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Autore: Cassie chan    10/05/2009    10 recensioni
ATTENZIONE: non tiene conto degli eventi del settimo libro...!!Sono passati alcuni anni dalla fine della guerra, ed Hermione Jane Granger vive estromessa dal suo mondo, quello della magia, a causa di una condanna ricevuta tempo prima. Fidanzata delusa, disoccupata cronica, cinica perenne, Hermione ormai dispera dell'arrivo del principe azzurro. Ma quando arriva, non è facile riconoscerlo nelle fattezze affascinanti ma DECISAMENTE irritanti di Draco Lucius Malfoy, specie se babbano anche lui... ma la vita è decisamente strana e può anche capitare che ci si imbatta in una piccola fiaba, proprio quando si credeva di vivere in un incubo...:) PUBBLICAZIONE CAPITOLO 51 : 14 LUGLIO 2020
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Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Lavanda Brown, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE "HAVE A LITTLE FAIRY TALE" SAGA. ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo 5 – To end up in the lion’s den

Capitolo 5 – To end up in the lion’s den

 

 

Dopo molti squilli, una voce maschile profonda risponde con uno stanco: “Pronto?”.

“Harry… sono io, Hermione…” .

“Ciao Herm!” risponde allegro “Da quanto non ci sentiamo! Come stai? E Dean?”.

Ingoio un rospo grande come una casa al nome di Dean e sussurro che stiamo entrambi benissimo.

“Avrei dovuto immaginare che fossi tu… “ mi dice “Porto il cellulare solo per i miei amici babbani… anche se ultimamente lo usano parecchio anche Ron e Neville… i camini del ministero sono un inferno!”.

“Lo immagino” commento piattamente “Come va il lavoro?”.

“Insomma…” mormora lui afflitto, in sottofondo delle voci concitate che si attutiscono all’improvviso “C’è stata una manifestazione dei Medimaghi del San Mungo perché ritengono di essere sottopagati… sai dopo l’incidente all’Emporio di Zonko, hanno avuto un sacco da fare… il peggio qual è? Che hanno imparato cos’è una vertenza sindacale dai babbani… Blair al mio confronto è un tranquillo nullafacente… e tu, invece?”.

Noto subito che la sua voce nel finale si è tinta di una vena di preoccupazione. Sa benissimo la mia situazione, è stato costretto a firmare la mia sanzione disciplinare… però non sa che non ho ancora un lavoro… pensa che me la cavi. Non so perché non gliela abbia fatto sapere, sarà perché sono certa che mi avrebbe aiutato. E io detesto essere aiutata, sono decisamente troppo orgogliosa.

“Va tutto bene… ma volevo chiederti una cosa…”.

“A che proposito?”.

“A proposito di Malfoy…” mugugno controvoglia.

“Di Malfoy?!” chiede lui sinceramente colpito “E cosa vorresti sapere?”.

“Dov’è adesso, per esempio”.

“Tu mi hai chiamato per chiedermi dov’è Malfoy?! Herm, ma sei sicura di stare bene?!” la voce di Harry trasecola leggermente; in effetti, sembra troppo strano, quindi mi sento in obbligo di dover dare una spiegazione qualsiasi.

“L’ho incontrato stamattina…” rispondo brevemente “A Londra. In un locale babbano… mi è sembrato strano, ecco. Chiamala pure ex deformazione professionale, ma non mi ha convinto…”.

Harry sospira di sollievo ed aggiunge: “Quando tornerai a capo degli Auror, saremo tutti più tranquilli… sei decisamente la migliore nel tuo campo… comunque posso assicurarti che ti preoccupi troppo… Malfoy è a posto…”.

“Come fai ad esserne certo? Non è strano che viva da babbano?” chiedo nervosa.

“No, Herm” risponde lui sintetico, poi, presagendo nel mio silenzio, una nota di nervosismo replica: “Lo so perfettamente come vive Malfoy, dato che sono stato io a dargli quello che ha…”.

“Tu?!”.

“Esattamente… alla fine della guerra…” prosegue con tono incerto Harry “Sai che hanno ucciso i suoi genitori? Insomma è stato una specie di risarcimento…”.

“Non capisco”.

“Non ce n’è bisogno…” la voce di Harry è ferma e decisa “Malfoy ha collaborato con noi, ma ha rischiato più di tutti, persino di me, te e Ron, se mai questo fosse possibile. Ha fatto il doppio gioco, rimanendo dalla parte di Voldemort… e per poco non è stato scoperto. Credo che non avremmo vinto, senza il suo aiuto, non ho problemi ad ammetterlo… quando la guerra finì, chiese a Scrimeogeor di sparire, di poter ricominciare una nuova vita e di dimenticare tutto. Ma il Ministro non volle, disse che sarebbe stato meglio che avesse preservato la sua identità e che era al sicuro. Gli fu dato un posto al Ministero…”, la voce di Harry si blocca per qualche secondo, lo sento deglutire a disagio e poi sospirare, prima di continuare, il tono leggermente più roco: “…ma quello che Scrimeogeor non gli aveva detto, era il motivo della sua opposizione. Se Malfoy avesse cambiato identità, sarebbe stato dichiarato morto; l’enorme fortuna dei Black e dei Malfoy sarebbe stata ereditata allora da una loro lontana parente americana. E il ministro non poteva permettere che quelle preziose ricchezze, tanto utili per la ricostruzione, uscissero dal paese. Ne sarebbe derivato un danno economico notevole. Quindi, le cose rimasero come erano, tra mille sospetti cominciò a lavorare al ministero, ma la cosa durò poco, un anno più o meno. Come prevedevamo, Malfoy fu braccato dai pochi Mangiamorte rimasti. Era il traditore per eccellenza, l’artefice della loro sconfitta. Era lampante che gli avrebbero teso una trappola… e così accadde…”.

Ritrovo la voce, persa in chissà che momento di quella conversazione, e chiedo: “E allora?”.

“Non posso dirtelo, Herm…” rispose laconico Harry, la voce, se possibile ancora più bassa e profonda “E’ coperto dal segreto di stato e ci sono ancora delle indagini in corso… posso solo dirti che morirono due persone, ma Malfoy si salvò. Riuscì a scoprire che cosa era stato teso alle sue spalle e denunciò Scrimeogeor. Fu il motivo per cui il ministro perse la carica e potei subentrare io. La prima cosa che ritenni di dover fare era risarcirlo… sia di ciò che aveva subito in guerra, sia della morte dei suoi genitori, sia dell’attentato che aveva subito… e l’ho fatto. Ha voluto lasciare il mondo magico, non appena ho sbloccato parte dei suoi beni. Per questo, vive da babbano, credo si chiami Danny Ryan…”.

Annuisco solo a me stessa, non credevo che Malfoy ne avesse passate tante.

“Non ha più contatti con noi da tempo… non ha più voluto nulla da noi…” riprese Harry malinconico “Avrei voluto fare di più per lui, ma a Malfoy è decisamente bastato quello che ha avuto. Gestisce un pub che è molto rinomato, evita accuratamente di farsi vedere in pubblico… insomma, ha la sua vita. Credo che stia anche abbastanza bene…”.

“Non l’avrei mai immaginato…” mormoro, uno strano groppo in gola che rende la mia voce più bassa del normale “Ci si aspetterebbe una cosa del genere da uno come me e te, ed invece… proprio lui, il principe dei purosangue…”.

“In effetti, è strano… anni fa, non l’avrei mai immaginato… ma, grazie a Dio, con la fine dei Voldemort e il ruolo importantissimo giocato da molti mezzosangue nella guerra, prima tra tutti tu, questi maledetti pregiudizi stanno subendo una battuta d’arresto… c’è molta più tolleranza nel mondo magico…”.

“A parte per gli elfi domestici e le altre creature ritenute inferiori…” commento scettica.

“Non cambierai mai Herm!” ride Harry e ne sono felice. Almeno io sono rimasta la stessa, sempre. Come Harry. Fa quasi paura invece come altre persone possano mutare di fronte ai casi della vita. E chiaramente l’esempio più lampante è lui, Malfoy… so che i pregiudizi e le opinioni che lui aveva non possono essere morte con la fine di Voldemort, ma sicuramente per qualcosa di più grave per lui e che, tra l’altro, era accaduto prima. La morte dei suoi? O quella delle due persone erroneamente uccise, mentre attentavano alla sua vita? Harry è restio a parlarmene. E se ci fossero altri motivi, oltre al segreto di stato e alle indagini ancora in corso?

“Ci sei ancora?” mi richiama Harry.

“Sì, certo… adesso mi sento molto più tranquilla…” rispondo, e lo penso davvero. Almeno adesso sono sicura di non andare a lavorare presso un Mangiamorte impenitente, ma presso uno snob ed arrogante incallito. Magra consolazione, sospiro tra me e me.

“E comunque, tanto per gradire, Beckwith è un autentico idiota… spero che tu torni quanto prima…” mi dice Harry, riferendosi al mio vice che ormai siede stabilmente al mio posto. Evidentemente deve aver frainteso il mio sospiro.

“Grazie Harry… una sera di queste, dobbiamo fare una rimpatriata…” sorrido.

“Guarda che ci conto!” mi risponde Harry, per poi riagganciare.

Mi alzo pigramente dalla sedia, andandomene in camera mia. Scelgo il vestito per stasera, un corto abito di seta nera, e me lo drappeggio addosso davanti allo specchio. Lo poggio sul letto e torno in bagno per asciugarmi i capelli. Ma è inutile, la curiosità non se ne va. Mi rimane sempre ostinatamente attaccata addosso. Mi sono anche dimenticata di chiedere ad Harry di Serenity, della ragazza che Malfoy ha nominato. Va sempre così, dannazione! Quello si attacca sempre ai miei neuroni, sovraccaricandoli, e non posso nemmeno dirmi Chissenefrega, perché domani lo devo anche rivedere… che rabbia!!!! Con un passo marziale, vado a vestirmi e a truccarmi, per poi constatare con angoscia che sono già le sette e mezzo e che Dean tornerà tra poco. Come una scheggia, finisco velocemente di cucinare, poi apparecchio la tavola con candele rosse e fiori d’arancio e mi siedo in attesa.

Accendo la tv dato che Dean non arriva ancora… un film… in bianco e nero… che bello, è la trasposizione cinematografica di Orgoglio e Pregiudizio. Speriamo che Dean arrivi almeno dopo la dichiarazione di Darcy, sono anni che lo voglio vedere questo film e non ne ho mai l’occasione! Mi appoggio con il gomito sul tavolo, tanto chi mi vede, e la testa sul palmo della mano aperto. Il tavolo sembra così vicino… ed anche… comodo… non faccio in tempo a vedere la dichiarazione di Darcy, casco dal sonno alla festa dei Bennet. Esattamente dieci minuti dopo dell’inizio del film.

 

 

Il collo mi fa male da pazzi, mentre mi risollevo dal tavolo, dove mi sono accasciata la sera prima. Il sole rende lucide le tende del soggiorno, quindi intuisco che deve essere mattina. Mi stropiccio freneticamente gli occhi assonnati, ritraendo le dita sporche di rimmel e di ombretto azzurro. Non mi sono nemmeno struccata… anzi, mi sono addormentata di sasso, senza neanche raggiungere il mio comodo letto. E adesso ho tutte le vertebre distrutte! Maledizione…

Mi alzo pigramente dalla sedia, barcollando, mentre ancora semiaddormentata vado in camera mia per gettarmi sul letto e dormire fino alla prossima glaciazione, ma distrattamente lo sguardo cade sulla tavola ancora imbandita della sera prima. Nessuno ha toccato niente. A parte me, ovviamente, che ero nel mondo dei sogni, ma Dean? Non è tornato a casa? Corro in camera nostra e noto che è tutto come l’ha lasciato ieri mattina. Insomma, non è passato. Disordinato com’è, i segni del suo passaggio sarebbero visibilissimi e non credo che si sia fatto ordinato tutto all’improvviso.

E se gli è successo qualcosa?

Mi riaggiusto con una mano il vestito nero spiegazzato, poi corro al telefono, i tacchi che battono sul parquet e che svegliano la signora Sanchez che chiama in causa la mia settima progenie per bestemmiarmi. Con foga, compongo il numero del suo cellulare, che risulta spento. Riaggancio e chiamo immediatamente Alex, un suo collega di origine babbana e di cui ho il numero di cellulare. Gli chiedo se ieri era al lavoro e se è andato via all’orario solito; lui mi conferma di sì e aggiunge che è arrivato un’ora fa. Adesso è in riunione.

“Insomma, non è solamente tornato a casa…” sussurro tra me e me, ancora con la cornetta in mano.

“Cosa?!”.

“Niente, Alex… parlavo tra me e me… quando lo vedi, puoi dirmi di richiamarmi… anzi no… non dirgli nulla, vengo io al Ministero… mi raccomando, non dirgli niente…”.

Appendo e scappo in camera, stavolta mi sente, mi ha fatto morire di spavento! Ma da dove l’ha uscito fuori tutto questo orgoglio? Mi spoglio e mi lavo la faccia, per poi indossare un corto vestito azzurro cielo e un paio di sandali bianchi. Fa ancora caldo oggi, e poi è l’unico vestito decente che mi ha regalato lui, quindi non c’è molta scelta… afferro velocemente la borsa, saluto Grattastinchi e scappo via.

Mi metto a correre per strada come un’invasata per raggiungere il ministero, poi i rintocchi della campana di una chiesa vicina mi fanno sobbalzare. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Otto. Otto rintocchi. Sono solo le otto…

Le otto???!!!

Dovevo essere al Petite Peste alle otto!

E adesso?

Se solo potessi smaterializzarmi…

Mi fermo in mezzo al marciapiede, il ministero è da una parte, il locale dall’altra. Che faccio?

Se non vado da Dean subito, può darsi che quello non ritorna nemmeno stanotte.

Ma, se non vado al locale, Malfoy mi licenzia.

Ma possibile che mi ci debba sempre trovare io in queste situazioni assurde? Tra l’altro, devo sbrigarmi perché sono già in ritardo, qualora decidessi di andare al mio nuovo lavoro.

Alla fine, opto per andare al locale, sperando che ci sia solamente Seth, sembra un tipo comprensivo e magari posso chiedergli di finire prima, oppure di cominciare direttamente domani. Così, poi, scappo da Dean.

Decisa, ricomincio a correre ed arrivo giusto in tempo alla stazione per prendere la metropolitana che porta a Notting Hill. Il viaggio dura cinque minuti scarsi, appena il treno si ferma riprendo a correre come una forsennata.

Finalmente intravedo la stradina del Petite Peste, giro l’angolo, ricordandomi che Seth mi aveva detto di entrare dal retro.

Mi fermo per riprendere fiato e mi guardo attorno. Alla fine, individuo una piccola porta di metallo con un’ insegna fluorescente che reca il nome del pub. La porta sembra chiusa. E da dove dovrei entrare?

Mi guardo attorno nello spiazzo circondato da magazzini e locali apparentemente vuoti. Scorgo su una scaletta antincendio, a qualche metro dalla porta di metallo, tre figure appollaiate. Una di queste, almeno da lontano, sembra vagamente Seth.

Mi avvicino cautamente, pronta a retrocedere se ho preso un abbaglio e sono degli sfaccendati criminali, poi con sollievo riconosco Seth. E soprattutto vedo che Malfoy non c’è. Un po’ di fortuna, e che diamine!

Mi rendo visibile ai loro occhi, mentre con nonchalance continuano a fumarsi le loro sigarette. Perfetto, io l’odore delle sigarette lo odio, mi fa venire mal di stomaco. Quelle dei maghi sono peggio, ma anche quelle babbane non scherzano.

“Ciao tesoro…” mi saluta affettuosamente Seth, scendendo dalla scala ed avvicinandosi a me. Una nube di tabacco mi avvolge, facendomi tossire ripetutamente.

“Allontanati immediatamente da me…” sibilo, agitando freneticamente la mano per disperdere la nube “Se vuoi uccidermi, preferirei una morte più veloce ed indolore del cancro al polmone…”.

“Ma sentila, la salutista…” una voce bassa e profonda mi interrompe con la mano a mezz’aria. Mi volto verso chi ha parlato, una ragazza ancora seduta a gambe divaricate sulla scala di metallo. Mora con lunghissimi capelli neri, legati in una sola ed unica treccia, mi squadra con i sottili e allungati occhi neri. Aspira il fumo della sua sigaretta, per poi emetterlo bruscamente fuori in una nuova nuvoletta che ovviamente prende in pieno me. L’ha fatto apposta. Sorride beffarda, sfidandomi, mentre si alza in piedi e si pulisce il retro degli short neri, che porta con una canotta dello stesso colore e un paio di anfibi vecchi e consunti. Tanto per gradire, ha un orribile, a mio dire, anello al naso. È piccolo sì, ma io non me lo metterei nemmeno tra mille anni… piccolo, invece, non è assolutamente il tatuaggio d’aquila con le ali spiegate che copre entrambe le clavicole e che è perfettamente evidente a causa della maglia scollata.

“Questa è Lorna, Hermione…” dice sbrigativamente Seth, indicandola con un’alzata di capo.

“Piacere” bofonchio, rimanendo a braccia incrociate. Non ci penso proprio a darle la mano.

“Lei invece è Corinne…”. Seth indica l’altra figura accanto a lui. Si tratta di una ragazza dai corti capelli biondo cenere con delle ciocche rosso acceso. Mi sorride e mi sta immediatamente più simpatica, nonostante anche lei sembri strana forte. Oltre ai capelli bicolori, la cui frangetta copre quasi integralmente i suoi occhi celesti, porta anche lei un brillantino al naso, ma la cosa strana è che da esso pende una catenina d’argento che conduce all’orecchio e alla piccola gemma rossa che splende sul lobo. E comunque, alla catenina, è appeso un ciondolino a forma di croce anch’essa rossa. Tutto questo sopra una salopette di jeans ed una maglia a righe colorate, su un paio di Converse anch’esse rosse.

Insomma, solo io sembro normale.

Ma che razza di posto è questo?
”E’ vero che conosci Danny?” sorride scioccamente Corinne, battendo le mani.

Alzo gli occhi al cielo, ancora con questa storia… ma che è un vanto conoscerlo quel decelebrato? Manco fosse uno dei Backstreet Boys! Bleah, i Backstreet Boys… mi faccio schifo solo a pensarci…

“Sì…” mormoro velocemente, poi mi ricordo di Dean. Mi volto velocemente verso Seth e chiedo: “Malfoy, è arrivato?”.

Lui sbatte le palpebre e mi chiede scioccato: “Malfoy? E chi sarebbe?”.

O Dio santissimo… sta storia del doppio nome mi fa andare di matto… e poi io non lo voglio chiamare per nome quello là, considerando che lui mi chiama Granger. E io ho un così bel nome…Hermione… come una poesia di D’Annunzio… altro che, bleah, Draco… che razza di nome è Draco, poi… non che sia meglio Danny… alla fine, devo decidere come chiamarlo. Ecco, un ragionevole compromesso… Ryan… il cognome babbano. Che genio!

“Stavo pensando ad alta voce…” mi giustifico per il Malfoy, per poi chiedere: “Ryan è già arrivato?”.

“No” rispose Seth “Perché? Devi parlargli?”. La sua voce sembra preoccupata.

“Anzi…” sussurro tra me e me, poi riprendo: “Ascolta, Seth… per che ora prevediamo di finire? Devo fare una cosa importantissima…”.

“Penso tra un’oretta… riapriamo domani sera…” snocciola Seth “Dobbiamo solo finire le ultime cose dell’inventario… in realtà, tu potevi rimanere a casa, ma volevo farti conoscere a tutti… credo che tra poco arriveranno anche gli altri…”.

Un’oretta… bè, tanto Dean non scappa… e poi non voglio che Malfoy abbia una scusa buona per cacciarmi… meglio non rischiare…

“Va bene…” sorrido “E’ perfetto…”.

“Allora che stiamo aspettando, sarà meglio rientrare…” sorride zuccheroso Seth “Gli altri ci aspettano…”.

Annuisco con il capo, mentre lui spalanca la porta di metallo, immettendoci in un ambiente abbastanza grande ed ingombro di tavolini con sedie dalle gambe altissime. Quei tipici tavolini dove si mangia massimo in quattro e su cui devi arrampicarti come una scimmia… nel lato destro, emerge un lungo bancone di lego scuro da cui arriva la luce che illumina malamente la stanza, avvolta da una pallida luminosità argento. Arriva da alcuni faretti posti sulle mensole dietro al bancone, che fanno scintillare delle bottiglie di vetro, pieni di liquidi di vario colore. Non ne ho mai viste così tante. Di fronte a me, invece, c’è una porta che riconosco uguale a quella che nella zona ristorante portava alle cucine, quindi deduco che le cucine siano in comune. Invece alla mia sinistra, intravedo delle scale che portano in un seminterrato. Mi sporgo, ma vedo solo una corallina fatta di lucenti e glitterate strisce di carta rossa ed azzurra.

Corinne si siede su una delle due sedie accanto al bancone, prendendo da una sacca rossa un quaderno su cui comincia malamente a scarabocchiare, mentre Lorna raggiunge il bancone, afferra una bottiglia e ne versa buona parte del contenuto in un bicchiere. Lo beve in una sorsata, strizzando solamente gli occhi, per poi dire: “Seth, è finito il Jack Daniel’s…”.

Seth sospira, mentre io commento a bassa voce con lui: “Ma bisogna essere alcolizzati o avere un buco in qualche parte del corpo per lavorare qui? Non c’era scritto nel mio contratto…”.

“Veramente il requisito base sarebbe che tu non lo fossi…” risponde Seth “Di due come quelle, ne abbiamo abbastanza… e poi tu non sarai fissa, sarai una specie di jolly…”.

“Di jolly?!” chiedo, senza capire ed iniziando decisamente a preoccuparmi.

“Se il ristorante è pieno, vai lì… altrimenti resti qui… dipende da quanta gente c’è da una parte o dall’altra…” risponde Seth, per poi ridere a mezza voce: “Non voglio nemmeno sapere che cosa hai pensato quando ho detto jolly…”.

Colta in flagrante, incrocio le braccia con espressione noncurante: “Io non ho assolutamente pensato nulla…”.

“Sì, sì, va bene…” fa con tono accondiscendente, poi si guarda attorno e mi dice di seguirlo. Lasciamo indietro Corinne e Lorna, la prima totalmente presa dai suoi scarabocchi, la seconda completamente ubriaca, e passiamo dalle cucine, tornando nel ristorante dove sono stata la mattina prima.

Anche lì ci sono delle persone, quattro per l’esattezza, sedute attorno ad un tavolino.

Si voltano non appena ci sentono arrivare, mi fermo alle spalle di Seth, mentre lui mi presenta.

Sono due ragazze più o meno della mia età e due ragazzi che invece sembrano molto più grandi, almeno una trentina d’anni. La prima ragazza che mi porge la mano è una brunetta dagli occhi verdi, taglio scalato con ciuffo ribelle, il taglio che avrei sempre voluto farmi io, se non avessi questi dannati capelli ricci o pseudotali. Si chiama April e mi dice subito di essere iscritta a Giurisprudenza e che il lavoro da cameriera serve a pagarle gli studi. Assomiglia alla Barbie che volevo da bambina, prima di capire che le Barbie sono la peggiore personificazione degli stereotipi sessisti. Ha l’aria di una cheerleader americana, con il naso a patata e le guance piene su un corpo invece magro. Constato con sollievo che non è vestita come quelle altre due tipe strane, porta dei semplici jeans e una maglia verde smeraldo. La seconda, invece, mi stupisce alquanto, si presenta come Abigail, ma Seth sottolinea subito di chiamarla Gail. Lei rotea i grandi occhi sporgenti con espressione meravigliata, ma Seth alza solamente gli occhi al cielo, dicendo di lasciar perdere. Sembra la copia sputata di Luna Lovegood, a parte che ha una massa incolta di ricci rossi sulla testa modello Melanie B delle Spice Girls ed è di colore. Porta due spessi occhiali da sole, rotondi e di colore rosa, ma dice di averne di tutti i colori. I capelli sono malamente trattenuti da una fascia rossa, che non fa altro che far risaltare ancora di più il cespuglio di riccioli. A completare il tutto, un top nero con delle paillettes e un paio di jeans zebrati su sandali con zeppa altissima neri. Insomma, sembra uscita dagli anni ’70. Ma qualcuno le ha detto che sono finiti da secoli?

Poi, si presentano i due ragazzi. Il primo è Lawrence, il cuoco, un omone dal collo taurino e capelli lisci e rossicci sul capo. Mi sovrasta in altezza di almeno venti centimetri buoni e io non sono un tappo! È molto muscoloso e, quando mi stringe la mano, mi fa decisamente male. Ma sembra anche un tipo a posto. È gentile e mi dice che se ho bisogno di qualcosa, posso tranquillamente parlarne con lui. Sorrido ai suoi piccoli ed acquosi occhi celesti, ma che sembrano sinceri. Il secondo invece mi fa subito innervosire. È Trey, il Dj. Lo so che sembra una filastrocca, ma c’è anche di peggio. Quando si presenta, si passa languidamente la mano tra i capelli neri con le punte delle ciocche biondo platino, che sono sparati in ogni direzione. Poi mi stringe la mano decisamente per troppo tempo, facendo finta di nulla e squadrandomi dall’alto in basso, una luce maliziosa negli occhi castano chiaro. E poi, sempre con enorme nonchalance, mette una mano in tasca e ne estrae un cartoncino colorato con su il suo numero di telefono.

Chiamami, bambolina…” la mano ancora attaccata alla mia, accompagna il tutto con un occhiolino seducente.

Mi stacco con un violento strattone e sorrido a denti stretti: “Ne sarei felice! Potrei accompagnarti dal parrucchiere, sai che bello? Tu ti rifai quei tuoi insulsi capelli bicolori da pseudofigo che non riesce a rimediare una fidanzata, mentre io… non so… potrei parlarti del mio ragazzo e delle sue violente crisi di gelosia e del fatto che è già la terza volta che finisce dentro per lesioni aggravate! Non sarebbe meraviglioso?”.

Lui impallidisce e dice solamente: “Non hai un ragazzo, vero? Mi volevi solo far spaventare?”.

“Certo che ce l’ho…” brontolo offesa “Mi dispiace che tu non ne abbia uno…”.

Tutti scoppiano a ridere, dandosi di gomito, tranne Gail che rimane con l’espressione persa nel vuoto. Ora mi ricordo, altro che Luna… questa è identica alla Cooman, quando fingeva di avere le visioni per farci stramazzare di terrore.

“Ehi, dolcezza…” Trey si riprende, dopo che finalmente ha capito perché i suoi amici stavano ridendo “Qui l’unico gay è Seth, non certo io… e se non ci credi, posso sempre portarti nelle cucine e…”.

“Trey!” lo interrompe April, scandalizzata.

“E poi che hai da dire su di me?” chiede Seth innocentemente.

“Perché non è vero che sei gay?” risponde Trey sulle difensive.

“Certo che è vero… non credo che sia un problema… no?”.

Ora mi spiego le movenze femminili… e i tesoro stile vecchia zia, ripetuti continuamente…

“Amico, per me non c’è problema…” blatera Trey, sollevando le palme delle mani in difesa “Fin quando sbavi solo dietro a Danny e lasci stare me…”.

Sei innamorato di Ryan?!” chiedo, scoppiando a ridere ed indicandolo. Sono immediatamente seguita da April e Lawrence, ed alla fine anche da Trey e persino Gail.

“NO!!!” urla Seth, mentre noi continuiamo a ridere e lui nega con energia, paonazzo dalla testa ai piedi.

“NON E’ VERO!!!!” continua ad urlare lui, i pugni chiusi, ma non riesco a smettere di ridere. Non per lui, ovvio, ma per Malfoy. Mi farebbe pena chiunque si prenda una cotta per lui.

“Sii sincero… non lo sogni, quando si fa la doccia?!” ride ancora Trey, la mano che si asciuga delle lacrime invisibili.

“E non scodinzoli come un cagnolino, quando lo vedi?” replica April, ridendo anche lei.

“Allora questo è vero amore!” soggiungo divertita, una mano sulla bocca per trattenere le risate.

Poi improvvisamente le voci si smorzano all’improvviso, sostituite da un rumore di passi lento e cadenzato. Tutti tacciono in silenzio e si guardano pensosamente in viso; non capisco, certo che in questo posto la malattia mentale deve essere un requisito base per essere assunti. In senso lato, sono una persona al di fuori dell’ordinario, ma, se si intende se faccio uso prolungato di psicofarmaci, non sono il soggetto clinico giusto.

Mi sporgo oltre Seth per vedere chi è arrivato, presupponendo che si tratterà del principe di tutti gli animali che strisciano su questa terra. Ed invece non è Malfoy. È una ragazza, credo la più bella ragazza che abbia mai visto.

Avanza verso di noi una giovane donna, altissima, almeno una spanna sopra di me. Ha capelli lunghissimi e biondo platino, legati in una coda alta sul capo. Sembrerebbe quasi una Veela e non me ne stupirei, considerando che le ultime cose che sapevo di Malfoy, era che usciva con la cugina di Fleur Delacour. I presupposti ci sarebbero: il fascino, la bellezza, i capelli biondi, gli occhi blu oltremare, circondati da una selva di ciglia nere e folte ed atteggiati in un espressione di svogliata noncuranza. Insomma, potrebbe essere tranquillamente la nuova ragazza di Malfoy, considerando che quello dovrebbe prendersi una che sia nei suoi canoni di perfezione assoluta. E questa ragazza, sia una Veela, una strega o no, lo è decisamente. Credo che indossi almeno un paio di centinaia di sterline. Occhiali da sole tondi Chanel, con strass a forma di fiore su una delle stanghette, calati sul capo; camicetta smaniata bianca con trine e pizzi carinissimi con il logo della Blumarine su un polsino; pantaloni gessati neri sotto il ginocchio; ballerine panna. Come se non bastasse, una collana extra lunga di perle bianche, annodate in due file attorno al collo, con l’aggiunta di piccoli fiocchi di raso rosa e un bracciale orologio con piccoli ciondoli d’oro bianco. Una modella, insomma, non può essere altrimenti. Cerco di recuperare la mia faccia pseudo-razionale, la sto guardando (ed invidiando, non ho problema ad ammetterlo!) da almeno mezz’ora buona.

“Vedo che ci si diverte…” commenta e la sua voce risuona quasi malevola “Nonostante ci sia da finire l’inventario e domani si riapra… Danny sarà molto contento di saperlo…”.

Vedo Seth irrigidirsi, figuriamoci se desidera che Malfoy sappia della sua negligenza.

“Stavo presentando la nuova ragazza agli altri, Summer…” risponde impacciato Seth, grattandosi con nervosismo il collo “Non stavamo perdendo tempo…”.

“Dove sono Corinne e Lorna?” la voce resta sempre fredda e monocorde. Non pare nemmeno averlo sentito, inarca solamente un sopracciglio.

Seth si limita ad indicare con il capo la porta che conduce al pub.

Summer sorride freddamente, anzi solleva un poco in su gli angoli della bocca. La parola sorridere è decisamente esagerata. Mi ricorda per un attimo Lavanda e Calì, quando lessero sul “Settimanale delle Streghe” che ridere faceva venire le rughe. Se ne andarono un mese a fare le sfingi, immobili, con la paura persino di parlare e di dire qualcosa di minimamente divertente. Per loro, fu uno sforzo enorme, considerando che passavano metà della loro vita a ridacchiare. Forse per questo, quando lessero sul “Cavillo” che ridere invece faceva ringiovanire, ricominciarono beatamente a sghignazzare tra loro. Mai parola di quel giornale spazzatura fu considerata tanto veritiera. Deduco per la scarsa forza di volontà di quelle due oche. Ma magari questa qui… questa… Summer… ne deve avere di più… non sorride nemmeno per sbaglio… e l’aria da sergente maggiore ce l’ha ampiamente…

“Immagino che stanno facendo Corinne e Lorna…” risponde lei “Staranno dando fondo alle riserve etiliche della Gran Bretagna… Seth, se dovesse mancare anche una sola bottiglia, lo sai che succederà. Danny ne detrarrà il costo dal tuo stipendio… come vicedirettore, non dovresti permettere che queste cose accadono… ma puntualmente ogni mese siamo ancora allo stesso punto… la faccenda sta diventando seccante e non vorrei doverla risolvere… personalmente… e credo anche… definitivamente…”.

Questa deve essere assolutamente la ragazza di Malfoy! Che razza di arpia, sorride o perlomeno finge di farlo tutta soddisfatta e tronfia di sé, e so benissimo dove l’ho già vista quella faccia! Malfoy! E pensare che credevo che la regina delle serpi fosse la Parkinson, ma quella è una ragazza angelica in confronto! La regina delle serpi… Malfoy deve aver fatto un’audizione per trovarla… bionda come lui, perfida come lui, presuntuosa come lui. E poi dicono che gli opposti si attraggono…

Sono ancora persa in questi pensieri, quando la donna serpente in questione, mi chiede raggelante: “Sei tu quindi la nuova cameriera?”. La sua smorfia di disappunto e disgusto deve essere geneticamente collegata a quella dei Malfoy, non c’è altra spiegazione. In fondo, i maghi purosangue non si sposavano tra cugini o altri parenti? Questa deve essere la promessa sposa di Malfoy. Summer Malfoy… suona anche bene. Ormai è certo, Malfoy l’ha fatto decisamente apposta.

Annuisco con il capo, limitandomi solo ad aggiungere il mio nome. Sono educata, io.

Lei, come se niente fosse, prosegue ancora: “Quali sono le tue referenze?”.

E dalle con queste referenze… NON NE HO!!!!! Lo devo mimare per farlo capire???!!!

Schiocco la lingua con fastidio e replico a tono, imitando per quanto mi riesca la sua voce polare: “A quanto pare, solo la mia sfortunata conoscenza del signor Ryan… è sufficiente o devo conoscere anche la Regina e mezza Camera dei Lords?”. La guardo con aria di sfida, quanto sono mitica? Da uno a dieci? Undici? Ma dai, siete troppo generosi… nella mia mente, sono in piedi sulla sua testa ed improvviso la mazurca di periferia…

La scena che però mi si para davanti non è quella del Carnevale di Rio de Janeiro, con la mia faccia su ogni bandierina e su un mega poster sopra ogni carro allegorico… decisamente, non è quella. Direi che è maggiormente simile a quando Piton ci annunciava un compito a sorpresa sulla pozione più difficile di tutto il corso. Ed io ero l’unica che ne avevo minimamente sentito il nome. Le mie ultime parole, infatti, sono state accompagnate da una serie di strane scenette. Allora, gli altri si sono stretti nelle spalle e sono impalliditi, lanciandosi sguardi sibillini tra loro, autenticamente pieni di terrore; Seth ha assunto un’espressione compiaciuta e mi guarda come se fossi la sua migliore creazione e contemporaneamente osserva di sottecchi Summer con l’aria di un gatto che si è appena divorato una razione enorme di panna montata. Ma quella che mi lascia decisamente più sconcertata è Summer, la donna bionica. Perché adesso non è affatto bionica, anzi devo averla fatta arrabbiare anche parecchio, qualsiasi cosa io abbia detto. Il bel viso liscio è coperto di sottili chiazze rossastre, ha contratto convulsamente i pugni, e gli occhi oltremare sono stretti in due fessure, oltre ad essere attraversati da scariche elettriche. Un brivido mi passa lungo la schiena, ora capisco perché gli altri erano spaventati, deve essere una sua attività consueta.

“Quindi tu conosci Danny…” constata, vuole essere fredda, ma la sua voce risulta innaturalmente acuta.

Non capisco che ci sia di strano e di eclatante a conoscere Malfoy… come se nel mio curriculum vitae, scrivo sempre Conosco Draco Lucius Malfoy quasi come se avessi scritto Conosco Benedetto XVI ed avete presente la finestra da cui si affaccia al Vaticano? Io abito accanto! Manco fosse il signore del mondo…

Annuisco controvoglia.

“Come lo conosci?” mi incalza Summer, la voce ancora più alta e il volto sempre più nervoso.

“Andavamo a scuola assieme… ma che cos’è questo, un interrogatorio? Perché non lo chiedi a Ryan come lo conosco?!” sbotto seccata. A parte il fastidio, c’è anche il fatto che non so che cosa dire e cosa no. Che diamine avrà detto Malfoy a tutti come Danny Ryan?

Summer mi ignora platealmente e prosegue, avvicinandosi di un passo: “Siete amici? Da quanto tempo non vi vedete? Vi sentite spesso? E siete stati assieme?”.

“STOP!!” urlo nervosa, ponendomi minacciosa davanti a lei “Si può sapere che vuoi?!”.

“Voglio sapere in che circostanze hai conosciuto Danny…” risponde lei, tornata fredda come prima.

“E per quale ragione di grazia?” chiedo falsamente cerimoniosa.

“Perché è il mio ragazzo… e lui non mi ha mai parlato di te…”.

“Ti posso assicurare che nemmeno io parlo volentieri di lui…” mormoro a denti stretti “Quindi, puoi benissimo chiederlo a Ryan di parlarti di me, così gli farai venire la stessa ulcera nervosa che stai facendo venire adesso a me…”.

“Perché lo chiami Ryan?” mi fa gelida, ancora incurante di quello che le ho detto.

“Perché non si chiama cretino, di cognome…”  la mia pazienza se ne sta rapidamente andando ai pesci. Non la sopporto più. Non capisco perché hanno tutti questa assurda curiosità e venerazione per Malfoy? Che siano sotto Imperius? Potrebbe essere… in effetti, è la sola spiegazione plausibile. Guardo di sottecchi Summer per scorgere le pupille dilatate e le narici frementi da Imperius prolungato, i segnali ci sono, ma Malfoy dovrebbe averla incantata per bene per farle una fattura simile. Ne sembra ossessionata, non innamorata. E dubito che Malfoy abbia un simile talento. Né un simile gusto, snobbava la Parkinson se si esibiva nella sua migliore imitazione della piovra gigante, figuriamoci lei… una babbana…

Sono ancora presa dai quei pensieri, quando nuovamente tutti si ritraggono a disagio e si stringono nelle spalle. E stavolta so di non potermi sbagliare… infatti, alle mie spalle, è comparso Malfoy. L’ho capito dallo sguardo di Summer meravigliato e cuoriforme, da quello di Seth di poco dissimile e da quello degli altri, anch’essi adoranti. E se ci sia lo zampino dell’Amortentia? No, non sapeva preparare nemmeno quella! Ma che diamine li ha fatto Malfoy?

“Danny!” cinguetta Summer, esattamente come Seth che la guarda in cagnesco. Sembra una scena da commedia napoletana… le due comari che si scontrano per l’uomo dei loro sogni… incubi, mi correggo… lo guardo in tralice, mentre lui si avvicina con passo lento e misurato, oltrepassando l’ingresso. Una cosa è vera, esattamente come accadeva ad Hogwarts, Malfoy ha l’indiscusso talento di riempire le stanze. Non so come definirlo, è una sensazione particolare, mi ricordo che l’aveva anche Viktor… come se ti schiacciasse contro le pareti per fare posto alla sua persona, strano? Abbastanza… allora cerco di spiegarlo meglio. Quando Malfoy entrava nella Sala Grande, nel bene e nel male ce ne accorgevamo. Ancora prima che aprisse quella sua sgradevole bocca, ancora prima che la Parkinson iniziasse a uggiolare assieme alle altre Serpeverde, ancora prima. Appena varcava il cancello dell’ingresso, sapevi che era entrato. Il passo inconfondibile, le movenze leggere, insomma c’era qualcosa di estremamente… come posso definirlo… elegante, sì, elegante nella sua persona. In fondo, chi potrebbe negare che Lucius Malfoy e Narcissa Black non fossero eleganti, pace all’anima loro? Mangiamorte sì, ma sempre raffinati. Non solo nel vestiario, ma anche nel comportamento, nell’atteggiamento e nei gesti. Credo che ce l’abbiano nella genetica, e da bambini evidentemente hanno mangiato pane ed etichetta. Quella fu la prima cosa che mi colpì di lui, appena lo vidi. Ricordo, non chiedetemi per quale astrusa ragione, il nostro primo incontro, la mattina del 1° settembre di ormai tredici anni fa. Ero nel corridoio del treno, accucciata per terra alla ricerca dello stramaledetto rospo di Neville, scappato per la trecentesima volta. Una ragazza stava per calpestarmi, avrei saputo solamente dopo che era quella serpe di Pansy Parkinson. Qualcuno la trattenne per un braccio, evitando che mi spiaccicasse al suolo. Ed era Malfoy. Incredibile, no? Non tantissimo a pensarci bene, perché in quel momento non sapeva della mia origine mezzosangue, non sapeva nulla di me, neanche il nome. E io nemmeno. Le sciocche chiacchiere sulla purezza della razza erano a miglia e miglia da me e da lui, certo lui già ci credeva, ma quel discorso era invece una delle poche cose che davvero io non sapessi. Sollevai lo sguardo su di lui e, non so, mi colpì. Mi colpì veramente molto, biondo com’era e così elegante ed impettito. Lo guardai senza capire, mentre lui mi scrutava dall’alto in basso. Lo imputo al fatto che fossi solo una bimbetta ingenua, ma mi fece ricordare un’illustrazione che c’era su un mio libro, il Piccolo Principe. Nella mia mente, fu subito accostato ad un principe, anche se non mi chiese né se mi fossi fatta male e nemmeno mi aiutò a sollevarmi. Ma era Malfoy, in fondo. Rimase un principe nella mia mente per ventiquattro ore nette. Alla prima lezione di Trasfigurazione, mi dava fastidio; alla seconda, mi irritava; alla terza, mi stava antipatico; alla quarta, avrei ballato sul suo cadavere. E dalla quarta lezione in poi, non ci furono mutamenti di rilievo. Per tredici anni.

Adesso infatti lo guardo con il medesimo astio di allora, lo stesso identico odio della bambina di undici anni che cancella il principe dalla sua testa, quando lo vede prendere in giro Neville o disturbare la lezione, entrambi crimini passabili della pena capitale per me. L’astio è uguale, e in fondo credo che uguali lo siamo anche io e lui. No, invece. Stavolta siamo entrambi due persone normali e, non lo so perché, mi si accosta anche l’aggettivo inutili. Siamo babbani tutti e due, per costrizione altrui. È la prima vera cosa che ho in comune con Malfoy; non ci avevo ancora pensato. Forse mi fa un po’ ribrezzo o magari mi da solamente una sensazione strana.

Lo guardo ancora, atteggiando il mio viso ad un’espressione indifferente, mentre lui ci raggiunge con un’ultima falcata. Stranamente sfuggo dal suo sguardo, celato da un paio di RayBan dorati. È come se abbia paura che legga i miei ultimi pensieri… non che siano chissà che, ma mi infastidiscono alquanto al pari di lui. Mi dà fastidio quella ciocca di capelli dorati che gli cade sulla fronte, quella piccola ruga d’espressione ai lati delle labbra, la sua giacca di pelle nera stile TopGun, i suoi jeans chiari, insomma mi dà fastidio tutto di lui. Malfoy guarda Summer e gli altri con espressione interrogativa, deve essere strano che se ne stiano lì, fermi ed immobili. Poi mi vede e la sua espressione cambia, si resetta sul mio programma personale. Ovviamente disgusto, fastidio ed odio malcelato.

“Granger…” constata freddamente, togliendosi gli occhiali da sole “Evidentemente devo aver usato involontariamente il serpentese…”.

“Tu non lo parli il serpentese…” mormoro tagliente.

Nessuno parla lingue inesistenti, Granger… hai sempre una fantasia sfrenata…” la sua voce si è fermata sulla parola nessuno con forza. Ho capito. È ovvio che nessuno parli Serpentese. Tra i babbani.

Quant’è idiota… prima lo dice lui e poi rimprovera me.

“Che ci fai qui, allora? Ci speravo a rivederti per la fine del mondo…” risponde, incrociando le braccia e guardandomi in attesa. Come che ci faccio qui?! Ma soffre di amnesie in tempi brevi?

“Come che ci faccio qui, Ryan?!” chiedo, sconcertata e nervosa.

“Ryan?” chiede lui, perplesso, guardandomi come se fossi una povera pazza.

“Certo, Ryan!” accentuo con ironia l’ultima parola “E’il tuo cognome, no?!”. Il tonno non deve aver capito che gli sto praticamente reggendo il gioco da povera imbecille, quale sono. Infatti, mi guarda ancora perplesso, poi un lampo di comprensione gli attraversa il volto ed allora mi guarda sospettoso, sgranando gli occhi grigi. Evidentemente si chiede perché lo stia facendo. Magari se lo stanno chiedendo tutti… d’accordo, d’accordo, Malfoy non mi sta improvvisamente simpatico, ma insomma non lo voglio sulla coscienza. Un Mangiamorte folle lo rintraccia e lo ammazza solo perché l’ho chiamato con il suo vero nome. Magari quel giorno sarà proclamato festa nazionale, ma forse mi sentirei un pochino responsabile, nonostante il clima di festeggiamenti. E ci manca solamente questo nel caos della mia vita. Essere responsabile dell’orribile fine di Malfoy. Non ci voglio nemmeno pensare. E poi, Harry mi ha detto di credergli e lui è il Ministro, e quindi è un po’ anche come… insomma, obbedire a degli ordini… sono l’ex (ancora per due stramaledettissimi anni!) capo degli Auror, se non lo do io il buon esempio e non ascolto il Ministro, non lo farà nessuno! Ne va del futuro del mondo magico e della sua governabilità!

“Granger!” la sgradita voce consueta mi riporta alla realtà concreta dei fatti “Sto aspettando una risposta”.

“A quale domanda?!” chiedo ancora decisamente snervata, incrociando nuovamente le braccia in segno d’impazienza.

“Alla domanda CHE COSA DIAVOLO FAI DI NUOVO, QUI???!!”  pronuncia lui con tono lento e cadenzato, come se fossi una povera deficiente.

“Ryan, guarda che la schizofrenia è una malattia alquanto comune… non devi vergognarti… puoi anche farti curare una buona volta…” concedo in tono accondiscendente e comprensivo “Almeno eviterai di fare una cosa e dimenticartene il giorno dopo…”. Lui inarca elegantemente un sopracciglio biondo e chiede ancora: “Granger, sei impazzita tra le altre cose in questi anni?”. Sbatto le palpebre un paio di volte, guardandolo … o mio Dio… vuoi vedere che…

“SETH!!!” urlo alla figura informe alle mie spalle “Ma Ryan non sapeva nulla del fatto che mi avevi assunta?!”.

Lui si accartoccia su sé stesso come un verme e mugugna un no.

“L’hai assunta?!” chiede a sua volta Malfoy, l’espressione furente “Non ti avevo forse detto che io non avrei mai voluto nel mio locale la Granger?!”.

Il vermetto, mentre si contorce nervosamente le mani, mugugna un sì.

“E allora perché mi hai chiamata? Dicendomi espressamente che Malf… cioè, Ryan… insomma, questo qua…” e lo indico con un gesto insofferente della mano destra e uno sbuffo di nervosismo “… voleva che io lavorassi qui?!”.

“Le hai detto questo?!” alla mia voce si unisce di nuovo quella di Malfoy. È la seconda volta che trovo una somiglianza con Malfoy nella stessa giornata. Ci deve essere un enorme cospirazione governativa alle mie spalle, più una congiunzione astrale decisamente sfavorevole alla mia persona.

“Insomma, è tutto risolto, no?” la voce fredda di Summer mi ferisce le orecchie come lo stridio di un oggetto appuntito su una superficie liscia “Danny non è d’accordo con l’assunzione di Seth ed è il proprietario. Io sono il direttore e non lo sono nemmeno io… quindi…”, si rivolge melensa a me: “Signorina Granger, grazie, ma provvederemo diversamente…”.

La vorrei uccidere, davvero, la vorrei uccidere… guardo alternativamente con la bocca spalancata sia lei che Malfoy, che è rimasto in silenzio. Cioè, fatemi capire bene… sono venuta qui stamattina per niente? Ho dovuto rivedere per la seconda volta in due giorni Malfoy per niente? Non sono corsa da Dean per niente?

“Non ha capito, signorina Granger?” chiede ancora dolce Summer, sorridendo più ampiamente di quanto non abbia mai fatto fino a questo momento. Gli altri se ne stanno in silenzio, ho ben capito come stanno le cose. Malfoy e la regina del male dispongono e loro obbediscono. Che schifo… forse è meglio che sia andata così… ma a chi la do a bere? Ho bisogno di lavorare, ci avevo contato su questo posto, nonostante tutto. Trovandomi un lavoro, sentendomi di nuovo utile, magari le cose tra me e Dean si sarebbero sistemate… l’umiliazione e la rabbia mi fanno offuscare gli occhi di piccole lacrime nervose, ma le trattengo con forza, stringendo i pugni convulsamente.

“Avresti dovuto immaginartelo, no?” sento Malfoy dire con voce scontata. Non sollevo lo sguardo che rimane ostinatamente abbassato, ho abbastanza paura della mia reazione in questo momento “Sei stata abbastanza stupida… non che sia una novità, in fondo… ma andiamo… come hai potuto pensare che io ti avrei assunto? E che avremmo lavorato assieme come due amici di vecchia data?”.

In effetti come ho potuto pensarlo?” chiedo più a me stessa che a lui, poi sollevo orgogliosamente lo sguardo e lo fisso negli occhi, alzando il mento. La mia voce ritorna bassa e meno tremula, saturandosi della rabbia e del disgusto, come sempre.

“Potrei ingannare loro…” dico sadica, rivolgendomi alla platea silenziosa che ci osserva “La tua fidanzata papera o anche Harry… “, un mezzo sorriso cinicamente soddisfatto si dipinge sul mio viso “… ma me no, Malfoy, mai… non sei mai cambiato, né mai cambierai… che c’è? Mi volevi vederti implorare per avere il posto? Hai saputo della mia condanna? Bene, fatti due risate… non mi interessa… mi basta sapere che tutti possono dire quello che vogliono, crederti, ma invece essere sicura sempre e per sempre del contrario. Mi basta questo. Vedere che mi hai fatto richiamare solo per avere la soddisfazione perversa di fingere di non sapere nulla… la cretina sono stata io a tornare…”, sputo fuori le mie ultime parole con ribrezzo: “Sei esattamente come tuo padre…”.

L’espressione apatica con cui mi guardava prima muta velocemente in una di collera pura. La pelle diafana del suo volto si tinge di rosso, mentre contrae le labbra nervosamente, sotto gli occhi assolutamente sconvolti di Summer e gli altri. Non ci devono essere abituati, evidentemente stona con il loro perfettissimo Danny, ma invece questo è solo Malfoy. E io so perfettamente di che cosa è capace.

“Non ti azzardare a nominare mio padre, Granger…” mormora, muovendo minacciosamente un passo nella mia direzione. Gli scoppio a ridere in faccia con disprezzo: “Lo vedi, non sei cambiato di una virgola… non ti permetterò di rifarmi quello che mi hai fatto in sei anni…”, mi volto, dandogli le spalle, per poi rivolgermi ancora a lui, nonostante il mio sguardo sia ancora fisso davanti a me. Aggiungo sibillina, anche se so perfettamente che lui mi intenderà benissimo: “Ringrazia solo Harry… e il fatto che tu abbia fatto quella scelta quattro anni fa… altrimenti sai che ti sarebbe successo… e avrei pregato ogni giorno perché potessi farlo io e non un altro…”.

Sento gli sguardi degli altri addosso, sulla porta scorgo anche Corinne e Lorna, evidentemente attirate dalle urla. Non mi interessa, anche se a loro sembrerò una povera pazza. Sono loro a non capire, sono loro a credere in una persona che non esiste, non io, io che non ho a che vedere né con loro, né tantomeno con lui. Sono l’unica qui dentro che ha la minima idea di che razza di persona sia Malfoy e mi è sufficientemente bastato. Non mi interessa che si sia redento alla fine della guerra, né che adesso sia un babbano, né tutto il resto. Già il fatto che abbia detto a Seth di chiamarmi e poi… che nervi… mentre ripercorro la strada all’incontrario, nel silenzio generale, stringo ancora violentemente le mie mani, le nocche sono livide. Apro la porta, uscendo all’esterno e respirando l’aria fresca (anche se non propriamente pulita… ma sapete quante polveri sottili ci sono in un centimetro quadrato a Londra? Insomma, tante, non ricordo la percentuale… ma, perché non mi faccio ancora ricoverare?). Chiudo gli occhi, cercando di recuperare la calma e il controllo di me stessa, facendo training autogeno. Malfoy è solo un demente, io sono superiore; Malfoy è solo un demente, io sono superiore; Malfoy è solo un demente, io sono superiore; Malfoy è solo un demente, io sono superiore… col cavolo!!! Ci scommetto la patetica scenetta che ha organizzato! Qualcuno dei Serpeverde, perché sempre di serpi si parla, gli avrà detto che sono stata licenziata. Chi può essere stato? Ma certo, quel pettegolo di Zabini, stava nell’ufficio proprio di fronte al mio, alla Cooperazione Internazionale. Dannato! E Malfoy si è fatto una bella risata, per ore, e quindi ha orchestrato questo bel pianetto! Che altro motivo avrebbe avuto Seth in caso contrario, no? E poi è perfettamente nella sua natura di Mangiamorte incallito! Lo so che non è un Mangiamorte, ma chissene… il marcio sempre quello è! Maledetto, tutto solo per umiliarmi!! E poi faceva l’attore, il candido e il puro… di che parli, Granger?! ma quanto vorrei ucciderlo… sarei diventata una Mangiamorte, se Voldemort mi avesse offerto la sua testa su un piatto.

Batto i piedi con foga, irritata per l’ingiustificata perdita di tempo. Poi guardo l’orologio al mio polso, le dieci e mezzo… bene, faccio appena in tempo per la pausa caffè di Dean. Forse è meglio che passi da Ginny, almeno ci smaterializziamo e mi accompagna, così non rischio di arrivare in ritardo. Ci mancherebbe anche questa… tra l’altro, il cielo si è rannuvolato, l’aria si è fatta più fredda e il vento gonfia la gonna larga del mio vestito azzurro, facendomi rabbrividire e chiudere nelle spalle, mentre un brivido di freddo mi scorre lungo la schiena. Incrocio le braccia attorno alle spalle nude ed inizio a camminare per raggiungere la strada principale e dire finalmente addio a questa alcova (alcova? Alcova?! Ma da dove mi è uscito?!) di pazzi.

Faccio qualche passo, ma nemmeno riesco ad uscire dalla strada che qualcosa di pesante mi colpisce sulla testa. Ahia! Ma che cavolo! Oggi è veramente giornata! I piccioni sono diventati stitici o che altro? Mi massaggio dolorante la testa, mentre vedo l’autore del misfatto allontanarsi veloce nel cielo grigio. Le sue ampie ali scure risaltano contro le nuvole temporalesche… ali scure… lo guardo bene, strizzando gli occhi a causa della lontananza. Un gufo! Mi guardo febbrilmente attorno, e vedo ciò che mi aveva colpito prima. Un piccolo pacchetto circondato da una carta scura e tenuto assieme da uno spago. Lo prendo esitante tra le mie mani, guardandomi attorno, ma l’unica strega o pseudotale sono io, quindi deve essere per me… l’ultimo sospetto che potrebbe essere per Malfoy viene fugato dalla piccola etichetta sul pacco, che reca le parole Per Hermione Jane Granger.

 

 

Ed ecco a voi, fresco di giornata, un nuovo aggiornamento!! Sono davvero cattiva, lascio sempre nel momento migliore…!! Ahahahha!!! Sono contenta che le recensioni stanno aumentando, olè!! Forse allora sta storia non fa poi così schifo!! Ehehehe!!! Ringrazio tantissimo giuly94, cy17_love, lunachan62, francy_hurt_16 (non so davvero da dove mi sia uscito l’incanto imber, insomma Hermione pensa alle cose più assurde quindi ci può stare… è facile scrivere di lei, perché praticamente per come l’ho resa sto descrivendo me stessa!) e nefene (Ron è stato davvero moooolto ingenuo!!).

 

 

   
 
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