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Autore: MarsAreia    19/10/2016    2 recensioni
Arriva un momento nella vita di ognuno di noi in cui si è posti di fronte ad un bivio: essere noi stessi o ciò che tutto il resto vorrebbe che fossimo.
Ed è questo, quello di cui tratta questa storia; di come una singola scelta può cambiare il nostro destino per sempre.
§ Storia betata da Lady Viviana.§
Il titolo è preso dalla canzone "Heroes" di David Bowie.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'We can beat them, for ever and ever.'
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Capitolo 13°: He’s coming for you





 

Difficile.
Se avesse dovuto definire Draco Malfoy, avrebbe usato quell’aggettivo: non cattivo, borioso o vile, solo difficile

Quando ogni sera doveva convincerlo ad uscire dalla torre la sera per allenarsi con lei, quando doveva farlo arrabbiare per poter sperare di vedere un minimo di reazione in lui e, infine, lo era quando non voleva più smettere di allenarsi. 

Doveva ammettere, però, che poter dar sfogo ai suoi poteri era sublime. Lasciar scorrere di nuovo la rabbia e il dolore che albergavano dentro di lei e distruggere qualcosa, anche solo uno stupido mobile trasfigurato, l’aveva resa incredibilmente lucida. Lo stesso Draco aveva notato quanto fosse diversa nei momenti in cui scatenava quel fuoco che aveva dentro e, per qualche strana ragione, ne era affascinato. Aveva sempre saputo, dopotutto, che la Granger non sarebbe mai stata una semplice impiegata del Ministero, per quanto brillante: una come lei, infatti, aveva bisogno dell’avventura, del pericolo, altrimenti perché rischiare la pelle ogni anno insieme a quei due inetti di Potter e Weasley? O perché essere lì con lui, a cercare di spronare il demone che c’era dentro di lui ad uscire e permettergli di accettarlo? 

Lui, però, non aveva alcuna intenzione di risvegliare il mostro che aveva dentro, per cui si limitava a sfruttare un po’ il potere che aveva attecchito alla sua parte umana, senza sforzarsi troppo. Non che si illudesse di poter fregare la sua novella insegnate, ovviamente, perché vedeva dagli sbuffi e dallo sguardo scettico che lei gli rivolgeva quando la attaccava che sapeva perfettamente quanto poco si stesse impegnando. 

Lì, tuttavia, si sentiva più felice e meno in trappola che mai, forse perché la Granger aveva avuto la grande idea di trasfigurare l’aula in disuso che utilizzavano in un grande prato, col cielo azzurro sopra di loro e il sole alto nel cielo di cui gli sembrava di poter percepire il calore, dandogli l’impressione di essere libero. Era consapevole di essere il carceriere di se stesso, ma non riusciva a tornare alla vita di tutti i giorni, troppo terrorizzato anche solo dall’idea di uscire dalla torre: non voleva che qualcuno lo vedesse e lo riconoscesse, che tutti venissero a sapere cosa era diventato per colpa di Voldemort. 

«Malfoy, ti sei incantato?» 

La voce della donna riscosse bruscamente Draco dai suoi pensieri, che si accorse di essere fermo in mezzo alla stanza, lo sguardo fisso sul pavimento: «Scusa, stavo pensando. Cosa stavi dicendo?» 

La donna lo guardò preoccupata per qualche istante, prima di rispondergli: «Dicevo che oggi c’è un cambio di programma: mi aiuterai ad allenare Lynette e Darius.»

«Cosa? Perché?!?»

Hermione roteò gli occhi, esasperata: era incredibile come la serpe fosse terrorizzata da qualsiasi cambiamento: «Perché Lynette è terribilmente instabile e mi serve una mano.» gli spiegò brevemente, prima di lanciargli il mantello e aprire la porta.

«Allora, vieni?» 

 

~

 

Lynette avrebbe voluto piangere per la disperazione: era la sua seconda lezione notturna con Hermione Granger, in un’aula nei pressi della torre dove alloggiava e, con suo grande rammarico, non stava andando meglio della prima. Neanche la voglia di dimostrare a Darius quanto fosse forte e padrona dei propri poteri riusciva a spronarla a concentrarsi, perché dentro di sé sentiva ribollire solo l’odio per Heinrich Carter e per sua sorella Anna. Da giorni, infatti, non faceva altro che rivedere nella mente la morte di sua madre, rivivendo la sensazione di impotenza che l’aveva colta, con tanta forza da paralizzarla, ottenendo come unico risultato quello di perdere il controllo e rischiare di far del male a qualcuno dei presenti. 

Tuttavia, il ragazzo, quel giorno, era ancora meno concentrato di lei e non riusciva a spiegarsi perché la professoressa avesse deciso di farli allenare insieme: era palese che la sua presenza non giovava a Lynette, già fin troppo sollecitata e sotto pressione da quanto le stava accadendo in quel periodo. Inoltre, non erano sufficientemente amici da poter essere un aiuto l’uno per l’altro, anzi, insieme riuscivano solo a rendere la situazione ancora più imbarazzante.

Ad un certo punto, innervosito, quello si alzò, cercando con lo sguardo la professoressa per individuarla vicino a Lynette insieme a quell’essere strano che non aveva mai visto.

Beh, probabilmente non lo è molto più di me, pensò.

Il problema, però, era un altro: la barba, lo sguardo spento, tutto in quell’uomo gli trasmetteva una grossa sensazione di angoscia e paura e in sua presenza era sempre in allerta, come se inconsciamente fosse consapevole che fosse molto più potente di lui, anche se, a giudicare da come si comportava, avrebbe detto il contrario. Le spalle curve, le ali tenute su a fatica, l’aria malinconica… quell’uomo aveva un potere enorme, ma si atteggiava come se fosse esattamente il contrario. 

«Lynette, ascolta: devi imparare a domare la tua rabbia. So che è difficile, adesso, ma devi riuscire a staccarti da quei sentimenti e concentrarti su altro, altrimenti rischi solo di diventare un pericolo, soprattutto per te stessa.»

A quelle parole, la ragazza scoppiò, alzandosi in piedi di scatto, incurante dei tremori che la scuotevano. 

«Calmarmi? CALMARMI?!? Sì, è davvero difficile in questo momento. Perché, sa una cosa? Quello che vorrei adesso è uscire da qui, smaterializzarmi e trovare quel viscido essere di Heinrich Carter per poterlo vedere soffrire per tutte le vite che ha spezzato ingiustamente. Solo così potrò calmare la mia rabbia.»

«E a cosa credi che serva imparare a dosare i tuoi poteri? Vuoi forse finire ammazzata insieme a lui? O dargli l’opportunità di dimostrare come i semiumani siano pericolosi e incontrollabili?» 

Lynette respirò pesantemente, ma alla fine scelse di non rispondere. Sapeva, era certa che la professoressa avesse ragione, ma… come poteva chiederle di aspettare? Di non provare la rabbia e il dolore che sentiva bruciare dentro di sé in quel momento?

«Combatti.» buttò fuori, allora, Darius, secco. 

A quel punto, Lynette si girò verso di lui e lo guardò perplessa, ricordandosi improvvisamente della sua presenza: «Cosa intendi?» gli chiese, presa alla sprovvista.

«Professoressa, è ovvio che Lynette non è in grado di raggiungere la calma necessaria per meditare, perciò perché non la lascia sfogare? Combatta con lei, o cerchi qualcuno in grado di farlo.»

aveva parlato con tranquillità, senza spostare lo sguardo dalla donna poco distante da lui, ma, dentro di sé, sperò vivamente che a farsi avanti fosse l’uomo misterioso, così da soddisfare la propria curiosità. 

Hermione scrutò a lungo il suo pupillo, riflettendo sulle sue parole e arrivando alla conclusione che non era una cattiva idea: avrebbe permesso a Lynette di stancarsi, scaricando la tensione e il potere che ormai la tormentavano e così, forse, lei avrebbe potuto prendere due piccioni con una fava. Allora, gettò un leggero sguardo a Draco, ricevendo un’occhiata al vetriolo. La tentazione di comportarsi da Serpeverde e fregarsene di quello che provava il coetaneo, spingendolo a fare da bersaglio umano per la ragazza, c'era ma l’entrata di Minerva McGranitt nella stanza bloccò tutto sul nascere. 

«Signorina Granger, meno male che ti ho trovata. Devo parlarti urgentemente …» esordì, non facendo mistero della propria ansia. 

Hermione corrugò le sopracciglia, annuendo velocemente: «Ragazzi, rimanete qui, vi accompagno nei vostri dormitori appena ho finito.» 

Quelli annuirono, osservandola andar via con la preside. 

 

~

 

Minerva McGranitt si accontentò di parlare nella stanza della sua ex allieva preferita, molto più vicina del suo ufficio, perché la faccenda era tanto urgente che non fece nemmeno caso al disordine e alla quantità di libri sparsa ovunque, limitandosi a porgere all’altra una busta aperta recante il sigillo del Ministero della Magia. 

«Leggila.» la invitò, con il disappunto stampato sul volto. 

Hermione non se lo fece ripetere due volte, spiegando il foglio tra le mani. 

Qualche istante dopo, incredula, alzò nuovamente lo sguardo: «È vero? Può farlo?» 

La preside annuì con aria grave: «Sebbene Hogwarts sia una giurisdizione indipendente, per quanto riguarda la sua sicurezza, il Ministero è pienamente competente.» 

«E quella serpe lo sa. Cosa possiamo fare adesso, professoressa?»

«Non molto, signorina Granger, purtroppo. Di certo, opporci significherebbe guerra aperta e non è a questo che aspiro. Penso, invece, che noi professori dovremmo organizzare dei turni di sorveglianza per far in modo che ci sia sempre qualcuno con i ragazzi per assicurarsi che sia tutto in ordine.» 

Hermione annuì, preoccupata per gli studenti più piccoli che si sarebbero sentiti minacciati dalla presenza di una squadra di Auror pronti a portarli via per colpa di quello che erano. 

«Per le lezioni? E Malfoy? Nessuno sa della sua presenza qui.»

L’altra annuì, facendole capire che conosceva il problema. 

«Convocherò una riunione degli insegnanti domani mattina e discuteremo insieme della faccenda. Per fortuna, abbiamo tempo fino a domani sera per decidere cosa fare. Lei ora accompagni i due ragazzi nei dormitori, d’accordo? Non devono sospettare nulla.» concluse l’anziana donna, prima di avvicinarsi alla porta e andare via. 

 

~

 

«Sai, Granger... Se c’è una cosa che ho imparato in questo mese passato insieme a te, è che quando hai un problema di cui non trovi la soluzione, lo anneghi nell’alcool.» 

Hermione sospirò, posando il bicchiere sul tavolino di cristallo davanti al divano. 

«È un modo per dirmi che l’alcool non è una buona alternativa, Malfoy?» 

«No. È un modo per sapere cosa ti ha detto la McGranitt per turbarti tanto. Puoi mentire a dei ragazzini, ma non a me.» 

«Quindi, secondo te, te lo devo perché mi conosci da tanto tempo?» sghignazzò in risposta, prima di guardarlo finalmente in faccia e metterlo al corrente della novità: «Carter ha stabilito che domani arriveranno degli Auror per tenere al sicuro la scuola dalla minaccia dei semiumani.» 

Draco annuì, serrando le labbra. Scioccamente aveva pensato per una volta di essere al sicuro lì, lontano dalla guerra, ma avrebbe dovuto sapere che, come era arrivata tanti anni prima, così sarebbe accaduto ancora.

«La preside ha convocato una riunione degli insegnanti per domani, parleremo della sicurezza degli studenti, delle lezioni che sto tenendo e di te.»

«Beh, non vedo cosa ci sia da discutere, mi sembra ovvio che prima di domani sera dovrò essere fuori di qui.» 

«Hai intenzione di scappare e vivere per tutto il resto della vita con la paura che ti scoprano, o vuoi imparare a difenderti e combattere per la tua libertà?»

Il ragazzo si sorprese per il tono pacato usato dall’ex compagna di scuola: la donna gli stava davvero chiedendo cosa preferisse fare, senza alcuna pressione, facendogli capire che avrebbe rispettato la sua volontà.

Fece, quindi, per aprire la bocca e dirle che sì, voleva andar via da lì e non pensare più alla guerra fino a quando non fosse tutto finito, quando gli venne in mente lo sguardo della Sacerdotessa, che aveva conosciuto così in collera con quell’uomo per quello che le aveva fatto e continuava a farle: possibile che a quasi trent’anni fosse più codardo di una ragazzina? Che, se un giorno fosse riuscito a camminare alla luce del sole, incurante delle proprie ali, avrebbe dovuto ringraziare lei e non se stesso? Gli studenti di quella scuola affrontavano e, soprattutto, accettavano chi e cosa erano tutti i giorni, mentre lui, da codardo, negava quanto gli era accaduto, pretendendo che gli altri risolvessero i problemi al posto suo. 

A quel punto, il suo orgoglio si ribellò dentro di lui e, con sua grande sorpresa, Draco si accorse che la sensazione sgradevole che lo attanagliava da quando si era risvegliato iniziava a scemare.

«Sai una cosa, Granger? Basta così! Basta star chiuso qui dentro, basta fingere che io non sia cambiato. Draco Malfoy è morto a diciassette anni in quella cella e, anche se non so ancora chi sia adesso, sono certo che non sarò mai più in balìa degli eventi come ha fatto lui.»

Incredula, Hermione lo guardò negli occhi e gli sorrise, fiera di lui. 

 

~

 

Freya non era mai stata un tipo riflessivo, anzi, tutti quella che la conoscevano sarebbero stati d’accordo nel descriverla come la tipica adolescente spensierata che trascorreva le giornate studiando e passando il tempo libero con gli amici e il fidanzatino di turno, nonostante si professasse segretamente innamorata di un altro. Eppure, lei sentiva che di quella ragazza, ormai, non era rimasto più nulla, che Rick l’aveva portata via con sé. Si anche era chiesta a lungo se, in realtà, non fosse stata innamorata di lui, ma alla fine aveva deciso di non volerlo sapere: accettare la sua morte era già abbastanza difficile e realizzare troppo tardi di averlo amato avrebbe solo reso le cose ancora più complicate. Ciò, però, non significava che fosse riuscita a tornare se stessa e, in realtà, sembrava che la morte del ragazzo avesse segnato tutta Hogwarts: infatti, gli equilibri che c’erano da sempre fra gli abitanti del castello sembravano essersi rotti all’improvviso, ridisegnandosi in qualcosa che non riusciva a capire: come era possibile che Lyn e Heron non si parlassero, che Brian e Giselle fossero diventati una coppia e, soprattutto, che Hogwarts non fosse più la casa di tutti loro? 

Mentre era immersa nei suoi pensieri, gettò anche uno sguardo a Lynette seduta a cenare accanto a lei, pensando che la loro amicizia era l’unica cosa che sembrava sopravvivere a quella devastazione. Non sapeva il perché, ma pensò che probabilmente erano state solo più brave a rimanere unite, al contrario dei loro compagni che avevano innalzato muri intorno a loro. 

Ammirava anche la forza che l’altra aveva dimostrato di avere: Carter le stava portando via tutto, la stava distruggendo col suo odio, ma lei trovava comunque la forza di andare avanti, di allenarsi, di mettersi continuamente alla prova pur di vendicarsi. Sapeva che non era un nobile intento, ma loro erano esseri umani e dopo quello che l’uomo le aveva fatto chiunque avrebbe provato odio e rancore. 

Fu la professoressa McGranitt, però, a riportarla alla realtà quando si alzò in piedi, attirando l’attenzione di tutti loro e avvicinandosi al leggio davanti al tavolo dei professori in Sala Grande. 

«Buonasera cari ragazzi. Mi dispiace interrompere il nostro banchetto, ma ho comunicazione da farvi: il Ministero mi ha informato che da domani mattina, Hogwarts riceverà la protezione di una squadra di Auror, la quale farà in modo che la scuola non diventi un bersaglio di attacchi terroristici.» 

L’estremo disappunto della professoressa trapelava da ogni parola, ma Freya non vi si soffermò, preferendo voltarsi immediatamente verso l’amica, osservandola stringere talmente forte il coltello che aveva in mano da avere le nocche bianche: sapevano entrambe che quello era solo il primo passo, prima che Heinrich, in un modo o nell’altro, cacciasse tutti gli ibridi dalla scuola. Poi, la vide scambiare un’occhiata d’intesa con Heron prima di abbandonare la sala, ma, probabilmente, lui era troppo sconvolto per poter anche solo pensare di seguirla. Fu lei a farlo, poco dopo, ma ormai Lyn era chissà dove a sbollire la rabbia e non riuscì a trovarla. Sbuffò, in piedi sulla porta della sala, mentre la consapevolezza che presto Carter avrebbe avuto in mano tutta la scuola si faceva strada dentro di lei. In quel momento, notò Darius Hunt che parlava con la professoressa Granger e sperò che lei potesse salvarli, altrimenti avrebbe avuto anche lei un motivo per volere Carter morto. 

 

~

 

Hermione si sedette sul divano del suo salotto, avvertendo improvvisamente tutta la stanchezza della giornata sulle proprie spalle. Quella situazione le piaceva sempre meno e la voglia di porvi fine in quel preciso istante si faceva sempre più forte dentro di lei. 

Cercando di mettere in ordine i pensieri, chiuse gli occhi: doveva andare per gradi, altrimenti non avrebbe cavato un ragno dal buco. Le sembrava di essere tornata ai tempi del rospo rosa, quando il Ministero non li voleva addestrati a combattere e la Stanza delle Necessità li aveva salvati. Tuttavia, era ben consapevole che non potesse farlo ancora, poiché era distrutta da anni; quella volta avrebbero dovuto cavarsela da soli, affrontando ogni rischio, perché non c’era dubbio che le lezioni sarebbero continuate, anche sotto il naso di quegli stolti Auror. 

Darius si era anche offerto di parlare con tutti gli altri ragazzi entro sera, in modo da concordare una copertura per delle eventuali domande e lei era stata d’accordo. I più piccoli avrebbero avuto più problemi a mentire, specie a delle figure che loro reputavano giuste, ma e sperava che il ragazzo potesse rimediare in qualche modo. 

Improvvisamente, nella sua testa si accese una lampadina: una copertura era quello di cui avevano bisogno! Allora, si alzò in piedi, cercando i raccoglitori con i fascicoli di tutti gli studenti della scuola nella libreria. Li aveva chiesti alla McGranitt all’inizio del semestre, quando ancora non sapeva come strutturare le sue lezioni perché non aveva un quadro complessivo del livello degli studenti e del loro operato. Per eccesso di zelo aveva richiesto anche quelli dei soli maghi, senza, però, mai guardarli. Fino a quel momento, almeno. 

Il giorno dopo, infatti, sarebbe iniziato il suo corso avanzato personalizzato aperto a tutti i migliori studenti di Hogwarts. Al solo pensiero, nascose un sorriso, pregustando il divertimento, mentre appoggiava sulla moquette tutto il materiale, poiché il tavolino in cristallo non avrebbe retto al peso. Quando anche l’ultimo fu posato a terra, capì che da sola non sarebbe mai riuscita ad analizzarli tutti entro la mattina successiva. 

«Dracooo!» chiamò ad alta voce, rompendo il silenzio. Volente o nolente, il ragazzo l’avrebbe aiutata. 

«Per Salazar, cosa vuoi?» le rispose quello, quando incrociò il suo sguardo, illuminato da una luce sinistra. 

«Mi serve il tuo aiuto per creare una copertura!» 

«Scordatelo, non ho intenzione di passare la notte sveglio.» 

Hermione sbuffò: «Avanti, tanto comunque non dormi!»

«Chi ti dice che non dormo? Dormo benissimo!»

«Non se, per cercare di tenerti sveglio, accendo malauguratamente la radio.» 

Draco trattenne a stento il ringhio nervoso che gli era partito dalla gola, prima di prendere il blocco di fascicoli che lei le porgeva e chiederle cosa voleva che facesse.

«Mi serve che mi aiuti ad individuare i migliori studenti di questa scuola. Dopo di che li divideremo per gruppi cercando quelli in cui possiamo inserire Lynette e Darius per continuare i loro allenamenti. Lascia fuori quelli dei primi tre anni, non voglio rischiare con loro.» 

L’uomo annuì, facendo per tornare nella sua stanza, ma fermandosi sotto l’arco della porta: «Granger?» la chiamò.

Lei, che si era già seduta sul tappeto nel salotto, si sporse a guardarlo: «Cosa c’è?»

Hermione lo vide esitare, prima di scuotere la testa.

«Nulla, lascia stare. Ci vediamo appena finisco con questi.»







Ed eccoci anche al tredicesimo capitolo! Purtroppo, questo era l'ultimo capitolo di quelli che avevo già pronti, questo significa che il 14° non è ancora finito e che non so quando verrà pubblicato. Spero di riuscire a pubblicare ogni 20/30 giorni, così da non farvi aspettare troppo: nel caso in cui non fosse così, però, vi prego di perdonarmi, perché l'università mi assorbe ed è difficile star dietro a tutto, spero possiate capirmi ^^ Comunque, questo non significa che una piccola recensione non possa aiutarmi a pubblicare il prossimo capitolo prima del previsto ;P 
Vi aspetto e spero che nonostante quest'intoppo avrete voglia di continuare a seguire questa storia ^^ 
Baciotti :* 
Martymars. 

  
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