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Autore: FunnyYoungMe    20/10/2016    1 recensioni
Heechul sta per andare a fare il servizio civile e, in cuor suo, spera in quel lungo periodo di riuscire a raccogliere tutto il coraggio necessario per dichiararsi alla sua cotta una volta tornato.
Ovviamente, per questa song-fic, consiglio l'ascolto di Angel Heart dei KNK; è semplicemente una canzona favolosa che mi ha ispirato l'intera ff.
"Your heart is so pretty, you're a gift come down from the sky, you're my own dazzling nice angel.
I don't need anything, I'll protect you only. You're my own nice angel." - Angel Heart by KNK
Genere: Fluff, Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Altri, Heechul, Leeteuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I remember the day we first met. My chest was trembling, I was unable to speak, oh baby.

The most wonderful appearance that no one has ever seen. I want to give it all to you only.

 

Era passato circa un anno da quando Heechul aveva cominciato la coscrizione. Un anno dall'ultima notte che Leeteuk e il ragazzo avevano dormito insieme. Non che la Diva non tornasse al dormitorio ogni tanto, ma aveva sempre evitato di condividere le lenzuola con il maggiore.

All'inizio Jungsoo non ci aveva fatto caso, ma più i giorni passavano, e più lui sentiva la mancanza del ragazzo. Era arrivato a sognarlo tutte le sere. Erano sogni tranquilli, per nulla strani, ma che si ripetevano continuamente e gli facevano rivivere alcuni momenti passati con il suo migliore amico.

Come la volta, dopo due anni da quando si erano incontrati, in cui Leeteuk si era reso conto di non sapere quasi nulla riguardo Heechul. Per lui era solo uno dei tanti trainee che sarebbero potuti finire in un gruppo insieme a lui. Lo considerava un ragazzo spocchioso, vanitoso, egocentrico e senza peli sulla lingua; il suo opposto. Quando erano finiti nei Super Junior, aveva sperato che il progetto di rotazione venisse mantenuto, e quindi che i membri venissero cambiati. Desiderio andato in frantumi quando confermarono la formazione definitiva del gruppo.

Non appena gli avevano dato la notizia, Leeteuk aveva deciso che sarebbe diventato il miglior leader nell'industria dell'intrattenimento, per cui avrebbe dovuto cambiare il proprio atteggiamento nei confronti dei suoi dongsaeng. Ovviamente, data la loro estrema diversità, Heechul e Jungsoo non erano riusciti a trovare una convivenza pacifica. Nonostante spesso condividessero il letto, erano arrivati a picchiarsi, colpendo senza volerlo il maknae che aveva cercato di separarli. Ma almeno, dopo aver passato alcuni giorni senza rivolgersi la parola, si erano chiesti scusa.

Era strana la loro amicizia perché era nata dall'odio, e solo da quando se ne era andato Hangeng, i due avevano cominciato ad avvicinarsi. Le notti passate in camera insieme le avevano sempre tenute nascoste agli altri, e anche tra di loro quando la mattina arrivava.

Se a Jungsoo fosse stato chiesto di mettere un nome a quello che provava per Heechul, senza ombra di dubbio avrebbe detto amore. Ma non era neanche certo di quanto fosse profondo, visto che lui amava anche la sua famiglia e gli altri ragazzi dei Super Junior. Certo, doveva essere molto forte, se continuava a mancargli nonostante lo vedesse più spesso di quanto aveva pensato, e soprattutto molto innocente, data la sua incapacità di etichettare la loro relazione.

E ora, a distanza di un anno, sarebbe andato a servire il suo Paese anche lui, perciò le possibilità di vedersi con Heechul sarebbero diminuite drasticamente e ciò lo spaventava immensamente.

“Come farò? Io… non posso stare senza vederlo per tutto questo tempo, impazzirei!”, pensò Leeteuk mentre sistemava le ultime cose dentro la sua borsa.

I suoi dongsaeng erano andati nel suo appartamento per salutarlo e lui era felicissimo di vederli. Gli sarebbero mancati tantissimo, soprattutto quello che lui considerava suo migliore amico.

“Hyung… devi dimostrare a tutti che sei un leader nato!”, esordì il maknae prima di stringerlo in un abbraccio troppo forte.

“E tu non devi dare problemi ai tuoi hyung, neanche a Yesung, intesi?”

Kyuhyun sorrise soltanto, limitandosi a staccarsi dal maggiore e correre al fianco del suo ragazzo.

“Parole vane, Jungsoo-ah”, commentò Yesung mentre stringeva il maknae. “Sai che senza darci fastidio potrebbe morire.”

“Ce la caveremo qui, tranquillo. Tu pensa a non rattristarti troppo per la nostalgia, chiaro?”, tentò di rassicurarlo Shindong.

“Mangia tanto e prenditi cura di te stesso e della tua salute!”

Leeteuk sorrise alle parole dell’eternal maknae e gli arruffò i capelli, sperando di alleviare la tensione che lo stava affliggendo in quel momento. Quello che gli stavano dicendo era tutto ciò che voleva sentirsi dire… ma da un'altra persona.

Quando i ragazzi andarono via, dopo aver festeggiato fino a tardi, lasciandolo solo coi suoi pensieri, Jungsoo si concesse uno sfogo e cominciò a piangere. Non sapeva cosa gli facesse più male, se il fatto che sarebbe andato via per due anni o che Heechul non si fosse degnato di farsi vivo quel giorno, incoraggiandolo che tutto sarebbe andato bene.

Proprio quando si stava ormai abbandonando al sonno, bussarono alla sua porta. Leeteuk non sapeva chi potesse essere, visto che erano le undici di sera, i ragazzi erano già andati e la sua famiglia l'avrebbe vista il giorno dopo prima di entrare nel campo militare. E mentre pensava chi potesse essere, un nome catturò la sua attenzione.

“No, non può essere lui… È troppo tardi”, pensò mentre si dirigeva verso l'ingresso.

Al solo pensiero del moro al di là della porta, le sue mani cominciarono a sudare e il cuore prese a battere più forte.

“Ma anche se fosse lui… Come mai sono così nervoso?”, si domandava mentre posizionava la mano sulla maniglia e la girava.

Non appena aprì la porta, si trovò davanti Heechul, che gli sorrideva e lo guardava con dolcezza. Jungsoo strabuzzò gli occhi e cercò di pronunciare qualche parola, ma il suo cervello sembrava essersi bloccato sulla figura dell'altro, così come su quella sensazione di felicità che lo aveva pervaso fin nel profondo del suo cuore. Non poteva negare che la comparsa improvvisa dell’amico lo avesse lasciato indifferente, anzi, sentiva che da un momento all’altro le gambe sarebbero potute cedergli, per cui si aggrappò alla maniglia, usandola come punto d’appoggio.

“Prima di sprecare del tempo prezioso a rispondere alle tue domande inutili, ti dico subito che oggi sono stato a casa a visitare la mia famiglia e sarei anche venuto prima con i ragazzi, ma era da un bel po' di tempo che non ci andavo”, esordì Heechul, guardando come il leader cercava di ricomporsi.

“Oh, davvero? E… perché sei qui?”

“Perché domani non sono in congedo e volevo salutarti”, rispose il moro, guardando la distanza tra lui e l'amico, notando che era ancora sull'uscio.

Jungsoo si rese conto dello sguardo dell'altro e si fece da parte, lasciandolo entrare in casa. Era veramente sorpreso che Heechul fosse lì, soprattutto al vederlo andare in camera come se quella fosse casa sua.

“No ma, fai pure con comodo, Heenim”, commentò Leeteuk sarcasticamente, alzando gli occhi al cielo mentre chiudeva la porta a chiave e raggiungeva l'altro nella sua stanza.

“Oh, grazie”, replicò Heechul sorridendo ampiamente, sdraiandosi sul letto e incrociando le braccia sotto la testa. Jungsoo rimase fermo sulla porta, con le braccia al petto e uno sguardo che esprimeva la sua incredulità. “Be’, hai intenzione di rimanere lì tutta la notte? Cioè, lo so che sono una bellezza, ma perdere il sonno solo per guardare me mi sembra un po' troppo.”

Leeteuk emise un verso di stizza e, spenta la luce, andò a sdraiarsi accanto all'amico. Da una parte ringraziava mentalmente sua madre per avergli consigliato di comprarsi un letto matrimoniale, dall'altra avrebbe preferito avere la scusa per dormire stretti.

“Sai, mi mancava dormire insieme”, commentò Heechul, prendendogli la mano e studiando le loro dita intrecciate.

Il leader guardò le loro mani e sorrise, sentendo le guance accaldarsi. Strinse la presa e ringraziò che ci fosse buio, altrimenti l'altro avrebbe visto il sorriso ebete che aveva stampato in viso e le gote rosse.

“Jungsoo-ah, buonanotte”, mormorò il moro.

Leeteuk non rispose, non perché non volesse, quanto perché non riusciva a dire quello che avrebbe voluto; sia il suo cervello che il suo cuore stavano giocando a scacchi con i suoi sentimenti, il primo ricordandogli che lui e Heechul erano amici, il secondo facendogli desiderare di piacere all'altro. Alla fine, sentendo il respiro regolare dell'amico, si rilassò e chiuse anche lui gli occhi, sperando di riuscire a dormire.

Quella notte, dormirono di nuovo insieme, ognuno perso in sogni diversi che però riflettevano i loro sentimenti più nascosti. Heechul sognava il giorno in cui Leeteuk avrebbe finito la coscrizione e lui finalmente si sarebbe dichiarato. Jungsoo, invece, stava sognando la prima volta in cui aveva conosciuto realmente Heechul; il giorno in cui aveva capito che l'altro era un uomo come lui, con un cuore capace di amare e di soffrire: il giorno del concerto a Beijing. E mentre dormiva, Leeteuk pensava ad una sola cosa: quanto gli sarebbe piaciuto che quel cuore appartenesse a lui, che la partita di scacchi la vincesse il cuore, e non la mente.

   
 
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