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Autore: Naruto89    09/10/2016    0 recensioni
"Sasuke Uchiha si stropicciò gli occhi cisposi, aprendoli lentamente. Gli ci vollero alcuni secondi prima di capire dove si trovava.
Dopodiché, alla vista del grande ventaglio bicolore posto sulle tende blu, ricordò di essere in camera sua. Era da veramente tantissimo tempo che non faceva più quel sogno: erano già passati tre anni da allora e, in tutta sincerità, non poteva minimamente giurare che le cose si fossero svolte come le ricordava lui.
"
Sono passati tre anni dalle vicende delle scuole medie e Sasuke, che è ormai al liceo, ha continuato imperterrito a seguire la via della delinquenza e delle bande, alla ricerca della verità riguardo Itachi. Sakura, dal canto suo, si sta impegnando con tutte le sue forze per proseguire, a suo modo, il terreno solcato da Naruto e vorrebbe trascinare in questa avventura anche Sasuke. Uchiha, però, ha ormai deciso di distanziarsi da tutto e da tutti, rinunciando all'amicizia (e all'amore) in favore di verità e vendetta...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie '100% Sakura'
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Akatsuki gaiden #2
Le stagioni di Madara

Toc. Toc. Toc.
Madara alza lo sguardo dallo schermo del computer portatile, si sfila gli occhialini dalla montatura sottile e si stropiccia gli occhi. Ma chi può essere, a quell'ora? Chiunque, pur di distrarlo da quegli stramaledetti grafici. Tenere la contabilità della famiglia Uchiha è diventato sempre più difficile, negli ultimi tempi. Quello che stanno combinando Itachi e i suoi amici ha portato una valanga di soldi, certo, ma tutte entrate difficilmente giustificabili...
'E tu crea una società satellite in cui deviare parte delle entrate', gli aveva detto Fugaku.
'Chiamala Luna Crescente, Sole Artificiale o come ti pare, ma fallo.'
Certo, come se fosse semplice! Dannato fratello: da quando l'ha accolto in casa sua, dopo la morte della mamma di Shisui, l'ha sempre trattato come un suo dipendente. Dannato, dannato fratello!
Toc. Toc. Toc. Toc. Toc. Toc.
“Arrivo, arrivo” sbraita Madara.
Appoggia le mani sulla poltrona e si rialza. Esce dallo studio e raggiunge la porta della magione. Di nuovo, chi può essere a quell'ora lì? È mezzanotte passata!
“P-papà...”
Shishui lo osserva, gli occhi spalancati e rossi, irritati dalle lacrime. La maglietta blu e le braccia sono ricoperte da un liquido rosso e denso, e nella mano destra tiene un pugnale con il manico nero.
Dannato figliolo, ma che cosa...?
“Che cosa hai fatto, Shisui?”
Shisui deglutisce e tira su con il naso.
“C-c'è stato un problema con Mangetsu Hozuki... a-abbiamo litigato e... e... e... è finita m-male! Ma non volevo, papà! Giuro che non volevo!”
Finita male. Liquido rosso. Rosso sangue. Per Amaterasu!
“L'hai ucciso, vero?”
Shisui spalanca gli occhi, immobile. Dannato ragazzo. Annuisce e scoppia a piangere. Dannato, dannato ragazzo. Madara prende un bel sospiro, afferra Shisui per una spalla e lo trascina dentro.
“Vieni, ragazzo. Andiamo nello studio e raccontami tutto con calma.”

Madara percorre il tappeto al centro dello studio da cima a fondo, ancora una volta, Shisui immobile al centro della stanza. Ci sta lasciando il solco, in quell'aggeggio infernale. Ma no, ma no. Non deve perdere la calma. Nella vita, come negli affari, non bisogna mai perdere la calma. Sono una famiglia di yakuza e suo figlio ha ucciso una persona. Non c'è niente di strano, no?
No, maledizione, pensa.
Quello stronzo ha ucciso uno del clan. Un interno. L'unica fottuta cosa che persino un fottuto yakuza non può fare.
E ora? Ora deve far allontanare quel maledetto di suo figlio dalla città. Possono coprire la cosa, i primi tempi. Lasciarla passare come un delitto d'onore, un delitto di yakuza. Ma, prima o poi, qualcuno si insospettirà. Qualcuno capirà. No, Shisui deve lasciare il villaggio. E deve anche trovare il modo di fargli arrivare dei soldi, ovunque vada.
Si ferma in mezzo alla stanza e sbatte le palpebre una, due, tre volte. Fuori città. Soldi ovunque vada. Soldi puliti, da riciclare. Con una società satellite. Società satellite che può, che deve avere sede lontano da...
Madara si fionda sulla scrivania, affonda nella poltrona e riapre i grafici che stava controllando. Spostando un po' di fondi lì, dividendo il capitale con una Fondazione creata ad hoc per gli aiuti alle start-up del Giappone e creando la società satellite, allora...
“Papà?” chiede Shisui, e i suoi occhi brillano nella penombra della stanza
“Ma cosa stai facendo?”
“Sto risolvendo il casino che hai combinato.” risponde Madara
“Ma ci vorrà un po'.”

****

“Questa sera stessa, tu lascerai Konoha.”
Shisui deglutisce e gli occhi di Madara si fanno piccoli piccoli. Le braccia incrociate sul petto, troneggia suo figlio, guardandolo dall'alto in basso. La voce roca rimbalza nelle quattro mura dello studio degli Uchiha.
“Scapperai su nell'Hokkaido, in un paesino fra i monti. C'è già un appartamento che ti aspetta, intestato a 'Sole Artificiale'.”
Shisui socchiude le palpebre.
“Sole Artificiale... padre?” chiede.
Madara tira su con il naso.
“È una società fantasma che ho creato apposta per te. L'ho inserita nel registro delle start up a cui la Fondazione Uchiha fa beneficenza, e riceverai i tuoi soldi nel conto della società stessa. Ti arriverà tutto ciò che ti serve per vivere, nulla di meno e nulla di più. Movimenti di denaro troppo grossi potrebbero insospettire tuo zio Fugaku.”
Shisui annuisce.
“Ma... padre?”
“Sì?”
“Come faremo quando mi verranno a cercare? Come giustificherai la mia assenza?”
“Semplice.” risponde Madara
“Il corpo di un ragazzo verrà ripescato dalle acque del fiume, domani mattina. E io lo riconoscerò come il tuo. Ho già predisposto tutto. E ora vai, dannato ragazzo.”

Shisui sospira e stringe le bretelle del suo zaino. La porta est di Konoha non gli è mai sembrata così grande, pare quasi volergli saltargli addosso, là, imponente, nelle prime luci dell'alba. Il sole, ancora arancione, gli sbatte contro debolmente. Allora è proprio deciso, eh? Se ne andrà. Via. Per sempre. E senza poter salutare nessuno. La mamma. Lo zio Fugaku e la zia Mikoto. Itachi...
“Shisui!”
Shisui scuote la testa e si morde un labbro. Un groppo gli stringe la gola e lui fa di tutto per bloccare le lacrime. Maledizione, adesso gli sembra pure di sentire la sua...
“Shisui Uchiha, fermati subito!”
Un brivido percorre Shisui lungo tutta la schiena. Ma quella voce...! Quella voce...! Si volta e un'ombra gli si fa avanti, fra le mura delle ultime case della città. Un'ombra un po' più alta di lui, che i capelli gli pendono sulla fronte e gli occhi neri con dei riflessi rossastri. Itachi si ferma sotto la luce di un lampione.
“Dove stai andando, Shisui Uchiha?”
Shisui deglutisce, ma non trova saliva. La bocca gli si è seccata e le parole sono scomparse. E ora?
“Io... io...”
Itachi gli si pianta davanti e lo afferra per un braccio. Ma cosa...?
“Dove. Stai. Andando? Rispondi.”
Il riflesso rosso negli occhi di Itachi sembra crescere a dismisura e la stretta sul braccio di Shisui inizia a fare male. Perché è lì? Che abbia capito? Che abbia...?
“Itachi, io...”
Tu hai ucciso Mangetsu, vero?”
Il cuore di Shisui gli precipita fin sotto all'inguine e il terreno sotto i suoi piedi sembra mancare. Due mesi. Per due dannati mesi si è aspettato di sentire quelle parole. A ogni conversazione, da ogni persona, dietro ogni angolo. Ma quella sera, quella sera doveva finire tutto. Tutto finito, tutto a posto, tutto sistemato. Così aveva detto papà, così aveva detto Madara. E invece proprio Itachi... proprio Itachi... Shisui sgrana gli occhi e socchiude le labbra.
“Io... io...”
Itachi sbuffa e il labbro superiore gli trema appena appena. Stringe il braccio di Shisui ancora più forte, ancora più forte. Socchiude gli occhi e la luce rossastra nelle iridi nere si spegne un po'. Qualcosa di liquido gli luccica fra le palpebre.
“Sai, per i primi giorni non ci ho voluto credere...” dice, la voce strozzata.
“Cosa?” chiede Shisui.
“Sapevo che eri stato tu. Io lo sapevo, dannazione. Mangetsu si era offerto di andare all'appuntamento con te al posto mio. Dovevo dirti io che non saresti più stato un membro di Akatsuki, ma non ce la facevo, non ce la facevo. Sei mio cugino, e il mio migliore amico. Non potevo farti questo... Ma Fugaku...”
Itachi sospira e trema. Stringe i pugni e li appoggia lungo i fianchi, contro le cosce. I suoi occhi brillano di rosso alla luce della luna, e tremano anche loro. Due lacrime si staccano dalle palpebre e gli percorrono le guance.
Il cuore di Shisui perde un battito. Itachi non aveva evitato di venire perché era arrabbiato con lui. Non era venuto perché... perché gli voleva bene! Allora c'era ancora... c'era ancora speranza, per loro... c'era ancora...
“Ma pian piano ho capito che mi stavo solo raccontando delle bugie. Mi stavo mentendo, perché non accettare la verità: era stata colpa mia. Io non ero venuto all'appuntamento, io dovevo essere al posto di Mangetsu. E ho cominciato a tenerti d'occhio...”
Il respiro si gela nei polmoni di Shisui. Cosa?
“Quindi ora dimmelo, per favore...”
Gli occhi di Itachi sono sempre più rossi, socchiude le labbra e scopre una fila di denti. Denti che sembrano appuntiti, come quelli di Mangetsu.
“Perché stai scappando a quest'ora della notte, Shisui? Sei stato tu, vero?”
Lo tira a sé e il volto di Itachi è sempre più simile a quello di un demone. Le parole arrivano in faccia a Shisui, calde e speziate come l'alito di Itachi.
“SEI STATO TU O NO, SHISUI!?!”
Shisui sbatte le palpebre. Il braccio che Itachi gli sta torcendo non gli fa più nemmeno male. E le parole escono da sole, come un fiume in piena.
“Sì, sono stato i...”
Uno spruzzo di sangue e la presa sul braccio si fa ancora più stretta. Un momento. Poi basta. Il liquido rosso schizza fuori dalle labbra di Itachi, il braccio gli crolla lungo il corpo e lui stesso crolla con le ginocchia contro l'asfalto. Gli occhi rossi, fissi di fronte a sé, lo guardano senza vederlo e il suo corpo si affloscia in una pozza di sangue.
“Co... co... cosa...?”
Madara sfila il pugnale dalle costole di Itachi e lo lancia là, per terra, le mani ricoperte da guanti di pelle nera. Shisui muove la bocca a vuoto e il suo cuore va in mille pezzi. Itachi è morto. Itachi, l'amore della sua vita, giace ai suoi piedi. E il sangue gli bagna quel corpo perfetto, quel volto così delicato, i capelli lunghi e neri...
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”
SCIAFF. Lo schiaffo di Madara prende Shisui in pieno volto e lo sposta di alcuni passi sulla destra. Le cinque dita gli bruciano sulla guancia, il cervello gli rimbalza lungo le pareti del cranio e un rivolo caldo gli cade dal labbro. Che cosa...?
“E ora vai, dannato ragazzo. Subito.”
Shisui si porta una mano là dove è stato colpito e alza lo sguardo. Gli occhi di Madara, rossi come quelli di Itachi, ricambiano dall'alto in basso.
“Sì, padre.”

   
 
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