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Autore: MmeBovary    08/05/2009    19 recensioni
“Sei ingiusta Mezzosangue. Io ero qui per proporti uno scambio.”
“Scambio di cosa?”
Il Serpeverde espirò una lunga boccata di fumo.
“Di favori. Io ti faccio prendere il massimo in pozioni e tu in cambio mi dai qualcosa che voglio.”
Hermione rimase un attimo in silenzio, pensierosa.
"Cosa vuoi in cambio?”
“Prima di saperlo devi accettare…”
C’era una nota di sfida nella sua voce. ...

E se Hermione si lasciasse tentare dalla sfida di una Serpe... In che trame potrebbe trovarsi coinvolta?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da V libro alternativo, Contesto generale/vago
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Piccolo avviso: i personaggi di questa fanfic non sono miei, appartengono tutti a J.K. Rowling ed io li uso momentaneamente senza fini di lucro o simili. Eventuali citazioni da altri autori sono poste tra virgolette o segnalate come tali.
Ora godetevi la storia!




CAP. 6
RAGIONE E SENTIMENTO


Pansy Parkinson era in piedi davanti a Draco con indosso nient’altro che un pesante mantello invernale foderato di volpe bianca e la biancheria intima.
La pelliccia e il sottile pizzo lavorato brillarono alla luce della luna quando la Serpeverde, con uno slancio tanto appassionato quanto improvviso, si gettò fra le braccia del biondo e unì le proprie labbra alle sue.
Draco la spinse via molto poco gentilmente.
“Che cazzo ti è saltato in mente Pansy?!”
In quel momento, un rumore come di passi che si allontanavano, lo fece voltare, ma nell’oscurità della notte la sua vista non percepì alcun movimento.
“Mi sembra chiaro Dracuccio…”
Tornò a posare lo sguardo sulla giovane che gli ammiccava con aria spavalda.
“Mi mandi un biglietto in cui mi dici che devo venire subito qui, mi scrivi che è questione di vita o di morte, poi ti presenti praticamente nuda e mi salti addosso. E hai il coraggio di dire che è chiaro quello che hai in testa? Un gran vuoto forse…”
La Serpeverde fece alcuni passi verso di lui e gli accarezzò una guancia con il dorso della mano.
“Voglio fare l’amore con te…”
Come risposta non ottenne che una risata glaciale.
“…L’amore con me? E pensi che basti così poco? Due moine e un po’ di biancheria costosa?”
“Beh di solito basta anche meno…” soffiò la ragazza, passandogli ora la mano sul petto.
“Tu credi?”
“Non ho mai dovuto neanche chiedere.”
“E tu sei veramente convinta di avere fatto l’amore con me tutte le volte che ti ho permesso di venire a scaldare le mie lenzuola? Era l’amore secondo te che ti spingeva fuori da quel letto subito dopo senza una parola?”
Il biondo sentì la sua piccola mano inanellata bloccarsi di colpo sul suo petto.
“Draco perché mi parli così?” piagnucolò la Serpeverde, ritraendo le dita e portandosele al mantello per richiuderne i lembi, improvvisamente vergognosa della propria nudità.
“Stai sprecando il tuo tempo con me Pansy, ma soprattutto stai sprecando il mio e sai benissimo che questa è una cosa che detesto.”
Vide il labbro inferiore della giovane tremare impercettibilmente.
“Tu sei mio Draco…” sussurrò con voce rotta dal pianto imminente.
Ancora una volta la risata di lui le ferì le orecchie come il colpo di una lama.
“Tu non hai capito proprio nulla Pansy…”
La spinse con forza contro il tronco di un albero, inchiodandola al legno ruvido con il proprio corpo.
La vide abbassare le palpebre e aspettare un bacio che non sarebbe arrivato.
“Non hai capito che io non sono tuo… né di nessun altro.”
Neanche di suo padre. Nessuno, nessuno avrebbe deciso per lui del suo futuro.
Si allontanò con uno scatto, disgustato dal contatto con il corpo della Serpeverde.
“Draco ti prego…”
“Falla finita Pansy. Neanche tu sei così stupida da credere che io possa cambiare idea.”
Le sollevò il mento con una mano e lei ancora una volta chiuse gli occhi e gli offrì le proprie labbra, incapace di arrendersi.
“Beh se proprio sei in calore…” soffiò il biondo sulle sue labbra “Puoi sempre andare a farti qualcun altro.”
Subito dopo dovette bloccare lo schiaffo che stava per abbattersi sulla sua guancia. La ragazza tremava e stringeva i denti, fissandolo con rabbia.
Finalmente aveva recepito il messaggio. Quella sera da lui non avrebbe avuto altro che il suo disprezzo.
Senza degnarla di un saluto, Draco le rivolse le spalle e tornò al Castello per il sentiero da dove era arrivato, seguito da un coro di singhiozzi e insulti ben poco lusinghieri.


Quando arrivò all’entrata del proprio dormitorio, incrociò Blaise con in braccio uno scatolone che si aggirava loscamente per i corridoi, controllando che non ci fossero professori in giro.
“Ehi Blaise, è arrivata la consegna?”
Il moro gli rivolse un sorriso smagliante e inclinò verso di lui la scatola, mostrando un cospicuo numero di bottiglie di whisky incendiario appena arrivate dalla Testa di Porco via gufo.
“Sarà una festa grandiosa Dra… Ci vediamo lì tra poco?”
“Purtroppo mi sa che non potrò essere presente.”
L’altro lasciò andare la mascella in caduta libera.
“No… Non puoi farmi questo… il mio compagno di bagordi preferito non può darmi buca così a meno di un’ora dall’inizio del party!”
Il biondo scosse la testa.
“E invece temo che lo farò.”
“Spero che tu abbia una buona scusa almeno per questo tradimento signor Malfoy.”
“Oh sì, una magnifica scusa…”
Gli occhi azzurri del suo amico si illuminarono.
“Ah-ah… ora capisco… Una ragazza…”
Draco si limitò ad annuire leggermente.
“Beh, ti ricordi cosa ci ha detto la Cooman oggi a lezione?”
Il biondo arcuò le sopracciglia. No che non ricordava.
“Come se io ascoltassi quel vecchio pipistrello ubriacone.”
“Beh, non è che io penda dalle sue labbra… Ma oggi, quando è venuta a vedere la nostra sfera di cristallo, ti ricordi che ha sfoderato un sorriso a trentadue denti e se n’è uscita con uno stridulo: - l’amore! Stasera uno di voi troverà l’amore! -. Che cosa stavi facendo tu? Dormivi?”
“Probabile.”
Aveva passato quell’insopportabile ora a pensare ai fatti propri e aveva solo distrattamente avvertito dall’odore di alcool e scarsa pulizia la presenza della professoressa vicino al proprio banco. Figurarsi se aveva ascoltato cosa blaterava.
“Io non darei molto peso alle parole di quella ciarlatana, Blaise.”
“Sarà, ma forse uno di noi due incontrerà l’anima gemella: io vado a ubriacarmi, mentre tu passerai la serata con una fanciulla… Io ci rifletterei su Dra… Chi di noi due ha più chance di trovare l’amore?”
Il biondo rise di cuore.
“Dopo cinque burrobirre tu troveresti l’amore anche in Millicent Bulstrode Blaise…”
“Vero anche questo…Comunque vedremo domattina se quella sottospecie di prof per una volta ci ha azzeccato. Ora devo andare e non preoccuparti per stasera, farò in modo che non ti disturbi nessuno, mentre sei… in compagnia.”
Concluse la frase con un’esagerata strizzata d’occhio e sparì oltre l’angolo assieme allo sciaguattio continuo del suo scatolone.
Draco scosse la testa con un sorriso.
Il solito Blaise. Chi sa quando si sarebbe deciso a crescere…
Sempre sorridendo, il biondo varcò l’entrata e si trovò in mezzo ad una folla di Serpeverde eccitatissimi e pronti per prendere parte alla festa dell’anno.
L’aria era impregnata di note profumate, provenienti dalle abbondanti dosi di profumo e acqua di colonia che ogni studente aveva indossato e lo scoppiettio del fuoco era quasi soffocato dal fitto vociferare e dal fruscio della crinolina, della seta e delle altre stoffe pregiate di cui ogni ragazzo o ragazza faceva sfoggio in completi più o meno provocanti. Ma Draco passò distrattamente oltre la calca di gente e si chiuse nella propria camera, prendendo a predisporre tutto il necessario per la lezione con la Granger.
Non riusciva ancora a credere di avere rinunciato a un tale evento per una serata di studio. Draco Malfoy, il re delle feste, un cacciatore di donne nato, che di solito non chiedeva niente di meglio che trovarsi in mezzo ad una folla di fanciulle disinibite e innamorate perse di lui, si stava volontariamente allontanando da un così ricco terreno di caccia per tre ore d’intenso studio con una Mezzosangue babbanofila… E la cosa peggiore era che lo faceva senza alcun rimorso.
Avrebbero dovuto legarlo e portarlo via di peso per impedirgli di essere dove era in quel momento.
Tirò fuori da un baule una serie di ingredienti e con un semplice incantesimo di appello chiamò a sé il tavolo che si trovava dall’altra parte della stanza.
Aveva persino rinunciato a Pansy… In realtà da quando la Granger aveva iniziato a cedere al suo gioco, non si era dedicato a nessun’altra. Non perché si sentisse in colpa a tradirla. No, il senso di colpa non faceva neanche parte del suo vocabolario. Semplicemente non aveva provato il desiderio di farlo. Hermione riempiva le sue giornate e la sua mente… era come un liquido denso e tiepido che si fosse sostituito progressivamente al suo sangue e all’aria che respirava, legandolo indissolubilmente a lei.
Ormai il pretesto del patto era più che superato.
Mentre andava a togliere il calderone dall’armadio, Draco si sporse in Sala Comune e notò con piacere che era ormai quasi vuota. Solo qualche paziente accompagnatore attendeva ancora che la propria ragazza si decidesse a scegliere tra la pochette rosa di Valentino o quella bordeaux di Fendi e scendesse finalmente le scale del dormitorio femminile.
Mezz’ora dopo la Sala era deserta e lui aveva preparato tutto.
La sua stanza aspettava chiaramente una donna. Tutto rivelava una speciale attenzione, una cura delicata che si riserva solo a qualcuno che si ama. Gli ingredienti per le pozioni erano distesi sul tavolo con cura; nel camino ardeva un grande pezzo di legno di ginepro che diffondeva, bruciando, il proprio aroma nell’aria; un mazzo di rose si apriva sul camino, sporgendo in avanti come ad offrirsi a colei che di lì a poco avrebbe varcato la soglia di quel luogo.
Draco si mise a sedere su di una poltrona, prendendo a sfogliare a caso un vecchio libro di poesie di Rimbaud, rilegato in pelle rosso cupo.


…Où, teignant tout à coup les bleuités, délires
Et rythmes lents sous les rutilements du jour,
Plus fortes que l’alcool, plus vastes que nos lyres,
Fermentent les rousseurs amères de l’amour !...

I versi del giovane poeta maledetto scivolarono attraverso i suoi occhi fin nel suo animo, rendendo ancora più dolorosa l’attesa.
Si alzò e prese ad andare avanti e indietro per la stanza, sistemando particolari già perfetti e spolverando con gesti distratti della mano mobili già lustri.
Se quella Mezzosangue non si fosse presentata entro cinque minuti, sarebbe uscito di testa.
Per sua fortuna il fato volle risparmiargli la follia e prima che avesse il tempo di riprendere la lettura del Bateau Ivre udì il rumore del muro che si apriva al piano di sotto e corse alla porta.
Vestita con la sua solita divisa rosso e oro, Hermione attraversava la Sala Comune con circospezione, quasi si aspettasse di vedere saltare fuori qualche vipera velenosa da dietro ogni pietra.
“Mezzosangue… finalmente.”
Eccolo lì - pensò lei - il più velenoso dei serpenti. L’unico di cui avrebbe dovuto aver paura e l’unico di cui non riusciva ad averne.
“Malfoy…”
Il Grifone lo raggiunse.
“Benvenuta nella mia umile dimora.”
Lei lo oltrepassò senza dargli troppa retta, ma appena entrata rimase a bocca aperta.
Quella camera era tutto, tranne che umile.
Arazzi fiamminghi e oli preziosi ne ornavano le pareti; un grande lampadario sospeso per magia come da catene invisibili spandeva un vago rossore sui vari ornamenti antichi che si affiancavano a libri, vasi di fiori e ingredienti per le pozioni.
Hermione avanzò di alcuni passi. Il profumo del ginepro che si consumava nel camino le stordì leggermente i sensi, così arrivò al letto del Serpeverde senza neanche accorgersene. Era un grande baldacchino in mogano con tendaggi verde e argento, abbinati alla soffice trapunta che andava da un’estremità all’altra del materasso. Hermione vi si sedette sopra, abbandonando a terra la borsa e il mantello e allungò le mani verso le fiamme tremolanti del camino.
“Fa freddino qua sotto.”
“Noi Serpi abbiamo la pelle dura.”
Lei scosse il capo.
“Ma se dormi sotto dieci coperte davanti al camino…”
“Non disprezzare il mio letto…” ribatté lui con uno dei suoi ghigni malefici alla Malfoy “… perché potresti anche finirci.”
Hermione provò l’istinto di alzarsi di scatto, quasi la trapunta si fosse trasformata in una coltre di ortiche, ma non volle dare al biondo una tale soddisfazione.
“Non dormirò da te, se è questo che speri.”
“Oh no Mezzosangue… perché dovrei sperare che tu dorma qui? Potremmo fare ben altro in quel letto…”
La situazione si stava scaldando decisamente troppo e non per merito del camino.
“Allora, cominciamo questa lezione? Ci vorranno quasi tre ore.”
Hermione andò a posizionarsi dietro al tavolo di lavoro e prese in mano qualche erba a caso, giusto per occupare la mente. Non voleva lasciarsi incantare di nuovo da Draco. Non dopo quello che aveva visto poco prima in giardino.
“Va bene. Cominciamo.”

Asfodelo, Bezoar, ortiche, dittamo, polvere di piovra, alghe dall’odore rivoltante e fiori dai colori sgargianti, chicchi di melagrana e fango di palude. I più svariati elementi si susseguirono tra le dita delicate di Hermione che seppero maneggiare con cura ognuno di loro per poi utilizzarlo nel momento e nel modo più giusto.
Circa due ore e mezzo dopo la simulazione della Grande Prova era perfettamente riuscita.
“Non ci posso credere…” mormorò la Grifondoro mentre faceva colare in una provetta una modesta quantità di una pozione invecchiante e Draco faceva evanescere il resto dal calderone.
“Soddisfatta?”
Lei gli restituì un sorriso di pura gioia.
“Sì! Grazie mille… ti adoro…”
Si morse subito la lingua quando si rese conto di quanto aveva appena detto.
La sua puerile confessione fece sorridere il Serpeverde.
“Oh Granger… così mi fai arrossire…”
Ma nessun rossore turbò la bellezza delle sue guance eburnee, mentre quelle di Hermione rasentavano sempre più la stessa tonalità della melagrana.
“Che c’è Mezzosangue… hai paura di me?”
Il biondo si avvicinò a lei e la bloccò col proprio corpo contro una colonna del baldacchino.
“Io paura?” ribatté lei con aria di finta spavalderia, tenendo il volto rivolto verso la propria spalla destra e gli occhi lontani il più possibile dalle iridi di Draco.
“Allora perché tremi e ti ritrai?”
Hermione girò il viso verso sinistra e si ritrovò con il fiato caldo del Serpeverde sule proprie labbra.
La testa le diceva di scappare ma il cuore la teneva inchiodata lì.
“Cosa vuoi adesso Malfoy?”
“Cosa voglio?”
Il biondo portò una mano sul suo viso, accarezzandole dolcemente una guancia. Lei abbassò le palpebre, rapita.
“Voglio la mia parte Mezzosangue, quella che mi spetta da contratto... per l’ultima volta…”
Si sporse in avanti, sfiorandole la punta del naso con le labbra.
“…prima che tu ti scordi di me…”
“Scordarmi di te…?”
La frase di Hermione si spense in un alito delicato sulla bocca del compagno, sempre più vicina alla sua, una dannata tentatrice che la spingeva al peccato.
Tutta la sua ragione e razionalità scuotevano il suo cervello nel disperato tentativo di avere la meglio sui sentimenti che le scoppiavano nel petto, ma senza successo.
Ormai non aveva più controllo di sé.
“Sì Granger… tra poco il nostro patto sarà sciolto e noi due torneremo ad odiarci cordialmente come prima...”
Sfiorò con le labbra dischiuse tutta la sua guancia fino a raggiungere l’orecchio.
“…oppure no?”
Hermione si morse un labbro, tormentata dal dubbio.
Le stava forse proponendo qualcosa più di un patto? Era una dichiarazione quella?
Per non doverci pensare Hermione passò all’attacco.
Si slanciò in avanti catturò il lobo dell’orecchio di Draco tra le proprie labbra, per poi passare a dargli leggeri baci sul collo.
Lo sentì fremere sotto le sue labbra, respirare profondamente per mantenere il controllo.
Si sentì lacerata da quelle sue iridi di ghiaccio quando il Serpeverde la fissò negli occhi. Ma non abbassò lo sguardo. In qualche paradossale perversa maniera il calore doloroso che quel contatto visivo le provocava, le piaceva da morire.
Draco intrecciò le dita coi suoi boccoli bruni e le fece reclinare il capo, incapace ormai di resistere oltre. Senza chiederle il permesso s’impossessò delle sue labbra e le invase la bocca con bramosia fatale.
Facendo attenzione a non interrompere quel contatto bollente, incrociò le braccia dietro la sua schiena e la sollevò leggermente per poi deporla su suo letto.
Hermione gli afferrò la cravatta e lo attirò a sé mentre indietreggiava verso i cuscini. Sfilò quell’inutile accessorio dal collo del biondo e lo lanciò a terra, dove fu presto seguito dalla camicia e dal maglione Serpeverde.
La Grifondoro allungò una mano verso il petto ampio e caldo di Draco, sfiorando con la punta delle dita il suo corpo perfetto. Percepire il suo respiro sotto la propria pelle era l’unica cosa che la facesse sentire viva in quel momento.
Il biondo si spinse ancora più vicino a lei e le sbottonò la camicetta, beandosi della sua vista.
“Sei bellissima…” le sussurrò in un bacio.
Hermione arrossì e lasciò che ancora una volta fosse lui a condurre il gioco, trascinando la sua lingua in una danza misteriosa e arcana.
Draco intanto portò una mano sulla sua gamba, risalendo lentamente su per il polpaccio, su per la rotondità del ginocchio, su per la pelle bollente della coscia e ancora su…
Hermione sentì un’ondata di calore esploderle nel ventre e un gemito le sfuggì per andare a fondersi con il bacio della Serpe.
Un’altra sensazione però le stava attanagliando la gola.
L’immagine di Pansy nuda tra gli alberi e della sua bocca incollata a quella che ora divorava con tanta passione la sua, si affacciava oltre il baratro del ricordo, facendosi viva e dolorosa come mai prima.
Chi sa Draco se era stato così dolce anche con lei… se anche nel suo orecchio aveva sussurrato parole d’amore… se quella non era che l’ennesima rivisitazione di una scena vissuta miglia di volte.
Con uno scatto d’ira allontanò il corpo del Serpeverde da sé.
Il biondo rimase sconcertato.
“Scusa... ti ho fatto male?”
Lei scosse la testa, a capo chino, così che i suoi ricci coprissero il luccichio delle lacrime imminenti.
Draco tentò di riavvicinarsi, anche perché non è che la spinta lo avesse allontanato poi molto.
“N-no, ti prego…” singhiozzò lei “Non farlo… non giocare con me... non lo sopporterei…”
Lui si bloccò, immobile e senza parole.
“Giocare? Credi che io stia giocando?”
La Grifondoro non rispose, si alzò semplicemente da quel letto disfatto e afferrò in fretta le proprie cose.
Sentì una presa ferrea cingerle il polso e si fermò. Draco era dietro di lei, in piedi. Pochi metri la separavano dalla porta, pochi centimetri da lui.
“Dove vuoi andare Hermione...?”
Lei trattenne un singhiozzo e cercò disperatamente di ignorare la miriade di sensazioni che le erano state date dal suono del proprio nome sulle labbra di lui.
“Voglio andare via…” sussurrò con tutta la forza che le restava.
Non ne riuscì che un sussurro quasi impercettibile.
Draco la attirò ancora più vicina a sé, fino a farle sentire il battito accelerato del proprio cuore contro la schiena.
“Non vuoi fare l’amore con me?”
Perché? Perché doveva sembrare così dannatamente perfetto per lei? Perché doveva farle credere di essere così giusto, quando invece era tanto sbagliato?
Con il cuore e il cervello che si contendevano in una disperata lotta il diritto di rispondere, Hermione si morse ancora una volta un labbro.
Strinse forte quel sottile lembo di pelle fino a sentir male.
Dolore. Ecco cosa avrebbe ricavato restando.
“No. Voglio andare via.”
Sentì la presa sul suo polso allentarsi dolcemente e fu libera di andare.
Ma mentre attraversava la Sala Comune e cercava tra le lacrime l’uscita, sentì una morsa ben più forte e opprimente stringersi attorno al suo cuore.


O anima addolorata,
ora bruci nel fuoco or sei fredda
e riprendi fiato. Ma perché piangi?
Quando nutrivi in seno
l’ inesorabile Eros, non sapevi
di nutrire un nemico?
Non lo sapevi?
Questo il tuo compenso per averlo nutrito: avere fuoco
e fredda neve insieme. L’hai voluto,
e sconta la pena, la giusta pena
per quello che hai fatto: tu sarai
sempre bruciata da miele di fuoco.
 
Asclepiade (A.P. XII, 132a)





………continua……….
 




§ Spazio autrice: §

Per chi non mastica il francese, do qui di seguito la traduzione di quella strofa del Bateau Ivre (“Il battello ebbro”) di Rimbaud che ho messo a metà capitolo:

“dove, tingendo di colpo l'azzurrità, deliri
e lenti ritmi sotto il vivo splendore del giorno,
più forti dell'alcol, più vasti delle nostre lire,
fermentano gli amari rossori dell'amore!”

Il titolo invece è ripreso da un altro romanzo di Jane Austen le cui protagoniste sono due sorelle molto diverse tra loro: una è figlia delle passioni, dei desideri, dei sogni, l’altra della ragione, delle regole sociali, del giudizio ma entrambe si trovano a vivere storie d’amore tormentate e difficili che avranno esiti diversi, proprio a causa delle differenze nei loro caratteri.
Nel mio capitolo queste due figure si fondono ovviamente nella sola Hermione, combattuta tra istinto e ragione, soprattutto nella scena finale…

A presto,
MmeBovary.^^
  
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