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Autore: loveless_fairy    02/04/2005    1 recensioni
Come fare a partecipare ai campionati nazionali se la pagella è piena di insufficienze? Semplice: partecipare ad un concorso artistico! E così le nostre matricole si ritrovano a combattere... contro pennelli, rullini e note musicali. Questa sarà anche l'occasione per scoprire qualche segreto.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov Hanamichi 

Maledetto volpino! Perché sempre lui? Perché devo sempre trovarmelo davanti? Non bastava quello che era accaduto nel boschetto…. Come cosa era accaduto? Lo sapete bene! Io… cioè lui… insomma noi…. Beh peggio per voi! State più attenti la prossima volta! >.<
Stavo dicendo? Ah sì! Non solo sono costretto a vederlo per tutta la durata degli allenamenti, ma Ayako che cosa fa? Siccome dice che non sono bravo nei tiri da tre, chiede a Rukawa di aiutarmi dopo gli allenamenti e lui che fa? No dico: lui che fa? Accetta! Stramaledettissimo volpino! Che avrà in mente? Forse vorrà rinfacciarmi quello che è successo durante la pausa pranzo… o forse… Ma fra 1 e 10 quando sono idiota? 20000? Solo io potevo combinare un disastro del genere!
Sospiro rumorosamente. Forse è meglio smettere di pensare. Devo concentrarmi sugli allenamenti!
<< Allora Hanamichi, come va con il compito artistico? >> mi chiede sarcastico Mitsui, sogghignando divertito.
<< E il tuo? Cosa ti sta facendo Kogure? >>
Vedo il teppista diventare rosso e non so se sia dalla rabbia o dall’imbarazzo.
<< Guarda, razza di scimmia impedita, che sto creando da solo la mia scultura. >>
<< E’ vero, Hanamichi. Devi sapere che Sashi costruisce delle bellissime sculture con il ferro. È molto bravo. >> mi dice Kogure con fare orgoglioso.
Merda! Sono capitato in una squadra d’artisti! Ma non hanno fatto i conti con il genio sublime! Sbaraglierò la concorrenza e dovranno farmi tutti i complimenti.

Haruko: - Oh Hana! Sei stato bravissimo! Sono fiera di te!-
Mitchi- Hanamichi! Sei un genio non solo nel basket ma anche nel campo artistico!-
Stupida Kitsune: - Sakuragi m’inchino di fronte al tuo genio sublime.

Tutti s’inchineranno al mio genio sublime. Sarò osannato dalla critica e il mio nome passerà alla storia come il giocatore/artista, fino a quanto…
<< Ahia! Ayako mi hai fatto male. >> pigolo dopo una sventagliata di Ayako.
<< Hanamichi? Siamo qui per allenarci e non per perderci in sogni di gloria. Torna subito al lavoro e la stessa cosa vale pure per voi! >>
Mi dirigo al centro del campo e vedo la perfida kitsune parlottare con il capitano e Ayako. Ai due si aggiunge pure Kogure. Ayako gli espone l’oggetto di discussione. Vedo Kogure parlare con il Gori e allora mi volto verso Hisashi, intento a tirare da tre. Peccato che il suo sguardo sia rivolto da tutt’altra parte e sbaglia il canestro. Ghigno un po’ e lui si volta incavolato. Finalmente una bella scazzottata! Certo non sarà come con il volpino malefico, ma almeno potrò sfogarmi. Peccato che il Gori non la pensa come me e mi tira un pugno in testa.
<< Ahia Gori! >>
<< Hanamichi se la smettessi di fare il buffone potresti diventare un giocatore efficiente! Ascolta: Rukawa oggi deve terminare in tempo gli allenamenti. Deve comprare il necessario per il suo compito, perciò vi allenerete ADESSO nell’altro campo, da soli, mentre noi continueremo ad allenarci normalmente qui. >>
Cooooooooossssssssaaaaaaaaaa? Non può aver detto sul serio? Argh! Io speravo di svignarmela appena se ne fossero andati tutti! Calma! Meglio stare calmi. In fondo cosa è successo: *///* Dicevamo? Nulla! Non è successo assolutam…
<< Ehi idiota! Iniziamo che non ho tempo da perdere! >>
Meglio contare fino a dieci.
<< Allora? Ti sei addormentato, do’hao? >> mi guarda alzando il sopraciglio sinistro.
Meglio contare fino a cento.
<< Stupida volpe! Cosa credi? Io sono il Tensai e sarei capace di fare i tiri da tre anche ad occhi chiusi! >>
<< E magari dormendo! >>
<< Maledetta kitsune! Ma come ti permetti! >> faccio per saltargli addosso, ma la “dolce” voce del Gori mi blocca:
<< Lavora Sakuragi! >>
E detto questo, inizio a fare qualche palleggio. Ci vuole un po’ di riscaldamento, no? Che avete da guardare? Non mi sto allontanando apposta, sto solo palleggiando e riscaldandomi! Non vorrete che mi alleni a freddo… potrebbe venirmi uno strappo e poi come farebbe la squadra senza l’asso Sakuragi? Sarebbe persa, no?
<< Allora? Iniziamo o dobbiamo ancora perdere tempo? >> mi chiede la stupida volpe.
<< Come mai questa fretta, ghiacciolino? >> gli chiedo con sarcasmo, ma lui fa finta di non sentirmi.

Si sistema di fronte alla linea dei tre punti e tira, un canestro dopo l’altro. Per un attimo mi sembra di non essere lì, in palestra. La luce del sole si ritira su se stessa, portandosi dietro il calore. La palestra diventa più fredda e più piccola, illuminata da una debole luce rossa. Attorno a me l’odore intenso dei giocatori si trasforma in quello pungente degli acidi. E lo rivedo. Rivedo quel film fatto d’immagini fugaci e rubate dietro una siepe. Rivedo quella kitsune dispettosa mentre palleggia. La palla rimbalza lenta sulla pavimentazione del piccolo campetto nel parco. Il vento s’intrufola fra i capelli, scompigliando quelle ciocche seriche, come dita invisibili. Goccioline di sudore scivolano lungo il viso, con lentezza esasperata. Le vedo scivolare lungo i solchi naturali di quella duna bianca e infrangersi a terra. Ploc. Una dopo l’altra, come una breve pioggia primaverile. I muscoli tesi per lo sforzo, le ginocchia leggermente flesse e la palla che vola, vola fino ad incontrare il canestro che l’accoglie, come un abbraccio. E l’angelo atterra nuovamente, con leggerezza, come se non avesse mai fatto altro in vita sua. E come allora vengo circondato da mille volpi, mille volti concentrati, mille sguardi fugaci… mille Kaede Rukawa che vivono nel loro mondo fatto solo di basket e ancora una volta mi ritrovo ad invidiare quel mondo dorato di cui non faccio parte.

Rukawa si ferma. La palla è ancora stretta fra le mani e il suo sguardo fisso su di me. Vorrei sapere che cosa pensa e cosa vede quando mi guarda.
Mi osserva e io osservo lui e per un attimo non ci siamo che io e lui. Il campetto scompare e vengo invaso da una pioggia di petali rosa. Ciliegi… i ciliegi del boschetto. Rukawa abbassa lo sguardo e chiude gli occhi. Le ciglia lunghe s’incontrano, nascondendomi i suoi occhi blu.
Rukawa è seduto ai piedi di un grosso ciliegio, con le spalle appoggiate al tronco. Il respiro regolare abbassa e alza la stoffa leggera dell’uniforme scolastica. Le labbra sono arricciate nel solito apatico sorriso. Eppure io vorrei toccarlo, ora come prima. Vorrei toccare quella pelle bianca coma la neve che sembra voler inglobare l’oro della mia. Vorrei infrangere quella barriera d’insulti e far parte di quel mondo, anche adesso. Come posso provare emozioni così forti? Perché desidero così tanto sentire il gusto dolce delle sue labbra? Sono forse malato? Ho qualcosa che non va?

Nemmeno capisco cosa sta accadendo, sento solo il mio corpo tendersi avanti. Rukawa riapre gli occhi e mi guarda. Mi avvicino e si avvicina pure lui. Cosa voglio fare? Non lo so. Non lo capisco. So solo che voglio, desidero assolutamente toccarlo.
Sono passi lenti i miei, perché sento la mia volontà aggrapparsi a quel minimo di ragione che mi è rimasto, ma tutto sfuma quando vedo le sue labbra arricciarsi in un sorriso. Solo mio! Solo mio! La mia mente non sa ripetere altro. Quel sorriso è solo mio! Sono malato? In questo momento non lo so e non lo voglio sapere. Ho smesso di pensare. Allungo un braccio verso il suo viso. Rukawa s’immobilizza e nella pioggia di piccoli petali rosa mi avvicino ancora fino a che…
<< Sakuragi! Cosa credi di fare! >>
Akagi mi ferma stendendomi con un pugno nella testa. Finalmente recupero tutta la mia baldanza, recupero tutta la mia ragione.
<< Ahia Gori! Mi hai fatto male! >>
<< La volete smettere di litigare e menare le mani? >> continua Akagi: << E vai negli spogliatoi. Sei pallido. Non voglio che ti senta male. >>
Mi alzo e, senza neppure guardare la volpe, esco dalla palestra ed entro negli spogliatoi. Apro il rubinetto e metto la testa sotto il getto freddo dell’acqua. Devo capire. Devo capire. Ma cosa? Che Rukawa mi… piace? Mi piace davvero? No. Sono solamente influenzato da quelle maledettissime foto. Non avrei mai dovuto scattarle! Non avrei mai dovuto accettare quel compromesso.
<< Tutto bene Sakuragi? >>
<< Gori? >>
Akagi e Kogure sono negli spogliatoi. Akagi mi fa cenno di sedermi su una panca e loro si sistemano davanti a me.
<< Qualcosa non va Sakuragi? >> mi chiede Kogure.
Non ho il tempo di rispondere che Akagi continua:
<< E’ per il compito che ti è stato assegnato? È da un po’ che sei distante e distratto. >>
<< Se è per il compito possiamo darti una mano. Io e Take non siamo degli artisti, ma possiamo aiutarti in qualche maniera. >>
<< Ma il Genio non ha bisogno d’aiuto! Ho già il mio capolavoro! Quando lo presenterò dovrete tutti inginocchiarvi di fronte al mio genio assoluto. >> e mi metto a ridere, più per scacciare la tensione che perché lo senta davvero.
Il capitano e il vice sorridono e si alzano dalla panca. Akagi mi si avvicina e mi scompiglia i capelli.
<< Per fortuna non è nulla di serio. Ricorda Sakuragi: noi vinceremo il campionato e per farlo abbiamo bisogno di te! >>
<< Abbiamo chiesto a Sashi di insegnarti i tiri da tre. Quando stai con Rukawa perdi sempre la pazienza e finite per litigare. Su andiamo. >>
Ci resto un po’ male a dire il vero. Avrei preferito la kitsune come allenatore personale, ma Mitchi è molto più bravo e sono sicuro che imparerò di più. Soprattutto non correrò il rischio di perdere il contatto con me stesso stando con lui.

Torno in palestra. Tutti si stanno allenando. Ayako e Ryota allenano le matricole. Rukawa tira a canestro dall’altro lato del campo. Io e Mitchi torniamo nel campo vuoto.

<< Allora Hanamichi hai capito? >>
<< Certo che sì! Con chi credi di parlare Mitchi? >>
<< E allora perché continui a sbagliare, eh? E non chiamarmi Mitchi! >>
Dopo dieci minuti di allenamento io e Mitsui siamo già quasi alla rissa. Ci frena solo lo sguardo severo del Gori e la furia che scuote le sue membra in un lento tremolio.

Alla fine degli allenamenti sono esausto. Come se non bastasse Mitsui, è venuto pure il Gori ad insegnarmi i tiri da tre. Su 100 ne ho insaccati 10, ma miglioro. Considerando che non li ho mai provati me la cavo abbastanza bene. E dopo mezz’ora di tiri ecco la tortura dei fondamentali, così quando termino gli allenamenti, gli spogliatoi sono già vuoti, o meglio: quasi vuoti.
Mi guardo attorno e infatti noto subito che non sono propriamente solo. Rukawa si è addormentato sulla panca. Ha la divisa della scuola, quindi suppongo che si sia già fatto la doccia. Potrei svegliarlo, ma non lo faccio e mi fiondo sotto la il getto dell’acqua.
L’acqua è piacevolmente tiepida e mi accarezza la pelle, rilassando i muscoli tesi. Mi sento molto meglio adesso che posso rinfrescare le mie membra.
Quando esco dalla doccia, la volpe sta ancora dormendo. Si sveglia solamente quando ho finito di preparare la borsa. Mi guarda ancora assonnato. Il suo sguardo scivola addosso a me. Nonostante abbia ripreso a sistemarmi la giacca dell’uniforme, sento che mi scruta.
<< A cosa ti serve la macchina fotografica? >> mi chiede improvvisamente.
<< A te che frega? Mi serve per il compito. >> ma perché cavolo gli rispondo?
Lui annuisce come se avesse capito qualcosa che ancora ignoro.
<< Vuoi portare una foto? >>
<< Sì. Mia madre è una fotografa. >>
<< E cosa vuoi fotografare? Me? >>
Me lo domanda in contropiede e lì per lì non so che rispondere. Fortunatamente arriva Ayako.
<< Avete finito? Devo chiudere la palestra. Non è che stavate per fare a pugni? >>
La volpe sbadiglia e, spalle curve, esce dallo spogliatoio salutando con un “senpai” Ayako.
Esco dalla palestra chiacchierando con Ayako. Quando arriviamo al cancello, la volpe sta ancora togliendo la catena alla bici. È accovacciato a terra.
Ci guarda e monta sulla bici. Saluto Ayako davanti al cancello e m’incammino verso la direzione della volpe. Devo assolutamente scoprire cosa ha in mente di presentare per l’esame. Di sicuro nono sarà un capolavoro come il mio! Tsè! Geni come me ne nascono uno ogni secolo e questo ha già il suo Tensai. Fortunatamente ci metto poco a ritrovarlo. Facendo attenzione a non farmi scoprire, lo seguo a distanza. Pedala così lentamente che pure un bambino con il triciclo potrebbe sorpassarlo. Beh questo va a mio vantaggio. Così non dovrò stancarmi a rincorrerlo. Chissà poi perché va così piano… senza contare il fatto che la sua bicicletta sbanda paurosamente… vuoi vedere che sta dormendo? O____O. Quel ragazzo è impossibile! Ma come fa pure in bici? Non è normale! Però ad un certo punto si sveglia, lo capisco perché la bici torna a muoversi in linea retta e la velocità aumenta. Faccio un po’ di fatica a seguirlo. Oggi gli allenamenti mi hanno proprio stroncato.
Per un attimo lo perdo di vista. Lo vedo entrare nella zona commerciale. Faccio una breve corsa e lo vedo mentre sistema la bici negli appositi parcheggi. Sbadiglia ed entra in un negozio. Da qui non riesco a vederlo, così, con il solito stile da detective che mi contraddistingue, mi avvicino di soppiatto ancora di più, fino a pormi a qualche metro di distanza dal negozio.
Ehhhhhhhhhhhhhh? Che cosa ci fa in un negozio del genere? Vuoi vedere che… merda! Vuoi vedere che alla fine è davvero bravo in educazione artistica?

“Si da il caso che io sia bravissimo in educazione artistica! E’ l’unica materia, insieme all’inglese, che m’interessi! Per me sarà un giochetto da ragazzi passare l’esame!”

Stupido volpino! Qualsiasi cosa tu voglia fare, non sarà all’altezza della mia creazione. No potrai mai eguagliare la bellezza del mio angelo in volo. Distolgo la mente dall’ultimo mio pensiero e mi concentro su di lui.
Lo vedo parlare con il commesso che lo guarda sin troppo insistentemente, diciamo pure che se lo sta divorando! Si muove sicuro fra gli scaffali. Esamina la merce e controlla con attenzione tutto ciò che prende, rigirandolo fra le mani. Le sue lunghe dita bianche accarezzano tubi colorati, scivolando sulla superficie cilindrica. Sorride, come se stesse giocando a basket. Sorride soddisfatto, come quella volta al campetto. Si sofferma davanti ad uno scaffale in particolare. Si piega in avanti per prendere ciò che cerca. Lo seguo con lo sguardo mentre si rialza con lentezza, e non sono il solo ad osservarlo. Strofina sul palmo della mano quella superficie delicata, per saggiarne la morbidezza.
Alla fine sceglie ciò che gli serve e paga in fretta. Mi nascondo giusto in tempo dentro una libreria, fingendo attenzione verso il primo libro che trovo. Lo guardo andarsene, probabilmente a casa….
Cos’ha intenzione di fare?

  
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