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Autore: UnGattoNelCappello    08/10/2016    2 recensioni
Una replica della storia originale; ma questa volta, il nostro eroe indossa verde e argento, non rosso e oro.
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(TRADUZIONE)
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Capitolo 5:

Nel Quale per una Volta Harry si Gode il Natale, e Piton e Hagrid Elargiscono Saggezza

 

 

Il primo giorno delle vacanze di Natale, Harry si svegliò in un dormitorio vuoto. Il resto dei suoi amici era tornato a casa per le vacanze. Non avendo lezioni per le seguenti due settimane, Harry considerò brevemente di tornare a dormire per qualche altra ora, ma poi ci ripensò. Aveva passato l’ultima settimana del semestre in biblioteca con Draco e Hermione, cercando di scoprire qualcosa su Nicolas Flamel. Prima di andarsene, il giorno prima, Hermione aveva detto ad Harry di non smettere di cercare durante le vacanze, mentre infilava tutti i libri che poteva nella sua borsa già piena zeppa. Anche Draco aveva promesso di cercare nella libreria dei Malfoy; avevano deciso che sarebbe stato troppo rischioso per lui chiedere ai suoi genitori, in caso si fossero insospettiti.

Harry rotolò giù dal letto, gemendo quando si accorse quanto freddo faceva. Indossò un maglione extra e si diresse alla voliera. Aveva mandato Edvige a ordinare i regali per Draco e Hermione qualche giorno fa, e le aveva detto di non portargli niente durante la consegna della posta a colazione in caso uno di loro vedesse qualcosa.

Mezz’ora più tardi, Harry si stava avviando biblioteca. Edvige era stata come sempre felice di vederlo, e aveva i suoi ordini dal Ghirigoro. Soddisfatto che i suoi amici avrebbero ricevuto i loro regali in tempo per Natale, Harry accarezzò Edvige per un po’ prima di scendere in biblioteca.

Si fermò un attimo mentre passava davanti al corridoio del terzo piano. Ancora una volta sentì un odore d’aglio, ma quando premette l’orecchio contro la porta, riuscì a sentire il respiro di Fuffi. Sorrise e continuò a camminare.

Nel giro di pochi giorni questa diventò la routine di Harry. Una colazione veloce, una visita a Edvige, e poi in biblioteca per il resto della giornata. Spesso passava così tanto tempo in biblioteca che si perdeva la cena, e doveva andare nelle cucine a chiedere del cibo agli elfi. Ma nonostante le sue lunghe ore di ricerca, Harry era ancora lontano dallo scoprire chi fosse Nicolas Flamel. Quando Harry andò a dormire alla vigilia di Natale, era terribilmente frustrato riguardo la situazione.

Tutto ciò fu dimenticato quando si svegliò la mattina di Natale e vide una pila di regali ai piedi del suo letto. Sorrise e si fiondò sui pacchetti. I Dursley gli avevano mandato una monetina da cinquanta pence, ma il resto dei regali era molto meglio. Hagrid gli aveva mandato un flauto fatto a mano che quando Harry lo suonava emetteva il verso di un gufo. Da Hermione aveva ricevuto una grossa scatola di Cioccorane. Ne sgranocchiò una mentre apriva il regalo di Draco, che si rivelò essere un set di pezzi da scacchi. Anche se non erano neanche lontanamente pregiati come i pezzi d’epoca di Draco, erano comunque meravigliosi.

L’ultimo regalo non aveva biglietto. Harry lo aprì e scoprì un mantello argentato che sembrava più un liquido che un tessuto. Lo lasciò cadere sulle sue gambe incrociate quando vide un biglietto scivolare sul letto.

Questo me l’ha affidato tuo padre prima di morire. È giunto il momento che torni a te. Fanne buon uso. Buon Natale.

Harry guardò accigliato il pezzo di carta. La scrittura non era familiare, ma sembrava provenire da qualcuno che aveva conosciuto suo padre. Mise giù il biglietto per osservare di nuovo il mantello ed esclamò sorpreso.

“Ma che diavolo?”

Le sue gambe erano sparite. Non tutte, però, solo le parti coperte dal mantello. Harry lo afferrò e saltò in piedi per spostarsi di fronte allo specchio. Si avvolse il mantello attorno e, magicamente, scomparì. Il suo volto si aprì in un gran sorriso. “Questo sarà molto utile.”

Harry era tentato di andare in giro per il castello sotto il mantello, ma decise di aspettare fino a dopo il coprifuoco, quando avrebbe avuto più tempo. Invece, andò in biblioteca per un’oretta prima del pranzo di Natale. Dopo aver sprecato un'altra infruttuosa ora si fece strada verso la Sala Grande, rallegrandosi al pensiero del suo primo Natale senza Dursley.

Il pranzo di Natale si rivelò essere molto più divertente di quanto avesse immaginato. Anche se tutti i suoi amici erano tornati a casa per le vacanze, Gemma e Terence erano rimasti entrambi per studiare rispettivamente per i loro G.U.F.O. e M.A.G.O., come alcuni altri studenti. Ad Harry piacque molto aprire i petardi di Natale con loro, divertito dal fatto che le barzellette all’interno non erano meglio di quelle Babbane.

C’erano grossi vassoi ripieni di ogni tipo di arrosto immaginabile, e del sidro caldo invece del solito succo di zucca. Il tavolo degli insegnanti era stato evidentemente servito con del forte vino, visto che la maggior parte dei professori sembrava un po’ brilla. Harry rise quando vide Hagrid baciare una ridacchiante McGranitt sulla guancia.

“Chi scegli tu?” chiese Terence.

“Cosa?”

“Scusa, mi ero scordato che sei del primo. Ogni anno i Serpeverde che restano per Natale scommettono su quale insegnante avrà la peggiore post-sbornia il giorno di Santo Stefano,” spiegò Terence.

“Come fate a sapere chi ha vinto?” chiese Harry.

“Aiuta il fatto che il Direttore della nostra Casa è quello che prepara le pozioni anti-postumi da sbornia,” disse Gemma. “Io scommetto sulla McGranitt. Di nuovo. Per il quarto anno di fila, e non ho mai vinto. Ma non l’ho neanche mai vista ridacchiare, prima d’ora.”

“Io vado per Vitous. Chiunque di così piccolo deve per forza reggere poco,” disse Terence.

Harry si prese un minuto per osservare il tavolo degli insegnanti. Hagrid era di un’allarmante sfumatura di rosso, ma sicuramente era abbastanza abituato a bere. Piton era rigido come sempre mentre parlava con Sinistra, che annuiva seriamente. Madama Chips stava ridendo per il cappello che Silente aveva chiaramente ricevuto da uno dei petardi. Accanto a lei, la Professoressa Sprite stava ridendo rumorosamente con Madama Bumb, che sembrava aver animato le posate per farle danzare. Harry stava per puntare i suoi soldi sulla Sprite quando colse con l’orecchio un verso della canzone che stava cantando Madama Bumb.

“Un Galeone su Bumb,” dichiarò.

“Madama Bumb? Sul serio?” Terence la guardò dubbioso.

“Fidati, quelle non sono le parole originali della canzone,” rispose Harry porgendo la moneta. Mentre lasciavano il banchetto, Harry si mise a cantare per gli altri la versione di Bumb della carola natalizia, quando sentì una mano cadergli sulla spalla. Alzò lo sguardo e vide gli occhi di Piton su di lui.

“Per quanto io sia certo che Madama Bumb sia deliziata di averti insegnato qualcosa anche non essendo nella sua classe, ti consiglierei di smettere di cantare prima che mi ritrovi costretto a togliere qualche punto,” disse.

Harry gli sorrise in risposta. Qualcosa gli diceva che Piton non era poi così infastidito. “Mi scusi, signore.”

Gli angoli della bocca di Piton fremettero. Decisamente non infastidito, quindi. “Ci vediamo nella mia classe domani alle undici.”

Gemma si accigliò guardando Piton andarsene. “Ti prego, non dirmi che ti ha messo in punizione durante le vacanze.”

“Em, no. Ho solo chiesto a Piton un po’ di, um, di aiuto in Pozioni.” Ad Harry non piaceva mentire a Gemma, ma gli piaceva ancora di meno l’idea di dirle la verità sull’incontro.

Harry passò il pomeriggio su una slitta improvvisata dai Serpeverde più grandi sui terreni di Hogwarts, prima di unirsi ad una battaglia di palle di neve tra Case contro i Grifondoro. Per suo dispiacere, scoprì che anche Ron era rimasto a Hogwarts per Natale, e che provava un gradimento eccessivo nel bombardare Harry con le palle di neve più grosse che trovava.

Quando una palla di neve particolarmente dura lo colpì in testa, Harry ne ebbe abbastanza. Prese un’altra palla e corse verso Terence mentre Ron rideva. Harry lo ignorò e porse il braccio verso Terence.

“C’è un incantesimo per fargli cambiare colore?” disse ansimando.

“Certo. Di che colore la vuoi?” Terence lo guardò un po’ confuso.

“Gialla.”

Terence rise e agitò la sua bacchetta. La palla di neve di Harry diventò di un malsano colore dorato. “Grazie!”

Harry schivò le palle che volavano in aria mentre si faceva strada fino a dove Ron stava raccogliendo altra neve. “Sei tornato per il secondo round, Sfregiato?” chiese quando vide Harry, per poi impallidire alla vista della neve gialla nelle sue mani.

“Ne ho una speciale proprio per te, Weasley!” gridò Harry mentre la lanciava. I fratelli gemelli di Ron alzarono lo sguardo a quelle parole, e risero insieme agli altri Serpeverde quando la palla colpì Ron in pieno petto, schizzandogli in faccia. Ron lanciò una singola occhiata alla neve gialla che lo copriva e iniziò a correre, strofinandosi furiosamente il viso.

“Perché noi non ci abbiamo mai pensato, Fred?” chiese uno dei gemelli.

“Non lo so, George. Grazie, Potter,” Fred lanciò un gran sorriso a Harry, che gli sorrise in risposta e corse via prima che potessero tirargli addosso qualche palla di neve.

Quando stavano ormai rientrando, erano tutti ricoperti da neve multicolore. Dopo una lunga doccia calda, Harry si ritirò nel dormitorio vuoto per prendere il mantello. Mentre aspettava che la sala comune si svuotasse un po’, mangiò qualche Cioccorana studiando il biglietto che era venuto con il mantello. Ancora non aveva idea di chi glielo avesse mandato. Seccato, rimise il biglietto sul suo comodino. Raccolse le figurine delle Cioccorane per vedere se gliene era capitata una nuova, e gelò.

Era lì, sul retro della figurina di Silente: Albus Silente… è noto soprattutto per… i suoi esperimenti di alchimia insieme al collega Nicolas Flamel.

Harry rilesse il testo per essere certo di non essersi immaginato niente, poi afferrò una piuma e un foglio di pergamena.

Draco,

Spero che tu stia passando delle buone vacanze. Ho trovato questa figurina nelle mie Cioccorane oggi e ho pensato a te.

Harry

Soddisfatto di non aver scritto niente di sospetto nella sua lettera, Harry la arrotolò intorno alla figurina e la infilò in tasca. Indossò il suo mantello e si diresse dritto alla voliera. Riuscì a scivolare fuori dalla sala comune mentre un altro studente stava entrando, e poi rimase da solo nella scuola silenziosa. Dovette rallentare un paio di volte quando si accorse di stare andando troppo veloce; il mantello poteva anche renderlo invisibile, ma non poteva fare nulla per il rumore dei suoi passi.

Quando arrivò, Harry trovò la voliera molto più rumorosa di quanto l’aveva mai vista durante il giorno. Edvige era ben sveglia e dovette pregarla un po’ per farla scendere da lui. Era nel bel mezzo di una feroce battaglia di sguardi con un altro gufo, e detestava doversi arrendersi. La civetta fece schioccare il becco nella direzione del gufo prima di atterrare sul braccio steso di Harry. Lui le accarezzò la testa tranquillizzandola.

“Ciò vuol dire che sei più richiesta di quell’altro gufo,” le sussurrò Harry, e lei gonfiò le piume orgogliosa. “Puoi portare questa a Draco? È importante.”

Edvige gli mordicchiò il dito in modo affettuoso mentre lui le legava la lettera alla zampa, prima di lanciarsi nel cielo notturno. Harry la guardò finché non scomparì nella notte prima di andarsene. Scendendo giù dalla scala a chiocciola, cercò di decidere dove andare. Sotto il mantello aveva l’intero castello a sua disposizione, dopotutto. Considerò brevemente la biblioteca prima di scartarla. Aveva già passato abbastanza tempo lì, e dopo la svolta nello scoprire chi fosse Nicolas Flamel, si meritava una notte di pausa.

Harry aveva appena deciso di andare in esplorazione quando sentì un forte miagolio dietro di lui. Si girò di scatto e vide Mrs Purr ritta nella penombra. Si chiese se la gatta riuscisse a vederlo attraverso il mantello, ma quando si accorse che il felino stava annusando l’aria, realizzò che aveva dovuto sentire l’odore della voliera su di lui.

C’era una porta accostata non molto lontana da lui. Harry ci si diresse in punta di piedi prima di puntare la sua bacchetta contro un’armatura proprio alle spalle del gatto. “Wingardium leviosa,” sussurrò. L’armatura sollevò la mazza ferrata che aveva in mano e la sbatté a terra, facendo un gran fracasso nel silenzio del corridoio. Quando Mrs Purr saltò verso il rumore per ispezionare l’armatura, Harry scivolò oltre la porta e la chiuse delicatamente. Si lanciò velocemente un’occhiata intorno. L’ultima volta che si era nascosto in una stanza sconosciuta aveva trovato un mostruoso cane a tre teste, e stanotte sarebbe stato più attento.

Questa volta fu più fortunato. C’era solo lui nella stanza, che sembrava essere una classe in disuso. C’erano sedie e banchi polverosi lungo le pareti, eccetto per quella di fronte a lui. Quella parete era vuota ad eccezione di un grosso specchio, che sembrava essere del tutto fuori posto in una classe.

Avvicinandosi, Harry riuscì a leggere l’iscrizione in cima alla cornice. Emarb eutel amosi vout linon ortsom. Perplesso, si avvicinò ancora, e dovette premersi una mano sulla bocca per non urlare.

Non solo lo specchio mostrava il suo riflesso anche da sotto il mantello, ma rifletteva una stanza piena di persone. Harry si girò di colpo e non vide nessuno, neanche un fantasma. Tornò lentamente a guardare lo specchio. Harry era ancora nel riflesso. Ignorando momentaneamente quel fatto, si concentrò sulle altre persone nello specchio.

Direttamente dietro il suo riflesso c’era una giovane coppia. L’uomo sembrava una versione più vecchia di lui, anche se senza la famosa cicatrice, e la donna dai capelli rossi aveva i suoi occhi verdi.

“Mamma? Papà?” sussurrò Harry. Loro annuirono. Sua madre stava piangendo nonostante avesse un sorriso sul volto, e poggiò la mano sulla spalla della sua immagine riflessa. Il riflesso nello specchio alzò il braccio per stringerle la mano, ma quando Harry si mise la mano sulla spalla non sentì altro che se stesso. Sbatté le palpebre per scacciare le lacrime improvvise.

Non aveva idea di quanto tempo restò lì di fronte allo specchio. Quando fu in grado di distogliere lo sguardo dai volti dei suoi genitori, iniziò a notare le altre persone nello specchio. Alcuni avevano i suoi capelli, i suoi occhi, la sua mascella. Molti indossavano gli occhiali, ma Harry realizzò con un sobbalzo che nessuno di loro indossava degli abiti moderni, neanche quelli che dovevano essere i parenti Babbani di suoi madre.

Sono tutti morti, gli venne in mente all’improvviso. Era questo quello che faceva lo specchio? Mostrava persone morte? Ma allora perché c’era anche il suo riflesso? Turbato, Harry si guardò intorno e si accorse che stava per albeggiare. Se voleva dormire un po’ prima di andare da Piton, avrebbe fatto meglio ad andarsene in quel momento.

“Tornerò, lo prometto,” disse, e premette la sua mano contro il vetro in un gesto di saluto. Ripercorse i suoi passi dalle scale alla torre della voliera per essere sicuro di riuscire a trovare la stanza di nuovo, prima di tornare al suo dormitorio. Fortunatamente non incontrò nessun insegnante nel suo cammino, considerato che era troppo turbato da notare quanto fossero rumorosi i suoi passi. Collassò sul letto e guardò fuori dalla finestra per molto tempo, prima di riuscire finalmente ad addormentarsi.

 

********

 

Harry si alzò la mattina seguente stanco dopo una notte irrequieta. Aveva fatto molti sogni suoi suoi genitori, figuranti visioni di lampi verdi e fredde risate. Barcollò fino alle docce prima di dirigersi stordito a colazione. Fece finta di essere immerso nel suo libro di Pozioni così da non dover parlare con nessuno, ma alzò lo sguardo all’arrivo della posta. Quando non vide Edvige apparire con la lettera di risposta da Draco, lasciò la Sala Grande per fare una passeggiata sui prati coperti di neve fino all’arrivo dell’ora del suo incontro con Piton.

Quando arrivò alla classe di Pozioni, vide che Piton si trovava in piedi davanti a uno dei tavoli da lavoro su cui era poggiato un grosso barattolo di coleotteri.

“Ah, signor Potter, giusto in tempo. Mi aiuterai a preparare questi coleotteri. Rimuovi gli occhi e le ali, i rifiuti vanno in quel barile laggiù da portare alla serra. Non tagliarti, il tuo sangue potrebbe contaminare gli ingredienti.”

Non era poi così male come aveva pensato Harry, era un po’ come sgusciare i gamberetti per zia Petunia. Lavorò in silenzio aspettando che Piton parlasse per primo.

“Io e tua madre siamo cresciuti nella stessa città,” disse piano. Harry tese le orecchie per ascoltare. “Lei… Lily Evans è stata la mia prima vera amica.”

Quando il professore smise di nuovo di parlare, Harry realizzò che doveva essere un argomento doloroso per Piton. Certo che lo è, erano amici, disse a se stesso con rabbia.

“Ho incontrato tua madre prima che andassimo entrambi ad Hogwarts. Lily non aveva idea di essere una strega finché non gliel’ho detto io, anche se trovava piacere nelle piccole magie che riusciva a fare da bambina. Le piaceva andare in altalena, lasciarsi andare quando arrivava proprio in cima per poi fluttuare delicatamente a terra. Il fatto che desse così tanto fastidio a tua zia aiutava, immagino.”

“E i suoi genitori? Sono morti, no?” Harry pensò all’anziana coppia che aveva visto nello specchio, all’uomo e la donna con gli occhi come i suoi.

“Come fai a saperlo?”

“Io, em, zia Petunia non ci ha mai portato a visitarli. Ho pensato che se fossero ancora vivi li avrei incontrati.”

Lo sguardo di Piton lo fece sentire ancora una volta come se fosse sotto i raggi X. “Una logica rimarchevole.”

Cadde di nuovo il silenzio. Harry buttò con un rapido movimento una pila di coleotteri nella spazzatura. “Che cosa le piaceva fare? Quali erano le sue cose preferite?”

“Le piaceva leggere. Il suo libro preferito era Orgoglio e Pregiudizio, che mi ha costretto a leggere durante un’estate. Diceva che si ritrovava nella protagonista, e non mi ha dato tregua finché non l’ho letto. Il suo colore preferito era il viola e si lamentava sempre che i colori di Grifondoro stonavano terribilmente con i suoi capelli. Le piaceva la crostata di melassa e odiava camminare sotto la pioggia.”

Harry sorrise. Quindi aveva ereditato da lei i suoi gusti in fatto di dessert.

“Era una delle persone più gentili che abbia mai conosciuto, ed era amata qui ad Hogwarts, anche tra gli insegnanti. Il nostro insegnante di Pozioni, in particolare, era un suo ammiratore.”

“Era brava in Pozioni, allora?”

“Sì, anche se era meglio in Incantesimi. È possibile che i suoi buoni voti in Pozioni fossero dovuti al fatto che copiava sempre da me.” Piton suonava compiaciuto. Harry rise, finché non vide l’espressione assorta sul volto del suo insegnante.

“Le manca.”

“Sì.”

Caddero di nuovo in silenzio. Harry fece finta di concentrarsi sul suo lavoro mentre sbatteva le palpebre per scacciare le lacrime. Ci volle qualche secondo prima che si accorgesse di aver finito i coleotteri.

“È tutto per oggi. Pulisci la tua attrezzatura e poi sei libero di andare.”

Harry sistemò in silenzio mentre pensava a sua madre. Mentre raccoglieva la sua borsa per andarsene si fermò, prima di dirigersi alla scrivania dove era seduto ora Piton.

“Grazie, signore. Per… per oggi. Solo… grazie.” Harry sorrise imbarazzato.

Piton raddrizzò i fogli che stava leggendo prima di alzare lo sguardo su di lui. “La tua curiosità è naturale.”

“Okay. Sì. Ecco, c’è un’altra cosa… Terence mi ha chiesto di chiederle…”

“Quale insegnante è venuto da me stamattina gemendo in cerca di una pozione anti-sbronza?” disse Piton con un sorrisetto. “Madama Bumb. Qualcuno aveva scommesso su di lei?”

“Sì, io.”

“Congratulazioni, allora.”

“Grazie signore.” Harry sorrise e si girò verso la porta.

“Un’ultima cosa. Dì alla signorina Farley di smetterla di buttare i suoi soldi scommettendo sulla Professoressa McGranitt. Quella donna è in grado di bere più di chiunque altro quando si tratta di whiskey, qualche bicchiere di vino non è niente.”

 

*******

 

Quella notte Harry scivolò di nuovo sotto il suo mantello e andò a visitare lo specchio. Una volta arrivato lasciò cadere il mantello a terra e si sedette, fissando lo sguardo sulla sua famiglia che lo stava salutando allegramente.

“Ed io che pensavo che fosti almeno abbastanza intelligente da restare sotto un mantello dell’invisibilità mentre infrangi le regole della scuola.”

Harry girò la testa di scatto e vide Piton poggiato ad un banco che lo guardava. “Professore! Non l’avevo vista,” disse fiaccamente Harry.

“Incantesimo di Disillusione,” Piton raccolse il mantello studiandolo. “Dove hai preso questo? È piuttosto impressionante.”

“Qualcuno me l’ha mandato a Natale. Era di mio padre,” disse Harry, confuso. Essere beccati dopo il coprifuoco non implicava in genere più grida?

Piton sbuffò. “Questo spiega molto.”

Quando Harry lo guardò confuso, Piton sospirò, e si sedette accanto a lui porgendogli il mantello. “Sai cos’è questo specchio? Che cosa fa?”

“Em, mostra la tua famiglia?”

“Leggi l’iscrizione. Al contrario.”

“Em… Mostro non il tuo viso ma le tue brame,” disse lentamente.

“Esattamente. Questo è lo Specchio delle Brame. Mostra a chi lo usa ciò che desidera di più. Non le voglie passeggere di un momento, come una cena per qualcuno il cui stomaco sta brontolando, ma ciò a cui il tuo intero essere aspira. Può essere piuttosto illuminate per chi manca di una certa consapevolezza di se stessi, anche se in questo caso il tuo riflesso non è stata una sorpresa. È anche incredibilmente pericoloso.”
“Pericoloso? Come?”

“Molte persone sono impazzite rincorrendo le visioni che lo Specchio mostrava. La realtà diventa sgradevole quando messa a confronto con lo Specchio.”

Quando Piton smise di parlare Harry rifletté su quello che aveva appena sentito. Doveva ammettere che aveva trovato l’attrazione che provava per lo Specchio difficile da resistere.

PIton si alzò. “Seguimi, ti riporto al tuo dormitorio. Spero sinceramente per l’ultima volta.”

Harry lanciò un’ultima occhiata ai suoi genitori prima di seguire rapidamente Piton. “Mi dispiace, signore. È solo che… era la prima volta che vedevo i miei genitori.”

Le labbra di Piton si strinsero. “Il tuo interesse nello Specchio e comprensibile, ma pericoloso. Senza contare lo Specchio stesso, ti sei scordato che un troll è entrato nel castello solo lo scorso mese?”

“Em…” Harry non aveva pensato al troll da Halloween. Non mentre era così impegnato con il Quidditch e le ricerche su Flamel.

“Certo che l’hai scordato. Consumato dal carico scolastico, senza dubbio.”

“Sono stato molto in biblioteca, signore,” replicò Harry. Beh, quello era certamente vero.

“Lodevole. Anche se considerata la scelta non ortodossa dei tuoi amici, non mi sarei aspettato di meno.”

“Non ortodossa?”

“Ci sono certe credenze tra alcuni del mondo magico. Ci sono quelli che credono che i Nati Babbani, o quelli con un retaggio misto, siano inferiori rispetto a coloro che credono di essere dei purosangue. Quelli che vengono da famiglie interamente magiche,” spiegò Piton allo sguardo perplesso di Harry.

“Quindi… è un po’ come quando i Babbani sono razzisti?”

“Un’analogia semplificata, ma non incorretta. È una credenza particolarmente prevalente tra i Serpeverde, anche se niente affatto ristretta alla nostra Casa.”

“Oh, è questo che intendeva Gemma quando mi ha messo in guardia dalla reputazione dei Serpeverde all’inizio dell’anno?”

“Senza dubbio. Durante il primo anno della signorina Farley ho dovuto fare più di un discorsetto ad alcuni dei Serpeverde più grandi riguardo il loro atteggiamento. In ogni caso, è stato una sorta di shock per alcuni degli insegnanti vedere il signor Malfoy fare amicizia con te, per non parlare della signorina Granger.”

Harry si irritò. “Sta dicendo che Malfoy è un razzista?”

“Non ho intenzione di mettere in discussione la tua amicizia con il signor Malfoy, ma l’opposto, in effetti. È solo stato inaspettato, considerato che spesso i figli ereditano le credenze dei genitori, almeno in parte.”

“Quindi sta dicendo che i suoi genitori sono razzisti?”

“Forse non sua madre. Ma il padre lo è sicuramente.”

Harry rifletté in silenzio su quelle parole. Draco parlava di sua madre piuttosto spesso, le scriveva regolarmente, ma non parlava altrettanto del padre. Il che aveva senso, pensò, se Draco sapeva che suo padre avrebbe disapprovato la sua amicizia con Harry.

“Beh, è un bene che io lo sappia, immagino, se mai andrò a trovarlo.” D’improvviso quella prospettiva non era più così allettante come era stata in passato. Non se il padre di Draco avrebbe finito per odiarlo.

“Le informazioni, anche se sgradevoli o penose, sono spesso vantaggiose.” Piton gli lanciò un’occhiata mentre iniziavano a scendere le scale che portavano ai sotterranei. “Questa conversazione, ovviamente, non sarà ripetuta al signor Malfoy quando ritornerà a scuola.”

Harry alzò gli occhi al cielo. “No, signore. Non sono un idiota.”

“Molto bene. Oh, e un’altra cosa. Non cercare di tornare nuovamente allo Specchio. Non rimarrà in quella stanza, e se ti scopro a cercarlo, non sarò neanche lontanamente indulgente come sono stato stanotte. Ci siamo capiti?”

“Sì, signore.”

A quello Piton sembrò soddisfatto. “Dentro, allora.”

“Sì, signore. Buonanotte.”

Harry passò attraverso la buia e silenziosa sala comune con la mente in tumulto. Aveva lasciato il cieco odio dei Dursley verso qualsiasi cosa di magico, solo per scoprire che nel mondo magico c’erano delle persone che sembravano altrettanto orribili. E una di esse era il padre di Draco.

Per la seconda notte di fila faticò ad addormentarsi.

 

********

 

Il giorno dopo a colazione, Harry stava nuovamente leggendo il suo libro di Pozioni quando arrivò la posta. Era così assorbito dal libro che non si accorse di aver ricevuto qualcosa finché Edvige non gli mordicchiò la mano.

“Ahi! Oh, mi hai portato qualcosa.” Harry le diede il resto del suo bacon mentre prendeva la lettera legata alla sua zampa. Era la risposta di Draco.

Caro Harry,

Grazie per il tuo regalo; era da un po’ che volevo leggere quel libro. Spero che il tuo Natale sia stato piacevole quanto il mio. Grazie per aver aggiunto una breve frase amichevole nella tua altrimenti pessima lettera. Immagino che tu abbia pensato che qualcuno sarebbe riuscito a leggerla e avrebbe capito che mi stavi trascinando in qualche tuo piano idiota. Perché pensi che la tua posta sia monitorata, non lo capirò mai. Inoltre, la tua scrittura è così atroce che avrebbe funzionato meglio di qualsiasi codice.

Tornando al punto, dovevi proprio scriverlo in quello modo? Dire che un uomo anziano con una barba incontrollata e un terribile senso della moda ti ricorda me non è esattamente lusinghiero, Potter. Sei fortunato che la tua paranoia sia ancora divertente.

In ogni caso, darò un’occhiata nella libreria della Villa in cerca di qualcosa di utile. Tu potresti trovare qualcosa di utile nella sezione di alchimia a scuola, ma penso che la cosa migliore sia aspettare il ritorno di Hermione e il suo smisurato cervello nell’anno nuovo.

Spero che non ti annoi troppo senza di me,

Draco

P.S. Mia madre ti manda i suoi migliori auguri. Accenna continuamente al fatto che dovresti venire a stare da noi la prossima estate.

Harry scoppiò a ridere all’indignazione di Draco, allarmando Edvige. Le diede altro bacon e la accarezzò, prima che la civetta prendesse il volo per tornare alla voliera e lui tornò a rileggere la lettera. La sezione di alchimia. Beh, almeno questa volta aveva qualcosa di più specifico da cercare. D’improvviso la cosa non lo intimoriva più così tanto. Decise di celebrare passando la mattina a volare.

Harry finì per restare fuori più di quanto avrebbe dovuto. Non volava fin dalla partita di Quidditch a Novembre e aveva dimenticato quanto gli fosse mancato, anche se probabilmente gli sarebbe piaciuto qualsiasi cosa lo tirasse fuori dalla biblioteca. I prati innevati erano sereni e splendidi, e perse il senso del tempo mentre volava in giro senza pensieri.

Adesso che aveva un’idea su dove cercare riguardo Flamel, Harry sembrava non riuscire a trovare l’incentivo per continuare a cercare. Si disse che Draco e Hermione sarebbero tornati tra qualche giorno, e avrebbe potuto cercare molto meglio insieme a loro due. Tutto ciò sembrava poco importante quando messo a paragone con quello che aveva imparato da Piton nell’ultimo paio di giorni. Per quanto fosse sconcertante scoprire che il padre del suo migliore amico probabilmente lo odiava per qualcosa che lui non poteva evitare, era quello che Piton gli aveva detto su sua madre che lo faceva rimuginare di più. I suoi genitori non gli erano mai sembrati così umani come quando Piton gli aveva raccontato di sua madre. Era fantastico che Hagrid gli dicesse che i suoi genitori erano coraggiosi e brillanti, ma non era niente in confronto allo scoprire che il dolce preferito di Harry era stato lo stesso di sua madre.

Harry stava riflettendo su questo quando notò una figura muoversi sui prati ghiacciati. Perché Raptor stava andando nella Foresta Proibita? Harry aveva appena deciso di seguirlo quando sentì il suo nome.

“Harry! Oi, Harry!”

Girando la sua scopa, Harry vide Hagrid che lo salutava dalla sua capanna. Harry si lanciò un’occhiata alle spalle, ma Raptor era già sparito nella foresta. Fece un verso di frustrazione e scese per salutare Hagrid.

“Ciao, Hagrid,” disse smontando dalla scopa.

“Harry! Aspettavo che mi venissi a trovare. Vieni a prendere un tè.”

Harry seguì Hagrid dentro la capanna. Thor balzò verso di lui abbaiando. Harry si abbassò per accarezzarlo, ma il cane lo ignorò, guardando dietro di lui. “Draco non c’è, Thor.” Thor fiutò l’aria dietro di Harry prima di tornare dentro a testa bassa.

Hagrid ridacchiò. “Thor si è preso una cotta per Draco. Non che tu non gli piaci, ovviamente.”

Harry gli sorrise in risposta. “Però non è altrettanto divertente quando io non mi arrabbio perché sbava sui miei vestiti?”

“Già, potrebbe essere anche un po’ quello. O forse lui ha solo un odore più buono, per un cane. Dicono che gli animali capiscono se la gente è buona o cattiva. Draco dev’essere fatto di qualcosa di meglio del suo vecchio, se dobbiamo fidarci di Thor.”

Harry si ricordò a disagio di quello che Piton gli aveva detto sul padre di Draco la notte precedente, e cambiò velocemente argomento. “Stai passando delle buone vacanze?”

“Non sono proprio delle vacanze quando i gemelli Weasley sono ancora in giro cercando di andare in posti in cui non dovrebbero, e metà degli insegnanti è a casa,” brontolò Hagrid mentre versava a entrambi il tè in piccole caraffe.

“Come il corridoio del terzo piano?” chiese Harry in tono innocente.

“A sentire Gazza, passano tutto il loro tempo lì. Ovviamente, gli ho detto che dovrebbe provare a tenerli lontani dalla Foresta Proibita prima di venire a lamentarsi.”

“Ci si intrufolano molti studenti?” Harry tentò una tattica diversa.

“Nah, la maggior parte è spaventata dalle creature che ci vivono, no?”

“E i professori?” Harry pensò a Raptor. Perché l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure dovrebbe sentire il bisogno di andare nella foresta?

“I professori? Beh, c’è il vecchio Kettleburn, a volte va a cercare qualcosa per le sue lezioni di Cura delle Creature Magiche. Perché lo chiedi?” Hagrid lo guardò con sospetto.

“Oh, em, è solo che una volta ci ho incontrato Piton,” disse Harry.

“Beh, ci va per gli ingredienti per le pozioni, no? Non per volare in giro dove non dovrebbe. Sì, so che avete fatto tu e Draco, non ti preoccupare. A quanto pare sarai un combina guai come tuo padre, eh?” Hagrid lo guardò con un cipiglio, ma Harry vide gli angoli delle sue labbra tremolare sotto la barba.

Harry lo ignorò. “Ma non ci va nessun altro insegnante?”

“Nah, non c’è n’è ragione, no? Io ci vado, ovviamente. Ci sono un mucchio di creature interessanti nella foresta. I Thestral - un branco che ho addomesticato personalmente - e alcuni dei centauri che di solito vengono a scambiare due chiacchiere. Non cercare mai di avere una risposta diretta da un centauro, Harry. Non si può fare. Con Fiorenzo è un po’ più facile parlare che con gli altri, però.”

Harry era così interessato alle creature che vivevano nella foresta che si dimenticò di interrogare più a fondo Hagrid su Raptor. Il che era probabilmente la cosa migliore, rifletté mentre tornava al castello. Non voleva che Hagrid lo accusasse di essere paranoico. Non quando non aveva nessuna vera prova.

 

  
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