Capitolo 16: phon bruciati, falò sulla
spiaggia e
sussurri eccitanti
Kairi pettinava i
capelli rossi e liscissimi guardandosi allo specchio, tanto euforica da
sembrare una bambina che ha appena trovato la bambola che aveva chiesto
accanto
al cuscino, nuova di zecca.
Lasciò che il vapore
emanato dall’acqua appena chiusa appannasse un po’ il vetro, poi uscì
dal bagno
con un asciugamano annodato sul seno e che la copriva fin sotto al
ginocchio.
Attraversò il
corridoietto e raggiunse la stanza sua e di Naminè, poi si sedette sul
letto e
tamponò appena i capelli con un secondo asciugamano.
Fuori dalla
finestre, il cielo limpidissimo d’estate rifletteva la luce chiara dei
raggi
sulla stanza.
Fece un piccolo
sospiro, sentendosi improvvisamente sperduta in quel piccolo spazio
pieno di
vestiti spiegazzati e calzini gettati a terra.
Ancora non riusciva
a crederci.
Ce l’aveva fatta.
Si era messa con
Sora, il suo Sora.
Era talmente felice
da non trovare neanche le parole, delle quali, purtroppo, Rikku e Yuna
erano
parecchio provviste.
Quando erano
rientrate al bungalow, prima di andare a
cena la sera prima, non si era trattenuta, nonostante per tutto il
pomeriggio
si fosse promessa il contrario, e aveva raccontato tutto alle ragazze.
Naminè,
naturalmente, si era dimostrata tranquilla come al solito, ma le si era
avvicinata e l’aveva abbracciata calorosamente, sussurandole in un
orecchio un
“ne ero sicura, Kacchan.”
Paine, dal canto
suo, si era limitata ad alzare gli occhi al cielo e dire tra sé e sé un
qualcosa
di simile a “ecco un’altra vittima. Tutto questo amore mi fa allergia.”
Selphie si era
dimostrata insolitamente poco propensa a fare casino, ma le aveva
subito fatto
l’occhiolino, felice per lei.
Ovviamente, la
reazione di Rikku e Yuna era stata ben diversa: quelle due matte,
elettrizzate
dallo scoop, le erano letteralmente saltate in groppa e in braccio,
rischiando
di farla schiantare al suolo come se avesse inciampato sul suo stesso
imbarazzo.
Erano sempre le
solite, non c’era niente da fare, e stava seriamente iniziando a
preoccuparsi
che non sarebbero mai cambiate.
“Kacchan, sbrigati!
Abbiamo appuntamento tra venti minuti!”
Kairi sussultò e
guardò rapidamente l’orologio da polso.
…oh, no!
“Accidenti!” gridò,
in preda al panico, alzandosi in piedi e guardandosi attorno.
Diamine, dove lo
aveva cacciato?!
Guardò verso la
porta con un’espressione impagabile sul volto.
“Namichaaaaan…”
vagheggiò, e l’altra sospirò.
“Oh, Kacchan, ma
dove hai la testa?! Sarà la nona volta in due mesi che perdi il phon
per la
stanza.
Dovresti davvero
mettere un po’ in ordine, sai? Lo avrei fatto io, ma la tua valigia è
strapiena”
Naminè lanciò uno sguardo vacuo al bagaglio aperto dell’amica in un
angolo
della stanza “e, sinceramente, non so dove altro buttare la tua roba
sparpagliata.”
“Scusascusascusascusa!
Hai super ragione!! Sono troppo disordinata!” esclamò Kairi,
abbassandosi a
guardare sotto il letto.
“Oh, non userei
proprio la parola ‘disordinata’, sai Kacchan?” fece l’altra, con la
voce
colorita dal solito tocco di dolcezza “io dire piuttosto…che sei una
persona
dotata di molta creatività.”
Kairi le avrebbe
risposto, se non fosse stata completamente concentrata sul problema
dell’ora,
ovvero: dove diavolo era finito, quello stramaledetto phon?
Cercò di fare mente
locale, tentando di ripercorrere l’ultima volta che lo aveva usato, ma
l’unica
immagine che le venne alla mente fu quella di Sora che, sorridente, le
veniva
incontro.
Sentì una morsa
improvvisa allo stomaco, una sorta di ansia mista a incomparabile
felicità, ma
ache tanta agitazione.
Non sapeva neanche
come comportarsi, appena lo avrebbe rivisto.
Per la prima volta,
le venne in mente che, quando si sarebbero visti…
Oh, merda!
Si sarebbero
sicuramente…sicuramente…
Tentò di scacciare il
pensiero con una scossa del capo, ma era del tutto inutile: cominciava
a
sentire la pura del primo bacio.
Primo. Bacio.
Quelle due dannate
parole iniziarono a viaggiarle da una parte all’altra del cervello, e
lei
avrebbe solo voluto aprirsi la testa e buttarle fuori da lì.
Naminè, accortasi
che Kairi era salita sulla nuvoletta rosa dei pensieri romantici, tentò
di
richiamare la sua attenzione con un colpo di tosse, sorridendo; ma
l’altra
sembrava essere entrata in una specie di trance psicosomatico, tanto
che aveva
la stessa espressione di una che ha appena assistito all’accoppiamento
del suo
cane.
La ragazza alzò gli
occhi al cielo, sospirando di stanchezza, poi si limitò a voltare le
spalle e
ad uscire dalla stanza.
“Kacchan…” gridò,
una volta che tornò in salotto.
Kairi, dalla stanza
da letto, ebbe un brivido e finalmente tornò in sé.
“Cosa?”
La voce di Naminè
sembrava tranquilla, e Kairi non riusciva davvero a capire come facesse
a
mantenere il controllo in qualsiasi situazione.
“…il phon è andato a
fuoco ieri sera.”
**
Roxas sentiva ancora
quella sensazione di nausea, nonostante fossero passate già parecchie
ore.
Era stata la nottata
peggiore di tutta la sua vita.
Non aveva dormito,
ovviamente: il russare di Sora si sentiva fino in salotto, Wakka era
rimasto
ore e ore al telefono con Selphie, nonostante lei fosse a due passi da
loro, e
Tidus…oh beh, Tidus era rimasto attaccato alla tv fino alle quattro di
mattina,
lottando contro il canale digitale per cercare il codice per la
visualizzazione
di Porno Channel.
Riku, invece, non si
era visto affatto…a dire il vero, ora che ci pensava, non si era fatto
vivo
neanche a cena.
Ma sinceramente,
quello era l’ultimo dei suoi pensieri.
“Rokuchan…hai..umh…hai
visto Riku, per caso?”
Roxas alzò lo
sguardo dal sassolino che stava prendendo a calci da almeno quindici
minuti, e
fissò Sora che, accanto a lui, guardava in basso, gli occhi del colore
fin
troppo simile a quello dei suoi spenti e velati di una quasi
impercettibile
tristezza.
“No.” Disse
soltanto, senza smettere di camminare.
Sora lasciò che
l’amico lo superasse, poi riprese ad avanzare, senza riuscire a fare
chiarezza
col cervello.
Dunque,
ricapitolando.
Il giorno prima
aveva visto Riku baciare quella scema di Rikku – mai, ripeto, mai le
era
sembrata così…così…insopportabile! – poi era andato in spiaggia…là
c’era Kairi,
e…insomma, lui…lui spaeva che piaceva a lei, quindi…in fondo…beh,
voglio dire,
non…non cera niente di male, no?!
Cioè, a lei piaceva
lui, e anche a lui…insomma, Kairi era…Kairi.
La ragazza di cui
era innamorato da più o meno una vita…quindi, aveva fatto bene, no?!
Sì, sì, aveva fatto
benissimo.
E’ così che funziona
l’amore, giusto?
…ma allora perché si
sentiva come se un aereo lo avesse appena stirato sull’asfalto come
fosse stato
una camicia?!
Il battito del cuore
non gli tornava regolare da qualcosa come ventisette ore, e questo
perché gli
sembrava di vedere Riku ovunque.
Sul divano della
camera, appoggiato alla ringhiera del campo da calcio, seduto sul cesso
di quel
bagno puzzolente….era diventato un incubo.
Era così che
dovevano sentirsi quelli che vedevano i fantasmi; seguiti ovunque da un
ombra
incosistente, vaga, ma che nella mente è talmente lucida da riflettersi
anche
nel mondo reale, davanti ai nostri occhi.
Aaaaaah, insommma,
ma a cosa stava pensando in un momento simile?!
Si stava facendo
prendere dall’ansia, e neanche sapeva perché.
“…emh…”
Quella voce gli fece
ribaltare lo stomaco come un barman fa con lo shaker per i cocktail, e
qando
Sora si rese conto di essere già arrivato al bar della piscina ormai
era troppo
tardi per prepararsi psicologicamente: Kairi era lì, davanti a lui,
sorridente
e con il sole alle spalle, i capelli legati in una piccola e
artisticamente
spettinata treccia da un lato e gli occhi verdi lampeggianti di ansia e
di
felicità.
…ok, Sora, sta
calmo.
Respira.
Respira.
E’ una ragazza…anzi,
è Kairi.
Solo Kairi.
La conosci da
quindici anni, porco cane!
“Ah..umh…ciao,
Kachan.”
Kairi arrossì un
poco, mentre, nonostante i vestiti leggeri, una raffica di caldo le
invadeva il
corpo e la gola, tanto da farla star male.
…da quanto Sora le
faceva un effetto tanto devastante?
“Allora, ci siamo
tutti? Possiamo andare?”
La voce di Demyx
scosse tutti i presenti come se avesse usato un altoparlante,
situazione che
Xigbar sfruttò alla grande per lanciare una –inutile- bestemmia da
Guinnes dei
primati.
Sora vide il
gruppetto spostarsi verso la spiaggia come un branco di turisti che
seguono la
guida, timorosi di potersi perdere nella città sconosciuta.
Il ragazzo ebbe un
tuffo al cuore quando incrociò con gli occhi azzurri la figura
saltellante di
Rikku, già in costume e visibilmente su di giri per il falò notturno, e
per un
attimo provò l’impulso di andare là e romperle una racchetta da tennis
in
testa.
Kairi lo guardava,
cercando di non farsi vedere nervosa, e spinta da insolito coraggio
provò ad
avvicinarsi per prendergli la mano.
Ma Sora neanche se
n’era accorto, continuava a guardare attorno a sé come se fosse
capitato lì per
caso, simile a un cucciolo di cerbiatto quando perde la mamma nel bosco
e non riesce
più a muoversi, se accanto non c’è lei.
“Socchan…ma
cos’hai?”
“…nh?” Sora,
finalmente, tornò con i piedi a terra, e il visino un po’ scocciato di
Kairi lo
fece tornare in sé.
“Oh, scusa.
Stavo…stavo cercando Axel. Devo chiedergli una cosa.” Inventò,
grattandosi
nervosamente l’attaccatura dei capelli e raggiungendo gli altri.
Kairi rimase
indietro per un istante, la mano ancora testa un poco in avanti.
Studiò la schiena di
Sora per qualche istante, i muscoli che si muovevano sotto la maglietta
bianca
e blu, le scarpe da ginnastica praticamente slacciate, i capelli
assolutamente
disastrosi.
Sospirò: poi, senza
più aggiungere o pensare altro, si avvicinò a Sora e gli camminò fianco
a
fianco.
***
“…come mai non sei
andato al falò, Axel?”
Axel diede un altro
sorso alla lattina di birra appena comprata al distributore e già mezza
vuota,
e sollevando il naso verso l’alto iniziò a guardare il cielo del
tramonto,
mentre il fumo usciva tra la fessura delle sue labbra e si sperdeva
nell’aria.
“…ho avuto…un
problema con Roxas.”
Accanto a lui,
seduta sulla panchina davanti alla botique sua e di Marluxia, Larxene assunse un’espressione tenacemente divertita.
“…ah, già. Il
piccolo giocattolino per cui il grande Axel ha perso la testa.”
Si aspettava che
Axel si alzasse in piedi, gettasse a terra la sigaretta e facesse una
delle sue
solite scenate; pensava che avrebbe iniziato a gridare che non era
vero, che a
lui di quel tappetto non importava niente, e che era troppo
intelligente,
troppo furbo, troppo….’Axel’ per innamorarsi davvero di qualcuno.
…forse, però, quella
in realtà era stata solo una sua fioca speranza.
Forse, voleva
sentirlo dire quelle cose.
Ma non fu così.
Axel si limitò a
guardarla negli occhi, mostrandole senza vergogna il
rossore che gli invadeva entrambe le
guance.
“…quel ragazzino mi
ha fatto un incantesimo, mi sa. Anzi, una maledizione. Io..non…non
riesco a
pensare a nient’altro. Neppure mangio, ora come ora. Sapere…sapere che
ce l’ha
con me, che forse l’ho perso per sempre…mi fa sentire privo di anima.”
Larxene inarcò un
sopracciglio, per nulla colpita da tanto romanticismo.
In fondo, lei era la
Regina di Ghiaccio.
Niente,
assolutamente niente poteva colpire il suo cuore di marmo.
Tantomeno un tipo di
vent’anni col cervello di un undicenne, i polmoni praticamente in
fiamme per il
troppo fumo e i capelli che lo facevano assomigliare ad una rockstar
fallita
degli anni 80.
“…le persone a volte
fanno cose davvero stupide.” Esclamò lei, senza un minimo cenno di
qualsivoglia
emozione. “E dopo, si distruggono dal dolore, pensando a quanto si sono
sbagliate, ad agire in un determinato modo. Vanno avanti col pentirsi
all’infinito, fino a quando non si decidono a risolvere la situazione.”
Continuando
imperterrita il suo discorso, con gli occhi di un giallo ghiacciato e i
capelli
biondi legati in una coda alta, guardò Axel dritto negli occhi,
buttandoci
dentro i suoi senza alcun segno di timore.
“…tu sei il più
garnde, tra voi. Cosa aspetti a riprendertelo?! Un invito scritto?!”
Axel sentì di stare
per cadere dalla sedia, sorpreso dal fatto che Larxene, QUELLA Larxene,
lo
stesse indirettamente aiutando.
Sbuffò, studiando il
cielo che li sovrastava, così pieno di nuvole da fargli quasi rabbia:
poi, con
una mossa decisa,neanche fosse stato un leone che attacca una povera
lince indifesa
nel bel mezzo della savana, si alzò in piedi e fece qualche passo in
avanti,
con fermezza.
Stava per andarsene,
quando un pensiero gli attraversò quel poco di cervello rimastogli e lo
fece
voltare indietro, per guardare Larxene neglio occhi.
Sorrise con una
sincerità disarmante, una sincerità che, lo sapevano bene entrambi, non
era da
lui.
“Grazie, Larxene.”
La ragazza non
reagì: si limitò a guardarlo di sbieco, senza proferire parola, e gli
mostrò il
dito medio facendogli la linguaccia, in tutta risposta.
Axel si mise a
ridere e se ne andò, mentre alle sue spalle anche Larxene, rimasta
sola,
contraeva le labbra in un minuscolo, quasi invisibile sorriso.
**
Naminè osservava il
viso di Roxas, il nasino a punta rivolto verso il cielo già colmo di
stelle,
nonostante l’ora, e rimase a studiare i sentimenti nascosti dietro a
queglli
occhi limpidi come fossero pagine di un libro riportato alla luce dopo
anni di
ricerca.
…sapeva di aver
sbagliato.
I suoi sentimenti verso
Roxas l’avevano portata ad agire in maniera disumana, e senza neanche
rendersi
conto di ciò che aveva fatto lui ora stava soffrendo da morire a causa
sua.
Non avrebbe mai
voluto che finisse così, che finisse…in quel modo pietoso.
Addentò di
malavoglia il wurstel che Demyx aveva appena cotto, ma quando deglutì
lo sentì
fermarsi all’altezza dello stomaco, intrappolarsi tra la fitta rete dei
sensi
di colpa.
Oh, diavolo…
Che cosa aveva
combinato?!
Ok, adesso si
sarebbe alzata, andando da Roxas, e senza peli sulla lingua gli avrebbe
raccontato tutta la verità.
Gli avrebbe rivelato
che aveva agito seguendo la strada della gelosia, una gelosia dovuta al
suo
amore pere lui, che mai, mai era riuscita a rivelare a nessuno, neanche
a sé
stessa.
Raccogliendo tutto
il suo coraggio, si alzò in piedi, lasciando cadere il wurstel sulla
sabbia e
rendendolo immangiabile.
Ok, Roxas era lì, a
pochi passi: raggiungerlo sarebbe stata una cavolata.
Forza, Namichan.
Devi solo camminare.
E’ un movimento
naturale!
Su, un passo alla
volta.
Dài!
Dài….dannati piedi,
muovetevi!!!!!
“Namichan…”
“EH?!” Naminè
assunse una posa delle mani insensata, gli occhi allargati e spaventati
come
avessero appena visto Sadako* in persona, e non tornò a rilassarsi
neanche
quando vide che era semplicemente quella svampita di Selphie.
La ragazza, che
indossava solo un bikini e un paio di pantaloncini in stile porno diva
(per la
gioia di Wakka), la guardava come fosse stata una scimmia che guida una
Vespa.
“Namichan,
emh…sei…sicura di stare bene?” chiese, un po’ intimorita.
Naminè inarcò le
sopracciglia e sorrise imbarazzata, mentre la sua voce di solito calma
era notevolmente
alterata da una noticina d’isteria.
“Eheheheheheheheh…ma…ma
certo, Secchan! Io stavo…mh…stavo andando a fare un tuffo, sì! Eh già,
io
adoooooooooro il mare di notte!”
Selphie la studiò
secca.
“Ma se sono le
otto.” Osservò, visibilmente scettica.
Naminè unì le mani
ad x davanti al viso, creando una sorta di barriera spirituale che
sperava
sarebbe bastata ad allontanare Selphie, ma quella non demorse; si
limitò a
sospirare e lanciarle un’occhiata truce.
“Namichan, ti hanno
mai detto che le canne fanno male?”
“…eh?”
Selphie, davanti
alla faccia scioccata dell’amica, non potè fare a meno di scoppiare a
ridere.
“Oh, mio….e va bene,
Namichan, mi arrendo! Ti lascio in pace!” fece, tra le risa e con gli
occhi
pieni di lacrime.
Naminè rimase
immobile, senza più sapere cosa fare: doveva andare a parlare con
Roxas, ma
Seplphie era in preda ad un attacco isterico e si rotolava tra i
granelli ai
suoi piedi, ridendo come una iena.
Alzò gli occhi al
cielo.
….ok, forse era una
punizione giusta.
Voglio dire, in
fondo si era comportata una merda, se la meritava, una roba simile.
“Secchan, ma
cos’hai?!” Kairi, che fino ad un attimo prima era intenta ad
abbrustolire un
marshmallow sul fuoco seduta accanto a un Sora stranamente silenzioso,
corse
verso di loro ad una velocità disarmante, visibilmente preoccupata e ,
eventualmente, pronta a chiamare il manicomio più vicino.
Naminè abbozzò un
sorriso imbarazzato.
“Emh…temo che abbia
un attacco isterico.”
“Questa ci è nata,
con l’attacco isterico” osservò Wakka, che si limitò a caricarsi
Selphie –ancora
in preda a una crisi di risate- su una delle spalle muscolose e ad
allontanarsi, vergognandosi come un matto.
Naminè e Kairi
sospirarono, con un mezzo sorriso stampato in faccia.
Poi Kairi guardò
l’amica, un velo di curiosità che le colorava gli occhi chiari.
“Che stavi facendo
qui da sola prima, Namichan?”
“Io? O, figurati,
io…non stavo facendo proprio niente.” Notò immediatamente che Kairi non
le
credeva neanche un po’, e subito approfittò del fatto che Sora fosse
lontano
per cambiare argomento.
“E tu, invece? Non
mi sembra abbiate fatto molti progressi”esclamò, indicando con lo
sguardo Sora
che, accanto al fuoco, osservava le fiamme scontrarsi tra di loro, gli
occhi
vuoti e la boccuccia da bambino piegata in una smorfia quasi sofferente.
Kairi lo osservò per
qualche istante, prima di sospirare e di rivolgersi all’amica con tono
impaziente.
“Non so, Nami. Cioè,
sai come è fatto…di solito scherza, ride, fa casino…però stasera avrà
sbiascicato sì e no tre parole.”
“E come mai?”
“Non ne ho idea, ti
giuro.” Lanciò un’altra occhiata compassionevole a Sora “Voglio dire, in fondo è lui il ragazzo, tra noi. Certo, in
un’altra occasione non avrei avuto problemi a fare il primo passo,
ma…guardalo,
Namichan! Come..come posso sperare di baciarlo se sembra appena uscito
dal set
di Vampire Knight**?”
“Cos’hai contro
Vampire Knight, scusa? Zero** è un gran figo.”
“Era per farti
capire il concetto, Nacchan” esordì Kairi, gettandole uno sguardo truce.
Naminè rise un po’,
ma Kairi non sembrò offesa.
…sinceramente, aveva
altro per la testa.
In fondo, era stato
Sora a chiederle di mettersi insieme.
Lei era stata talmente
felice che non aveva neanche avuto il tempo di prendere in
considerazione la
cosa, di pensare alle conseguenze.
Aveva fatto tanti di
quei progetti, per tutto il pomeriggio…sperava che, finalmente, il suo
maledetto Primo Bacio sarebbe arrivato, e che a darglielo sarebbe stato
proprio
lui, proprio Sora…la persona a cui voleva più bene in assoluto.
Ma ora, nell’attuale
situazione, riusciva solo a guardarsi in uno specchio immaginario e non
poteva
fare a meno di sentirsi un’emerita cretina, una bambina che aveva
sognato la
sua favola preferita, per poi risvegliarsi e scoprire che, nella
realtà, certe
cose non possono succedere.
Una morsa improvvisa
le attanagliò lo stomaco, e sorrise lievemente a Naminè.
“…vado a parlargli!”
disse, un po’ nervosa ed agitata, e sorridendo isterica avanzò verso il
gruppetto.
Naminè la guardò
allontanarsi, poi di nuovo osservò Roxas per qualche istante.
…appena avrebbe
trovato il coragggio, gli avrebbe parlato.
Non poteva più
vederlo così.
…il fatto è…che
rinunciare alla persona che si ama…
“…fa davvero male…”
bisbigliò tra sé e sé.
Voltò gli occhi
limpidi verso il cielo, mentre la brezza leggera e pre serale le
agitava i
capelli lisci e fini.
...Roxas…
Lo avrebbe restituito
ad Axel.
Perché Roxas aveva
scelto lui, alla fine.
Non lei.
Axel.
…e per quanto
potesse soffrirne…lei poteva solo accettarlo.
***
Axel arrivò alla
spiaggia affannato, con i capelli ridotti uno schifo e l’odore di fumo
addosso.
Uao, bel modo di
presentarsi al ragazzo di cui sei innamorato perso per chiedergli scusa
dopo
che hai baciato la sua migliore amica…
Comunque sia, per la
precisione…era stata Naminè a baciare lui, non il contrario!
Apparte il fatto che
lui non era etero…ma poi, anche se fosse stato…come avrebbe potuto
essere tanto
stupido da rischiare di perdere Roxas per un bacio fregato?!
Ok, magari era stato
un po’ scemo…cioè, non si era neanche accorto delle intenzioni di
quella…come
avrebbe potuto definirla?
Ok, un termine c’era, ma forse era meglio evitare…non era un titolo
molto
lusinghiero, troppo volgare anche per quella ragazzina…
Si guardò attorno
dopo aver ripreso fiato.
Avvistò da lontano
il falò degli altri; vide un Demyx che strimpellava la sua fidatisima
chitarra,
e riuscì anche a sentire qualche nota.
Poco lontano, due
figure camminavano fianco a fianco…notò un cespuglio di capelli
appuntiti in
cima alla sagomina più alta, e subito identificò Sora, e Kairi accanto
a lui.
Poi, finalmente,
dall’altra parte della spiaggia, vicino agli scogli…
Sì, era lui!
Iniziò a correre
come un pazzo verso Roxas, e quando gli fu alle spalle si avvicinò in
silenzio,
ringraziando il cielo che i piedi sulla sabbia non facessero rumore.
Roxas guardava il
mare dritto davanti a sé, in silenzio, le braccia che circondavano le
gambe, il
mento appoggiato sulle ginocchia.
…gli occhi erano
rossi, diavolo.
Axel sospirò.
…odiava ammetterlo,
ma Roxas aveva visibilmente pianto fino a poco prima, evidentemente.
Porca vacca.
Vedere quel faccino
arrossato e con gli occhi gonfi gli fece vibrare il cuore.
Come poteva essere
stato così stupido?
”Roxas…”
Il ragazzo sussultò,
rischiando per un pelo di non scivolare dallo scoglio e
cadere in acqua.
Avrebbe riconosciuto
quella voce tra mille, oviamente.
E come avrebbe
potuto sbagliarsi?
Solo Axel poteva
parlare in modo così…da Axel.
Richiamò tutta la
sua forza di volontà per non girarsi, anche se naturalmente fu quello
il primo
impulso.
Però non lo fece:
restò lì, immobile, senza scomporsi, continuando a guardare le onde che
si
inseguivano lentamente, riflettendo il cielo di quello strano colore
tra il
rosso e il blu.
Axel, vedendolo così
silenzioso, tentennò prima di proferire altre parole.
Aveva paura, una
paura folle di dire, fare qualcosa di ancora più sbagliato.
Qualcosa che avrebbe
allontanato Roxas da lui per sempre.
“…voglio parlarti”
esclamò, con una decisione i cui non riuscì ad individuare la
provenienza.
“Ma io non voglio
ascoltarti” ribattè seccamente Roxas, senza cambiare posizione.
Axel sentì un’ansia
irritante salirgli su per il petto, ma tentò di non badarci.
“E invece dovresti.
Perché quello che è successo non è stata colpa mia.”
“Non è stata colpa
tua se non ti sei ribellato quando Naminè si è incollata alle tue
labbra come
biadesivo? Uao, certo che hai davvero un ottimo controllo della tua
vita.”
Osservò Roxas, e Axel notò cheil tono di voce si faceva un po’ più
rauco.
…perché, perché
doveva fare così?
“Roxas, ti prego,
devi credermi! Io non volevo baciarla…ok, ammetto di essere stato
stupido, e
ottuso da non accorgermi delle sue intenzioni, ma…”
“Oh, certo, adesso
vorresti dirmi che è stata lei a baciare te.”
Axel si bloccò di
colpo come se gli avessero appena affondato un coltello nelle viscere.
Un momento…aveva
anche dei dubbi?!
Si fidava talmente
poco di lui al punto di incolparlo senza alcun ripensamento?
…come…come poteva
essere possibile?
Davvero lo aveva preso per uno che mente a tutti e su tutto?
“…credi davvero che avrei baciato
un’altra persona anche se stavo con te? Roxas, tu..tu non puoi averlo
pensato
sul serio!”
“Certo che lo penso
sul serio, Ax!” gridò Roxas, alzandosi tutto d’un colpo e
voltandosi verso di lui.
Gli occhi più
azzurri del mare dietro di loro erano cerchiati di rosso, mentre i
capelli
avevano tutta l’aria di non essere stati neanche sfiorati dalla
spazzola
nell’arco delle ultime ventiquattr’ore, ma ad Axel non importava.
Gli piaceva tutto di
lui, anche quando aveva appena smesso di piangere.
“…tu sapevi che
stavo facendo uno sforzo, Axel! Sapevi…meglio di chiunque altro, quanto
per me
fosse difficile fidarmi degli altri!” abbassò lo sguardo, triste come
un
insetto minuscolo a cui un bambino antipatico ha appena strappato le
ali “ …e
invece…tu…” furente,, in un attimo solo, cambiò totalmente espressione,
infilzandolo
con quegli occhi ghiacciati.
“Non voglio vederti
mai più! MAI PIU’!”
Axel stava per
ribattere,e gridare qualcosa per fermarlo, per ostacolare quell’assurda
risoluzione: avrebbe voluto urlare a Roxas quelle due parole che
sentiva in
gola da mesi, e che non aveva mai, mai detto a nessuno.
Voleva farlo.
Voleva farlo
davvero, diavolo.
Ma Roxas non gli
lasciò il tempo di aggiungere nulla; si voltò e corse via, alzando la
sabbia
con la suola delle scarpe da ginnastica.
Axel lo osservò
andarsene, le gambe che correvano a velocità inimmaginabile, e sentì lo
stomaco
svuotarsi di ogni emozioni, i pensieri sgusciare via dalla testa.
Si sedette, senza
preoccuparsi di macchiare di sabbia i jeans, e si mise a guardare il
mare.
Dei sentimenti
completamente nuovi sembravano essersi affacciati nel suo petto per la
prima
volta, e lui sapeva solo di essere
confuso, arrabbiato, desideroso di affogare in quel mare blu come gli
occhi di
Roxas.
Il cellulare
vibrante nella tasca lo colse di sorpresa, e con la stessa apaticità di
un
minuto prima negli occhi rispose flebilmente.
“Pronto?”
“…sono io.”
Axel sussultò,
stavolta davvero colto in fallo.
…perché lo stava
chiamando?
“Senti, ora sono
impegnato.”
“ Non ti ho chiesto
se eri libero.”
Il ragazzo, il
cellulare appoggiato tra l’orecchio e la spalla, estrasse una sigaretta
dalla
tasca e se l’accese con una fiammata di accendino, poi alzò gli occhi
al cielo,
esasperato.
“…dimmi cosa vuoi.”
La voce all’altro
capo era pacata e rilassata, anzi,
sembrava fosse colorata da un tono divertito.
“Prima di tutto che
ti dài una calmata. Secondo: è arrivata un’altra lettera da Tokyo.”
Axel rimase di
sasso, senza sapere se essere contento o mettersi a piangere.
Il futuro sembrava
un fantasma sempre più vicino, e quella telefonata, lo capì al volo,
avrebbe
potuto cambiare il suo.
Restò in silenzio,
assolutamente privo di qualsiasi espressione.
…che cosa doveva
fare?
“Axel. Dovresti
prendere la cosa in considerazione, dico davvero.”
Axel non rispose:
chiuse la conversazione senza minimamente preoccuparsi
dell’interlocutore, e
come se niente fosse successo riprese a fumarsi la sigaretta, mentre i
gabbiani
flettevano le zampe sulle onde e parlavano tra loro tramite versi acuti
e
vibranti.
***
Sora stava prendendo
a calci quel sassolino da venti minuti buoni, ormai.
Eppure non
si sera sfogato per niente.
Accidenti a lui,
aveva fatto un pasticcio!
Ripensò al discorso
che Kairi gli aveva fatto mezz’ora prima alla spiaggia, con i capelli
scompigliati ad arte e gli occhi guizzanti di insicurezza e rabbia.
Gli aveva fatto
tante di quelle domande che ora sentiva la testa girargli, vorticare
come una
monetina caduta sul pavimento.
Perché si era messo
con lei, perché non parlava più con Riku, perché era diventato
nell’arco di una
giornata più silenzioso di un muto e robe simili.
Lui aveva detto sì e
no mezza parola, un po’ perché non riusciva a trovare scuse che lo
giustificassero, un po’ perché Kairi che parlava a mitraglietta lo
spaventava,
doveva ammetterlo.
E poi era stato
costretto a baciarla –ok, non che lei glielo avesse chiesto
chiaramente…ma,
dài, era palese che lo volesse, quindi si era sentito un po’ in gabbia.
Ed era stato prorpio
quel bacio, a farlo scappare via o una scusa.
Quel bacio durante
il quale lui non pensava a Kairi.
Oh, no.
Assolutamente no.
In quei pochi
secondi, l’immagine di Riku che premeva con forza le labbra contro le
sue
sdraiato sull’erba lo aveva costretto a non lasciarsi trasportare
emotivamente,
e si era staccato da Kairi come una ventosa.
Ed ora eccolo là, in
tutta la sua pateticità; sedici anni non dimostrati, quoziente
intellettivo paragonabile
a quello di un allodola, incastrato in un triangolo amoroso di cui
tutto
avrebbe voluto essere meno che la punta.
Insomma, aveva
sempre pensato che certe cose succedessero solo nei manga, non…nella
vita
reale!
Stava per prendere
l’i-pod dalla tasca dei jeans, perchè non sopportava più la musica
lontana
proveniente dalla spiaggia (Demyx si stava sbizzarrendo, con quella
dannata
chitarra), ma una voce fin troppo conosciuta alle sue spalle pronunciò
piano il
suo nome, e lui si rigirò veloce come un lampo che squarcia il cielo
pieno di
pioggia.
Davanti a lui, ora,
Riku lo guardava fisso, senza muoversi.
I suoi capelli,
illuminati dalla luna, sembravano ancora più chiari.
“…perché…perché non
sei al falò?” chiese Sora, improvvisamente in agitazione.
Riku avrebbe voluto
mettersi a ridere, tanto la situazione era patetica.
Ma sapeva che, se lo
avesse fatto, Sora sarebbe scappato a gambe levate.
Lo conosceva fin
troppo bene.
“In realtà dovrei
esere io a chiedertelo.” Disse solo, avvicinandosi.
Sora rimase fermo
dov’era.
Mai come in quel
momento sapeva di non dover fuggire.
Per una volta,
pensò, doveva riuscire a mantenere il controllo, qualunque cosa fosse
successa.
Non reagì neanche
quando Riku gli si parò davanti, a pochi centimetri di distanza.
Per un attimo
credette di essere in preda ad un attacco cardiaco, ma non riusciva a
distogliere
lo sguardo da Riku.
Il più grande non
disse niente; socchiuse gli occhi e con la mano alzò il mento di Sora,
per
avvicinarlo.
Sora chiuse gli
occhi, invaso dal profumo di Riku,
pronto per farsi baciare.
Perché lo voleva.
Sapeva che era
strano, e bizzarro, e anormale, e stupido, ma voleva che Riku lo
baciasse.
Riku sembrò non
accorgersi della battaglia nella testa di Sora, e con un dito gli
allargò la
bocca.
…aveva gli ormoni a
tremila, dannazione..
Sora era pronto, e
tentava di calmarsi e di non saltargli addosso…ma improvvisamente gli
balenò un
qualcosa in mente.
Si ricordò di quando
aveva visto Riku baciare Rikku…lei con le guance arrossate, lui gli
occhi
chiusi e impassibile…
“NO!”
Lo spinse via con
una forza inusuale, e Riku a momenti cadde per terra.
Si appoggiò
istintivamente a un palo della luce, e una volta resosi conto della
situazione
si voltò verso Sora pieno di rabbia.
“Si può sapere che
ti prende?!” urlò, in preda al panico.
Porca miseria, stava
andando tutto così bene….e Sora era…MIO DIO!
Cercò di non fare
caso a ciò che stava succedendo all’interno dei suoi boxer, nonostante
fosse
parecchio complicato.
Fino a un secondo
prima era sicuro che quella sera sarebbe riuscito finalmente a fare
qualcosa
con quello scemo (ovviamente, che magari fosse stato oltre i semplici
baci), e
ora si ritrovava completamente in bianco.
Dio, che sfiga del
cazzo!
Sora aveva
un’espressione severa, anche se le guance erano ancora rosse per
l’imbarazzo, e
teneva le braccia in una strana posa, come se fosse pornto a prenderlo
a
schiaffi da un momento all’altro.
“…io…tu…non
possiamo. Io…” stava per dire qualcosa riguardo al bacio che aveva
visto tra
lui e Rikku, ma qualcosa lo trattenne.
….non voleva che
Riku sapesse che lo aveva spiato…non si sarebbe più fidato di lui…e poi
non gli
andava di fare la figura di quello che soffre o che è rimasto deluso!
No, doveva essere
uomo!
…bella pensata.
Ma ora che poteva
inventarsi?
Riku lo guardava con
una faccia contrariata, come se non aspettasse altro che dargli una
scarpa in
fronte.
“…io sto con Kairi, ora.”
Riuscì a dire, prima che potesse collegare il cervello alla bocca.
Ecco fatto.
Ti sei fregato da
solo, Sora.
Sei proprio un
coglione, non c’è che dire.
Riku ammutolì di
botto, e rimase un momento in silenzio.
Sora credette di
stare per morire, e pensò a un ultimo desiderio.
Vediamo…avrebbe
potuto chiedere l’assoluzione di tutti i peccati della sua vita.
Un momento…essere
amato da due persone poteva definirsi un peccato?
La risata di Riku
arrestò i suoi pensieri, e lui fu costretto a voltarsi verso il ragazzo
per
assicurarsi che fosse vero.
Riku, davanti a lui,
rideva con leggerezza, senza fare baccano o altro, con uan compostezza
che gli
si addiceva eccessivamente.
Poi si avvicinò
ancora a Sora, guardandolo dritto negli occhi.
Sora fu costretto ad
indietreggiare, e Riku sembrò non aspettare altro; ne aprofittò per
continuare
ad avanzare in silenzio, fino a quando Sora non si appoggiò al muro di
un
bungalow senza neanche accorgersene.
…ora l’agnellino era
in trappola.
E lui non vedeva
l’ora di mettersi il vestito da lupo cattivo.
“…sai, Sora…esiste
una cosa chiamata ‘tradimento’. Ne eri al corrente?”
“Smettila” sibillò
Sora, incerto sul da farsi.
Riku divenne serio
in un attimo, e lentamente si avvicinò ancora una volta.
Sora ora sentiva i
loro respiri vicinissimi, ma non ancora uniti, ed ebbe un tuffo al
cuore quando
Riku gli leccò leggermente il lobo dell’orecchio destro.
Sentì un brivido che
gli percorse tutto il corpo, e per un attimo gli sembrò di essere
diventato un
enorme peluche gigante, di quelli che se tiri la cordicella tremano.
La lignua di Riku
continuava a torturargli l’orecchio, e quello aveva l’aria di
divertirsi un
mondo.
“…che c’è, Socchan?
Non ti opponi più?”
Sora sentì qualcosa
gonfiarsi nella parte bassa dei pantaloni, e quando si rese conto di
quello che
gli stava succedendo arrossì come era sicuro
di non aver mai fatto in tutta la sua vita.
“…nh…io…sto con
Kairi…” tentò di opporre resistenza, ma nonostante cercasse di essere
convincente era palese che in realtà avrebbe voluto che continuasse
all’infinito.
Era…così piacevole….
Riku non disse
altro, e dall’orecchio passò a guardarlo in viso, restando a distanza
minima
con la bocca dell’altro.
Sora aspettò che lo
baciasse, ma Riku non si mosse; continuò a guardarlo per quelli che
sembrarono
minuti interi, indugiando su quelle labbra come se fossero di cristallo.
“…sono stanco di
resistere, Sora.”
Il ragazzo stava per
ribattere, ma la lingua di Riku glielo impedì, e iniziò con la sua una
lotta di
scontri e incontri che lo fece sospirare nella bocca dell’altro.
Continuarono a
baciarsi così per…beh, a dirla tutta nessuno dei due avrebbe potuto
dirlo con
certezza.
L’unica cosa che
Sora sapeva era che, nonostante la testa gli dicesse di respingerlo,
lui
continuava, imperterrito e coinvolto, rendendosi conto da solo di
quanto Riku
potesse essere così dannatamente provocante.
Si sentì uno scemo,
per non essersene mai accorto.
Quando finalmente si
staccarono, Riku si allontanò di un poco, riprendendo fiato.
Cominciava a fare
freddo, ma entrambi i ragazzi erano bollenti e rossi in viso.
Continuavano a
sfidarsi con gli occhi, senza che nessuno dei due riuscisse a
distogliere lo
sguardo dall’altro.
Sora pensò che il
cuore, ormai, gli si era fuso del tutto, e annotò mentalmente di farsi
una
visita cardiaca appena tornato a Tokyo.
…già, Tokyo.
Mancava una
settimana, al loro ritorno.
Ma quell’estate
aveva cambiato troppe cose.
E Sora, mentre
studiava gli occhi gelidi di Riku, capì che, forse, non tutto sarebbe
tornato
come prima.
…dannata estate.
***
Note
dell’autrice:
Molti di voi saranno
infuriati/pronti a prendere un’accetta/disgustati a causa del mio
ritardo di
ben tre mesi.
Il 50% di voi avrà
pensato che io fossi stata investita da un carro attrezzi, il 30% che
avevo
deciso di abbandonare la storia, il 15% che cucinando mi fossi tagliata
le dita
e il restante 5% che avevo problemi di altro tipo.
Din-don, l’ultima è
la risposta esatta!!!
Comunque, oltre a
scusarmi, no so davvero cosa fare.
Ma prima di tutto,
pensiamo al capitolo!
E’ di passaggio, ma
ci sono tanti punti che sono necessari per continuare, anche se
all’apparenza
può sembrare il classico capitolo inutile.
Riku e Sora
cominciano davvero a fare gli zozzoni
U.U ma è anche vero che sono pur sempre ragazzi, e anche loro
hanno dei
problemi ormonali, voglio dire, è una cosa naturale!
Axel e Roxa sono
sempre più in crisi, Naminè non è riuscita a concludere niente di buono
neanche
in questo capitolo e Kairi…vabbè, Kairi a questo punto la considero
davvero
scema XD
Però è innamorata di
Sora (come metà dei personaggi della storia, del resto), quindi è
normale che
cerchi di autoconvincersi che tra loro non ci sia alcun problema,
perché questo
vorrebbe dire mettere in dubbio la loro relazione.
Che altro posso
aggiungere?
Amo tutti questi
impicci sentimentali, perché anche nella realtà (e lo so per
esperienza)
accadono cose come queste; chissà come finirà questa fan-fiction?
Per saperlo, dovrete
aspettare i prossimi due capitoli, che sarano anche gli ultimi.
Riguardo al seguito…ho
deciso che ci sarà, ma dovrete aspettare parecchio per averlo, temo.
Ho già abbastanza
storie in corso, e aggiungerne un’altra sarebbe troppo impegnativo,
anche perché
sto iniziando a dedicarmi parecchio ai lavori originali.
Cedo di aver dato il
meglio di me nella sezione Kingdom Hearts, e così sto cominciando ad
allargare
un po’ i miei orrizonti, perché ormai ho scritto talmente tanto di Sora
&
Co. Che credo di conoscerli troppo bene, per continuare a scrivere di
loro.
Insomma, questa
storia e il suo seguito saranno, forse, le ultime storie che scriverò
su
Kingdom Hearts.
Comunque, godetevi
queste ultime fan-fiction…ad ogni modo, cotninuer a scrivere per
sempre, quindi
sicuramente qualche one-shot AkuRoku e RiSo la farò.
Per ora, sono
completamente presa da Summer Time, e mi sto impegnando davvero
tantisimo per
farvela amare fino all’ultimo capitolo.
* Sadako = nella
versione originale giapponese, la protagonista del film The Ring si
chiama
Sadako, non Samantha (che è, ovviamente, il nome della ragazza nel
remake
americano).
** Vampire Knight =
celebre manga e anime ambientato in una scuola divisa in due classi:
una studia
di giorno, l’altra di notte. Gli studenti notturni, si scopre con il
proseguire
della storia, sono tutti vampiri. Proprio per queste tematiche, il
manga a
volte è un po’ inquietante ( o comunque, lo sono le tematiche e
l’atmosfera).
***Zero=
protagonista maschile di Vampire Knight…e Naminè ha ragione, è davveor
un gran
pezzo di figo
Ora rispondo alle
recensioni…mi sembra il minimo, con tutto questo ritardo!
CrAzYtEn : già
gà, credo proprio che molte di voi avranno odiato Nami, dopo il
capitolo 15. Mi dispiace di averti fatta aspettare per l’aggiornamento,
ma come
vedi non sono morta ^^ (ringraziando il cielo) Tranquilla, non la
lascierò
incompiuta, non ne ho la minima intenzione. Nonostante sia lenta con
gli
aggiornamenti, i capitoli arrivano sempre, anche se tardi! Un abbraccio
kiaaxel18 :
sono contenta che la storia ti piaccia! Rikku non è così male come
sembra…è l’amore per Riku che la fa sembrare una poco di buono, ma
ricorda che
l’amore non ricambiato può essere qualcosa di terribilmente doloroso, e
lei
reagisce come può. Sora è davvero uno scemo, su questo ti do ragione…ma
a volte
la gelosia può aiutare, non credi? ;)
Simple Girl : è da
molto che non aggiorno sul forum per problemi al pc, ma ho
comunque postato il link di efp anche nella firma del mio account, di
modo che
tutti coloro che seguivano le mie storie potessero proseguire con la
lettura.
Grazie mille per tutti i tuoi complimenti!! Cerco sempre di descrivere
al
meglio le emozioni dei miei personaggi. Riku e Sora sono entrambi degli
sciocchi, ormai è chiaro come il sole…per quanto riguarda l’Akuroku, è
il mio
pairing preferito, e quindi quando scrivo di loro metto particolare
cura ed
attenzione! ^^
Il_Trio_Infernale :
ve l’avevo detto che ci
sarebbero stati
parecchi casini XD Però ammettilo, ci godi a vedere i personaggi
soffrire
(proprio come me, del resto)! Ciau ciau, grazie per il fatto che anche
tu mi
segui con tanto ardore
La_Lilin__ : per
il momento non è previsto che Naminè muoia, ma in caso decida il
contrario seguirò uno dei tuoi consigli XD
certe morti che hai scritto sono davvero allettanti!
Nancy92 : incredibile
come un capitolo possa far cambiare completamente idea su un
personaggio! Ora odiate tutte quante Naminè…oddio, è anche evro che la
cattiveria l’ha fatta, ma…insomma, è una ragazza innamorata, e in amore
tutto è
lecito, a quanto dicono…lei ha solo agito in modo sbagliato, senza
pensare alle
conseguenze del caso. In fondo, credo che sia da compatire. Grazie dei complimenti
KairiChanRules : se la
tua vita dipendess davvero dai miei aggiornamenti, ora saresti bela che
morta
XD e ne approfitto per scusarmi ancora una volta! Comunque, spero che
il
capitolo ti sia piaciuto, anche se non era un granchè.
SoraRoxas : siamo
in due ad amare Axel! E’ sciocco, idiota, beffardo e tutto quello
che ti pare, però…cavolo, se è sexy….emh, comunque! La dolcezza che
dimostra
con Roxas è qualcosa di nuovo anche per sé stesso, eppure non riesce a
comportarsi diversamente…grazieeeeee, mi fa piacere quando mi dicono
che sono
brava! *me arrossisce e gogngola* un abbraccione a un bacione forte
SoRifan : tranquilla,
io sono la prima che spesso, per problemi di tempo o pc, non
riesco a recensire le storie che leggo…ma questo non vuol dire che non
mi
piacciano, e so che è anche il tuo caso! Comunque…Kairi è un po’ idiota, ma non posso farci niente, mi piace troppo!
Concludo col dirti
che, inconsciamente, hai tirato in ballo un nome che, nel seguito, avrà
parecchia importanza…anche se in questa fanfiction ha avuto un ruolo un
po’ marginale…non
dico altro! Bacini
KH4EVER : Riku
è troppo buono per poter scacciare Rikku in malo modo…più che altro,
nonostante le apparenze, è uno che tende molto a mettersi nei panni
degli
altri. E’ questo suo lato de carattere che mi piace descrivere ^^
GRAZIE PER I VOSTRI
COMPLIMENTI (TROPPI…), LA PASISONE CON LA QUALE MI SEGUITE, IL VOSTRO
INCORAGGIAMENTO ED ENTUSIASMO…E SOPRATTUTTO PER LA VOSTRA INFINITA
PAZIENZA!!
UN ABBRACCIO A TUTTI
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto…un grazie a voi che recensite, che aggiungete
la mias
toria su ‘seguite’ o ‘preferiti’ e che mi leggete soltanto! A presto
*MagikaMemy*