar sembrava preoccupato ancora della precedente questione, perché non ascoltò una sola parola pronunciata dalla donna e continuò a guardare Tyrion, sereno ma metodico.

“La regina Daenerys e il re non erano d'accordo sull'indipendenza, quando ancora erano a Dorne. Dovevamo combattere contro di voi, e ora eccoci qui a discutere da alleati nella stessa nave.”

“Il Nord è un regno duro e incontrollabile, i vostri sovrani hanno preso la giusta decisione lasciando ad altri il suo dominio.” ribadì il Lord Lannister con insistenza.

“Anche il regno del Sud non è da meno, e a quanto deciso dal nostro Doran Martell, appena il principe Aerys sposerà la principessa Arianne, chiederemo la nostra indipendenza dai sette regni, o meglio sei. Il nostro per così dire, aiuto, non è disinteressato, e per un'azione se ne esige un'altra come pegno. A meno che non ci sia qualche strano impedimento affinché ciò avvenga.”

Il silenzio che calò strinse Tyrion in una morsa, e quei due occhi bianchi come la neve nel nero del suo viso lo trafissero come una lancia in pieno petto. Eppure lui riuscì a rimanere esternamente impassibile fino a che non fu di nuovo la donna di ferro a parlare. “Signori, siamo qui per discutere di guerra non di politica.”

Vanente prese la palla al balzo, sorrise e scoprì nei suoi denti un rubino splendente. “ Mia lady Greyjoy, la guerra è politica.”

Yara sembrò leggermente stizzita da quelle parole e fece una piccola smorfia accompagnata da uno sbuffo poco elegante. Tuttavia nessuno dei presenti dimostrò di voler continuare su quell'argomento e così finalmente Tyrion e la Lady di ferro parlarono del loro piano di attacco.

Vanente e i suoi generali rivelarono di essersi liberati di un consistente numero di navi nemiche nel loro avanzamento verso Nord e che l'idea di intrappolare la flotta nelle secche era un'idea ben pensata.

La seconda parte del piano prevedeva di risalire dalla foce delle Rapide nere e di arrivare fino alla Porta del fiume attraverso il mercato del pesce.

“È la porta più debole di Approdo del re, non ci sono le postazioni necessarie per rispondere ad un assedio, dato che spesso si prevede di respingere la flotta nemica ancora prima che si possa avvicinare alle mura esterne.” intervenì Tyrion nel tono più convincente che possedeva, e così fu deciso. I dorniani avendo le navi più veloci e robuste sarebbero risaliti lungo il fiume, le navi degli uomini di ferro più piccole ma con la carena adatta a passare sopra le secche avrebbero attirato lì la flotta nemica.

 

 

**

 

 

 

 

Quando la sera giunse portò con sé le prime urla, i primi lampi di fuoco, le prime preoccupazioni.

Tutti sulle navi alleate sapevano che l'assedio era già cominciato e calò un surreale silenzio sovrapposto al rumore proveniente dalla terraferma.

Tyrion respirò a fondo, cercando di rintanarsi nella sua parte più razionale e lucida. Era a conoscenza del fatto che il Nord si sarebbe occupato del primo attacco, e di conseguenza anche Arya avrebbe fatto la prima mossa. Quindi sentendo quelle grida di battaglia non lontane da loro, si immaginò la ragazza lupo, regina del Nord combattere con tutta la sua determinazione.

Non era il momento giusto per lasciare spazio ai suoi dubbi, doveva concentrarsi per quello che di lì a poco sarebbe avvenuto anche per loro.

Yara, Theon e l'equipaggio attesero tutti l'inevitabile, con sguardi pronti e fieri, quando dall'altra parte la flotta reale cominciò a disporsi al di sotto delle alte mura. Vanente Othar aveva ragione, non erano molte quelle che erano riuscite a sopravvivere alla falce dorniana ma comunque erano sempre di più di quelle dei Greyjoy messe insieme.

Quando poi all'unisono alzarono gli occhi al cielo, lo spettacolo si fece terrificante. L'immenso drago nero, si era alzato in volo insieme a quello bianco e al fratello verde, e appena sopra le mura della città sputarono fuoco vivo.

Il Lord Lannister osservò delle parti di muro rosso incandescente sciogliersi come burro, ma non ebbe tempo di vedere altro che sentì dietro di lui Yara gridare alla battaglia. “Liberate le ancore, giù quelle vele!”

Era infine giunto il momento, e in un attimo vide avanzare accanto a loro più velocemente, quelle splendide navi dorniane.

“Cercheranno di farle avanzare verso le secche dove noi saremo pronti ad attenderli.” gli spiegò la donna di ferro e poi gli porse un arma a lui tanto familiare. “Tenete, vi servirà quando andremo a combattere sulle loro imbarcazioni.”

Tyrion afferrò saldamente l'ascia che gli era stata donata e capì in quell'istante che avrebbe combattuto dopo anni.

Se fosse stato uno spettatore incosciente, quello che gli si stava presentando davanti agli occhi sarebbe stato altamente stupefacente.

I cannoni del generale Vanente con degli scoppi rimbombarono nella baia colpendo con mirata precisione la flotta nemica, che come poté, rispose con altrettanta aggrressività.

Altre navi si frapposero nel mezzo delle Acque nere e in un attimo non si riuscì più a capire nulla.

Si ricordò improvvisamente quando da piccolo nella spiaggia di Lannisport faceva galleggiare dei giunchi di legno immaginando che fossero delle navi da guerra. Si divertiva a farle affondare, sotto il sottile velo di acqua, quell'immagine si frappose la scena di quel momento. Vide pezzi di legno scaraventati in aria, battelli smembrati precipitare nel buio e urla di disperazione e di forza.

“Arrivano!” gridò qualcuno, e la Lady di ferro diede il segnale affinché tutta la sua flotta si preparasse al piano d'azione.

Tyrion strinse le mani più forte che poté nella presa dell'ascia, come se di lì a poco dovesse affrontare qualcuno.

Le navi che riuscirono a scampare alla violenza di Vanente e generali, vennero costrette ad avanzare verso di loro vicino al mare aperto, e nascoste in quei punti, si sarebbero trovate le secche alleate.

Il mare era una misteriosa tavola nera, che non lasciava intravedere nulla al di sotto della sua superficie, si potevano solo percepire lo le onde che si infrangevano con forza contro la prua.

Quando arrivarono vicino al punto che Tyrion aveva indicato come luogo ideale, Yara fermò le Tre Guerriere e vicino molte altre navi la imitarono. Attesero.

Osservò sullo sfondo ancora una volta Approdo del re in pieno assedio, con i tre draghi in volo. Si chiese per assurdo se mai fossero potuti intervenire insieme a Stannis Baratheon, quando lui si trovava al suo posto, avrebbero mai resistito all'altofuoco?

Secondo le leggende il drago rimane immune a qualsiasi tipo di fuoco, quindi per lui e per la città all'epoca non ci sarebbe stata nessuna speranza di vittoria.

“State pronti con le cime!” gridò ad un certo punto Yara Greyjoy, vedendo ormai le navi Lannister vicine alla loro postazione.

“Le cime?” fece eco sconcertato Tyrion. Dovevano preparare i cannoni, non cime e spade. Ma ancora, prima che lei rispondesse aveva già intuito con orrore quale fosse in realtà il suo piano.

“Bloccati come saranno, sarà facile e divertente affrontarli corpo a corpo.”

Divertente. Solo da Arya avrebbe potuto sentire una parola del genere in riferimento ad un combattimento con le spade.

“Sarà un suicidio.” mormorò di risposta, ma la donna sentì ugualmente la sua lamentela.

“Gli uomini di ferro sono pirati, hanno bisogno di sentire la lama che affonda nella carne. Se volevate stare al calduccio e al sicuro, sareste dovuto andare in una delle navi dei dorniani.”

Non c'era altro da dire, o da fare, come una nuvola che si lascia trasportare dal vento, lui seguì senza più discutere Yara al bordo della Tre guerriere e quando finalmente videro le navi incagliarsi in una delle secche nascoste, un boato scosse la flotta alleata.

Si lanciarono in un loro assedio personale, fatto di navi di legno, rampini, corde, spade e lance.

Dal parapetto, assisté in prima linea alla tecnica di guerra degli uomini di ferro che consisteva essenzialmente nell'avvicinare la nave nemica, bloccarla con cime e corde e passare all'attacco diretto.

La Tre guerriere scelse la sua vittima e si prepararono in un istante ad assaltarla.

Yara aveva ragione. Gli uomini di ferro non erano combattenti comuni, erano predoni e pirati abituati a saccheggiare le coste e le navi dei poveri pescatori. Qualità che in quell'attimo si rivelarono utili. La donna con un abile balzo saltò da un bordo all'altro e così la seguirono altri dopo di lei. Tyrion rimase bloccato, come Theon vicino a lui sul ponte.

Il fiato corto e la bocca aperta con gli occhi sbarrati sulla scena in movimento che gli si propose davanti.

Yara era brava quasi quanto Arya, era meno aggraziata nei movimenti, meno fluida ma aveva una forza e un'aggressività che potevano benissimo essere paragonati a quelle della sua amica.

Poteva leggere nelle facce nemiche l'espressione di paura e di smarrimento, una volta capiti di essere in trappola. Fu un bagno di sangue ma ancora non si diedero per vinti, con le ultime navi a disposizione cominciarono a bersagliare le alleate con i cannoni, e per poco Tyrion non venne sbalzato da un violento urto che colpì la fiancata della loro barca.

Se voglio avere una possibilità devo andare dall'altra parte. Cercando di rimanere sopra il loro ponte insistentemente prima o poi si sarebbe preso una palla di cannone in pieno e per ovviare a questo, prese una cima con una mano che trovò abbandonata vicino a lui e con l'altra strinse forte l'ascia e come facevano gli eroi corsari nei racconti di avventura che aveva potuto leggere nelle calde giornate della sua giovinezza, si lanciò con un balzo trattenendo il fiato.

Cerca di restare vivo le diceva Arya nella sua mente, mentre con un piede riuscì ad atterrare sul bordo dell'altra nave.

Non ebbe tempo di rendersi conto del come e del perché, ma un uomo nemico gli si avvicinò impaurito e aggressivo con la spada sguainata.

I riflessi, che pensava di non possedere gli permisero di scansare immediatamente quell'attacco fatto alla sprovvista e con rabbia ed esasperazione, gli puntò l'ascia nelle gambe, all'altezza dell'inguine.

Sentì un forte rumore di ossa spezzate e vide il sangue che subito uscì senza un freno, era riuscito a colpire un punto vitale, e difficilmente quell'uomo sarebbe sopravvissuto.

Dopo aver compiuto questa, per sua sorpresa, azione con successo, cercò con lo sguardo Yara, anche solo per vedere se ancora la donna fosse viva. Infatti eccola là più avanti circondata da tre uomini che tentavano di disarmarla.

Intorno a lui vedeva cadaveri a terra, mutilati e mal messi, un odore di salsedine che si mescolava a quello del sudore e della morte che gli penetrò nel naso portandogli altra nausea.

Si fece coraggio ancora una volta e avvicinò alla Lady Greyjoy, cercando di esserle di aiuto. Alzò la sua arma oltre la testa prima di prendere la mira nella schiena di uno dei suoi malcapitati e quando fu pronto la scagliò con tutta la forza che aveva in corpo. L'uomo emise un urlo straziante mentre anche Yara lo trafisse dall'altra parte per mettere fine alla sua vita.

Tyrion cercò di riprendere l'arma, in fretta e malamente, strattonandola dalla schiena del cadavere, quando nel frattempo un altro avversario cercò di avvicinarlo. Si sentì spintonare violentemente, e scivolò di lato nel ponte di legno. Erano state le mani della donna di ferro. Riuscì a salvarlo allontanandolo e squarciando di netto il ventre del suo aggressore.

Intanto qualcuno lì vicino a lui fece cadere una torcia e il ponte prese lentamente fuoco. La loro comandante gridò alla ritirata, ormai tutti i nemici erano stati abbattuti e solo la nave restava da distruggere, come di consueto nelle loro usanze.

Cominciò a guardarsi intorno febbrilmente cercando la via di fuga più facile da raggiungere. Abbandonò l'ascia che ancora si trovava incastrata nella schiena di quell'uomo e con passi veloci scansò le fiamme in crescita.

Vide Yara arrivata prima di lui sopra al parapetto che teneva in mano una cima, pronta per balzare di nuovo nelle Tre guerriere.

“Tyrion forza, andiamo!” lo incitò mentre lui si districava tra i cadaveri ammassati e le fiamme.

Cerca di restare vivo. La voce di Arya gli rimbombava come un tuono nella testa. “Devo restare vivo!” si disse e se lo ripetè altre due volte prima di riuscire a raggiungere finalmente Yara.

Afferrò con decisione la corda che lo avrebbe riportato alla salvezza, e per un attimo, un istante come un battito di ciglia credette davvero che tutto quello fosse finito, ma un boato fece esplodere la nave in mille frantumi.

Non vide che Yara fu fiondata via, lontano. Non vide gli uomini che erano rimasti ancora per poco sopra il ponte sparire nel nulla come se non fossero mai esistiti. Sentì solamente un ronzio assordante alle orecchie, l'acqua fredda del mare che lo abbracciava trascinandolo a fondo e la superficie illuminata di un verde intenso e forte. In quel momento ebbe un unico pensiero. L'altofuoco. Non seppe mai rispondere al come avessero fatto a mettere quella sostanza così pericolosa nelle loro navi, rischiando di uccidere i loro stessi uomini.

Venne trascinato sempre più a fondo, con i sensi spenti, come un corpo inerme su cui ormai non aveva più controllo.

Cerca di restare vivo.

 

 

**Note dell'autrice:

Non so questa volta da dove cominciare. Mi sento terribilmente in colpa per avervi fatto aspettare così tanto, e vi chiedo immensamente scusa. Non avevo previsto così tanto tempo per scrivere il capitolo, infatti non avevo messo in conto settembre. Un mese che io odio e che dimentico sempre quanto sia impegnativo.

Quindi scusate ancora, cercherò con il tempo che ho di non essere più così in ritardo, ma ho imparato che è meglio non fare promesse. Non mi odiate :'C

Bene ora vi rivelerò una cosa. Questo è il primo dei tre capitoli che faranno muovere le nostre pedine nel campo di battaglia.

In questo modo potremo vedere tre diverse “angolazioni”.

La prima: il mare. POV inaspettato, Tyrion grazie suo punto di vista abbiamo la battaglia con la flotta. Caotica, scombussolante e forse finita male.

Mi dovete graziare questa volta...non so praticamente niente di navi o di manovre o figuriamoci (!) di tattiche di guerra navale.

No, non ho mai giocato a battaglia navale :D

Non voglio aggiungere altro, nessuna anticipazione per gli altri due, altrimenti tolgo tutto il divertimento.

Spero che l'attesa sia valsa la pena e che vi sia piaciuto. Come sempre mi auguro che possiate esprimere liberamente i vostri giudizi.

Devo ringraziare un po' di gente questa volta : Grazie a valepassion95, Lilian Akashi, Allice_rosalie_blak per aver iniziato a seguire la storia.

Grazie a Angels97mar per aver inserito la storia tra le preferite e infine grazie a m0nica per aver inserito la storia tra le seguite, ricordate e preferite.

Grazie anche a voi che leggete silenziosamente ogni giorno :*

Con questo passo e chiudo.

Alla prossima!! **

  
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