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Autore: Ehyca    08/10/2016    2 recensioni
Minseok non è davvero bravo in cinese, Luhan è lo studente nuovo con dei segreti, Jongdae dà pessimi consigli, ma Kyungsoo no. Sehun apprezzerebbe davvero tanto se Kim Jongin smettesse di interessarsi a lui, Baekhyun e Chanyeol sono davvero sul confine del più-che-solo-amici, e niente, la loro vita si incasina giusto un po'.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Un po' tutti, Xiumin, Xiumin
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Il resto della festa di bentornato passò un po' offuscata. C'era cibo, cortesia delle varie madri, ed era un bene perché Luhan e i suoi genitori non mangiavano da quando avevano preso l'aereo, ma Minseok non poteva mangiare niente di tutto quello, purtroppo. La sua glicemia era già abbastanza sfasata, per tutta quell'eccitazione. (Era piuttosto sicuro che quel bacio l'avesse fatta alzare più di quanto non pensava fosse possibile). Si ricordava di aver abbracciato Jongdae per un bel po', ringraziandolo per aver fatto così tanto pur di far tornare Luhan nel paese.
“Cosa, pensi lo abbia fatto per te?” disse Jongdae giocoso. “Niente affatto. Luhan-hyung è anche un mio amico, sai. Sto considerando di rimpiazzarti con lui.”
Ma ricambiò comunque il suo abbraccio, accettando in silenzio la sua gratitudine, anche se mal riposta.
Lo shock e l'incredulità non lo abbandonarono per lungo tempo, e Minseok spostava costantemente lo sguardo su Luhan man mano che la serata andava avanti, a volte si allungava per toccarlo, solo per assicurarsi che Luhan fosse lì, che fosse
reale e che fosse lì. Luhan andava eccitato dal salotto alla cucina, parlava animatamente con le persone, ma finiva sempre accanto a Minseok, gli afferrava la mano e sorrideva luminoso.
La stanchezza di Luhan cominciò a farsi sentire intorno alle 22 però, il suo corpo cominciò ad accasciarsi, le palpebre cominciarono a calare. I suoi genitori erano andati a casa prima di lui, ma Luhan si rifiutava di andare giù senza lottare, forzando sorrisi e cercando di stare al passo con le conversazioni nonostante non chiudesse occhio da quasi due giorni. L'adrenalina era l'unica cosa che lo teneva sveglio, immaginò Minseok.
“Devi andare a casa,” disse gentilmente, sorridendo affettuosamente per i palesi tentativi di Luhan di stare in piedi. “Dormi.”
“Non voglio,” borbottò in modo infantile lui. “Voglio stare con te.”
Minseok sentì una stretta al cuore, e prese nuovamente la mano di Luhan tra le proprie. “So come ti senti,” mormorò.
“Vuoi venire a casa mia?” gli chiese il ragazzo pietosamente. “Puoi dormire da me, Seok-ah?”
Minseok considerò l'idea, poi disse, “Aspetta, chiedo a mia mamma.”
Luhan si alzò con lui, ma rimase lì quando il maggiore andò a cercare la madre in cucina, dove la donna stava lavando qualche piatto. “Hey, mamma? Posso passare la notte da Luhan?” Si agitò leggermente, incrociando le dita.
La madre si voltò a guardarlo con attenzione. “È questo... che vuoi fare?”
Minseok la guardò confuso. “Uh…sì? Per questo l'ho chiesto.”
“È la sua prima notte qui, Minseok,” disse lei.
“Mi ha invitato lui,” rispose Minseok, accigliandosi. “Ovviamente gli va bene. E poi, è così stanco che si addormenterà non appena arriveremo. Dormirò e basta, e poi mi alzerò e andrò a scuola come sempre.”
La madre lo osservò scettica. “Dormirai... e basta,” ripeté.
Minseok la guardò per un lungo momento, e poi avvampò quando si rese conto di cose stesse insinuando. “Oh mio Dio,
mamma!” Quasi gridò. “Non dormirò con lui!”
In quel momento, Luhan si affacciò da dietro la porta, sorridendo innocentemente, e chiese, “Ah no?”
Minseok si voltò con gli occhi sgranati. “Non fingere di non sapere cosa significhi, tu!” esclamò con veemenza, indicandolo con fare accusatorio, e Luhan rise assonnato. “Sei tu che volevi che venissi a letto con te!” Aspetta. “Voglio dire! Non era questo che volevo dire! Tu – noi non—”
Luhan entrò in cucina, prendendolo per il polso e trascinandolo verso la porta. “Prometto di controllarlo e di assicurarmi che mangi tutto, Signora Kim! Non deve preoccuparsi di niente!” Detto questo, Luhan afferrò lo zaino di Minseok dal gancio accanto alla porta, dandogli a malapena il tempo di infilarsi le scarpe prima di affrettarsi fuori, salutando e ringraziando da sopra la spalla. Minseok sputacchiò nel tragitto, cercando di ricordarsi se avesse abbastanza insulina nello zaino per quella notte e la mattina seguente. Fortunatamente, non aveva avuto bisogno di usare quella della sua scorta di emergenza per molto tempo.
Minseok non si accorse che erano nella linea della metro sbagliata fino a che non si sedettero, accigliandosi confuso. “Uh, Lu? Casa tua è sulla linea blu.”
Luhan ridacchiò. “Non più.”
“Che vuoi dire?” chiese Minseok, perplesso.
“Ne abbiamo una nuova. Un appartamento diverso. Era parte del contratto per tornare qui, o qualcosa del genere. Grazie al nuovo lavoro di mio padre, penso.” Luhan sbadigliò assonnato. “Non l'ho mai visto prima, ma scommetto che è carino.”
Minseok sperava solo che Luhan fosse abbastanza sveglio da ricordarsi come arrivarci.
Poco dopo, però, si ritrovarono a camminare lungo una via silenziosa e illuminata dai lampioni, leggendo i numeri dei palazzi. “Eccolo qua,” disse alla fine Luhan, indicando un edificio alto. Minseok lo guardò – aveva un aspetto decisamente migliore rispetto a quello vecchio, almeno, anche se non era nuovo. “Siamo al numero... aspetta, fammi controllare. Sì, 306.” Si allungò per prendere nuovamente la mano di Minseok, e lo guidò su tre rampe di scale, inciampando una volta ogni tanto. Minseok lo teneva su con un sorriso, trascinandolo fino a che non raggiunsero la porta giusta e Luhan premette goffamente il codice sulla tastierina, illuminandosi visibilmente quando si aprì davvero. Poi entrarono, mano nella mano.
Il nuovo appartamento di Luhan era piccolo, vuoto, buio... e un netto miglioramento rispetto al vecchio. Lo ammirarono insieme per un secondo, e poi Luhan sussurrò, “Andiamo, camera mia è in fondo al corridoio, penso.” Trovarono il bagno prima, e poi un armadio, ma alla fine aprirono la porta di una piccola camera, vuota se non per la valigia di Luhan, un armadio, e un letto ben ordinato. “Guarda, Seok-ah,” sussurrò Luhan. “Un letto tutto mio.”
Minseok si rese conto con sorpresa che questo era più di quanto Luhan non avesse avuto per molto tempo, e strinse forte la mano del ragazzo. “Dai, dormiamo un po'.”
“Già. Vai a prendere la tua insulina.” Minseok sorrise per quanto Luhan pensasse ancora a lui, anche in un momento come questo.
Tornò dopo pochi minuti, e all'improvviso si rese conto che non aveva nulla con sé oltre alle cose per la scuola e i vestiti che aveva indosso. “Uh, Lu? Non ho portato un pigiama.”
Luhan sorrise vagamente, scrollando le spalle. “I miei sono da qualche parte in fondo alla valigia,” disse, indicando il bagaglio. “Possiamo entrambi dormire senza.”
Minseok arrossì imbarazzato, ma Luhan stava già tirando fuori delle soffici magliette per entrambi, per poi cominciare a sbottonare la camicia di Minseok al suo posto quando non si mosse anche dopo aver preso l'indumento. Minseok gli schiaffò via le mani, imbarazzato. “Posso farlo io!” esclamò, voltandosi per infilarsi la maglietta che gli era stata prestata. Quando si rigirò, Luhan era in piedi con solo una maglietta grande e i suoi boxers, e gli sorrideva un po' timido.
“Pronto?”
Minseok deglutì e annuì, lottando con il bottone dei pantaloni.
Luhan ridacchiò, poi si voltò per scivolare sotto le coperte, e Minseok sfruttò l'occasione per togliersi pantaloni e calze e spegnere la luce prima che Luhan potesse guardarlo bene. Il ragazzo rise, chiamandolo piano, “Vieni qui, Seok-ah.”
“Arrivo,” mormorò Minseok, camminando lentamente verso il letto e sdraiandosi sotto le coperte, sforzandosi di non sussultare quando sentì il proprio braccio sfiorare quello di Luhan. Dopotutto, Luhan era il suo
ragazzo. Tutto questo era perfettamente accettabile. Solo che... non era proprio abituato a tutta questa storia del toccarsi, non ancora.
Questo non sembrava essere un problema per Luhan però, - come se lo fosse mai stato – mentre posava una mano attorno al busto del ragazzo per avvicinarlo a sé, facendolo rotolare per averlo di fronte nella semi-oscurità. La luce del panorama di Seoul filtrava attraverso la finestra, e Minseok riusciva a distinguere nell'ombra i tratti sereni di Luhan, che gli sorrideva gentilmente, a pochi centimetri di distanza. Luhan, che al momento stava intrecciando le loro gambe quasi nude, una sensazione sorprendentemente intima per quanto fosse innocente. C'era semplicemente troppa pelle che toccava altra pelle. Minseok sentiva quasi di aver bisogno di un attimo di fiato.
“Hey,” sussurrò piano Luhan, quasi un sospiro. Sorrise e sollevò una mano sulla guancia di Minseok, tracciandola con un dito, e Minseok trattenne il respiro, il cuore batteva abbastanza forte da riempire la stanza.
“Hey,” sussurrò in risposta lui, un sorriso timido gli tirava le labbra. La mano era posata delicatamente sopra un fianco di Luhan – quando era successo? (Sembrava... paurosamente naturale.)
“Sverrò tra tipo, trenta secondi,” gli disse piano Luhan, ancora sorridente. “Ma prima, voglio solo dire che... sono così felice di essere qui, con te, di nuovo.”
Minseok deglutì a fatica, con un stretta al petto che gli impediva di parlare.
“Mi sei mancato davvero così tanto,” sospirò Luhan, quasi incredulo. “Così tanto.”
“Mi sei mancato anche tu,” riuscì a tirar fuori Minseok, con lo stomaco che gli si attorcigliava nel migliore dei modi.
Gli occhi di Luhan si chiusero, probabilmente contro la sua volontà, e poi si chinò per posare le proprie labbra su quelle di Minseok, in modo casto, dolce, un po' decentrato. Minseok ricambiò, chiudendo gli occhi a sua volta mentre il cuore minacciava di uscirgli dal petto. Onestamente, poteva... avrebbe potuto baciare Luhan all'infinito. Ci aveva pensato per così tanto tempo, e ora finalmente
poteva farlo. Ma Luhan era stanco, e aveva bisogno di dormire, quindi Minseok si ritrasse – dopo un secondo e bellissimo terzo bacio che sinceramente non avrebbe potuto rifiutare - e sussurrò, “Dormi.”
Luhan sorrise assonnato, senza nemmeno aprire gli occhi. “Ti amo,” mormorò.
Minseok strinse la presa attorno ai fianchi del ragazzo, con la gola secca. “Ti amo anche io. Buonanotte.”


Luhan tornò a scuola due giorni dopo, indossando un grande sorriso e con la speranza di riuscire a salvare almeno uno o due crediti, in modo da poter seguire un corso un po' più leggero il seguente anno (dato che lo avrebbe dovuto ripetere, inevitabilmente) e lavorare part-time – legalmente- allo stesso tempo. A quel punto, tutti gli insegnati erano venuti a sapere della sua situazione, molti dei quali erano stati contattati come referenza nel loro caso, e alcuni di loro avevano avuto pietà per Luhan, assegnandogli progetti alternativi per recuperare i due mesi in cui erano stato via. Per la maggior parte delle materie, però, non c'era possibilità che passasse. Luhan lavorava ai progetti di recupero durante quelle ore.
Una delle poche materie cui gli era stata data la possibilità di venire promosso era Coreano, ad una condizione – che avesse finito e consegnato il suo progetto fotografico.
“Seriamente non me lo lascerai vedere fino a che non sarà finito?” Chiese Minseok, sdraiato a pancia in giù sul letto di Luhan mentre fissava la testa del ragazzo che lavorava al progetto sul pavimento.
“No!” cinguettò Luhan, sfogliando una pila di fotografie. “È un segreto.”
Minseok sbuffò, picchiettando con una matita sul libro di scienze, lasciando piccoli segni di grafite sulla pagina. Riusciva a sentire Sehun e Jongin discutere su quanto zucchero aggiungere alla caraffa di limonata in cucina – Luhan li invitava ogni volta che poteva, dicendo che era il suo lavoro 'essere un buon hyung dopo essere stato via così a lungo.’ “Pensavo non avessimo più segreti,” si imbronciò.
Luhan ridacchiò. “Eccetto questo.”
“Ma ti dovrei aiutare!” protestò Minseok. “Era parte dell'accordo, all'inizio dell'anno!”
“Hmmmm,” mormorò pensierosamente Luhan, e Minseok pensò quasi di averla avuta vinta, fino a che non disse, “beh, mi puoi aiutare dicendomi come si scrive
favolosamente.”
Minseok grugnì, ma recitò la parola lettera per lettera comunque. “Non penso fosse questo quello che intendeva,” disse, fingendo di leggere i propri appunti per un po'.
Luhan rimase in silenzio per qualche momento, poi esclamò, “Oh! Ci sono!”
“Cosa?”
“Puoi aiutarmi facendomi divertire,” rispose Luhan, voltandosi per sorridergli.
“Lu
haaaaan,” Minseok sospirò.
“Sono serio,” disse il ragazzo, la risata che gli risaliva la gola però diceva il contrario. “Non sono una persona artistica, fare i collage mi annoia e mi mette di malumore. Intrattienimi. Puoi essere il mio fattore distraente ufficiale.”
Minseok grugnì. “Non lo sono già?”
Luhan inclinò la testa. “Immagino di sì,” rispose. “Ma non ci provi abbastanza.”
Minseok si allungò per spingergli la testa, scuotendo la propria. “So già dove andrà finire tutto questo, e non ci casco.” La sensazione dei capelli di Luhan – di
Luhan - sotto alle proprie dita era ancora sorprendente a volte. Il fatto che potesse davvero allungare una mano e toccarlo. “Fai i tuoi compiti, ne hai una tonnellata.”
Luhan si girò con facilità e afferrò il polso della mano che gli stava spingendo la testa, e prima che potesse accorgersene, Minseok venne tirato giù dal letto e sopra Luhan, strillando e poi ridendo quando il più piccolo si lamentò a gran voce per la gomitata allo stomaco. Un momento dopo, Luhan ridacchiò in mezzo ad un bacio, le dita intrecciate tra i capelli di Minseok, il quale sospirò felice. Entrambi si dimenticarono momentaneamente di tutto il lavoro che avevano da fare.
“Non penso dovremmo entrare là dentro,” la voce soffocata di Sehun arrivò dall'altra parte della porta. “Sembra stiano facendo qualcosa di disgustoso.”


Alla madre adottiva di Sehun di solito non importava dove Sehun andasse e quando, purché tornasse a casa prima delle 10 quando c'era scuola e si tenesse fuori dai guai. Era più di quanto le sue vecchie famiglie avessero fatto – la maggior parte di esse andava da un estremo all'altro, o non gli importava affatto di dove fosse, o volevano sapere dove fosse ad ogni ora e gli dava regole molto rigide. Poteva dire di essere grato per questa situazione.
Rimase comunque sorpreso quando la madre lo fermò mentre stava per uscire dopo cena una sera. “Dove stai andando?” chiese, sorridendo gentilmente.
“Mi vedo con Jongin,” rispose semplicemente Sehun, appiattendosi la frangetta sulla fronte.
La donna fece un suono vago. “Mi piacerebbe conoscere questo Jongin qualche volta,” disse. “Ufficialmente.”
Sehun si accigliò contro la propria volontà, automaticamente sospettoso. “Perché?”
“Perché,” cominciò la donna con un sorriso. “Sono curiosa di questo misterioso ragazzo che ha sciolto il cuore di mio figlio.”
Sehun si irrigidì, fissandola. Qualche mese fa, avrebbe trovato questa frase sbagliata per diversi motivi. Prima di tutto, che qualcuno avesse
sciolto il suo cuore. E cosa più importante, la parola 'figlio'. Perché Sehun era solo una ragazzo adottato. Un caso di pietà, o una fonte di guadagno. Qualche mese fa, sarebbe sbottato contro la donna che fingeva di essere la sua vera madre, ma... molte cose erano cambiate da allora. Lui era cambiato. Quindi invece di farlo notare alla madre, disse semplicemente, “Gli chiederò se gli va di venire a casa qualche volta, allora.”
La donna sorrise calorosamente.
Jongin, ovviamente, disse a Sehun che avrebbe
amato incontrare la sua famiglia adottiva. Anzi, sembrava piuttosto estasiato anche solo per la richiesta. Sehun, d'altra parte, era stranamente nervoso. È solo che... Jongin non era mai stato a casa di Sehun prima, nonostante l'avesse vista esternamente un paio di volte, alla Vigilia di Natale quando gli aveva portato il regalo e qualche volta quando lo aveva riaccompagnato a casa. Ma non aveva mai visto l'interno prima, né aveva mai conosciuto formalmente i membri della sua famiglia adottiva, avevano giusto scambiato qualche parola sull'uscio della porta. Sembrava una cosa stupidamente grande invitare Jongin a casa per cena. Spaventosa e snervante.
Ma Jongin sembrava così felice di essere stato invitato che Sehun non riuscì a ritrarre l'offerta.
“Jongin,
davvero non devi portare un regalo,” Sehun sospirò esasperato mentre si avviavano da casa di Jongin, essendosi fermati lì dopo le prove di danza.
“Sì che devo!” insistette Jongin con un sorriso, sollevando il piccolo cestino regalo pieno di frutta e cioccolatini. “È buona educazione!”
“Io non ho portato niente quando sono venuto a casa
tua,” grugnì Sehun.
“Ahh, non mi aspettavo che lo facessi,” gli assicurò Jongin, anche se Sehun pensò che forse
sarebbe stato educato farlo. Nessuno gli aveva mai insegnato le regole della buona etichetta. “E poi, non stavamo nemmeno insieme allora.”
Sehun arrossì leggermente, abbassando la testa. “Immagino sia così,” borbottò.
“Non è nemmeno un cestino grande,” continuò Jongin, “quindi non sentirti a disagio o niente del genere.”
Sehun rise burberamente, pensando già a quanto sarebbero sembrati fuori luogo quegli eleganti cioccolatini nel suo appartamento consunto. Un'altra ragione per cui non voleva portare Jongin là dentro.
Prima che potesse accorgersene, però, arrivarono, e Sehun fece strada oltre la porta con esitazione, togliendosi le scarpe. “Siamo qui,” disse piano.
La madre adottiva apparve immediatamente dalla cucina, il fratellino uscì dalla cameretta un momento dopo. “Ciao,” disse la donna, sorridendo accogliente. “Tu devi essere Jongin.”
Jongin sorrise accanto a Sehun, facendo un profondo inchino. “È un piacere incontrarla,” disse, e sembrava davvero così. “Sehun mi ha parlato tanto di lei.” Le porse il cestino regalo, e Sehun arrossì ancora. “Ecco, ho portato questo per voi.”
Il sorriso della madre si allargò, chiaramente incantata. “Beh, grazie Jongin,” disse, avvicinandosi per prenderlo. “È stato carino da parte tua.”
“Io sono Taewoon!” esclamò forte il fratellino adottivo di Sehun, il quale grugnì piano. “Ho sette anni!”
“Me lo ricordo!” esclamò Jongin, sorridendogli. “Mi fa piacere incontrarti di nuovo.” Sehun si ricordava vagamente che i due avevano parlato per qualche momento alla Vigilia prima che fosse potuto intervenire.
E poi, forte e chiaro, Taewoon chiese, “È il tuo ragazzo, Sehun?”
All'improvviso, tutti gli occhi furono su di lui,
inclusi quelli di Jongin, e Sehun avvampò. Avrebbe voluto che Jongin dicesse qualcosa, ti prego, ma rimase in silenzio insieme agli altri, quindi Sehun deglutì a fatica e annuì a scatti.
La mano di Jongin si chiuse immediatamente intorno alla sua, il suo sorriso accecante, e anche la madre adottiva sorrise contenta, non sembrando affatto sorpresa. “Okay!” cinguettò Taewoon.
Un gran sospiro di sollievo lasciò i polmoni di Sehun, lasciandolo un po' stordito.
Il padre adottivo di Sehun tornò dal lavoro qualche momento più tardi, e ripeterono ancora una volta le presentazioni, con Taewoon che disse orgogliosamente al padre, “Questo è il ragazzo di Sehun!” Così come la moglie, l'uomo non sembrò sorpreso dalla notizia, anche se non sembrava proprio gioire per la cosa. Pochi minuti dopo, però, si ritrovarono tutti seduti attorno al tavolo, e sebbene la cena fosse semplice e niente di straordinario, Jongin mangiò con entusiasmo, così solare e affascinante mentre chiacchierava con la famiglia di Sehun che ben presto anche il padre iniziò a ridere insieme agli altri.
Non sollevò mai lo sguardo sulla lampadina nuda sul soffitto, o sulla carta da parati che si stava staccando accanto alla finestra.
Fuggirono in camera di Sehun subito dopo aver finito di mangiare, con Jongin che si sdraiò sul suo letto e Sehun che si sedette accanto a lui, con le guance ancora rosse, forse per sempre. Jongin allungò una mano e afferrò quella che Sehun aveva posato su una coscia per portarsela al viso e posare la calde labbra sul palmo. “Allora,” disse piano, guardando Sehun e baciandogli il polso. “Il tuo ragazzo, huh?”
Sehun avvampò ancora, evitando il suo sguardo. Se n'era quasi dimenticato. “Beh, ha sette anni,” commentò, schiarendosi la gola. “Non comprende termini che vadano oltre amico, fidanzato e marito.”
Jongin continuò a baciarlo lungo il braccio, tirandolo lentamente più vicino. “Quindi non sono il tuo ragazzo?”
Sehun scrollò le spalle, senza guardarlo. “Non ne abbiamo mai parlato. Voglio dire, non dobbiamo usare parole come quelle. Se non ti va.” Si morse la lingua.
Jongin lo stava ancora guardando; Sehun riusciva a sentire il suo sguardo. “A
te piacerebbe?”
Sehun scrollò ancora le spalle, il cuore batteva debolmente.
Jongin gli morse gentilmente la pelle. “Non fare il vago con me, Oh Sehun,” disse, con tono gentile.
Sehun si rifiutava di guardarlo, ma alla fine, dopo un profondo respiro rispose piano, “Non mi dispiacerebbe.”
“Bene,” disse Jongin, e Sehun si voltò e lo vide sorridere prima di essere tirato giù, un bacio posato sulle sue labbra. “Piacerebbe anche a me.”
Sehun sorrise contro le sua labbra, riempito da un calore piacevole, e Jongin gli passò una mano tra i capelli, sollevandogli il mento per approfondire il bacio, quando uno squittio proveniente dalla porta li distrasse.
Sehun saltò su e vide Taewoon sull'uscio, che sbirciava attraverso le dita con cui si copriva il viso.
Diventando di mille colori fino alla punta dei capelli, Sehun si mise in piedi e disse, “Vattene!” prima di sbattere la porta. Taewoon però si mise immediatamente a singhiozzare dall'altra parte, e Sehun sibilò sottovoce prima di riaprire la porta. “Hey,” disse piano, inginocchiandosi davanti al bambino. “Scusa, non volevo spaventarti. Ero solo sorpreso di vederti lì. Dovresti bussare prima.”
“Mi dispiace,” piagnucolò Taewoon.
“Hey, è tutto okay,” rispose Sehun, in quello che sperava fosse un tono rassicurante. Asciugò le lacrime dalle guance tonde di Taewoon. “Non volevo, lo giuro.”
“Okay,” mormorò Taewoon, strofinando il viso contro il palmo di Sehun.
“Solo non, uh… non dirlo a tua madre, okay?”
Incluso il fatto che ci hai visto baciarci sul mio letto.
Taewoon tirò sul col naso, guardandolo, e l'unica cosa che disse fu, “È anche tua mamma, sai.”
Il cuore di Sehun perse un battito, per poi palpitare leggermente, ma non in modo doloroso. “Io—sì, lo so,” disse piano.
Taewoon se ne andò un momento dopo, e Sehun chiuse la porta piano prima di buttarsi sul letto con un grugnito.
Jongin ridacchiò, passandogli una mano tra i capelli. “Sei adorabile con i bambini,” disse piano. “Dico, davvero adorabile.”
“Quanto ti stai pentendo di essere venuto qui?” chiese Sehun, sospirando.
Jongin si scostò la frangia, poi si voltò a guardarlo, con quel sorriso affettuoso che Sehun conosceva così bene. “Per niente,” rispose. “Sono davvero felice.”
Sehun ricambiò il sorriso, gonfiando il petto.
“Sono soltanto davvero felice, Sehun,” disse piano Jongin. “Che tu mi abbia…lasciato entrare.”
“Anche io,” sussurrò il ragazzo, ed ebbe la sensazione che non stessero più parlando della casa.


“Tieni gli occhi chiusi, Seok-ah, deve essere una sorpresa.”
“Ho sentito a quale fermata siamo scesi, Lu, non ci sono molti posti in cui potremmo andare.”
“Minseooooook. Stai rovinando tutto.”
“Dovremmo
studiare, sai.”
“Si chiama
fare una pausa. Hey, non sbirciare.”
Minseok sospirò e cercò di evitare che le sue labbra si aprissero in un sorriso. Avrebbero davvero dovuto studiare, ma Luhan era arrivato per tirarlo fuori dalla sua stanza, insistendo che chiudesse gli occhi non appena ebbero raggiunto la stazione della metro. E come avrebbe potuto dire no, quando Luhan era così entusiasta per quella sua piccola 'sorpresa'?
Non che fosse una sorpresa, considerando che Minseok aveva passato praticamente ogni minuto libero del suo tempo sul campo da calcio prima di scoprire di essere diabetico. Conosceva la strada da casa sua come il palmo della sua mano.
Tenne comunque gli occhi chiusi, lasciando che Luhan lo guidasse per mano, ascoltandolo parlare. “Ah, ci siamo!”
Minseok sorrise, sollevando il viso verso il sole che splendeva sopra di loro senza aprire gli occhi. “Oh? E dove siamo?” chiese, tenendo il gioco.
Luhan prese entrambe le mani di Minseok tra le proprie, facendolo avvicinare a sé, e si schiarì la gola. “Tempo fa,” disse, “Ho portato un ragazzo carino a guardare un film per San Valentino.”
Minseok rise.
“Zitto. Ho portato un ragazzo carino al cinema, e stupidamente ho detto, ‘Questo non è un appuntamento!’ Anche se avrei voluto che lo fosse. E questo ha causato un bel po' di problemi tra noi.” Luhan sorrise tristemente. “Ma comunque. Oggi, vorrei solo chiarire che questo
è un appuntamento. Un vero appuntamento.”
Minseok strinse le mani di Luhan e sorrise affettuoso. “Posso aprire gli occhi ora?”
“Sì.”
Minseok lo fece, sorridendo mentre si guardava intorno. “Ahhh, quindi giochiamo a calcio oggi?”
“Lo sapevi già,” disse Luhan imbronciandosi.
“Hai preso le mie scarpette da calcio dalla scarpiera,” rispose lui con un sorriso, scuotendo leggermente la mano del ragazzo. “Ora andiamo, giochiamo.”
Luhan indossò velocemente le scarpette che Minseok gli aveva mandato per il compleanno e gliele mostrò con orgoglio, vantandosi amichevolmente mentre Minseok si riscaldava. “Nessuno può battermi quando indosso queste scarpe! Potrai anche essere il mio ragazzo, ma ti distruggerò!” Minseok si limitò a grugnire in risposta, e finse di non guardare le braccia di Luhan mentre faceva stretching.
Nonostante le precedenti parole di Luhan, il ragazzo finì per non essere tanto spietato quanto aveva detto – anzi, era quasi imbarazzantemente educato sul campo. Minseok correva veloce e faceva del suo meglio, ma veniva spesso distratto da bordi di pelle e muscoli che si flettevano. Luhan, invece, non stava
affatto facendo del suo meglio, lasciava che delle palle facili entrassero in rete, e permetteva a Minseok di rubargli la palla senza troppi sforzi.
“Lu
haaaaan,” Minseok si lamentò, affannato. “Mi stai facendo vincere.”
Luhan rise timidamente. “Non è quello che fanno i fidanzati?”
Minseok gli diede un calcetto guardandolo male. “Questo mi fa sembrare il ragazzo cattivo, che fa del suo meglio da solo. Smettila. O ti do un calcio in faccia.”
Luhan rise sorpreso. “Questo è un abuso!” protestò.
“Smettila di lasciarmi vincere, e non lo farò!” esclamò Minseok, sorridendo.
“Stavo solo cercando di essere carino,” sbuffò Luhan, ma si stava già preparando.
“Meno carinerie, più sforzo,” disse Minseok, riprendendo a correre.
“D'accordo!” gridò in risposta Luhan, rincorrendolo.
Fedele alla parola data, Luhan si sforzò decisamente di più, e con la terribile resistenza di Minseok, presto si ritrovò quasi a danzare attorno a lui, dribblando la palla tra i suoi piedi. A Minseok non importava, rideva per i tentativi del ragazzo di dimostrare quanto fosse bravo quando ci provava davvero.
Troppo presto, però, Minseok si sentì esausto e intontito, e sapendo che era dato dall'ipoglicemia grugnì frustrato. Come rovinare il divertimento. Smise di correre e posò le mani sulle ginocchia, cercando di capire a che livello le vertigini fossero causate dall'aver corso troppo, e un momento dopo, Luhan si scontrò con lui, mandando entrambi a terra. Minseok stava per rimproverarlo quando Luhan cominciò a ridere, ed era così contagioso che Minseok non poté fare a meno di unirsi a lui, sentendo il petto del ragazzo sollevarsi e abbassarsi contro di lui, i loro cuori tamburellavano.
“Scusa, Seok-ah,” canticchiò Luhan, e si spostò per bloccargli i fianchi, scostando affettuosamente i capelli di Minseok prima di avvicinarsi e posare un bacio sulle sue labbra, calde e morbide.
Il respiro di Minseok si bloccò in gola mentre le mani si muovevano automaticamente ai fianchi della maglia di Luhan, formicolanti per il desiderio di premere i palmi sulla calda striscia di pelle sotto l'orlo. Luhan gli prese il mento e lo baciò ancora, più a fondo, e Minseok ricambiò entusiasta, rabbrividendo quando una lingua calda scivolò lungo il suo labbro inferiore prima di scomparire. Poi Luhan scostò le labbra da quelle di Minseok, spostandosi invece sotto il mento, premendo baci umidi sulla pelle sudata, scendendo lungo il collo mentre Minseok annaspava e la sua schiena si inarcava inconsciamente. Non avevano mai fatto
questo prima, e il piacere scuoteva il corpo di Minseok, facendolo reagire in modi fantastici e terribili allo stesso tempo.
Quando la bocca di Luhan trovò la sua clavicola, con la mano che abbassava il colletto della maglietta, Minseok sentì la mente pericolosamente offuscata, la sua vista si annebbiava.
“Lu, fermo, fermo,” si affannò, spingendolo via controvoglia. “Stai facendo fare cose strane alla mia glicemia, penso che sverrò.”
Luhan si ritrasse immediatamente, imprecando sottovoce e spostandosi da sopra di lui. Aveva il viso rosso, le labbra umide e gonfie, e Minseok si sentì un idiota. “Alta o bassa?” chiese con sincerità Luhan.
“Bassa,” grugnì Minseok, sentendosi scosso e disorientato e imbarazzato. Quanto poco sexy poteva essere
Penso che sverrò?
Luhan si allontanò, e un minuto dopo tornò, aiutando Minseok ad alzarsi a sedere e portandogli una lattina di succo alle labbra. Cominciò a sentirsi meglio nel momento in cui lo zuccherò iniziò a circolare nel sangue, ma si sentiva ancora stupido, allo stesso tempo grato per le mani confortanti e la voce rassicurante di Luhan e imbarazzato per il fatto che ne avesse bisogno.
“Mi dispiace,” grugnì, sdraiandosi sull'erba e chiudendo gli occhi, sentendo il sole battere sul suo viso sudato. “È stato stupido.”
Luhan grugnì leggermente sopra di lui. “Sfortuna, più che altro.”
Minseok sospirò e si coprì il viso con le braccia, lo stomaco sottosopra. “Perché mi ami,” mormorò. “Perché hai fatto tutto questo per stare con una persona con così tanti problemi.”
Regnò il silenzio per un momento, e poi Luhan disse, “Non l'ho fatto. Ci sono tante ragioni per cui ho fatto tutto questo.” Afferrò le braccia di Minseok, spostandole dal suo viso per piegarsi su di lui, a testa in giù e sorridente. “Ma nessuna di esse era per sentirti buttarti giù in questo modo. Sto con te perché ti amo, quindi chiudi il becco.” Passò gentilmente un pollice sulla guancia di Minseok. “Pensi che io non abbia problemi? Pensi che non mi chieda perché stai ancora con me nonostante faccia ancora errori in coreano, nonostante debba ripetere l'ultimo anno e nonostante sia stato deportato? Ma confido nel fatto che tu stia con me perché mi ami davvero, nonostante tutto. Spero tu faccia lo stesso con me.”
Minseok si mordicchiò il labbro e lo guardò. “È così, lo sai,” sussurrò. “Ti amo.”
Il viso di Luhan si aprì in un sorriso, e diede uno schiaffetto al braccio di Minseok. “Lo so che mi ami, stupido. Ora andiamo, torniamo a casa se ti senti meglio. Dovremmo
davvero studiare.”
La mano di Minseok si chiuse sulla maglietta di Luhan per evitare che si alzasse prima che si accorgesse di cosa stesse facendo. “Aspetta,” disse, poi arrossì quando si rese conto di cosa stava per dire.
“Cosa?”
“Non abbiamo... finito…” mormorò, tirando giù Luhan gentilmente.
Luhan rise allegro. “Certo, come ho fatto a dimenticarmene,” disse, per poi avvicinarsi e catturare le labbra di Minseok con le proprie.

  
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