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Autore: Lione94    07/10/2016    2 recensioni
Danases è un mondo fantastico popolato da Elfi, Draghi, Nani e altre creature magiche, sull'orlo del caos.
La protagonista della nostra storia è Elien, una semplice mezz'elfa che vive nella foresta di Elwyn nel profondo nord del paese. Sono dieci lunghi anni che si nasconde, ma non può sfuggire a ciò che è.
Quando i fantasmi del passato torneranno a farle visita e l'ombra della minaccia di una guerra distruttiva tra Elfi e Draghi si allungherà sul suo mondo allora sarà costretta a lasciare il suo nascondiglio e a intraprendere un lungo viaggio che la porterà a compiere il suo Destino...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. La verità



Mi svegliai pallida e sudaticcia. Alzai gli occhi e vidi che le stelle danzavano ancora nel cielo. Mi ero svegliata in piena notte.
Ancora.
Non era la prima volta che facevo quel sogno, in cui tutto sembrava un lontano ricordo degli anni passati.
Rimasi per un po' ad osservare le fronde degli alberi sopra di me e mentre rimurgivano, il sonno iniziò a farsi largo tra i pensieri e tutto si fece confuso. Richiusi gli occhi, lasciando che la mia mente esplorasse ancora il mondo dei sogni.
La mattina successiva mi svegliai sola.
Mi alzai e mi stiracchiai. Un muscolo protestò.
Ecco cosa succede quando sono troppo pigra per prepararmi un giaciglio di morbide foglie!
Mi diressi verso il fiume e socchiusi gli occhi infastidita dal raggio di luce che illuminava l'acqua. Videndo nella foresta ero molto più abituata all'oscurità. Mi affacciai oltre la riva e guardai la mia immagine riflessa nell’acqua. La pelle rosea, le sopracciglia oblique, gli zigomi delicati, la curva delle morbide labbra e infine, nascoste dai lunghi e mossi capelli dorati, le piccole orecchie a punta.
Mi osservai con aria critica gli occhi: uno azzurro come il colore del mare e uno verde intenso come gli alberi della foresta. Erano quegli occhi e quelle orecchie, così poco a punta, che mi rendevano differente dagli altri Elfi.
Inoltre erano un tantino anti estetici... ma per fortuna la foresta era abbastanza oscura da non farli notare troppo.
Un sottile rumore interruppe i miei pensieri. 
« Abiremil » dissi mentre mi spruzzavo l’acqua sul viso, convinta che fosse il mio amico « Notizie dal mondo? ». 
« Elien, perché vuoi sapere cosa succede a Danases? » domandò una voce profonda.
Ohi, ohi!
La voce familiare mi sorprese alle spalle, trasalii e mi voltai di scatto, trovandomi davanti un centauro femmina dal manto e dai lunghi capelli neri. Il suo volto era aggrottato e le folte sopracciglia unite in una linea continua, i suoi occhi scuri dal taglio obliquo indagarono il mio viso.
Non era molto contenta che mi informassi del mondo "esterno".
Ormai erano quasi undici anni che vivevo nei più profondi luoghi della foresta di Elwyn insieme agli animali selvaggi e a un piccolo gruppo di antichi centauri perché i miei genitori erano morti.
Di loro avevo pochi ricordi, che fluttuavano nella mia mente, come animali che hanno perso il sentiero, e di reale mi restava solo una pietra rossa, a forma ovale e abbastanza grossa.
A volte, quando cercavo di riunire i ricordi dei miei genitori, mi appariva davanti agli occhi una sfocata figura di un volto che non conoscevo. Più cercavo di pensarci e più non riuscivo a capire che cosa significasse.
« Cadea, io… »  mormorai, ma subito Cadea m’interruppe: « Il tuo amico è qui ».
Un piccolo scoiattolo grigio scese dal dorso del centauro e sgranocchiò velocemente una noce, con fare agitato.
Abiremil fece guizzare la folta coda guardando Cadea con i suoi piccoli occhietti, marroni come la noce che aveva tra le piccole zampette rosee. Non era molto contento di essere stato scoperto.
« Parla, Abiremil » lo incitò il centauro.
« Elien » disse lo scoiattolo con voce sottile, assumendo un’aria cospiratrice « I pesci del lago Iris mi hanno riferito che i lucci del lago Dolciacque hanno sentito dalle trote del lago Lortis… » Cadea roteò gli occhi, sbuffando irritata, e lui interruppe il suo elenco di fonti di attendibili notizie tagliando corto: « Che gli Elfi della Terra hanno subito altri attacchi da parte dei Draghi, come anche gli Elfi dell’Acqua e dell’Aria ».
« Oh » feci, cercando di riconoscere tutti i nomi nominati da Abiremil, il che, essendo cresciuta in mezzo una foresta, non era molto semplice.
I nomi dei popoli degli Elfi, invece, erano i più semplici da riconoscere.
Come Cadea mi aveva insegnato, il mondo di Danases era diviso in tre popoli: gli Elfi della Terra controllavano da molti anni, se non da secoli, la magia della terra, gli Elfi dell’Aria quella del cielo e gli Elfi dell’Acqua quella degli oceani e dei mari.
« Che cosa ne pensi Cadea? Ci sarà una guerra? » domandai frustrata.
Era da più di vent’anni, prima della mia nascita, che tra gli Elfi e i Draghi c’erano delle forti tensioni. E dalle notizie riportate da Abiremil sembrava stessero iniziando a fare sul serio.
« Solo gli astri sanno la risposa! » affermò Cadea « I sogni dei centauri non sono un’arte precisa, ma… » il centauro s’interruppe, i suoi occhi si velarono e il suo respiro si fece più lento, fino quasi a fermarsi, poi, d’un tratto, esclamò facendomi sobbalzare: « Duril ci sta aspettando! ».
Ogni volta mi spaventavano le sue divinazioni improvvise ma era così che i centauri comunicavano tra di loro quando si trovavano a distanza.
Lo so... un po' inquietante.
Duril era il centauro più anziano tra il gruppo, e anche il più saggio. Erano più di due anni che non si faceva vedere perché abitava nei recessi più profondi e oscuri della foresta, dove passava il suo tempo a interrogare i sogni. Alla fine pensavo si fosse perso (Cadea mi avrebbe riproverato molto se avesse saputo del mio scetticismo) ma evidemente era tornato per riferirci ciò che aveva divinato.
« Andiamo » ordinò Cadea.
Seguii, piena di pensieri, il centauro e lo scoiattolo, verso la vicina radura, senza accorgermi che qualcuno, dalle oscurità della foresta, mi stava osservando.

« Grande Saggio, siete sicuro che è lei? » domandò una voce.
« Sicurissimo! ».
« Non può essere… » la prima ombra si mosse a disagio « È solo una… ragazzina ». 
La seconda ombra ridacchiò: « Non farti ingannare dalle apparenze. C'è un grande potere in lei ».
« Sì, ma perché non lei, Grande Saggio? » chiese la prima ombra « Lei saprebbe già come fare ».
« No. Il trono è suo e, anche se non lo desidera, scoprirà di riuscire a governare bene ».
La prima ombra aprì bocca per ribattere, ma la seconda la interruppe con un’occhiataccia: « Il viaggio sarà pieno di pericoli, per questo voglio che tu la accompagni ». 
« Siete sicuro Grande Saggio? Non credo… ».
« Oh, andrai benissimo
» disse la seconda ombra « Adesso è ora di andare »

Forse mi ero solo immaginata quei mormorii, perché quando mi voltai non c’era più nessuno.

Duril era circondato dagli altri centauri, i quali, quando mi avvicinai, mi lanciarono uno sguardo strano (cattivo segno, di solito erano inespressivi) e si aprirono, lasciandomi intravedere il vecchio centauro dal manto grigio.
« Elien » salutò il centauro con voce apparentemente feroce.
« Duril… »  dissi avvicinandomi a lui, con Cadea e Abiremil al mio fianco « Finalmente sei tornato! ».
Mi trattenni dal chiedergli se davvero si gosse perso.
Duril sospirò e sul suo volto umano passò un guizzo di stanchezza, poi rispose: « Purtroppo per riferire brutte notizie ».
Ah, fantastico.
I centauri intorno a noi si agitarono e Abiremil (l'impavido!) si nascose su di un albero per la paura. Cadea non mosse un muscolo, però notai una certa rigidità nella sua compostezza.
« Che cosa succede, anziano Duril? » domandò Raquad, il centauro dal manto marrone che mi aveva insegnato come pescare i pesci nel fiume.
Il silenzio scese nella radura, mentre Duril rimaneva zitto e pensoso, osservandomi con uno sguardo indecifrabile.
« Elien… » il silenzio, finalmente, si ruppe: « Deve partire ».
Ci misi diversi secondi per decifrare le sue parole. Spalancai gli occhi e le gambe quasi cedettero.
« Volete mandarmi via? Perché? » il respiro diventò veloce, mentre mi facevo prendere dalla paura « Sì, lo ammetto sono stata io a dare fuoco al boschetto delle noci, ma non l'ho fatto apposta!
»
Sentii gli scogliattoli sugli alberi protestare
. Forse non era stata una buona idea confessare i misfatti della mia goffaggine...
« Prometto che starò attentissima! Io lì fuori non posso farcela… sono un mezz'elfo! Sono diversa… ». 
« Elien, calmati! » Cadea mi interruppe « Ascolta le parole di Duril ». 
« Non vogliamo mandarti via » disse Duril con estrema lentezza e soppesando ogni parola « Il Grande Saggio ti ha mandato a cercare: vuole vederti ». 
Il Grande Saggio? L’elfo che guidava il popolo dell’Aria, voleva vedere me?
« Il Grande Saggio? » chiesi stupita, scuotendo la testa « Perché? » 
« Lo sai, Elien… » s’intromise ancora una volta Cadea, interrompendo i miei più oscuri pensieri, e asserendo d’un fiato: « Tu sei la figlia della Regina elfica Raene e del Re umano Elvisier ».
Il mio cuore, per un momento, smise di battere.
Ovviamente sapevo chifossero i miei genitori, ma cercavo di dimenticarlo da quasi undici anni.
Ricordarlo in quel modo brusco mi fece rabbrividire.
Sapevo benissimo che ero in quella foresta perché i miei genitori, prima di morire, sapevano che sarebbe stato il posto più sicuro per me.
Per quello che avevo commesso…
« Non andrai da sola… »  il tono di Duril si fece ancor più cauto « Qualcuno ti accompagnerà ».
Pensai subito all’Orso Marrone. Lui era l’unico animale che fosse mai uscito dalla foresta oltre ad Abiremil che però era troppo fifone per accompagnarmi.
Invece dalla foresta non comparì l’Orso Marrone, bensì una sottile figura, che veniva verso di me con passo fluido e aggraziato. Stupita, osservai la sagoma avvicinarsi: quello era un Elfo, un vero Elfo dell’Aria!
Per tutti i centauri della foresta!
Mi coprii subito un occhio con la mano: non volevo che vedesse i miei occhi diversi. Rimasi impietrita, mentre quell’elfo chinava il capo, in segno di saluto. Mi sentii un po' stupida a starmene con quella mano sull'occhio.
Questa giornata sembrava infinita...
Avevo già visto altri elfi, oltre ai miei ricordi sbiaditi, ed era stato quella volta che Cadea mi aveva mostrato il suo sogno sugli Elfi dell’Aria.
Eppure quest’elfo mi toglieva il respiro.
Era diverso da tutti quelli che ricordavo nella mia mente.
Indossava una maglia verde con le maniche molto lunghe, ma erano rigirate, mostrando i muscoli delle braccia, abituate a maneggiare una sottile e lunga spada che aveva attaccata alla cintura dei pantaloni neri, ai piedi calzava degli alti stivali marroni. A tracolla portava una sacca di pelle marrone e sulla schiena aveva una faretra con un arco e delle frecce dalle piume argentate.
Era alto, così tanto che per guardarlo in volto dovetti reclinare il mio verso l’alto, anche se intuii che la sua altezza dovesse essere normale per un elfo, ero io che ero più bassa per via del mio lato umano.
Dei mossi capelli castani gli incorniciavano il viso dalla carnagione rosea ma più scura della mia... al contrario di me doveva aver passato molto tempo sotto la luce del sole. Aveva gli occhi di un profondo verde scuro e sopra sopracciglia oblique. La morbida linea delle labbra sottili si curvò in un sorriso, quando mi vide.
« Il mio nome è Menfys » si presentò l’elfo con una voce musicale, molto diversa dalle aspre voci dei centauri.
Lo guardai per un attimo incantata e cercai di ritrovare la voce che però sembrava scomparsa. Indietreggiai verso Cadea.
Insomma Elien, un po' di contegno!
Ero indecisa se essere affascinata dall'elfo o terrorizzata da tutto quello che mi stava accadendo. Il mio cervello era animato da troppe emozioni!
« Non voglio partire » cercai di parlare, ma la voce uscì così flebile che la udì solo Cadea, la quale però mi spinse verso l’elfo.
« Sono qui per te, Elien » disse lui.
A quella frase il terrore s'impadronì di me.
« Tu sai che cosa succede a Danases? Il Grande Saggio vuole offrirmi come sacrificio per placare la furia dei Draghi… » mi nascosi dietro il centauro, isterica.
Perfetto, stavo reaggendo molto bene.
Sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato, ma mai mi sarei immaginata il mio esaurimento nervoso...
L’elfo di nome Menfys mi osservava perplesso e, anche se adesso le sue sopracciglia erano corrugate, il suo volto rimaneva perfetto. 
« Il Grande Saggio di Tedrasys desidera vederti. Sono qui per te, per portarti da lui » ripeté facendo un passo avanti con la sua aggraziata andatura, poi continuò: « Sono venuto qui, perché tu sei l’unica che può aiutare gli Elfi e i draghi ».
La paura a questo punto cedette il posto alla rabbia. Tutti cercavano di farmi ricordare ciò che non volevo ricordare. Finalmente mi levai la mano dal volto e gli urlai contro: « Guardami, sono un mezzo elfo! ». 
Incontrai il suo sguardo, indecifrabile.  
« Non posso fare niente per questa guerra, è già troppo che sia ancora viva! » esclamai. 
« Tu sei la figlia della Regina Raene e di Re Elvisier » disse calmo Menfys.
Distolsi lo sguardo e mormorai stanca: « Lo so
».
Ogni volta era una pugnalata al cuore. Sì, i miei genitori erano i sovrani di Danases... bello ero la principessa orfana mezz'elfa del regno. Tutti sapeva che i mezz'elfi non erano fatti per Danases, il mondo degli umani sarebbe stato meglio. Quanto avrei desiderato essere qualcun altro. Solo un'elfa e con genitori che non erano dei sovrani ma almeno vivi.
Ma purtroppo ero quella che ero.
« Ho altra scelta?». 
« Certo, c’è sempre un’altra scelta… » rispose lui « Ma se non accetterai di incontrare il Grande Saggio… forse avremmo perso la nostra unica speranza ».
Guardai attorno a me la foresta familiare.
Avrei voluto rimanere lì per sempre?
Forse quello che avevo fatto poteva essere riscattato.
Il destino mi stava finalmente offrendo un’occasione.
Non era più il momento di nascordersi.
« Verrò con te ».
Menfys fece un altro passo avanti e mi sfiorò la fronte con una mano affusolata, mormorando parole incomprensibili.
Non riuscii a capire cosa stesse facendo.
All’improvviso fui risucchiata in un turbine di suoni e colori, chiusi gli occhi quando esplose un accecante bagliore.
L’ultima cosa che sentii erano le voci soffuse di qualcuno che parlava e poi tutto si fece buio.




Angolo autrice:
Eccoci qui con il secondo aggiornamento. E' ancora un capitolo di passaggio, dal prossimo inizierà la "vera" storia :) Entrano in scena nuovi personaggi... chi sarà mai questo Menfys? E che cos'ha commesso di così terribile la nostra Elien per essere stata costretta a nascondersi undici anni nella foresta di Elwyn? Continuate a seguitemi in questa avventura e piano piano tutto sarà rivelato ;)
Alla prossima!
Chiara

  
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