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Autore: conlatestatralenuvole    21/10/2016    3 recensioni
Conosciamo tutti la storia del maghetto più famoso di tutti i tempi, ma qui non si parla del ragazzo che è sopravvissuto. Questa è la storia della strega più brillante della sua età, Hermione Jean Granger, da ciò che già sappiamo, come l'indissolubile amicizia con Harry Potter e Ronald Weasley, a ciò che non ci è stato dato sapere: il suo arrivo a Hogwarts, le sue conquiste, le sue emozioni e le sue insicurezze.
[...]Ma era proprio questo il punto: Hermione non era una persona "normale" [...]Il suo problema non era tanto quel bisogno di imparare a memoria tutti i libri prima ancora dell'inizio dell'anno scolastico, ma il fatto che senza volerlo, delle volte, faceva accadere cose strane; cose che proprio non si sapeva spiegare
Questa fanfiction è liberamente ispirata ai libri di Harry Potter, scritti da J.K. Rowling. La grande maggioranza dei personaggi è dunque di sua proprietà, così come la maggioranza dei temi e delle ambientazioni. Per ulteriori informazioni leggere la nota posta all'inizio del primo capitolo. Grazie.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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UNA PICCOLA REGOLA INFRANTA


Una delle principali regole della famiglia Granger era che, se non per particolari e concordate eccezioni, Hermione doveva mettersi a letto non oltre le otto e trenta. La ragazza, chiaramente, non si sarebbe mai sognata di disubbidire, ma, quella sera, ciò che non era mai stato neanche un sogno stava diventando la realtà. Con il cuore in gola e la testa in subbuglio per il guaio in cui si stava cacciando, sdraiata sul suo letto, ma con gli occhi ben aperti, Hermione tendeva le orecchie, impaziente che la villetta si svuotasse da quel lieve rumore di passi e sussurri ancora presenti. L'orologio segnava già le nove. A quest'ora, solitamente, la ragazza si trovava già nel mondo dei sogni, ma quella notte non si sarebbe potuta addormentare neanche sotto l'effetto di un sonnifero. I suoi occhi vagavano velocemente dal soffitto bianco all'orologio che segnava il passare dei secondi, dalla porta chiusa della sua cameretta al libro rilegato in pelle di drago ancora intatto sulla sua scrivania. Voleva assolutamente leggerlo.
Doveva assolutamente leggerlo, e Hermione aveva un piano. Passarono altri venti minuti e il silenzio, finalmente, invase la modesta ma elegante proprietà dei signori Granger. Altri dieci minuti dopo, giusto per assicurarsi che il sonno fosse calato sui suoi genitori, l'intraprendente quasi dodicenne era in piedi davanti alla porta della stanza, ferma come una statua, con il suo amato libro stretto al petto. Chiuse gli occhi e pensò di trovarsi nella stanza di fronte. Si figurò nella mente il grande bagno dei suoi genitori in tutti i suoi particolari: il grande specchio rotondo, il piano di marmo del lavandino con tutti quei cassetti pieni di profumi, creme e dopobarba, la grande vasca da bagno che Hermione aveva il permesso di usare solo il giorno del suo compleanno e la lunga mensola sopra di essa dove erano allineate spugne colorate, candele e una scatolina di fiammiferi. Prima ancora di aprire gli occhi, avvisata dal lieve senso di nausea tipico dei piccoli spostamenti, Hermione seppe di essere arrivata a destinazione. Un sorriso le illuminò il volto. Forse aveva anche fatto una cosa strana, non normale e da ragazza disubbidiente, ma si sentiva così orgogliosa. Era riuscita a cambiare stanza senza fare alcun rumore, il libro era ancora là con lei e, soprattutto, ora avrebbe potuto leggerlo senza il timore di essere scoperta. Salì sul bordo della vasca e si allungò verso la mensola, fino a prendere una grossa candela e il pacchetto di fiammiferi. Ne accese uno e si complimentò ancora una volta con se stessa per il suo piano geniale. La fiammella tremolante illuminava solo lo spazio immediatamente intorno alla vasca, e la luce non sarebbe passata attraverso le fessure della porta. Nessuno in casa si sarebbe accorto del fatto che era sveglia. Nessuno si sarebbe reso conto che lei, la mite e disciplinata Hermione Granger, aveva appena infranto una piccola regola.
   Hermione si mise a sedere all'interno della vasca, il dorso appoggiato al comodo schienale di legno foderato in plastica impermeabile fatto montare dalla mamma. Percorse avidamente tutte le voci del sommario. Hogwarts, la fondazione; Il castello e le sue parti; Materie di studio a Hogwarts; I segreti del castello; Le case; Il torneo Tre maghi; Incantesimi anti-babbani. La ragazza non si fece troppe domande su cosa volesse significare l'ultimo capitolo e girò pagina. Una semplice nota in corsivo recitava: "
Questo libro è ricco di dettagli riguardanti la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts". Scuola di magia e stregoneria? Pensò Hermione. Roba da pazzi.

"La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts fu fondata nel 993 d.C. dai quattro maghi più noti dell'epoca: Godric Grifondoro, Priscilla Corvonero, Tosca Tassorosso e Salazar Serpeverde. La sua struttura è quella di un castello in pietra con molte torri e torrette arroccato su una rupe. La precisa posizione del castello è sconosciuta a tutti meno che al preside e al ministro della magia; si sa solo che ha sede in Scozia ed è raggiungibile unicamente attraverso collegamento ferroviario. L'Hogwarts Express percorre andata e ritorno circa sei o sette volta l'anno dalla stazione di King's Cross, Londra, fino al villaggio di Hogsmeade. Da lì gli studenti sono condotti al castello tramite barche o carrozze volanti. All'interno della proprietà di Hogwarts si trovano il lago Nero e una foresta."

Dal libro Hermione apprese che il bellissimo simbolo che pensava appartenere ad una qualche biblioteca gallese, era in realtà lo stemma della scuola, e che i suoi quattro quadranti rappresentavano le quattro case in cui venivano smistati gli studenti: dai nomi dei loro creatori, grifondoro (leone su campo rosso), corvonero (aquila su campo blu), tassorosso (tasso su campo giallo) e serpeverde (serpente su campo verde). Hermione non riusciva a capire se fosse vero che un cappello parlante assegnasse ogni studente alla sua casa leggendogli nella mente, o che tra le varie creature magiche che abitavano nella foresta vi fossero centauri, lupi mannari e unicorni. Non era sicura se fosse possibile che un incantesimo avesse stregato il soffitto della cosiddetta Sala Grande in modo che rispecchiasse il cielo all'esterno, o che vari fantasmi alloggiassero nel castello, o ancora che fosse possibile attraversare i quadri pronunciando parole d'ordine e che le scale cambiassero posizione senza apparente criterio. Non era neanche convinta che delle scuole per ragazzi, seppur fossero maghi e streghe, potessero indurre un torneo tanto brutale che i partecipanti ne uscissero raramente illesi, e che delle volte, addirittura, non ne uscissero proprio. Non aveva mai sentito parlare di materie quali trasfigurazione, erbologia e difesa contro le arti oscure, ma, seppure la testa le dicesse che quel piccolo volume contenesse solo un mucchio di fandonie, e solitamente si fidasse della sua testa, in cuor suo Hermione credeva che quella scuola esistesse davvero. L'unico problema, pensò mentre il primo sole del mattino iniziava a diffondere tiepidi raggi nella stanza, era che, se anche avesse voluto cercarla, incantesimi potenti impedivano ai babbani impiccioni di avvicinarsi. Non aveva ben capito cosa fossero i babbani, ma se il signor Fogg era del parere che il suo quartiere ne fosse pieno, non vedeva come non dovesse essere una babbana lei stessa. Troppo stanca per concentrarsi abbastanza da riuscire a trasportarsi nella sua camera, rimise apposto i fiammiferi e la candela e aprì di soppiatto la porta del bagno dei suoi genitori per sgusciare silenziosa sotto le lenzuola. All'alba di quella mattina di luglio, Hermione si addormentò nel giro di un secondo, un sorriso sognante dipinto in volto e un vecchio libro su una strana scuola scozzese stretto tra le braccia.
   Quando si svegliò, era già mattina inoltrata. Non si svegliava così tardi dall'ultima volta che aveva avuto l'influenza. Si mise a sedere sul letto e portò automaticamente lo sguardo all'asse centrale della sua libreria. Rimase un po' stranita quando scoprì che alla puntina gialla non era attaccato nessun programma. Poi ricordò: niente programmi dopo aver letto di maghi, fantasmi e draghi. Però, siccome era pur sempre Hermione Granger, una delle ragazze più responsabili della sua età, andò comunque a lavarsi e a vestirsi, prima di scendere in cucina a fare colazione. Per tutto il tempo, non lasciò incustodito "Storia di Hogwarts" neanche un secondo. L'aveva posato su una mensola nel suo piccolo bagno mentre faceva la doccia, lo aveva riportato in camera mentre indossava una magliettina a fiori e una salopette di jeans, e lo aveva posato sul tavolo della cucina mentre accendeva il fuoco sotto al pentolino con l'acqua. Versatasi il tè nella sua tazza preferita, con la faccia di un clown disegnata sopra e due piedoni rossi al posto della base, aprì un'altra volta il libro e lo rilesse tutto da capo, sgranocchiando distrattamente biscotti allo zenzero. Poco più tardi, dopo aver sciacquato la tazza e il pentolino, decise di sfruttare la passeggiata delle undici e mezza per andare a trovare il signor Fogg.
   Seduti intorno a un tavolino pendente davanti ad un vassoio di strane caramelle che aveva rifiutato, Hermione e l'anziano signore, che quel giorno indossava un cappello azzurro, erano persi in una conversazione che la ragazza non avrebbe mai pensato di dover affrontare. Appena entrata, per la prima volta in vita sua, nella malconcia abitazione del signor Fogg, aveva iniziato a pensare che anche lui era strano almeno quanto lei e la scrittrice Bathilda Bagshot. Nel grande salone dal nauseante odore di sigaro, infatti, un grande poster raffigurava un uomo dalla lunga barba bianca, il cappello a punta e gli occhiali a mezzaluna. Non che fosse una cosa troppo strana, avere in casa un poster: magari poteva essere il personaggio di un film, ma Hermione era sicura al cento per cento che l'attore dalla barba bianca le avesse sorriso e fatto l'occhiolino. Forse stava iniziando ad avere le allucinazioni. Quel libro sulla scuola scozzese con vampiri, unicorni e scale che cambiano direzione doveva averle fatto male. Il signor Fogg, però, l'aveva informata che l'uomo del ritratto non era un attore, ma l'attuale preside di Hogwarts, Albus Percival Wulfric Brian Silente. Hermione provò senza successo a ripetere mentalmente quel complicato nome, mentre scrutava con espressione indagatrice il volto, ora serio e perfettamente immobile, del direttore di quella scuola che dal giorno prima era rimasta impressa nella sua mente.
-Tu, quindi, sei stato a Hogwarts?
Gli aveva chiesto dopo essersi seduta su un divano dalla fodera rattoppata con cento stoffe diverse.
-Oh, sì. Ih! Ih! Ih!
Ridacchiò sommessamente il vecchio Fogg.
-Tanti anni fa, ma non finii il mio terzo anno.
La voce dell'ometto dal cappello a punta era lenta ma acuta, nonostante, sentendolo parlare, si percepivano chiaramente i segni della vecchiaia.
-Mi espulsero. Ih! Ih! Ih! Mi capitò di arrabbiarmi durante le vacanze di Natale e di utilizzare uno schiantesimo piccino piccino contro il mio vicino di casa. Un babbano, puah!
La sua voce cambiò nettamente, passando dal divertito allo sprezzante, non appena ebbe nominato la parola “babbano”. Hermione raddrizzò di colpo la schiena per lo spavento.
-Uno schiantesimo?
Chiese piano la ragazza. L'uomo quasi le sbraitò contro:
-Suvvia, piccola donna, credevo fossi più intelligente. Uno schiantesimo. Un incantesimo che schianta.
Hermione si fece piccola piccola contro lo schienale del divano, ma era troppo curiosa per starsene zitta.
-E non doveva farlo?
Quasi sussurrò stringendo forte al petto "Storia di Hogwarts". Non aveva mai lasciato quel libro da quando era arrivata. Il signor Fogg tornò al suo solito tono squillante e serpentino:
-Oh, no. Ih! Ih! Ih! Non è concesso ai minorenni utilizzare la magia al di fuori di Hogwarts. Soprattutto non in presenza di babbani.
Hermione annuì come se fosse una cosa assolutamente scontata, ma prese appunti mentalmente.
-E, invece, è autorizzato a parlare di magia davanti ai babbani?
La ragazza non era sicura che potesse essere messa al corrente di questo genere di cose, per quanto lo desiderasse intensamente.
-Volendo sì, tanto non capirebbero. Ih! Ih! Ih! Ma tu, mia cara, non sei mica una babbana.
-Ah, no?
Chiese Hermione incredula, ma piena di speranze.
-Certo che no! E non so che cosa il Ministero della Magia abbia scritto sul tuo conto in quei suoi giganteschi fascicoli, ma non potrei esserne più sicuro. Del resto, abbiamo visto tutti e due come quel libro,
e puntò il dito ossuto verso il volume che la ragazza teneva in mano,
-Sia corso da te ieri. Probabilmente stavi pensando a un qualche insulso libretto che ti avrebbe strappato via dalla tua monotona e misera vita babbana...
-Il libro di astronomia!
Lo interruppe Hermione.
-Che ragazza noiosa.
Commentò il signor Fogg tra sé e sé prima di continuare.
-...E “Storia della Magia” si sarà sentito chiamato in causa. Dopotutto forse era più adatto lui per il tipo di distrazione che cercavi.
Già, era proprio così, pensò la ragazza eccitata.
-E quel semplice incantesimo che consiste nell'attirare oggetti, i ragazzi impiegano settimane per impararlo a Hogwarts, e hanno professori e bacchette dalla loro parte.
-Un incantesimo? Io avrei fatto un incantesimo?
Chiese Hermione stupita.
-Sì, ragazzina. E non uno soltanto. Non ti sei forse smaterializzata nel parchetto, ieri? Ho visto con i miei occhi quella stupida ragazza che ti cercava dietro ai cespugli e in mezzo alle giostre per i bambini.
Aggiunse con un ghigno.
-Non è molto facile smaterializzarsi senza perdere un sopracciglio o un braccio. Si narra che un giovane mago una volta abbia lasciato indietro tutta la sua metà inferiore durante un esercizio di smaterializzazione. Si spera soltanto che, con tutta questa esperienza, a te non capiteranno mai disgrazie simili, no?
Hermione lo guardò sbalordita. Forse avrebbe preferito non sapere la storia dell'uomo che si era diviso a metà, anche se una parte di lei si sentiva molto fiera per essersela sempre cavata con solo qualche lieve malessere passeggero.
Più la conversazione con il signor Fogg andava avanti, e i conti iniziavano a tornare, più la ragazza si convinceva che, sì, quella Scuola di Magia e Stregoneria in Scozia esistesse davvero; e voleva sapere tutto al riguardo.
-Ed è vero che il soffitto della Sala Grande riflette il tempo che c'è fuori, a Hogwarts?
Chiese in tono saccente, compiaciuta con se stessa per ricordare tutti i particolari di quello che era diventato il suo libro preferito. Fogg, però, non sembrò altrettanto orgoglioso della sua memoria:
-Certo che è vero! Come osi mettere in discussione gli scritti di Bathilda Bagshot? Non sai che i suoi libri sono quasi sacri a Hogwarts? Gli insegnanti li citano in continuazione e alcuni sono adottati persino come libri di testo.
La rimproverò sporgendosi pericolosamente verso di lei e sputacchiandole addosso un'industriale quantità di saliva. Poi si ricompose e si risistemò sul divano.
-Pensa a "Storia della Magia", per esempio. È uscito da quasi cinquant'anni e da allora è sempre stato utilizzato a Hogwarts, no?
Per un attimo Hermione pensò di ricordargli che lei non aveva mai sentito parlare della scuola prima d'ora, né tanto meno di Bathilda Bagshot, e quindi non poteva già
sapere dell'importanza dei suoi libri, ma poi decise di tacere. Non voleva certo che il signor Fogg cambiasse di nuovo umore. La ragazza ricordava, comunque, di aver letto che storia della magia fosse anche una materia a Hogwarts. Che strano. Era come avere un libro di matematica che si chiamasse "Matematica". Nient'affatto originale, ma non osò discuterne con il suo anziano vicino, che continuò:
-Materia odiosa, storia della magia, ai miei tempi. Ricordo di non avere mai aperto libro. Il voto più alto che presi fu Troll. Fu l'unica volta che consegnai un compito. Ih! Ih! Ih! Immagino che da quando sia stato adottato il libro di Bathilda, sia diventato tutto più...
Si fermò un attimo a cercare le parole.
-...Appassionante.
-Lei conosceva Bathilda Bagshot?
-Certo che la conoscevo! Era la mia vicina di casa giù a Godric's Hollow.
-Godric's Hollow? Non ho mai sentito parlare di un posto come Godric's Hollow.
E questa cosa le sembrava alquanto strana: aveva voti altissimi in geografia. Conosceva ogni città o paesino del Regno Unito.
-Sì, Godric's Hollow.
Rispose l'uomo con voce cantilenante, scimmiottando il tono di superiorità nella domanda della ragazza.
-Si trova qui, in Inghilterra, sai? Ma no, certo che non lo sai. Sei nata da una famiglia di stupidi babbani, come puoi saperlo? È una comunità magica, Godric's Hollow, Silente in persona è vissuto lì.
Il suo umore sembrava essere di nuovo peggiorato. Il suo tono diventava aspro ogni volta che parlava dei babbani, per cui Hermione non si azzardò a mostrarsi offesa per l'insulto ai suoi genitori. Passarono pochi secondi, e il signor Fogg sembrò riprendersi.
-La sai una cosa? È un grand'uomo, Silente. Quando ero ragazzotto io insegnava trasfigurazione. Era l'unica materia che mi piacesse, insieme a difesa contro le arti oscure, ovviamente. È lì che ho imparato a fare quello schiantesimo. Comunque, dopo la mia espulsione continuò a insegnarmi qualcosina di magia durante l'estate e ci scambiavamo gufi in continuazione. Era un coraggioso, lui. Non pensò neanche un attimo di lasciare Godric's Hollow, anche perché si sentiva responsabile di suo fratello, dopo che la sua famiglia fu andata distrutta. E comunque, seppure fosse stato da solo, sono sicuro che non sarebbe mai scappato. È per questo che ho appeso un suo poster in salotto. Ih! Ih! Ih!
Hermione tornò con lo sguardo allo strano ritratto appeso al muro, ma... era scomparso. Del grande poster era rimasto solo lo sfondo nero. Hermione indicò l'immagine con orrore:
-Guardi, non c'è più!
-Ih! Ih! Ih! Certo che non c'è.
Rispose Fogg senza nemmeno girarsi. Hermione gli rivolse uno sguardo interrogativo.
-Senti un po', ragazzina, se ci fossi stata tu al posto suo, ti sarebbe piaciuto restare ferma immobile con la stessa espressione stampata sul tuo bel viso da saputella figlia di babbani tutto il tempo?
Hermione scosse la testa lentamente. Aveva paura che si arrabbiasse un'altra volta.
-Però lui è solo un disegno.
Mormorò, ma quell'affermazione sembrò più una domanda. Non era più sicura di niente, ormai. Anni passati china sui libri e non sapeva niente di Hogwarts, Godric's Hollow, maghi, schiantesimi e ritratti che facevano l'occhiolino. E, per come ne parlava il signor Fogg, queste cose sembravano essere quasi più importanti della matematica.
-E se anche tu fossi un disegno,
riprese l'uomo aggiustandosi il cappello azzurro sulla testa,
-Ti piacerebbe non poterti muovere tutto il giorno?
Hermione scosse ancora la testa. Il signor Fogg, per tutta risposta, inclinò leggermente la testa verso destra, alzò le sopracciglia e si adagiò più comodamente sul divano, come se fosse finalmente riuscito a far comprendere qualcosa di particolarmente ovvio a un bambino cocciuto. Hermione tornò a fissare il poster vuoto, poi decise di cambiare argomento. Cominciava ad avere un gran mal di testa.
-Quindi lei viene da Godric's Hollow, non dal Galles.
-Sì, sono nato in Galles, ma mi sono trasferito che ero ancora delle dimensioni di un cucciolo di Vipertooth Peruviano.
Ovviamente, la ragazza non sapeva che cosa fosse un cucciolo di Vipertooth Peruviano, ma immaginò dovesse trattarsi di un qualcosa di molto piccolo. Forse era una creatura magica.
-E come mai ha deciso di andare via?
-Non ho il coraggio di Silente, io. Ah, Hermione, Hermione, tempi bui, la guerra. Fu poco più di una decina di anni fa e Tu-Sai-Chi diventava sempre più potente. Non erano al sicuro le città babbane, figuriamoci le comunità magiche come Godric's Hollow.
Hermione alzò la mano infastidita. Quand'è che il suo vecchio dirimpettaio si sarebbe ricordato che lei non conosceva le vicende delle comunità magiche?
-Mi scusi, ma si dà il caso che io non sappia proprio chi.
Il signor Fogg rise di gusto.
-Mia cara signorina Granger, sto parlando di,
e abbassò la voce in un sussurro quasi incomprensibile,
-Lord Voldemort.
Fogg si alzò in piedi avvicinandosi lentamente alla ragazza mentre parlava. La sua voce si fece ampia e cupa, drammatica, misteriosa, come quella dei papà che a turno raccontavano storie dell'orrore intorno a un falò nel parchetto la notte di Halloween.
-Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, uno dei maghi più oscuri di tutti i tempi. Si presentava a casa tua nel bel mezzo della notte, o anche di giorno, se preferiva, attorniato da decine e decine di seguaci, i Mangiamorte. E se tu eri un babbano, o un mezzosangue, o semplicemente non volevi unirti a lui sul cammino del male, lui agitava la bacchetta e... AVADA KEDAVRA!
Quasi urlò sporgendosi con tutto il corpo verso Hermione, che sussultò e si fece scudo con il libro. Il signor Fogg tornò a sedersi sul divano.
-Che-che cos'è un mezzosangue?
Chiese Hermione scossa, con voce tremante.
-Qualcuno come te. Ih! Ih! Ih! Qualcuno che non è un babbano, ma che ha origini babbane. Pensa che Salazar Serpeverde non voleva neanche che fossero ammessi a Hogwarts, i mezzosangue. E sebbene Tu-Sai-Chi in persona fosse uno di loro, lui li odiava, oh se li odiava. Sangue sporco li chiamava, sangue lercio.
Rispose lento e sprezzante. Hermione si rabbuiò. Non solo era strana per quelli che il suo dirimpettaio chiamava babbani, ma anche per i maghi e le streghe di Hogwarts. Esisteva un posto al mondo in cui lei andasse del tutto bene?
-E che cosa vuol dire Avada Kedavra?
Domandò la ragazza, seppure presagisse fosse qualcosa di terribile e oscuro.
-Ih! Ih! Ih! Avada Kedavra, l'anatema che uccide,
iniziò con la sua sgradevole voce serpentina,
-È una maledizione senza perdono. Basta un secondo, neanche il tempo di dire "vivere", che cadi riverso a terra come un pesce lesso.
Disse sputando le ultime parole.
-E adesso che fine ha fatto Vol... Lei-Sa-Chi? La polizia lo avrà preso, no? Sarà finito in prigione.
Il signor Fogg prese a ridere di nuovo.
-Mia cara e ingenua ragazza, credi che la vostra stupida polizia babbana possa qualcosa contro il Grande Signore Oscuro? No. Ho fatto bene a scappare. Poco più di dieci anni fa, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è arrivato a Godric's Hollow. Grandi maghi abitavano lì, all'epoca. Amici di Silente, e lui era l'unico che Tu-Sai-Chi veramente temeva. Tra di loro abitavano i Potter. Gente per bene, i Potter. Un mago e una strega con questa grande ambizione di combattere il male. Erano solo ragazzini, dico io. Poveri illusi che con il loro Eccezionale in difesa contro le arti oscure pensavano di poter andare in giro a sconfiggere i cattivi, inebriati dalle brillanti parole di Albus Silente. Un grand'uomo, Silente, sì, ma un folle. Quando c'è la guerra bisogna solo scappare. Chi resta è perduto. E quando Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato scovò il loro nascondiglio a Godric's Hollow, infatti, nulla poterono, i Potter. Entrambi uccisi quasi senza la possibilità di combattere, di difendersi.
Hermione sobbalzò. Quanto poteva essere crudele un mago del genere?
-Vuoi sapere chi si salvò? Eh? Vuoi sapere chi fu l'unico a salvarsi?
La ragazza annuì, ma sapeva che se anche avesse dissentito, il signor Fogg glielo avrebbe detto lo stesso. Sembrava che aspettasse da anni la possibilità di parlare a qualcuno di queste cose. O forse ne parlava anche con altri, ma Hermione era sicura che, se anche l'avesse fatto, la gente lo avrebbe preso per pazzo. Forse Hermione era l'unica che lo ascoltasse veramente.
-Harry Potter. Harry Potter si salvò. Era il loro figlioletto. Aveva appena un anno di vita. I suoi tanto "bravi e coraggiosi" genitori che volevano salvare il mondo non riuscirono neanche a rallentarlo per qualche secondo, ma lui sì. Harry Potter fu immune alla maledizione che uccide, l'unico caso al mondo, per quanto si sappia. L'anatema rimbalzò contro il Grande Mago Oscuro e, puff, lui sparì.
Hermione aveva gli occhi sgranati. Era incredula. Come poteva un mago così forte, spietato e potente essere stato sconfitto da un bambino così piccolo e indifeso? Il signor Fogg continuò:
-Ma lui non è morto. Oh, no, mia cara Hermione, lui è ancora lì da qualche parte,
disse guardando a destra e a sinistra come un ossesso,
-Ancora troppo forte per morire, ma troppo debole per vivere davvero. È questo che dicono in tanti, ormai. E nessuno sa dov'è, neanche i suoi tanto amati seguaci, anche se molti sono ad Azkaban, adesso, l'inespugnabile prigione dei maghi.
Hermione ricordò di aver visto di sfuggita citato quel nome da qualche parte in "Storia di Hogwarts".
-Potrebbe essere in un luogo sperduto, potrebbe essersi rifugiato nelle Indie o in Sud America, ma potrebbe anche trovarsi qui, in mezzo a noi, e vuoi sapere qual è la cosa più divertente, Hermione? Ih! Ih! Ih!
Hermione scosse la testa, quasi trattenendo il fiato. Come poteva esserci qualcosa di divertente in questa orribile storia? Probabilmente quella notte avrebbe avuto gli incubi.
-È che noi non lo sappiamo. E non ce ne accorgeremo mai, mia cara signorina Granger, almeno fino a quando non sarà troppo tardi.



Spazio autrice
Già da qui è più facile dire gli elementi che NON sono stati ripresi da J.K. Rowling: il signor Fogg e la sua storia. Siccome non è mai stata pubblicata una versione originale di "Storia di Hogwarts", il nome dei capitoli e il suo contenuto sono di mia invenzione (sicuramente Bathilda Bagshot scriveva meglio di me), sebbene la Rowling abbia citato alcuni degli argomenti trattati nel libro nel corso della saga. Se non l'aveste ancora fatto, leggere il disclaimer posto a capo del primo capitolo
Eccomi di nuovo con questo secondo capitolo. Grazie ancora a chi è arrivato fino in fondo. Spero che recensiate in tanti, ma se anche foste solo in uno o in due non mi dispiacerebbe, anzi ;) Prossimo aggiornamento, vari impegni permettendo, spero prima della fine della prossima settimana. Grazie per avermi sopportata. Conlatestatralenuvole



   
 
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