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Autore: Diana cavalca    21/10/2016    3 recensioni
E se Sarada non fosse la vera figlia di Sakura?
Non arrabbiatevi e non traete conclusioni affrettate: non c'è nessuna Karin all'orizzonte e nessun vaneggiamento con cui Kishimoto ci ha ''deliziati'' durante il Gaiden.
Piuttosto, poniamo il caso che Sasuke sia lo zio di Sarada...uno zio impegnato che ha in custodia la piccola di cui non può prendersi cura a tempo pieno. E poniamo il caso che abbia bisogno di una baby-sitter. A chi potrebbe rivolgersi se non ad una ragazza dai capelli rosa?
Commedia romantica che del Gaiden riprende solo il messaggio finale: ciò che conta davvero sono i legami di amore a prescindere da qualsiasi nesso biologico.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO 2

BLU COME...

 

Mi duole l'osso sacro. È ormai da un paio d'ore che sono posizionata sul piatto della mia doccia, accovacciata su di una sedia opportunamente inseritavi dentro e col portatile sulle ginocchia. Il luogo che in teoria dovrebbe essere destinato esclusivamente all'igiene corporale è diventato il mio domestico centro per l'impiego. Questo è quello che io chiamo il mio ''punto di ricezione'', ovvero l'unico sito dell'appartamento in cui rilevo un piccolo segnale dell'altrui connessione internet.
So che non è una bella cosa, che non dovrei usurpare i beni altrui, ma al fondo della mia disonestà c'è solo un unico movente: l'insufficienza di denaro.
Chi se lo può permettere un vero e proprio abbonamento? 
Inoltre, a mia discolpa, bisogna dire che si tratta di una improbità a cui sono stata indotta; una tentazione sventolatami sulla faccia dalla stessa vittima: mi sono solo limitata ad usufruire di ciò che lei ha incautamente messo a disposizione del pubblico, che non avrebbe di certo approfittato della sua ingenuità e della sua mal riposta fede negli umani se avesse protetto il suo bene attraverso una sacrosanta password.
Immagino i diversi condomini di questo palazzo situarsi nei posti più impensabili dei loro appartamenti pur di beneficiare di un servizio non pagato.

La parola più bella per l'umanità non è ''Libertà'', non è ''Uguaglianza''. È ''Gratis''. Anche ''A scrocco'' è una espressione inebriante.

Deve essere a causa della somma delle singole scorrettezze di tutti i condomini che si collocano nei rispettivi ''punti di ricezione'' e che godono al solo pensiero di ''scroccare'' qualcosa a qualcuno, che la velocità di navigazione è pari a quella di un bradipo al replay.
La mia coscienza mette a tacere definitivamente il prurito che avverte al pensiero di essere coscienza di una stolta, ripetendosi che se la stolta in questione è qui a macchiarsi di questa trascurabilissima colpa è solo per la necessità di trovare un lavoro e non di certo per dell'immorale e vacuo streaming (che poi caricare un video in queste condizioni spazientirebbe anche Giobbe – sì, ok ci ho già provato e con pessimi risultati!).
Dopo due ore il mio (rubato) bradipo al replay, tra preghiere ed imprecazioni per la sua indolenza, è riuscito a cogliere dei frutti dall'albero. Passo in rassegna gli esiti della mia ricerca.

 

OPZIONE NUMERO 1. Studente liceale cerca laureato in lingue straniere per lezioni di pronuncia inglese. No perditempo.
Questo è il lavoro che fa per me. Conosco benissimo l'inglese (ed anche il francese ed una spruzzatina di arabo) e non solo perché l'ho studiato a scuola. E di sicuro non è perché ho preso un attestato.
Chi l'ha detto che solo i soldi possono aprirti molteplici prospettive? Anzi, se sei povero sei più fantasioso e creativo; devi esserlo a causa dell'indigenza; hai bisogno di far proliferare il poco di cui disponi, un po' come quella specie di divinità occidentale fece di pochi pani e risicati pesci un pasto per una moltitudine di gente. Nel mio caso, è stata proprio la miseria a spalancarmi le porte di un sapere. Come? Beh la nostra parabola puntava su satelliti altri, sicché non guardavamo i canali nazionali, ma solo quelli inglesi e francesi. Io e nonna seguivamo anche una coinvolgente soap-opera turca.
Inutile dirlo, non avevamo i soldi per chiamare un antennista.
La cosa tragicomica di questa vicenda è che ho incontrato gli anime giapponesi nella forma mistificata, censurata e tradita delle loro versioni internazionali. L'unico rapporto intimo che legava Giorgie ed Abel per me, era quello della pura fratellanza, almeno fino a quando non ho colto la mela della conoscenza. E che Sailor Uranus e Nettuno erano ''compagne'' non solo in senso lato, è una perla che la cozza della mia passata ignoranza ha dischiuso solo in tempi relativamente recenti.
Comunque, quello che adesso importa di questa storia è questo: l'avermi resa un asso nelle lingue straniere.
Il problema che si pone ora è: può la mia solidissima conoscenza dell'inglese bastare ad un noioso studente che richiede anche un riconoscimento su di un pezzo di carta? Posso far fruttare i miei saperi accidentalmente contratti? I limitati pani e pesci della mia infanzia possono diventare un cibo sufficiente per soddisfare la mia fame (e quando sei una poveraccia che frequenta l'università più prestigiosa del Giappone la fame di denaro che avverti è tanta)?

Prendo il cellulare e digito il numero indicato. Dopo un paio di squilli una voce maschile, roca di quel roco adolescenziale che indica che il pomo d'Adamo non è ancora del tutto fatto e finito, risponde. Mi dico di puntare sulla simpatia e sulla calorosità...è un adolescente in fondo: espugnare la sua fortezza di infelicità ed incomprensioni altrui non è facile, ma se ci riesco ogni porta mi sarà da lui aperta:

''Salve! Sono Sakura Haruno, ho appena letto il tuo annuncio sul sito e credo di essere la persona giusta per te! Mi piacerebbe sapere come ti chiami''

''Ce l'hai la laurea in lingue straniere?'' - Fa lui, con la sua voce da gallo strozzato.

''Emm...in realtà no, ma ti assicuro che la mia conoscenza dell'inglese eguaglia quella di un laureat...

''Nell'annuncio c'è scritto no perditempo.''

E così riaggancia il telefono rinchiudendosi per sempre nella sua rocca, senza che nemmeno avessi cominciato a picconare quel muro non scalabile.
Trattata male da un non-ancora-uomo. Se dovessi misurare la stima che ho di me stessa sulla base dei fallimenti di questa giornata, credo che mi rifarei ai numeri negativi.
Grazie anche per quest'altro momento edificante della giornata, divinità!


OPZIONE NUMERO 2. Cercasi commessa attraente, disinvolta e spigliata.
Beh, senza volere peccare di presunzione attraente lo sono indubbiamente. Disinvolta e spigliata anche. Mi piace l'idea di lavorare in un negozio, penso di essere abbastanza affabile da potere avere a che fare coi clienti. Forse è il lavoro che fa al caso mio. Vale sicuramente la pena recarsi nella zona in cui si trova il negozio e presentarsi ...ah, ma che coincidenza è la via in cui abita Ino!


La via in cui abita Ino.

No.

Non ci credo.

Vi odio, vi maledico dei celesti! Dalla lecchina devozione verso di voi sono passata alla blasfemia in un giorno solo!

È il sexy-shop!

Prima di riaccomodarmi sotto la doccia a riprendere scettro e corona sul mio trono di sfiga, vado a farmi una tisana alla valeriana potenziata con gocce di valeriana.

 

OPZIONE NUMERO 3. Cercasi baby-sitter qualificata per bambina di quasi tre anni. Esperienza richiesta. +50. Inviare il proprio curriculum all'indirizzo indicato.
C'è questo strano aspetto del mio carattere, per il quale, quando le cose si mettono male, io spingo l'ottimismo fino a sfiorare punte di irrazionalismo. Che è come dire: se la luna si rivela irraggiungibile, io punto sconsideratamente al sole!

Abbandonando ogni briciola di buonsenso e col cervello ottuso dall'insano pensiero positivo comincio a valutare una possibilità che non dovrei nemmeno tenere in considerazione, data la totale non corrispondenza tra la domanda (l'annuncio) e l'offerta (le mie abilità in materia). Accecata dall'iper-ottimismo arrivo a trasformare le mie deficienze in competenze. Così, nel mio bicchiere mezzo pieno, ci annego:

Cercasi baby-sitter qualificata per bambina di quasi tre anni. - Mi piacciono i bambini e soprattutto le bambine. Quelle di tre anni poi, sono dolcissime. Quindi sì...credo di essere qualificata!

Esperienza richiesta. - Ho fatto molta pratica soprattutto coi casi-limite. Quando ero un'adolescente la zia approfittava di me e della mia bontà, lasciandomi pomeriggi interi con quelli che ritenevo sarebbero divenuti rispettivamente: 1) uno yakuza; 2) uno scippatore professionista; 3) una spogliarellista in un night club. Ah, ricordo ancora come fosse ieri il caro ed intimidatorio Kakeru; le mani magiche di Nobita sul mio portamonete; la dolce e truccata Moegi, che a soli nove anni indossava blush e rossetto!

+50. Che significa? Circa cinquanta ore di lavoro mensili? Sarebbe l'ideale per poter coniugare studio ed impiego!

Inviare il proprio curriculum all'indirizzo indicato. Perché limitarsi a spedire il curriculum, quando l'indirizzo è riportato a chiare lettere e si ha la possibilità di colmare attraverso i propri modi e il proprio calore umano, le piccole lacune circa tutti gli altri requisiti richiesti e non propriamente posseduti?
La mia personalità indurrà a chiudere un occhio, anzi due, sugli aspetti mancanti.

Sì, se mi impegno posso ottenere quel lavoro! Sicuramente!
Il mio volere è il mio potere!

Sentendo le palpebre divenire pesanti, mi decido ad abbandonare il ''punto di ricezione'' per recarmi in quello ove solitamente vedo le giornate cominciare e concludersi da una medesima prospettiva visiva. Buonanotte mondo, a domani!


 

Il soffitto della mia stanza. Il lampadario dell'Ikea. La luce che gioca con l'ombra, proiettando i contorni delle tapparelle sul muro sopra di me. Ecco, è questa la prospettiva visiva con cui afferro un nuovo giorno, dopo avere lasciato quello vecchio. È mattina. Riprende la lotta che la parentesi del sonno notturno ha momentaneamente sospeso.
L'eroina si prepara ad affrontare la battaglia tirando fuori la sua armatura, compagna fedele di svariati colloqui. Ai miei occhi è il capo di abbigliamento magico; quello che mi ha fatto ottenere il posto di segretaria nello studio del signor Makeda. Ed è anche il tessuto a cui devo la mia stessa esistenza.
Già, perché questo tailleur blu – di un blu bellissimo, che io definisco blu di ''mare in un giorno di sole'' – che rimiro speranzosa e che tolgo con cura dalla gruccia, è lo stesso completo che mamma indossò al primo appuntamento con mio padre. Quello che fece scoccare la scintilla, per intenderci. Mamma mi diceva sempre che con quella giacca e quella gonna addosso, mio padre non riusciva a distogliere gli occhi dalla sua figura. Quello fu l'incontro che avrebbe portato alla mia nascita. Per questo è un tailleur per me fortunato: è quello da cui è scaturita Sakura Haruno, concreta realtà che ha sconfitto tutte le infinite possibilità che avrebbero potuto soppiantarla.
Se omettiamo il fatto che è anche un capo di abbigliamento con cui cominciò una storia che si sarebbe conclusa con un divorzio che avrebbe fatto di mia madre un'ex moglie e di me un'ex figlia.
Ma questa è la parte della trama che rende il bicchiere mezzo vacante, e a me piace soffermarmi su quella che me lo mostra per metà colmo. Grazie a questo tailleur sono nata e posso paragonare questo blu al colore del mare in un giorno di sole. Ed è solo perché sono viva che posso dire quant'è bello il mare in quei giorni!
Comincio ad indossare il mio amuleto portafortuna che mi va a pennello. Io e mamma ci somigliamo: siamo entrambe longilinee e scarsamente seno-munite. I capelli rosa però, non sono un suo marchio genetico. Sono una improbabilità tutta mia.

Piena di fiducia prendo la borsa – quella borsa – ed esco di casa.
Salgo sul mitico maggiolone giallo – vecchia proprietà di un nonno che non ho mai conosciuto e regalo della mia nonnina. Incrocio le dita. Giro le chiavi e...la macchina si mette in moto!
Wow il maggiolone è partito e al primo colpo! Oggi è una giornata benedetta dagli dei (sì scusatemi per l'insolenza di ieri, oh sommi e degni d'ogni gloria!).

Camminare per le vie della città è particolarmente piacevole, non c'è il solito traffico. È davvero un giorno favorevole! Mentre attendo lo scattare del verde ad un semaforo suona il telefono: è Ino.

''Ho un colloquio di lavoro. Cercano una baby-sitter. Ho premura!'' - le rispondo frettolosamente

''Eh? Di domenica mattina?''
Cosa?! Com'è possibile che sia già arrivata la domenica successiva a quella precedente?


''Eheheheh sì, beh sai...è un colloquio piuttosto informale'' – come posso dirle di non essermene accorta e di stare andando alla ricerca di un lavoro nel giorno in cui ci si astiene dalle attività produttive?

''Non te ne sei resa conto, vero?''
Perché deve conoscermi così stramaledettamente bene?

''No.'' – non cerco ulteriormente di coprire le mie vergogne. In fondo è Ino, mi conosce da quando seguivo le soap-opere turche.

''E ora che fai, ritorni a casa?'' - logica domanda.

''No, vado comunque.'' – illogica risposta.

''E' domenica...indisporrai la gente!'' – Osservazione piena di buonsenso.

''No, se riesco ad impressionarla con i miei modi e la mia presenza!'' - Osservazione da strascichi di iper-ottimismo.

''Orsù dimmi, com'è che intenderesti impressionare la gente? Cosa ti sei messa?'' - Dice la persona attenta alle mode.

''Il tailleur blu mare!''- Risponde la tipa da indumenti del cuore.

''Cosa? Il tailleur con le grandi spalline anni ottanta che ti fa sembrare un trapezio al rovescio? E poi, hai l'aria di una venditrice porta a porta di contratti elettrici con quella roba addosso''

''Quel tailleur porta buona sorte. Mia madre ci ha conquistato mio padre!'' - Afferma la ragazza dal bicchiere mezzo pieno.

''...e poi è stata lasciata'' – risponde quella dal cinico realismo.

''Il signor Makeda mi ha dato il lavoro!'' - bicchiere mezzo pieno.

''...solo perché ha giudicato che ne avessi un disperato bisogno, dal modo in cui ti sei presentata'' - cinico realismo.

''Senti devo lasciarti sono arrivata in zona, Ino maiala'' – la saluto con l'appellativo con cui solo io al mondo la chiamo. Lei è la mia migliore amica.

''Va bene, dammi notizie appena puoi, fronte spaziosa'' – si congeda con quel nomignolo con cui solo lei mi appella. Io sono la sua migliore amica.

 

Scendo dal maggiolone e con le mani stiro le pieghe della gonna che si è leggermente stropicciata durante il tragitto. Sono nella zona dell'alta-borghesia cittadina. Mi ritrovo dinanzi all'edificio del mio colloquio di lavoro ''informale'', come l'ho da poco ribattezzato. Mentre cerco ''Uchiha'' sul citofono, il portone principale dell'elegante stabile si apre ed esce un uomo di mezza età.

''Mi scusi per caso sa a che piano abita la famiglia Uchiha?'' - gli chiedo, cercando di trovare il sistema per saltare la fase ''citofono'' ed il possibile fallimento con cui potrebbe concludersi, per catapultarmi direttamente a quella ''campanello dell'appartamento''.

''All'ultimo piano signorina'' – mi risponde, tenendo gentilmente la porta aperta per me.

''La ringrazio!'' - perfetto, ho ottenuto sia l'informazione che il gesto che desideravo!

 

Raggiungo la residenza degli Uchiha. Inspiro profondamente e schiarisco la voce. Che gli dei siano dalla mia parte!

Ding dong

Nessuna risposta.

Ding dong

Pigio solo un'altra volta il tasto del campanello. Non voglio risultare insistente.

Sento dei passi strascicarsi oltre la soglia. Qualcuno sbuca fuori e mi guarda irritato.

''Il nostro contratto elettrico va benissimo. Ma non ci date pace nemmeno di domenica?''
Bello. Bellissimo. La P-E-R-F-E-Z-I-O-N-E.

''Buongiorno, mi chiamo Sakur...''

Sbam

Rimango così, con una metafisica bava alla bocca, fulminata sul ciglio della porta da quella che doveva essere l'incarnazione di una divinità venuta a punirmi per la mia condotta di ieri.
Non sarai tu, oh essere dalla sovrumana bellezza, a fermare il mio impeto!

Ding dong

Mentre pigio il pulsante, realizzo una cosa: mi ha dato della venditrice di contratti elettrici!

Il mio adorato tailleur blu ''mare in un giorno di sole'', quello a cui devo la mia unica ed irripetibile esistenza, trattato così...come se fosse un pezzo di stoffa qualunque di un completo prodotto in serie!
Perché Ino deve sempre avere ragione quando vorrei che abbia torto?

In preda alla stizza, la pressione su quel tasto sotto al dito si fa più forte ed ossessiva.

Ding dong. Ding dong. Ding dong.

''Ei! Sei impazzita per caso? Vuoi che chiami la polizia?''

Ecco che riappare. A me pare uguale agli dei.

''S-scusa. È che si è creato un equivoco. Io sono venuta qui per l'impiego di baby-sitter''

L'umano (?) più figo del pianeta fa scorrere le sue pupille inquisitrici su di me, con una lentezza che mi mette a disagio. Sento che sta leggendomi dentro e trovandoci: nessuna qualificazione; nessuna esperienza. I miei occhi sono così chiari e trasparenti, mentre i suoi non lasciano trapelare nemmeno il confine tra l'iride e la pupilla. Che ingiustizia.

''Non sei idonea'' – sentenzia.

Mentre fa per ritrarsi dall'uscio, mi getto per evitare che la porta sia definitivamente chiusa sulle mie speranze. Che almeno mi faccia parlare; che mi dia la possibilità di farmi conoscere. Mi ha giudicata solo in base all'apparenza, ai vestiti e...

...alla mia borsa?!

Quello che inizialmente aveva l'aria di un gesto di supplica disperata si tramuta in qualcos'altro...in rabbia. Se riesco ad acciuffare quel viso in cui riluce la perfezione dell'Oriente io...io...Cosa posso fargli?

''E' per la borsa Dolce&Gabbiana, vero?!'' - nell'incertezza del dopo, mi concentro sulla certezza dell'ora. E ''ora'' sono parecchio infuriata.

''Che?'' - Fa lui con aria da finto tonto, trattenendo la porta contro di me.

Io la spingo dall'esterno contro la sua pressione interna: che almeno il signor Uchiha confessi la sua superficialità; che ammetta senza ipocrisia che il suo giudizio sulla mia presunta non idoneità si basa solo su ciò che di me non si confà al suo entourage. La mia borsa portatrice di iettatura, dal potere talmente forte ed oscuro da surclassare quello positivo del mio ricettacolo di fortuna blu mare! (Come ho potuto portarmela dietro?)

 

Odo il pianto di una bambina. Dall'altra parte della porta, il mio avversario abbandona la lotta e lo sento correre via. L'uscio resta semi-aperto ed io rimango senza sapere cosa fare.
Fino a pochi secondi prima avrei dato non so cosa per sfondare quella resistenza di legno. Ora che la parte nemica ha mollato lo scontro, avverto il peso di tutta la mia indiscrezione piombarmi addosso.
Sono stata tremendamente fuori luogo.
Abbandonata dall'ira ed ostaggio della vergogna, mi sento una donna misera. Misera dentro e non in virtù della mia borsa.

Perché mi sono comportata in quel modo? È da tempo che cerco di lavorare sui complessi di inferiorità. A otto anni fui vittima di episodi di bullismo per via della mia ampia fronte e dei chili di troppo. Mamma ridicolizzava la mia rotondità, nonna invece capiva che mi immergevo nella dolcezza dei dango per superare l'amarezza che l'abbandono di mio padre mi aveva creato. Soffrivo molto e nemmeno lo comprendevo con chiarezza. Sentivo solo che avevo un vuoto dentro e che i dango mi davano un effimero senso di pienezza. I miei coetanei prendevano le mie caratteristiche fisiche come il pretesto per sfogarsi sulla bimba diversa, l'unica della classe a non vedere i programmi giapponesi e a non possedere un tamagotchi.
Le cose. Le puoi avere o no. E a tutti capita di essere valutati in base a questo. Per me era un parametro di giudizio persecutorio. Nonna mi diceva sempre che non dovevo crucciarmi per la mancanza delle cose; che chi stima gli altri in base alla categoria dell'avere e non dell'essere, è il tipico proprietario che crede di possedere una cosa, non accorgendosi che invece è la cosa a possedere lui. Parole che da piccola non intendevo bene e che solo con l'età adulta mi sono divenute limpide. Quante persone dipendenti dalle cose! Schiavi degli smartphone, delle belle macchine, degli abiti firmati, degli oggetti esclusivi. Schiavi del sesso. Sì, anche una relazione umana può diventare una cosa.

Tuttavia nella situazione in cui adesso mi trovo, ho torto. Sono una donna, non più una bambina vittima dei bulli. Constatare di essere tuttora sottoposta all'odioso parametro di giudizio che mi si è applicato sin dalla tenera età, non è una attenuante al mio immaturo comportamento. È una sconfitta morale per me; non posso lasciarmi sommergere dalle emozioni e far scoppiare la furia che serbo dentro, solo perché non so fronteggiare con raziocinio qualcuno che mi dà un'etichetta senza conoscermi realmente.
Nonna ha sempre cercato di smussare questo lato irascibile di me; questa Sakura che esplode e che non conosce misura.

Sei una donna dai forti sentimenti Sakura. Ami molto e ti arrabbi con altrettanto trasporto. Le tue passioni rischiano di travolgerti se non riesci a controllarle.

Mi spiace nonnina, l'ho fatto di nuovo.
Devo scusarmi, assolutamente. Il mio stupido orgoglio si merita una strigliata. Deve rimpicciolire, esiliarsi in un minuscolo, recondito angolo di me, fino a pensarci due volte prima di presentarsi di nuovo.

Apro un po' di più la porta ed intercetto il proprietario di casa, curvo su di una bambina che si stropiccia gli occhi assonnati ed umidi di pianto. Deve avere fatto un brutto sogno.
Comincio a protendermi in un inchino di costernazione.

''E' permesso? Signor Uchiha volevo tanto scusarmi per il mio comportam...''

''FATA!''

Conosco quella voce!

Alzo la testa e dalla direzione del pavimento la punto verso colei che è di fronte a me.

''SARADA!'' - mi illumino d'improvviso. Quella è la bambina che ho incontrato in quel posto surreale, il mio ospitale rifugio dalla città! E io per lei sono stata una vera...

''FATA!'' - ripete lei sorridendo e sgattaiolando fuori dalle braccia che la stanno cingendo per venire verso di me.

Ci abbracciamo. Solo noi sappiamo quanto magico è stato il nostro incontro in quel mondo sospeso. Lei non è ancora in grado di tradurre le sue impressioni in pensieri chiari, come me, ma il nostro sentire è comune, ne sono certa. 

C'è un universo in cui il piano di un adulto diventa lo stesso di quello di un bambino? In cui il primo riesce a distaccarsi dal suo mondo di fatti concreti, razionali, temporali, per ridivenire infante e lasciarsi risucchiare dalla potenza immaginativa?
Pare di sì. È il mondo del dio Pan e delle fate. Il mondo in cui una donna ha trovato una mistica tregua dalle scadenze e dai ritmi asfissianti della quotidianità ed una bambina ha incontrato un essere fiabesco dai capelli rosa. È la dimensione che io e Sarada, per una manciata di minuti, abbiamo creato e condiviso.

Un momento.

Che ci fa qui?

Sposto lo sguardo dalla bimba e trovo il signor Uchiha che ci fissa con un'aria stupita. Sento di dovergli dare delle spiegazioni.

''Eheheh scusi per i miei modi da intrusa. Io e sua figlia ci siamo conosc...''

''Quindi sei tu che hai dato il fermaglio rosa a mia nipote?''
Nipote?

''Pensavo si trattasse di un pedofilo. Mi sbagliavo. Era una psicopatica''
Psicopatica? Ma come si permette?

''Lascia il tuo curriculum sul tavolo dell'ingresso. Ci vediamo questo pomeriggio. Ti contattero' per dirti dove e quando''
Eh? Ho ottenuto un colloquio di lavoro? Ma se fino a pochi secondi fa tutto stava volgendo dal male al peggio? Chi è lo psicopatico tra noi due?

''La ringrazio. Attendo la sua chiamata allora''

Ritengo opportuno non protrarre oltre quello strano e inspiegabilmente proficuo incontro e cerco di defilarmi da quella casa con la grazia che di certo mi è mancata nel farvi ingresso. Poso il foglio di carta da lui richiesto sul mobile dell'atrio e giro i tacchi verso la porta.
Ma prima sorrido rapidamente a Sarada, a mo' di saluto. Il suo volto gioioso, dimentico delle lacrime che ancora impregnano i suoi occhi, è quello del brio commosso che solo chi riesce a farsi semplice come un bambino può intendere. Il brio commosso che provo quando sento confusamente di essere piena di bellezza e gratitudine verso la vita che ha scelto me, tra le tante possibilità; che mi ha dato i capelli rosa, contro ogni probabilità.

Il brio commosso che avverto quando rimiro il blu del mare in un giorno di sole.
Blu come il colore che ho addosso. Blu come un miracolo.

 

Angolo autrice: Carissimi, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno messo questa storia tra le seguite, le ricordate e le preferite! Mi piacerebbe sentire le vostre opinioni attraverso una recensione, in modo tale da avere un confronto diretto con chi legge e da farmi un'idea sull'indice di apprezzamento della fanfiction. In fondo si scrive su efp principalmente per godere del piacere di chi legge una propria storia! :)
Inoltre, da autrice alle prime armi, ho non poche insicurezze su questa trama, quindi sarebbe cosa bella avere un riscontro da parte vostra, positivo o negativo che sia, giusto per schiarirsi le idee!
Cercherò di postare il nuovo capitolo la settimana prossima. Vi saluto affettuosamente, un bacio da Hanasaku!

   
 
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