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Autore: Marty_199    12/10/2016    2 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                                     FINALMENTE RIUNITI

Eulalia si preparò alla svelta pronta a raggiungere Manuel per il loro primo incontro di studio, doveva ammettere che si sentiva nervosa, ma forse era anche l'ansia che continuava a provare per Duncan, perché dopo quella chiamata non si era fatto sentire e la ragazza continuava a non sapere cosa pensare.

Ma in quel momento voleva provare a non pensarci e doveva concentrarsi sulla matematica da fare.

Non appena si avvicinò alla camera di Duncan, in quel frangente di tempo occupata da Kevin, lo vide mentre dormiva ancora, così decise di lasciargli un messaggio per avvertirlo per poi avvicinarsi alla porta, in quel momento Estel uscì dalla sua cuccia avvicinandosi a lei con la lingua di fuori e dei mugolii, come le chiedesse di essere portata.

Eulalia ci pensò su ma alla fine dovette dirle di no, doveva studiare. Le accarezzo la testa con la promessa che l’avrebbe fatta uscire nel pomeriggio, la cagnolona parve capire visto che si allontanò di nuovo verso la sua cuccia.
La ragazza sorrise ed uscì, una volta fuori il palazzo l’aria del mattino le accarezzò il viso, nonostante fosse ancora fredda.

Prese a camminare verso il luogo dell’incontro, nella borsa a tracollo che portava con sé aveva tutto il materiale che le serviva, il suo cervello non era molto pronto a riprendere lo studio, ma in materie come la matematica, la fisica e altre era sempre stata brava, non era un genio, ma capiva quanto bastava per poter sempre vantare dei voti alti.

Se c’era una materia nella quale era disastrosa, quella era scienze, lì la sua conoscenza era davvero vergognosa.
Scosse la testa, camminando a passo fermo e deciso, nonostante mancassero ancora pochi minuti alle undici e il luogo non fosse lontano, odiava fare tardi.

Il parchetto nel quale avevano stabilito l’incontro tecnicamente non meritava neanche quell’appellativo, non era un vero parco in sé. Quando una piazzetta tonda con all’interno quattro panchine e qualche albero pieno di foglie.

Si guardò intorno, oltre alla folla e alle macchine non scorse Manuel, così si sedette su una delle quattro panchine e aspettò.
Aveva scelto proprio quella che dava la vista su di un bar. Davanti a lei si stendeva un pezzo della piccola piazzetta, palazzi caratteristi di quella zona e quindi non troppo alti e alcuni di colorito rossiccio, in mattoni.

Nessun albero le bloccava la visuale, poteva ben vedere le vetrine limpide con sopra  l’insegna del bar, al suo interno vi si scorgevano le persone che sedevano su uno dei tanti tavolini, mangiavano e bevevano, altri parlavano e ridevano, signori anziani invece leggevano il giornale. Altri entravano ed uscivano, in compagnia o meno. Scorse di preciso una coppia seduta ad uno dei tavoli del bar, vicino la finestrona in vetro, un uomo ed una donna, intenti nel fissarsi negli occhi e a sorridere come fosse un dolce incontro dopo tanto tempo, entrambi sembravano davvero felici, e quasi si poteva leggere nei loro occhi l’amore che dovevano provare entrambi l’uno per l’altro.

Ognuna di quelle persone aveva una vita, Eulalia non era mai riuscita a spiegarsi il perché, ma le era sempre piaciuto guardare le persone, osservarle per davvero, studiarle. Gli piaceva immaginare la loro vita, la loro famiglia o altro, non perché voleva impicciarsi o fare una specie di stalker maniaca, semplicemente le piaceva osservare e immaginare. Era tutto ciò che aveva sempre fatto nella sua vita.
Un vizio che non perdeva, ma non le dispiaceva, d’altronde non infastidiva nessuno.

<< Ei.>> Eulalia si voltò verso la voce che aveva parlato, ritrovandosi davanti Manuel.

Indossava dei semplici jeans scuri e un poco larghi, con su una felpa blu scolorito, i capelli biondo scuro scompigliati dal vento e gli occhi castani seguivano il sorriso che gli si era creato in volto, Eulalia doveva ammetterlo, era un ragazzo semplice.
<< Da quanto sei qui?>>

<< Non molto, sono arrivata di poco prima di te, è che odio fare tardi.>>

Manuel sorrise e si sedette accanto a lei, solo in quel momento Eulalia vide lo zaino che aveva in spalla.
In lontananza vide arrivare una ragazza, anche lei aveva capelli biondi e lunghi fino alle spalle, anche se molto più chiari di quelli di Manuel, quasi limpidi, un biondo invidiabile. Indossava un giacchetto e anche lei portava i jeans, molto stretti intorno alle gambe. La pelle aveva lo stesso colorito abbronzato di quella di Manuel.

Quando si fermò davanti a loro, Eulalia ci mise un momento per capire che quella era la sorella di Manuel.
Nonostante sapesse che lei era più grande, non dimostrava chissà quanti anni più di lui, forse due o tre.

<< Ciao, io sono Rebecca>> la ragazza sorrise, i suoi occhi castani sprizzavano un’aurea di allegria.
<< Io sono Eulalia, sei la sorella di Manuel giusto?>>

<< Proprio lei! Spero non ti dispiaccia se mi sono unita a voi, è che non avevo niente da fare>> si sedette al fianco di Manuel, occupando così l’ultimo posto rimanente nella panchina.
<< No certo.>>

<< Sì invece>> ribatté prontamente Manuel al seguito di Eulalia, scoccando un’occhiataccia alla sorella, che semplicemente lo ignorò.
<< Mi sono portata da leggere, voi fate con comodo.>>

Rebecca tirò fuori dalla sua borsa un libro, Eulalia non ne era sicura ma doveva essere un romanzo in spagnolo.

La ragazza si mise a leggere, Manuel ed Eulalia tirarono fuori i libri e li poggiarono sulle gambe, dopodiché iniziarono a mettersi d’accordo su cosa ripassare.
Eulalia aveva dato ripetizioni casuali a Kevin, nel tentativo di fargli comprendere qualche piccolo argomento con cui era rimasto indietro. Ma il più delle volte si era ritenuta una missione quasi impossibile, Kevin sembrava farlo apposta a non capire, o semplicemente non gli andava, Eulalia optava più per la seconda.

Invece con Manuel era tutto il contrario, spiegargli argomenti che non aveva capito era quasi un piacere, lui non si limitava solo ad ascoltare e ad annuire, faceva domande, e ogni volta che non capiva chiedeva se poteva rispiegarglielo.

La sorella di Manuel intervenne varie volte, facendo battute e occasionalmente ascoltando la ripetizione di qualche formula matematica, tentando poi a sua volta di rispiegarla.
<< Quanto sei scemo! L’ha detto ora come si fa!>> inveì Rebecca contro il fratello, osservando il quaderno sul quale Manuel stava prendendo appunti.

Il ragazzo alzò un sopracciglio, spintonando appena con la spalla la sorella.

<< Mi sta dando ripetizioni per un motivo!>>
<< Ripetizioni che nemmeno paghi! Se è la tua ragazza capisco... se non lo è, sforzati di capire un minimo no?>> Rebecca alzò lo sguardo su di Eulalia, come a chiederle se fosse o meno la ragazza di suo fratello.

Eulalia stentava un sorriso divertito per non rischiare di ridere di gusto davanti a loro per la scena, ora però, poteva ben osservare il leggero rossore che era andato a crearsi sulle guance di Manuel, non sapeva dire se per la rabbia o l’imbarazzo.

<< Ti ho già detto che non è la mia ragazza, mio dio Rebecca torna a leggere e non rompere le palle a noi!>>
La ragazza borbottò appena, riaprendo il suo libro in spagnolo e tornando a leggere.

Manuel si voltò verso di Eulalia, un leggero cipiglio gli increspava le sopracciglia e sembrava voler proferire delle scuse.

<< E’ fatta così, mette bocca su tutto.>>
Eulalia sorrise, spostandosi una ciocca rossa dietro le spalle.

<< Non fa niente, è divertente.>>
<< Sì, perché oggi si sta controllando. Comunque, dov’eravamo?>>

 

 

 

Duncan sarebbe potuto esplodere a causa di ciò che sentiva dentro, ansia, attesa, impazienza ed una morsa incredibile allo stomaco lo rendevano poco lucido.
Aveva fatto tutto ciò che c’era da fare, aveva firmato documenti per l’affido, per il riconoscimento, per qualsiasi cosa fosse necessaria, ora doveva solo aspettare.

Chiuse gli occhi e inspirò affondo, massaggiandosi il mento. Sotto le dita percepì il pizzicore della barba, non appena fosse tornato a casa si sarebbe dovuto radere, ma in quel momento non gli importava.

Il luogo nel quale si trovava non era affatto male, non si era preso la briga di visitarlo ma dal corridoio che aveva davanti, giungeva alla conclusione che come struttura era ben sistemata. Niente a che vedere con quella di Eulalia.
“ Sto per riportarla a casa... finalmente.”

Quando Duncan rialzò gli occhi verso la fine del corridoio, da una porta che si apriva intravide una figura.

Una ragazzetta magra e bassa, i capelli biondi tagliati corti e lisci come spaghetti, una valigia in mano che doveva essere il doppio di lei. La donna che l’accompagnava le stava parlando, e lei sembrava completamente presa, e allo stesso tempo sperduta.
Quando i suoi occhi marrone chiaro, incrociarono quelli di Duncan, si riempirono di lacrime, divennero rossi in un secondo.

Duncan non se ne accorse nemmeno, ma i suoi piedi si mossero e corse incontro a quella ragazzetta, mentre lei faceva lo stesso.

Non appena le strinse le braccia intorno, l’impatto che ebbe col suo corpo gli tolse il respiro per qualche secondo, ma era una mancanza d’aria felice, bella e rassicurante.
Se la strinse al petto, alzandola da terra e facendole staccare i piedi da terra, mentre la ragazza singhiozzava sul suo petto, stringendosi a lui come fosse l’unica fonte di salvezza nel bel mezzo del mare aperto.

Duncan percepì il suo cuore stringersi in una morsa tale da fargli male. Solo sua sorella lo aveva abbracciato così per tutta la vita, ed erano ben quattro anni che non sentiva più quell’abbraccio.

<< Tenshi>> la ragazza singhiozzò ancora, Duncan le strinse le braccia intorno ancora più forte, temendo che qualcuno potesse riportargliela ancora via.
<< Ti ho trovato...>> era tanto, troppo tempo che Duncan non sentiva la sua stessa voce sporca di vulnerabilità, di speranza e dolore, un dolore buono, paragonabile a quando ci si leva una spina dal piede.

Tenshi alzò i suoi occhi marroni su di lui, intorno alla pupilla vi si trovavano quelle chiazzette di verde scuro che li avevano sempre distinti. Tenshi era identica al padre, dai capelli alla forma del viso, dal colore degli occhi al naso piccolo e regolare, ma nonostante tale somiglianza, Duncan non aveva potuto non amarla dal momento in cui, appena nata, l’aveva presa in braccio senza davvero capacitarsi di chi fosse la piccola, ma lei gli aveva stretto il dito, producendo gorgogli simili ad una risata.

Erano sempre stati uniti, nel mezzo di una famiglia disastrata e sbagliata, loro erano stati l’uno il sostentamento dell’altro, certo Duncan lo era stato di più, per mostrarsi forte davanti agli occhi della sorellina.
Ma Tenshi era sempre stata la piccola bambina che si infilava nella sua stanza e lo faceva ridere, o semplicemente stava con lui.  

<< L’avevi promesso.>>

<< Sì, ci ho messo un po’, scusa>> a nessuno Duncan aveva mai chiesto davvero scusa, uno scusa contrito, pieno di colpe e risentimento.
La sorella sorrise, gli occhi e le guance umidi di lacrime.

Duncan gliele asciugò col pollice, ora qualsiasi cosa avesse dovuto fare per riportarla a casa l’avrebbe fatta. Finalmente si erano riuniti, dopo quattro fottuti anni erano di nuovo insieme.

Parte della sua vita, del suo passato, si era ricostruita.
“ Ora devo solo spiegarlo ad Eulalia.”


ANGOLINO AUTRICE:
Ciao a tutti! Volevo solo dire a chiunque legga la storia, la segua ol altro... che pultroppo ci metterò più tempo ad aggiornare, ero già abbastanza lenta e ora con la scuola e per motivi personali, lo sono il doppio! Uff...
Spero che chiunque di voi legga abbia la pazienza di aspettare un po' :). Un abbraccio a tutti e come sempre un grazie a chi legge la storia, a chi l'ha messa tra le seguite o preferite e ai lettori silenziosi!.
Con me vi ringrazia anche la mia cara amica Rebecca, (Benks00 il suo accaunt) nonché la ragazza con cui mi sono divertita a creare e scrivere questa storia, ci tengo sempre a precisare che i diritti di ciò vanno a tutte e due! Poche cose sono state modificate da me nel riscriverla qui, ma i diritti di tutto vanno sempre a tutte e due, personaggi, inventiva, scene, battute, dialoghi ecc.
Ciao ciao.


 

   
 
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