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Autore: MagikaMemy    10/05/2009    11 recensioni
E' arrivato il momento di dirsi addio. Il momento di capire che niente, per Sora e gli altri, tornerà ad essere come prima.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16: phon bruciati, falò sulla spiaggia e sussurri eccitanti

Kairi pettinava i capelli rossi e liscissimi guardandosi allo specchio, tanto euforica da sembrare una bambina che ha appena trovato la bambola che aveva chiesto accanto al cuscino, nuova di zecca.

Lasciò che il vapore emanato dall’acqua appena chiusa appannasse un po’ il vetro, poi uscì dal bagno con un asciugamano annodato sul seno e che la copriva fin sotto al ginocchio.

Attraversò il corridoietto e raggiunse la stanza sua e di Naminè, poi si sedette sul letto e tamponò appena i capelli con un secondo asciugamano.

Fuori dalla finestre, il cielo limpidissimo d’estate rifletteva la luce chiara dei raggi sulla stanza.

Fece un piccolo sospiro, sentendosi improvvisamente sperduta in quel piccolo spazio pieno di vestiti spiegazzati e calzini gettati a terra.

Ancora non riusciva a crederci.

Ce l’aveva fatta.

Si era messa con Sora, il suo Sora.

Era talmente felice da non trovare neanche le parole, delle quali, purtroppo, Rikku e Yuna erano parecchio provviste.

Quando erano rientrate al bungalow, prima di andare a cena la sera prima, non si era trattenuta, nonostante per tutto il pomeriggio si fosse promessa il contrario, e aveva raccontato tutto alle ragazze.

Naminè, naturalmente, si era dimostrata tranquilla come al solito, ma le si era avvicinata e l’aveva abbracciata calorosamente, sussurandole in un orecchio un “ne ero sicura, Kacchan.”

Paine, dal canto suo, si era limitata ad alzare gli occhi al cielo e dire tra sé e sé un qualcosa di simile a “ecco un’altra vittima. Tutto questo amore mi fa allergia.”

Selphie si era dimostrata insolitamente poco propensa a fare casino, ma le aveva subito fatto l’occhiolino, felice per lei.

Ovviamente, la reazione di Rikku e Yuna era stata ben diversa: quelle due matte, elettrizzate dallo scoop, le erano letteralmente saltate in groppa e in braccio, rischiando di farla schiantare al suolo come se avesse inciampato sul suo stesso imbarazzo.

Erano sempre le solite, non c’era niente da fare, e stava seriamente iniziando a preoccuparsi che non sarebbero mai cambiate.

“Kacchan, sbrigati! Abbiamo appuntamento tra venti minuti!”

Kairi sussultò e guardò rapidamente l’orologio da polso.

…oh, no!

“Accidenti!” gridò, in preda al panico, alzandosi in piedi e guardandosi attorno.

Diamine, dove lo aveva cacciato?!

Guardò verso la porta con un’espressione impagabile sul volto.

“Namichaaaaan…” vagheggiò, e l’altra sospirò.

“Oh, Kacchan, ma dove hai la testa?! Sarà la nona volta in due mesi che perdi il phon per la stanza.

Dovresti davvero mettere un po’ in ordine, sai? Lo avrei fatto io, ma la tua valigia è strapiena” Naminè lanciò uno sguardo vacuo al bagaglio aperto dell’amica in un angolo della stanza “e, sinceramente, non so dove altro buttare la tua roba sparpagliata.”

“Scusascusascusascusa! Hai super ragione!! Sono troppo disordinata!” esclamò Kairi, abbassandosi a guardare sotto il letto.

“Oh, non userei proprio la parola ‘disordinata’, sai Kacchan?” fece l’altra, con la voce colorita dal solito tocco di dolcezza “io dire piuttosto…che sei una persona dotata di molta creatività.”

Kairi le avrebbe risposto, se non fosse stata completamente concentrata sul problema dell’ora, ovvero: dove diavolo era finito, quello stramaledetto phon?

Cercò di fare mente locale, tentando di ripercorrere l’ultima volta che lo aveva usato, ma l’unica immagine che le venne alla mente fu quella di Sora che, sorridente, le veniva incontro.

Sentì una morsa improvvisa allo stomaco, una sorta di ansia mista a incomparabile felicità, ma ache tanta agitazione.

Non sapeva neanche come comportarsi, appena lo avrebbe rivisto.

Per la prima volta, le venne in mente che, quando si sarebbero visti…

Oh, merda!

Si sarebbero sicuramente…sicuramente…

Tentò di scacciare il pensiero con una scossa del capo, ma era del tutto inutile: cominciava a sentire la pura del primo bacio.

Primo. Bacio.

Quelle due dannate parole iniziarono a viaggiarle da una parte all’altra del cervello, e lei avrebbe solo voluto aprirsi la testa e buttarle fuori da lì.

Naminè, accortasi che Kairi era salita sulla nuvoletta rosa dei pensieri romantici, tentò di richiamare la sua attenzione con un colpo di tosse, sorridendo; ma l’altra sembrava essere entrata in una specie di trance psicosomatico, tanto che aveva la stessa espressione di una che ha appena assistito all’accoppiamento del suo cane.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, sospirando di stanchezza, poi si limitò a voltare le spalle e ad uscire dalla stanza.

“Kacchan…” gridò, una volta che tornò in salotto.

Kairi, dalla stanza da letto, ebbe un brivido e finalmente tornò in sé.

“Cosa?”

La voce di Naminè sembrava tranquilla, e Kairi non riusciva davvero a capire come facesse a mantenere il controllo in qualsiasi situazione.

“…il phon è andato a fuoco ieri sera.”

**

Roxas sentiva ancora quella sensazione di nausea, nonostante fossero passate già parecchie ore.

Era stata la nottata peggiore di tutta la sua vita.

Non aveva dormito, ovviamente: il russare di Sora si sentiva fino in salotto, Wakka era rimasto ore e ore al telefono con Selphie, nonostante lei fosse a due passi da loro, e Tidus…oh beh, Tidus era rimasto attaccato alla tv fino alle quattro di mattina, lottando contro il canale digitale per cercare il codice per la visualizzazione di Porno Channel.

Riku, invece, non si era visto affatto…a dire il vero, ora che ci pensava, non si era fatto vivo neanche a cena.

Ma sinceramente, quello era l’ultimo dei suoi pensieri.

“Rokuchan…hai..umh…hai visto Riku, per caso?”

Roxas alzò lo sguardo dal sassolino che stava prendendo a calci da almeno quindici minuti, e fissò Sora che, accanto a lui, guardava in basso, gli occhi del colore fin troppo simile a quello dei suoi spenti e velati di una quasi impercettibile tristezza.

“No.” Disse soltanto, senza smettere di camminare.

Sora lasciò che l’amico lo superasse, poi riprese ad avanzare, senza riuscire a fare chiarezza col cervello.

Dunque, ricapitolando.

Il giorno prima aveva visto Riku baciare quella scema di Rikku – mai, ripeto, mai le era sembrata così…così…insopportabile! – poi era andato in spiaggia…là c’era Kairi, e…insomma, lui…lui spaeva che piaceva a lei, quindi…in fondo…beh, voglio dire, non…non cera niente di male, no?!

Cioè, a lei piaceva lui, e anche a lui…insomma, Kairi era…Kairi.

La ragazza di cui era innamorato da più o meno una vita…quindi, aveva fatto bene, no?!

Sì, sì, aveva fatto benissimo.

E’ così che funziona l’amore, giusto?

…ma allora perché si sentiva come se un aereo lo avesse appena stirato sull’asfalto come fosse stato una camicia?!

Il battito del cuore non gli tornava regolare da qualcosa come ventisette ore, e questo perché gli sembrava di vedere Riku ovunque.

Sul divano della camera, appoggiato alla ringhiera del campo da calcio, seduto sul cesso di quel bagno puzzolente….era diventato un incubo.

Era così che dovevano sentirsi quelli che vedevano i fantasmi; seguiti ovunque da un ombra incosistente, vaga, ma che nella mente è talmente lucida da riflettersi anche nel mondo reale, davanti ai nostri occhi.

Aaaaaah, insommma, ma a cosa stava pensando in un momento simile?!

Si stava facendo prendere dall’ansia, e neanche sapeva perché.

“…emh…”

Quella voce gli fece ribaltare lo stomaco come un barman fa con lo shaker per i cocktail, e qando Sora si rese conto di essere già arrivato al bar della piscina ormai era troppo tardi per prepararsi psicologicamente: Kairi era lì, davanti a lui, sorridente e con il sole alle spalle, i capelli legati in una piccola e artisticamente spettinata treccia da un lato e gli occhi verdi lampeggianti di ansia e di felicità.

…ok, Sora, sta calmo.

Respira.

Respira.

E’ una ragazza…anzi, è Kairi.

Solo Kairi.

La conosci da quindici anni, porco cane!

“Ah..umh…ciao, Kachan.”

Kairi arrossì un poco, mentre, nonostante i vestiti leggeri, una raffica di caldo le invadeva il corpo e la gola, tanto da farla star male.

…da quanto Sora le faceva un effetto tanto devastante?

“Allora, ci siamo tutti? Possiamo andare?”

La voce di Demyx scosse tutti i presenti come se avesse usato un altoparlante, situazione che Xigbar sfruttò alla grande per lanciare una –inutile- bestemmia da Guinnes dei primati.

Sora vide il gruppetto spostarsi verso la spiaggia come un branco di turisti che seguono la guida, timorosi di potersi perdere nella città sconosciuta.

Il ragazzo ebbe un tuffo al cuore quando incrociò con gli occhi azzurri la figura saltellante di Rikku, già in costume e visibilmente su di giri per il falò notturno, e per un attimo provò l’impulso di andare là e romperle una racchetta da tennis in testa.

Kairi lo guardava, cercando di non farsi vedere nervosa, e spinta da insolito coraggio provò ad avvicinarsi per prendergli la mano.

Ma Sora neanche se n’era accorto, continuava a guardare attorno a sé come se fosse capitato lì per caso, simile a un cucciolo di cerbiatto quando perde la mamma nel bosco e non riesce più a muoversi, se accanto non c’è lei.

“Socchan…ma cos’hai?”

“…nh?” Sora, finalmente, tornò con i piedi a terra, e il visino un po’ scocciato di Kairi lo fece tornare in sé.

“Oh, scusa. Stavo…stavo cercando Axel. Devo chiedergli una cosa.” Inventò, grattandosi nervosamente l’attaccatura dei capelli e raggiungendo gli altri.

Kairi rimase indietro per un istante, la mano ancora testa un poco in avanti.

Studiò la schiena di Sora per qualche istante, i muscoli che si muovevano sotto la maglietta bianca e blu, le scarpe da ginnastica praticamente slacciate, i capelli assolutamente disastrosi.

Sospirò: poi, senza più aggiungere o pensare altro, si avvicinò a Sora e gli camminò fianco a fianco.

***

“…come mai non sei andato al falò, Axel?”

Axel diede un altro sorso alla lattina di birra appena comprata al distributore e già mezza vuota, e sollevando il naso verso l’alto iniziò a guardare il cielo del tramonto, mentre il fumo usciva tra la fessura delle sue labbra e si sperdeva nell’aria.

“…ho avuto…un problema con Roxas.”

Accanto a lui, seduta sulla panchina davanti alla botique sua e di Marluxia, Larxene assunse un’espressione tenacemente divertita.

“…ah, già. Il piccolo giocattolino per cui il grande Axel ha perso la testa.”

Si aspettava che Axel si alzasse in piedi, gettasse a terra la sigaretta e facesse una delle sue solite scenate; pensava che avrebbe iniziato a gridare che non era vero, che a lui di quel tappetto non importava niente, e che era troppo intelligente, troppo furbo, troppo….’Axel’ per innamorarsi davvero di qualcuno.

…forse, però, quella in realtà era stata solo una sua fioca speranza.

Forse, voleva sentirlo dire quelle cose.

Ma non fu così.

Axel si limitò a guardarla negli occhi, mostrandole senza vergogna il rossore che gli invadeva entrambe le guance.

“…quel ragazzino mi ha fatto un incantesimo, mi sa. Anzi, una maledizione. Io..non…non riesco a pensare a nient’altro. Neppure mangio, ora come ora. Sapere…sapere che ce l’ha con me, che forse l’ho perso per sempre…mi fa sentire privo di anima.”

Larxene inarcò un sopracciglio, per nulla colpita da tanto romanticismo.

In fondo, lei era la Regina di Ghiaccio.

Niente, assolutamente niente poteva colpire il suo cuore di marmo.

Tantomeno un tipo di vent’anni col cervello di un undicenne, i polmoni praticamente in fiamme per il troppo fumo e i capelli che lo facevano assomigliare ad una rockstar fallita degli anni 80.

“…le persone a volte fanno cose davvero stupide.” Esclamò lei, senza un minimo cenno di qualsivoglia emozione. “E dopo, si distruggono dal dolore, pensando a quanto si sono sbagliate, ad agire in un determinato modo. Vanno avanti col pentirsi all’infinito, fino a quando non si decidono a risolvere la situazione.”

Continuando imperterrita il suo discorso, con gli occhi di un giallo ghiacciato e i capelli biondi legati in una coda alta, guardò Axel dritto negli occhi, buttandoci dentro i suoi senza alcun segno di timore.

“…tu sei il più garnde, tra voi. Cosa aspetti a riprendertelo?! Un invito scritto?!”

Axel sentì di stare per cadere dalla sedia, sorpreso dal fatto che Larxene, QUELLA Larxene, lo stesse indirettamente aiutando.

Sbuffò, studiando il cielo che li sovrastava, così pieno di nuvole da fargli quasi rabbia: poi, con una mossa decisa,neanche fosse stato un leone che attacca una povera lince indifesa nel bel mezzo della savana, si alzò in piedi e fece qualche passo in avanti, con fermezza.

Stava per andarsene, quando un pensiero gli attraversò quel poco di cervello rimastogli e lo fece voltare indietro, per guardare Larxene neglio occhi.

Sorrise con una sincerità disarmante, una sincerità che, lo sapevano bene entrambi, non era da lui.

“Grazie, Larxene.”

La ragazza non reagì: si limitò a guardarlo di sbieco, senza proferire parola, e gli mostrò il dito medio facendogli la linguaccia, in tutta risposta.

Axel si mise a ridere e se ne andò, mentre alle sue spalle anche Larxene, rimasta sola, contraeva le labbra in un minuscolo, quasi invisibile sorriso.

**

Naminè osservava il viso di Roxas, il nasino a punta rivolto verso il cielo già colmo di stelle, nonostante l’ora, e rimase a studiare i sentimenti nascosti dietro a queglli occhi limpidi come fossero pagine di un libro riportato alla luce dopo anni di ricerca.

…sapeva di aver sbagliato.

I suoi sentimenti verso Roxas l’avevano portata ad agire in maniera disumana, e senza neanche rendersi conto di ciò che aveva fatto lui ora stava soffrendo da morire a causa sua.

Non avrebbe mai voluto che finisse così, che finisse…in quel modo pietoso.

Addentò di malavoglia il wurstel che Demyx aveva appena cotto, ma quando deglutì lo sentì fermarsi all’altezza dello stomaco, intrappolarsi tra la fitta rete dei sensi di colpa.

Oh, diavolo…

Che cosa aveva combinato?!

Ok, adesso si sarebbe alzata, andando da Roxas, e senza peli sulla lingua gli avrebbe raccontato tutta la verità.

Gli avrebbe rivelato che aveva agito seguendo la strada della gelosia, una gelosia dovuta al suo amore pere lui, che mai, mai era riuscita a rivelare a nessuno, neanche a sé stessa.

Raccogliendo tutto il suo coraggio, si alzò in piedi, lasciando cadere il wurstel sulla sabbia e rendendolo immangiabile.

Ok, Roxas era lì, a pochi passi: raggiungerlo sarebbe stata una cavolata.

Forza, Namichan.

Devi solo camminare.

E’ un movimento naturale!

Su, un passo alla volta.

Dài!

Dài….dannati piedi, muovetevi!!!!!

“Namichan…”

“EH?!” Naminè assunse una posa delle mani insensata, gli occhi allargati e spaventati come avessero appena visto Sadako* in persona, e non tornò a rilassarsi neanche quando vide che era semplicemente quella svampita di Selphie.

La ragazza, che indossava solo un bikini e un paio di pantaloncini in stile porno diva (per la gioia di Wakka), la guardava come fosse stata una scimmia che guida una Vespa.

“Namichan, emh…sei…sicura di stare bene?” chiese, un po’ intimorita.

Naminè inarcò le sopracciglia e sorrise imbarazzata, mentre la sua voce di solito calma era notevolmente alterata da una noticina d’isteria.

“Eheheheheheheheh…ma…ma certo, Secchan! Io stavo…mh…stavo andando a fare un tuffo, sì! Eh già, io adoooooooooro il mare di notte!”

Selphie la studiò secca.

“Ma se sono le otto.” Osservò, visibilmente scettica.

Naminè unì le mani ad x davanti al viso, creando una sorta di barriera spirituale che sperava sarebbe bastata ad allontanare Selphie, ma quella non demorse; si limitò a sospirare e lanciarle un’occhiata truce.

“Namichan, ti hanno mai detto che le canne fanno male?”

“…eh?”

Selphie, davanti alla faccia scioccata dell’amica, non potè fare a meno di scoppiare a ridere.

“Oh, mio….e va bene, Namichan, mi arrendo! Ti lascio in pace!” fece, tra le risa e con gli occhi pieni di lacrime.

Naminè rimase immobile, senza più sapere cosa fare: doveva andare a parlare con Roxas, ma Seplphie era in preda ad un attacco isterico e si rotolava tra i granelli ai suoi piedi, ridendo come una iena.

Alzò gli occhi al cielo.

….ok, forse era una punizione giusta.

Voglio dire, in fondo si era comportata una merda, se la meritava, una roba simile.

“Secchan, ma cos’hai?!” Kairi, che fino ad un attimo prima era intenta ad abbrustolire un marshmallow sul fuoco seduta accanto a un Sora stranamente silenzioso, corse verso di loro ad una velocità disarmante, visibilmente preoccupata e , eventualmente, pronta a chiamare il manicomio più vicino.

Naminè abbozzò un sorriso imbarazzato.

“Emh…temo che abbia un attacco isterico.”

“Questa ci è nata, con l’attacco isterico” osservò Wakka, che si limitò a caricarsi Selphie –ancora in preda a una crisi di risate- su una delle spalle muscolose e ad allontanarsi, vergognandosi come un matto.

Naminè e Kairi sospirarono, con un mezzo sorriso stampato in faccia.

Poi Kairi guardò l’amica, un velo di curiosità che le colorava gli occhi chiari.

“Che stavi facendo qui da sola prima, Namichan?”

“Io? O, figurati, io…non stavo facendo proprio niente.” Notò immediatamente che Kairi non le credeva neanche un po’, e subito approfittò del fatto che Sora fosse lontano per cambiare argomento.

“E tu, invece? Non mi sembra abbiate fatto molti progressi”esclamò, indicando con lo sguardo Sora che, accanto al fuoco, osservava le fiamme scontrarsi tra di loro, gli occhi vuoti e la boccuccia da bambino piegata in una smorfia quasi sofferente.

Kairi lo osservò per qualche istante, prima di sospirare e di rivolgersi all’amica con tono impaziente.

“Non so, Nami. Cioè, sai come è fatto…di solito scherza, ride, fa casino…però stasera avrà sbiascicato sì e no tre parole.”

“E come mai?”

“Non ne ho idea, ti giuro.” Lanciò un’altra occhiata compassionevole a Sora “Voglio dire, in fondo è lui il ragazzo, tra noi. Certo, in un’altra occasione non avrei avuto problemi a fare il primo passo, ma…guardalo, Namichan! Come..come posso sperare di baciarlo se sembra appena uscito dal set di Vampire Knight**?”

“Cos’hai contro Vampire Knight, scusa? Zero** è un gran figo.”

“Era per farti capire il concetto, Nacchan” esordì Kairi, gettandole uno sguardo truce.

Naminè rise un po’, ma Kairi non sembrò offesa.

…sinceramente, aveva altro per la testa.

In fondo, era stato Sora a chiederle di mettersi insieme.

Lei era stata talmente felice che non aveva neanche avuto il tempo di prendere in considerazione la cosa, di pensare alle conseguenze.

Aveva fatto tanti di quei progetti, per tutto il pomeriggio…sperava che, finalmente, il suo maledetto Primo Bacio sarebbe arrivato, e che a darglielo sarebbe stato proprio lui, proprio Sora…la persona a cui voleva più bene in assoluto.

Ma ora, nell’attuale situazione, riusciva solo a guardarsi in uno specchio immaginario e non poteva fare a meno di sentirsi un’emerita cretina, una bambina che aveva sognato la sua favola preferita, per poi risvegliarsi e scoprire che, nella realtà, certe cose non possono succedere.

Una morsa improvvisa le attanagliò lo stomaco, e sorrise lievemente a Naminè.

“…vado a parlargli!” disse, un po’ nervosa ed agitata, e sorridendo isterica avanzò verso il gruppetto.

Naminè la guardò allontanarsi, poi di nuovo osservò Roxas per qualche istante.

…appena avrebbe trovato il coragggio, gli avrebbe parlato.

Non poteva più vederlo così.

…il fatto è…che rinunciare alla persona che si ama…

“…fa davvero male…” bisbigliò tra sé e sé.

Voltò gli occhi limpidi verso il cielo, mentre la brezza leggera e pre serale le agitava i capelli lisci e fini.

...Roxas…

Lo avrebbe restituito ad Axel.

Perché Roxas aveva scelto lui, alla fine.

Non lei.

Axel.

…e per quanto potesse soffrirne…lei poteva solo accettarlo.

***

Axel arrivò alla spiaggia affannato, con i capelli ridotti uno schifo e l’odore di fumo addosso.

Uao, bel modo di presentarsi al ragazzo di cui sei innamorato perso per chiedergli scusa dopo che hai baciato la sua migliore amica…

Comunque sia, per la precisione…era stata Naminè a baciare lui, non il contrario!

Apparte il fatto che lui non era etero…ma poi, anche se fosse stato…come avrebbe potuto essere tanto stupido da rischiare di perdere Roxas per un bacio fregato?!

Ok, magari era stato un po’ scemo…cioè, non si era neanche accorto delle intenzioni di quella…come avrebbe potuto definirla?
Ok, un termine c’era, ma forse era meglio evitare…non era un titolo molto lusinghiero, troppo volgare anche per quella ragazzina…

Si guardò attorno dopo aver ripreso fiato.

Avvistò da lontano il falò degli altri; vide un Demyx che strimpellava la sua fidatisima chitarra, e riuscì anche a sentire qualche nota.

Poco lontano, due figure camminavano fianco a fianco…notò un cespuglio di capelli appuntiti in cima alla sagomina più alta, e subito identificò Sora, e Kairi accanto a lui.

Poi, finalmente, dall’altra parte della spiaggia, vicino agli scogli…

Sì, era lui!

Iniziò a correre come un pazzo verso Roxas, e quando gli fu alle spalle si avvicinò in silenzio, ringraziando il cielo che i piedi sulla sabbia non facessero rumore.

Roxas guardava il mare dritto davanti a sé, in silenzio, le braccia che circondavano le gambe, il mento appoggiato sulle ginocchia.

…gli occhi erano rossi, diavolo.

Axel sospirò.

…odiava ammetterlo, ma Roxas aveva visibilmente pianto fino a poco prima, evidentemente.

Porca vacca.

Vedere quel faccino arrossato e con gli occhi gonfi gli fece vibrare il cuore.

Come poteva essere stato così stupido?
”Roxas…”

Il ragazzo sussultò, rischiando per un pelo di non scivolare dallo scoglio e cadere in acqua.

Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, oviamente.

E come avrebbe potuto sbagliarsi?

Solo Axel poteva parlare in modo così…da Axel.

Richiamò tutta la sua forza di volontà per non girarsi, anche se naturalmente fu quello il primo impulso.

Però non lo fece: restò lì, immobile, senza scomporsi, continuando a guardare le onde che si inseguivano lentamente, riflettendo il cielo di quello strano colore tra il rosso e il blu.

Axel, vedendolo così silenzioso, tentennò prima di proferire altre parole.

Aveva paura, una paura folle di dire, fare qualcosa di ancora più sbagliato.

Qualcosa che avrebbe allontanato Roxas da lui per sempre.

“…voglio parlarti” esclamò, con una decisione i cui non riuscì ad individuare la provenienza.

“Ma io non voglio ascoltarti” ribattè seccamente Roxas, senza cambiare posizione.

Axel sentì un’ansia irritante salirgli su per il petto, ma tentò di non badarci.

“E invece dovresti. Perché quello che è successo non è stata colpa mia.”

“Non è stata colpa tua se non ti sei ribellato quando Naminè si è incollata alle tue labbra come biadesivo? Uao, certo che hai davvero un ottimo controllo della tua vita.” Osservò Roxas, e Axel notò cheil tono di voce si faceva un po’ più rauco.

…perché, perché doveva fare così?

“Roxas, ti prego, devi credermi! Io non volevo baciarla…ok, ammetto di essere stato stupido, e ottuso da non accorgermi delle sue intenzioni, ma…”

“Oh, certo, adesso vorresti dirmi che è stata lei a baciare te.”

Axel si bloccò di colpo come se gli avessero appena affondato un coltello nelle viscere.

Un momento…aveva anche dei dubbi?!

Si fidava talmente poco di lui al punto di incolparlo senza alcun ripensamento?

…come…come poteva essere possibile?
Davvero lo aveva preso per uno che mente a tutti e su tutto?
“…credi davvero che avrei baciato un’altra persona anche se stavo con te? Roxas, tu..tu non puoi averlo pensato sul serio!”

“Certo che lo penso sul serio, Ax!” gridò Roxas, alzandosi tutto d’un colpo e voltandosi verso di lui.

Gli occhi più azzurri del mare dietro di loro erano cerchiati di rosso, mentre i capelli avevano tutta l’aria di non essere stati neanche sfiorati dalla spazzola nell’arco delle ultime ventiquattr’ore, ma ad Axel non importava.

Gli piaceva tutto di lui, anche quando aveva appena smesso di piangere.

“…tu sapevi che stavo facendo uno sforzo, Axel! Sapevi…meglio di chiunque altro, quanto per me fosse difficile fidarmi degli altri!” abbassò lo sguardo, triste come un insetto minuscolo a cui un bambino antipatico ha appena strappato le ali “ …e invece…tu…” furente,, in un attimo solo, cambiò totalmente espressione, infilzandolo con quegli occhi ghiacciati.

“Non voglio vederti mai più! MAI PIU’!”

Axel stava per ribattere,e gridare qualcosa per fermarlo, per ostacolare quell’assurda risoluzione: avrebbe voluto urlare a Roxas quelle due parole che sentiva in gola da mesi, e che non aveva mai, mai detto a nessuno.

Voleva farlo.

Voleva farlo davvero, diavolo.

Ma Roxas non gli lasciò il tempo di aggiungere nulla; si voltò e corse via, alzando la sabbia con la suola delle scarpe da ginnastica.

Axel lo osservò andarsene, le gambe che correvano a velocità inimmaginabile, e sentì lo stomaco svuotarsi di ogni emozioni, i pensieri sgusciare via dalla testa.

Si sedette, senza preoccuparsi di macchiare di sabbia i jeans, e si mise a guardare il mare.

Dei sentimenti completamente nuovi sembravano essersi affacciati nel suo petto per la prima volta, e lui sapeva solo di essere confuso, arrabbiato, desideroso di affogare in quel mare blu come gli occhi di Roxas.

Il cellulare vibrante nella tasca lo colse di sorpresa, e con la stessa apaticità di un minuto prima negli occhi rispose flebilmente.

“Pronto?”

“…sono io.”

Axel sussultò, stavolta davvero colto in fallo.

…perché lo stava chiamando?

“Senti, ora sono impegnato.”

“ Non ti ho chiesto se eri libero.”

Il ragazzo, il cellulare appoggiato tra l’orecchio e la spalla, estrasse una sigaretta dalla tasca e se l’accese con una fiammata di accendino, poi alzò gli occhi al cielo, esasperato.

“…dimmi cosa vuoi.”

La voce all’altro capo era pacata e rilassata, anzi, sembrava fosse colorata da un tono divertito.

“Prima di tutto che ti dài una calmata. Secondo: è arrivata un’altra lettera da Tokyo.”

Axel rimase di sasso, senza sapere se essere contento o mettersi a piangere.

Il futuro sembrava un fantasma sempre più vicino, e quella telefonata, lo capì al volo, avrebbe potuto cambiare il suo.

Restò in silenzio, assolutamente privo di qualsiasi espressione.

…che cosa doveva fare?

“Axel. Dovresti prendere la cosa in considerazione, dico davvero.”

Axel non rispose: chiuse la conversazione senza minimamente preoccuparsi dell’interlocutore, e come se niente fosse successo riprese a fumarsi la sigaretta, mentre i gabbiani flettevano le zampe sulle onde e parlavano tra loro tramite versi acuti e vibranti.

***

Sora stava prendendo a calci quel sassolino da venti minuti buoni, ormai.

Eppure non si sera sfogato per niente.

Accidenti a lui, aveva fatto un pasticcio!

Ripensò al discorso che Kairi gli aveva fatto mezz’ora prima alla spiaggia, con i capelli scompigliati ad arte e gli occhi guizzanti di insicurezza e rabbia.

Gli aveva fatto tante di quelle domande che ora sentiva la testa girargli, vorticare come una monetina caduta sul pavimento.

Perché si era messo con lei, perché non parlava più con Riku, perché era diventato nell’arco di una giornata più silenzioso di un muto e robe simili.

Lui aveva detto sì e no mezza parola, un po’ perché non riusciva a trovare scuse che lo giustificassero, un po’ perché Kairi che parlava a mitraglietta lo spaventava, doveva ammetterlo.

E poi era stato costretto a baciarla –ok, non che lei glielo avesse chiesto chiaramente…ma, dài, era palese che lo volesse, quindi si era sentito un po’ in gabbia.

Ed era stato prorpio quel bacio, a farlo scappare via o una scusa.

Quel bacio durante il quale lui non pensava a Kairi.

Oh, no.

Assolutamente no.

In quei pochi secondi, l’immagine di Riku che premeva con forza le labbra contro le sue sdraiato sull’erba lo aveva costretto a non lasciarsi trasportare emotivamente, e si era staccato da Kairi come una ventosa.

Ed ora eccolo là, in tutta la sua pateticità; sedici anni non dimostrati, quoziente intellettivo paragonabile a quello di un allodola, incastrato in un triangolo amoroso di cui tutto avrebbe voluto essere meno che la punta.

Insomma, aveva sempre pensato che certe cose succedessero solo nei manga, non…nella vita reale!

Stava per prendere l’i-pod dalla tasca dei jeans, perchè non sopportava più la musica lontana proveniente dalla spiaggia (Demyx si stava sbizzarrendo, con quella dannata chitarra), ma una voce fin troppo conosciuta alle sue spalle pronunciò piano il suo nome, e lui si rigirò veloce come un lampo che squarcia il cielo pieno di pioggia.

Davanti a lui, ora, Riku lo guardava fisso, senza muoversi.

I suoi capelli, illuminati dalla luna, sembravano ancora più chiari.

“…perché…perché non sei al falò?” chiese Sora, improvvisamente in agitazione.

Riku avrebbe voluto mettersi a ridere, tanto la situazione era patetica.

Ma sapeva che, se lo avesse fatto, Sora sarebbe scappato a gambe levate.

Lo conosceva fin troppo bene.

“In realtà dovrei esere io a chiedertelo.” Disse solo, avvicinandosi.

Sora rimase fermo dov’era.

Mai come in quel momento sapeva di non dover fuggire.

Per una volta, pensò, doveva riuscire a mantenere il controllo, qualunque cosa fosse successa.

Non reagì neanche quando Riku gli si parò davanti, a pochi centimetri di distanza.

Per un attimo credette di essere in preda ad un attacco cardiaco, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da Riku.

Il più grande non disse niente; socchiuse gli occhi e con la mano alzò il mento di Sora, per avvicinarlo.

Sora chiuse gli occhi, invaso dal profumo di Riku, pronto per farsi baciare.

Perché lo voleva.

Sapeva che era strano, e bizzarro, e anormale, e stupido, ma voleva che Riku lo baciasse.

Riku sembrò non accorgersi della battaglia nella testa di Sora, e con un dito gli allargò la bocca.

…aveva gli ormoni a tremila, dannazione..

Sora era pronto, e tentava di calmarsi e di non saltargli addosso…ma improvvisamente gli balenò un qualcosa in mente.

Si ricordò di quando aveva visto Riku baciare Rikku…lei con le guance arrossate, lui gli occhi chiusi e impassibile…

“NO!”

Lo spinse via con una forza inusuale, e Riku a momenti cadde per terra.

Si appoggiò istintivamente a un palo della luce, e una volta resosi conto della situazione si voltò verso Sora pieno di rabbia.

“Si può sapere che ti prende?!” urlò, in preda al panico.

Porca miseria, stava andando tutto così bene….e Sora era…MIO DIO!

Cercò di non fare caso a ciò che stava succedendo all’interno dei suoi boxer, nonostante fosse parecchio complicato.

Fino a un secondo prima era sicuro che quella sera sarebbe riuscito finalmente a fare qualcosa con quello scemo (ovviamente, che magari fosse stato oltre i semplici baci), e ora si ritrovava completamente in bianco.

Dio, che sfiga del cazzo!

Sora aveva un’espressione severa, anche se le guance erano ancora rosse per l’imbarazzo, e teneva le braccia in una strana posa, come se fosse pornto a prenderlo a schiaffi da un momento all’altro.

“…io…tu…non possiamo. Io…” stava per dire qualcosa riguardo al bacio che aveva visto tra lui e Rikku, ma qualcosa lo trattenne.

….non voleva che Riku sapesse che lo aveva spiato…non si sarebbe più fidato di lui…e poi non gli andava di fare la figura di quello che soffre o che è rimasto deluso!

No, doveva essere uomo!

…bella pensata.

Ma ora che poteva inventarsi?

Riku lo guardava con una faccia contrariata, come se non aspettasse altro che dargli una scarpa in fronte.

“…io sto con Kairi, ora.” Riuscì a dire, prima che potesse collegare il cervello alla bocca.

Ecco fatto.

Ti sei fregato da solo, Sora.

Sei proprio un coglione, non c’è che dire.

Riku ammutolì di botto, e rimase un momento in silenzio.

Sora credette di stare per morire, e pensò a un ultimo desiderio.

Vediamo…avrebbe potuto chiedere l’assoluzione di tutti i peccati della sua vita.

Un momento…essere amato da due persone poteva definirsi un peccato?

La risata di Riku arrestò i suoi pensieri, e lui fu costretto a voltarsi verso il ragazzo per assicurarsi che fosse vero.

Riku, davanti a lui, rideva con leggerezza, senza fare baccano o altro, con uan compostezza che gli si addiceva eccessivamente.

Poi si avvicinò ancora a Sora, guardandolo dritto negli occhi.

Sora fu costretto ad indietreggiare, e Riku sembrò non aspettare altro; ne aprofittò per continuare ad avanzare in silenzio, fino a quando Sora non si appoggiò al muro di un bungalow senza neanche accorgersene.

…ora l’agnellino era in trappola.

E lui non vedeva l’ora di mettersi il vestito da lupo cattivo.

“…sai, Sora…esiste una cosa chiamata ‘tradimento’. Ne eri al corrente?”

“Smettila” sibillò Sora, incerto sul da farsi.

Riku divenne serio in un attimo, e lentamente si avvicinò ancora una volta.

Sora ora sentiva i loro respiri vicinissimi, ma non ancora uniti, ed ebbe un tuffo al cuore quando Riku gli leccò leggermente il lobo dell’orecchio destro.

Sentì un brivido che gli percorse tutto il corpo, e per un attimo gli sembrò di essere diventato un enorme peluche gigante, di quelli che se tiri la cordicella tremano.

La lignua di Riku continuava a torturargli l’orecchio, e quello aveva l’aria di divertirsi un mondo.

“…che c’è, Socchan? Non ti opponi più?”

Sora sentì qualcosa gonfiarsi nella parte bassa dei pantaloni, e quando si rese conto di quello che gli stava succedendo arrossì come era sicuro di non aver mai fatto in tutta la sua vita.

“…nh…io…sto con Kairi…” tentò di opporre resistenza, ma nonostante cercasse di essere convincente era palese che in realtà avrebbe voluto che continuasse all’infinito.

Era…così piacevole….

Riku non disse altro, e dall’orecchio passò a guardarlo in viso, restando a distanza minima con la bocca dell’altro.

Sora aspettò che lo baciasse, ma Riku non si mosse; continuò a guardarlo per quelli che sembrarono minuti interi, indugiando su quelle labbra come se fossero di cristallo.

“…sono stanco di resistere, Sora.”

Il ragazzo stava per ribattere, ma la lingua di Riku glielo impedì, e iniziò con la sua una lotta di scontri e incontri che lo fece sospirare nella bocca dell’altro.

Continuarono a baciarsi così per…beh, a dirla tutta nessuno dei due avrebbe potuto dirlo con certezza.

L’unica cosa che Sora sapeva era che, nonostante la testa gli dicesse di respingerlo, lui continuava, imperterrito e coinvolto, rendendosi conto da solo di quanto Riku potesse essere così dannatamente provocante.

Si sentì uno scemo, per non essersene mai accorto.

Quando finalmente si staccarono, Riku si allontanò di un poco, riprendendo fiato.

Cominciava a fare freddo, ma entrambi i ragazzi erano bollenti e rossi in viso.

Continuavano a sfidarsi con gli occhi, senza che nessuno dei due riuscisse a distogliere lo sguardo dall’altro.

Sora pensò che il cuore, ormai, gli si era fuso del tutto, e annotò mentalmente di farsi una visita cardiaca appena tornato a Tokyo.

…già, Tokyo.

Mancava una settimana, al loro ritorno.

Ma quell’estate aveva cambiato troppe cose.

E Sora, mentre studiava gli occhi gelidi di Riku, capì che, forse, non tutto sarebbe tornato come prima.

…dannata estate.

***

Note dell’autrice:

Molti di voi saranno infuriati/pronti a prendere un’accetta/disgustati a causa del mio ritardo di ben tre mesi.

Il 50% di voi avrà pensato che io fossi stata investita da un carro attrezzi, il 30% che avevo deciso di abbandonare la storia, il 15% che cucinando mi fossi tagliata le dita e il restante 5% che avevo problemi di altro tipo.

Din-don, l’ultima è la risposta esatta!!!

Comunque, oltre a scusarmi, no so davvero cosa fare.

Ma prima di tutto, pensiamo al capitolo!

E’ di passaggio, ma ci sono tanti punti che sono necessari per continuare, anche se all’apparenza può sembrare il classico capitolo inutile.

Riku e Sora cominciano davvero a fare gli zozzoni U.U ma è anche vero che sono pur sempre ragazzi, e anche loro hanno dei problemi ormonali, voglio dire, è una cosa naturale!

Axel e Roxa sono sempre più in crisi, Naminè non è riuscita a concludere niente di buono neanche in questo capitolo e Kairi…vabbè, Kairi a questo punto la considero davvero scema XD

Però è innamorata di Sora (come metà dei personaggi della storia, del resto), quindi è normale che cerchi di autoconvincersi che tra loro non ci sia alcun problema, perché questo vorrebbe dire mettere in dubbio la loro relazione.

Che altro posso aggiungere?

Amo tutti questi impicci sentimentali, perché anche nella realtà (e lo so per esperienza) accadono cose come queste; chissà come finirà questa fan-fiction?

Per saperlo, dovrete aspettare i prossimi due capitoli, che sarano anche gli ultimi.

Riguardo al seguito…ho deciso che ci sarà, ma dovrete aspettare parecchio per averlo, temo.

Ho già abbastanza storie in corso, e aggiungerne un’altra sarebbe troppo impegnativo, anche perché sto iniziando a dedicarmi parecchio ai lavori originali.

Cedo di aver dato il meglio di me nella sezione Kingdom Hearts, e così sto cominciando ad allargare un po’ i miei orrizonti, perché ormai ho scritto talmente tanto di Sora & Co. Che credo di conoscerli troppo bene, per continuare a scrivere di loro.

Insomma, questa storia e il suo seguito saranno, forse, le ultime storie che scriverò su Kingdom Hearts.

Comunque, godetevi queste ultime fan-fiction…ad ogni modo, cotninuer a scrivere per sempre, quindi sicuramente qualche one-shot AkuRoku e RiSo la farò.

Per ora, sono completamente presa da Summer Time, e mi sto impegnando davvero tantisimo per farvela amare fino all’ultimo capitolo.

* Sadako = nella versione originale giapponese, la protagonista del film The Ring si chiama Sadako, non Samantha (che è, ovviamente, il nome della ragazza nel remake americano).

** Vampire Knight = celebre manga e anime ambientato in una scuola divisa in due classi: una studia di giorno, l’altra di notte. Gli studenti notturni, si scopre con il proseguire della storia, sono tutti vampiri. Proprio per queste tematiche, il manga a volte è un po’ inquietante ( o comunque, lo sono le tematiche e l’atmosfera).

***Zero= protagonista maschile di Vampire Knight…e Naminè ha ragione, è davveor un gran pezzo di figo

Ora rispondo alle recensioni…mi sembra il minimo, con tutto questo ritardo!

CrAzYtEn : già gà, credo proprio che molte di voi avranno odiato Nami, dopo il capitolo 15. Mi dispiace di averti fatta aspettare per l’aggiornamento, ma come vedi non sono morta ^^ (ringraziando il cielo) Tranquilla, non la lascierò incompiuta, non ne ho la minima intenzione. Nonostante sia lenta con gli aggiornamenti, i capitoli arrivano sempre, anche se tardi! Un abbraccio

kiaaxel18 : sono contenta che la storia ti piaccia! Rikku non è così male come sembra…è l’amore per Riku che la fa sembrare una poco di buono, ma ricorda che l’amore non ricambiato può essere qualcosa di terribilmente doloroso, e lei reagisce come può. Sora è davvero uno scemo, su questo ti do ragione…ma a volte la gelosia può aiutare, non credi? ;)

Simple Girl : è da molto che non aggiorno sul forum per problemi al pc, ma ho comunque postato il link di efp anche nella firma del mio account, di modo che tutti coloro che seguivano le mie storie potessero proseguire con la lettura. Grazie mille per tutti i tuoi complimenti!! Cerco sempre di descrivere al meglio le emozioni dei miei personaggi. Riku e Sora sono entrambi degli sciocchi, ormai è chiaro come il sole…per quanto riguarda l’Akuroku, è il mio pairing preferito, e quindi quando scrivo di loro metto particolare cura ed attenzione! ^^

Il_Trio_Infernale : ve l’avevo detto che ci sarebbero stati parecchi casini XD Però ammettilo, ci godi a vedere i personaggi soffrire (proprio come me, del resto)! Ciau ciau, grazie per il fatto che anche tu mi segui con tanto ardore

La_Lilin__ : per il momento non è previsto che Naminè muoia, ma in caso decida il contrario seguirò uno dei tuoi consigli XD certe morti che hai scritto sono davvero allettanti!

Nancy92 : incredibile come un capitolo possa far cambiare completamente idea su un personaggio! Ora odiate tutte quante Naminè…oddio, è anche evro che la cattiveria l’ha fatta, ma…insomma, è una ragazza innamorata, e in amore tutto è lecito, a quanto dicono…lei ha solo agito in modo sbagliato, senza pensare alle conseguenze del caso. In fondo, credo che sia da compatire. Grazie dei complimenti

KairiChanRules : se la tua vita dipendess davvero dai miei aggiornamenti, ora saresti bela che morta XD e ne approfitto per scusarmi ancora una volta! Comunque, spero che il capitolo ti sia piaciuto, anche se non era un granchè.

SoraRoxas : siamo in due ad amare Axel! E’ sciocco, idiota, beffardo e tutto quello che ti pare, però…cavolo, se è sexy….emh, comunque! La dolcezza che dimostra con Roxas è qualcosa di nuovo anche per sé stesso, eppure non riesce a comportarsi diversamente…grazieeeeee, mi fa piacere quando mi dicono che sono brava! *me arrossisce e gogngola* un abbraccione a un bacione forte

SoRifan : tranquilla, io sono la prima che spesso, per problemi di tempo o pc, non riesco a recensire le storie che leggo…ma questo non vuol dire che non mi piacciano, e so che è anche il tuo caso! Comunque…Kairi è un po’ idiota, ma non posso farci niente, mi piace troppo!

Concludo col dirti che, inconsciamente, hai tirato in ballo un nome che, nel seguito, avrà parecchia importanza…anche se in questa fanfiction ha avuto un ruolo un po’ marginale…non dico altro! Bacini

KH4EVER : Riku è troppo buono per poter scacciare Rikku in malo modo…più che altro, nonostante le apparenze, è uno che tende molto a mettersi nei panni degli altri. E’ questo suo lato de carattere che mi piace descrivere ^^

GRAZIE PER I VOSTRI COMPLIMENTI (TROPPI…), LA PASISONE CON LA QUALE MI SEGUITE, IL VOSTRO INCORAGGIAMENTO ED ENTUSIASMO…E SOPRATTUTTO PER LA VOSTRA INFINITA PAZIENZA!! UN ABBRACCIO A TUTTI

Spero che il capitolo vi sia piaciuto…un grazie a voi che recensite, che aggiungete la mias toria su ‘seguite’ o ‘preferiti’ e che mi leggete soltanto! A presto

*MagikaMemy*

   
 
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