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Autore: Marianna 73    18/10/2016    14 recensioni
Scelte che uniscono, trascinano, separano e ricongiungono. Scelte che condizionano un'esistenza ma che spesso poco possono contro l'amore.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prima che sia troppo tardi


Il delinearsi all’orizzonte dei primi tetti di Parigi, anche se ancora poco altro che una ragnatela più grigia nella bruma che precede l’alba, strappa ad André  un respiro fondo, che si ripercuote come una frustata sui muscoli indolenziti della schiena.
Non saprebbe dire con esattezza da quante ore sta cavalcando, sa solo che da quando ha lasciato Montpellier, quasi due giorni prima non ha pensato ad altro che a raggiungere Oscar, più velocemente possibile.
La visione di quel panorama cosi conosciuto riesce a spezzare la tensione che lo ha tenuto in sella per tutte quelle ore e ad allentare un poco la morsa che gli serra lo stomaco da quella sera, quando aveva udito per caso quella conversazione, tra il fragore dei tuoni che molto avevano nascosto e distorto, che lo aveva riportato, prepotentemente, alla sua vita passata.

In un primo tempo, mentre riguadagnava la strada di casa sotto gli ultimi scrosci di pioggia si era detto che non era nemmeno certo che fosse lei, l’ufficiale vicino a Sua Maestà che avrebbe guidato il corteo. Per quanto ne sapeva Oscar, in quell’anno trascorso dall’ultima volta che l’aveva vista, seta e fuoco e ghiaccio in quella cucina buia, avrebbe potuto essere stata promossa e aver lasciato l’incarico che ricopriva a qualcun altro….quindi c’era possibilità concreta che non fosse minimamente coinvolta in quel viaggio di cui aveva sentito raccontare.
Ma col passare delle ore, anziché tranquillizzarsi, il suo cuore aveva continuato ad urlare, certo aldilà di ogni logica che fosse lei, proprio lei, l’unica per cui ancora batteva e si struggeva senza fine, ad essere in pericolo.
Accettato che quella sensazione non fosse solo tale, si era a lungo domandato su cosa fosse meglio fare.
Dapprima aveva pensato di provare a capire chi potessero essere le persone coinvolte in quel complotto, ma poi si era reso conto di non conoscere quasi nessuno a Montpellier e di non avere possibilità di ottenere informazioni così pericolose senza avere la fiducia di qualcuno che quelle persone le conoscesse da vicino.
Aveva fatto congetture e scartato idee per tutta la notte poi, stanchissimo ed in preda ad un tremendo senso di impotenza, aveva pensato che c’era solo una cosa che poteva fare.
Di prima mattina, dunque, prima di iniziare la giornata coi ragazzi aveva raggiunto Dominique nello studio e gli aveva raccontato tutto ciò che aveva ascoltato, esponendogli, oltre alla preoccupazione per l’imminenza di un attentato che avrebbe potuto coinvolgere degli innocenti, anche la sua personale ansia  per il grave pericolo che avrebbe corso una persona che era stata, in un passato nemmeno troppo lontano, davvero molto, molto importante, per lui.
Dominique si era preso qualche istante per riflettere, prima di rispondere, consapevole che André lo aveva appena messo a parte di un’informazione potenzialmente pericolosissima.
Poi, lo sguardo serio, si era alzato e lo aveva raggiunto, affiancandolo, appoggiato al bordo della scrivania.
“Credo non ci sia altro da fare, se non provare ad avvisare questa persona, Andrè. Gli individui che avete sentito confabulare sono probabilmente parte di un gruppo ben organizzato che da soli non potremo mai fermare,” gli aveva detto “Ma se questa… persona… sarà informata del pericolo potrà  organizzarsi per evitarlo o qantomeno, essere pronta ad affrontarlo. “ Aveva fatto una piccola pausa, accompagnata da un respiro profondo. “Temo però  che non ci sia altra via che siate voi, di persona,  a doverla avvisare.. Se avete sentito dire a quei degenerati che avrebbero agito nei primi giorni di questo mese non c’è tempo per affidare un messaggio ad un corriere. Nessuno si prenderebbe la briga di sfiancare sé stesso ed un cavallo per arrivare in tempo. Ma se lo farete voi, cavalcando senza fermarvi se non per cambiare i cavalli, e scegliendo di percorrere strade meno battute perché disagevoli, ma decisamente più brevi, forse potrete raggiungere Parigi prima che il corteo si metta in viaggio.“
André  aveva sentito un  moto di affetto e gratidudine profonda verso quell’uomo che lo aveva accolto nella sua famiglia considerandolo un fratello e che, una volta di più, lo stava trattando come tale.
“Vi sono debitore, Dominique” aveva sussurrato “Spero solo di potervi ripagare per tutto ciò che avete fatto e state facendo per me.”
L’altro aveva sorriso, e gli aveva appoggiato una mano su una spalla, accompagnata da una stretta vigorosa. Il sorriso era salito ad illuminargli gli occhi e si era colmato di riconoscenza.
”Lo state già  facendo, André.” gli aveva detto, “La dedizione e l’affetto che dedicate ogni giorno ad Etienne sono preziosissimi, per Elise e per me. Non potremo mai ringraziarvi abbastanza per ciò  che lo state aiutando a fare…”
Andrè era tornato nella sua camera, l’azzurro degli occhi di Oscar impresso nell’anima a rendere rapido ogni gesto, si era cambiato poi aveva preparato velocemente una sacca da viaggio, con dentro lo stretto necessario per trascorre un paio di giorni fuori.
Stava per uscire, quando aveva sentito bussare alla porta, una serie di piccoli colpi nervosi che conosceva bene.
Era andato ad aprire e si era trovato di fronte i grandi occhi scuri di Etienne, il viso sollevato verso di lui con un’espressione spaventata, le braccia irrigidite nello  sforzo di governare da solo la sedia a rotelle.
“State partendo, Monsieur?” gli aveva chiesto, un piccolo tremito nella voce.
La profondità di quello sguardo ed il timore che vi aveva letto avevano reso meno impellente il bisogno di andarsene, ed era stato con un moto di tenerezza profonda che gli si era accucciato di fronte per trovarne gli occhi liquidi di lacrime a stento trattenute.“Si, Etienne” aveva risposto. “Devo assolutamente assentarmi qualche giorno, per aiutare una persona a cui voglio molto bene…” aveva portato le mani alle spalle gracili del ragazzino ed aveva stretto forte “Ma tornerò, te lo prometto.” Gli occhi di Etienne erano più sereni, quando si era alzato e gli aveva scompigliato i capelli in un gesto allegro che, lo sapeva bene, lo indispettiva e lo confortava al tempo stesso.
"Non ti lascerò, te lo prometto.” gli aveva mormorato in un soffio.

Era partito qualche minuto dopo e, da allora, praticamente non si era mai fermato, se non per sostituire la cavalcatura, ed ora, nell’alba rosata che si fa strada lentamente a svelargli sempre più chiaro il profilo di Parigi, sosta un ultimo istante per valutare con attenzione dove dirigersi per essere certo di incontrare Oscar al più presto.
Se le sue abitudini non erano cambiate a quell’ora stava già  lasciando Palazzo Jarjayes per recarsi alla Reggia, quindi se si fosse diretto diversamente a Versailles aveva buone probabilità  di incontrarla addirittura prima che vi arrivasse.
Mentre tira le redini per far cambiare direzione al cavallo e imbocca al galoppo la strada che lo condurrà  alla Reggia, prova invano a dominare il battito furioso del cuore, ora che, se ne rende conto, l’azzurro lucente degli occhi di Oscar,  che lo ha spronato per tutto il viaggio è ormai così  vicino…
La rivedrà, tra poco, ne respirerà il profumo di rose e velluto, rivedrà il moto imperioso del suo capo quando getta indietro i capelli nel voltarsi, altera e fluida come una fiera mitologica, ne risentirà  la voce, tagliente e caparbia, da sovrapporre a quella calda e bagnata di gemiti che sempre ha popolato i suoi sogni i  quel lungo anno solitario…
Deve impedire al suo cuore di urlare, quando la rivedrà, deve imbrigliarlo e farlo tacere per il tempo necessario a spiegare il pericolo che stanno correndo, deve informarla, e se lei glielo permetterà, fermarla.
E poi… se davvero saranno soli forse…
I suoi pensieri a quel punto si spezzano in migliaia frammenti minuti ed impazziti che turbinano ingovernabili e convergono in un unico punto: la sua bocca, ed il bisogno prepotente che ha di gustarla di nuovo e in quel sapore sprofondare e annullarsi, folle e immemore di ogni cosa, anche degli occhi scuri e fiduciosi di Etienne.
“Dio, ti prego” si ritrova a mormorare mentre riparte al galoppo “Fa solo che non sia troppo tardi…”

“Fermatevi, vi ho detto! Non vi conosco e non vi lascerò entrare né tantomeno  conferire col Comandante, senza prima essermi accertato della vostra identità!“
La voce della sentinella richiama due commilitoni che lo raggiungono e si affrettano ad afferrarlo per le braccia, trattenendolo con un presa ferrea.
“Ripetetemi il vostro nome e provvederò ad inoltrare la vostra richiesta di udienza al Capitano Girodel…” André  strattona forte le braccia, più per un moto di stizza che per altro.
Sa di non potersi liberare e sa che sarebbe controproducente, presentarsi come un pazzo esaltato.
Ma quell’inutile perdita di tempo, dopo lo sforzo fatto per raggiungere Parigi più in fretta possibile, unito alla stanchezza di un giorno e una notte trascorsi in sella, ed alla lieve inquietudine che lo ha assalito manmano che si avvicinava a Versailles senza trovare traccia di Oscar, mettono a dura prova il suo autocontrollo.
“Vi ho detto che voglio parlare con il Colonnello De Jarjayes, non con il Tenente Girodel!” ripete, provando a contenere la furia che lo sta invadendo.
 “Riferite che Andrè Grandier domanda di lei, e fate in fretta per l’amor di Dio… devo avvisarla di un grave pericolo…”
Il piantone, con la cui diffidenza si è scontrato non appena giunto al cancello della caserma sembra non cogliere l’urgenza della cosa e si allontana con calma, lasciandolo nel cortile, guardato a vista da due soltati che non conosce e che di sicuro hanno scambiato la sua ansia per ben altro.
Prende un respiro profondo e si sforza di ritrovare la calma ed il contegno che quel luogo richiedono: si rende conto che il suo atteggiamento risulta sospetto e che basterebbe nulla per essere allontanato senza riuscire a conferire né con Oscar né con nessun altro.
È con immenso sollievo che accoglie il ritorno del caporale, dopo qualche minuto, il quale lo invita a seguirlo con un cenno del capo e poche parole di circostanza.
Si avvia seguendo il suo accompagnatore, faticando a contenere la voglia di superarlo e percorrere di corsa quei corridoi che conosce a menadito, tanto è il bisogno di rivederla e soprattutto, di metterla in guardia.
Il percorso che lo separa da quell’ufficio gli pare interminabile ma finalmente si compie e la porta scura dell’ufficio di Oscar è lì, di fronte a lui.
Pochi colpi, bussati dal militare che lo ha accompagnato ed il gesto di quest’ultimo, ad aprire egli stesso il battente per rivelargli, elegante e ccomposta come sempre,  la figura di Girodel, incongruamente vestito dell’uniforme porpora di Comandante.
Gli ci vogliono parecchi istanti per riprendersi dalla sorpresa e rammentare la deferenza che deve comunque alla persona che gli è di fronte.
Si piega in un inchino formale, malgrado la schiena dolorante e la confusione che gli annebbia la mente ma non riesce a mascherare l’angoscia che gli ha stretto le viscere, nel non ritrovare la figura snella di Oscar, dietro a quella scrivania.
“Colonnello Girodel…”
L’altro appare non meno sorpreso mentre lascia la poltrona e lo raggiunge. 
“André! Dunque sei proprio tu… Ho temuto che la guardia avesse frainteso il tuo nome ed ho acconsentito a riceverti solo perché mi sono detto che se eri davvero tu il motivo che ti aveva riportato a Versailles, dopo tutto questo tempo, doveva essere davvero molto grave…”
La preoccupazione sincera percepita in quella risposta fa tornare lucido André che si raddrizza e attinge alle ultime energie rimaste per riordinare i pensieri
“Infatti, Conte,” risponde “sono venuto a cavallo da Montepellier praticamente senza fermarmi perché ho motivo di credere che Oscar sia in grave pericolo” L’urgenza di rivederla è diventata quasi panico nella sua voce, mentre prosegue. "Ho bisogno di parlare con lei, al più presto…” 
Il lampo di sorpresa che attraversa lo sguardo ceruleo di fronte a lui gli colma il cuore di disperazione ancora prima che l’altro gli risponda . È  troppo tardi…
“Oscar non è  più qui, André, mi dispiace. È partita tre giorni fa, alla testa del corteo che accompagnerà il nuovo ambasciatore francese a Madrid.”
Deve aggrapparsi forte allo schienale della poltroncina di fronte a lui, per non cadere, sopraffatto dal terrore che quella notizia gli reca.
E le ultime parole di Girodel non fanno che farlo sprofondare ancor più  nella consapevolezza profonda di essere giunto troppo tardi.
“Se hanno rispettato i tempi di marcia previsti nel programma giungeranno a Montpellier tra poche ore.”


Continua….


Il cerchio si sta chiudendo amiche, anche se nessuno di loro sembra essere al posto giusto… Ma il destino ha tessuto la sua trama e, come ben sapete, al destino non si sfugge.
So di essere in ritardo anche questa volta, ma spero che mi crederete quando vi dico che il non poter essere puntuale con “Scelte” mi angustia profondamente. Perciò vi sono ancora più grata per l’affetto con cui continuate a seguirmi e per il quale posso solo dirvi ancora una volta GRAZIE.

   
 
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