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Autore: MaDeSt    18/10/2016    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

KNIGHTS

Susan fuggì da Lily il prima possibile quella mattina, appena dopo aver finito la colazione che Ilion aveva preparato per entrambe. Si affrettò a preparare il proprio cavallo alla bell’e meglio e in men che non si dica fu fuori, diretta al galoppo verso il bosco, e rallentò solo quando giunse in vista dello stesso. Scese dalla sella con un sospiro scacciando la tensione e a piedi condusse l’animale tra gli alberi, fino alla tana dei draghetti.
Non si aspettava che già ci fosse qualcuno, quindi rimase sorpresa nel vedere la giumenta di Andrew. Legò Brezza a un ramo vicino e si avvicinò alla tana cercando il ragazzino con lo sguardo, chiedendosi dove fosse e cosa ci facesse lì a quell’ora sapendo che non era una persona mattiniera.
Chiamandolo a voce piuttosto alta svegliò gli altri draghetti, che uno alla volta uscirono assonnati dalla tana, e Sulphane le si affiancò.
«Ciao piccola, hai visto dov’è andato Andrew per caso?» le domandò accarezzandole la corta peluria sul collo.
Ho sentito delle voci non molto tempo fa, ma avendo riconosciuto Andrew non vi ho dato peso, mi dispiace rispose la cucciola, mentre a occhi chiusi faceva quelle strane fusa appagata dalle coccole.
«Non importa, ero solo curiosa. Voci hai detto? Non era solo?»
Sì che era solo. Ma penso di aver sentito parlare anche Umbreon, forse si è dimenticato di tenere per sé i suoi pensieri.
Rubia si stiracchiò per bene e sbadigliò mostrando i numerosi piccoli denti, poi fu subito pronta per correre dietro ad Ametyst che la stava stuzzicando scodinzolando a un palmo dal suo naso, mentre Zaffir rimase in disparte, in apparenza più tranquillo, ma continuando a guardare la volta del bosco come se volesse guardarvi oltre.
Susan insieme a Sulphane cercò Andrew e Umbreon allontanandosi dalla tana e lasciando gli altri draghetti ai loro giochi, ma non passò molto tempo prima che li incontrassero; stavano correndo nella loro direzione, probabilmente per tornare alla tana, e il ragazzino rideva.
«Andrew!» gridò Susan sbracciandosi.
Lui la guardò e la salutò con un cenno del capo, poi ansimando si fermò poco lontano da lei, si piegò in due riprendendo fiato: «Ciao.»
«Perché correvi in quel modo?»
«Giocavamo!» esclamò sorpreso da quella domanda.
Umbreon si era fermato accanto a lui e lo guardava con sguardo vorace agitando piano la coda da una parte all’altra, alla fine non resistette alla tentazione e gli saltò addosso spingendolo a terra. Andrew imprecò lamentandosi del male mentre il draghetto si allontanava trotterellando, e Susan rise.
Mentre si rialzava esclamò: «Che ti è preso?»
E Umbreon rispose con una nota di divertimento nella voce: Beh, stavamo giocando a rincorrerci, tu ti sei fermato e...
«Già, certo.» sussurrò contrariato massaggiandosi il gomito, poi tornò a rivolgersi a Susan mentre i loro due draghetti presero a rincorrersi: «Ti ha visto qualcuno venire qui?»
«Non lo so, perché?» domandò sorpresa.
Sapeva che Susan era all’oscuro di tutto, vivendo in casa di Cedric che non si trovava vicina al villaggio, quindi non era a conoscenza della presenza dei soldati perché quelli, al contrario dei soldati da Eunev, non avevano lasciato i cavalli nella stalla.
Quindi le spiegò: «Sono arrivati degli altri soldati, non da Eunev, e ho il sospetto che siano qui per dare man forte a quelli che.... Beh, racconterò tutto quando ci saranno anche gli altri, ora torniamo ad aspettarli alla tana.»
La ragazza annuì senza fare altre domande e insieme tornarono indietro senza curarsi di chiamare i draghi, perché erano certi che non ce ne fosse bisogno. E infatti i cuccioli li seguirono a distanza correndo tra un albero e l’altro.
Quando furono quasi arrivati Andrew riprese parola e le chiese: «E tu che ci facevi qui così presto?»
«Oh... Lily fa strane domande sui draghi, temo che abbia capito qualcosa ma non so come. E finché non c’è Cedric a tenerla a bada preferisco stare fuori il più possibile, piuttosto che combinare accidentalmente un guaio.»
Annuì comprensivo: «Già, meglio non lasciarsi sfuggire nulla. Siamo già abbastanza nei guai con quei soldati in giro, non ci serve anche una delle nostre famiglie a ostacolarci.»
Giunti alla tana decisero di passare il tempo giocando con tutti i draghetti e raccontandogli delle storie, mentre quelli ascoltarono seduti e attenti davanti a loro, come un piccolo pubblico a teatro, ma nessuno dei due ragazzi espose i dubbi riguardo la propria famiglia.
Gli altri tre arrivarono in gruppo insieme a Emily e finalmente Andrew raccontò la stessa cosa che aveva detto ad Umbreon la mattina stessa, allarmando immediatamente la più grande, e il ragazzino disse anche cosa gli era stato suggerito di fare dal suo draghetto.
«Una buona idea, ma rischiosa.» commentò Emily «Io direi che sarebbe meglio non venire più qui per un po’, giusto perché la situazione si calmi e quelli se ne vadano. Se sono davvero così sospettosi e ora tuo fratello vuole unirsi a loro è meglio non dargli scuse per pedinarci... verrebbero a scoprire la verità in tal caso, a meno che non decidiate appunto di non venire qui.»
«Io resisterei al massimo tre giorni senza Rubia.» disse subito Jennifer.
«Forse tutti noi, ma bisogna ammettere che Emily ha ragione.» disse Layla «Prima o poi se ne andranno, e allora potremo tornare qui. Ma adesso la situazione sta diventando pericolosa.»
«Quelli non sanno nulla di draghi, non noteranno niente. Basterà assicurarci che nessuno ci segua quando veniamo qui.» disse Mike, non volendo separarsi da Zaffir per alcuna ragione «Crescono in fretta, tra poco sapranno difenderci da quei soldati.»
«Ma cosa vai dicendo? Lo vedi quanto sono piccoli ancora? Vorresti che affrontassero dei soldati a cavallo così piccoli e senza nemmeno saper volare?» ribatté la ragazza con le mani sui fianchi.
«Zaffir sa volare!»
«Ah davvero? Bene! E gli altri?»
Ma Susan si dimenticò della questione e domandò incredula: «Zaffir sa volare?» e Umbreon, Rubia e Sulphane volsero al draghetto blu uno sguardo forse invidioso.
Mike si calmò e arrossì un po’ in imbarazzo: «Beh... l’ho visto volare per qualche tempo poco più alto degli alberi. Però ne è stato capace!»
«D’accordo, ma gli atri no!» riprese Layla, decisa a convincerli a incontrare i draghi meno spesso per un po’.
«Ragazzi è una questione importante... non venite per qualche giorno, fatevi vedere in giro per il villaggio a giocare, venite a trovare i draghi una volta a settimana...» disse Emily con fare calmo e ragionevole.
Ma Jennifer la interruppe esclamando: «Una volta a settimana? Spero tu stia scherzando!»
«È solo una situazione provvisoria, per non attirarci addosso altri guai!» insistette Layla spazientita.
«Che Zeigah si occupi di quei soldati, io pur di venire a trovare Zaffir potrei uscire di casa la notte!» fece Mike incrociando le braccia sul petto.
La discussione andò avanti diversi minuti senza che nessuno cambiasse la propria idea o posizione, e alla fine decisero di lasciar perdere e dedicarsi finalmente ai piccoli draghi; Layla disse loro che l’indomani sarebbe rimasta a casa e il discorso finì lì.

Tornarono dai draghi la mattina dopo, Susan uscì ancora prima che Lily si svegliasse, dal momento che Cedric ancora non era tornato, e andò ad aspettare gli altri alla tana. Quando arrivarono Andrew, Mike e Jennifer, si allontanarono per giocare sapendo che Layla non sarebbe arrivata, e Ametyst piagnucolò per alcuni minuti prima di decidere che avrebbe utilizzato quel tempo da sola per provare a volare.
Tornarono a casa per pranzo per non insospettire le famiglie, e Susan in quell’arco di tempo dovette praticamente fuggire da Lily, nessuna delle sue scuse pareva scoraggiare la bambina dal farle domande e seguirla ovunque andasse. Dunque di nuovo fu la prima a tornare verso il bosco, e gli altri tre la raggiunsero più o meno mezz’ora dopo, mentre lei già stava giocando con Sulphane.
La bambina, ormai arrabbiata anche con lei, pensava di aver capito tutto e decise che appena suo padre sarebbe tornato a casa gli avrebbe confessato tutti i suoi sospetti; poco le importava che suo fratello fosse a caccia, se la sarebbe vista brutta una volta tornato.
I ragazzini decisero di tornare indietro verso i cavalli intorno alle sei del pomeriggio, così salutarono i draghetti e si avviarono a piedi parlando entusiasti di quanto stessero crescendo rapidamente, non vedevano l’ora che imparassero a volare, così che una volta cresciuti abbastanza avrebbero potuto cavalcarli e vedere per primi come fosse il mondo da lassù; i primi Umani al mondo a volare. I primi a diventare amici di sei draghi, i primi a crescerli, e i primi a cavalcarli.
Arrivati dove avevano legato i cavalli ci misero un po’ ad accorgersi che non c’erano, e un poco spaventati li chiamarono e li cercarono nei dintorni, senza mai perdersi di vista gli uni con gli altri. Parlando tra loro a voce alta convennero che fossero legati troppo bene perché si liberassero da soli, dunque il loro primo pensiero fu che li avessero rubati, e lì si lasciarono prendere dal panico, perché non erano i veri proprietari.
La risposta alle loro preoccupazioni non si fece attendere molto; si incamminarono insieme verso la prateria e appena usciti dal bosco li videro: erano tutti lì, tranquilli, ma insieme a loro ce n’erano altri dieci, tutti cavalcati da quei soldati che erano giunti fin lì a causa di una guerra. E per i draghi.
I cavalieri spronarono i cavalli per accerchiare i quattro ragazzi, tagliandogli ogni via di fuga. Sotto gli elmi si poteva vedere che venivano da ogni parte del mondo, alcuni erano chiari di pelle come loro, mentre altri avevano la pelle color dell’ebano, o semplicemente ambrata. Impugnavano anche armi differenti, lance, spade, archi, martelli... ma tutte avevano una cosa in comune: erano puntate contro i ragazzi.
Si strinsero tra loro come per darsi forza e farsi coraggio, ma tremavano e sudavano freddo dalla paura, non sapevano come comportarsi o come affrontare una situazione del genere senza rimanere ammazzati poi. Guardarono i soldati cercando di capirne le intenzioni, ma quelli rimasero fermi con le armi puntate contro di loro così a lungo che per un attimo credettero si trattasse solo di un sogno.
Poi uno di loro, dalla pelle scura, abbassò l’arma simile a una falce a una mano. Ma fu l’unico, tutti gli altri rimasero immobili a fissarli in attesa di un solo movimento sbagliato per poterli ferire, o peggio uccidere. Il soldato incitò il suo cavallo a muovere qualche passo all’interno del cerchio, avvicinandosi ai ragazzi, poi li guardò dall’alto.
L’elmo copriva la sua espressione, ma la voce pareva cupa e suonava metallica dietro l’acciaio: «Dove sono i draghi?»
I ragazzini, guardandosi tra loro, si pentirono di non aver dato ascolto a Layla ed Emily e non aver rinunciato ai draghetti per quel solo giorno. Andrew scorse di sfuggita, e riconobbe, uno dei soldati che l’avevano fermato due sere prima, e distolse in fretta lo sguardo pensando invece a cosa poter dire. Susan riconobbe tre altri soldati: uno di loro aveva avvelenato Cedric e gli altri due avevano trascinato fuori casa i suoi genitori. Fu quindi colta all’improvviso e inspiegabilmente da un moto di speranza; se quei tre soldati erano lì c’era la possibilità che sua madre e suo padre fossero con loro.
La prima ad aprire bocca fu Jennifer, che si decise ad assumere un’aria sconvolta, sperando di essere convincente, e domandò con voce flebile: «Cosa?»
«I draghi. Dove sono?»
«Non... non c’è nessun drago qui...»
«Smettetela di raccontare bugie, ragazzini, o saranno guai. Abbiamo ordini precisi: recuperare le uova e uccidere chiunque ne sia venuto a conoscenza. Perciò ve lo richiedo: dove sono i draghi?»
Mike preso dall’ira scosse la testa ed esclamò: «Se avete intenzione di ucciderci, cosa ci guadagneremmo a dirvi dove sono? Tanto vale farci ammazzare subito e non darvi alcuna informazione!»
Jennifer lo guardò adirata per aver mandato in fumo ogni possibilità che avevano di sviare i sospetti da loro e si morse il labbro pensando a cosa poter dire successivamente.
Gli occhi dell’uomo dalla pelle scura si socchiusero, forse in un sorriso, e fece un cenno appena percettibile con la testa. Un attimo dopo il soldato alle spalle di Mike fece scattare la lancia e lo ferì alla gamba sinistra. Il ragazzino urlò cadendo in ginocchio e Susan strillò spaventata spostandosi dietro a Jennifer come se ciò avrebbe potuto aiutarla.
Il soldato attese con pazienza che Mike smettesse di urlare tenendosi stretta la gamba ferita, poi disse con voce quasi pacata: «Non sempre la morte è rapida e indolore. Forse potremmo farvi cambiare idea, che ne dite?»
Alla sua domanda nessuno di loro rispose, si limitavano a guardare atterriti prima lui, poi Mike a terra che ansimava. Il cavaliere ci mise poco a perdere la pazienza, alzò una mano e si preparò a fare cenno a un altro soldato di colpire.
Ma Susan gridò con voce acuta: «Nella Foresta! È piena di creature strane, se cercate dei draghi sicuramente si troveranno lì! Vicino a Darvil non c’è posto migliore!»
«La Foresta, eh?» domandò lui, e volse una rapida occhiata timorosa agli enormi alberi che facevano capolino dietro il bosco, poi tornò a guardare la ragazzina «Ed è lì che siete stati oggi? Piuttosto lontani da casa, ragazzini. Se noi andremo nella Foresta, verrete anche voi. Così se tentavi di tenderci una trappola ve ne pentirete tutti.»
Senza che lui desse alcun ordine, i soldati smontarono da cavallo solo per accompagnare i ragazzi ai propri, li sollevarono di peso caricandoli in sella ai quattro animali e poi con delle funi gli legarono i polsi alla sella, così che non potessero guidare i cavalli né tentare una fuga. Poi legarono i quattro cavalli a quattro dei loro stalloni da guerra e rimontarono in sella.
«Io non lo farei se fossi in voi...» sussurrò Jennifer tremando di paura, sentendosi persa e vulnerabile. Scoccò una rapida occhiata a Mike che piangeva in silenzio accasciato sul collo di Wind.
«Partiremo per la Foresta domattina. Fino ad allora alloggerete nel nostro accampamento come prigionieri.» disse loro con un sorriso sgradevole.
Dopodiché i cavalieri spronarono i propri destrieri al passo, i quattro cui avevano i cavalli dei ragazzi procedevano in fila uno dietro l’altro, due cavalieri stavano affiancati sulla destra, due sulla sinistra, uno dietro e uno davanti.
Susan pianse colta dalla paura e dallo sconforto, sperando che Layla e Cedric avrebbero capito in fretta la situazione tirandoli fuori dai guai, ma soprattutto sperando di rivedere i propri genitori sani e salvi da qualche parte in quell’accampamento. Solo secondariamente si preoccupò per i draghetti e di uscire viva da quella situazione lei stessa.

L’accampamento dei soldati distava parecchio da Darvil, tanto che a malapena potevano vedere il fioco bagliore delle torce che indicavano la posizione del ponte principale. Non era altro che un agglomerato ordinato di tende intorno a un grande fuoco, poco più in là stavano dei carretti coperti da grandi tele di stoffa; da lì sotto talvolta provenivano versi e rumori sinistri, striduli ringhi e rumore di legno e metallo graffiato. I cavalli legati ai carretti parevano molto nervosi, ma non si muovevano.
Susan sgranò gli occhi incredula, come anche gli altri ragazzini, quando vide sua madre e suo padre con mani e piedi legati, adagiati sopra un giaciglio di coperte e imbavagliati. Ma anche loro la guardarono col terrore dipinto negli occhi. Se non altro sembravano stare bene, solo Deren aveva qualche livido in volto.
I soldati prepararono un solo giaciglio per tutti e quattro loro poco lontano dal falò, poi li fecero scendere dai cavalli e li adagiarono tutti lì, con i polsi sempre legati, e due di loro montarono subito la guardia mentre gli altri portavano da parte tutti i cavalli, legandoli a dei pali. Alcuni di quelli che non dovevano guardarli si spogliarono dell’armatura rimanendo semplicemente con indosso armi e cotta di maglia, per poi sparire nelle tende a riposare, pronti a essere chiamati per il proprio turno. Il capo fu uno di loro.
Lanciando un’occhiata sinistra ai carretti da cui provenivano gli strani rumori, Jennifer avanzò verso Mike trascinandosi coi gomiti. Il ragazzo ancora tremava ma non piangeva più, forse perché al momento aveva in circolazione una grande quantità di adrenalina, ma anche se non aveva visto esattamente dove e come l’avevano ferito non poteva fare a meno di preoccuparsi per la sua sorte; che fosse grave o no stava perdendo sangue e stava macchiando le stoffe del loro giaciglio. Non era nemmeno certa che ai soldati importassero le sue condizioni, e questo la spaventava, perché se non fossero tornati in fretta a casa, senza le cure di Gerida, difficilmente sarebbe sopravvissuto. Forse non sarebbe morto dissanguato, ma la ferita aveva il tempo d’infettarsi.
«Ehi, come stai?» gli domandò in un sussurro.
«Fa malissimo... però credo che potesse andarmi peggio, forse mi ha ferito solo per spaventarci.» rispose con voce flebile.
«Non va sottovalutata. Ma purtroppo non abbiamo nulla con cui pulirla...»
«Zitti voi due!» li rimproverò un soldato con voce aspra, interrompendola.
Per paura che qualcun altro si facesse male, entrambi i ragazzini si zittirono al suo ordine e Susan resistette alla tentazione fortissima di scambiare alcune parole coi propri genitori, rimanendo invece rannicchiata sulle coperte tremando di paura in attesa della loro prossima mossa. Anche perché i due adulti non potevano parlare, si disse poi, tanto valeva non fare innervosire quegli uomini armati per nulla.

Lily seguì il suo piano e finalmente si decise ad attuare la sua vendetta. Mentre aspettavano che Susan tornasse per cenare guardò suo padre di sottecchi e attese che Ilion se ne andasse per poter parlare da sola con lui, le sarebbe piaciuto parlargli mentre Susan era ancora fuori di casa. Giunte le dieci della sera Ilion si scusò perché doveva tornare a casa lasciandoli così cenare da soli, la bambina si finse triste quanto bastò perché fosse credibile, ma appena la donna fu fuori di casa corse dal padre con aria trionfante.
«Devo dirti una cosa!»
«Sembri ansiosa, hai per caso imparato a memoria una canzone?» ribatté lui con un sorriso accarezzandole piano la testa.
«Oh no, è una cosa che probabilmente non ti piacerà.» disse, senza tuttavia abbandonare il sorriso.
Il suo sguardo invece s’incupì un poco, ma la sua voce rimase cordiale: «Vai avanti, allora. Cosa devi dirmi?»
«Io... è un sospetto, ma credimi penso che sia vero! Io penso che Cedric e Susan abbiano un cucciolo di drago!»
«Abbiano... ma come, non si può avere un drago...» sussurrò pensieroso.
«Non l’ho mai visto, ma ho sentito nominare qualcuno di strano, e poi Susan sa molto più di quanto dica sui draghi! Non fa altro che evitare le mie domande!»
«Forse sei stata troppo opprimente e vedi certe cose solo perché ti aspetti che sia così.»
«Vanno sempre via, da mattina a sera! Dove pensi che vadano? Vanno dal drago!» insistette cominciando a spazientirsi, si era aspettata che le avrebbe creduto subito «Chiedilo a Cedric quando torna, vedrai che te ne accorgerai se sta mentendo o no! Vanno nel bosco, li ho visti! Andiamoci!»
«Se davvero ci fosse un drago quello sarebbe l’ultimo posto dove ti porterei.» disse cupamente.
Lily corse via su per le scale lasciandolo sorpreso, e mentre lui ravvivò il fuoco nel camino lei andò in camera di Cedric e prese il disegno in inchiostro rosso di Susan, poi andò in camera propria e prese tutti i disegni di draghi che lei e la ragazza avevano fatto, infine li portò a Jorel.
«Ecco! Guarda! Guarda!» esclamò sventolandogli le pergamene in faccia.
L’uomo sospirò e con pazienza le diede corda lasciando perdere il camino per guardare i disegni, ma rimase sbalordito, perché notò un’inquietante somiglianza tra il disegno in rosso e quelli in nero. Li studiò bene e sul disegno rosso riconobbe anche la calligrafia di Cedric, aveva scritto ‘Sulphane’ e sotto la sua stava un’altra scritta, decisamente diversa, imprecisa, deforme, come di qualcuno che non sapesse scrivere e avesse solo ricopiato quella sopra.
Volse a Lily uno sguardo incredulo e la bambina annuì: «Visto? Quello è il loro drago! Susan l’ha disegnato prima che io cominciassi a farle domande sui draghi, quindi non posso averla influenzata io! E aveva chiesto a Cedric di leggerle una storia sui draghi, deve averlo disegnato mentre lui leggeva!»
«Quando, Lily? Questo quando è successo?» disse alzando piano il disegno rosso.
«Pochi giorni. Non molto, comunque.»
«Non si può possedere un drago... forse stiamo solo esagerando.» sussurrò pensieroso, sperando di avere ragione e che non fosse la bambina ad aver detto la verità.
«Sai come si sono conosciuti Cedric e Susan? Lei veniva qui con gli altri quasi tutti i giorni, Cedric diceva che volevano imparare a cavalcare. Ma non li ho mai visti prendere lezioni, quindi deve aver mentito. E per non avermi tra i piedi mi portava da Ilion! Ricordi? Io mi arrabbiavo e tu ti arrabbiavi.»
«Certo che lo ricordo... » impallidì, al solo pensiero che Susan e chissà chi altri lo avessero forse seguito nella Foresta con un uovo di drago. Un drago! Con i Krun ad abitare la Foresta e quei soldati che giravano... ma Cedric, si rese conto, probabilmente non sapeva dei soldati; quasi certamente non si erano fermati a lasciare i cavalli nella stalla, in quei giorni era stato fuori a caccia e ad ogni modo non andava spesso al villaggio, poteva non averli incontrati.
«Che faremo?» la vocina entusiasta e squillante di Lily lo riportò alla realtà.
Scosse la testa e disse tornando a guardare il disegno rosso: «Non lo so. Se anche avessi ragione non ammetterebbero mai nulla.»
«Costringili a confessare!»
La guardò sorprendendosi di quelle parole, soprattutto perché dette da lei, ma annuì senza sapere come avrebbe potuto riuscirci, dovevano sapere di questo drago e trovarlo prima che fosse troppo tardi. Sempre che fosse realmente esistito, e sperò con tutto se stesso che sua figlia stesse solamente tentando di fare uno scherzo al fratello.
Lily andò a letto quando fu stanca, ma l’uomo rimase sveglio attendendo il ritorno di Susan ormai preoccupato, sperando che si fosse fermata da qualche suo amico senza fargli sapere nulla, lo preferiva all’idea che le fosse successo qualcosa di nuovo. Si arrese alla stanchezza ma si addormentò sulla panchetta nella sala, in modo che si sarebbe svegliato nel caso in cui i ragazzi fossero tornati.

  
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