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Autore: tenacious_deep_soul 99    12/10/2016    1 recensioni
Cosa faresti se un giorno dovessi essere costretta a cambiare la tua vita solo per dei pregiudizi sbagliati dettati da una mente pervasa dal bigottismo? Ecco, questo è un problema che affligge la vita della povera Lee Jieun la quale, per sfuggire alle costrizioni di sua madre e al periodo natalizio formato per lo più da un susseguirsi di interrogatori, si vedrà costretta ad affittare un ragazzo…
[Tratto dal Capitolo 1]:
-Non ho altra scelta…- disse lei sospirando mentre permetteva alle dita di scivolarle sulla tastiera. Apparsale in un lampo davanti agli occhi la pagina traboccante di risultati cliccò, senza pensarci due volte, il primo sito che le capitò sott’occhio: Affitta ragazzi, diceva.
[Tratto dal Capitolo 2]:
-Ma allora sei tu! No, non è possibile!- esclamarono entrambi indicandosi a vicenda con indici accusatori.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2:

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Certo che camminare per le strade di Seoul, a dicembre, in mezzo a un freddo glaciale, senza alcuna automobile che potesse agevolare, era la cosa più pazza che si potesse fare.
Che Jieun potesse fare.
Il buio della sera sommato al caos bestiale che animava i marciapiedi non la aiutava affatto; in un primo momento cominciò ad avvilirsi pensando a come potesse essersi messa in quella situazione così stupida e chi gliel’avesse fatto fare un azzardo del genere, facendo mentalmente l’elenco in ordine alfabetico di tutte le divinità thailandesi.
Non ci aveva ancora messo piede che già aveva cominciato ad imprecare dentro di sé, rischiando di esplodere in mezzo alla folla dal nulla come fosse un kamikaze.
Fortuna che casa sua non era molto distante dal luogo prestabilito, magari qualcosa di positivo si poteva trovare scavando in fondo a quella situazione.
Era quasi arrivata alla meta, riusciva già a sentire l’odore di caffè passarle sotto il nasino il quale era così rosso da farla somigliare ad una renna, cadaverica per via del candido colorito della pelle somigliante a porcellana grezza.
Per un momento Jieun ebbe come una strana sensazione che si prolungò per tutta la durata del suo percorso: da qualche istante si era appena resa conto di essere seguita a debita distanza da un tizio sospetto, indossante un lungo cappotto beige e una mascherina bianca sul volto. Conseguentemente la ragazza accelerò il passo in maniera sempre maggiore fino a quando lo vide scomparire in mezzo l’abnorme quantità di gente accalcata su quel marciapiede innevato.

Sam’s Bagel and Roastery recitava l’insegna di quel coffee shop intersecato fra due palazzetti.

Lì dentro il calore dell’ambiente permise a Jieun di sciogliersi completamente dando l’impressione di essere un pupazzo di neve in piena giornata estiva.

-Salve, un caffè per favore- disse la ragazza rivolgendosi all’aitante commesso che in fatto di bellezza non era messo per niente male.

-Ecco a lei signorina- fece quello dalla frangia nera porgendole delicatamente la tazza contenente il liquido.

-Finalmente un po’ di piacer- Aaah!-.

Non appena ebbe dato le spalle alla cassa per dirigersi in uno dei tanti tavolini qualcuno venne a sbatterle contro, rovesciandole la bevanda bollente sulla sciarpa e su parte del mento.

-Ma dico io! Guarda dove metti i piedi, no!?- si aizzò lei contro la causa delle sue scottature.

-Chi si è girato senza guardare!?- esclamò quello.

-Ah beh certo, perché io ho gli specchietti retrovisori magari!- ribatté acida Jieun mentre agitava la mano bagnata di caffè dopo essersi pulita alla meno peggio la base della faccia:-Ti ringrazio per la doccia aromatizzata, sai mi ci voleva- disse allontanandosi da lui.

-Tsk, ma tu guarda…-

Mentre si accomodava al tavolino accanto alla finestra la sua mente ebbe come un’illuminazione ripensando all’outfit del maldestro ragazzo: cappotto beige, mascherina bianca al collo, cappellino nero… IMPOSSIBILE. Era lo stesso tipo che c’era prima in strada.
Non l’avrà per caso seguita apposta? E se quello fosse un serial killer maniaco? Se l’avesse presa di mira fra tanti per ucciderla e nascondere il suo corpo in qualche vicolo cieco di Gangnam?
Scuotendo la testa come volesse scrollarsi quegli strani e insulsi pensieri dalla testa ebbe la prontezza di prendere il cellulare posto dentro la borsa di pelle color borgogna, con la geniale idea di mandare un messaggio al ragazzo che avrebbe dovuto incontrare.

“Ciao, io sono al coffee shop. Tu dove sei?”

“Anch’io sono qui”

Rispose quello subito dopo. In mezzo a quella valanga di persone ammassate all’interno locale Jieun non riusciva a capire da chi potesse provenire quel messaggio dato che quasi la stragrande maggioranza lì dentro teneva in mano uno smartphone.

Dannata era tecnologica.

“Mi trovo nell’ultimo tavolino accanto alla finestra,
mi noterai: ho una sciarpa bianca macchiata di caffè”


Il ragazzo dal cappellino di lana nero, ancora avvolto nel suo cappotto davanti al bancone vicino la cassa prese ad armeggiare col telefonino: dopo aver lanciato a quest’ultimo un’occhiata colma di shock si voltò alla sua sinistra, cominciando a fissare con gli occhi sgranati la figura di Jieun al tavolo la quale si accorse di lui.

-Non ci posso credere…- pensò lei vedendo il ragazzo avvicinarlesi con sguardo da ebete e con ancora il cellulare sospeso su una mano. Ci mise meno di un millisecondo a realizzare che quello non fosse un incubo purtroppo.

-Ma allora sei tu! No, non è possibile!- esclamarono entrambi indicandosi a vicenda con indici accusatori.

-Oh porco mondo, tutti ma tu no- sospirò rumorosamente lui portandosi una mano sulla fronte facendola scivolare su tutto il viso.

-Dannazione, proprio tu dovevi capitarmi!? Santo cielo…-

Quella situazione non era certo delle migliori, Jieun non sapeva se ridere per l’ilarità del brutto scherzo giocato da un destino infame o piangere per la troppa disperazione: sicuramente avrebbe preferito optare per la seconda scelta…
Sbuffando, il ragazzo si accomodò a peso morto sulla sedia di fronte a lei, scippandosi il cappellino dalla testa e lanciandolo in malo modo contro il tavolo di legno scuro. A Jieun le sue maniere rudi e svampite non garbavano di certo ma non aveva scelta, per trascorrere almeno due settimane libera da ogni oppressione mentale doveva accontentarsi di ciò che le si era presentato davanti anche se potesse dare l’impressione di uno zotico.

-Non ti sei nemmeno scusato per avermi versato il caffè addosso, non ti vergogni?- lo punzecchiò lei mettendosi a braccia conserte.

-Senti, io non piaccio a te e tu non piaci a me: penso che almeno su questo siamo più che d’accordo. Ora… hai davvero bisogno di me o sei venuta per mettere scompiglio?-

-Non sarebbe stato questo il mio intento se ti fossi scusato!- disse Jieun assottigliando gli occhi, coperti ai lati da sottili ciocche di capelli lisci. La ragazza sentiva lentamente stringere la mano in un saldo pugno tanto che le nocche diventarono bianche quasi immediatamente.
In quel momento avrebbe davvero voluto prendere a sberle quel faccino da finto angioletto che si ritrovava:-Comunque sì, ho davvero bisogno di te- sospirò affannata portandosi all’indietro con la schiena.

-Ok… ehm… scusa, come ti chiameresti?- alzò un sopracciglio quello gesticolando continuamente con le mani.

-Lee Jieun, non è un piacere- gli porse lei la mano ancora odorosa di caffè.

-Park Jimin. Per la cronaca, nemmeno io sono lieto di conoscerti. Allora? Cosa vuoi che faccia?- le chiese poggiando la guancia sul pugno chiuso.

-Voglio che tu faccia finta di essere il mio ragazzo almeno fino a Natale, salvo imprevisti- roteò gli occhi un paio di volte mostrando un falso e sdegnoso interesse nei confronti di Jimin.
Jieun si sentiva disgustata, non avrebbe voluto dirgli cosa doveva fare per lei ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.

-Cosa!? Fino a Natale!? Ma qui diamo di matto! Io do di matto!- esclamò sollevandosi leggermente dalla sedia per portarsi in avanti verso Jieun.

-Ehi, anche a me non va a genio la cosa, soprattutto dopo averti conosciuto- lo spinse all’indietro con la mano accompagnando il gesto con espressione snobbata. Jieun sentiva di star esaurendo, per poco non le veniva un attacco di nervi.
Jieun non era mica lì per supplicarlo di aiutarla; Jimin era libero di sloggiare, tanto a lei avrebbe fatto più che comodo avendo notato i suoi atteggiamenti: era addirittura arrivata a pensare che, nel caso in cui il ragazzo avesse rifiutato, avrebbe provato a chiedere aiuto a quell’aitante cassiere.
Poggiatasi sul tavolo con le mani sui gomiti cercò di contenersi per cercare un compromesso:-Qual è la cifra?- disse sbuffando facendo un lieve scatto col collo e alzando lentamente un angolo della bocca carnosa.

-300,000 Won- la osservò da due fessure che si ritrovava come occhi, cercando di assumere un’espressione minacciosa che tanto minacciosa non era.

Sembravano due gangster impegnati in un duello.

Trecentomila won… certo che era una bella cifra quella, ci avrebbe fatto la spesa almeno per tre mesi. Jieun ci mise un po’ di tempo a prendere la decisione più giusta; a pensarci bene però una somma del genere avrebbe potuto anche starci se solo si prendeva in considerazione il lungo periodo di tempo, i regali di cui la doveva riempire per inscenare tutto, le uscite fuori e lo sforzo immane che doveva compiere, lui quanto lei.

-Eh va bene testolina cenere, affare fatto-

►Angolo autrice:
Annyeonghaseyo armys! Eccovi il secondo capitolo della ff, spero vi piaccia: ne approfitto prima per ringraziare chi segue e recensisce la storia (alzate la mia autostima in una maniera assurda, vi amo), poi per fare gli auguri di buon compleanno al nostro ChimChim, nonché personaggio fondamentale della fanfiction xD Fatemi sapere che ne pensate, mi fa sempre piacere sapere i vostri pareri in merito <3
Tanto love – Giu:) 
  
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