UNA PICCOLA REGOLA INFRANTA
Una
delle
principali regole della famiglia Granger era che, se non per
particolari e concordate eccezioni, Hermione doveva mettersi a letto
non oltre le otto e trenta. La ragazza, chiaramente, non si sarebbe
mai sognata di disubbidire, ma, quella sera, ciò che non era
mai
stato neanche un sogno stava diventando la realtà. Con il
cuore in
gola e la testa in subbuglio per il guaio in cui si stava cacciando,
sdraiata sul suo letto, ma con gli occhi ben aperti, Hermione tendeva
le orecchie, impaziente che la villetta si svuotasse da quel lieve
rumore di passi e sussurri ancora presenti. L'orologio segnava
già
le nove. A quest'ora, solitamente, la ragazza si trovava già
nel
mondo dei sogni, ma quella notte non si sarebbe potuta addormentare
neanche sotto l'effetto di un sonnifero. I suoi occhi vagavano
velocemente dal soffitto bianco all'orologio che segnava il passare
dei secondi, dalla porta chiusa della sua cameretta al libro rilegato
in pelle di drago ancora intatto sulla sua scrivania. Voleva
assolutamente leggerlo. Doveva
assolutamente
leggerlo, e Hermione aveva un piano. Passarono altri venti minuti e
il silenzio, finalmente, invase la modesta ma elegante
proprietà dei
signori Granger. Altri dieci minuti dopo, giusto per assicurarsi che
il sonno fosse calato sui suoi genitori, l'intraprendente quasi
dodicenne era in piedi davanti alla porta della stanza, ferma come
una statua, con il suo amato libro stretto al petto. Chiuse gli occhi
e pensò di trovarsi nella stanza di fronte. Si
figurò nella mente
il grande bagno dei suoi genitori in tutti i suoi particolari: il
grande specchio rotondo, il piano di marmo del lavandino con tutti
quei cassetti pieni di profumi, creme e dopobarba, la grande vasca da
bagno che Hermione aveva il permesso di usare solo il giorno del suo
compleanno e la lunga mensola sopra di essa dove erano allineate
spugne colorate, candele e una scatolina di fiammiferi. Prima ancora
di aprire gli occhi, avvisata dal lieve senso di nausea tipico dei
piccoli spostamenti, Hermione seppe di essere arrivata a
destinazione. Un sorriso le illuminò il volto. Forse aveva
anche
fatto una cosa strana, non normale e da ragazza disubbidiente, ma si
sentiva così orgogliosa. Era riuscita a cambiare stanza
senza fare
alcun rumore, il libro era ancora là con lei e, soprattutto,
ora
avrebbe potuto leggerlo senza il timore di essere scoperta.
Salì sul
bordo della vasca e si allungò verso la mensola, fino a
prendere una
grossa candela e il pacchetto di fiammiferi. Ne accese uno e si
complimentò ancora una volta con se stessa per il suo piano
geniale.
La fiammella tremolante illuminava solo lo spazio immediatamente
intorno alla vasca, e la luce non sarebbe passata attraverso le
fessure della porta. Nessuno in casa si sarebbe accorto del fatto che
era sveglia. Nessuno si sarebbe reso conto che lei, la mite e
disciplinata Hermione Granger, aveva appena infranto una piccola
regola.
Hermione si mise a sedere all'interno della vasca,
il
dorso appoggiato al comodo schienale di legno foderato in plastica
impermeabile fatto montare dalla mamma. Percorse avidamente tutte le
voci del sommario. Hogwarts, la fondazione; Il castello e le sue
parti; Materie di studio a Hogwarts; I segreti del castello; Le case;
Il torneo Tre maghi; Incantesimi anti-babbani. La ragazza non si fece
troppe domande su cosa volesse significare l'ultimo capitolo e
girò
pagina. Una semplice nota in corsivo recitava: "Questo
libro è ricco di dettagli riguardanti la Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts".
Scuola di magia e stregoneria? Pensò Hermione. Roba da pazzi.
"La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts fu fondata nel 993 d.C. dai quattro maghi più noti dell'epoca: Godric Grifondoro, Priscilla Corvonero, Tosca Tassorosso e Salazar Serpeverde. La sua struttura è quella di un castello in pietra con molte torri e torrette arroccato su una rupe. La precisa posizione del castello è sconosciuta a tutti meno che al preside e al ministro della magia; si sa solo che ha sede in Scozia ed è raggiungibile unicamente attraverso collegamento ferroviario. L'Hogwarts Express percorre andata e ritorno circa sei o sette volta l'anno dalla stazione di King's Cross, Londra, fino al villaggio di Hogsmeade. Da lì gli studenti sono condotti al castello tramite barche o carrozze volanti. All'interno della proprietà di Hogwarts si trovano il lago Nero e una foresta."
Dal
libro Hermione apprese che il bellissimo simbolo che pensava
appartenere ad una qualche biblioteca gallese, era in realtà
lo
stemma della scuola, e che i suoi quattro quadranti rappresentavano
le quattro case in cui venivano smistati gli studenti: dai nomi dei
loro creatori, grifondoro (leone su campo rosso), corvonero (aquila
su campo blu), tassorosso (tasso su campo giallo) e serpeverde
(serpente su campo verde). Hermione non riusciva a capire se fosse
vero che un cappello parlante assegnasse ogni studente alla sua casa
leggendogli nella mente, o che tra le varie creature magiche che
abitavano nella foresta vi fossero centauri, lupi mannari e unicorni.
Non era sicura se fosse possibile che un incantesimo avesse stregato
il soffitto della cosiddetta Sala Grande in modo che rispecchiasse il
cielo all'esterno, o che vari fantasmi alloggiassero nel castello, o
ancora che fosse possibile attraversare i quadri pronunciando parole
d'ordine e che le scale cambiassero posizione senza apparente
criterio. Non era neanche convinta che delle scuole per ragazzi,
seppur fossero maghi e streghe, potessero indurre un torneo tanto
brutale che i partecipanti ne uscissero raramente illesi, e che delle
volte, addirittura, non ne uscissero proprio. Non aveva mai sentito
parlare di materie quali trasfigurazione, erbologia e difesa contro
le arti oscure, ma, seppure la testa le dicesse che quel piccolo
volume contenesse solo un mucchio di fandonie, e solitamente si
fidasse della sua testa, in cuor suo Hermione credeva che quella
scuola esistesse davvero. L'unico problema, pensò mentre il
primo
sole del mattino iniziava a diffondere tiepidi raggi nella stanza,
era che, se anche avesse voluto cercarla, incantesimi potenti
impedivano ai babbani impiccioni di avvicinarsi. Non aveva ben capito
cosa fossero i babbani, ma se il signor Fogg era del parere che il
suo quartiere ne fosse pieno, non vedeva come non dovesse essere una
babbana lei stessa. Troppo stanca per concentrarsi abbastanza da
riuscire a trasportarsi nella sua camera, rimise apposto i fiammiferi
e la candela e aprì di soppiatto la porta del bagno dei suoi
genitori per sgusciare silenziosa sotto le lenzuola. All'alba di
quella mattina di luglio, Hermione si addormentò nel giro di
un
secondo, un sorriso sognante dipinto in volto e un vecchio libro su
una strana scuola scozzese stretto tra le braccia.
Quando si
svegliò, era già mattina inoltrata. Non si
svegliava così tardi
dall'ultima volta che aveva avuto l'influenza. Si mise a sedere sul
letto e portò automaticamente lo sguardo all'asse centrale
della sua
libreria. Rimase un po' stranita quando scoprì che alla
puntina
gialla non era attaccato nessun programma. Poi ricordò:
niente
programmi dopo aver letto di maghi, fantasmi e draghi. Però,
siccome
era pur sempre Hermione Granger, una delle ragazze più
responsabili
della sua età, andò comunque a lavarsi e a
vestirsi, prima di
scendere in cucina a fare colazione. Per tutto il tempo, non
lasciò
incustodito "Storia di Hogwarts" neanche un secondo.
L'aveva posato su una mensola nel suo piccolo bagno mentre faceva la
doccia, lo aveva riportato in camera mentre indossava una magliettina
a fiori e una salopette di jeans, e lo aveva posato sul tavolo della
cucina mentre accendeva il fuoco sotto al pentolino con l'acqua.
Versatasi il tè nella sua tazza preferita, con la faccia di
un clown
disegnata sopra e due piedoni rossi al posto della base,
aprì
un'altra volta il libro e lo rilesse tutto da capo, sgranocchiando
distrattamente biscotti allo zenzero. Poco più tardi, dopo
aver
sciacquato la tazza e il pentolino, decise di sfruttare la
passeggiata delle undici e mezza per andare a trovare il signor
Fogg.
Seduti intorno a un tavolino pendente davanti ad
un
vassoio di strane caramelle che aveva rifiutato, Hermione e l'anziano
signore, che quel giorno indossava un cappello azzurro, erano persi
in una conversazione che la ragazza non avrebbe mai pensato di dover
affrontare. Appena entrata, per la prima volta in vita sua, nella
malconcia abitazione del signor Fogg, aveva iniziato a pensare che
anche lui era strano almeno quanto lei e la scrittrice Bathilda
Bagshot. Nel grande salone dal nauseante odore di sigaro, infatti, un
grande poster raffigurava un uomo dalla lunga barba bianca, il
cappello a punta e gli occhiali a mezzaluna. Non che fosse una cosa
troppo strana, avere in casa un poster: magari poteva essere il
personaggio di un film, ma Hermione era sicura al cento per cento che
l'attore dalla barba bianca le avesse sorriso e fatto l'occhiolino.
Forse stava iniziando ad avere le allucinazioni. Quel libro sulla
scuola scozzese con vampiri, unicorni e scale che cambiano direzione
doveva averle fatto male. Il signor Fogg, però, l'aveva
informata
che l'uomo del ritratto non era un attore, ma l'attuale preside di
Hogwarts, Albus Percival Wulfric Brian Silente. Hermione
provò senza
successo a ripetere mentalmente quel complicato nome, mentre scrutava
con espressione indagatrice il volto, ora serio e perfettamente
immobile, del direttore di quella scuola che dal giorno prima era
rimasta impressa nella sua mente.
-Tu, quindi, sei stato a
Hogwarts?
Gli aveva chiesto dopo essersi seduta su un divano dalla
fodera rattoppata con cento stoffe diverse.
-Oh, sì. Ih! Ih!
Ih!
Ridacchiò sommessamente il vecchio Fogg.
-Tanti anni fa,
ma non finii il mio terzo anno.
La voce dell'ometto dal cappello a
punta era lenta ma acuta, nonostante, sentendolo parlare, si
percepivano chiaramente i segni della vecchiaia.
-Mi espulsero.
Ih! Ih! Ih! Mi capitò di arrabbiarmi durante le vacanze di
Natale e
di utilizzare uno schiantesimo piccino piccino contro il mio vicino
di casa. Un babbano, puah!
La sua voce cambiò nettamente,
passando dal divertito allo sprezzante, non appena ebbe nominato la
parola “babbano”. Hermione raddrizzò di
colpo la schiena per lo
spavento.
-Uno schiantesimo?
Chiese piano la ragazza. L'uomo
quasi le sbraitò contro:
-Suvvia, piccola donna, credevo fossi
più intelligente. Uno schiantesimo. Un incantesimo che
schianta.
Hermione si fece piccola piccola contro lo schienale del
divano, ma era troppo curiosa per starsene zitta.
-E non doveva
farlo?
Quasi sussurrò stringendo forte al petto "Storia di
Hogwarts". Non aveva mai lasciato quel libro da quando era
arrivata. Il signor Fogg tornò al suo solito tono squillante
e
serpentino:
-Oh, no. Ih! Ih! Ih! Non è concesso ai minorenni
utilizzare la magia al di fuori di Hogwarts. Soprattutto non in
presenza di babbani.
Hermione annuì come se fosse una cosa
assolutamente scontata, ma prese appunti mentalmente.
-E, invece,
è autorizzato a parlare di magia davanti ai babbani?
La ragazza
non era sicura che potesse essere messa al corrente di questo genere
di cose, per quanto lo desiderasse intensamente.
-Volendo sì,
tanto non capirebbero. Ih! Ih! Ih! Ma tu, mia cara, non sei mica una
babbana.
-Ah, no?
Chiese Hermione incredula, ma piena di
speranze.
-Certo che no! E non so che cosa il Ministero della
Magia abbia scritto sul tuo conto in quei suoi giganteschi fascicoli,
ma non potrei esserne più sicuro. Del resto, abbiamo visto
tutti e
due come quel libro,
e puntò il dito ossuto verso il volume che
la ragazza teneva in mano,
-Sia corso da te ieri. Probabilmente
stavi pensando a un qualche insulso libretto che ti avrebbe strappato
via dalla tua monotona e misera vita babbana...
-Il libro di
astronomia!
Lo interruppe Hermione.
-Che ragazza
noiosa.
Commentò il signor Fogg tra sé e sé
prima di
continuare.
-...E “Storia della Magia” si sarà
sentito
chiamato in causa. Dopotutto forse era più adatto lui per il
tipo di
distrazione che cercavi.
Già, era proprio così, pensò la
ragazza eccitata.
-E quel semplice incantesimo che consiste
nell'attirare oggetti, i ragazzi impiegano settimane per impararlo a
Hogwarts, e hanno professori e bacchette dalla loro parte.
-Un
incantesimo? Io avrei fatto un incantesimo?
Chiese Hermione
stupita.
-Sì, ragazzina. E non uno soltanto. Non ti sei forse
smaterializzata nel parchetto, ieri? Ho visto con i miei occhi quella
stupida ragazza che ti cercava dietro ai cespugli e in mezzo alle
giostre per i bambini.
Aggiunse con un ghigno.
-Non è molto
facile smaterializzarsi senza perdere un sopracciglio o un braccio.
Si narra che un giovane mago una volta abbia lasciato indietro tutta
la sua metà inferiore durante un esercizio di
smaterializzazione. Si
spera soltanto che, con tutta questa esperienza, a te non capiteranno
mai disgrazie simili, no?
Hermione lo guardò sbalordita. Forse
avrebbe preferito non sapere la storia dell'uomo che si era diviso a
metà, anche se una parte di lei si sentiva molto fiera per
essersela
sempre cavata con solo qualche lieve malessere passeggero.
Più la
conversazione con il signor Fogg andava avanti, e i conti iniziavano
a tornare, più la ragazza si convinceva che, sì,
quella Scuola di
Magia e Stregoneria in Scozia esistesse davvero; e voleva sapere
tutto al riguardo.
-Ed è vero che il soffitto della Sala Grande
riflette il tempo che c'è fuori, a Hogwarts?
Chiese in tono
saccente, compiaciuta con se stessa per ricordare tutti i particolari
di quello che era diventato il suo libro preferito. Fogg,
però, non
sembrò altrettanto orgoglioso della sua memoria:
-Certo che è
vero! Come osi mettere in discussione gli scritti di Bathilda
Bagshot? Non sai che i suoi libri sono quasi sacri a Hogwarts? Gli
insegnanti li citano in continuazione e alcuni sono adottati persino
come libri di testo.
La rimproverò sporgendosi pericolosamente
verso di lei e sputacchiandole addosso un'industriale
quantità di
saliva. Poi si ricompose e si risistemò sul divano.
-Pensa a
"Storia della Magia", per esempio. È uscito da quasi
cinquant'anni e da allora è sempre stato utilizzato a
Hogwarts,
no?
Per un attimo Hermione pensò di ricordargli che lei non
aveva
mai sentito parlare della scuola prima d'ora, né tanto meno
di
Bathilda Bagshot, e quindi non poteva già sapere
dell'importanza
dei
suoi libri, ma poi decise di tacere. Non voleva certo che il signor
Fogg cambiasse di nuovo umore. La ragazza ricordava, comunque, di
aver letto che storia della magia fosse anche una materia a Hogwarts.
Che strano. Era come avere un libro di matematica che si chiamasse
"Matematica". Nient'affatto originale, ma non osò
discuterne con il suo anziano vicino, che continuò:
-Materia
odiosa, storia della magia, ai miei tempi. Ricordo di non avere mai
aperto libro. Il voto più alto che presi fu Troll. Fu
l'unica volta
che consegnai un compito. Ih! Ih! Ih! Immagino che da quando sia
stato adottato il libro di Bathilda, sia diventato tutto
più...
Si
fermò un attimo a cercare le parole.
-...Appassionante.
-Lei
conosceva Bathilda Bagshot?
-Certo che la conoscevo! Era la mia
vicina di casa giù a Godric's Hollow.
-Godric's Hollow? Non ho
mai sentito parlare di un posto come Godric's Hollow.
E questa
cosa le sembrava alquanto strana: aveva voti altissimi in geografia.
Conosceva ogni città o paesino del Regno Unito.
-Sì, Godric's
Hollow.
Rispose l'uomo con voce cantilenante, scimmiottando il
tono di superiorità nella domanda della ragazza.
-Si trova qui,
in Inghilterra, sai? Ma no, certo che non lo sai. Sei nata da una
famiglia di stupidi babbani, come puoi saperlo? È una
comunità
magica, Godric's Hollow, Silente in persona è vissuto
lì.
Il suo
umore sembrava essere di nuovo peggiorato. Il suo tono diventava
aspro ogni volta che parlava dei babbani, per cui Hermione non si
azzardò a mostrarsi offesa per l'insulto ai suoi genitori.
Passarono
pochi secondi, e il signor Fogg sembrò riprendersi.
-La sai una
cosa? È un grand'uomo, Silente. Quando ero ragazzotto io
insegnava
trasfigurazione. Era l'unica materia che mi piacesse, insieme a
difesa contro le arti oscure, ovviamente. È lì
che ho imparato a
fare quello schiantesimo. Comunque, dopo la mia espulsione
continuò
a insegnarmi qualcosina di magia durante l'estate e ci scambiavamo
gufi in continuazione. Era un coraggioso, lui. Non pensò
neanche un
attimo di lasciare Godric's Hollow, anche perché si sentiva
responsabile di suo fratello, dopo che la sua famiglia fu andata
distrutta. E comunque, seppure fosse stato da solo, sono sicuro che
non sarebbe mai scappato. È per questo che ho appeso un suo
poster
in salotto. Ih! Ih! Ih!
Hermione tornò con lo sguardo allo strano
ritratto appeso al muro, ma... era scomparso. Del grande poster era
rimasto solo lo sfondo nero. Hermione indicò l'immagine con
orrore:
-Guardi, non c'è più!
-Ih! Ih! Ih! Certo che non
c'è.
Rispose Fogg senza nemmeno girarsi. Hermione gli rivolse uno
sguardo interrogativo.
-Senti un po', ragazzina, se ci fossi stata
tu al posto suo, ti sarebbe piaciuto restare ferma immobile con la
stessa espressione stampata sul tuo bel viso da saputella figlia di
babbani tutto il tempo?
Hermione scosse la testa lentamente. Aveva
paura che si arrabbiasse un'altra volta.
-Però lui è solo un
disegno.
Mormorò, ma quell'affermazione sembrò
più una domanda.
Non era più sicura di niente, ormai. Anni passati china sui
libri e
non sapeva niente di Hogwarts, Godric's Hollow, maghi, schiantesimi e
ritratti che facevano l'occhiolino. E, per come ne parlava il signor
Fogg, queste cose sembravano essere quasi più importanti
della
matematica.
-E se anche tu fossi un disegno,
riprese l'uomo
aggiustandosi il cappello azzurro sulla testa,
-Ti piacerebbe non
poterti muovere tutto il giorno?
Hermione scosse ancora la testa.
Il signor Fogg, per tutta risposta, inclinò leggermente la
testa
verso destra, alzò le sopracciglia e si adagiò
più comodamente sul
divano, come se fosse finalmente riuscito a far comprendere qualcosa
di particolarmente ovvio a un bambino cocciuto. Hermione
tornò a
fissare il poster vuoto, poi decise di cambiare argomento. Cominciava
ad avere un gran mal di testa.
-Quindi lei viene da Godric's
Hollow, non dal Galles.
-Sì, sono nato in Galles, ma mi sono
trasferito che ero ancora delle dimensioni di un cucciolo di
Vipertooth Peruviano.
Ovviamente, la ragazza non sapeva che cosa
fosse un cucciolo di Vipertooth Peruviano, ma immaginò
dovesse
trattarsi di un qualcosa di molto piccolo. Forse era una creatura
magica.
-E come mai ha deciso di andare via?
-Non ho il
coraggio di Silente, io. Ah, Hermione, Hermione, tempi bui, la
guerra. Fu poco più di una decina di anni fa e Tu-Sai-Chi
diventava
sempre più potente. Non erano al sicuro le città
babbane,
figuriamoci le comunità magiche come Godric's Hollow.
Hermione
alzò la mano infastidita. Quand'è che il suo
vecchio dirimpettaio
si sarebbe ricordato che lei non conosceva le vicende delle
comunità
magiche?
-Mi scusi, ma si dà il caso che io non sappia proprio
chi.
Il signor Fogg rise di gusto.
-Mia cara signorina Granger,
sto parlando di,
e abbassò la voce in un sussurro quasi
incomprensibile,
-Lord Voldemort.
Fogg si alzò in piedi
avvicinandosi lentamente alla ragazza mentre parlava. La sua voce si
fece ampia e cupa, drammatica, misteriosa, come quella dei
papà che
a turno raccontavano storie dell'orrore intorno a un falò
nel
parchetto la notte di Halloween.
-Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato,
uno dei maghi più oscuri di tutti i tempi. Si presentava a
casa tua
nel bel mezzo della notte, o anche di giorno, se preferiva,
attorniato da decine e decine di seguaci, i Mangiamorte. E se tu eri
un babbano, o un mezzosangue, o semplicemente non volevi unirti a lui
sul cammino del male, lui agitava la bacchetta e... AVADA
KEDAVRA!
Quasi urlò sporgendosi con tutto il corpo verso
Hermione, che sussultò e si fece scudo con il libro. Il
signor Fogg
tornò a sedersi sul divano.
-Che-che cos'è un
mezzosangue?
Chiese Hermione scossa, con voce tremante.
-Qualcuno
come te. Ih! Ih! Ih! Qualcuno che non è un babbano, ma che
ha
origini babbane. Pensa che Salazar Serpeverde non voleva neanche che
fossero ammessi a Hogwarts, i mezzosangue. E sebbene Tu-Sai-Chi in
persona fosse uno di loro, lui li odiava, oh se li odiava. Sangue
sporco li chiamava, sangue lercio.
Rispose lento e sprezzante.
Hermione si rabbuiò. Non solo era strana per quelli che il
suo
dirimpettaio chiamava babbani, ma anche per i maghi e le streghe di
Hogwarts. Esisteva un posto al mondo in cui lei andasse del tutto
bene?
-E che cosa vuol dire Avada Kedavra?
Domandò la ragazza,
seppure presagisse fosse qualcosa di terribile e oscuro.
-Ih! Ih!
Ih! Avada Kedavra, l'anatema che uccide,
iniziò con la sua
sgradevole voce serpentina,
-È una maledizione senza perdono.
Basta un secondo, neanche il tempo di dire "vivere", che
cadi riverso a terra come un pesce lesso.
Disse sputando le ultime
parole.
-E adesso che fine ha fatto Vol... Lei-Sa-Chi? La polizia
lo avrà preso, no? Sarà finito in prigione.
Il signor Fogg prese
a ridere di nuovo.
-Mia cara e ingenua ragazza, credi che la
vostra stupida polizia babbana possa qualcosa contro il Grande
Signore Oscuro? No. Ho fatto bene a scappare. Poco più di
dieci anni
fa, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è arrivato a Godric's
Hollow.
Grandi maghi abitavano lì, all'epoca. Amici di Silente, e
lui era
l'unico che Tu-Sai-Chi veramente temeva. Tra di loro abitavano i
Potter. Gente per bene, i Potter. Un mago e una strega con questa
grande ambizione di combattere il male. Erano solo ragazzini, dico
io. Poveri illusi che con il loro Eccezionale in difesa contro le
arti oscure pensavano di poter andare in giro a sconfiggere i
cattivi, inebriati dalle brillanti parole di Albus Silente. Un
grand'uomo, Silente, sì, ma un folle. Quando c'è
la guerra bisogna
solo scappare. Chi resta è perduto. E quando
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato scovò il loro
nascondiglio a
Godric's Hollow, infatti, nulla poterono, i Potter. Entrambi uccisi
quasi senza la possibilità di combattere, di difendersi.
Hermione
sobbalzò. Quanto poteva essere crudele un mago del genere?
-Vuoi
sapere chi si salvò? Eh? Vuoi sapere chi fu l'unico a
salvarsi?
La
ragazza annuì, ma sapeva che se anche avesse dissentito, il
signor
Fogg glielo avrebbe detto lo stesso. Sembrava che aspettasse da anni
la possibilità di parlare a qualcuno di queste cose. O forse
ne
parlava anche con altri, ma Hermione era sicura che, se anche
l'avesse fatto, la gente lo avrebbe preso per pazzo. Forse Hermione
era l'unica che lo ascoltasse veramente.
-Harry Potter. Harry
Potter si salvò. Era il loro figlioletto. Aveva appena un
anno di
vita. I suoi tanto "bravi e coraggiosi" genitori che
volevano salvare il mondo non riuscirono neanche a rallentarlo per
qualche secondo, ma lui sì. Harry Potter fu immune alla
maledizione
che uccide, l'unico caso al mondo, per quanto si sappia. L'anatema
rimbalzò contro il Grande Mago Oscuro e, puff, lui
sparì.
Hermione
aveva gli occhi sgranati. Era incredula. Come poteva un mago
così
forte, spietato e potente essere stato sconfitto da un bambino
così
piccolo e indifeso? Il signor Fogg continuò:
-Ma lui non è
morto. Oh, no, mia cara Hermione, lui è ancora lì
da qualche
parte,
disse guardando a destra e a sinistra come un
ossesso,
-Ancora troppo forte per morire, ma troppo debole per
vivere davvero. È questo che dicono in tanti, ormai. E
nessuno sa
dov'è, neanche i suoi tanto amati seguaci, anche se molti
sono ad
Azkaban, adesso, l'inespugnabile prigione dei maghi.
Hermione
ricordò di aver visto di sfuggita citato quel nome da
qualche parte
in "Storia di Hogwarts".
-Potrebbe essere in un luogo
sperduto, potrebbe essersi rifugiato nelle Indie o in Sud America, ma
potrebbe anche trovarsi qui, in mezzo a noi, e vuoi sapere qual
è la
cosa più divertente, Hermione? Ih! Ih! Ih!
Hermione scosse la
testa, quasi trattenendo il fiato. Come poteva esserci qualcosa di
divertente in questa orribile storia? Probabilmente quella notte
avrebbe avuto gli incubi.
-È che noi non lo sappiamo. E non ce ne
accorgeremo mai, mia cara signorina Granger, almeno fino a quando non
sarà troppo tardi.
Spazio
autrice
Già
da qui è più facile dire gli elementi che NON
sono stati ripresi da
J.K. Rowling: il signor Fogg e la sua storia. Siccome non è
mai
stata pubblicata una versione originale di "Storia di Hogwarts",
il nome dei capitoli e il suo contenuto sono di mia invenzione
(sicuramente Bathilda Bagshot scriveva meglio di me), sebbene la
Rowling abbia citato alcuni degli argomenti trattati nel libro nel
corso della saga. Se non l'aveste ancora fatto, leggere il disclaimer
posto a capo del primo capitolo
Eccomi di nuovo con questo secondo
capitolo. Grazie ancora a chi è arrivato fino in fondo.
Spero che
recensiate in tanti, ma se anche foste solo in uno o in due non mi
dispiacerebbe, anzi ;) Prossimo aggiornamento, vari impegni
permettendo, spero prima della fine della prossima settimana. Grazie
per avermi sopportata. Conlatestatralenuvole