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Autore: Vagabonda    10/05/2009    3 recensioni
BELLA'S POV.:Pochi minuti dopo sfrecciavo a massima velocità per la strada. A malapena vedevo dove andavo, non avevo una meta precisa, volevo solo stare un po’ da sola con i miei fantasmi. Con una mano sul volante portai l’altra all’altezza del capo e con un solo movimento una cascata di boccoli ramati mi cadde sulle spalle. Lanciai la parrucca sul sedile posteriore e mi tolsi le lenti a contatto, lasciando liberi i miei occhi color cioccolato. Sospirai di piacere: finalmente potevo essere me stessa.
EDWARD'S POV.:
Velocità. Il vento che ti spettina i capelli, che ti colpisce il viso, che ti fa sentire VIVO. La mia Volvo scintillante percorre con rapidità la piccola stradina di quartiere. Non so come sono arrivato lì, e francamente non me ne frega niente. Sento solo il sibilo dell’aria e vedo solo la strada che sto percorrendo. Già, ma quale sarà la mia strada?
Due vite parallele che si scontrato in un giorno d'estate, due personalità così diverse eppure così affini...un incontro di velocità e amore, con un pizzico di mistero e tanta passione.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eccomi qua! Sono davvero contenta che la ficcy abbia riscosso così tanto successo, ben 22 preferiti solo al primo capitolo e tante e bellissime recensioni, grazie mille!
Molti di voi hanno ammesso che la trama sembra poco chiara e misteriosa...tranquilli, vedrete che mano a mano che la storia procede molti dettagli verranno a galla e il puzzle si completerà...vi basta solo continuare a leggere!;)








Parcheggiai la macchina nell’officina e, dopo aver dato un’ultima occhiata al mio riflesso nello specchietto retrovisore, scesi chiudendo la portiera.
Mi guardai intorno: l’ambiente era spazioso, scaffali stipati con ogni tipo di utensili si susseguivano lungo tre lati e una grande porta scorrevole era alzata per far passare le autovetture. A prima vista, l’officina appariva deserta.
-Dylan!- chiamai. Ma dov’erano finiti tutti?
Una serie di rumori metallici mi fece sussultare. Mi voltai nella direzione del suono e scoprii che proveniva da una macchina nell’angolo. Mi avvicinai perplessa, mentre l’auto emetteva strani versi. Arrivatagli di fronte mi accorsi di un paio di piedi scalzi che spuntavano da sotto di essa. Sorrisi e mi schiarii la voce. Niente, solo il solito schiamazzo di attrezzi. Cominciavo ad irritarmi così, fingendo noncuranza, mi appoggiai alla macchina con tutto il mio peso.
Soddisfatta vidi con la coda dell’occhio movimenti inconsulti dei piedi, poi un corpo muscoloso emerse da sotto l’autovettura, seguito da un viso sporco e infuriato.
-Ehi, chi è il coglione che ha cercato di schiacciarmi?! Vieni fuori, che ti faccio vedere io!!- disse Dylan, tossendo.
Era un ragazzone sui vent’anni, molto robusto per la sua età, come tutti in officina. Non era bello, aveva il naso schiacciato e storto per tutte le volte che gliel’avevano rotto mentre gli occhi erano piccoli e troppo vicini tra loro. Nonostante l’aspetto poco raccomandabile però era una persona dal cuore d’oro, sempre pronta ad aiutare gli altri e con un grande senso dell’amicizia.
-Ti sembra questo il modo di accogliere una povera fanciulla indifesa?- risposi indignata, ridacchiando mio malgrado.
Si alzò in piedi, guardandosi intorno, poi finalmente mi notò.
-Bella! Ma che piacevole sorpresa!- esclamò sincero –Ah, comunque ti si può dire tutto, tranne che sei una docile ragazza!- aggiunse scherzando.
Feci la faccia offesa, ma ricambiai il suo abbraccio caloroso.
-Sei mancata a tutti sai? Ma dov’eri finita?- chiese quando ci fummo separati, guardandomi curioso.
Mi mossi a disagio –Sono stata fuori città per un po’-
Dal mio tono capì che non desideravo approfondire l’argomento.
-Comunque gli altri saranno molto contenti del tuo ritorno, specialmente il tuo ragazzo! Non sai quanto ci ha rotto i coglioni durante la tua assenza!- borbottò, alzando gli occhi al cielo.
Proprio in quel momento, come sentendosi chiamato in causa, comparve sulla soglia dell’officina Jacob.
Indossava una maglia aderente che metteva in mostra i bicipiti muscolosi e che un tempo doveva essere stata bianca, anche se ora appariva sporca di olio di motore, come tutto il resto del corpo. Avanzava verso di noi a testa bassa, i lunghi capelli neri a coprirgli il viso, guardando il pezzo di metallo che portava in mano.
-Dylan, mi sa che ho trovato il pezzo di ricambio che cercavi…- disse, alzando la testa e bloccandosi di colpo.
Capii che mi aveva vista quando un enorme sorriso comparve sul suo volto.
-Bella!- gridò, lasciando l’oggetto che cadde a terra con un rumore metallico e correndo da me.
Mi prese in braccio e premette forte le labbra sulle mie. Rimasi spiazzata da tanta esuberanza e prima ancora di poter rispondere al bacio mi aveva già rimesso per terra.
-Allora, dove sei stata? Voglio sapere tutto, ogni singolo dettaglio! Non sai quanto mi sei mancata…- disse, cominciando a baciarmi sul collo.
Guardai Dylan disperata, implorando il suo aiuto. Grazie al cielo capì al volo e con un imprecazione corse a raccogliere il pezzo di ricambio rimasto a terra.
-Cretino, ma lo sai che questi cosi sono delicati?!- gridò, rivolto a Jacob.
Lui si voltò sbuffando –E dai, non rompere, non sai che fatica ho fatto per procurartelo!-
-Eh appunto, allora cerca di non distruggerlo subito, a me non frega niente, tanto poi la macchina è tua!- ribatte l’altro.
Mi illuminai, cogliendo al volo l’occasione per cambiare discorso.
-A proposito, come procedono le gare?- chiesi a Jacob, che si girò a guardarmi sorridendo.
-Benissimo, nell’ultima corsa abbiamo letteralmente stracciato gli Scorpions!- esclamò fiero, poi si incupì –certo però, da quando manca la nostra fornitrice preferita le auto non sono più quelle di prima…
Sorrisi all’allusione –Ma adesso sono tornata e prometto che appena possibile vi fornirò macchine di prima qualità-
-Lo spero bene! Jody fa proprio schifo come ricettatrice, ha la sensualità di un manico di scopa!- si lamentò, poi tornò a fissarmi –non certo come te piccola, ogni volta che ti vedo mi fai scatenare in me emozioni indescrivibili…-
Mi baciò di nuovo ma questa volta con più passione, facendo aderire bene i nostri corpi. Volli mettere alla prova le sue parole, così cominciai a spingere col bacino verso di lui. Ululò di piacere e quando sentii la sua eccitazione, mi allontanai soddisfatta. Adoravo avere quel controllo su di lui, mi faceva sentire potente, più donna.
-Ehi piccioncini, piantatela di fare schifezze e venite a darmi una mano!- proruppe Dylan, che stava cercando di tirare giù da uno scaffale una pesantissima cassetta degli attrezzi. Jacob si precipitò ad aiutarlo e anche io volli rendermi utile. Ma pur in tre quella maledetta cassa non ne voleva sapere di spostarsi, fu un sollievo quando vidi un paio di mani forti al mio fianco. Finalmente riuscimmo nell’impresa e mi voltai per ringraziare il nuovo arrivato.
-Hey Bells, che bello rivederti! Quando sei arrivata?- chiese l’omaccione al mio fianco.
Era Ryan, l’altro corridore, che teneva per la vita Jody, la sua ragazza.
-Ciao! Anche io sono contenta di rivedervi, comunque non sono qui da molto-
-Bene, adesso che sei tornata magari il tuo tipo la pianterà di lamentarsi del mio modo di lavorare- disse la vocetta stridula di Jody.
-E quello lo chiami lavorare? Ah no, aspetta, com’è che dicevi…”rimorchiare”?? Ma se sono più bravo io a rimorchiare con la gru!- ribatte Jacob, irritato.
Squadrai la ragazza, effettivamente non era proprio quella che si può definire “una bomba sexy”: piatta come un ferro da stiro, era costretta a mettere nel reggiseno già imbottito quintali di fazzoletti per poter raggiungere una prima. I capelli, schiacciati sul cranio, erano biondo platino, tinti, gli occhi di un verdino sbiadito con le palpebre perennemente semichiuse che contribuivano a conferire al suo volto la tipica espressione da svampita. No, Jody non sarebbe stata in grado di invogliare nessun tipo di forma vivente.
Ancora mi chiedevo come avesse fatto a trovare un fidanzato, per giunta carino come Ryan, un tipo alto, muscoloso, con due splendidi occhi azzurro mare e un culo da far invidia a Brad Pitt. Chi lo sa, magari era brava a letto…
-Ehi ragazzi, che ne dite stasera di uscire tutti insieme?- disse Jacob, interrompendo le mie fantasie.
La sua proposta fu accolta da un coro di sì da cui l’unica a dissociarmi fui proprio io. Non mi andava affatto di uscire, già quell’ora passata in compagnia mi aveva sfiancata, figurarsi una cena!
-Ehm, io non posso venire…- mormorai arrossendo.
Le urla cessarono di botto e otto paia di occhi mi fissarono sconvolti.
-Come?- chiese Jacob, spiazzato.
All’improvviso la macchia di olio sul muro divenne tremendamente interessante.
-Sì, sono un po’ stanca, ho fatto un lungo viaggio…-
-Ma si può sapere dove sei stata?- mi interruppe lui.
Le mie guance passarono dal color fragola al peperone.
Per fortuna Dylan venne nuovamente in mio aiuto –Ha ragione poverina, deve essere esausta! Lasciamola riposare, tanto ci vediamo presto, vero Bella?- disse, rivolgendosi a me.
Annuii riconoscente, poi mi accompagnarono alla macchina.
-Wow!- esclamò Ryan, vedendo la Volvo –dove hai racimolato questo gioiellino?-
Sorrisi, fiera della mia auto –La stavo cercando da un po’- ammisi.
Notai che Dylan stava studiando attentamente la Volvo.
-Sì- disse infine –direi che dopo qualche ritocco dovrebbe essere pronta per le corse. Macchine come questa hanno il motore potente…- si fermò davanti alla mia espressione terrorizzata –ho detto qualcosa di sbagliato?- domandò confuso.
-No!- quasi urlai –ti prego, non toccarla-
Vedevo dalla sua espressione che non capiva.
-Lo presa per me, non per farla correre- confessai imbarazzata.
Mi squadrarono sorpresi, ma nessuno commentò la mia azione. Forse avevano capito che non sarebbe servito a niente discuterne.
-Ok, come vuoi tu…comunque complimenti, davvero una gran bella auto!- proruppe Dylan, rompendo quel silenzio imbarazzante.
Lo guardai sorridendo. Ah, se non ci fosse stato lui!
-Va bene, allora io vado- dissi, scoccando un veloce bacio sulla guancia a Jacob e infilandomi nell’autovettura. Non vedevo l’ora di allontanarmi da lì.
Avviai il motore e al suono di quelle fusa una cascata di ricordi minacciò di sommergermi. Cercai di scacciarli in un angolino della mia mente, dovevo rimanere lucida almeno fino a che non me ne fossi andata. Mentre mi allontanavo, vidi nello specchietto retrovisore gli altri che mi salutavano. Tutti tranne Jacob che continuava a fissare la macchina con espressione indecifrabile. Mi morsi il labbro inferiore e ricambiai il saluto.
Quando fui in autostrada permisi finalmente ai ricordi di sovrastarmi e mi immersi in loro.

   
 
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