Il resto della festa di
bentornato passò un po' offuscata. C'era cibo, cortesia
delle varie madri, ed era un bene perché Luhan e i suoi
genitori non mangiavano da quando avevano preso l'aereo, ma Minseok non
poteva mangiare niente di tutto quello, purtroppo. La sua glicemia era
già abbastanza sfasata, per tutta quell'eccitazione. (Era
piuttosto sicuro che quel bacio l'avesse fatta alzare più di
quanto non pensava fosse possibile). Si ricordava di aver abbracciato
Jongdae per un bel po', ringraziandolo per aver fatto così
tanto pur di far tornare Luhan nel paese.
“Cosa, pensi lo abbia fatto per te?” disse Jongdae
giocoso. “Niente affatto. Luhan-hyung è anche un
mio amico, sai. Sto considerando di rimpiazzarti con lui.”
Ma ricambiò comunque il suo abbraccio, accettando in
silenzio la sua gratitudine, anche se mal riposta.
Lo shock e l'incredulità non lo abbandonarono per lungo
tempo, e Minseok spostava costantemente lo sguardo su Luhan man mano
che la serata andava avanti, a volte si allungava per toccarlo, solo
per assicurarsi che Luhan fosse lì, che fosse reale e che fosse lì. Luhan andava eccitato dal
salotto alla cucina, parlava animatamente con le persone, ma finiva
sempre accanto a Minseok, gli afferrava la mano e sorrideva luminoso.
La stanchezza di Luhan cominciò a farsi sentire intorno alle
22 però, il suo corpo cominciò ad accasciarsi, le
palpebre cominciarono a calare. I suoi genitori erano andati a casa
prima di lui, ma Luhan si rifiutava di andare giù senza
lottare, forzando sorrisi e cercando di stare al passo con le
conversazioni nonostante non chiudesse occhio da quasi due giorni.
L'adrenalina era l'unica cosa che lo teneva sveglio,
immaginò Minseok.
“Devi andare a casa,” disse gentilmente, sorridendo
affettuosamente per i palesi tentativi di Luhan di stare in piedi.
“Dormi.”
“Non voglio,” borbottò in modo infantile
lui. “Voglio stare con te.”
Minseok sentì una stretta al cuore, e prese nuovamente la
mano di Luhan tra le proprie. “So come ti senti,”
mormorò.
“Vuoi venire a casa mia?” gli chiese il ragazzo
pietosamente. “Puoi dormire da me, Seok-ah?”
Minseok considerò l'idea, poi disse, “Aspetta,
chiedo a mia mamma.”
Luhan si alzò con lui, ma rimase lì quando il
maggiore andò a cercare la madre in cucina, dove la donna
stava lavando qualche piatto. “Hey, mamma? Posso passare la
notte da Luhan?” Si agitò leggermente, incrociando
le dita.
La madre si voltò a guardarlo con attenzione.
“È questo... che vuoi fare?”
Minseok la guardò confuso.
“Uh…sì? Per questo l'ho
chiesto.”
“È la sua prima notte qui, Minseok,”
disse lei.
“Mi ha invitato lui,” rispose Minseok,
accigliandosi. “Ovviamente gli va bene. E poi, è
così stanco che si addormenterà non appena
arriveremo. Dormirò e basta, e poi mi alzerò e
andrò a scuola come sempre.”
La madre lo osservò scettica. “Dormirai... e
basta,” ripeté.
Minseok la guardò per un lungo momento, e poi
avvampò quando si rese conto di cose stesse insinuando.
“Oh mio Dio, mamma!” Quasi gridò.
“Non dormirò con lui!”
In quel momento, Luhan si affacciò da dietro la porta,
sorridendo innocentemente, e chiese, “Ah no?”
Minseok si voltò con gli occhi sgranati. “Non
fingere di non sapere cosa significhi, tu!”
esclamò con veemenza, indicandolo con fare accusatorio, e
Luhan rise assonnato. “Sei tu che volevi che venissi a letto
con te!” Aspetta. “Voglio dire! Non era questo che
volevo dire! Tu – noi non—”
Luhan entrò in cucina, prendendolo per il polso e
trascinandolo verso la porta. “Prometto di controllarlo e di
assicurarmi che mangi tutto, Signora Kim! Non deve preoccuparsi di
niente!” Detto questo, Luhan afferrò lo zaino di
Minseok dal gancio accanto alla porta, dandogli a malapena il tempo di
infilarsi le scarpe prima di affrettarsi fuori, salutando e
ringraziando da sopra la spalla. Minseok sputacchiò nel
tragitto, cercando di ricordarsi se avesse abbastanza insulina nello
zaino per quella notte e la mattina seguente. Fortunatamente, non aveva
avuto bisogno di usare quella della sua scorta di emergenza per molto
tempo.
Minseok non si accorse che erano nella linea della metro sbagliata fino
a che non si sedettero, accigliandosi confuso. “Uh, Lu? Casa
tua è sulla linea blu.”
Luhan ridacchiò. “Non più.”
“Che vuoi dire?” chiese Minseok, perplesso.
“Ne abbiamo una nuova. Un appartamento diverso. Era parte del
contratto per tornare qui, o qualcosa del genere. Grazie al nuovo
lavoro di mio padre, penso.” Luhan sbadigliò
assonnato. “Non l'ho mai visto prima, ma scommetto che
è carino.”
Minseok sperava solo che Luhan fosse abbastanza sveglio da ricordarsi
come arrivarci.
Poco dopo, però, si ritrovarono a camminare lungo una via
silenziosa e illuminata dai lampioni, leggendo i numeri dei palazzi.
“Eccolo qua,” disse alla fine Luhan, indicando un
edificio alto. Minseok lo guardò – aveva un
aspetto decisamente migliore rispetto a quello vecchio, almeno, anche
se non era nuovo. “Siamo al numero... aspetta, fammi
controllare. Sì, 306.” Si allungò per
prendere nuovamente la mano di Minseok, e lo guidò su tre
rampe di scale, inciampando una volta ogni tanto. Minseok lo teneva su
con un sorriso, trascinandolo fino a che non raggiunsero la porta
giusta e Luhan premette goffamente il codice sulla tastierina,
illuminandosi visibilmente quando si aprì davvero. Poi
entrarono, mano nella mano.
Il nuovo appartamento di Luhan era piccolo, vuoto, buio... e un netto
miglioramento rispetto al vecchio. Lo ammirarono insieme per un
secondo, e poi Luhan sussurrò, “Andiamo, camera
mia è in fondo al corridoio, penso.” Trovarono il
bagno prima, e poi un armadio, ma alla fine aprirono la porta di una
piccola camera, vuota se non per la valigia di Luhan, un armadio, e un
letto ben ordinato. “Guarda, Seok-ah,”
sussurrò Luhan. “Un letto tutto mio.”
Minseok si rese conto con sorpresa che questo era più di
quanto Luhan non avesse avuto per molto tempo, e strinse forte la mano
del ragazzo. “Dai, dormiamo un po'.”
“Già. Vai a prendere la tua insulina.”
Minseok sorrise per quanto Luhan pensasse ancora a lui, anche in un
momento come questo.
Tornò dopo pochi minuti, e all'improvviso si rese conto che
non aveva nulla con sé oltre alle cose per la scuola e i
vestiti che aveva indosso. “Uh, Lu? Non ho portato un
pigiama.”
Luhan sorrise vagamente, scrollando le spalle. “I miei sono
da qualche parte in fondo alla valigia,” disse, indicando il
bagaglio. “Possiamo entrambi dormire senza.”
Minseok arrossì imbarazzato, ma Luhan stava già
tirando fuori delle soffici magliette per entrambi, per poi cominciare
a sbottonare la camicia di Minseok al suo posto quando non si mosse
anche dopo aver preso l'indumento. Minseok gli schiaffò via
le mani, imbarazzato. “Posso farlo io!”
esclamò, voltandosi per infilarsi la maglietta che gli era
stata prestata. Quando si rigirò, Luhan era in piedi con
solo una maglietta grande e i suoi boxers, e gli sorrideva un po'
timido.
“Pronto?”
Minseok deglutì e annuì, lottando con il bottone
dei pantaloni.
Luhan ridacchiò, poi si voltò per scivolare sotto
le coperte, e Minseok sfruttò l'occasione per togliersi
pantaloni e calze e spegnere la luce prima che Luhan potesse guardarlo
bene. Il ragazzo rise, chiamandolo piano, “Vieni qui,
Seok-ah.”
“Arrivo,” mormorò Minseok, camminando
lentamente verso il letto e sdraiandosi sotto le coperte, sforzandosi
di non sussultare quando sentì il proprio braccio sfiorare
quello di Luhan. Dopotutto, Luhan era il suo ragazzo. Tutto questo era perfettamente
accettabile. Solo che... non era proprio abituato a tutta questa storia
del toccarsi, non ancora.
Questo non sembrava essere un problema per Luhan però, -
come se lo fosse mai stato – mentre posava una mano attorno
al busto del ragazzo per avvicinarlo a sé, facendolo
rotolare per averlo di fronte nella semi-oscurità. La luce
del panorama di Seoul filtrava attraverso la finestra, e Minseok
riusciva a distinguere nell'ombra i tratti sereni di Luhan, che gli
sorrideva gentilmente, a pochi centimetri di distanza. Luhan, che al
momento stava intrecciando le loro gambe quasi nude, una sensazione
sorprendentemente intima per quanto fosse innocente. C'era
semplicemente troppa pelle che toccava altra pelle. Minseok sentiva
quasi di aver bisogno di un attimo di fiato.
“Hey,” sussurrò piano Luhan, quasi un
sospiro. Sorrise e sollevò una mano sulla guancia di
Minseok, tracciandola con un dito, e Minseok trattenne il respiro, il
cuore batteva abbastanza forte da riempire la stanza.
“Hey,” sussurrò in risposta lui, un
sorriso timido gli tirava le labbra. La mano era posata delicatamente
sopra un fianco di Luhan – quando era successo? (Sembrava...
paurosamente naturale.)
“Sverrò tra tipo, trenta secondi,” gli
disse piano Luhan, ancora sorridente. “Ma prima, voglio solo
dire che... sono così felice di essere qui, con te, di
nuovo.”
Minseok deglutì a fatica, con un stretta al petto che gli
impediva di parlare.
“Mi sei mancato davvero così tanto,”
sospirò Luhan, quasi incredulo. “Così
tanto.”
“Mi sei mancato anche tu,” riuscì a
tirar fuori Minseok, con lo stomaco che gli si attorcigliava nel
migliore dei modi.
Gli occhi di Luhan si chiusero, probabilmente contro la sua
volontà, e poi si chinò per posare le proprie
labbra su quelle di Minseok, in modo casto, dolce, un po' decentrato.
Minseok ricambiò, chiudendo gli occhi a sua volta mentre il
cuore minacciava di uscirgli dal petto. Onestamente, poteva... avrebbe
potuto baciare Luhan all'infinito. Ci aveva pensato per così
tanto tempo, e ora finalmente poteva farlo. Ma Luhan era stanco, e
aveva bisogno di dormire, quindi Minseok si ritrasse – dopo
un secondo e bellissimo terzo bacio che sinceramente non avrebbe potuto
rifiutare - e sussurrò, “Dormi.”
Luhan sorrise assonnato, senza nemmeno aprire gli occhi. “Ti
amo,” mormorò.
Minseok strinse la presa attorno ai fianchi del ragazzo, con la gola
secca. “Ti amo anche io. Buonanotte.”
Luhan tornò a scuola due giorni dopo, indossando un grande
sorriso e con la speranza di riuscire a salvare almeno uno o due
crediti, in modo da poter seguire un corso un po' più
leggero il seguente anno (dato che lo avrebbe dovuto ripetere,
inevitabilmente) e lavorare part-time – legalmente- allo
stesso tempo. A quel punto, tutti gli insegnati erano venuti a sapere
della sua situazione, molti dei quali erano stati contattati come
referenza nel loro caso, e alcuni di loro avevano avuto
pietà per Luhan, assegnandogli progetti alternativi per
recuperare i due mesi in cui erano stato via. Per la maggior parte
delle materie, però, non c'era possibilità che
passasse. Luhan lavorava ai progetti di recupero durante quelle ore.
Una delle poche materie cui gli era stata data la
possibilità di venire promosso era Coreano, ad una
condizione – che avesse finito e consegnato il suo progetto
fotografico.
“Seriamente non me lo lascerai vedere fino a che non
sarà finito?” Chiese Minseok, sdraiato a pancia in
giù sul letto di Luhan mentre fissava la testa del ragazzo
che lavorava al progetto sul pavimento.
“No!” cinguettò Luhan, sfogliando una
pila di fotografie. “È un segreto.”
Minseok sbuffò, picchiettando con una matita sul libro di
scienze, lasciando piccoli segni di grafite sulla pagina. Riusciva a
sentire Sehun e Jongin discutere su quanto zucchero aggiungere alla
caraffa di limonata in cucina – Luhan li invitava ogni volta
che poteva, dicendo che era il suo lavoro 'essere un buon hyung dopo
essere stato via così a lungo.’ “Pensavo
non avessimo più segreti,” si imbronciò.
Luhan ridacchiò. “Eccetto questo.”
“Ma ti dovrei aiutare!” protestò
Minseok. “Era parte dell'accordo, all'inizio
dell'anno!”
“Hmmmm,” mormorò pensierosamente Luhan,
e Minseok pensò quasi di averla avuta vinta, fino a che non
disse, “beh, mi puoi aiutare dicendomi come si scrive favolosamente.”
Minseok grugnì, ma recitò la parola lettera per
lettera comunque. “Non penso fosse questo quello che
intendeva,” disse, fingendo di leggere i propri appunti per
un po'.
Luhan rimase in silenzio per qualche momento, poi esclamò,
“Oh! Ci sono!”
“Cosa?”
“Puoi aiutarmi facendomi divertire,” rispose Luhan,
voltandosi per sorridergli.
“Luhaaaaan,”
Minseok
sospirò.
“Sono serio,” disse il ragazzo, la risata che gli
risaliva la gola però diceva il contrario. “Non
sono una persona artistica, fare i collage mi annoia e mi mette di
malumore. Intrattienimi. Puoi essere il mio fattore distraente
ufficiale.”
Minseok grugnì. “Non lo sono
già?”
Luhan inclinò la testa. “Immagino di
sì,” rispose. “Ma non ci provi
abbastanza.”
Minseok si allungò per spingergli la testa, scuotendo la
propria. “So già dove andrà finire
tutto questo, e non ci casco.” La sensazione dei capelli di
Luhan – di Luhan - sotto alle proprie dita era
ancora sorprendente a volte. Il fatto che potesse davvero allungare una
mano e toccarlo.
“Fai i tuoi compiti, ne hai una tonnellata.”
Luhan si girò con facilità e afferrò
il polso della mano che gli stava spingendo la testa, e prima che
potesse accorgersene, Minseok venne tirato giù dal letto e
sopra Luhan, strillando e poi ridendo quando il più piccolo
si lamentò a gran voce per la gomitata allo stomaco. Un
momento dopo, Luhan ridacchiò in mezzo ad un bacio, le dita
intrecciate tra i capelli di Minseok, il quale sospirò
felice. Entrambi si dimenticarono momentaneamente di tutto il lavoro
che avevano da fare.
“Non penso dovremmo entrare là dentro,”
la voce soffocata di Sehun arrivò dall'altra parte della
porta. “Sembra stiano facendo qualcosa di
disgustoso.”
Alla madre adottiva di Sehun di solito non importava dove Sehun andasse
e quando, purché tornasse a casa prima delle 10 quando c'era
scuola e si tenesse fuori dai guai. Era più di quanto le sue
vecchie famiglie avessero fatto – la maggior parte di esse
andava da un estremo all'altro, o non gli importava affatto di dove
fosse, o volevano sapere dove fosse ad ogni ora e gli dava regole molto
rigide. Poteva dire di essere grato per questa situazione.
Rimase comunque sorpreso quando la madre lo fermò mentre
stava per uscire dopo cena una sera. “Dove stai
andando?” chiese, sorridendo gentilmente.
“Mi vedo con Jongin,” rispose semplicemente Sehun,
appiattendosi la frangetta sulla fronte.
La donna fece un suono vago. “Mi piacerebbe conoscere questo
Jongin qualche volta,” disse.
“Ufficialmente.”
Sehun si accigliò contro la propria volontà,
automaticamente sospettoso. “Perché?”
“Perché,” cominciò la donna
con un sorriso. “Sono curiosa di questo misterioso ragazzo
che ha sciolto il cuore di mio figlio.”
Sehun si irrigidì, fissandola. Qualche mese fa, avrebbe
trovato questa frase sbagliata per diversi motivi. Prima di tutto, che
qualcuno avesse sciolto il suo cuore. E cosa più
importante, la parola 'figlio'. Perché Sehun era solo una
ragazzo adottato. Un caso di pietà, o una fonte di guadagno.
Qualche mese fa, sarebbe sbottato contro la donna che fingeva di essere
la sua vera madre, ma... molte cose erano cambiate da allora. Lui era
cambiato. Quindi invece di farlo notare alla madre, disse
semplicemente, “Gli chiederò se gli va di venire a
casa qualche volta, allora.”
La donna sorrise calorosamente.
Jongin, ovviamente, disse a Sehun che avrebbe amato incontrare la sua famiglia
adottiva. Anzi, sembrava piuttosto estasiato anche solo per la richiesta. Sehun, d'altra parte, era
stranamente nervoso. È solo che... Jongin non era mai stato
a casa di Sehun prima, nonostante l'avesse vista esternamente un paio
di volte, alla Vigilia di Natale quando gli aveva portato il regalo e
qualche volta quando lo aveva riaccompagnato a casa. Ma non aveva mai
visto l'interno
prima,
né aveva mai conosciuto formalmente i membri della sua
famiglia adottiva, avevano giusto scambiato qualche parola sull'uscio
della porta. Sembrava una cosa stupidamente grande invitare Jongin a
casa per cena. Spaventosa e snervante.
Ma Jongin sembrava così felice di essere stato invitato che
Sehun non riuscì a ritrarre l'offerta.
“Jongin, davvero non devi portare un
regalo,” Sehun sospirò esasperato mentre si
avviavano da casa di Jongin, essendosi fermati lì dopo le
prove di danza.
“Sì che devo!” insistette Jongin con un
sorriso, sollevando il piccolo cestino regalo pieno di frutta e
cioccolatini. “È buona educazione!”
“Io non ho portato niente quando sono venuto a casa tua,” grugnì
Sehun.
“Ahh, non mi aspettavo che lo facessi,” gli
assicurò Jongin, anche se Sehun pensò che forse sarebbe stato educato farlo. Nessuno gli
aveva mai insegnato le regole della buona etichetta. “E poi,
non stavamo nemmeno insieme allora.”
Sehun arrossì leggermente, abbassando la testa.
“Immagino sia così,” borbottò.
“Non è nemmeno un cestino grande,”
continuò Jongin, “quindi non sentirti a disagio o
niente del genere.”
Sehun rise burberamente, pensando già a quanto sarebbero
sembrati fuori luogo quegli eleganti cioccolatini nel suo appartamento
consunto. Un'altra ragione per cui non voleva portare Jongin
là dentro.
Prima che potesse accorgersene, però, arrivarono, e Sehun
fece strada oltre la porta con esitazione, togliendosi le scarpe.
“Siamo qui,” disse piano.
La madre adottiva apparve immediatamente dalla cucina, il fratellino
uscì dalla cameretta un momento dopo.
“Ciao,” disse la donna, sorridendo accogliente.
“Tu devi essere Jongin.”
Jongin sorrise accanto a Sehun, facendo un profondo inchino.
“È un piacere incontrarla,” disse, e
sembrava davvero così. “Sehun mi ha parlato tanto
di lei.” Le porse il cestino regalo, e Sehun
arrossì ancora. “Ecco, ho portato questo per
voi.”
Il sorriso della madre si allargò, chiaramente incantata.
“Beh, grazie Jongin,” disse, avvicinandosi per
prenderlo. “È stato carino da parte tua.”
“Io sono Taewoon!” esclamò forte il
fratellino adottivo di Sehun, il quale grugnì piano.
“Ho sette anni!”
“Me lo ricordo!” esclamò Jongin,
sorridendogli. “Mi fa piacere incontrarti di
nuovo.” Sehun si ricordava vagamente che i due avevano
parlato per qualche momento alla Vigilia prima che fosse potuto
intervenire.
E poi, forte e chiaro, Taewoon chiese, “È il tuo
ragazzo, Sehun?”
All'improvviso, tutti gli occhi furono su di lui, inclusi quelli di Jongin, e Sehun
avvampò. Avrebbe voluto che Jongin dicesse qualcosa, ti prego, ma rimase in silenzio insieme
agli altri, quindi Sehun deglutì a fatica e annuì
a scatti.
La mano di Jongin si chiuse immediatamente intorno alla sua, il suo
sorriso accecante, e anche la madre adottiva sorrise contenta, non
sembrando affatto sorpresa. “Okay!”
cinguettò Taewoon.
Un gran sospiro di sollievo lasciò i polmoni di Sehun,
lasciandolo un po' stordito.
Il padre adottivo di Sehun tornò dal lavoro qualche momento
più tardi, e ripeterono ancora una volta le presentazioni,
con Taewoon che disse orgogliosamente al padre, “Questo
è il ragazzo di Sehun!” Così come la
moglie, l'uomo non sembrò sorpreso dalla notizia, anche se
non sembrava proprio gioire per la cosa. Pochi minuti dopo,
però, si ritrovarono tutti seduti attorno al tavolo, e
sebbene la cena fosse semplice e niente di straordinario, Jongin
mangiò con entusiasmo, così solare e affascinante
mentre chiacchierava con la famiglia di Sehun che ben presto anche il
padre iniziò a ridere insieme agli altri.
Non sollevò mai lo sguardo sulla lampadina nuda sul
soffitto, o sulla carta da parati che si stava staccando accanto alla
finestra.
Fuggirono in camera di Sehun subito dopo aver finito di mangiare, con
Jongin che si sdraiò sul suo letto e Sehun che si sedette
accanto a lui, con le guance ancora rosse, forse per sempre. Jongin
allungò una mano e afferrò quella che Sehun aveva
posato su una coscia per portarsela al viso e posare la calde labbra
sul palmo. “Allora,” disse piano, guardando Sehun e
baciandogli il polso. “Il tuo ragazzo, huh?”
Sehun avvampò ancora, evitando il suo sguardo. Se n'era
quasi dimenticato. “Beh, ha sette anni,”
commentò, schiarendosi la gola. “Non comprende
termini che vadano oltre amico, fidanzato e marito.”
Jongin continuò a baciarlo lungo il braccio, tirandolo
lentamente più vicino. “Quindi non sono il tuo
ragazzo?”
Sehun scrollò le spalle, senza guardarlo. “Non ne
abbiamo mai parlato. Voglio dire, non dobbiamo usare parole come
quelle. Se non ti va.” Si morse la lingua.
Jongin lo stava ancora guardando; Sehun riusciva a sentire il suo
sguardo. “A te piacerebbe?”
Sehun scrollò ancora le spalle, il cuore batteva debolmente.
Jongin gli morse gentilmente la pelle. “Non fare il vago con
me, Oh Sehun,” disse, con tono gentile.
Sehun si rifiutava di guardarlo, ma alla fine, dopo un profondo respiro
rispose piano, “Non mi dispiacerebbe.”
“Bene,” disse Jongin, e Sehun si voltò e
lo vide sorridere prima di essere tirato giù, un bacio
posato sulle sue labbra. “Piacerebbe anche a me.”
Sehun sorrise contro le sua labbra, riempito da un calore piacevole, e
Jongin gli passò una mano tra i capelli, sollevandogli il
mento per approfondire il bacio, quando uno squittio proveniente dalla
porta li distrasse.
Sehun saltò su e vide Taewoon sull'uscio, che sbirciava
attraverso le dita con cui si copriva il viso.
Diventando di mille colori fino alla punta dei capelli, Sehun si mise
in piedi e disse, “Vattene!” prima di sbattere la
porta. Taewoon però si mise immediatamente a singhiozzare
dall'altra parte, e Sehun sibilò sottovoce prima di riaprire
la porta. “Hey,” disse piano, inginocchiandosi
davanti al bambino. “Scusa, non volevo spaventarti. Ero solo
sorpreso di vederti lì. Dovresti bussare prima.”
“Mi dispiace,” piagnucolò Taewoon.
“Hey, è tutto okay,” rispose Sehun, in
quello che sperava fosse un tono rassicurante. Asciugò le
lacrime dalle guance tonde di Taewoon. “Non volevo, lo
giuro.”
“Okay,” mormorò Taewoon, strofinando il
viso contro il palmo di Sehun.
“Solo non, uh… non dirlo a tua madre,
okay?” Incluso il fatto che ci hai
visto baciarci sul mio letto.
Taewoon tirò sul col naso, guardandolo, e l'unica cosa che
disse fu, “È anche tua mamma, sai.”
Il cuore di Sehun perse un battito, per poi palpitare leggermente, ma
non in modo doloroso. “Io—sì, lo
so,” disse piano.
Taewoon se ne andò un momento dopo, e Sehun chiuse la porta
piano prima di buttarsi sul letto con un grugnito.
Jongin ridacchiò, passandogli una mano tra i capelli.
“Sei adorabile con i bambini,” disse piano.
“Dico, davvero adorabile.”
“Quanto ti stai pentendo di essere venuto qui?”
chiese Sehun, sospirando.
Jongin si scostò la frangia, poi si voltò a
guardarlo, con quel sorriso affettuoso che Sehun conosceva
così bene. “Per niente,” rispose.
“Sono davvero felice.”
Sehun ricambiò il sorriso, gonfiando il petto.
“Sono soltanto davvero felice, Sehun,” disse piano
Jongin. “Che tu mi abbia…lasciato
entrare.”
“Anche io,” sussurrò il ragazzo, ed ebbe
la sensazione che non stessero più parlando della casa.
“Tieni gli occhi chiusi, Seok-ah, deve essere una
sorpresa.”
“Ho sentito a quale fermata siamo scesi, Lu, non ci sono
molti posti in cui potremmo andare.”
“Minseooooook. Stai rovinando tutto.”
“Dovremmo studiare, sai.”
“Si chiama fare una pausa. Hey, non sbirciare.”
Minseok sospirò e cercò di evitare che le sue
labbra si aprissero in un sorriso. Avrebbero davvero dovuto studiare,
ma Luhan era arrivato per tirarlo fuori dalla sua stanza, insistendo
che chiudesse gli occhi non appena ebbero raggiunto la stazione della
metro. E come avrebbe potuto dire no, quando Luhan era così
entusiasta per quella sua piccola 'sorpresa'?
Non che fosse una sorpresa, considerando che Minseok aveva passato
praticamente ogni minuto libero del suo tempo sul campo da calcio prima
di scoprire di essere diabetico. Conosceva la strada da casa sua come
il palmo della sua mano.
Tenne comunque gli occhi chiusi, lasciando che Luhan lo guidasse per
mano, ascoltandolo parlare. “Ah, ci siamo!”
Minseok sorrise, sollevando il viso verso il sole che splendeva sopra
di loro senza aprire gli occhi. “Oh? E dove siamo?”
chiese, tenendo il gioco.
Luhan prese entrambe le mani di Minseok tra le proprie, facendolo
avvicinare a sé, e si schiarì la gola.
“Tempo fa,” disse, “Ho portato un ragazzo
carino a guardare un film per San Valentino.”
Minseok rise.
“Zitto. Ho portato un ragazzo carino al cinema, e
stupidamente ho detto, ‘Questo non è un
appuntamento!’ Anche se avrei voluto che lo fosse. E questo
ha causato un bel po' di problemi tra noi.” Luhan sorrise
tristemente. “Ma comunque. Oggi, vorrei solo chiarire che
questo è
un
appuntamento. Un vero appuntamento.”
Minseok strinse le mani di Luhan e sorrise affettuoso. “Posso
aprire gli occhi ora?”
“Sì.”
Minseok lo fece, sorridendo mentre si guardava intorno.
“Ahhh, quindi giochiamo a calcio oggi?”
“Lo sapevi già,” disse Luhan
imbronciandosi.
“Hai preso le mie scarpette da calcio dalla
scarpiera,” rispose lui con un sorriso, scuotendo leggermente
la mano del ragazzo. “Ora andiamo, giochiamo.”
Luhan indossò velocemente le scarpette che Minseok gli aveva
mandato per il compleanno e gliele mostrò con orgoglio,
vantandosi amichevolmente mentre Minseok si riscaldava.
“Nessuno può battermi quando indosso queste
scarpe! Potrai anche essere il mio ragazzo, ma ti
distruggerò!” Minseok si limitò a
grugnire in risposta, e finse di non guardare le braccia di Luhan
mentre faceva stretching.
Nonostante le precedenti parole di Luhan, il ragazzo finì
per non essere tanto spietato quanto aveva detto – anzi, era
quasi imbarazzantemente educato sul campo. Minseok correva veloce e
faceva del suo meglio, ma veniva spesso distratto da bordi di pelle e
muscoli che si flettevano. Luhan, invece, non stava affatto facendo del suo meglio,
lasciava che delle palle facili entrassero in rete, e permetteva a
Minseok di rubargli la palla senza troppi sforzi.
“Luhaaaaan,”
Minseok
si lamentò, affannato. “Mi stai facendo
vincere.”
Luhan rise timidamente. “Non è quello che fanno i
fidanzati?”
Minseok gli diede un calcetto guardandolo male. “Questo mi fa
sembrare il ragazzo cattivo, che fa del suo meglio da solo. Smettila. O
ti do un calcio in faccia.”
Luhan rise sorpreso. “Questo è un
abuso!” protestò.
“Smettila di lasciarmi vincere, e non lo
farò!” esclamò Minseok, sorridendo.
“Stavo solo cercando di essere carino,”
sbuffò Luhan, ma si stava già preparando.
“Meno carinerie, più sforzo,” disse
Minseok, riprendendo a correre.
“D'accordo!” gridò in risposta Luhan,
rincorrendolo.
Fedele alla parola data, Luhan si sforzò decisamente di
più, e con la terribile resistenza di Minseok, presto si
ritrovò quasi a danzare attorno a lui, dribblando la palla
tra i suoi piedi. A Minseok non importava, rideva per i tentativi del
ragazzo di dimostrare quanto fosse bravo quando ci provava davvero.
Troppo presto, però, Minseok si sentì esausto e
intontito, e sapendo che era dato dall'ipoglicemia grugnì
frustrato. Come rovinare il divertimento. Smise di correre e
posò le mani sulle ginocchia, cercando di capire a che
livello le vertigini fossero causate dall'aver corso troppo, e un
momento dopo, Luhan si scontrò con lui, mandando entrambi a
terra. Minseok stava per rimproverarlo quando Luhan cominciò
a ridere, ed era così contagioso che Minseok non
poté fare a meno di unirsi a lui, sentendo il petto del
ragazzo sollevarsi e abbassarsi contro di lui, i loro cuori
tamburellavano.
“Scusa, Seok-ah,” canticchiò Luhan, e si
spostò per bloccargli i fianchi, scostando affettuosamente i
capelli di Minseok prima di avvicinarsi e posare un bacio sulle sue
labbra, calde e morbide.
Il respiro di Minseok si bloccò in gola mentre le mani si
muovevano automaticamente ai fianchi della maglia di Luhan,
formicolanti per il desiderio di premere i palmi sulla calda striscia
di pelle sotto l'orlo. Luhan gli prese il mento e lo baciò
ancora, più a fondo, e Minseok ricambiò
entusiasta, rabbrividendo quando una lingua calda scivolò
lungo il suo labbro inferiore prima di scomparire. Poi Luhan
scostò le labbra da quelle di Minseok, spostandosi invece
sotto il mento, premendo baci umidi sulla pelle sudata, scendendo lungo
il collo mentre Minseok annaspava e la sua schiena si inarcava
inconsciamente. Non avevano mai fatto questo prima, e il piacere scuoteva il
corpo di Minseok, facendolo reagire in modi fantastici e terribili allo
stesso tempo.
Quando la bocca di Luhan trovò la sua clavicola, con la mano
che abbassava il colletto della maglietta, Minseok sentì la
mente pericolosamente offuscata, la sua vista si annebbiava.
“Lu, fermo, fermo,” si affannò,
spingendolo via controvoglia. “Stai facendo fare cose strane
alla mia glicemia, penso che sverrò.”
Luhan si ritrasse immediatamente, imprecando sottovoce e spostandosi da
sopra di lui. Aveva il viso rosso, le labbra umide e gonfie, e Minseok
si sentì un idiota. “Alta o bassa?”
chiese con sincerità Luhan.
“Bassa,” grugnì Minseok, sentendosi
scosso e disorientato e imbarazzato. Quanto poco sexy poteva essere Penso che sverrò?
Luhan si allontanò, e un minuto dopo tornò,
aiutando Minseok ad alzarsi a sedere e portandogli una lattina di succo
alle labbra. Cominciò a sentirsi meglio nel momento in cui
lo zuccherò iniziò a circolare nel sangue, ma si
sentiva ancora stupido, allo stesso tempo grato per le mani confortanti
e la voce rassicurante di Luhan e imbarazzato per il fatto che ne
avesse bisogno.
“Mi dispiace,” grugnì, sdraiandosi
sull'erba e chiudendo gli occhi, sentendo il sole battere sul suo viso
sudato. “È stato stupido.”
Luhan grugnì leggermente sopra di lui. “Sfortuna,
più che altro.”
Minseok sospirò e si coprì il viso con le
braccia, lo stomaco sottosopra. “Perché mi
ami,” mormorò. “Perché hai
fatto tutto questo per stare con una persona con così tanti
problemi.”
Regnò il silenzio per un momento, e poi Luhan disse,
“Non l'ho fatto. Ci sono tante ragioni per cui ho fatto tutto
questo.” Afferrò le braccia di Minseok,
spostandole dal suo viso per piegarsi su di lui, a testa in
giù e sorridente. “Ma nessuna di esse era per
sentirti buttarti giù in questo modo. Sto con te
perché ti amo, quindi chiudi il becco.”
Passò gentilmente un pollice sulla guancia di Minseok.
“Pensi che io non abbia problemi? Pensi che non mi chieda
perché stai ancora con me nonostante faccia ancora errori in
coreano, nonostante debba ripetere l'ultimo anno e nonostante sia stato
deportato? Ma confido nel fatto che tu stia con me perché mi
ami davvero, nonostante tutto. Spero tu faccia lo stesso con
me.”
Minseok si mordicchiò il labbro e lo guardò.
“È così, lo sai,”
sussurrò. “Ti amo.”
Il viso di Luhan si aprì in un sorriso, e diede uno
schiaffetto al braccio di Minseok. “Lo so che mi ami,
stupido. Ora andiamo, torniamo a casa se ti senti meglio. Dovremmo davvero studiare.”
La mano di Minseok si chiuse sulla maglietta di Luhan per evitare che
si alzasse prima che si accorgesse di cosa stesse facendo.
“Aspetta,” disse, poi arrossì quando si
rese conto di cosa stava per dire.
“Cosa?”
“Non abbiamo... finito…”
mormorò, tirando giù Luhan gentilmente.
Luhan rise allegro. “Certo, come ho fatto a
dimenticarmene,” disse, per poi avvicinarsi e catturare le
labbra di Minseok con le proprie.