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Autore: _Noodle    12/10/2016    3 recensioni
“Tokyo, diventata da pochi anni la capitale dell’Impero, rifulgeva di una nuova e folgorante bellezza, di un fascino meccanico e ricercato. […] Tuttavia, tra le novelle illuminazioni e le linee telegrafiche, tra il fumo grigio delle fabbriche e le stelle, qualche vecchia tradizione non si assopiva: le squallide osterie dei quartieri bassi continuavano a schiamazzare orgogliose, attirando l’attenzione di brutti ceffi e di povere donzelle. Luoghi di perdizione le taverne, luoghi poco seri e poco innovativi; antri oscuri composti di gente matta, chiassosa, sfrontata”.
Un re disperso, un mondo fluttuante ed indefinito, il Paese delle Meraviglie che Shouyou Hinata fu costretto ad esplorare.
“Noi siamo tutti matti qui.”
AliceInWonderland!AU
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Non c’è posto qui!
 
 
 
 
 
Ciò che lo disturbò maggiormente fu la musica.
Nessun musicista si stava dilettando a suonare dal vivo, e questo era facilmente intuibile dalla scarsa profondità dei suoni, ma la coinvolgente melodia, dato l’alto volume, doveva essere probabilmente riprodotta da un grammofono delle dimensioni di una carrozza. Shouyou, a mano a mano che si avvicinava alla residenza del Cappellaio Matto e della Lepre Marzolina, tentava di riconoscere gli strumenti che si susseguivano e che componevano l’allegra canzone, ma riuscire nell'impresa gli risultava particolarmente difficile: c’era un contrabbasso, sicuramente un pianoforte e dei tromboni, ma come poteva un tamburo emettere un suono tanto ovattato e bidimensionale e un clarinetto regalare tonalità pulsanti e surreali? Eco, sibili ed effetti sonori mai uditi, metrica sconclusionata, ripetizioni martellanti.
Quanto sarebbe stato speziato il fatidico tè delle cinque?
Proseguendo in direzione della dimora dei due misteriosi individui, la melodia si faceva sempre più limpida e, a dirla tutta, risultava all'udito non poi così sgradevole; era solo molto più rumorosa e diversa dai motivetti che Hinata era solito apprezzare e fischiettare. Ormai aveva capito che nel Paese delle Meraviglie tutto era inverosimile, quindi la musica che si ascoltava non poteva che essere al limite dell’onirico.
Le piccole e lucenti goccioline, che il ragazzo aveva pedestremente seguito per tutto il sentiero, nelle vicinanze di un alto cancello ferroso cessarono di manifestarsi: a quanto pare era giunto a destinazione. Non appena alzò lo sguardo da terra, ciò che vide fu un caleidoscopio vorticoso composto da una miriade di tonalità e di sfumature folgoranti. Aprì il cancello cigolante con mano incerta e s’introdusse nel cortile della casa dei due folli complici. Un lungo tavolo di legno, ricoperto da una tovaglia che sembrava essere stata tinta con del vino, faceva da tappeto rosso ad almeno un centinaio, ma forse anche un migliaio, di tazze da tè, teiere, bicchieri, piatti, posate, torte, pasticcini alla crema, al pistacchio, alla fragola e al cioccolato. Ai lati dell’immensa mensa vi erano sedie di diverse dimensioni: a capotavola una poltrona in velluto rosso dallo schienale alto almeno due metri.
A prima vista, escludendo le luci stroboscopiche che illuminavano le stoviglie e i succulenti bocconcini, ciò che si stagliava davanti agli occhi di Shouyou avrebbe potuto sembrare il banchetto regale di una compagnia teatrale fallita, in cui tutto era essenzialmente identico alla realtà, ma reale non era. E sarebbe andata bene così e magari un morso alla torta di mele l’avrebbe dato, se solo il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina non avessero ballato sul tavolo e calpestato qualsiasi cosa trovassero sotto i loro piedi.
Battevano il tempo con energia, come se avessero voluto intenzionalmente far saltare le giunture del tavolo, agitavano braccia e gambe in movimenti scoordinati e confusi, cantavano a squarciagola le parole della canzone colpendosi a vicenda con i rispettivi decibel e scuotevano testa e di dietro come posseduti dal demone della danza.
 
Quello che Hinata identificò come il Cappellaio Matto, per via dell’imponente cilindro grigio che portava sul capo, aveva uno sguardo stralunato e gli occhi rotondi e dalle iridi gialle, simili a quelli di un uccello rapace. Aveva sopracciglia inarcuate e candide, di un colore fin troppo innocente per un ballerino maledetto; al collo portava un papillon abbinato con il nastro porpora che cingeva il suo bel copricapo e sulle spalle una giacca grigio topo che gli arrivava a metà coscia; sotto di questa una camicia blu a pois bianchi. I pantaloni, di una stoffa nera raffinata, s’infilavano in due stivali dalla punta rotonda, più simili a quelli che indossavano i generali  dell’esercito piuttosto che i pagliacci. Per quanto matto, i colori che indossava il Cappellaio non erano poi così stravaganti, e nemmeno lui pareva essere un pozzo di sregolatezza: eppure, il garzone cambiò immediatamente idea quando, per far roteare meglio la testa, si tolse il cappello e liberò un'acconciatura a dir poco originale: i suoi capelli erano tirati all’insù, sistemati in due punte simili ai ciuffi di piume che ricoprono le orecchie dei gufi. Erano neri alla base, ma era evidente che il Cappellaio avesse tinto alcune estremità di bianco per arrivare ad una sfumatura vicina al grigio.
Di fronte a lui, il suo socio in affari: la Lepre Marzolina. Come al Coniglio Bianco, anche alla Lepre Marzolina spuntavano due orecchie pelose tra i capelli biondi, che a differenza di quelle del collega erano brune ed arruffate. Esse, e Hinata ne rimase particolarmente sorpreso, erano agghindate con almeno tre orecchini ad anello per orecchio, molto diversi da quelli che solevano indossare le signore del suo paese. La capigliatura era più corta ai lati e più folta in cima e non stonava con i capi d'abbigliamento stravaganti che aveva racimolato da qualche vecchio armadio del Cappellaio. Nessun fiocco o fazzoletto, ma a circondare i fianchi stretti una cintura in pelle, che sorreggeva due pantaloni a palazzo color ocra; infilata nelle braghe una camicia rossa, le cui maniche rimboccate fino ai gomiti davano l’idea che la Lepre avesse piuttosto caldo per tutto quello scatenarsi. Ai piedi portava due mocassini vinaccia, probabilmente di qualche numero più grandi. Tuttavia, la cosa più assurda che Shouyou notò fu una strana pallina bianca conficcata nella sua lingua. Non pareva una caramella, né una di quelle medicine da far sciogliere con la saliva; ogni qual volta la Lepre apriva bocca, la pallina faceva capolino peccaminosa, in attesa di essere notata o di essere strappata dalle voraci labbra di qualcun altro.
<< Scusate! >> gridò Hinata cercando di sopraffare il volume della musica, che inaspettatamente proveniva dall’interno di una grande teiera.
<< Dico a voi due! >> continuò, sbattendo le mani sul bordo del tavolo e facendo cadere a terra due tazzine sopravvissute ai calci dei ballerini. Questo gesto richiamò la loro attenzione, facendoli fermare di colpo, fiatone irreprimibile e spalle contratte per lo spavento. La Lepre tirò un calcio alla teiera musicale e la ruppe, ripristinando il silenzio in un batter d'occhio.
<< Cosa? Ma l’hai visto? >> aggiunse, indispettito dall’arroganza dell’ospite.
<< Ehi, ehi, ehi, non c’è posto qui! Non c’è posto! >> ribatté il Cappellaio facendo segno a Hinata di smammare all’istante. Il ragazzo si guardò attorno, chinandosi per vedere se sulle sedie vi fossero già delle piccole personcine pronte a far baldoria.
<< Che cosa state dicendo, qui non c’è nessuno, c’è posto almeno per trenta persone! >>
<< Noi valiamo per trenta, ma soprattutto lui! Si può dire che valiamo per sessanta! >> commentò il Cappellaio, indicando il suo compare, che aveva incrociato le braccia al petto ed iniziato ad annuire serioso.
<< Siete veramente scortesi. Lo Stregatto mi ha detto che mi stavate aspettando per il tè delle cinque, sono in ritardo? >> domandò il ragazzo, mutando i toni per paura di averli indispettiti e di essersi giocato la possibilità di racimolare notizie sul Re.
<< Controlla l’orologio che abbiamo rubato a quel coniglio, Lepre! >> comandò il pazzo modista, scendendo dal tavolo con un balzo. La Lepre frugò nelle tasche dei suoi pantaloni ed estrasse un orologio da taschino d’oro puro. Lo aprì, ma nel momento in cui lo fece, i meccanismi sembrarono essere fuoriusciti dalla struttura ed essersi sciolti in una melma giallognola.
<< Ho cercato di aggiustarlo con del burro, ma ha le rotelle più fuori posto di prima! >>
Hinata sbarrò gli occhi e prese posto a sedere, senza che nessuno lo invitasse a farlo.
<< Coniglio? Il Coniglio Bianco è passato di qui? Sapreste dirmi dove stava andando? Vorrei evitare di percorrere la sua stessa strada! >>
 
I due si guardarono, portando una mano al mento come se fossero stati dei pensatori abituali. Chiusero gli occhi ed emisero il loro decreto.
<< E’ andato… da quella parte! >> ma la parte in cui era andato restò ignota, in quanto entrambi incrociarono le braccia indicando quattro direzioni diverse.
“Altro che Stregatto, questi due sono matti forti!” pensò Hinata, rimproverandosi di aver avuto fiducia per qualche istante nei confronti degli abitanti del Paese delle Meraviglie.
<< Allora, una tazza di tè me la offrite? >> propose Shouyou sfoderando un sorriso cordiale, tentando di cambiare argomento. I due presero posto di fianco a lui, accerchiandolo con gli sguardi ed appoggiando i piedi sul tavolo, gambe accavallate e tazze frantumate.
<< Solo se sarai in grado di rispondere a questo indovinello >> sussurrò la Lepre all’orecchio del giovane, facendo traballare le sopracciglia e strabuzzando gli occhi. Hinata s’illuminò e iniziò a battere le mani.
<< Oh, finalmente si ragiona, mi piacciono gli indovinelli! >>
Il Cappellaio e la Lepre assunsero un’espressione enigmatica ed interrogativa, l’uno si sistemò il cappello facendo oscillare la testa, l’altro estrasse la lingua e giocherellò con la pallina in questa conficcata.
<< Che cos’hanno in comune un corvo e uno scrittoio? >>
Shouyou, dita che tamburellavano sul bordo della mensa, iniziò a pensare e ad emettere dei rochi muggii riflessivi.
<< Mh, difficile. Lasciate che ci pensi un attimo… >>
Il Cappellaio aveva avvicinato il suo naso appuntito alla guancia lattea di Hinata, l’altro gli si era disteso sulle gambe insozzate di terra.
<< Smettetela di fissarmi in quel modo, non riesco a concentrarmi. >>
Erano veramente bizzarri. Avevano accolto il ragazzo con stizza, eppure, dopo nemmeno cinque minuti (ammesso che fossero trascorsi), si erano dimostrati stranamente affabili e desiderosi di contatto, di conoscere in modo più approfondito il giovane che si era intromesso nella loro sacra celebrazione dell’ora del tè. Il Cappellaio era sicuramente il più svitato tra i due, ma era l’intellettuale, il maestro, il lavoratore che si era fuso il cervello sotto i fumi del mercurio. La Lepre, invece, era la più sfrontata e rivoluzionaria, che non si imbarazzava a sfoggiare il suo eccentrico stile nel vestire o a sdraiarsi sul corpo di uno sconosciuto senza un motivo. Erano felici nel loro angolo di Paese, forse un po’ troppo soli, ma felici.
<< Ti arrendi quindi? >> incalzò il Cappellaio, ricevendo un’occhiataccia e una gomitata da parte di  Hinata.
<< Non ho detto questo! Vediamo un po’, c’entra per caso il fatto che entrambi abbiano le penne? >> domandò alzando l’indice al cielo. Nel frattempo la Lepre si era messa a sedere, timorosa di beccarsi un pugno sul naso.
<< Carina questa soluzione, ma no! >> rispose il roditore sorridendo, sghignazzando sottecchi con il suo collega. Erano convinti che non l’avrebbe mai risolto.
<< Oh! Ce l’ho! Avevo sentito parlare di un tale che aveva scritto un racconto su un corvo. Ecco, questo tale ha perciò scritto su entrambi! >>
<< Sei veramente ingegnoso. Ma no! >>
Hinata iniziò ad incupirsi, convinto che i due si stessero bellamente prendendo gioco di lui solo perché aveva interrotto la loro danza delirante e rumorosa.
<< E’ spietato questo indovinello. C’entra il colore? >>
<< No! >>
<< Di che cosa sono fatti? >>
<< No, no! >>
<< Oh, e va bene, mi arrendo! >>
I due ribaltarono in perfetta sincronia la posizione, sedendosi sul tavolo e appoggiando i piedi sulle sedie. Avvicinarono talmente tanto i loro volti a quello di Shouyou che quest’ultimo temette che potessero addirittura arrivare a sbaciucchiarlo. Annebbiato da questa terribile visione, spinse la sedia indietro e, in bilico sulle gambe posteriori, si ribaltò capitombolando a terra.
<< Ehi, ehi, ehi, se questo è l’effetto che fa usare il cervello, siamo messi male! >> commentò il Cappellaio, porgendogli una mano per farlo rialzare. Come potevano passare dall’essere estremamente invadenti e fastidiosi, all’essere gentili e appropriati? Forse proprio perché erano matti e bipolari, incredibilmente speciali.
<< In entrambe le parole compare la lettera C e mai la lettera E! >>
Messo davanti alla soluzione del particolare indovinello, Hinata corrucciò il naso e la bocca in una smorfia di disapprovazione.
<< Non mi pare una soluzione troppo logica. Voglio dire, compare in entrambe anche la lettera O e nessuna lettera A! >> constatò, dimostrandosi più intelligente di quello che pensava di essere.
<< Questa è la soluzione. >>
“Sono davvero svitati” pensò fra sé e sé.
<< Ciò vuol dire che non mi offrirete nemmeno una tazza di tè? >> pietì, mutando improvvisamente l’espressione interdetta in un dolce sguardo innocente.
<< Se vuoi possiamo versarti del vino! >> esclamò la Lepre afferrando una teiera verde chiaro.
<< Niente più alcool, mi dispiace. E poi non ne vedo. Non è carino proporre di offrire cose che non ci sono. >>
Hinata si alzò in piedi, determinato nell’andare a prendersi da solo quello che voleva. I due lo afferrarono per le ascelle e lo rimisero a sedere, due corpi e un cervello solo.
<< Non è nemmeno carino presentarsi senza invito >> fece notare il padrone di casa in tono pacato.
<< Mi sono fidato delle parole dello Stregatto. >>
<< Perché avrebbe dovuto invitarti? >> chiese la Lepre, ridacchiando e sistemandosi i capelli scombinati.
<< Ecco, insomma… Mi ha detto che voi possedevate delle informazioni per quanto riguarda la scomparsa del Re Bianco. >>
I due si guardarono, questa volta meno divertiti di prima. Strizzarono un occhio, pronti a dare una risposta ad Hinata come se si fossero messi d’accordo da tanto tempo, come se avessero calcolato da secoli che quella domanda sarebbe giunta alle loro orecchie. 
<< Noi sappiamo solamente che tutti quei seguaci sono matti >> bisbigliò il Cappellaio, timoroso che qualcuno potesse udire le sue parole.
<< Seguaci? Matti? Mi state dicendo che il colpevole si nasconde a corte? A che cosa è servito tutto ciò quindi? Perché la Regina avrebbe dovuto spedirmi nel Paese delle Meraviglie? >> strillò Shouyou, preda di un improvviso attacco di nervosismo e di rassegnazione; la stanchezza stava iniziando a sopraffarlo e sapere che la sua missione nel Paese delle Meraviglie era stato uno scherzo, che aver incontrato tutti quei vaneggianti individui non era servito se non a fargli realmente perdere del tempo, l’aveva mandato in ebollizione. Il Cappellaio e la Lepre avvertirono il suo evidente disagio mescolato a tristezza, e tentarono di aggiungere un po’ di zucchero a quella tisana di amarezza di nome Hinata Shouyou.
<< Forse perché voleva che ascoltassi una delle meravigliose storie del nostro piccolo amico Ghiro! >> disse il Cappellaio, avvicinando gli indici alle estremità delle labbra di Shouyou e sollevandole in un sorriso fasullo; la Lepre si accostò all’amico facendo una boccaccia.
<< Non credo che fosse questo l’intento… >> borbottò Hinata, pensando che i due fossero piuttosto infantili, ma allo stesso tempo estremamente dolci e premurosi.
<< Ghiro! Svegliati, abbiamo ospiti! >>
La Lepre iniziò a picchiettare un cucchiaino di argento su una teiera rosa; sollevò il coperchio e, afferrandolo per la camicetta lilla, estrasse un piccolo ghiro addormentato, grande quanto un pugno ma anch’egli dalle fattezze umane. Aveva il naso a punta, le orecchie rotonde, le zampette corte e un’espressione rilassata in volto, pacata e pacifica. Poco gli importava che i capelli neri, solitamente ordinati, fossero distribuiti alla rinfusa. Hinata, non appena lo vide, avvertì la stessa sensazione che aveva provato al cospetto del Brucaliffo: un timore reverenziale. Tuttavia, il piccolo ghiro non era spaventoso, bensì emanava sicurezza, sembrava che dentro il suo corpo piccino fosse nascosto un destino prosperoso, rigoglioso, offuscato solo dall’eccessivo sonno che gli faceva calare le palpebre.
<< Perché dovete fare sempre tutto questo baccano? >> tentò di sbraitare il Ghiro, con scarso successo.
<< E perché tu devi essere sempre così brontolone? >> lo rimbeccò il Cappellaio, accarezzandogli la piccola  nuca.
<< Racconta una storia a… Come hai detto che ti chiami? >> continuò, voltandosi verso Hinata.
<< Non l’ho detto. Comunque sono Shouyou Hinata, molto piacere >> e Hinata tese il mignolo al piccolo, che lo strinse con una stretta vigorosa.
<< Racconta una storia a ShouyouHinataMoltoPiacere >> fremette la Lepre, più curioso di Shouyou di sapere quale storia avrebbe raccontato l’animaletto.
<< C’erano una volta tre sorelline, chiamate Elsie, Lacie e Tillie, che vivevano in fondo ad un pozzo >> iniziò il Ghiro, chiudendo gli occhi e unendo le mani.
<< E di che cosa vivevano? Come facevano a sopravvivere? >> domandò il garzone curioso, avvicinandosi alla teiera per ascoltare meglio la voce del piccolo amico.
<< Vivevano di melassa. >>
<< Ma è impossibile, si sarebbero ammalate mangiando solo quello >> constatò, massaggiandosi la testa.
<< Infatti erano ammalatissime. >>
<< E perché abitavano in fondo al pozzo? >>
Hinata, quando si trattava di ascoltare storie, si faceva trasportare a tal punto da diventare assillante; lo sapeva bene, ma controllarsi era più forte di lui.
<< Era un pozzo di melassa. Orbene, devi sapere che le sorelline stavano imparando a disegnare schizzi di melassa, e schizzavano tutte le parole che iniziano per M >> il Ghiro parlava in modo forbito, sorridendo pacatamente.
<< Perché per M? >>
<< Perché no? >>
Il saggio fece segno al Cappellaio di riporlo nella teiera. Prima di scomparire salutò il ragazzo agitando una manina grande quanto un polpastrello.
<< Questa storia non mi è piaciuta, non sopporto le storie senza un finale >> commentò indispettito il rosso, incrociando le braccia sul petto.
<< Perché non ce ne racconti una tu? >> propose la Lepre, occhi scintillanti  e sognanti in attesa di un nuovo racconto.
<< Perché invece non mi raccontate voi di dove si è cacciato il Coniglio Bianco senza il suo orologio? >>
I due matti assunsero un’espressione dispiaciuta, al limite del funesto. Si strinsero in un abbraccio appassionato e senza staccarsi l’uno dall’altro pronunciarono le stesse parole all’unisono.
<< Povero Coniglio! Stava andando dalla Regina di Cuori per la partita a croquet, quella strega! >> in un baleno, lacrime bollenti sgorgarono dai loro occhi color del tè.
<< La odiate anche voi? Oh, meno male, io non ci tengo proprio ad andarci >> confessò Hinata avvicinandosi a loro.
<< Spera di percorrere la strada giusta, allora >> continuarono, piagnucolando. Si stavano comportando esattamente come Pincopanco e Pancopinco, con la differenza che gli altri due erano meno melodrammatici nel pronunciare le frasi coralmente.
<< Sapreste consigliarmi quella da evitare? Magari potreste suggerirmi la strada che devo prendere per tornare al palazzo della Regina Bianca! >>
<< Oh, ma noi non ne abbiamo idea. Siamo reclusi qui da anni, da quanto il Tempo si è burlato di noi e ha fermato tutti i nostri orologi alle cinque! >> il pianto si era fatto sempre più sguaiato. Shouyou li abbracciò tentando di confortarli, ma ciò che ottenne fu di essere inglobato tra i loro corpi e stritolato nella morsa delle loro lunghe braccia.
<< Il Tempo? >> mugugnò, guance e bocca schiacciate.
<< Proprio lui. Da quella volta in cui il Cappellaio ha fatto perdere tempo alla Regina di Cuori cantando una canzone brutta si è a dir poco irato con noi. E questa è la nostra punizione. >>
I due, e quindi Shouyou di conseguenza, iniziarono a saltellare sul posto, frignando in modo sempre più isterico e irrazionale. Quando il Ghiro serviva a ripristinare l’ordine, perché non si palesava?
<< Che cattiveria! Quindi adesso sono le cinque del pomeriggio. La luna dovrebbe sorgere tra un paio d’ore >> rifletté il ragazzo, tentando di farsi largo tra i due corpi imponenti.
<< La Regina inizierà la sua partita al chiaro di luna, non preoccuparti! >> cercò di rassicurarlo il Cappellaio asciugandosi le ultime lacrime di quell’insolito pianto liberatorio.
<< Ma io non ci voglio andare dalla Regina! >>
<< Sei davvero poco spiritoso. Io qualche tiro me lo farei! >> confessò la Lepre, di nuovo distesa e divertita. Non solo erano bipolari, erano anche completamente incoerenti.
<< Tiro? >>
<< A croquet! >>
Hinata, deciso ormai a salutare i simpatici amici dalle idee confuse, perché in fin dei conti stare con loro era stato tutt’altro che spiacevole, cercò di esporre un’ultima richiesta.
<< Sentite, visto che mi è salita anche parecchia fame, che ne dite di offrirmi un po’ di quelle tartine in modo che possa riprendere tranquillamente il mio viaggio? >>
<< Ma sì, perché no, prendi queste al miele, sono deliziose! >>
Il Cappellaio accontentò la sua istanza e gli pose tre o quattro dolcezze da assaporare durante il suo cammino.
<< Grazie Cappellaio, grazie Lepre. Buon proseguimento! >>
I tre si strinsero la mano e il Cappellaio lo congedò con un evidente occhiolino e un abbraccio caloroso. La Lepre si limitò a scompigliargli i capelli. Appena fu fuori dal cancello di ferro, la musica danzereccia che aveva fatto tanto scatenare i due amici ricominciò a suonare, e Hinata non poté fare a meno di esprimere la sua opinione.
 << Bella musica, comunque! >> gridò, riportando l’attenzione dei due su di sé.
<< Hai buon gusto, amico! L’electroswing è l’ultima moda del momento. >>
<< Lo avevo immaginato. Arrivederci, grazie per l’aiuto! >>
 
Lasciatosi la danza alle spalle, le tazzine e i fumi delle teiere impazzite, Shouyou s’incamminò intraprendendo una strada sconosciuta con mille interrogativi in mente, domande prive di risposta, dubbi insormontabili e timori nauseanti. Ma il quesito che, abbandonata la residenza del Cappellaio e della Lepre, si poneva più spesso era: “Che roba è l’electroswing?”
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: scusate l’attesa donzelle, è stata una settimana particolarmente incasinata e piena di arrabbiature per vari motivi, quindi vi chiedo scusa se non sono stata puntuale con la pubblicazione. Altro problema: mi si è fuso l'alimentatore del computer, quindi ho pubblicato dal cellulare, spero non ci siano differenze di font e dimensioni e soprattutto di battitura :/ 
 Ma veniamo al capitolo: ho avuto un istinto feroce di saltare addosso al mio Leprotto Marzolino. Ho dovuto non pensarci perché se no non veniva fuori un capitolo casto e puro XD comunque, belli matti eh questi due? Mentre scrivevo ho ascoltato electroswing a manetta, principalmente la canzone “Looking like this” di Lyre le temps e me li sono immaginati a ballare come dei forsennati sul tavolo. Spero si sia capito chi è il Ghiro, perchè ho fatto fatica a trovare dei tratti distintivi del personaggio adattabili all’animale e mi sono ispirata principalmente al significato del suo nome. Per quanto riguarda l’indovinello, le risposte non le ho inventate io, ma sono state ricavate da gente che ha veramente provato a risolverlo e a dare una spiegazione. Hinata, intanto, ha raccolto informazioni per quanto riguarda la corte della Regina, staremo a vedere dove capiterà adesso!
Comunque, visto il malumore della settimana, spero che il capitolo sia tutt’altro che pesante, come sempre fatemi sapere <3 un bacio grande!
 
_Noodle
  
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