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Autore: smak978    20/10/2016    12 recensioni
"Succorbentis?" Chiese Malfoy con un filo di voce, coprendo subito il volto con quell'insopportabile maschera. "Hai la Succorbentis?" Silenzio. "Lo sai che è una malattia incredibilmente rara, vero? ...E lo sai che è incurabile, vero?" Silenzio. "Non c'è da stupirsi che ti rifiuti di accettarlo." Ron/Hermione/Grifondoro OOC
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Ciao ragazzuoli! Siamo al venti di Hallowee... ehm Ottobre, cadono le foglie, inizia a far freddino maaa!!! 
Preparate una bella cioccolata calda, un té o quello che volete e mettetevi al calduccio!! 
State per leggere il diciannovesimo capitolo della vostra Drarry preferitah! 
Cogliamo l'occasione per ringraziarvi tutti dell'enormissimo supporto e dei bellissimi commenti che ci lasciate ongi volta!! 
(tra l'altro abbiamo raggiunto le 100 recensioni quindi siamo super contentissime! Siete fantastici *^*) 
Ciancio alle bande, speriamo anche stavolta di aver fatto un buon lavoro, e buona lettura!!

e anche buon Halloween perché chi non ama Halloween festeggiate Halloween e... *continua a spammare*

 

 

 

Capitolo 19  - Io non voglio morire!

 

Harry si svegliò con un dolore pulsante, un fortissimo dolore pulsante. Ringhiò, intontito, e si sforzò di sedersi senza vomitare a causa di un tremendo giramento di testa. Sì, era stata davvero una pessima idea bere con i Serpeverde per tutta la notte. Cazzo, ma cosa c’era in quel whiskey incendiario? A parte, ovviamente, l’enorme quantità di Veritaserum?

 

La sua bocca era disgustosamente impastata, la camicia era macchiata di giallo dove, con ogni probabilità, aveva fatto cadere il suo drink la scorsa notte, ed era… steso sul pavimento in un angolino nascosto? Non era neanche riuscito a tornare nel suo dormitorio la scorsa notte; non c’era da sorprendersi che la sua schiena stesse andando a fuoco.

 

Fu uno sforzo trovare le energie per muoversi, si alzò in piedi e iniziò a barcollare verso il bagno delle ragazze che si trovava dall’altro lato, frugando nelle tasche per trovare la soluzione anti-sbornia. Maledizione, ma dov’era? Non poteva essersela dimenticata nel dormitorio Serpeverde… grandioso. Anzi, perfetto.

 

Ciondolò verso il lavandino, appoggiando la testa contro lo specchio.

 

Aveva baciato Malfoy.

 

 

No, non suonava bene. Non sembrava vero. Non poteva essere successo, anche il solo pensiero sembrava ridicolo. Anche il suo corpo malandato sapeva riconoscere una bugia quando la sentiva.

 

Aveva baciato Malfoy. Lui aveva baciato Malfoy. Lui aveva baciato Malfoy.

 

 

Non suonava bene. Le parole erano contorte, e non erano coerenti fra loro. Non era successo. Doveva essere stata qualche sorta di allucinazione, con tutto l’alcol che aveva in circolo. Era stato un sogno, o un incubo. Non era successo.

 

Harry si sciacquò il volto con un sospirò, ripulendosi dalla polvere e dallo sporco. Aveva bisogno di una bella dormita, e di un Pensatoio. Merlino, ma che problemi aveva? Come aveva fatto a pensare che giocare con i Serpeverde sarebbe stato divertente? Si sarebbero presi gioco di lui fino a quando non se ne andava.

 

Si passò stancamente una mano fra i capelli, osservando le sue occhiaie. Era più magro, o era soltanto la luce? Forse se infilava la camicia nei pantaloni… no, era peggio. La sfilò.

 

Non c’era modo di pettinarsi i capelli, quindi decise di bagnarli con dell’acqua, sperando che, in qualche modo, il dolore diminuisse. Non c’era nulla da fare per migliorare il suo aspetto disastroso, avrebbe fatto meglio ad andare a colazione e mangiare qualcosa per farsi passare i postumi della sbornia; al solo pensiero, il suo stomaco brontolò rumorosamente. Merlino, era da settimane che non era così affamato. Era una ragione più che valida per sorridere.

 

Harry sospirò ancora, fissando i suoi stessi occhi con distacco. Che senso aveva nascere con degli occhi carini, se non potevi tenerli aperti ancora per molto? Avrebbe sacrificato volentieri i suoi occhi in cambio della sua vita.

 

“Ho baciato Malfoy.” Sussurrò.

 

Cazzo. Suonava bene.

 

.

 

.

 

.

 

Harry sobbalzò quando una luce accecante fece esplodere un concerto di trombe nella sua testa, che lo deridevano senza scrupoli. La luce era troppo luminosa. La Sala Grande era troppo rumorosa. Era troppo presto per tutto questo. Per poco non tornò indietro, ma l’insistente brontolio del suo stomaco ebbe la meglio. E poi, non riusciva a immaginare una cosa peggiore di risalire di nuovo tutte quelle scale; scendere era molto più semplice che salire.

 

Harry si avvicinò al tavolo più vicino, tirò un sospiro di sollievo nel constatare che era quello Grifondoro, e si servì con delle uova strapazzate e un toast. La mattina migliorava dopo aver mangiato, parole di Malfoy. Sperava che valesse anche per le mattine dopo una stupida nottata all’insegna dell’alcol che aveva rovinato le sue future prospettive di felicità dei mesi seguenti. Ne dubitava.

 

Dio, gli era mancato il buon cibo.

 

Harry iniziò a mangiare con foga, mentre il suo stomaco brontolava bruscamente. Stava morendo di fame; come aveva fatto a non mangiare nulla negli ultimi tempi? Era stato come essere rinchiuso di nuovo nel suo sottoscala. Ma sta volta di sua spontanea volontà. Come aveva fatto a digiunare di proposito per tutto quel tempo? Certo, sapeva che stava esagerando; era solo leggermente affamato. E per leggermente intendeva che stava già facendo il bis, dopo soli due secondi.

 

Un paio di occhi stavano fissando la sua schiena; un paio di occhi grigi, Harry ci avrebbe scommesso. Riusciva anche ad immaginare il piccolo ghigno soddisfatto sulle labbra di Malfoy, e l’onnipotente ‘ te l’avevo detto ’ che gli avrebbe rifilato non appena fossero stati abbastanza vicini da parlare.

 

Non riusciva a guardarlo negli occhi.

 

Non dopo quella notte.

 

Quindi, tenne lo sguardo basso e continuò ad abboffarsi, ma doveva ammettere che nessuna delle due cose sembrava migliorare il suo mal di testa. Sarebbe andato in biblioteca, per leggere qualcosa, e lì non aveva bisogno che Malfoy fosse lì a sorvegliarlo.

 

Oh Donnola, Oh Donnola, non mi importa se sei frivola,”

 

Oh. Dio. No.

 

Harry si voltò di scatto con un sorriso sulle labbra, vedendo che Zabini era salito sul tavolo Serpeverde, intento a cantare con le braccia protese in avanti. Aveva un’espressione di assoluta adorazione, e sorrideva vittorioso a Ron. Fece un occhiolino al sorpreso ragazzo dai capelli rossi, marciando attraverso la sala, perfettamente consapevole che tutti gli sguardi erano puntati su di lui.

 

“Chiunque altro potrà essere anche nauseato, ma continuerò imperturbato, con fare avventato, ad essere innamorato del mio Weasley dal pelo ramato.”

 

Harry portò una mano alla bocca per trattenere le risate. Un sentimento di gioia lo invase; non riusciva a reprimere le risate incredule, anche se lo voleva. Ron aveva un’espressione palesemente mortificata, passava da paonazzo a pallido ogni tre secondi. E Zabini! Stava praticamente saltando mentre canticchiava in giro per la Sala Grande, senza mai distogliere lo sguardo da Ron. Sfoggiò un ghigno da predatore e si avvicinò sempre di più, sembrava quasi che stesse per saltargli addosso! Se la stava spassando, che idiota!

 

“Oh Weasley, Oh Weasley, i tuoi capelli saranno anche oleosi, putridi, arruffati e-”

 

Le attenzioni divennero fin troppe per Ron.

 

Con un ruggito, si avventò su Zabini, che in quel momento era in ginocchio, con le braccia aperte nel tentativo di dedicargli la serenata meno ortodossa di sempre.

 

Il ragazzo abbronzato sorrise fra sé e sé e balzò in piedi, scansandolo.

 

“Esatto, dolcezza, vieni da me!” Ghignò, indietreggiando velocemente. Nella Sala riecheggiavano le risate, nessuno sapeva come comportarsi. “Vieni per me!” Aggiunse, scivolando contro il bordo del tavolo mentre cercava di ritornare al sicuro fra i Serpeverde.

 

Harry continuò a ridere, asciugando via le lacrime dagli occhi.

 

La McGranitt era saltata in piedi, indicando ad entrambi i ragazzi di seguirla. Dio, Zabini non aveva un briciolo di pudore. Anche davanti alla Preside, che non aveva una bella cera, continuava a fare occhiolini a Ron sogghignando sfacciatamente.

 

Harry si guardò intorno, accorgendosi che tutti stavano ridendo e ghignando. Anche Hermione si era coperta la bocca con una mano, cercando in tutti i modi di non ridere. Ovviamente, i Serpeverde si stavano sbellicando. Accolsero il ritorno di Zabini al tavolo con applausi e complimenti. E con sua grande sorpresa, a loro si unirono anche studenti di altre case. Che stranezza.

 

Harry si ritrovò ad applaudire con gli altri, e scosse la testa quando Zabini salì di nuovo sul tavolo, inchinandosi verso Ron. Un po’ eccessivo, forse, ma non per un melodrammatico Serpeverde. Cazzo, aveva appena proclamato il suo amore per Ron davanti a tutta la scuola; a quel punto non c’era niente di più eccessivo da fare.

 

Un lampo di colore grigio.

 

Harry tornò velocemente a mangiare.

 

.

 

.

 

.

 

Harry tirò un sospiro appena entrò nell’aula di Pozioni, mentre la morsa allo stomaco ritornava. Non voleva essere lì. Voleva fuggire di sopra e mettersi a letto, ma non l’avrebbe aiutato ad essere promosso nell’unica materia che voleva praticare, no? Ma non lo aiutava neanche il fatto che si era dimenticato di portare i libri e tutto l’equipaggiamento, ma non aveva altra scelta. Harry non avrebbe risalito quelle dannatissime scale.

 

Attraversò le porte, cercando di tenere ferma la testa. Il mal di testa non gli dava tregua, e nemmeno le vertigini. In ogni caso, era meglio se cercava di non muoversi. Non guardò i Grifondoro, sapeva che lo consideravano il colpevole delle decorazioni. Mentre aspettava che le lezioni iniziassero, aveva sentito dei bisbigli indignati nella Sala Grande, quindi sapeva che lo volevano morto. Non letteralmente, ma volevano comunque vendicarsi. E sorprendentemente, non voleva dargliela vinta.

 

Si avvicinò al suo calderone, ma trasalì quando, una volta arrivato, Goyle gli ringhiò contro, calciando a terra lo sgabello accanto a lui “Non mi siederò vicino a un frocio del cazzo.” Grugnì, i suoi occhi porcini brillarono di una luce pericolosa.

 

Harry rimase di stucco quando il peso sul suo cuore ricomparve. Era stato chiamato mille volte in quel modo quanto tutti pensavano che fosse fidanzato con Malfoy. Continuavano a farlo, anche se in maniera meno eccessiva. Eppure, non l’aveva mai ferito come quella volta.

 

Lentamente, tutti iniziarono a bisbigliare, voltandosi nella loro direzione. Harry poté sentire il suo volto andare in fiamme, e anche in confusione. Non aveva nessun altro posto dove sedersi. Per di più, se ne stava lì in imbarazzo perché non sapeva dove andare, e la situazione peggiorava ogni momento che passava lì in piedi come un imbecille… perché era ancora lì?

 

“Oh, certo, perché la tua relazione con Vincent era così platonica.” Ghignò Parkinson con sua grande sorpresa. Harry la guardò confuso, e indietreggiò quando Goyle scattò in piedi.

 

“Non abbiamo mai-”

 

“Stando a quel che dici,” Continuò, legandosi i capelli in un disordinato chignon con un’espressione accigliata, senza nemmeno guardare i suoi compagni di casa. “siamo tutti froci qui. Ci sono Draco e Potty, che hanno completamente perso la testa l’uno per l’altro,” Non aveva perso la testa! Era una piccola cotta, al massimo! “Blaise ha un osceno amore non corrisposto per la Donnola,” A quel punto dovette sorridere, ma non svelò altro. “E Theo è innamorato di sé stesso. Con quale frocio vuoi sederti?” Ghignò, alzando le sopracciglia.

 

Ouch. Certo che aveva un bel caratterino.

 

“Tu non sei-” Iniziò Goyle, che grugnì, sentendosi a disagio perché tutti stavano ascoltando la loro conversazione, con degli sguardi avidi di pettegolezzi. Ma la risata stridula di Parkinson lo interruppe.

 

“Non pensarci nemmeno.” Sulle sue labbra stava affiorando un altro ghigno. “Noi non siamo amici.”

 

Harry sobbalzò quando lo sguardo predatorio di Parkinson si posò su di lui. I suoi occhi brillavano di curiosità. “Potter. Puoi prendere-”

 

“Prendi il mio posto, Potty.” Sospirò melodrammaticamente Zabini, gettando la sua borsa accanto a Goyle. Poi si alzò dalla sedia, “Prima che Pansy-”

 

 

Harry non aveva molta voglia di sentire cosa avesse in mente di fargli Parkinson, e fu abbastanza grato che Lumacorno scelse proprio quel momento per ritornare dallo stanzino.

 

“Su, avanti, prendete posto!” Sbottò, posizionandosi goffamente di fronte alla classe. “A quanto pare devo parlare con voi di una brutta faccenda. Molto brutta. Non ha nulla a che fare con Pozioni, ma ogni classe sta subendo lo stesso interrogatorio.” Fece schioccare la lingua sul palato diverse volte, alzando gli occhi al cielo.

 

Harry si sedette velocemente accanto a Malfoy, e si mosse a disagio quando i suoi occhi si posarono su di lui. Merlino, il suo stomaco andava a fuoco, un fascio incontrollabile di nervi. Riusciva a sentire il suo volto andare in fiamme mentre quello sguardo non lo abbandonava, continuava a fissarlo. Cosa voleva che dicesse? ‘Scusa se ti ho quasi succhiato via la faccia?’ non suonava bene neanche nella sua testa.

 

Harry per poco non saltò in aria quando qualcosa sfiorò la sua mano. Ritrasse di scatto il braccio, poi lo avvicinò di nuovo quando si rese conto del suo errore. Malfoy gli stava passando qualcosa, e aveva finalmente distolto lo sguardo per vedere se Lumacorno li stava osservando. Qualunque cosa fosse, faceva meglio a valere il rischio…

 

Era la soluzione anti-sbornia.

 

Harry tirò un sospiro di sollievo, e mandò giù la pozione facendo finta di grattarsi il naso. Sembrava sospetto, ma Lumacorno non se n’era accorto, quindi che importava?

 

“Un gruppo di studenti ribelli, è andato in giro per la scuola questa notte, prendendosi gioco perfino dei suoi fondatori, con-”

 

Harry non riuscì a trattenere il sorriso.

 

Lumacorno continuo a blaterare quanto fosse immaturo quel comportamento, oltre che assolutamente pericoloso. Harry non capiva come poteva essere pericoloso; degli studenti che andavano in giro dopo il tramonto non correvano nessun pericolo; l’unica minaccia era la possibile vendetta dei Grifondoro, considerando che gli insegnanti avevano ignorato i loro comportamenti per tutto l’anno. Non sarebbero mai intervenuti, nemmeno se avessero notato che le fatture diventavano sempre più evidenti.

 

“Quindi, se qualcuno vuole scusarsi per le azioni della scorsa notte, la scuola promette che non saranno inflitte punizioni.” Continuò seccamente Lumacorno, come se fosse leggermente annoiato. “Vogliamo solo sapere il perché delle loro azioni, come si sono procurati l’alcol e come hanno fatto ad intrufolarsi nella Torre Grifondoro.”

 

Fece una pausa, guardandosi tutta la classe. “Ecco tutto. Qualcuno vuole confessare?”

 

Harry tenne lo sguardo fisso sul suo banco, senza osare alzarlo. La sua espressione era troppo facile da leggere, tutto quello che i professori dovevano fare era guardarlo negli occhi per capire. Non aveva molta voglia di essere di nuovo perseguitato dai Grifondoro; erano già stati abbastanza crudeli con lui quell’anno, per qualcosa su cui lui non aveva il minimo controllo. Se avessero scoperto che l’aveva fatto di proposito, non si sarebbero fatti scrupoli.

 

Comunque, dovette alzare gli occhi al cielo. I Serpeverde stavano gongolando; non potevano essere un po’ più compiaciuti, no?

 

“Nessuno?” Continuò Lumacorno, saltellando sulle punte dei piedi. “Che peccato, davvero. Hanno eseguito degli incantesimi notevoli; avete visto le statue nella Sala Grande? E il piccione…” Ridacchiò, asciugandosi teatralmente le lacrime e voltandosi verso la lavagna.

 

“Signore, non penso che dovreste avallare questo genere di comportamenti.” Disse Hermione, guadagnandosi versi d’approvazione dalla sua casa. “La casa Grifondoro è stata attaccata.”

 

“Sì, certo, va tutto bene.” Lumacorno agitò amichevolmente una mano, fallendo nel tentativo di calmare Hermione. “Era uno scherzo; non si è fatto male nessuno, no? E penso che anche voi siate d’accordo sul fatto che sia stato uno scherzo davvero ben riuscito.”

 

“C’è la possibilità che gli studenti non siano al sicuro; non sappiamo come sono entrati. E se-”

 

“Può essere stato chiunque, Signorina Granger.” Annuì Lumacorno, sedendosi alla cattedra con un sopracciglio alzato. “Nemmeno i Grifondoro sono da escludere. Sarebbe una bella tattica, a mio avviso. Far ricadere la colpa su un’altra casa per eliminare ogni sospetto su di voi.” Oh, Dio. “Forse da qualche parte c’è qualche Grifondoro soddisfatto che pensava di mettere le case in conflitto fra loro. Non sto accusando nessuno, e dubito che sia stato davvero un Grifondoro, ma non posso neanche escluderlo.” Smettila. “Lasciamoci tutto alle spalle, e andiamo avanti. Sono stati degli incantesimi notevoli, mettiamola così e facciamo sì che la cosa non si ripeta. Fine della storia. Oggi faremo-”

 

Harry deglutì, guardando dall’altra parte dell’aula, senza soffermarsi su Malfoy, e dovette trattenere un brivido. Riusciva a vedere la realizzazione colpirli in pieno, il momento esatto in cui giunsero tutti all’inevitabile conclusione. Solo un Grifondoro poteva entrare nella torre; doveva conoscere la parola d’ordine, avere una mentalità Serpeverde, essere stato estromesso dalla casa in rosso e con ogni probabilità, avere un desiderio di vendetta nei loro confronti.

 

Uno ad uno, i Grifondoro assottigliarono lo sguardo, e si voltarono verso di lui.

 

“Tu, maledetto traditore!” Urlò Ron, scattando in piedi e puntandogli contro un dito. “Come hai potuto lasciarli entrare nella nostra casa!”

 

“Come hai potuto, Harry?”

 

“Hai proprio toccato il fondo, vero Potter?”

 

Harry balzò quando l’altra metà della classe iniziò a dargli contro, deglutì nervosamente e scosse la testa per gli insulti che gli rivolgevano. “Non sono stato io!” Cercò di dire con risolutezza, ma lo sapevano tutti che non sapeva mentire per nulla al mondo.

 

“Hey, hey, calmatevi tutti!” Lumacorno si allontanò dalla cattedra e si piazzò fra una casa e l’altra, impugnando la bacchetta. “Calmatevi! Perché vi agitate tanto? Ho detto di calmarvi!”

 

Lentamente i Grifondoro smisero di urlare, ma rimasero in piedi, guardando Harry dall’alto in basso. Tranne Neville, ovviamente, che era rimasto seduto e si mordeva le labbra, guardandosi intorno come se non sapesse che parti prendere. E, stranamente, Hermione aveva una mano poggiata sul gomito di Ron, come se stesse cercando di calmarlo e di farlo sedere.

 

“È stato Harry!” Sbottò Seamus, folgorandolo con lo sguardo. “Ha distrutto la Sala Comune. È lui quello che pensa che siamo feccia.”

 

“Oppure ha lasciato entrare i Serpeverde! Ormai sono loro ad essere diventati i suoi amici.” Aggiunse Ron, rifiutandosi di guardare Harry negli occhi.

 

Harry rimase sconvolto; aveva gli occhi sbarrati. Per la prima volta, il senso di colpa si fece strada nel suo stomaco. Be’ avevano ragione. Era stato Harry a guidare i Serpeverde nella Sala Comune la notte prima, ed erano stati loro a ridecorare la stanza. Era colpa sua. Ma non voleva dare ragione ai Grifondoro.

 

Era arrabbiato con loro, ed era così stanco di essere solo. E poi, se non avesse spalleggiato i Serpeverde, avrebbe perso Malfoy, e anche se non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi in quel momento, avrebbe fatto qualunque cosa per evitarlo. Aveva bisogno di quell’idiota.

 

“Non sono stato io.” Negò Harry, deglutendo quando anche gli occhi di Hermione e Neville si assottigliarono; sapevano che stava mentendo. “Vi sbagliate.”

 

“Stronzate!” Tuonò Ron, con gli occhi spalancati. Sembrava che non avesse mai visto Harry, e quello lo ferì più del dovuto. “Stai mentendo! Non eri a letto ieri notte!” Aggiunse, le sue orecchie diventarono rosse. “Dov’eri?”

 

Harry sbatté le palpebre, gli tremavano le mani. Ron controllava ancora se dormiva della Torre Grifondoro? Gli importava ancora di lui.

 

“Era con noi Serpeverde.” Disse lentamente Zabini, scrollando con indifferenza le spalle. “Abbiamo giocato nel nostro dormitorio.”

 

“Perché dovreste permettere a un Grifondoro di mettere piede nel vostro dormitorio?” Sbottò ancora una volta Seamus, scuotendo la testa incredulo. “Stai mentendo!”

 

“Potete chiedere a chiunque.” Sospirò Harry, evitando lo sguardo accusatorio di Ron. “Era proprio quello che stavamo facendo.”

 

“A qualunque Serpeverde, di qualunque anno.” Aggiunse Parkinson, con l’espressione di chi non sapeva nemmeno se valesse la pena dare spiegazioni. Be’, probabilmente era così. “Ti diranno tutti la stessa cosa.”

 

“Certo, correrete a dirgli cosa devono risponderci prima di noi.” Esordì Calì, alzando teatralmente gli occhi al cielo. Un tentativo malriuscito.

 

“Noi non ci muoveremo da questa stanza.” La sfidò Zabini, con le braccia aperte. Merlino, come facevano a trovare quella situazione divertente? Harry stava per sentirsi davvero male.

 

“Okay, adesso basta.” Tutti si voltarono di scatto come se si fossero dimenticati della presenza di Lumacorno; Ron sembrava un po’ imbarazzato per aver imprecato davanti a lui. Ad ogni modo, il professore aveva un’aria seriosa. “Non è stato Harry. Adesso torniamo alla nostra lezione.”

 

“Professore, non può davvero aspettarsi che stiano dicendo la verità-” Ribatté Seamus, ma fu interrotto da uno scatto di rabbia di Lumacorno.

 

“Non. È. Stato. Harry.” Ringhiò quasi, guardando uno per uno tutti i Grifondoro. Harry si mosse a disagio sulla sua sedia; era ovvio che Lumacorno ne era sicuro; Harry non poteva usare la magia senza autodistruggersi. Se soltanto fosse servito a convincere i Grifondoro.

 

Ma dai loro sguardi, sembrava di no.

 

Perfino Neville si era voltato dall’altra parte, scuotendo la testa indignato.

 

Harry rimase immobile, ignorò la soddisfazione dei Serpeverde quando il senso di colpa si fece strada nel suo stomaco.

 

Si odiava.

 

.

 

.

 

.

 

Harry trascinava i piedi fra gli scaffali, con il suo nuovo libro sotto il braccio, nascosto ben bene sotto una serie di altri libri. Se lo trovavano, poteva dire che stava facendo i compiti di Pozioni, oppure che stava imparando di nuovo altre lingue. Lo faceva spesso, ora che riusciva a ricordarne dieci senza dimenticarle; non era molto, ma almeno era un passo avanti.

 

Aveva bisogno di trovare un banco nascosto, dove nessuno l’avrebbe scovato. In alternativa, sarebbe andato nella Stanza delle Necessità. A dir la verità, non era una cattiva idea. Perché sprecava il suo tempo a nascondersi nella biblioteca quando lì non avrebbero potuto trovarlo nemmeno con la mappa o cose del genere? Oh, be’ ormai era troppo tardi.

 

Si sentiva male. Non voleva farlo, neanche lontanamente. Gli avrebbe rovinato l’umore, non sarebbe servito a nulla… era una cosa stupida.

 

Eppure, continuò a gironzolare fra gli scaffali, aggirò gli altri studenti e tirò un sospiro di sollievo quando riuscì a trovare un traballante banco in un angolo. Era ricoperto di polvere. Perfetto. Nessuno si sarebbe mai avvicinato, vero?

 

Si sedette, e deglutì a vuoto mentre osservava il libro. Era vecchio ma le pagine non avevano neanche un’orecchia; non era stato letto molte volte. Sperava che nessuno notasse di cosa trattava.

 

Ricomponendosi, Harry aprì il libro, scorrendo un dito sull’indice. Q… R… Eccola.

 

Succorbentis’.

 

 

Non suonava troppo male. Non era una parola minacciosa, per uno che non ne sapeva il significato. Poteva essere stato Wingardium Leviosa, e avrebbe sortito lo stesso effetto.

 

Harry tirò un sospiro tremulo, scuotendo la testa per la sua stessa stupidità. Aveva pensato che la parola sarebbe saltata fuori dalla pagina e l’avrebbe ucciso. Ma che avrebbe mai potuto fargli? Non poteva ghignare, non poteva prenderlo in giro. Una parola era una parola.

 

Okay. Era facile.

 

Poteva farcela.

 

‘Quest’incurabile-’

 

Harry sbatté la mano sulla pagina, strizzando gli occhi. Cazzo, faceva male. Non avrebbe dovuto essere così doloroso. Il suo cuore stava pulsando contro la gabbia toracica, la sua testa stava urlando, cercando una via d’uscita. Non poteva farcela, non poteva continuare a leggere! Non erano semplici parole, nomi o etichette; era la sua vita che quelle parole stavano distruggendo.

 

Harry tirò i suoi capelli, digrignando i denti con rabbia. Perché sempre a lui?

 

Sbatté una mano sul banco, ignorando il bruciore alla mano. Ancora.

 

Ancora.

 

Ma non lo aiutava a far diminuire la stretta al cuore, e nemmeno a scacciare via il dolore. Calciò il banco, e si accorse a malapena di averlo rotto e di aver fatto cadere tutti i libri a terra. Il respiro gli usciva in ansiti spezzati. Parole. Erano soltanto delle cazzo di parole.

 

Spalancò gli occhi quando sentì un rumore di passi. Istintivamente, balzò in piedi, indietreggiando da chiunque si fosse avvicinato. “Lumos.”

 

La sua espressione si distese leggermente quando si ritrovò faccia a faccia con un sorpreso Malfoy, i suoi occhi sgranati brillavano nel buio. Occhi che si assottigliarono velocemente in preda alla rabbia.

 

Perché era di nuovo lì? Harry si era addirittura nascosto per evitare di-

 

Sussultò quando un dolore gli invase la guancia, e finì per sbattere violentemente contro lo scaffale dietro di lui. Malfoy gli aveva appena tirato un pugno. Si sfiorò con cautela lo zigomo, gemendo per il dolore. Ma il dolore diminuì quando fu sostituito dalla furia.

 

Prima di rendersene conto, era saltato sul biondo, spingendolo sul pavimento. Sentì la testa di Malfoy sbattere contro lo scaffale con un tonfo pesante, ma non gli importava. Aveva bisogno di farlo soffrire, il più presto possibile! Proprio come stava soffrendo Harry!

 

Il moro sferrò un altro pugno violento, colpendo in pieno la guancia di Malfoy. Prima che avesse il tempo di voltarsi di nuovo verso Harry, la sua mano era già pronta a sferragli un altro pugno.

 

Harry ringhiò, caricandone un altro.

 

Perché sempre a lui?

 

Emanava furia allo stato puro, che esplodeva con ogni pugno che tirava a Malfoy. Ne aveva abbastanza! Ne aveva abbastanza dei Dursley che lo trattavano una merda, nel vero senso della parola. Di essere giudicato da ogni singola persona! Di essere ignorato e respinto a causa di una malattia che non meritava! O di mettere sempre tutti al primo posto!

 

Ne aveva abbastanza di essere solo!

 

Non poteva andare avanti così!

 

Quelle cazzo di parole!

 

Harry caricò un altro pugno, e stava per sferrarlo quando realizzò una cosa. Malfoy non stava reagendo. Se ne stava lì immobile, con il sangue che gli scorreva sia dalla bocca che dal naso, e i suoi occhi glaciali non lasciavano mai il volto di Harry.

 

Ma rimaneva lì. Non cercava neanche di liberarsi!

 

“Colpiscimi!” Sbraitò Harry, stringendo i pugni. “Colpiscimi!”

 

“…No.” Si sforzò di dire Malfoy dopo aver sputato del sangue, ma nonostante tutto, non fece nulla per contrattaccare. Non si muoveva nemmeno per proteggersi. Harry gli rivolse un ringhio, caricando di nuovo il pugno. Non era colpa sua se non reagiva. Gli aveva dato una possibilità.

 

Comunque, qualcosa era cambiato. Appena Harry aveva realizzato che Malfoy non stava contrattaccando, che era una battaglia a senso unico, la rabbia svanì codardamente nel nulla. Si nascose nei meandri della mente contorta di Harry, trasformandolo in un guscio di rabbia finta e… un senso di vuoto.

 

Qualcos’altro gli nacque nel profondo, cresceva e marciva fino a che i suoi occhi non iniziarono a lacrimare e il vuoto dentro di lui divenne troppo, troppo grande. Divenne uno sforzo perfino tenere le braccia alzate, o stare seduto. Tentò in tutti i modi di reprimere quelle lacrime improvvise. Non ci riuscì.

 

Harry venne schiacciato dalla spossatezza, che prese il controllo della sua mente e del suo corpo, fino a farlo cadere in avanti, con la testa appoggiata sul petto del ragazzo malconcio. Le sue mani si strinsero sulla divisa Serpeverde, anche se quella destra gli bruciava in modo incredibile, e si aggrappò a lui come a un ancora di salvezza. Anche se il biondo avesse voluto spostare Harry, non ci sarebbe riuscito.

 

Il suo intero corpo si immobilizzò, l’unico segno di movimento era il leggero tremore che scuoteva la sua figura. Le lacrime erano inarrestabili, non riuscivano a smettere di scorrere una volta salite in superficie.

 

Perché sempre a lui?

 

Cazzo, faceva male. Faceva così tanto male.

 

Harry tremava leggermente, cercando di arrestare i singhiozzi che iniziavano ad avere la meglio su di lui. Non poteva continuare così! Era distrutto e non era rimasto nessuno che lo aiutasse a ricomporre i suoi cocci.

 

Lentamente e con esitazione una mano si posò sulla sua schiena. Harry si era dimenticato di essere a cavalcioni su Malfoy, e se pensava che una volta accortosene avrebbe smesso, si sbagliava di grosso. Gli sfuggì un singhiozzo strangolato, che sembrava a malapena il suo.

 

Non riusciva ad andare avanti.

 

Quindi continuò a piangere, e Malfoy glielo lasciò fare.

 

.

 

.

 

.

 

Harry era completamente mortificato, la sua testa era ancora poggiata sul petto di Malfoy. Era a cavalcioni su di lui dopo aver pianto istericamente per minuti e minuti, e dopo averlo pestato a sangue. Senza contare il fatto che l’aveva limonato meno di ventiquattro ore prima. Come cazzo faceva a guardarlo in faccia?

 

Senza ombra di dubbio, Malfoy stava aspettando che alzasse la testa per fulminarlo con lo sguardo. Quindi si rifiutò di muoversi. Aveva firmato la sua condanna. Poteva restare così per giorni; e se i piedi e le mani si addormentavano? Se non riusciva a sentirli, non avrebbe provato dolore.

 

Harry deglutì a vuoto, trattenendo il respiro per non rompere il silenzio. Il respiro costante di Malfoy soffiava contro la sua testa, calmandolo.  Non aveva ancora tolto la mano dalla sua schiena, e con il pollice continuava a fargli delle leggere carezze. La sua mano era calda contro la sua camicia; Harry era sicuro di riuscire a percepire ogni singolo dito, come se fosse marchiato a fuoco nella sua pelle.

 

Non voleva rompere il silenzio. Era entrato in uno stato di comfort.

 

Eppure, una parte recondita della sua mente continuava a ricordargli che quasi sicuramente Malfoy aveva il naso rotto. Gli faceva notare che la sua mano stava diventando viola e che non riusciva a muoverla. Gli sussurrava di muoversi, prima di mettersi ancora di più in imbarazzo.

 

Harry la ignorò prontamente.

 

“Prima o poi dovrai muoverti.” Disse una lenta voce davanti a lui, immobilizzandolo ancora di più. Non pensava che fosse possibile, ma a quanto pareva il suo corpo aveva deciso di prendere le sembianze di una statua. Una statua a cavalcioni di Draco Malfoy. Cazzo, aveva bisogno di whiskey incendiario.

 

Harry non voleva muoversi. Voleva rimanere lì dov’era, senza il complesso di situazioni imbarazzanti che stava diventando la sua vita. Aveva perso gli occhiali un po’ di tempo prima, riusciva solo a vedere dei contorni sfocati intorno a lui. Ma non aveva comunque la forza di fronteggiare Malfoy. Anche un Malfoy sfocato era spaventoso.

 

“So che sei sveglio.” Continuò Malfoy, ma nemmeno lui si mosse. Poteva semplicemente spingerlo via; invece, aspettava che fosse Harry a fare la prima mossa. E la cosa gli fece pensare che conoscesse il semplice concetto di ‘compassione’. “So che mi stai ascoltando. E so anche che se non ti alzi, ci beccheranno in questa posizione compromettente e le tue guance rigate dalle lacrime saranno su tutte le pagine del Profeta entro il tramonto. È questo che vuoi?”

 

Aveva delle buone motivazioni, anche se quelle parole fecero tornare ad Harry la nausea.

 

“Potty, levati di dosso.”

 

Harry strinse i denti, racimolando ogni residuo di coraggio Grifondoro. Non ce n’era più molto, ma era abbastanza da spingerlo a muoversi. Il suo stomaco si strinse violentemente, avvertendogli di stare fermo; lo ignorò.

 

Costrinse i suoi arti a muoversi, ad ascoltarlo. La sua gamba si mosse di poco, e si spostò lentamente fino a che non era più steso sul biondo. Era leggermente irritante, il fatto che fosse riuscito a racimolare solo quelle poche energie. Si sentiva debole; non poteva nemmeno fingere di riuscire a muoversi; non ce la faceva.

 

Harry spalancò gli occhi quando delle mani ricoprirono le sue; furono incredibilmente gentili mentre aprivano i suoi pugni stretti.

 

Le sue mani, però, tremavano e riusciva a malapena a muoverle. Il pollice di Malfoy gli accarezzò il palmo, mandandogli dei brividi dal braccio allo stomaco, riscaldandolo. Merda.

 

Harry si allontanò di scatto e cadde pesantemente di lato, sbattendo sul pavimento senza riuscire a fare niente per impedirlo. Non riusciva a vedere l’espressione di Malfoy, e ne era veramente grato. Indietreggiò, scivolando lontano da lui. Non poteva affrontare quella situazione, non in quel momento.

 

Per un po’, nessuno dei due disse niente. Alla fine Malfoy eseguì alcuni incantesimi di guarigione, ritornando al suo antico splendore.

 

Harry rimase sul pavimento in preda all’imbarazzo, senza neanche guardare il biondo negli occhi; continuava a ripetere a mente il suo patetico mantra ‘ lontano dagli occhi, lontano dal cuore ’. Dio, era lui stesso ad essere patetico.

 

“Complimenti per averci evitato tutto il giorno.” Disse infine Malfoy, ignorando il fatto che era appena stato pestato a sangue. E il fatto che si erano baciati. E il fatto che Harry aveva appena- “Saltare Erbologia per nascondersi nelle profondità della biblioteca è un tantino drastico, non trovi?”

 

“Malfoy-” Harry fu interrotto.

 

“Ti stavo cercando perché devo aiutarti con i compiti, se non voglio perdere al mio stesso gioco.” Continuò, con il suo tono indifferente. “E invece tu mi ritorni un rozzo Grifondoro. Che perdita di progressi.”

 

Che diavolo stava dicendo? Perché non stava strozzando Harry? Voleva deriderlo?

 

Harry si aspettava quasi che continuasse, ma discese di nuovo il silenzio. Grazie a Dio aveva perso i suoi occhiali.

 

“Mi dispiace.” Sussurrò Harry, fissando il tappeto. Cazzo, Malfoy si meritava delle scuse migliori, ma era tutto quello che poteva fare al momento. Era già sorpreso che la sua voce gli avesse permesso di parlare; anche in quel caso, si aspettava quasi che lo abbandonasse.

 

Come avrebbe dovuto fare Malfoy.

 

“Non scusarti, ti sminuisce.” Rispose Malfoy egualmente piano, sedendosi da qualche parte alla sinistra di Harry. Non sapeva come prenderla; non doveva fargli le sue scuse perché non le avrebbe accettate, o perché non erano necessarie? Erano decisamente necessarie, ma ciò stava a significare che-

 

“Smettila di pensare, o ucciderai le poche cellule cerebrali che ti rimangono.” Continuò il biondo. Si spostò, i rumori sembravano troppo pesanti nell’oscurità. “È per l’obbligo…?”

 

Oh, Dio. Non era possibile che stesse davvero iniziando quella conversazione.

 

“No, non è per quello.” Rispose fulmineo, rifiutandosi ancora di guardarlo. Continuò a fissare il tappeto sfocato; la sua vista doveva essere peggiorata, riusciva a mala pena a vedere la sua mano. Grandioso.

 

“Ignora Gregory; è un idiota.”

 

“Lo so.” Harry si tuffò nei suoi pensieri, cercando una via d’uscita da quella conversazione imbarazzante. “Se ne stanno… accorgendo.” Bella scusa Harry. Un bel giro di applausi per la sua incredibile stupidaggine!

 

“È così grave?”

 

Cosa? Certo che lo era; nessuno doveva saperlo. Nemmeno Malfoy!

 

“Sì!”

 

“…dirò loro di smetterla.” Era una magra consolazione. Se i Serpeverde lo stavano scoprendo, a che punto erano i Corvonero? Cazzo, e i Grifondoro? Dovevano per forza aver notato che non stava usando la magia.

 

“Cazzo, Potter, non mi ignorare!” Merda, stava parlando? Non l’aveva nemmeno sentito.

 

Harry aprì la bocca per rispondere, ma non sapeva cosa dire. Cazzo, non sapeva quale fosse la risposta giusta a una domanda che non aveva sentito. E se era una trappola per incastrarlo? E se aveva qualcosa a che fare con l’obbligo?

 

Malfoy ringhiò, una grande rabbia trapelava dal suo tono ti voce. “Non osare iniziare a tagliare anche me fuori dalla tua vita, Potter. Dimmi semplicemente qual è il cazzo di problema! È per l’obbligo, non è vero? È l’-”

 

“Non è per l’obbligo!” Ribatté Harry, cercando semplicemente di farlo stare zitto. Perché andava tutto contro di lui? “Quello era… lascia perdere.” Non gli avrebbe mai detto cosa pensava di quel bacio. Del fatto che era l’unica cosa che l’aveva fatto sentire vivo dopo settimane. Che Merlino lo facesse morire d’imbarazzo!

 

“Sono tutte stronzate! Se non è quello il problema, allora-”

 

“Io non voglio morire!” Harry sbatté le palpebre, serrando la mascella. Merda. Cazzo. Non voleva dirlo. Piuttosto avrebbe detto a Malfoy di sbrigarsi a prendere di nuovo le sue labbra! Ma ormai aveva iniziato, e non importava quanto la sua mente gli gridasse di star zitto, non riusciva a fermarsi. “La scorsa notte è stata divertente, molto divertente. E ho realizzato che mi manca divertirmi, che mi manca vivere. Non sto più vivendo, cazzo; sto solo contando i giorni che mancano alla mia morte, o alla mia resa. Perché, sarò onesto, non ce la faccio più! Non posso starmene con le mani in mano e accettare il fatto che non invecchierò, che non potrò mai sposarmi, che non avrò mai la possibilità di amare qualcuno; costruire un cazzo di pupazzo di neve, era un fottuto traguardo di vita, ed è assolutamente patetico; voglio più notti come la scorsa notte, ma non posso averle. Cazzo, non voglio morire. Non voglio! Sto morendo, e non posso fare nulla per impedirlo, e tutto quello che voglio è-”

 

A Harry sfuggì un piccolo ‘oomph’ quando fu spinto indietro, gli prese il panico quando realizzò che era steso di schiena con un corpo piuttosto potente su di lui. Che cazzo pensava di fare Malfoy…!

 

Oh.

 

Le sue lamentele, finirono con la stessa velocità con cui erano iniziate appena le gentili labbra di Malfoy si posarono sulle sue. Tzé, gentili. Non c’era proprio nulla di gentile in tutto questo.

 

Malfoy pretendeva la sua attenzione; premeva le labbra contro le sue, baciandolo con forza. Prima un colpetto di lingua, poi un leggero morso. Il corpo di Harry lo tradì, rispondendo con fervore appena i denti di Malfoy gli strinsero il labbro inferiore, e gli sfuggì un piccolo gemito prima che potesse accorgersene.

 

Cazzo, Harry stava rispondendo al bacio di sua spontanea volontà, poggiando una mano esitante sulla schiena di Malfoy per trattenerlo lì, nel caso ci fossero ripensamenti. Non sarebbe scappato questa volta; per quanto ne sapeva, non c’erano compagni di stanza esibizionisti ad osservare la scena e non avevano nessuno motivo di fermarsi.

 

Il suo cuore iniziò a correre all’impazzata quando Malfoy si fece strada nella sua bocca, così forte che era sicuro che il Serpeverde stava ghignando di nuovo contro le sue labbra. Riusciva a malapena a respirare; il petto stava per esplodergli. Aveva bisogno d’aria, ma non aveva intenzione di smettere.

 

Si sentiva vivo.

 

Non riusciva a vedere Malfoy, ma per Merlino, riusciva a sentirlo.

 

La lingua del biondo scivolò contro la sua, tirandola, controllandola. Harry non era mai stato baciato in quel modo; il suo stomaco era caldo, un fascio di nervi incontrollabile. Ogni tocco era intenzionale. La mano sulla sua guancia, le carezze dietro l’orecchio. Cazzo, stava andando a fuoco. Il pavimento era sempre stato così cocente?

 

 

Harry aveva sentito molti termini sulle relazioni fra ragazzi. E anche se la maggior parte di loro era offensiva, ce n’era uno di cui aveva più o meno capito il significato.

 

E aveva deciso che non era un tipo passivo’.

 

Quindi, Harry aveva spinto indietro la lingua dell’altro, cercando di spostare le attenzioni dalla sua bocca a quella di Malfoy. Percepì che l’altro era ancora un po’ sorpreso, ma iniziò subito a reagire. Riuscì a controllare un gemito questa volta, trasformandolo invece in un patetico piccolo miagolio. Grandioso. Fantastico.

 

Hmm. Stava perdendo la battaglia.

 

Spostò un po’ le mani, rafforzando la sua presa sul biondo. Ne fece scivolare una sul collo di Malfoy, e lo spinse leggermente in basso, controllando la posizione della sua testa e forse anche la forza del bacio.

 

Malfoy fece scivolare via le mani dal volto di Harry e afferrò entrambi i polsi, sbattendoli contro il tappeto. Li tenne bloccati mentre li accarezzava con i pollici.

 

Harry gli morse audacemente il labbro, un po’ più forte di quanto si aspettava.

 

Malfoy ricambiò il morso con l’intenzione di farlo gemere.

 

Nessuno dei due si era tirato fuori dal bacio; a quel punto Harry era leggermente stordito. I suoi polmoni chiedevano disperatamente aria, ma non poteva smettere. Non poteva perdere.

 

In quel momento Malfoy stava decisamente ghignando, ma neanche lui si fermò. Infatti, intensificò il bacio, come se stesse cercando di farlo gemere ancora.

 

Cazzo, aveva bisogno di respirare. Aveva bisogno di…

 

Harry attorcigliò le sue caviglie intorno a quelle di Malfoy e spostò le mani in modo da afferrare i polsi dell’altro. Con un brusco movimento si costrinse a piegarsi in due, alzandosi dal pavimento…

 

E rotolò sopra Malfoy, questa volta era lui a costringerlo sul pavimento e a bloccargli i polsi contro il tappeto, vicino al suo volto.

 

Malfoy spostò via la testa, interrompendo finalmente il bacio. Prese un bel respiro, poi scoppiò a ridere.

 

Grazie a Dio.

 

Harry gli liberò i polsi e rotolò via con affanno, cercando di riprendere fiato. Era peggio di quella volta nel lago, quando si era ritrasformato in umano dopo che l’effetto dell’Algabranchia era terminato. Il suo petto era completamente dolorante; non riusciva a riprendere fiato abbastanza in fretta.

 

Il suo cervello si stava cupamente lamentando con lui per aver interrotto il bacio, minacciandolo sia di non farlo mai più che di farlo ancora in quel preciso istante!

 

“Merlino, Potty,” Il corpo di Malfoy, accanto a lui, era scosso da gioiose risate. “Non tutto è una competizione.”

 

Tzé, allora perché non si era arreso?

 

Harry scosse a malapena le spalle, il suo cervello era un po’ confuso e non capiva come fosse potuta accadere una cosa del genere. Un attimo prima si stava lamentando, alzando sempre di più la voce, e un attimo dopo Malfoy… si era tuffato su di lui. Come diavolo era potuto succedere? Quando Harry litigava con Ginny, lei ribatteva oppure andava via piangendo. Non gli era mai saltata addosso, attaccandolo con la sua lingua.

 

“…Uh… a… cosa devo tutto questo?” Affannò, voltandosi a guardare i contorni sfocati di Malfoy.

 

“Ti stai lamentando?” Riusciva a sentire il ghigno nella sua voce.

 

“No.”

 

“Allora non fare domande.” Rispose seccamente Malfoy. Sembrava recuperare fiato molto più velocemente di Harry. Bastardo.

 

“…ma-”

 

“E che cazzo, Potty.” Più che arrabbiato, suonava esasperato. “Non sei più nella fase di negazione. Non vuoi morire. Io non voglio che tu muoia. Sono felice. Puoi lasciare le cose così come stanno? Riesco praticamente a sentire le tue cellule cerebrali commettere il suicidio.”

 

Harry rimase interdetto, non era sicuro di come sentirsi.

 

Malfoy era… felice?

 

Ridacchiò fra sé e sé e scosse la testa mentre rotolava, alzandosi e mettendosi a sedere sul pavimento. Certo, come no.

 

Tastò il pavimento, cercando di trovare quegli scarti metallici di cui era dipendente. Se non riusciva nemmeno a vedere le sue mani sul pavimento, dubitava fortemente che sarebbe riuscito a trovarli. E se si erano distrutti mentre… uhm, si baciavano? Non ci avrebbe messo di nuovo il nastro adesivo; non era il migliore dei look. Aveva una reputazione da mantenere, dopotutto.

 

Harry ridacchiò nuovamente fra sé e sé, sorridendo mentre tastava il pavimento.

 

 “Che stai facendo?” Chiese Malfoy con un tono divertito mentre assisteva agli sforzi di Harry. Come se non sapesse che era cieco senza quegli scarti di metallo e vetro. E i maiali volavano. Be’ in senso babbano. Harry non sapeva se i maiali potessero volare nel mondo magico. Avrebbe dovuto informarsi; un’altra cosa da aggiungere alla sua limitata lista di cose che sapeva sulla magia.

 

“Sto cercando di trovare i miei occhiali. Non vedo assolutamente niente.” Rispose Harry, accigliandosi mentre controllava il pavimento. Doveva trovare anche il libro, e nasconderlo prima che Malfoy leggesse la copertina. Quella era una delle cose che voleva affrontare da solo.

 

Continuò la sua ricerca ancora per un po’ prima di accorgersi che Malfoy non si era mosso.

 

“Un po’ d’aiuto sarebbe… be’, ecco, d’aiuto.”

 

“Harry, stai già indossando i tuoi occhiali.”

 

 

Oh.

 

.

 

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