FINALMENTE RIUNITI
Eulalia si preparò alla svelta pronta a raggiungere Manuel per il loro primo incontro di studio, doveva ammettere che si sentiva nervosa, ma forse era anche l'ansia che continuava a provare per Duncan, perché dopo quella chiamata non si era fatto sentire e la ragazza continuava a non sapere cosa pensare.
Ma in quel momento voleva provare a non pensarci e doveva concentrarsi sulla matematica da fare.
Eulalia ci pensò su ma alla fine dovette dirle di no, doveva studiare. Le accarezzo la testa con la promessa che l’avrebbe fatta uscire nel pomeriggio, la cagnolona parve capire visto che si allontanò di nuovo verso la sua cuccia.
La ragazza sorrise ed uscì, una volta fuori il palazzo l’aria del mattino le accarezzò il viso, nonostante fosse ancora fredda.
Se c’era una materia nella quale era disastrosa, quella era scienze, lì la sua conoscenza era davvero vergognosa.
Scosse la testa, camminando a passo fermo e deciso, nonostante mancassero ancora pochi minuti alle undici e il luogo non fosse lontano, odiava fare tardi.
Si guardò intorno, oltre alla folla e alle macchine non scorse Manuel, così si sedette su una delle quattro panchine e aspettò.
Aveva scelto proprio quella che dava la vista su di un bar. Davanti a lei si stendeva un pezzo della piccola piazzetta, palazzi caratteristi di quella zona e quindi non troppo alti e alcuni di colorito rossiccio, in mattoni.
Ognuna di quelle persone aveva una vita, Eulalia non era mai riuscita a spiegarsi il perché, ma le era sempre piaciuto guardare le persone, osservarle per davvero, studiarle. Gli piaceva immaginare la loro vita, la loro famiglia o altro, non perché voleva impicciarsi o fare una specie di stalker maniaca, semplicemente le piaceva osservare e immaginare. Era tutto ciò che aveva sempre fatto nella sua vita.
Un vizio che non perdeva, ma non le dispiaceva, d’altronde non infastidiva nessuno.
Indossava dei semplici jeans scuri e un poco larghi, con su una felpa blu scolorito, i capelli biondo scuro scompigliati dal vento e gli occhi castani seguivano il sorriso che gli si era creato in volto, Eulalia doveva ammetterlo, era un ragazzo semplice.
<< Da quanto sei qui?>>
Manuel sorrise e si sedette accanto a lei, solo in quel momento Eulalia vide lo zaino che aveva in spalla.
In lontananza vide arrivare una ragazza, anche lei aveva capelli biondi e lunghi fino alle spalle, anche se molto più chiari di quelli di Manuel, quasi limpidi, un biondo invidiabile. Indossava un giacchetto e anche lei portava i jeans, molto stretti intorno alle gambe. La pelle aveva lo stesso colorito abbronzato di quella di Manuel.
Nonostante sapesse che lei era più grande, non dimostrava chissà quanti anni più di lui, forse due o tre.
<< Ciao, io sono Rebecca>> la ragazza sorrise, i suoi occhi castani sprizzavano un’aurea di allegria.
<< Io sono Eulalia, sei la sorella di Manuel giusto?>>
<< No certo.>>
<< Sì invece>> ribatté prontamente Manuel al seguito di Eulalia, scoccando un’occhiataccia alla sorella, che semplicemente lo ignorò.
<< Mi sono portata da leggere, voi fate con comodo.>>
La ragazza si mise a leggere, Manuel ed Eulalia tirarono fuori i libri e li poggiarono sulle gambe, dopodiché iniziarono a mettersi d’accordo su cosa ripassare.
Eulalia aveva dato ripetizioni casuali a Kevin, nel tentativo di fargli comprendere qualche piccolo argomento con cui era rimasto indietro. Ma il più delle volte si era ritenuta una missione quasi impossibile, Kevin sembrava farlo apposta a non capire, o semplicemente non gli andava, Eulalia optava più per la seconda.
La sorella di Manuel intervenne varie volte, facendo battute e occasionalmente ascoltando la ripetizione di qualche formula matematica, tentando poi a sua volta di rispiegarla.
<< Quanto sei scemo! L’ha detto ora come si fa!>> inveì Rebecca contro il fratello, osservando il quaderno sul quale Manuel stava prendendo appunti.
<< Mi sta dando ripetizioni per un motivo!>>
<< Ripetizioni che nemmeno paghi! Se è la tua ragazza capisco... se non lo è, sforzati di capire un minimo no?>> Rebecca alzò lo sguardo su di Eulalia, come a chiederle se fosse o meno la ragazza di suo fratello.
<< Ti ho già detto che non è la mia ragazza, mio dio Rebecca torna a leggere e non rompere le palle a noi!>>
La ragazza borbottò appena, riaprendo il suo libro in spagnolo e tornando a leggere.
<< E’ fatta così, mette bocca su tutto.>>
Eulalia sorrise, spostandosi una ciocca rossa dietro le spalle.
<< Sì, perché oggi si sta controllando. Comunque, dov’eravamo?>>
Duncan sarebbe potuto esplodere a causa di ciò che sentiva dentro, ansia, attesa, impazienza ed una morsa incredibile allo stomaco lo rendevano poco lucido.
Aveva fatto tutto ciò che c’era da fare, aveva firmato documenti per l’affido, per il riconoscimento, per qualsiasi cosa fosse necessaria, ora doveva solo aspettare.
Il luogo nel quale si trovava non era affatto male, non si era preso la briga di visitarlo ma dal corridoio che aveva davanti, giungeva alla conclusione che come struttura era ben sistemata. Niente a che vedere con quella di Eulalia.
“ Sto per riportarla a casa... finalmente.”
Una ragazzetta magra e bassa, i capelli biondi tagliati corti e lisci come spaghetti, una valigia in mano che doveva essere il doppio di lei. La donna che l’accompagnava le stava parlando, e lei sembrava completamente presa, e allo stesso tempo sperduta.
Quando i suoi occhi marrone chiaro, incrociarono quelli di Duncan, si riempirono di lacrime, divennero rossi in un secondo.
Non appena le strinse le braccia intorno, l’impatto che ebbe col suo corpo gli tolse il respiro per qualche secondo, ma era una mancanza d’aria felice, bella e rassicurante.
Se la strinse al petto, alzandola da terra e facendole staccare i piedi da terra, mentre la ragazza singhiozzava sul suo petto, stringendosi a lui come fosse l’unica fonte di salvezza nel bel mezzo del mare aperto.
<< Tenshi>> la ragazza singhiozzò ancora, Duncan le strinse le braccia intorno ancora più forte, temendo che qualcuno potesse riportargliela ancora via.
<< Ti ho trovato...>> era tanto, troppo tempo che Duncan non sentiva la sua stessa voce sporca di vulnerabilità, di speranza e dolore, un dolore buono, paragonabile a quando ci si leva una spina dal piede.
Erano sempre stati uniti, nel mezzo di una famiglia disastrata e sbagliata, loro erano stati l’uno il sostentamento dell’altro, certo Duncan lo era stato di più, per mostrarsi forte davanti agli occhi della sorellina.
Ma Tenshi era sempre stata la piccola bambina che si infilava nella sua stanza e lo faceva ridere, o semplicemente stava con lui.
<< Sì, ci ho messo un po’, scusa>> a nessuno Duncan aveva mai chiesto davvero scusa, uno scusa contrito, pieno di colpe e risentimento.
La sorella sorrise, gli occhi e le guance umidi di lacrime.
Parte della sua vita, del suo passato, si era ricostruita.
“ Ora devo solo spiegarlo ad Eulalia.”
ANGOLINO AUTRICE:
Ciao a tutti! Volevo solo dire a chiunque legga la storia, la segua ol altro... che pultroppo ci metterò più tempo ad aggiornare, ero già abbastanza lenta e ora con la scuola e per motivi personali, lo sono il doppio! Uff...
Spero che chiunque di voi legga abbia la pazienza di aspettare un po' :). Un abbraccio a tutti e come sempre un grazie a chi legge la storia, a chi l'ha messa tra le seguite o preferite e ai lettori silenziosi!.
Con me vi ringrazia anche la mia cara amica Rebecca, (Benks00 il suo accaunt) nonché la ragazza con cui mi sono divertita a creare e scrivere questa storia, ci tengo sempre a precisare che i diritti di ciò vanno a tutte e due! Poche cose sono state modificate da me nel riscriverla qui, ma i diritti di tutto vanno sempre a tutte e due, personaggi, inventiva, scene, battute, dialoghi ecc.
Ciao ciao.